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Autore: Zury Watson    13/03/2015    6 recensioni
Se il finale di stagione non vi ha soddisfatto, siete nel posto giusto.
Le morti che abbiamo visto nella 3x12 e nella 3x13 non si sono mai verificate, Re Riccardo è rimpatriato e ha rimesso in sesto ogni cosa. Nottingham è stata distrutta ma il suo destino è di essere ricostruita. Robin, Archer e Guy amministrano Locksley non smettendo per questo di aiutare chi ha bisogno e in tale contesto si inserisce Kaelee, una giovane donna arrivata da un villaggio vicino.
Capitoli in revisione (Revisionati 1-16)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fantasmi del Passato

Casa di Kate, Locksley.
Allan le stava insegnando a leggere - in verità lo insegnava a chiunque avesse voglia di imparare - e in via del tutto eccezionale le aveva lasciato in prestito un libro. Più precisamente era una raccolta di canti popolari, aveva spiegato Allan a Kaelee, aggiungendo non sensa una certa spavalderia di essere menzionato anche lui lì dentro, dopo Robin, ma soltanto perché lui era il capo. Kaelee non gli aveva creduto neanche per un secondo, ma aveva preso comunque il libro, troppo curiosa e desiderosa di far pratica per farsi scappare quell'occasione anche se questo contemplava che lei ed Allan si vedessero ancora per ulteriori lezioni. Non aveva approvato, infatti, l'aria soddisfatta dell'uomo nell'attimo in cui lei lo aveva ringraziato dandogli appuntamento per la settimana successiva, ma non poteva neanche negare che in fin dei conti Allan le stesse simpatico.
Era un amico molto simpatico, in effetti, e aveva trovato il modo per meritarsi l'attenzione di lei.
Kaelee aveva sempre dato non pochi problemi alla sua famiglia, quando viveva a Edwinstowe con loro. In un'epoca in cui le donne del popolo non avevano libero accesso alla cultura, in un'epoca in cui alle donne spettava soltanto il compito di governare la casa e dare figli - possibilmente maschi - a un marito che spesso non amavano, Kaelee era un fastidioso e pericoloso problema, nonché fonte di disonore per la famiglia di appartenenza. Il suo desiderio più grande era sempre stato quello di imparare a leggere e scrivere, fermamente convinta dell'utilità di entrambe le discipline. "Sono due porte che se le apri ti svelano i segreti del mondo", diceva sempre a tavola, nel tentativo di convincere i genitori che qualcosa in quelle assurde regole non andava. "Due porte che ti condurranno all'inferno!", le aveva duramente risposto una volta sua madre, guardandola quasi con disprezzo. Kaelee non le dava mai la soddisfazione di piangere dinanzi a lei, ma appena restava sola dava sfogo a tutte le sue lacrime.
La si poteva vedere con indosso dei pantaloni di ritorno da lunghe cavalcate solitarie nel fitto della foresta, dettagli che facevano mormorare spesso le donne del suo villaggio, le quali sostenevano - credendo di non essere udite - che Kaelee non sarebbe mai stata un buon partito per i loro figli e qualcuno credeva addirittura che fosse una strega, mentre altri dicevano che era così perché sua madre era troppo debole di carattere e lei era cresciuta in una famiglia di soli uomini dai quali aveva ereditato le pessime abitudini tutt'altro che femminili. Evidentemente non conoscevano bene sua madre.
Una delle tante sere, tutte uguali a loro stesse, Kaelee aveva visto suo fratello Aric rincasare con una risma di piccole pergamene, aveva quindi iniziato a fargli delle domande e non aveva smesso fin quando lui, esasperato, non ne aveva letto il contenuto in sua presenza. Ne era rimasta così affascinata che si era detta pronta a qualunque cosa pur di poter leggere altre storie come quella.
