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Autore: MaggieMary    11/03/2015    1 recensioni
× Quando sei solo un'unità ×
Una grandezza è una quantità che può essere misurata con strumenti di misura.
Non è quindi possibile misurare la bontà, la felicità, l’amore o perfino la bellezza di una persona.
“Ciao, mi presento. Mi chiamo Lee Sungjong e ho una bellezza pari a 5,5 unità di bellezza.”
[MyungJong] ~ [ + Possibili future nuove OTP /? ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L/Kim Myungsoo, Lee Sungjong
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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— F l a s h  B a c k —

 

 

"Myungsoo oppa! Myungsoo oppa!!"

 

Le strillanti voci femminili riempivano il corridoio dell'università in  quella tarda mattinata di fine inverno, mentre un distratto ragazzo continuava a camminare, senza dare alcuna attenzione alle ragazze che dietro di lui continuavano ad urlare il suo nome.

Solo quando quel gruppo di giovani 9 gli si piantarono davanti, Myungsoo si rese conto di essersi perso un po' troppo tra i suoi pensieri.

 

"Myungsoo oppa!" - una giovane 9,5, dai boccoli biondi che le ricadevano morbidi sulle strette spalle, fece da portavoce al resto di quel trio, ripetendo per l'ennesima volta il nome del quasi 10.

 

"Uh?" - fece l'interpellato, con la giacca addosso e la tracolla nera appoggiata su una spalla - "Avete bisogno di qualcosa?" - domandò a quelle che sapeva fossero sue compagne di un qualche corso, ma di cui non ricordava minimamente il nome.

 

Tutto il contrario del trio che invece il nome del 9,9 sembrava conoscerlo più che bene.

 

"Myungsoo oppa!" - tornò infatti a squillare la bionda ragazza, prima di proseguire - "Stai andando da qualche parte?"

 

Il 9,9 arricciò il naso al suono di quelle parole pronunciate da quelle fastidiosamente finte labbra.

Non sapeva cosa volessero da lui, ma sapeva solo che gli stavano facendo perdere tempo. Tempo prezioso che avrebbe dovuto spendere in ben altro modo.

Myungsoo quel giorno era indaffarato più del solito e non voleva tardare a nessuno dei due appuntamenti.

Cosa che invece gli stavano facendo fare quel trio di ragazze sconosciute.

 

"Forse." - si limito semplicemente di rispondere, cercando di svignarsela il prima possibile.

 

Ma non fece nemmeno in tempo a fare qualche passo che le ragazze tornarono a farsi sentire, più rumorose di prima.

 

"Myungsoo oppaaaa!! Non vuoi venire a pranzo con noi?"

 

Il ragazzo roteò gli occhi al cielo.

 

Come aveva fatto in quegli anni? Come aveva fatto a sopportare quelle sviolinate da parte di quelle finte ragazze? Come aveva fatto addirittura a farne un vanto?

 

In quel momento le trovava semplicemente fastidiose, l'intera situazione era fastidiosa.

 

"Ho da fare." - le liquidò, portando però la bionda ragazza a bloccarlo nuovamente, tirandolo per la giacca.

Myungsoo sobbalzò indietro per quel gesto inaspettato e sempre per quello il suo portafogli slittò fuori dalla tasca posteriore dei suoi jeans precipitando sul pavimento.

 

Infastidito, il 9,9 si piegò a terra, raccogliendo così il suo portafogli e rimettendolo al suo posto.

Senza più nascondere il suo fastidio, Myungsoo sbuffò fuori aria calda dalla sua bocca e fulminò con uno sguardo le ragazze che, sorprese, non poterono che spalancare gli occhi di fronte allo strano comportamento del 9,9.

 

Il ragazzo, per quanto ne fosse consapevole o meno, era conosciuto in quel campus universitario.

E come fare altrimenti? Era impossibile lasciarsi sfuggire la bella faccia di un quasi eccellente.

Agli occhi di tutti era sempre stato visto come il freddo e carismatico principe, irraggiungibile eppure allo stesso così voluto dalle ragazze.

Sempre avevano tentato un qualche tipo di approccio con lui e si erano anche solo accontentate di fare qualche passo insieme, eppure da un po' le cose erano cambiate.

