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Autore: istinto della luna    15/03/2015    4 recensioni
- Perché sei qui? - domandò analizzandomi attentamente.
- Avevo bisogno di schiarirmi le idee. -
[...]
Non sapevo che fare: avrei dovuto consolarlo? Dopotutto il suo gemello aveva appena rischiato più di tutti la vita e lui non gli era stato accanto. Avrei dovuto lasciar perdere? Non volevo apparire come una persona alla quale non interessano gli altri, eppure sapevo che non sarebbe servito a nulla consolarlo. Che fare?
- Smettila, Hermione. -
- Di fare cosa? - chiesi accigliata.
- Di pensare troppo. -
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Hermione, Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non riuscivo a dormire. La stanza era troppo silenziosa quella notte e allo stesso tempo spaventosa. Le ombre, che si erano disegnate sulle pareti, completavano l'opera. Mi mossi nel copriletto e mi alzai ansimannte. Adocchiai Ginny: era immobile, girata a pancia in giù. Sperai che almeno lei riuscisse a dormire tranquillamente.
Quella era stata la notte peggiore di tutta la mia vita. Mi stropicciai gli occhi e cominciai a guardare il soffitto senza vederlo veramente. Cercavo di immaginare che non fossimo in piena Seconda Guerra Magica, che i Mangiamorte non ci aspettassero fuori dai confini della Tana e che Malocchio non fosse morto. Sospirai rassegnandomi: era tutto vero. Cominciai a sentire caldo. La temperatura esterna era ancora parecchio elevata e io mi sentivo in trappola.
Mi decisi: scesi dal letto e uscii dalla camera cercando di non fare rumore. Il corridoio era immerso nel silenzio. Mi feci forza e proseguii. Non si trattava di un semplice silenzio. Quel silenzio, infatti, preannunciava l'inizio della fine, l'oppressione da parte delle forze oscure, il fatidico silenzio prima della battaglia. 
Cercai di raggiungere le scale, sentendo chiaramente il sangue zampillare nelle vene. Toccai il corrimano della scaletta di legno. Una sostanza appiccicosa arrivò alla mano. Avvicinai la bacchetta. Era sangue. Feci un respiro profondo e continuai a scendere. La bacchetta mi precedeva, seppur titubante. Avevo semplicemente bisogno di un bicchiere d'acqua.  Raggiunsi la cucina.  Fu solo allora che lo vidi.
Mi accostai alla porta senza smettere di fissarlo. Ad un tratto anche quel poco di ossigeno che stava alimentando il mio cervello si dissolse magicamente. Sapevo di avere un sorriso beota sul viso, ma non mi importava. Dopo un po' di tempo ricordai che ero ancora sulla porta immobile a fissare intensamente la sua figura. Non sapevo cosa fare. Era appoggiato al tavolo e mi dava le spalle. Sembrava sconfitto. Storsi il naso e chiusi gli occhi. Dovevo aiutarlo, dovevo fare qualcosa.
<< Hermione, puoi ancora entrare in cucina senza che qualcuno ti morda, tranquilla. >>
Sobbalzai  e tornai a puntare lo sguardo su di lui che mi dava ancora le spalle.
<< Come hai fatto a capire che ero io? >> chiesi, avanzando a tentoni.
<< Non sottovalutare le mie potenzialità, Granger! >> 
E fu così che si girò e la poca spavalderia che mi era rimasta affondò nel vuoto più totale. I suoi occhi, seppur illuminati, velavano una strana luce scura. Non lo avevo mai visto così.
<< Non credo di averlo mai fatto, Weasley. >>
Lui sorrise e mi porse la sua tazza. Non mi ero ancora accorta che stesse sorseggiando del tè caldo. Accettai l'offerta e mandai giù l'acqua colorata che mi si presentava davanti. Sapeva di ginepro e lamponi. Mi leccai le labbra e gliela restituii senza aggiungere altro. Sapevamo entrambi che cosa era successo poco prima, ma nessuno dei due aveva voglia di liberarsi di quel peso.  Io no, almeno.
<< Hai notato quelle gocce? >> mi chiese vago dopo molto tempo di silenzio.
<< Quali? >>
Lui riprese a sorseggiare e poi replicò: << Sangue. >>
Annuii convinta e lui mi regalò uno dei suoi soliti sorrisi sghembi. 