Poi aveva sentito i racconti su Robin Hood e aveva deciso di lasciare la sua famiglia e la sua casa per raggiungere Locksley e la speranza di un futuro diverso, migliore. Non aveva detto niente a nessuno, tranne che a uno dei suoi fratelli, quello che aveva letto per lei tante volte e che si era sempre dimostrato gentile con lei. Non era affatto certa che gli altri non l'avrebbero cercata, ma sperava che non lo facessero, che la lasciassero libera, in pace.
Infine aveva conosciuto Allan che con sommo piacere di lei non solo sapeva leggere ed era disposto ad insegnarglielo, ma possedeva anche alcuni libri contenenti storie: Kaelee non si era mai sentita più felice di così.

Era nella camera da letto che condivideva con Kate e stava provando a leggere da sola quando sentì che qualcuno entrava in casa.
Il cuore quasi le esplose nel momento in cui le si affacciò alla mente l'idea che potesse essere Guy di Gisborne.
C'era Kate al piano inferiore ed era appena andata ad aprire, come di consuetudine e come educazione voleva.
Kaelee tenne le orecchie tese nel caso in cui la visita fosse per lei, senza nemmeno comprendere davvero il perché di quell'ansia improvvisa e dell'inopportuno desiderio che a bussare fosse stato proprio Gisborne. Oppure forse era soltanto Allan che, con una scusa qualunque, voleva sedersi alla tavola della sua amica. O forse Robin, venuto a risolvere le questioni in sospeso con Kate.
Quanche istante più tardi la voce di Much fugò ogni dubbio e Kaelee sospirò di sollievo pensando che l'uomo fosse lì per un nuovo esperimento culinario e per godere della compagnia della donna che, lo sapevano perfino pecore e maiali, gli faceva battere il cuore.
Much non aveva dovuto faticare molto per conquistarsi la fiducia e l'affetto di Kaelee la quale, con una spontaneità che non riusciva ad avere con gli altri membri del gruppo ad eccezione di Kate, non provava neanche per sbaglio a mascherare i sorrisi che nascevano spontanei sulle sue labbra quando si trovava in compagnia di lui. Dal momento che Kate si confidava spesso con Kaelee parlando anche di Much, la giovane donna sapeva molte cose di lui: adorava Robin, ad esempio, e passava molto tempo con lui volendo esserci sempre se era Robin ad uscire in perlustrazione; e ancora, Much voleva così bene al suo amico fuorilegge che si era fatto da parte quando aveva capito che a Robin piaceva Kate e che a Kate piaceva Robin - questo Kate glielo aveva raccontato quando, con un leggero imbarazzo dipinto sul volto, le aveva confidato anche di aver chiesto personalmente a Much di mettere al corrente Robin del tipo di rapporto che aveva con lei, in modo che il capo della banda di fuorilegge si sentisse libero di intraprendere una relazione amorosa con lei.
Kaelee non si sentiva nella posizione di giudicare e additare Kate perché, sebbene non avesse mai provato l'amore sulla propria pelle, era convinta che dinanzi a certi sentimenti la razionalità viene istintivamente accantonata, perciò dopo averla ascoltata le aveva semplicemente sorriso. I burrascosi trascorsi sentimentali di Much avevano amplificato l'affetto di Kaelee nei suoi confronti tanto che, anche se anagraficamente e fisicamente parlando Much era un uomo in piena regola, Kaelee era solita definirlo "ragazzo-uomo" perché aveva saputo conservare uno spirito molto giovane e questo lo faceva apparire agli occhi di Kaelee un giovane ragazzo capace ancora di voler bene a qualcuno con tutto se stesso, capace di profonda lealtà e sincerità assoluta. Un gran bravo ragazzo.
Appurato quindi che la visita non era per lei, Kaelee decise di tornare alla propria occupazione non aspettandosi minimamente quello che sarebbe successo di lì a poco.