Da un po', Kim Myungsoo era cambiato.

Non trascorreva più il tempo con chi glielo domandava, non accettava più facilmente di uscire con qualche ragazza, non faceva più di un vanto questa sua popolarità.

Sembrava solo costantemente occupato e infastidito dalla presenza degli altri.

Come se in realtà non volesse stare in quel posto, come se in realtà volesse che i suoi compagni di unità fossero qualcun altro.

Come se volesse la compagnia di solamente una persona, che invece non poteva avere.

 

Anche a quel trio di ragazze non era sfuggito quel suo cambiamento di comportamento, ma avevano comunque tentato di invitarlo a pranzo.

Naturalmente, si era rivelato tutto inutile.

 

Le loro menti, dopo essere state scaricate da Myungsoo, stavano pensando a mille motivi per cui quel giovane si stesse comportando a quel modo, ma così facendo non si accorsero di un'importante cosa.

Non si accorsero che la causa dello strano comportamento del 9,9 era proprio di fronte a loro.

Non si accorsero subito che la risposta alle loro domande fosse ai loro piedi, e non solo letteralmente parlando.

 

Solo quando la più alta del trio la schiacciò se ne resero conto.

 

La ragazza alzò il piede che aveva schiacciato qualcosa, trovando sotto di esso quello che sembrava essere un portatessere.

 

"Che cos'è?" - domandò la terza ragazza di quel gruppo, osservando ciò che l'alta giovane aveva raccolto tra le sue mani.

 

"Sembra essere un portatessere..."

 

"Che sia di Myungsoo?" - domandò la bionda ragazza, prendendo tra le mani quell'oggetto.

 

Le altre due ragazze alzarono le spalle in tutta risposta.

L'unico modo per scoprirlo era guardare cosa c'era dentro quel piccolo portatessere. E fu infatti ciò che presto fecero, senza nemmeno pensarci due volte.

Ma, col senno di poi, avrebbero fatto meglio a rifletterci.

Si erano aspettate di trovare qualche tessera di relativa importanza all'interno, magari anche semplicemente la tessera della caffetteria o della biblioteca universitaria. Eppure, ciò che incontrarono i loro occhi non si avvicinava anche solo lontanamente a ciò che avevano ipotizzato.

 

Quel portatessere conteneva infatti due piccole fotografie.

 

La prima foto rappresentava un bambino dalla sgargiante t-shirt gialla e un gelato in mano, che sorrideva felice di fronte all'obiettivo.

Le ragazze non sapevano chi fosse quel bambino. Forse Myungsoo, forse suo fratello.

Qualcosa faceva loro intuire che però non fossero nessuno dei due.

E quello che glielo faceva intuire era la seconda polaroid.

 

Se la prima era una fotografia scattata molti anni prima, quell'ultima era una selca di sicuro più recente.

E, se con la prima fotografia, le ragazze si erano semplicemente accontentate di indossare una faccia confusa, di fronte alla seconda non poterono che strozzarsi con la loro saliva.

 

Con gli occhi spalancati e il cuore che sembrava essersi improvvisamente fermato, le tre 9 osservava quella selca.

Era un bel autoscatto in cui i due protagonisti sorridevano felici, e in pigiama, trasmettendo un caldo senso di familiarità.

Ma le ragazze erano tutt'altro che contente di fronte a ciò.

 

"U-Unnie..." - sussurrò una delle due ragazze alla bionda, balbettando appena con il fiato spezzato - "Che cosa vuol dire questo...?"

 

Ma l'interpellata non rispose, semplicemente mordendosi con rabbia il labbro rosso inferiore, e stringendo la mano libera, lasciando un segno delle sue unghie finte sul palmo.

 

Il trio aveva voluto risposte per lo strano comportamento di Myungsoo, ma quella nuova scoperta le lasciava ancora più confuse.

 

Quel portatessere era indubbiamente del 9,9, ma cosa fare ora?

 

Forse un'idea però già ce l'avevano.

Forse, mentre la bionda ragazza metteva il portatessere nella sua borsa, un'idea si era già formata nella sua mente.