<< Tutta opera di George: vuole sempre lasciare il segno >> disse senza guardarmi.
Non potetti che deglutire ancora una volta. E così lui, il ragazzo più ferito da quella situazione, aveva trovato il coraggio di parlare della maledizione di George e farci una battuta.  Decisi di restare al suo gioco: << Beh, lo conosci. Sa essere molto egocentrico. >>
Lui rise piano, una risata così nervosa e forzata da farmi mancare un battito.
<< Perché sei qui? >> domandò analizzandomi attentamente.
<< Avevo bisogno di schiarirmi le idee. >>
Lui si destò dalla posizione che aveva assunto per poi lasciare la cucina. Alzai un sopracciglio e lo fermai, afferrandogli un braccio. << Che stai facendo, Fred? >>
Lui mi guardò sbalordito: << Lascio che ti schiarisca le idee. >>
Spalancai gli occhi affondando le unghie nella sua pelle. Non volevo che se ne andasse. Non sapevo perché, ma avevo bisogno che lui fosse lì insieme a me. Dopotutto avevamo rischiato che anche qualcun altro perdesse le penne e io avevo bisogno di un semplice appiglio.
<< Non farlo, Fred >> sussurrai, senza riuscire a contenermi. Una punta di puro godimento increspò le sue labbra ormai ridotte ad una fessura.
<< Mai, prefetto. >>
<< Ora, non sto svolgendo il mio ruolo da prefetto >> osservai indignata.
Lui mi guardò, finalmente divertito: << Granger, vorrei farti notare che tu svolgi sempre la funzione di prefetto, anche fuori Hogwarts. >>
Gli diedi un pugno sulla spalla e sorrisi timidamente. Non sapevo che fare: avrei dovuto consolarlo? Dopotutto il suo gemello aveva appena rischiato più di tutti la vita e lui non gli era stato accanto. Avrei dovuto lasciar perdere? Non volevo apparire come una persona alla quale non interessano gli altri, eppure sapevo che non sarebbe servito a nulla consolarlo. Che fare?
<< Smettila, Hermione. >>
<< Di fare cosa? >> chiesi accigliata.
<< Di pensare troppo. >>
Io lo scrutai interdetta, lasciando che il mio sguardo indugiasse sulla sua maglia stropicciata. Era sporca di sangue. Lasciai che la saliva si riformasse nella mia bocca ormai secca  e intercettai il suo sguardo. Mi fece l'occhiolino e uscì dalla cucina. Avevo capito, allora. Non aveva bisogno di nulla da parte mia. Rilassata tornai al lavandino e afferrai uno dei bicchieri che si trovavano nella credenza. 
<< Hermione, non ti ho forse detto di non pensare troppo? >>
Mi girai di scatto e lo rividi. Era di nuovo davanti alla porta appoggiato alla parete con le braccia incrociate.
<< Si, ma... >>
<< Seguimi, su! >>
Nonostante avessi tutte le ragioni al mondo per non farlo lo accontentai e insieme uscimmo dalla Tana. L'aria fresca mi investì improvvisamente, permettendomi di asciugare quel fastidioso sudore che si era silenziosamente formato sotto la mia maglia. << Perché siamo qui? >> domandai incerta.
Lui scrollò le spalle. << Ti ricordi il mio ultimo anno a Hogwarts? >>
Sorrisi. << Certo! Come potrei dimenticarlo... >> mormorai sarcastica.
Lui ghignò: << Devi ammettere che è stato l'unico anno per cui valesse la pena di fare scherzi, non trovi? >>
<< Non hai pensato al fatto che io e Ron fossimo prefetti, vero? >>
Lui si fermò a pensare e poi scosse la testa. << E poi dove ci sarebbe stato tutto il divertimento? >>
Sbuffai contrariata e mi sedetti sul prato insieme a lui. Ero così stanca che mi si afflosciavano le braccia. Non potevo permettermi di chiudere gli occhi, ma, se avessi potuto, lo avrei fatto con certezza.  Mi girai verso di lui. Aveva un'espressione tranquilla, tuttavia il suo corpo lo tradiva. Sembrava che i muscoli, sotto la stoffa della maglietta, si contrassero più di quanto fosse possibile. Forse non ero la persona più indicata, ma mi sarebbe piaciuto abbracciarlo. Soffocai uno sbadiglio con una sola mano, poiché l'altra teneva ancora salda la bacchetta.
