Anime & Manga > Saiyuki
Segui la storia  |       
Autore: Lerenshaw    15/03/2015    0 recensioni
La città era ormai sotto assiedo da giorni. Un'orda di morti viventi, comunemente definiti zombie, aveva seminato il terrore nel giro di poche ore, giungendo poi a decimare il numero della popolazione e prendendo rapidamente "controllo" della città. Regnavano il caos, la disperazione, la paura... l'apocalisse era arrivata.
La breve storia del gruppo di Kougaiji durante l'epidemia di zombie.
Presenza dell'avvertimento "DEATH CHARACTER"
Fanfiction partecipante al "Beware... the Warning Contest" di Rota23
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dokugakuji, Kogaiji, Lirin, Yaone
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per miracolo avevano trovato un posto sicuro. Non c'era alcun nemico all'orizzonte, né traccia di possibili superstiti ostili. Ne avevano fatta di strada, ne avevano incontrate di difficoltà, ma sapevano che presto tutto sarebbe finito... per uno dei due. Era spaventata, disorientata, insicura. Cosa avrebbe fatto da sola non lo sapeva. Non aveva più certezze. Quelle le erano venute meno nel momento in cui quell’inferno era scoppiato, senza darle la possibilità di realizzare cosa stesse accadendo. Sapeva soltanto che, qualche giorno prima, il palazzo nel quale lavorava era divenuto la preda di quelle creature assieme alla famiglia per cui lavorava. Non ricordava bene i particolari, ma... 
Ogni qualvolta vedeva nella sua mente i volti dei suoi padroni, delle lacrime prendevano a rigarle le guance, seguite da sommessi singhiozzi. Non doveva finire così, si ripeteva, non doveva succedere tutto questo! Se solo non fossi così debole... se solo i miei servigi fossero davvero serviti a qualcosa...
Batté un pugno sul pavimento, seguito da singhiozzi più rumorosi.
Accanto a lei, il ragazzo dai lunghi capelli cremisi e la pelle color caramello riposava adagiato contro la parete. Non aveva un bell'aspetto. Soffriva. Più guardava quel volto sofferente, più la ragazza piangeva, mordendosi il labbro inferiore per tenere a freno le sue emozioni. Non voleva essere debole; non davanti a lui. Voleva dargli fiducia, coraggio, dirgli che entrambi avrebbero superato quel triste momento e che tutto sarebbe andato bene, dopodiché...
-Yaone...-
La debole voce del rosso fu appena percettibile. Era un bisbiglio addolorato, emesso con difficoltà. Il ragazzo faceva una gran fatica a respirare, come se le sue vie respiratorie fossero ostruite. Ogni suo respiro era un doloroso gemito.
La ragazza si asciugò una lacrima con l'orlo della maglia, poi si girò verso di lui, dandogli un mite sorriso. Gli prese una mano e la portò al volto.
-Va tutto bene, mio signore. Ci sono qui io. Presto, tutto questo sarà finito.- gli disse, cercando di non mostrare alcuna sofferenza nella sua dolce voce.
Cercava di resistere, di riuscere a tenere alto il morale. Dovevano vivere! Qualcuno sarebbe venuto a salvarli, presto, e insieme avrebbero lasciato quell'inferno. Gli portò una mano alla fronte, per controllare se gli fosse venuta la febbre e constatò che era bollente, scottava. Stava soffrendo atrocemente, provava sintomi per lei indescrivibili, proprio come tutti gli altri. Se solo ci fosse una cura, se solo ci fosse un modo per salvarlo... Erano entrambi consci di cosa sarebbe successo, di cosa descrivessero quei sintomi.
Non poteva piangere, non poteva recargli altra sofferenza; doveva resistere, per lui.
-Fa.... freddo....-
Ad un tratto, la mano prese a tremare. Fu colta dallo stupore in un primo momento, ma subito collegò i sintomi a delle tristi immagini nel suo volto - un’altra pugnalata al cuore. 