 

 

 

Myungsoo, inconsapevole di ciò che era successo nei corridoi universitari, era giunto in città dopo un paio di minuti.

Non sarebbe dovuto essere lì in quel momento. Aveva un altro appuntamento altrove, eppure prima aveva qualcos'altro da fare.

Non era un appuntamento prestabilito e fino all'ultimo aveva temuto di non riuscire a incontrare quella persona.

Eppure, quando la vide, non poté che tirare un sospiro di sollievo.

 

Seduto su una panchina del parco della città, il signor Cho, stava trascorrendo quel tempo con la sua targhetta da 2 appesa ai suoi sgualciti e consumati vestiti.

 

Myungsoo lo riconobbe subito e l'istante dopo era già di fronte all'anziano signore.

Quest'ultimo non poté che sobbalzare dopo essersi ritrovato quel giovane di fronte, giovane che l'ultima volta lo aveva trattato come un pazzo.

Gli anziani occhi furono attirati da quella brillante targhetta d'oro appesa alla giacca nera di Myungsoo, portando il Signor Cho naturalmente a domandarsi per quale stregoneria lui e Sungjong continuassero a presentarsi sempre con unità differenti.

 

Ma le sue domande rimasero intrappolate nella sua mente e il 9,9 parlò prima dei dubbi dell'anziano.

 

"Scusi il disturbo, Signor Cho." - incominciò Myungsoo, inchinandosi rispettosamente di fronte a lui.

 

L'uomo non seppe se essere più sorpreso dal fatto che quel giovane conoscesse il suo nome o da quel rispetto che da tanto, troppo tempo nessuno gli aveva più riservato.

Gli anziani sono universalmente rispettati, onorati perché hanno vissuto già tante esperienze di vita.

Ma in quella società era diverso e tutto si basava sulle unità.

Così un anziano era costretto a parlare rispettosamente a un ventenne, che di conseguenza poteva invece riferirsi a lui in modo del tutto informale.

Era sbagliato, era un modo completamente sbagliato di approcciare. Ma nessuno lo capiva, quindi era inutile porsi troppe domande.

Quel tipo di comportamento era diventato così all'ordine del giorno che il Signor Cho quasi si commosse di fronte al rispetto che gli stava porgendo quel quasi 10.

 

I suoi occhi però non si inumidirono e le lacrime furono semplicemente posticipate.

 

Myungsoo infatti gli allungò presto una serie di borsine di plastica, stracolme di roba che aveva acquistato qualche minuto prima.

 

"So che sono semplici vestiti da appena sufficienti, ma non volevo che finisse nei guai se le avessi dato degli abiti più costosi. Lo stesso vale per il cibo, domando infinitamente scusa."

 

L'anziano spalancò gli occhi di fronte alle parole di Myungsoo, osservando tutta quella roba che gli stava venendo gratuitamente offerta da quello sconosciuto ragazzo.

Erano vestiti nuovi, del cibo caldo e una busta contenente fin troppi soldi secondo il Signor Cho.

 

"R-Ragazzo mio, non posso accettare tutto ciò!" - gli rispose sinceramente, con le mani che gli tremavano di fronte a tutta quelle roba.

 

Invano cercò di porgere indietro quelle sportine a Myungsoo, che semplicemente gli sorrise.

 

"Lei ha già fatto molto nella vita, accetti ciò come un semplice regalo."

 

Il Signor Cho cercò nuovamente di ribattere di fronte alla gratitudine del 9,9, ma il suo fare da sostenuto non poté durare eccessivamente, giudicando oggettivamente la situazione in cui stava vivendo.

 

E così si limitò a ringraziare il ragazzo con un sorriso e un tenero abbraccio sincero.

 

 

Myungsoo era felice di ciò che aveva fatto.

Quell'anziano signore faceva parte della famiglia Lee in un modo o nell'altro, ed era comunque una persona a loro cara.

Fare quello era il minimo per ringraziarlo.

 

Ora a Myungsoo non toccava altro che andare al suo secondo appuntamento, appuntamento a cui era certo stava tardando e di nemmeno poco.

