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Autore: Margo_Holden    13/03/2015    2 recensioni
Sheena è una pacifista, che nel giorno della scelta, deciderà di stare con gli intrepidi.
Quello che non sa, è che non ci sarà solo la lotta per rimanere nel suo nuovo mondo, ma la lotta più grande dovrà vincerla contro se stessa e i suoi sentimenti.
Dal Capitolo 17.
"Quando giunsi lì, mi sedetti sul muretto con i piedi a penzoloni. Chiusi gli occhi e allargai le braccia. E sognai di essere una bellissima aquila, che volava e spiegava le sue ali senza paura o timore, che padroneggiava alta su nel cielo, limpido e senza nubi. Andava dritta per la propria strada e non si guardava mai indietro, sapeva cacciare e badare a se stessa, mentre muoveva le ali su e giù senza badare agli altri uccelli che la guardavano intimoriti. Aprii gli occhi di scatto quando capii che avevo disegnato il profilo di Eric."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11.

Correva sul prato coperto di marroni foglie, la piccola Sheena, insieme al suo fratellino Trav.
La vita allora era così innocente. I bambini pensavano solo a giocare e non a tutti i guai che sarebbero arrivati dopo. In quel momento i guai però, erano solo i ripetuti dispetti che Sheena faceva al suo fratellino. E mentre Travis correva in cerca di un rifugio per non farsi trovare da quella pestifera di sua sorella, lei cambiò direzione e andò verso sinistra ,come se qualcosa l’avesse richiamata.
“Ecco avvistato un tronco di un albero abbastanza grande da potercisi nascondere senza essere trovati”, pensò Travis.
E Sheena cosa stava facendo? Nel pensarlo il bambino si ritrovò a girare leggermente la testa verso sinistra e ecco che vide la sua sorellina rimanere a fissare l’orizzonte, e poteva immaginare i suoi grandi occhi blu sognanti, la sua faccia in preda all’euforia e i pugni chiusi lungo i fianchi.
Il bambino dagli occhi grigi uscì dal nascondiglio e si avvicinò alla sorellina minuta, ma dai capelli neri corvino che gli arrivavano a toccare il sedere. I capelli tanto amati dalla mamma ma anche tanto odiati dalla bambina perché, affermava Sheena, gli erano di intralcio quando correva.
-Cosa guardi Sheena?- gli chiese senza malizia il bambino.
Sheena parve svegliarsi da quel magnifico sogno che stava facendo ad occhi aperti.
-Guardo quella che sarà la mia vita, Travis.- disse la bambina senza smettere di guardare davanti a se.
Il piccolo annuì e guardò anche lui il punto in cui la bambina stava guardando.

 
-Jude era davvero un bravo ragazzo, forse anche troppo per questo mondo. Era un sognatore nato, uno di quelli che aveva sempre sognato di stare tra gli intrepidi, uno di quei ragazzi attaccati agli affetti familiari uno di quelli…- non riuscì a finire la frese, che la madre scoppiò a piangere, ma nelle sue parole, nella dolcezza della sua voce, non c’era rabbia ma dolore e tanta sofferenza.
Povera donna, da quello che avevo capito aveva perso già un figlio per un incidente tempo fa e adesso la casa tornava in lutto per il dolce Jude.
Ci troviamo fuori, al cimitero degli intrepidi che è esattamente come quello dei pacifici: tombe a destra e a sinistra. Insomma sempre un luogo dove i vivi vengono a piangere i morti. Ricordo quando morì mia madre, mio padre ogni sabato mattina usciva per portargli i suoi fiori preferiti e ritornava sempre con gli occhi gonfi e rossi, anche se per darci forza, non lo dava a vedere. Ma noi, facevamo solo finta di non vedere perché sapevamo cosa stesse accadendo alla nostra famiglia. Un poco alla volta, si sgretolava come sabbia.
Tutta la fazione era riunita li, vicino al corpo freddo di Jude. C’era la mamma, il fratello maggiore e il padre. La vita aveva riservato a quella povera famiglia un destino avverso. Solo dolore e sofferenza. Ed era diventato un circolo vizioso da cui ormai non si poteva più uscire, da cui ormai anche se volevano non potevano. Ma li ammiravo, si davano forza a vicenda  e quello penso  fosse proprio il loro segreto per non cadere a pezzi. Era come se tutte le cose brutte che gli capitavano nella vita, invece di far cadere i mattoni  del loro castello, ne aggiungevano.