Perché ci sta capitando tutto questo? Perché proprio a noi? Avrei offerto volentieri la mia vita in cambio della sua salvezza, e invece quest’infamia me lo sta portanto via. Il signor Kougaiji... 
Il suo cuore era affranto, era a pezzi e non ne poteva più di un simile strazio. Tutte le persone che amava stavano morendo una dopo l’altra: la signorina Lirin, Dokugakuji e adesso... Adesso toccava alla persona a cui più teneva, la persona per la quale era disposta a cedere la sua vita, la sua libertà, ogni cosa di sé per salvarla. Era il suo salvatore, un confidente, un amico, una persona che per lei significava molto. Le parole non bastavano ad esprimere la gratitudine nei suoi confronti, né i suoi servigi potevano bastare. Avrebbe dato tutto per lui, se solo l'avesse chiesto: un semplice comando e lei avrebbe persino distrutto il mondo, se necessario. Eppure, nonostante si fosse ripromessa di salvarlo, un giorno, di ripagare ciò che lui aveva fatto per lei, le cose si erano ripetute nuovamente con una sfumatura molto più tragica.
Si alzò, guardandolo con occhi pieni di compassione. Non voleva allontanarsi, ma non poteva non esaudire la sua richiesta. Non aveva niente con sé, a parte una giacca. Senza esitare, la tolse e la posò con delicatezza sulle stanche membra del giovane. Sarebbe bastato? Cos’altro poteva fare per lui? Era così impotente, così piccola, così... fragile. Fino a quel momento lui era stata la sua forza, la sua luce, il suo tutto.
Mugugnò qualcosa prima di cadere in uno stato di incoscienza. Forse, erano parole di gratitudine, un apprezzamento per il suo piccolo gesto. Un sorriso malinconico estese la forma delle sue labbra, mentre osservava il suo signore riposare. Sembrava che il peggio fosse passato -o così sperava-, portando una mano sul petto e meditando. Scacciò dei pensieri funesti con un cenno del capo e si sedette accanto al rosso, raccogliendo le braccia intorno alle ginocchia e riposando per poco gli occhi.
Lo sentiva. Il suo cuore batteva a ritmo regolare, dolorosamente. Ogni battito era come una fitta che le si estendeva in tutto il petto. Provava una spiacevole sensazione, diversa da quella che solitamente provava quando gli era vicino. Già, sin dal loro primo incontro, se ne era innamorata. Amava quell’uomo più di ogni altra persona esistente al mondo. Il suo buon cuore, la sua gentilezza, il suo altruismo velato da un alone di mistero... Erano cose che l’avevano ammaliata, rendendola “schiava” del suo padrone anche sentimentalmente. Ma non le sembrava una cosa tanto negativa. Al contrario, stargli vicino la faceva sentire meglio, le dava una sensazione di benessere che non aveva mai provato, e poco le importava se per lui non fosse lo stesso: finché sarebbe stato felice lui, lo sarebbe stata anche lei. Tuttavia, come ogni ragazza persa nei suoi sentimenti, sperava con tutta se stessa di divenire la “prescelta”, la sua donna, l’oggetto delle sue pene d’amore. Seppur fosse solo una domestica, aveva certe ambizioni, ambizioni che ormai si erano infrante come uno specchio al suolo.
 
Sentì qualcosa strattonarle il braccio e riaprì velocemente gli occhi. Accanto a sé, Kougaiji prese a farneticare qualcosa e ad agitarsi, come se avesse delle convulsioni. Sobbalzò allarmata, il cuore che le batteva all’impazzata per lo spavento, facendosi leggermente indietro per la paura. Stava accadendo? Stava... Si stava trasformando? No, non... Non poteva già esser accaduto. No! Si portò istintivamente le mani alla bocca per trattenere singhiozzi e urla, mentre le lacrime le scendevano copiosamente sulle guance.