 

Con il cuore che gli batteva agitato per il suo prossimo appuntamento, il 9,9 stava tornando velocemente verso il campus universitario pronto - o quasi - per incontrare Dongwoo e Howon per la prima volta.

E, troppo occupato, a pensare alle parole giuste da dire ai due amici di Sungjong, Myungsoo non si accorse di essere passato di fronte a due figure conosciute.

Non si accorse di essere passato di fronte a Chiwon e sua madre.

Solo il bambino, con il suo inseparabile orsetto Squirchinzi, se ne accorse e volle salutarlo, venendo però presto bloccato dalla donna.

 

"Chiwon, quante volte devo ripeterti che non devi parlare con gli sconosciuti?!"

 

"Ma ummaaaa... " - si lamentò il bambino osservando la figura di Myungsoo poco lontano da loro - "Quell'ajusshi non è uno sconosciuto!"

 

"Ajusshi?" - la donna osservò quel giovane lontano ed impiegò una manciata di secondi per riconoscerlo come uno dei due giovani impertinenti che l'avevano rimproverata la volta in cui aveva perso Chiwon.

 

Eppure, c'era qualcosa che non gli tornava.

Non conosceva bene quel ragazzo, eppure in quel momento c'era qualcosa di diverso in lui.

Qualcosa che stonava.

Qualcosa che brillava oro sulla sua giacca nera.

 

Chiwon aveva voluto semplicemente salutare Myungsoo, con un'infantile e innocente affetto e gratitudine nei suoi confronti.

Eppure, inconsapevolmente, aveva portato a tessere una dei primi fili in quella che sarebbe diventata un'ingarbugliata e soffocante ragnatela.

 

Ragnatela che avrebbe intrappolato qualcuno.

 

 

"Come può quell'impertinente 6 essere diventato un 9!?"

 

 

 

— Fine  F l a s h  B a c k —

 

Sungjong non poteva non ammettere di amare svegliarsi con Myungsoo stretto al suo fianco.

Le mattine in un cui ciò accadeva ormai si contavano sulle dita di due mani, ma il 4,5 non si sarebbe mai stancato di quella sensazione di calore che provava quando apriva gli occhi e la prima cosa che incontrava era lo sguardo addormentato del 9,9.

Era una calda sensazione di serenità, non solo dovuta alla vicinanza dei loro corpi, ma anche dall'unione delle loro due anime che poteva trascorrere felicemente del tempo insieme.

Eppure in quella mattina qualcosa non quadrava. Qualcosa era diverso dal solito.

 

Il giorno precedente Myungsoo aveva incontrato Dongwoo e Howon e dopo aveva trascorso il resto della giornata nella camera di Sungjong, sgattaiolando poi fuori alle prime ore del mattino.

Eppure, seppur amaramente, il 4,5 non riusciva ad ammettere di avere passato una bella nottata.

 

Il 9,9 l'aveva stretto teneramente tra le sue braccia e serenamente si erano addormentati al suono dei rispettivi respiri.

Ma per l'ennesima volta Sungjong aveva fatto un brutto sogno. Di nuovo lo stesso brutto sogno.

 

Ormai era già la terza volta in cui si ritrovava a fare quell'incubo in cui persone sconosciute finivano per farlo precipitare dolorosamente ai piedi di un burrone.

Quello stesso incubo in cui Myungsoo non accorreva in suo aiuto, ma sembrava invece compiaciuto della sua fine.

 

Sungjong pensava che presto o tardi quel incubo avrebbe finito di presentarsi e che sarebbe bastato semplicemente la presenza vicina del proprio fidanzato per tranquillizzarlo.

Ma quella notte nemmeno l'abbraccio di Myungsoo era servito per scacciare quel brutto sogno.

 

Il 4,5 si sentiva in colpa.

Perché doveva continuare a sognare simili cose? Perché la sua mente doveva continuare a pensare a simili cose?

Perché doveva venirgli presentata una realtà onirica in cui Myungsoo si comportava a quel modo?

Sungjong non voleva pensarci, sapeva che ciò non sarebbe mai accaduto.

 

Dopotutto, Myungsoo gli aveva promesso che sarebbe rimasto per sempre al suo fianco, no?

