Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Pandora86    16/03/2015    5 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco il nuovo capitolo.
Come sempre, grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi continua a inserire la storia tra le preferite le seguite e le ricordate.
E, ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 
 
Capitolo 49. Scudo
 
 
Dicembre 2013 – Mercoledì sera
 

“Passami il mio cellulare, cavaliere”.

Gwaine lo guardò per un istante sbigottito.

Quello era un ordine a tutti gli effetti. Un ordine di vitale importanza. Un ordine dato dal Guardiano al Cavaliere.

Fece come richiesto, chiedendosi cosa diamine fosse successo. Fino a meno di un minuto prima, stavano conversando amabilmente. O meglio, si stavano provocando amabilmente, e fin qui tutto era nella norma.

Era durato un istante ma, improvvisamente, il volto di Kyle era cambiato. Improvvisamente, la sua espressione era divenuta quella di una statua di marmo, fredda, impassibile e concentrata.
Un’espressione da Guardiano.

“Non mi dire che non te ne sei accorto, Gabriel”.

La voce dell’altro lo riscosse dalle sue riflessioni e, al contempo, confermò le ipotesi di Gwaine.

Nessun vezzeggiativo scherzoso sul nome dell’altro Guardiano: segno che, qualsiasi cosa fosse successa, neanche uno come Kyle poteva riderci sopra.

Segno che la cosa era veramente seria.

“Cosa? Non sei più a casa del cavaliere?”.

Gwaine si mise in ascolto.

“Va bene, va bene! Vado io e ti tengo aggiornato” e attaccò.

“Che succede?” chiese immediatamente Gwaine.

“Succede che dobbiamo andare a casa del Re. O, perlomeno, provare a entrare nel quartiere. Anche se dubito riusciremo a farlo!”.
 

***
 

“Che succede, Lenn?” chiese Merlìha agitata.

“Non lo so, Merlìha, ma credo si tratti di uno scudo. Uno scudo potente!” rispose Lenn afferrando il cellulare e digitando veloce un messaggio.

“Chi mai potrebbe aver creato uno scudo dalla potenza così estrema?” lo incalzò la donna.

“Sai che solo una pietra è in grado di fare questo” le rispose Lenn serissimo, non staccando gli occhi dal cellulare che, qualche istante dopo, vibrò.

“Infatti!” esclamò piccata la donna. “La domanda è: perché il pianeta esiste ancora?” chiese, non provando nemmeno a trattenere l’agitazione.

“Kyle è andato a verificare” la informò Lenn leggendo il messaggio.

“Dobbiamo andare anche noi?” chiese la donna.

“Direi di no! Non credo che, in quel quartiere, serva altra energia!” rispose Lenn sicuro.

“Quindi, proviene dal quartiere del Re” affermò Merlìha.

“Ma com’è possibile?” chiese poi.

“Credo che il Diamante Bianco stia tenendo in piedi lo scudo, trattenendo l’energia del Diamante Nero al suo interno, ma di più non so. Aspettiamo le novità di Kyle non appena si sarà avvicinato alla zona!” chiarì la situazione Lenn senza nessuna traccia del suo solito sorriso
sul volto.

“Fino a quando il Diamante Bianco reggerà?” chiese preoccupata Merlìha e Lenn non rispose, limitandosi a scuotere la testa.
 

***
 

“Che significa che non possiamo andare oltre?” chiese Gwaine allibito.

Dopo la telefonata, Kyle si era alzato dal letto preparandosi per uscire e Gwaine, capendo che non si trattava di una delle tante buffonate dell’altro, non aveva fiatato decidendo però di accompagnarlo in macchina.

Il Guardiano non aveva protestato ma anzi, aveva affermato che era ovvio il fatto che avrebbe dovuto fargli da autista. Segno che la situazione non era preoccupante: era molto preoccupante.

E ora si trovavano lì, a pochi metri dal quartiere residenziale di Artù, dove Kyle gli aveva praticamente ordinato di fermarsi.

“Significa che c’è uno scudo di energia potente! Molto potente!” chiarì Kyle serio e Gwaine, nonostante non vedesse nulla a occhio nudo, non pensò neanche lontanamente di dubitare della veridicità dell’affermazione.

“E non riesci a oltrepassarlo?” s’informò invece.