-Ya...o...ne.... Aiut...ami...-
Tremava, le gambe erano divenute molli e minacciavano di cedere da un minuto all’altro e la sua mente aveva smesso di ragionare razionalmente. Guardava la scena in preda al panico, interrogandosi sul da farsi. La voce del rosso le incuteva ancor più timore, rauca e affannosa com’era, e chiamava il suo nome, cercava il suo aiuto.
-Signor Kougaiji...- bisbigliò, avanzando lentamente verso di lui.
Si lasciò cadere sulle ginocchia non appena fu accanto a lui, cercando di bloccarlo e farlo calmare. Emetteva dei versi spaventosi, si dimenava, muoveva il corpo freneticamente senza volerlo.
-Ti prego.... Ucc...dimi... Subito.... Scappa....-
Riusciva appena a parlare, a dire qualcosa. Le sue uniche parole furono una supplica di aiuto alquanto estrema, una decisione che non voleva accettare. Non poteva finire così!
-No, calmatevi, signore! Vi prego, non c’è bisogno che io vi uccida! Calmatevi!- continuava ad ordinargli affannosamente.
Ma non era qualcosa che il rosso avrebbe potuto controllare. Qualsiasi cosa lo avesse infettato, lo portava a reagire a quel modo, ad attraversare fasi altamente strazianti. Continuava ad agitarsi convulsamente nella presa della giovane a chiedere una fine alle sue sofferenze, prima di diventare uno di loro. Non l’avrebbe ucciso per salvare se stessa, non sarebbe scappata lasciando il suo corpo in balia di quelle schifose creature... Non si sarebbero separati per nulla al mondo. Era egoista, sì, ma non poteva accettare che incontrasse una simile fine. Era... Era assurdo, ingiusto!
-Yao...ne... Ti prego...-
Prese a gridare ed emettere dei versi più acuti, divincolandosi dalla presa e cadendo al suolo, steso contro il freddo pavimento di quella buia stanza, il corpo percorso da spasmi. Tossiva e respirava affannosamente, sputando sangue.
Yaone non riusciva più a reggere una simile vista. Era in preda ai singhiozzi, in quel momento -- la vista era offuscata e riusciva a malapena a distinguere quella figura un tempo amica. Si mordeva il labbro inferiore per trattenere l’immenso dolore che in quel momento le stava squarciando il petto, affondando le dita saldamente sul proprio vestito. Credeva che fosse l’unico modo per tenersi salda alla realtà, per sapere che non stava facendo un brutto incubo, ma stava vivendo davvero quella tragica esperienza. Desiderava così tanto sbagliarsi, desiderava così tanto svegliarsi in un caldo letto e rivederlo sorridere. Sapeva che non sarebbe mai successo, che la sofferenza era l’unica cosa a rammentarle il mondo a cui adesso apparteneva, che non c’era più via di scampo. Doveva ucciderlo, proprio come lui stesso le aveva appena chiesto. Doveva porre fine alle sue sofferenze. Solo così la sua anima avrebbe riposato in pace e solo così avrebbe avuto la certezza che non le avrebbe fatto del male successivamente.
Chinò il capo emettendo un urlo disperato e si lasciò cadere con i palmi rivolti al pavimento, prendendo a battere dei pugni e a dar sfogo al suo tormento.
Ad un tratto, alzò appena il capo in direzione del corpo di Kougaiji, ormai quasi esanime. Le dita e le gambe avevano dei piccoli spasmi e si muovevano ad intervalli irregolari e il ventre pareva gonfiarsi ogni tanto. La donna si fece forza e si avvicinò a lui, chiandosi accanto alla testa e sollevandola appena, fino a farla riposare sulle gambe.
-Mio signore...- iniziò, singhiozzando.