 

 

 

Mentre Sungjong camminava per il viale alberato, occupato a sentirsi in colpa nei confronti di Myungsoo, 3 ragazze dall'alta unità facevano slittare la prima vista in ogni angolo del campus.

Era l'ora di pranzo e il trio, al posto di pranzare, stava passando quel tempo masticando una gomma da masticare, con l'inutile obiettivo di cancellare quel senso di costante fame che quasi mai accontentavano.

Stavano trascorrendo quel tempo con il portatessere di Myungsoo tra le loro mani dalle unghie laccate, alla ricerca di una persona che non conoscevano.

Non sapevano chi fosse, né come facesse a essere così in confidenza con il 9,9, ma di sicuro non se ne sarebbero state con le mani in mano in attesa che la risposta fosse giunta ai loro piedi.

 

Forse in altri casi lo avrebbe anche fatto, ma quella volta era diversa.

Quella volta c'era di mezzo il freddo e affascinate principe dei 9, come potevano passarci sopra?

Quella situazione puzzava, puzzava terribilmente.

E l'odore che emanava non poteva essere ricondotto a nulla di concreto se non a qualcosa di più astratto.

Gelosia.

 

Le ragazze non sapevano chi stessero cercando, né come si sarebbero dovute approcciare con quella persona eppure, quando passò davanti a loro, i loro corpi si mossero di conseguenza in modo automatico.

Alzandosi di scatto e nelle stesso momento, le 3 ragazze finirono per inseguire quella persona.

 

Quella persona sconosciuta era persa tra le nuvole e si fermò solamente nell'istante in cui la bionda ragazza le appoggiò una mano sulla spalla con ben poca delicatezza.

 

"EHI!" - gridò la persona strattonata, voltandosi poi verso il gruppo di ragazze.

Ragazze che avevano indossato volti strafottenti fino a quell'istante ma che di fronte al volto e alla voce di quella persona non poterono che strabuzzare gli occhi.

Senza dire nulla, furono costrette ad osservare nuovamente la selca nel portatessere di Myungsoo per verificarsi di non aver sbagliato persona.

 

Eppure quelle due persone erano identiche.

 

Ma come poteva essere vero?

La persona sorridente di fianco a Myungsoo, in quella selca plastificata, come poteva essere un ragazzo?

Per di più... un 4,5.

 

Sungjong di fronte a loro le fissò confuso.

 

Aveva già troppi pensieri tra la mente quella mattina, ci mancava solo quel trio di superiori per rendere quella giornata assolutamente perfetta.

 

"Avete bisogno di qualcosa?" - domandò Sungjong, cercando di apparire il più educato e composto possibile.

 

Come risposta, il trio di 9 strinse i denti, strabuzzando ancora di più gli occhi di fronte a lui.

 

Il 4,5 le guardò confuso, cercando di nascondere il suo fastidio, proprio come aveva fatto il giorno prima anche il suo fidanzato.

 

Vi do 2 secondi per parlare, prima che giri i tacchi e vi lasci qui come 3 pesci lessi, parlò silenziosamente la sua mente al posto della sua bocca che per rigore doveva rimanere serrata.

 

Sungjong fino all'ultimo aveva sperato di potersene davvero andare via di lì, senza sorbirsi inutili discorsi da parte di quelle ragazze che non conosceva e che non aveva alcuna voglia di conoscere.

Non sapeva cosa volessero da lui, ma sicuramente nulla di buono.

Cosa avrebbero mai potuto volere di buono, dopotutto, tre 9 da un 4,5?

 

Quando i superiori si comportavano in quel modo, erano di sicuro annoiati e cercavano di ammazzare il tempo prendendo per i fondelli gli insufficienti o semplicemente le unità più basse di loro.

Sungjong c'era già passato un paio di volte e proprio per quello si voltò per tornarsene sui suoi passi.

 

Quello che non sapeva però era che quelle ragazze avevano in serbo per lui qualcosa di ben peggiore.

 

Sungjong aveva sperato di potersela svignare velocemente via di lì, ma al terzo secondo la bionda ragazza del trio parlò.

 

"EHI!" - gridò lei questa volta, portando il 4,5 a roteare gli occhi al cielo e a voltarsi verso di loro nuovamente.