A giudicare dal profumino che dal piano inferiore raggiunse le narici di Kaelee, Much doveva essere arrivato con tutto il necessario per preparare un pranzo coi fiocchi in compagnia della bella Kate e, sempre a naso, Kaelee ipotizzò che il cuoco avesse messo sul fuoco un delizioso stufato che avrebbero consumato tutti insieme come erano soliti fare da quado Kaelee era arrivata a Locksley.
Insieme all'aroma che stuzzicava dispettosamente lo stomaco di Kaelee, arrivarono alle sue orecchie anche le risate tranquille dei suoi amici, dettaglio che la convinse a restare esattamente dov'era per evitare di interromperli e disturbarli. E poi doveva esercitarsi con la lettura e stupire Allan durante la lezione successiva: a Kaelee piaceva mettersi alla prova e trovava stimolanti le competizioni, non tanto per l'eventuale vittoria, ma per l'arricchimento personale che ne traeva.
Tutto era andato bene per una buona mezz'ora dall'arrivo di Much, poi, però, evidentemente uno dei due doveva aver toccato un argomento scomodo perché iniziarono a discutere così animatamente da preoccupare Kaelee che dal piano di sopra riusciva ad intercettare qualcosa.
Kate non aveva un carattere facile da gestire, Kaelee ne era consapevole; si arrabbiava in fretta ed era molto istintiva, ma possedeva un grande cuore e Kaelee sapeva che in fondo un po' le dispiaceva che Much potesse star male per lei.
Contro la propria volontà, la giovane donna si ritrovò ad ascoltare distintamente una parte del litigio.
«Much per favore!», gridò Kate con esasperazione nella voce.
«Kate... Non posso cambiare ciò che sento per te. Mi hai chiesto di mettermi da parte e l'ho fatto».
«Much non insistere».
Lui non le diede retta. «Per amore tuo e di Robin», aggiunse.
«Basta!», urlò Kate.
Il suo fastidio, il non voler affrontare l'argomento, dipendeva certamente, almeno in parte, dalla ferita ancora aperta, ma Kaelee pensava che Much non fosse completamente indifferente a Kate: perché infuriarsi così altrimenti?
«Ma adesso tu e Robin non siete più una coppia ed io... Vorrei solo che tu mi vedessi, Kate. Vorrei solo... che tu mi vedessi».
Il tono di Much era colmo di una tristezza che Kaelee non riusciva a sopportare.
Decise di lasciare i fogli, scendere al piano di sotto e sgattaiolare via senza farsi sentire. Non aveva però fatto i conti con il legno che decise di scricchiolare a tradimento sotto i suoi piedi. "Maledetto", pensò.
I due si voltarono immediatamente nella sua direzione, ammutolendo all'istante.
«Non badate a me. Io devo... dare una mano a Tuck!», disse, pronta a svignarsela a tutta velocità, in imbarazzo almeno quanto loro due.
L'onestà di Much, però, la trattenne. Nemmeno in un momento come quello l'uomo riuscì a venir meno all'impegno di recapitare un messaggio.
«Allan ti cercava. Mi ha detto di dirtelo se ti avessi trovata qui».
La ragazza provò l'impulso di abbracciare Much così forte, avrebbe voluto dirgli che tutto si sarebbe messo a posto, che sarebbe stato bene, che al mondo esisteva una donna che lo avrebbe amato come meritava e che era solo questione di tempo. Sapeva però che la cosa migliore da fare era lasciare che lui e Kate parlassero.
«Vorrà dire che aiuterò Tuck e poi troverò Allan. Vado!», disse in fretta. Un muto "Grazie" negli occhi.
"Grazie per essere così come sei. Grazie perché senza rendertene conto sei un esempio per tutti noi. Grazie perché ti prendi cura di Kate più di chiunque altro senza pretendere niente in cambio, senza arrabbiarti se lei ti urla contro tutte le volte", pensò.
Appena fu fuori da quella casa si rese conto che la vista le si era appannata. Aveva gli occhi colmi di lacrime.
Kaelee era una ragazza molto sensibile e, inevitabilmente, questa sensibilità aveva fatto sì che lei legasse con tutte le persone che ruotavano attorno a Robin Hood.