Delle lacrime caddero sul volto ambrato del rosso. -De...vi...sca...pare... Yaone...-
-Shhhh, non si sforzi, per favore. Ho capito tutto.- mormorò, cercando di sorridergli e di trattenere le lacrime, con grande sforzo. -Eseguirò il vostro ultimo ordine fino alla fine.-
Provò anch’egli a sorriderle, muovendo con grande difficoltà i muscoli del volto. Voleva incoraggiarla un’ultima volta e assicurarle che sarebbe andato tutto bene. Voleva darle un’ultima dose di speranza.
-Prome..ttimi....una...cosa... Vivi...-
Annuì con forza, ma stavolta ulteriori lacrime sgorgavano copiosamente dai suoi occhi, bagnandole il volto e facendola singhiozzare rumorosamente. Kougaiji le diede un ultimo sorriso.
-Quan...do sei... Pronta... Uccidi...mi...- concluse, chiudendo gli occhi e prendendo a respirare affannosamente, affaticato dallo sforzo.
Deglutì rumorosamente, conscia della sua ultima promessa verso il suo signore. Non voleva che finisse così, non voleva compiere quel gesto estremo, non voleva perderlo, tuttavia, non aveva più scelta. Non poteva sottrarsi alla sua promessa. Sebbene fosse doloroso, doveva farlo. 
Si rialzò, facendo riposare il capo sul pavimento, e si guardò intorno alla ricerca di un’arma. Le serviva qualcosa di pesante, un’attrezzo in grado di spaccargli la testa, o di mozzargliela, giusto per essere sicura che non potesse tornare in vita; una mazza, una sega circolare, una spada... Qualsiasi cosa sarebbe andata bene, purché utile per il suo scopo. Si trovava in una casa piuttosto comune e non pareva esserci nulla fuori dall’ordinario. Forse, in garage o nello scantinato avrebbe trovato qualcosa, pensò. Lanciò un’ultima occhiata ai suoi piedi. Temeva in cuor suo che se si fosse allontanata, sarebbe successo qualcosa, ma non aveva altra scelta. In quella stanza c’erano solo armi di corta gittata e usarle sarebbe stato un pericolo per se stessa. Una pistola sarebbe stata decisamente migliore, o un fucile, considerando la possibilità di essere lontani dal bersaglio, ma erano anch’esse rischiose, se si teneva in considerazione il rumore prodotto dal colpo. Si congedò da Kougaiji e si diresse verso la cucina dell’abitazione e si diresse nello scantinato. Accese la luce, premendo un interruttore sulla sua sinistra, appena entrata, e osservò accuratamente gli oggetti presenti nella stanza. Adocchiò subito un’ascia attaccata alla parete e vi si avvicinò a passo spedito. Constatò subito a malincuore quanto fosse pesante e impiegò dei tentavi per sollevarla dal ripiano su cui poggiava; ciononostante, non demorse. Riuscì finalmente a sollevarla e menò un fendente nell’aria per capire come usarla. Doveva essere decisa e pratica, così da non rischiare errori. Una volta acquisita la praticità sufficiente e convinta delle sue azioni, lasciò la stanza per tornare da lui.
Devo farlo per il signor Kougaiji...

 
Tornò nella sala da pranzo, dove il ragazzo riposava, ma la scena pareva esser diversa. Yaone spalancò gli occhi e prese a tremare.
-Signor... Kougaiji...?- domandò con un sottile filo di voce.
La figura che si presentava ai suoi occhi era proprio quella del suo signore, apparentemente sano e in piedi, lì di fronte a lei. Non mostrava nessuno dei precedenti sintomi e se non fosse stata lì nell’ultima mezz’ora, avrebbe potuto pensare che si fosse ripreso, che fosse lo stesso di sempre. Quel silenzio le metteva ansia. Sentiva il cuore battere all’impazzata, pronto a scoppiarle da un momento all’altro. Goccioline di sudore le imperlavano appena la fronte, fredde. Il tempo sembrava essersi dilatato fino a rendere quell’istante eterno.