 

"Si?" - cantilenò il ragazzo con un tiratissimo sorriso stampato in faccia - "Avete bisogno di qualcosa?" - domandò ancora una volta, senza nascondere completamente la sua ironia questa volta.

 

Ironia che non sfuggì alle ragazze ma fece solamente accrescere la loro rabbia.

 

Si erano aspettate di ritrovarsi di fronte una qualche ragazza 9, o al massimo 8.

Si erano aspettate di poter facilmente intimidire quella che nella selca appariva spudoratamente come la fidanzata di Myungsoo.

Si erano aspettate di poter finalmente porre fine al comportamento distaccato del 9,9.

 

Ma l'incontro con Lee Sungjong aveva smontato tutte le loro certezze.

 

Non sapevano come i due si conoscessero.

Non sapevano che tipo di relazione ci fosse tra di loro.

Ma la questione continuava a puzzare. Puzzava sempre di più.

 

"Tu..." - parlò quella che pareva la portavoce di quel trio - "Conosci Kim Myungsoo?"

 

La saliva non poté che seccarsi nella gola di Sungjong al suono di quel nome che conosceva davvero fin troppo bene, mentre il cuore fece un rimbalzo per quell'inaspettata domanda.

 

Quelle ragazze erano della stessa unità di Myungsoo quindi erano normale che lo conoscessero, consapevole della popolarità del suo fidanzato.

 

Ma perché quelle 9 stavano collegando Myungsoo con lui?

 

"C-Come?" - cercò di domandare nel modo più apatico possibile, per quanto quella situazione lo toccasse davvero da troppo vicino.

 

"Perché conosci Kim Myungsoo?"

 

"Non so di chi stiate parlando--"

 

"Non fare il finto tonto! Sappiamo che vi conoscete!"

 

"Cosa vorreste mai insinuare?"

 

"Nulla.. eravamo solo qui per metterti in guardia."

 

"In guardia...?"

 

Lee Sungjong non sapeva se ridere di fronte a quelle ragazze che si stavano semplicemente comportando come un gruppo di arroganti dodicenni alle prese con la loro prima cotta.

Non sapeva se ridere o se invece preoccuparsi del fatto che quelle ragazze con certezza proclamavano di aver appreso la conoscenza tra lui e Myungsoo.

Il 4,5 non sapeva come ci fossero arrivate, non sapeva nemmeno cosa volessero da lui in realtà.

Doveva però starsene semplicemente in silenzio.

 

"Stai lontano da lui." - gli dissero senza mezzi termini con le braccia incrociate al petto.

 

Se Sungjong fosse stato una ragazza sarebbe stato facile intimidirla.

Se la persona coinvolta con Myungsoo fosse stata una ragazza, avrebbero saputo con certezza come riuscire a toglierla di mezzo nel modo meno manesco possibile.

Ma come fare di fronte a quel ragazzo?

Forse sarebbe semplicemente bastato mostrare la loro superiorità rispetto a lui.

Dopotutto, Sungjong era un insufficiente e loro 3 superiori.

 

Quello che però non sapevano era che Sungjong non era un insufficiente qualunque.

Quello che non sapevano è che Sungjong difficilmente se ne sarebbe stato zitto, per quanto la mente glielo stesse imponendo.

 

"Come scusa?" - domandò infatti, senza riuscire a bloccare un'espressione divertita e sarcastica che comparve presto sul suo volto.

 

Le ragazze arricciarono il naso di fronte a quella risposta, cominciando a comprendere solo in quel momento che forse Sungjong non sarebbe stato così facile da sottomettere.

 

Perché non ti comporti da insufficiente? Perché non sei intimidito dalla nostra superiorità?, si domandavano le loro 3 menti, confuse di fronte a quel comportamento saccente.

 

Comportamento che Sungjong sapeva che non avrebbe dovuto avere, ma che non riusciva in alcun modo a bloccare.

Era sbagliato ciò che stava facendo.

E sarebbe stato ancora più sbagliato ciò che avrebbe fatto nel giro di pochi secondi.

Lo sapeva, ne era consapevole.