Robin Hood era la speranza che l'aveva indotta ad abbandonare ogni cosa.
Eppure, in quel momento, non erano le braccia di Robin che desiderava per un conforto.

Piazza del Mercato, Locksley.
Il cuore pulsante del piccolo villaggio di Locksley era la Piazza del Mercato.
Da quando Nottingham era in fase di ricostruzione, Locksley era diventata il fulcro di ogni scambio commerciale. Due volte a settimana i mercanti arrivavano per vendere la propria merce e due volte a settimana i mercanti del villaggio partivano per vendere i frutti degli artigiani e dei coltivatori di Locksley.
Era una vita semplice, che seguiva ritmi semplici, dettati per lo più dalle esigenze e dalla Natura che regolava ogni attività.
Non era giorno di mercato, ma Kaelee si diresse ugualmente in quella piazza non sapendo esattamente dove altro andare e non volendo recarsi da Tuck che certamente avrebbe letto nei suoi occhi più di quanto lei desiderasse. Per sua fortuna riuscì anche a non incontrare Allan, non tanto perché le stesse improvvisamente antipatico, quanto più perché non faticava ad immaginare la sfilza di domande che l'uomo le avrebbe rivolto vedendola in quello stato, con le lacrime agli occhi, il turbamento nell'anima e un solo quesito nel cuore: perché l'amore doveva essere così dannatamente complicato?
La sua destinazione, lo capì quando si accorse di avere il viso in fiamme, era il pozzo.
Con gesti svelti e senza badare troppo alle altre persone presenti in piazza, ma salutandole con educazione quando il caso lo richiedeva, calò il secchio, lo tirò su e si rinfrescò il volto.
Tanto bastò affinché andasse subito meglio.
Ritrovata un po' di quiete e restituito un minimo di ordine ai pensieri, decise che si sarebbe mossa da lì soltanto quando Much o Kate fossero stati visti in circolazione. Tutto ciò che non desiderava era vedere qualcuno litigare a quel modo perché la situazione le ricordava irrimediabilmente gli screzi a casa e sua madre che inveiva contro di lei per qualunque cosa, perché se avesse continuato a quel modo non avrebbe trovato mai marito e sarebbe stata il disonore di tutta la famiglia, perché i suoi moti di ribellione l'avrebbero condotta dritta alla forca e i suoi familiari avrebbero dovuto assistere ad una simile umiliazione in pubblico. Era anche da questo che era fuggita, in fin dei conti.

Collina delle Croci, Locksley.
Altro non era che un cimitero, quella collina.
Lì, però, non erano sepolti i suoi genitori.
Lì non era sepolta Marian.
Eppure Guy se ne stava seduto ad occhi chiusi tra le croci, come se stesse onorando i suoi defunti.
Era uno di quei giorni in cui non riusciva a trovare pace. Non la trovava dedicandosi ai doveri amministrativi, non la trovava aiutando una famiglia del villaggio, non la trovava scagliando la spada contro gli alberi di Sherwood, non la trovava in Chiesa e non la trovò neanche lì, sulla Collina delle Croci. Non sapeva più dove andare a cercarla questa sfuggente ed agognata pace interiore che sembrava non volerci proprio stare accanto e dentro di lui.
Lì non era sepolta nemmeno sua sorella. Né lì, né in nessun altro posto in effetti.
Almeno Isabella aveva smesso di tormentarlo. Non gli appariva più in sogno, non si prendeva più gioco di lui, non rideva di lui, non cercava più vendetta. Era come scomparsa in un nulla senza ritorno e sebbene non si possa dire che Guy abbia amato sua sorella quando era in vita, specialmente dopo la sua fuga e il conseguente arrivo a Nottingham, aveva ugualmente paura di poterla perdere per sempre, definitivamente, che il ricordo di lei svanisse dalla sua memoria.