Un leggero vento di inizio autunno si alzò nell’aria mentre mi scompigliava i capelli corti che ormai avevano perso il blu ed erano tornati ad essere neri.  Non ce la facevo a guardare la faccia della madre di Jude, così mi misi a guardare i volti degli altri e fu così che scorsi il viso di Eric tra una lapide ed un’ altra. Sembrava toccato anche lui dalle parole della mamma di Jude. Non potevo crederci. Era incredibile che anche lui provasse qualcosa.
Sheena, non è il momento di fare la sarcastica.
Vero, non era proprio il momento ma non vedere il ghigno malefico sulla faccia di Eric mi fece sorridere. Ma come cominciai a sorridere tutte le ansie, tutte le paure che si erano accumulate in quelle settimane stavano tornando a galla così, senza una spiegazione mi venne un improvviso attacco di ridarella. Però dato la situazione in cui mi trovavo, dovevo cercare in tutti i modi di fermare il mio attacco. Ma non ci riuscii. Così fui costretta ad allontanarmi.
Camminai un bel po’, mentre continuavo a ridere da sola fino a quando non vidi un cipresso su cui potercisi sedere.  Ma quando mi sedetti il sorriso si spense e mi ritrovai a singhiozzare. Stavo decisamente impazzendo. La mia già precaria sanità mentale stava cadendo a pezzo.
-Stai impazzendo lo sai vero?- quando alzai gli occhi sulla persona che stava parlando ne rimasi sorpresa, veramente sorpresa.
-Eric…-
-Già in carne ed ossa.- rispose cercando di sdrammatizzare. Non mi ero accorta che mi stesse seguendo e questo era decisamente un punto a mio sfavore.
Un piccolo sorriso si accese sul mio viso. Stemmo in silenzio per un po’, poi improvvisamente lui cominciò a parlare.
-Scegli di vivere sempre, anche quando tutto intorno a te sta andando a puttane, anche quando hai la merda fino al collo, anche quando c’è qualcuno che te lo impedisce. Scegli la vita e combatti per essa.- le sue parole mi  lasciarono sconvolta. Cosa voleva dire questo? Credeva forse che avrei reagito come Jude? Perché se era così beh, si sbagliava di grosso. Io ho sempre combattuto per quello in cui credevo, per me, per la mia famiglia, per gli amici e per la vita.
Scegli la vita.
Me lo diceva sempre anche mia nonna.
Vivi, arrabbiati, sii sensibile e forte, ma vivi, vivi sempre.
Ah, benedetta donna quanto era saggia e ormai per me le sue parole erano diventate come regole da rispettare.
-Non ti facevo così saggio mi caro Capofazione.- risposi e incastrai i miei occhi arrossati nei suoi che stranamente erano liberi da tutte quelle nubi scure che lo attanagliavano ogni giorno.
-Erano le parole che ripeteva sempre mio nonno.- disse e distolse lo sguardo per portarlo su nel cielo ormai scuro.
-Anche la mia le ripeteva sempre.- dissi cercando di trattenere la gioia per quell’unica cosa che avevamo in comune io e lui. Eric come sorpreso dalle mie parole incastrò di nuovo gli occhi nei mie. Ma ripensando alle parole di prima non potei trattenermi dal non una risposta a quella che sembrava una domanda da leggere tra le righe.
-Se credi che io scelga di trovare nella morte l’unico mezzo per appagare il mio dolore e i miei fallimenti beh, ti sbagli di grosso. Io morirò solo quando avrò sparato tutte le cartucce che mi restano. Non ti libererai mai di me. Se è questo quello che speri.- dissi guardandolo in cagnesco. Lui di tutta risposta dapprima guardò di nuovo in aria, poi girò gli occhi su di me e per finire, allungò il braccio nella mia direzione fino ad abbracciarmi e tirarmi nella sua direzione.
Sentivo il suo fiato caldo che profumava di menta solleticarmi il collo, ma la cosa che più mi lasciava interdetta era quel gesto così naturale se lo consideravamo fatto da un ragazzo nei confronti della sua ragazza, ma non se questo ragazzo era  Eric, l’unico uomo che era  sempre arrabbiato. Anche se il gesto non era dei più delicati, lo apprezzai ugualmente. Volevo proprio vedere se a quell’insulsa di Taylor  gli riservava queste effusioni affettive. Il mio viso da stupito divenne orgoglioso. Come se quel gesto così spontaneo e in un certo senso, romantico, lo avessi fatto io.
-Non voglio assolutamente liberami della mia pazza intrepida e con comportamenti dementi. Non lo vorrei mai.- e scoppiò a ridere.