Eppure, si sentiva anche di non aver mai fatto qualcosa di più giusto.

 

"Siete così disperate da venirvi a sfogare con un insufficiente? Se è così, vi informo che avete sbagliato persona. Io non ho alcun tempo da perdere con ragazze che, non riuscendo a farsi considerare dal proprio principe, finiscono per approfittare della propria superiorità intimidendo chi non è della vostra stessa patetica unità. Se il vostro caro Kim Myungsoo non vi considera ci sarà un motivo, forse più che prendervela con me dovreste invece considerare prima di tutto voi stesse."

 

Sungjong se n'era sempre stato zitto.

In quegli anni, gli era sempre stato imposto di stare in silenzio.

Di non ribattere se un superiore si riferiva a lui, per quanto offensive sarebbero potute essere le sue parole.

Il suo compito in quanto insufficiente era starsene semplicemente in silenzio.

Rimanere passivo di fronte anche alle peggio crudeltà che gli venivano sputate in faccia senza un minimo di ritegno.

Eppure, per quanto Lee Sungjong fosse dotato di autocontrollo, in quella mattinata non riuscì a controllare le proprie pulsioni.

Forse un po' per il freddo, forse perché quella notte aveva di nuovo fatto lo stesso incubo, forse perché semplicemente cominciava a non sopportare davvero più quella situazione.

 

La sua intera vita ruotava intorno alla sua insufficienza.

 

Sungjong nella sua vita ne aveva prese di insufficienze durante il periodo scolastico, ma mai si era lasciato abbattere da esse.

La sua filosofia era positiva, dopotutto avrebbe sempre potuto rimediare il suo brutto voto, no?

 

Eppure la sua unità aveva sempre contrariato il suo modo di vivere, costringendo a vedere quel mondo da una prospettiva estremamente negativa, intrappolato nel suo eterno brutto voto.

 

Ma non era ciò che voleva Lee Sungjong.

Lee Sungjong non sarebbe mai finito succube di un voto.

 

E così in quella mattina di fine inverno parlò a sproposito a delle superiori, pensando semplicemente che lo avessero scelto come malcapitato per i loro sfoghi.

Il 4,5 aveva temuto in un primo momento che forse quelle 3 erano venute a conoscenza della sua relazione con Myungsoo.

 

Ma come poteva quel gruppo di ragazze, che insieme formavano appena un cervello, ad avere avuto una simile intuizione?

 

Lee Sungjong la reputava una cosa totalmente impossibile e proprio per questo girò presto i tacchi lasciando quelle ragazze con le bocche aperte.

 

Era soddisfatto di ciò che aveva fatto.

Era soddisfatto di aver parlato.

 

Eppure allo stesso tempo, sapeva che aveva sbagliato.

 

Sungjong era felice di non essere rimasto passivo di fronte alle beffe di quelle superiori. Sungjong era felice di aver finalmente reagito come sempre aveva voluto fare.

 

Ma quelle era davvero stata l'occasione più giusta?

Dopotutto, quali certezze aveva riguardo quella situazione?

 

Poche, forse fin troppe.

 

E se davvero quel trio avesse avuto dei sospetti riguardo a loro?

E se davvero avessero delle prove schiaccianti riguardo la loro relazione?

 

Sungjong si voltò di scattò dietro di lui, non incontrando più le figure delle tre 9.

 

Era giusto quello che aveva fatto? Era giusto come aveva agito?

 

Il 4,5 si portò una mano sulla bocca.

Aveva davvero parlato? Lo aveva fatto davvero?

 

La felicità e la soddisfazioni di poco prima cominciarono a scemare man mano che il vento soffiava sul ragazzo.

Ragazzo che improvvisamente si rendeva conto di ciò che aveva fatto.

 

In altri casi, forse Sungjong ci avrebbe solamente sbuffato sopra.

In altri casi, Sungjong probabilmente si sarebbe solamente dato dello stupido e si sarebbe pentito di ciò che aveva fatto.

 

Come quando si risponde male ad un genitore e subito dopo ci si pente, consapevoli di trovarsi dalla parte del torto per quanto la nostra mente non lo realizzi completamente.