Lo stesso accadeva tutte le volte che pensava a Marian, la donna che sopra ogni cosa aveva amato. Tanto da ucciderla mentre lei, con una cattiveria che non le apparteneva, sputava su di lui letali gocce di velenosa realtà: il suo cuore apparteneva a Robin Hood e non a lui, il suo cuore era sempre appartenuto a Robin Hood e mai a lui.
"Come puoi mancarmi così tanto, tu che mai sei stata mia?", pensò Guy con in mente gli occhi chiari di lei, la rotondità delle sue forme femminili, i lunghi capelli scuri e le labbra che poche volte aveva avuto l'onore di sfiorare con le proprie.
Al di là di quella visione di un passato ormai perduto, due gemme color caramello lo scrutavano curiose, una femminilità meno pronunciata ma altrettanto bella, un sorriso rivoltogli con disarmante spontaneità.
Kaelee di Edwinstowe.
"È davvero la speranza che ti ha condotta fino a me per fare luce sulla mia anima nera più della pece? Se solo conoscessi il mio passato fuggiresti senza indugio e perderei anche te, senza mai averti avuta...", pensò scoprendo in se stesso una nuova verità riguardo quella giovane ragazza che lo guardava come mai nessuno prima aveva fatto. Realizzò di volerla accanto a sé.
Guy pianse un pianto muto e severo circondato dalle molte croci di Locksley.

Diverse ore più tardi, Locksley.
Cinque anime, quella notte, vivevano nel tormento.
Much, che avrebbe sbagliato completamente le dosi per gli impasti del pane se Little John non vi avesse posto rimedio prontamente.
Guy, vestito di buio nel nero della notte, gli occhi puntati alla Luna, il cuore colmo di dubbi pungenti.
Kate, che raccontava alla sua coinquilina come la lite fosse finita in un bacio e come questo l'avesse gettata nel panico e nella confusione.
Allan, incapace di prendere sonno nel suo letto perché lei non l'aveva cercato.
Kaelee, che taceva il suo turbamento e ascoltava paziente la sua unica amica.

La fievole luce di due candele illuminava i volti delle due donne facendo chiarezza sulle loro angosce.
Kate sembrava aver esaurito la voglia di sfogarsi e se ne restava immobile sul letto a fissare un punto oltre Kaelee.
Il cuore di quest'ultima aveva preso a battere sempre più forte mentre il coraggio si faceva largo in quel corpo giovane ed esile.
«Non riesco a non pensare a lui», mormorò, mordendosi il labbro inferiore subito dopo.
Il rossore sulle sue guance non fu visibile a Kate, ma c'era e le colorava nel modo gentile e delicato di sempre mettendo in bella mostra tutte le sue emozioni. Kaelee detestava quella parte di sé che doveva essere sempre così a disposizione di chiunque si fermasse ad osservarla, ma sapeva di non poter fare nulla per impedire al proprio viso di prendere fuoco.
La giovane donna vide Kate risvegliarsi dal suo nulla e abbozzare un sorriso che le accese di nuovo lo sguardo. «Ti sei innamorata», disse e la sua voce era colma di dolcezza.
Kaelee sorrise di rimando. «Non saprei dirlo», confidò. «Non mi è mai accaduto prima».
«Allan è un bravo ragazzo», sussurrò Kate come se ciò che aveva appena detto fosse un segreto.
Kaelee rimase interdetta, spiazzata dal commento dell'amica. Sbatté le palpebre più volte, ritmicamente, prima di riuscire a risponderle.
«Allan? Io veramente... mi riferivo a Guy», disse infine, con una sincerità di bambina, non pensando di aver detto una cosa così orribile da scatenare la furia di Kate.
Il volto dell'amica quasi si pietrificò prima di esplodere in un'espressione di sconcerto, incredulità, disapprovazione.
«Perché? Perché tra tutti proprio lui?». Il tono ricordò a Kaelee quello di sua madre ogni volta che la rimproverava per qualcosa. «Cos'ha Allan che non va? Forse non è abbastanza per te, Kaelee?», tuonò la bionda.