-No, vi prego... Ditemi che non... No...-
La sottile voce della ragazza corrispondeva perfettamente ai suoi stati d’animo. C’era un filo di paura, di disperazione in lei, incredulità e rifiuto categorico della situazione che avrebbe vissuto di lì a poco. Il suo io sapeva benissimo cosa stava succedendo, ma non voleva accettarlo. Non poteva! Non le riusciva affatto accettare quella situazione così assurda. E il suo cuore era decisamente stanco di tutta quella tristezza che aveva accumulato in così poco tempo da non poter più permettersi un simile colpo. L’uomo che amava aveva un posto così grande nel suo cuore che la sua perdita sarebbe stata uno scacco matto a quel briciolo di sanità mentale rimastole. Ma adesso, l’universo intorno a sé andava sgretolandosi e lei era sola.
La sua vista minacciava di offuscarsi quando, all’ennesimo richiamo, il ragazzo non rispose. Le mani iniziavano a cedere al peso dell’arma e di scatto serrò la presa attorno al manico di legno. Il rosso alzò appena la testa e rivelò degli occhi vuoti, delle pupille che fissavano non lei, bensì la sua carne. Era diventata nient’altro che carne fresca per quello che una volta era il suo padrone e, come ben sapeva, di lì a poco l’istinto di quelle creature lo avrebbe spinto ad avventarsi su di lei per renderla l’ennesima vittima di quel flagello. Non posso permetterlo. Non posso permettere che gli sforzi di tutti loro siano vani. Devo vivere per Dokugakuji, per la signorina Lirin e... per il signor Kougaiji.
Poi accadde. Il ragazzo scattò in avanti verso Yaone, le braccia protese verso di lei e le mani pronte a serrare le proprie dita attorno alle sue candide braccia. Il cuore della ragazza batteva all’impazzata, mentre la paura continuava a crescere dentro di sé. Non si lasciò intimidire. L’adrenalina rilasciata nel suo corpo fece sì che i suoi riflessi fossero molto più acuti e che al momento giusto ella potesse schivare l’attacco. Si spostò lateralmente, facendo curvare in avanti il suo nemico e fu allora che la sua chance giunse. Ancora una volta, le sembrò che il tempo si fosse fermato e che quell’attimo fosse eterno. Sollevò l’arma con tutta la forza che aveva, finché la punta dell’asta in legno non fu in corrispondenza del petto e con fermezza puntò alla nuca. Un colpo netto e un rumore sordo. 
Osservò la scena impietrita. Il sangue zampillava dal taglio, colando verticalmente lungo il tronco del corpo, e la testa rotolò in avanti di qualche centimetro. Per qualche minuto il corpo rimase in piedi, facendo qualche passo, come se fosse mosso da vita propria, e facendo indietreggiare la ragazza per lo spavento; poi, cadde sulle ginocchia e si stese in avanti, accanto alla testa mozzata. Fu presto ricoperto dal sangue che continuava ad uscire abbondantemente, isolando il corpo da tutto il resto. Fu allora che si sentì sollevata. Con un tonfo si lasciò cadere l’ascia a terra e, infine, si lasciò cadere anch’ella sulle sue ginocchia, portandosi una mano alla fronte e prendendo a singhiozzare. È tutto finito, pensava, adesso... è tutto finito! Io... L’ho fatto per il suo bene! Era il suo ultimo desiderio e io l’ho esaudito. Aveva mantenuto la promessa fatta e li aveva uccisi, in modo da arrestare l’incontrollata sete di sangue che animava gli zombie, eppure...
Ora che era rimasta sola, non c’era più nulla che potesse fare. Non sapeva cosa fare, né dove andare. Le rimaneva solo un posto in cui dirigersi, la periferia, ma non aveva alcuna certezza di salvarsi. 

Fine
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: Lerenshaw