“Potrei, ma dovrei usare il mio potere” spiegò Kyle con noncuranza mentre continuava a scrutare con occhi attenti la strada attraverso il vetro dell’auto. “E non credo che il pianeta lo gradirebbe” affermò secco.

“Ma perché dovrebbe esserci una tale cosa nelle vicinanze della casa di Artù? Non può essere una coincidenza” protestò Gwaine stringendo il volante con rabbia.

“Ovvio che non si tratta di una coincidenza” gli chiarì Kyle. “Ti informo che, nella casa del Re, c’è anche Merlino!” spiegò.

“Che cosa?” sgranò gli occhi Gwaine.

“Già!” sospirò Kyle.

“Come si spiega una cosa del genere?” lo incalzò Gwaine e Kyle sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

“A quanto pare” rispose con tono sarcastico, “oggi, Klause Badelt ha ricevuto una visita nella sua scuola di musica, da parte del caro Re. E non fare quella faccia” lo riprese poi, osservando l’espressione stupita dell’altro, “so benissimo che avete scoperto le nostre identità nel mondo non magico”.

“Non è per quello che sono sorpreso” lo corresse Gwaine, “ma dal gesto di Artù” concluse.

“Beh, il Re non ha mai brillato in intelligenza. D’altro canto, non è una dote che vi caratterizza altrimenti, avreste preso più in considerazione le parole di Louis e Phoenix” lo rimproverò.

“Guarda che io non ne sapevo nulla” si difese Gwaine.

“Il che è un bene” fu lesto a rispondere Kyle, “perché altrimenti saresti andato anche tu insieme altri quattro. O sbaglio?” e lo sfidò, con lo sguardo, a contraddirlo.

Gwaine sbuffò ma non rispose. Certe volte, e questa era una di quelle volte, era insostenibile avere a che fare con una persona che avesse sempre ragione.

D’altro canto, sapeva anche che Kyle aveva affermato la verità. Perché, se non fosse stato così preso dall’inatteso ospite a casa sua, probabilmente, sarebbe andato in quella scuola molto prima di Artù.

“Quindi, è per questo che non lo abbiamo mai incontrato in passato?” s’informò Gwaine.
Kyle sbuffò.

“Perspicace, cavaliere” lo riprese con tono ironico.

“Ma che cosa sta succedendo, in realtà?” lo incalzò ancora Gwaine e Kyle alzò gli occhi al cielo esasperato.

“Non riesci a stare zitto per due minuti di fila?” chiese irritato.

“E tu non puoi spiegarmi in termini che io riesca a capire senza spazientirti?” non si arrese Gwaine.

Kyle sospirò, rassegnandosi a spiegare.

“C’è uno scudo, uno scudo potente, che mi impedisce di entrare. Uno scudo creato dal Diamante Bianco” incominciò.

“Credevo che lo avesse creato il Diamante Nero” obiettò Gwaine con aria perplessa e Kyle sorrise sarcastico.

“Ti sei mai domandato perché il Re, insieme a tutti voi, abbia avuto bisogno di una preparazione, prima di poter avvicinare il Mago?” domandò Kyle e, non aspettando la risposta, riprese. “Te lo dico io, allora. Merlino indossa il Diamante Nero che gli fa sentire tutto il male del mondo” riassunse in maniera spiccia. “A contatto con il Re, e sotto l’influenza del Diamante Nero, rischia di perdere il controllo, facendo correre seri rischi sia al suo corpo sia alla sua mente. Senza contare tutto quello che lo circonda, che rischia di essere spazzato via in meno di un istante. Anzi, a giudicare dallo scudo che ha alzato il Diamante Bianco, credo che il Re lo abbia già fatto arrabbiare a sufficienza” concluse.

“Ma che c’entra il Diamante Bianco?” domandò ancora Gwaine.

“Sembra che il Re sia finalmente pronto a usare la potenza della sua spada” rispose Kyle. “A quanto pare, il Diamante Bianco ha alzato uno scudo per contenere l’energia negativa del Diamante Nero, proteggendo tutto quello che vi è al suo interno. Il problema, però, è fino a quando riuscirà a farlo” concluse.

“Quindi, è Artù che sta tenendo la situazione sotto controllo” riassunse Gwaine.

“Ma perché non possiamo entrare? E le persone che sono all’interno?” domandò ancora e Kyle sospirò come se stesse esalando l’ultimo respiro.