Quelle parole risuonarono come un'eco inesauribile nella sua testa. Kaelee non comprendeva la ragione di tanta rabbia, non capiva perché Kate detestasse l'idea che Guy potesse piacerle.
Non sapeva ancora di essere all'oscuro di molte cose.
Sentì la prepotente esigenza di difendersi, ma non voleva litigare con Kate perciò attese qualche istante prima di rispondere.
La bionda la fissava con l'accusa nello sguardo.
«Perché Robin?», le chiese infine in un pacato sussurro. «Cos'ha Much che non va? Forse non è abbastanza per te?». Un tremolio nella voce perché sapeva che ribaltare così la situazione avrebbe potuto rivelarsi un azzardo e scatenare il finimondo definitivamente.
Ma Kate si paralizzò. Kalee sapeva quanto la bionda fosse abituata a far valere le proprie ragioni urlando, spintonando o scappando via e proprio questo l'aveva convinta a cambiare approccio con lei. Nessuno mai, inoltre, a parte Much aveva avuto la pazienza di tentare una nuova strada con lei e da Much Kaelee aveva tratto ispirazione.
Poté leggere negli occhi chiari di Kate tutto il suo sgomento derivante, probabilmente, dal fatto che la giovane donna aveva messo in luce l'ovvio di tutta quella situazione, sua e di Kaelee stessa: non si comanda ad un cuore innamorato, non si governa un cuore in corsa, non si può indurlo a ragionare.

«Kaelee... Guy è...», cominciò Kate, non troppo sicura su cosa fosse meglio fare in quella situazione. Dirle tutta la verità su Sir Guy di Gisborne oppure dare a quest'ultimo un'opportunità? L'istinto le suggeriva di mettere l'amica al corrente di ogni cosa così da fermare sul nascere quel sentimento che si sarebbe rivelato dannoso per Kaelee come lo era stato per Marian in precedenza. Pur non avendo vissuto in prima persona quelle vicende, Kate era a conoscenza di come erano andate le cose quando per diversi mesi sia lo Sceriffo che Robin e la sua banda si erano assentati da Nottingham e da Locksley per recarsi in Terra Santa.
Vide Kaelee alzarsi di scatto, evidentemente pronta a fuggire e si fermò a riflettere. "In fondo quale diritto ho io di sventolare il suo passato ai quattro venti?".
«Io ti considero un'amica... Ti chiedo solo di stare molto attenta», concluse infine sperando di non aver rovinato l'unico rapporto sereno che aveva in quel periodo della sua vita.

Una leggera sorpresa si dipinse sul giovane volto di Kaelee, la quale fu felice di ciò che Kate aveva appena detto. Senza neanche pensarci la abbracciò forte e le disse che le voleva bene, che era contenta che avessero parlato e che, sì, sarebbe stata attenta e non avrebbe fatto sciocchezze. Le disse che arrivare a Locksley e trovare un'amica come lei le aveva dato nuova forza e che non desiderava altro che vivere lì con lei e con tutte le belle persone che aveva conosciuto.
Le due si strinsero per diversi minuti, ma il cuore di Kaelee era ancora pesante, forse più pesante di prima, dopo quella conversazione. La ragazza si domandava riguardo le parole e la reazione di Kate, si chiedeva cosa potesse mai essere successo tra Kate e Guy di così terribile. Si interrogava riguardo il da farsi.
«Ho bisogno di aria fresca e di stare un po' da sola», sussurrò tra i capelli biondi di Kate. «Non andrò lontano. Solo qualche passo qui attorno, promesso».
Kate annuì e la lasciò andare.
"Guy è... Cosa? Sposato? Un poco di buono? Un violento? Troppo grande per me? Troppo in alto per me? Cosa?". Ogni domanda era come un cappio attorno al collo, un sacco sulla testa. Si sentiva soffocare.