Dannazione mi stava prendendo in giro e io glielo avevo beatamente lasciato fare. Dannata me e il mio corpo, che si lasciava andare anche solo ad una delle sue carezze poco delicate. Ero proprio andata. Ma per recuperare quel poco orgoglio e dignità che ancora mi restava, sciolsi l’abbraccio e mi allontanai bruscamente da lui alzandomi in piedi. Prima di girare i tacchi e tornare al funerale, decisi che in qualche modo dovevo rispondere a quelle parole e il gesto che usai, poco consono ad una ragazza per bene, ne fu la risposta. Lui però parve non offendersi, perché continuò a ridere. Più infuriata che mai decisi di voltargli le spalle e di andarmene.
-Ricorda che questa sera dovrai lavare i piatti, sguattera. Non pensare che me ne sia dimenticato solo perché il tuo amico è morto.- mi urlò mentre ero a metà strada. Ma di colpo mi fermai.
Sguattera.
Non potevo tollerarlo. Non quel commento così sessista. Nessuno mai si era permesso di chiamarmi in quel modo. Ma la cosa che più mi faceva infuriare fu il tono sbeffeggiativo che aveva usato.  
Serrai i pugni facendo di ventare le nocche bianche, anche se stonavano con le ferite riportate dagli allenamenti, e mi girai lentamente verso di lui.
Eric non mi stava neppure guardando, perché forse riteneva più interessante il tetro paesaggio intorno a noi. La rabbia cresceva in me così rapidamente che fui costretta a fare un grande respiro, ma non funzionò lo stesso.
E in un attimo mi ritrovai a camminare a passo di marcia nella sua direzione. Si era alzato e stava ritornando anche lui alla cerimonia ma non ne fu in grado perché gli sbarrai con il mio corpo esule, il passaggio.
 Quando si ritrovò il mio corpo davanti agli occhi fece una faccia sorpresa, come se credeva impossibile che una ragazzina “demente” potesse azzardarsi solo per un instate a sfidarlo.
Mi fece la radiografia di tutto il corpo assumendo un atteggiamento da puro maniaco sessuale. Soffermandosi però, sul mio seno.
Oh, dannazione!
Pensai a come tutti gli uomini fossero legati da quella malizia incontaminata che hanno non appena incrociano una parte femminile messa in evidenzia. Io, avevo deciso di indossar quel giorno, una maglietta un po’ troppo aderente che lasciava intravedere la forma dei seni. Intendiamoci, non che io avessi una quarta ma mi trovavo benissimo con la mia seconda.
Con l’indice gli alzai il viso per far incontrare il mio sguardo canzonatorio anche se lui stava ancora sorridendo maliziosamente.
-Okay, ma volevo solo dirti che potrò pure essere una sguattera o una ragazza demente, ma meglio essere come me che essere te. Sempre incazzato con il mondo, che trova amicizie opportunistiche e si accontenta della prima puttana che incontra. Tutto questo, non è deprimente Eric?-
Ero stata decisamente una stronza, ma vedere il suo sguardo cambiare dal sereno all’arrabbiato, mi faceva sentire bene, mi appagava vederlo impazzire di rabbia. Sfoderando uno dei miei più falsi sorrisi, lo salutai e mi incamminai diretta al treno. Mi sentivo orgogliosa di me stessa ed euforica.
Sentii un dolore sordo ad un braccio e fui costretta a girarmi nella direzione dello stronzo che mi stava facendo così male. Me lo aspettavo che Eric avesse risposto alle mia taglienti parole con quel gesto.  Cercai di strattonarmi dalla presa ma fu tutto inutile, perché più io mi muovevo e più lui stringeva la presa su di me.
Il suo sguardo era glaciale, il mio era una smorfia di dolore.
Poi, mi ritrovai appiccicata al suo patto, tant’è che dovetti reggermi  alle sue spalle per non cadere per terra. Ma ci pensò lui. Mi strinse con le sue mani le braccia e fece avvicinare pericolosamente il suo viso al mio. Sentivo il respiro che si indeboliva e poi tutto successo in un attimo.
Le sue calde labbra si posarono sulle mie violentemente.
Quel bacio non era per niente casto ,anzi.
In quel bacio c’era tutto il risentimento delle mie parole, tutta la rabbia che provava nei miei confronti e tutta la passione che solo lui sapeva darmi.
Quel bacio era rubato, violento, brutale e vendicativo.
Ma anche da parte mia non mancava la rabbia per le sue di parole.