“La gente all’interno non credo si sia accorta di nulla e può sia entrare che uscire. Il problema è la mia energia che, a contatto con lo scudo, potrebbe creare qualche spaccatura di troppo” spiegò.

“Inoltre, tu sei uno dei cavalieri di Camelot e, se il Diamante Nero ha risvegliato le paure verso quell’epoca, viene logico pensare che se entrassi all’interno dello scudo creeresti una grossa interferenza” terminò.

Gwaine soppesò bene le parole che l’altro aveva detto.

“Quindi, perché siamo qui?” domandò poi.

“Perché devo tenermi pronto a intervenire nel caso il Diamante Bianco non sia abbastanza forte” rispose Kyle.

“Ma non stiamo parlando di un oggetto potente?” domandò ancora Gwaine.

“Possibile che tu non riesca a fare due più due?” si spazientì Kyle.

“Ovvio che l’oggetto sia potente. Peccato che il Re non abbia sufficiente esperienza nell’usarlo” disse secco.

“Quindi, devi tenerti pronto a contrastare il Diamante Nero?” s’informò Gwaine sgranando gli occhi.

“Vedo che finalmente hai afferrato il concetto” sbottò Kyle sarcastico.

“Merlino non si perdonerebbe mai di aver raso al suolo un quartiere” aggiunse poi, con tono stranamente riflessivo.

“La follia che siamo riusciti ad allontanare per tutti questi secoli, lo coglierebbe senza scampo” concluse con un tono e un’espressione che Gwaine avrebbe potuto definire tristi. O forse, malinconici! Sì, era quello, senza dubbio, l’aggettivo più adatto.

“Ma io non lo permetterò” aggiunse poi Kyle con tono duro mentre gli occhi si assottigliavano pericolosamente e Gwaine deglutì istintivamente. “Costi quello che costi”.

Stettero per qualche minuto in silenzio, fino a quando Gwaine, ripensando alle parole dell’altro, sentì una domanda nascere spontanea.

 “Chi erano gli altri tre?” domandò con interesse.

Kyle alzò un sopracciglio, guardandolo con aria interrogativa.

“I tre, che, oltre ad Artù, sono andati nella scuola di musica” chiarì Gwaine.

“Oh, vediamo” ci pensò su Kyle, “quello con i capelli ricci e quello dalla carnagione scura. Oltre a quello che conosceva il segreto di Merlino in tempi remoti” elencò velocemente.

“Leon, Elian e Lance” chiarì Gwaine. “Hai lavorato con noi, senza neanche memorizzare i nostri nomi?” chiese poi scettico.

“Ho memorizzato le vostre figure, in tempi remoti, ma non mi sono mai preoccupato dei vostri nomi” spiegò con semplicità agghiacciante Kyle, parlando di epoche dimenticate. “Quanto al presente, eravate solo i cavalieri che erano ritornati. Non ho ritenuto opportuno memorizzare altro” concluse, con una scrollata di spalle.

Gwaine annuì rimanendo in silenzio per diversi istanti mentre rifletteva su quello che Kyle aveva detto. Il Guardiano, questa volta, non stava insultando gli esseri umani o la loro stupidità. Gli aveva semplicemente detto che loro non erano abbastanza importanti da essere memorizzati e Gwaine, in fondo, sapeva che si trattava della verità.

Sapeva che, nella lontana Camelot, erano stati Merlino e Artù i cardini della storia. Tuttavia, queste cose potevano cambiare nell’era moderna. Avrebbe potuto fare in modo che Kyle non lo considerasse solo il cavaliere, come lo chiamava praticamente sempre, ma Gwaine.

Ora che ci faceva caso, mai una volta Kyle lo aveva chiamato per nome. Anche quando Gwaine non sapeva chi fosse e Kyle si fingeva un normalissimo impiegato.

Beh, ora che ci aveva fatto caso, aveva tutta l’intenzione di rimediare.

Sentì Kyle sospirare e guardò nuovamente davanti a sé, sperando forse di scorgere quello che ai suoi occhi era precluso. Non ci riuscì e tornò nuovamente a guardare l’altro.

“Perché stavi piangendo?”.