Quindi, dopo essersi congedata pacificamente da Kate, Kaelee prese un abito idoneo e un mantello, li indossò, uscì dalla stanza, scese le scale, percorse la distanza che la separava dall'uscio e infine aprì quest'ultimo accompagnata dal battito frenetico del proprio cuore.
L'aria della notte era più fresca di quanto si aspettasse, ma i pensieri che le ronzavano nella testa come vespe impazzite le fecero dimenticare tutto il resto e senza neanche accorgersene davvero prese a camminare più di quanto avrebbe dovuto. Sapeva che non avrebbe mai dimenticato quell'assurda giornata: la lite tra Kate e Much che le aveva riportato alla mente le infinite discussioni familiari; Allan che a quanto pareva avrebbe preferito essere qualcosa di più che un semplice amico per lei; gli occhi tristi di Much; l'assenza fisica di Guy e la sua presenza costante nel cuore e nella mente; la piccola discussione con Kate, le misteriose parole di lei e la consapevolezza di aver trovato un'amica.
Kaelee sapeva che essere fuggita dal suo villaggio non significava essere salva dai problemi. Voleva soltanto dire lasciarsi alle spalle l'infelicità che l'attanagliava e relegarla al passato. La vita, Kaelee lo sapeva, sarebbe sempre stata colma di difficoltà, imprevisti, alterchi, questioni da risolvere.
Ma c'era dell'altro e il cuore martellante nel petto glielo suggeriva con una forza straordinaria. Non a caso i passi la stavano conducendo esattamente dove nel profondo del suo cuore lei voleva essere.

Guy era seduto a terra, davanti la porta della propria abitazione, e se la vedeva ancora con i fantasmi del suo passato.
La rabbia, quella che lo aveva indotto ad uccidere Marian, aveva poi lasciato il posto alla disperazione.
La disperazione al dolore.
Il dolore alla rassegnazione.
La rassegnazione al nulla.
E in quel nulla, infine, aveva fatto timidamente capolino la sottile luce della speranza.
Era iniziato tutto con Meg, la giovane donna che Isabella aveva prima salvato e poi condannato a morte, rinchiudendola nelle segrete del castello di Nottingham dove deteneva anche lui. Guy l'aveva soltanto intravista quella luce, ne aveva a malapena sentito il calore sulla pelle. Poi Meg era morta e il nulla aveva riguadagnato terreno.
Non del tutto, però. Un uomo, per la precisione il padre di Robin creduto morto molti anni prima, aveva riaperto una minuscola feritoia in quell'oscurità rivelando l'esistenza di un fratello nato dal suo amore per la madre di Guy: Archer era il suo nome e ciò che rappresentava era un punto di unione tra Robin e Guy.
Da quel preciso momento tutto ciò che Gisborne era stato lui stesso lo rinnegò divenendo fuorilegge insieme ai suoi fratelli, rischiando la morte insieme a loro.
Già solo questo gli aveva regalato un po' di quella pace interiore di cui tanto aveva bisogno.
La sottile lama di luce era a poco a poco diventata un piccolo foro, poi una frattura più grande, una piacevole pozza lucente nel bel mezzo del buio.
Doveva solo permetterle di entrare definitivamente e riscaldarlo, eppure sembrava aver perso la chiave o non trovare la serratura perché qualcosa dentro di lui lo bloccava, gli impediva di essere felice, di lasciarsi il passato alle spalle.
Oppure, forse, la chiave per la sua serratura non era ancora stata messa a punto. Così Guy era rimasto lì, in quella specie di limbo di luce e ombra, in attesa. In attesa di riprendersi da quella ferita, in attesa di poter uscire all'aria aperta, in attesa di poter andare in Chiesa a confessare ancora e ancora e ancora i suoi peccati a Tuck, in attesa di iniziare le ricerche della sua chiave. Ma alla fine era stata la chiave a trovare lui.

Era stata la chiave a trovare lui.