Io però espressi la mia vendetta conficcandogli le unghie nel collo, proprio li dove mostrava trionfalmente quei tatuaggi.
E non mi fermai fino a quando le mie dita non divennero rosse.
Come se si fosse accorto del dolore al collo, come morso da una tarantola si stacco da me.
Il suo sguardo era uno dei più cattivi che gli avessi mai visto, forse perché non conoscevo veramente bene quel lato di Eric, che mi destabilizzava.
Con un gesto brutale mi scostò i capelli dal collo e avvicinò la bocca su di esso. Prima di fare ciò che stava per fare, mi guardò e il suo viso si aprì in un sorriso diabolico. Non capivo il perché di quello sguardo e poi la risposta alla domanda silenziosa arrivò prepotentemente.
Come un vampiro che si avvicina alla sua preda e gli succhia tutto il sangue, Eric aveva pensato bene di mordermi il collo. Sentivo qualcosa di caldo solleticarmi il collo. E capii, che si era ancora una volta vendicato su di me. Mi aveva usata e gettata come una vecchia bambola di pezza.
Mi toccai il collo con due dite per poi accostarle agli occhi.
Sangue.
Non potevo crederci che mi aveva ripagato con la stessa monete.
Guardai il suo volto che era trionfante ma anche il mio non era da meno. In una mano avevo il suo di sangue.
-Te l’ha mai detto nessuno che sei  un uomo brutale?- gli dissi ricorrendo a parole che avevo già usato per descriverlo.
-Una ragazza davvero bella e coraggiosa. Non so se la conosci.- mi rispose regalandomi un sorriso vero.
-Forse.- risposi e mi allontanai.
Questa volta senza che nessuno tentasse di fermarmi.
 
***
 
Se c’era una cosa che odiavo era forse l’alcol. Perché con esso in circolo, non riuscivo più a comandare su me stessa. E lo avevo capito solo quella sera ,quando mi avevano detto che tra gli intrepidi si usa salutare un amico sbronzandosi. Era una cosa da pazzi, ma d’altronde niente era normale qui.
Ma la cosa che odiavo di più del l’alcol era forse Taylor e la suo ossessione compulsiva nei confronti di Eric.
Quella tizia gli si era appiccicata anche se si capiva dalla faccia di Eric che era stufo di lei e della sua parlantina ancora più compulsiva. Una cosa che avevo notato nell’alcol però, era che mi spingeva a fare cose sia buone che quelle cattive, e si spiegava anche il motivo perché mi ero alzata e stavo andando in direzione di quella troia del cazzo a dirgliene veramente quattro.
Ma poi apparve improvvisamente sul mio cammino Brian con una bottiglia in mano di quel liquido ambrato, e cominciò a parlare anche se avevo la sensazione che lui fosse lontano kilometri da me perché la sua voce arrivava alle mie orecchie come ovattata.
-Non sei abbastanza ubriaca Sheena, dovresti bere un altro bicchiere di questo.- e mi porse la bottiglia.
-Non ne voglio più.- biascicai quelle parole mentre allontanavo la bottiglia dai miei occhi.
Quando mi girai per guardare Eric e Taylor sentii  come trenta lamette entrare nel mio stomaco trafiggendo tutto quello che c’era sul loro cammino. E poi ci furono gli occhi che si riempirono di lacrime e il mio cervello che non riuscì a fermarle, ma tanto non me ne fregava più niente ormai. Vedere Eric sbaciucchiarsi quella troia per l’ennesima volta mi destabilizzava e mi faceva incazzare. Ed ero stanca, tanto stanca di capire tutti e tutti, quando nessuno cercava di capire me. Nessuno lo faceva o forse qualcuno c’era, ma io ero troppo impegnata a rincorrere qualcuno che non pensava minimamente a me.
Sentii poi due braccia abbracciarmi e non c’era nemmeno un  perché da domandarsi quando si trattava di Brian. Forse guardando quegli occhi così nocciola e così profondi, capii perché gli diedi così tanta fiducia, lui era l’unico che sapeva capirmi, come Eric che era l’unica persona che non mi faceva mai smettere di respirare.





Lo so.
Sono in un ritardo gigantesco e mi scuso per questo ma come sempre la scuola mi toglie molto tempo.
Va beh, scusate per gli evenuali errori e ringrazio tutte quelle persone che seguono la storia e che la recensiscono.
Un bacione a tutte voi.
Ps.Recensite se vi va, fa sempre piacere ricevere recensioni anche critiche.
   
 
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