<< Sei stanca? >> mi domandò ad un tratto, sorprendendomi a sbadigliare per una seconda volta.
<< No, non posso permettermelo. >>
Lui si girò verso di me stranito e allo stesso tempo compiaciuto: probabilmente sapeva che avrei risposto in quel modo.
<< Nessuno può impedirti di sdraiarti qui >> disse, indicando il prato sotto di noi.
Io scossi la testa risoluta. Lui sorrise, lasciando che una piccola scintilla divertita traboccasse dai suoi occhi colmi di preoccupazione. Mi soffermai a guardarlo nuovamente e una piccola trovata mi increspò le labbra al'istante.
<< Non pensare troppo Weasley, non è salutare nemmeno per te >> sussurrai.
Lui mi guardò e rispose: << Ho imparato dalla migliore, Granger. >>
Io insistetti: << Che cosa pensa Fred Weasley a quest'ora di notte? >>
Lo vidi scrollare le spalle e tornare a guardare il nero sopra le nostre teste. No, decisamente non era lui.
<< A tutto >> disse.
<< Anche io, in ogni occasione della giornata >> dissi a mia volta, obbligando il mio sguardo a non posarsi sul suo profilo ombreggiante. Alla fine era riuscito a convincermi e ora mi trovavo a pancia in su sul prato della Tana ad ammirare le stelle lampeggianti di quella notte tempestosa.
<< Presumo che tu sappia già a cosa stia pensando in questo momento >> affermò Fred, mentre si stava grattando la punta del naso lentigginoso.  Io annuì nell'oscurità senza aggiungere nulla. Sapevo perfettamente che tutti i suoi pensieri erano indirizzati al fratello, che in quel momento stava riposando nella loro camera da letto.
<< A volte, le cose accadono per darci forza >> sussurrai.
<< Sembra che ci siano meno stelle >> disse Fred, cambiando totalmente discorso. Io ruotai il viso verso di lui, impietrita. Forse non ero in grado di comportarmi con le persone, forse aggravavo solo le cose.
<< Sicuramente si tratta dell'inquinamento luminoso, anche se dubito che la luce artificiale... >>
<< Ok, ok, ho capito, Hermione, anzi non molto in realtà, ma non importa. >>
Sbuffai divertita, tuttavia mi alzai bruscamente. Aveva bisogno di rimanere da solo. Fino a quel momento avevo solo pensato a me stessa, al modo che mi sarebbe servito per sentirmi finalmente bene. Non avevo tenuto conto di come stesse lui, forse voleva davvero immergersi in quei pensieri. 
<< A domani, Fred. >>
Lui si girò velocemente verso di me. << Perché non stai qui? >>
<< Sono stanca >> risposi semplicemente.
Lui sorrise e si sedette a gambe incrociate. Prima che riuscissi ad allontanarmi abbastanza da non sentirlo più, compresi le parole di uno strano sussurro. << Sappi che io sarei disposto ad abbracciarti. >>
Mi girai verso di lui rossa come i suoi capelli. Mi sorrise. Tossicchiai di colpo e mormorai un "che stupido", senza riuscire a reprimere un timido sorrisetto compiaciuto.
E così mi aveva letto dentro. Un'altra volta.










Angolo Autrice:
Sono tornata con.... una nuova FREMIONE!! Che novità, eh?
Spero che, nonostante non si tratti della solita Fremione, quindi scherzi, malizia e intraprendenza, possa essere gradita anche da voi utenti. Siccome adoro questa coppia volevo dimostrare che tra di loro non esiste solo la parte semplice, quella giocosa, in cui Fred non fa altro che infastidire e bisticciare con Hermione, per ricevere la sua attenzione; ma anche una nota un po' più riflessiva e profonda. Sembra quasi che Hermione abbia compreso sin dall'inizio che Fred si trovasse in cucina. 
Quindi mi auguro che vi sia piaciuta e che mi invierete una piccola recensione...
Va beh, vi saluto!
Grazie, Martina.


 
   
 
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