Kaelee era finita dinanzi alla casa di Guy e in quell'oscurità non l'aveva nemmeno visto, seduto a terra, vestito di buio nella notte.
«Che ci faccio qui?», rifletté a voce alta, spaventando Guy che saltò in piedi.
Gli ci volle un attimo a riconoscere la voce di lei. «Kaelee?», mormorò, sorpreso.
La ragazza fu a sua volta spaventata dall'imponenza di quell'ombra scura contro l'abitazione. Nero su nero. Notte nella notte.
«Guy...». Soltanto pronunciare quel nome le causò una specie di scossa alla punta delle dita, le fece annodare lo stomaco e le azzerò la salivazione.
"Non riesco a smettere di pensare a lui".
"Ti sei innamorata".
"Non saprei dirlo. Non mi è mai accaduto prima".
Guy le si avvicinò. «Cosa ci fai in giro in piena notte?», le domandò accarezzandole il profilo del braccio. Con dolcezza.
"Non riesco a smettere di pensare a lui".
"Ti sei innamorata".
"Non saprei dirlo. Non mi è mai accaduto prima".
Kaelee non aveva la minima idea di quali fossero i sentimenti di Guy per lei.
Semplicemente non riusciva a desiderare la presenza di altri in quel momento. In ogni momento, in verità.
"Non riesco a smettere di pensare a lui".
"Ti sei innamorata".
Kaelee non aveva chiari neanche i propri sentimenti per lui.
"Non saprei dirlo. Non mi è mai accaduto prima".
Aveva la sensazione che il braccio le andasse a fuoco.
"Ti sei innamorata".
"Forse. Sì, forse sono innamorata di lui", pensò. "Non faccio altro che immaginarlo accanto a me ogni volta che apro gli occhi a un nuovo giorno, quando preparo la colazione, quando esco per andare al mercato, quando sforno un vaso e mi accorgo di quanto mi sia venuto bene, quando vado a prendere l'acqua al pozzo, quando provo a leggere il libro di Allan, quando corro dal fabbro a chiedergli se la mia spada è pronta. Guy non ne sa nulla... O almeno spero che sia così, perché voglio fargli una sorpresa. I suoi occhi sono così belli... Perfino in questa oscurità riescono a risplendere".
I pensieri di Kaelee erano un fiume in piena. E così anche le emozioni. Incontenibili.
Il silenzio era assoluto attorno a loro, ma Kaelee aveva i timpani assordati dal battere frenetico del proprio cuore quando decise che l'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento erano le braccia di Guy.
Un passo. Un altro.
La testa appoggiata al petto ampio di lui. Le palpebre abbassate. Le labbra piegate in un sorriso soddisfatto.
«Ti cercavo». La risposta più sincera e naturale che potesse dargli. "Ti cercavo. Ti ho cercato per tutto il giorno. Ti cerco da tutta la vita".
Le braccia, abbandonata la timidezza, andarono a cingergli la vita. Le mani lungo la schiena.
Il cuore non accennava a rallentare, ma a Kaelee non importava.
Guy si irrigidì, ma solo per un momento.
Capì di avere la sua chiave e decise di aprire la porta, far entrare la luce.
Abbracciò a sua volta la giovane Kaelee.
E non provò altro che gioia.






N.B.
Il capitolo è stato rieditato in data 30/11/2015.
Il lavoro non ha comportato modifiche a livello di trama ed è invece consistito nella revisione della forma e nell'aggiunta di qualche dettaglio e informazione.


N.d.A.
Non ricordo se quella che io ho chiamato Collina delle Croci abbia in realtà un altro nome. Si tratta di quella collina dove è sepolta la madre di Robin Hood, per intenderci. Perciò se qualcuno di voi ha una memoria migliore della mia, non esiti a scrivermi.
Per quel che riguarda la storia, be'... a voi i commenti!
Grazie a voi che vi siete fermati a leggere ed eventualmente recensire.
Alla prossima.

   
 
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