 

Sungjong in altri casi si sarebbe solo pentito, ma velocemente ci sarebbe passato sopra.

Ma quella volta non era uno di quei casi.

Il giovane sapeva la sua situazione e, anche quando se lo scordava, la sua unità era appesa ai suoi abiti.

 

Quella volta non riusciva solamente a passarci sopra.

Perché quella volta non era l'unico coinvolto.

 

Perché il ragno continua a tessere la sua tela.

 

 

 

NO POV ]

 

Con le mani sudate, tre ragazzi se ne stavano in piedi, cercando di controllare la propria agitazione tirandosi appena il colletto della maglia con un indice.

Colletto che non era mai sembrato così soffocante come in quel momento.

Di fronte a loro c'era la figura di un uomo che non avevano mai visto, ma che eppure riconoscevano.

Che, tremanti, riconoscevano.

 

"Non mi piace chi fa scompiglio nella mia città... vi meritereste davvero una punizione una volta per tutte..." - la voce gelida dell'uomo fece rabbrividire i 3 ragazzi, che si irrigidirono sul colpo prima ancora di ascoltare il resto delle parole dell'uomo - "Però.. c'è un 'però'... penso che potreste tornarmi utile..."

 

"T-Tutto quello che vuole, Altissimo. Faremo tutto ciò che ci ordinerà di fare!" - scattarono sul posto al suono di quelle parole che suonavano come una salvezza alle loro orecchie.

 

L'uomo sorrise. Gelidamente sorrise.

 

"Sono felice di sentire queste parole... vedete avrei bisogno che controllaste qualcosa per me.. Ultimamente girano strane voci e arrivano strane segnalazione. A quanto pare c'è qualcuno che non ha ancora capito come funzionano le cose nella mia città..."

 

 

 

 

Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti, pandashippers del mio kokoro♡ Maggie è qui *。⋆ (non l'avrebbe mai detto nessuno, no no). Non ho idea dell'ultima volta che ho aggiornato ma di sicuro una vita e mezzo fa, quindi chiedo venia ç - ç Questo capitolo doveva essere pubblicato la settimana scorsa, ma mia sorella ci ha messo un'infinità di tempo prima di leggerlo quindi ho dovuto aspettare (per una volta che non è completamente colpa mia e w e).
Il  mio vecchio editor è anche morto quindi non so quanto possa funzionare questo, ... staremo a vedere. (ho paura che non si vedrà l'immagine, che palle--)
However, grazie per aver letto questo capitolo ; u ; Lo so, si sarà capito poco e niente. Lo so, Sungjong pare più mestruato e lunatico del solito. Lo so, è un casino - - MAAAAAA, era necessario (?). Se tutto va bene mancano 5 capitoli alla fine, quindi devo stringere (?) (manca pochissimo, per la miseria - -).
Spero non vi abbia fatto eccessivo schifo e che non vi abbia confuso più del dovuto (anche se in parte era anche quello l'obiettivo ahEHM-- //coff).
Se fossi una brava autrice, tra 5 settimana la fanfiction sarebbe ben che finita. Ma sono conosciuta (da chi?) per il mio ritardo cronico quindi penso sarà una missione impossibile ç____ç
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi recensirà questo ( io vi osservo e  u  e ).
 
Al concerto dei Block B (Maggie respira, respira... #depressionepostconcerto) ho incontrato alcuni di voi e ASDFGHJKLFLKRF-- QAQ Siete tutti troppo carini, bellini, coccolosi io BOH. Mi sciolgo. Non mi merito simili meraviglie di lettori ç_ç Io avrò fatto la figura della scema che non riconosce nessuno e sicuramente sarò risultata più disagiata (e scaricatrice di porto) del solito.. Chiedo scusa. Voglio incontrarvi tutti quanti e abbracciarvi fino alla fine dei tempi, basta. Siete meravigliosi.
Ciao. //lancia amore
 

Alla prossima, miei carissimi❤

 

Love you,

Maggie

 

Ps. Se non vi ricordate chi sono il vecchio e la madre col bambino potete fare riferimento ai capitoli 21 e 22☆ (sono vergognosa perché aggiorno ogni morte di Papa, si.)
   
 
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