Non c’era premeditazione né calcolo in quella domanda. Come ogni cosa che proveniva da Gwaine, era stata istintiva e dettata dalle sensazioni che provava. In quel particolare momento, osservando lo sguardo del Guardiano e pensando alla situazione in cui si trovavano, non era riuscito a trattenersi.

Perché, quella a cui stava assistendo era ancora una delle mille facce di Kyle. In quel momento, non era lo sbruffone, il prepotente, il presuntuoso o l’idiota.

Era semplicemente Kyle che, di fronte a un male comune, metteva da parte le antipatie sopportando la sua presenza. Semplicemente Kyle che si teneva pronto a dare sfoggio di tutta la sua potenza nel caso ce ne fosse stato bisogno.

Fu questo pensiero che probabilmente aveva fatto scattare la domanda. Perché Gwaine non aveva mai visto Kyle comportarsi da Guardiano.

Un Guardiano mandato sul posto dagli altri tre perché la sua esperienza superava quella di tutti loro. Un Guardiano competente e intelligente. Il Guardiano.

“Perché piangevi?” domandò nuovamente sottovoce mentre volgeva lo sguardo di fronte a sé, fissando un punto imprecisato della strada che si trovava dinanzi.

Sentì Kyle sospirare e Gwaine attese in silenzio, non del tutto certo che l’altro rispondesse alla sua domanda.

Non era sembrato sorpreso del fatto che Gwaine se ne fosse accorto e, anche se lo fosse stato, non era da Kyle manifestare apertamente stupore per così poco.

“A volte, è dura vivere in un corpo umano, cavaliere!” rispose Kyle lentamente e Gwaine annuì senza guardarlo.

Non perché provasse imbarazzo ma perché sapeva che l’altro non avrebbe gradito.

Rimasero perciò in silenzio. Per quella sera, non c’era null’altro da dire. Rimasero in silenzio, mentre Gwaine accoglieva la prima confidenza che l’altro gli avesse fatto e rifletteva sul significato di quelle parole.

Probabilmente, si trattava delle prime parole sincere che Kyle gli rivolgeva e Gwaine decise di custodirle al sicuro dentro di sé, fino a quando non fosse riuscito a capire il reale significato di quella frase.

Sapeva, infatti, di non poter indagare oltre ma andava bene così. Andava bene, continuare a stare accanto all’altro in silenzio, ognuno perso nelle proprie riflessioni, ognuno perso nei propri dilemmi.

Passò un tempo interminabile, fino a che Gwaine non sentì Kyle sospirare di sollievo.

Rivolse lo sguardo verso di lui per chiedere spiegazioni ma non ci fu bisogno di domandare nulla.

“Sembra che la situazione sia rientrata” esclamò Kyle di buon umore, anticipando le domande dell’altro.

“Osserva” continuò, mentre invitava Gwaine a guardare dentro la pietra che indossava.

“Finalmente, posso di nuovo osservare il Re, quindi lo scudo è rientrato” spiegò, mentre l’altro osservava le figure muoversi all’interno dell’anello, rimanendo affascinato da un tale potere.
 

“Siamo due imprenditori! Amici, almeno in questo secolo?”.
 “Diciamo colleghi. Questo è il mio biglietto da visita. Per fissare la prossima riunione”.
“Va bene. Ti contatto quando Lance avrà letto il fascicolo”.
“Bene!Non vi scomodate, conosco la strada”.
 

“Bene” disse Kyle interrompendo i contatti. “Direi che possiamo togliere le tende, cavaliere” e Gwaine mise in moto ridacchiando.

Per fortuna, Artù era riuscito a tenere la situazione sotto controllo.

Inoltre, anche Kyle sembrava inaspettatamente di buon umore e Gwaine, non sapendo fino a quanto fosse durata, decise di gustarsi appieno quegli istanti con l’altro, mentre un forte senso di cameratismo verso Kyle, per quella che sembrava una prima missione andata a buon fine, lo invadeva facendolo fischiettare allegro.
 

***
 

“Già di ritorno?” domandò Gabriel vedendo Merlino entrare nel salone dell’immensa villa Badelt.

“Perché, a che ora mi aspettavi?” chiese Merlino sorridendo e accomodandosi nella poltrona di fronte a lui.

“Credevo saresti rimasto tutta la notte sulle acque di Avalon a riflettere sui mali del mondo” si espresse Gabriel incrociando le mani sotto il mento e osservando le fiamme scoppiettare nel camino.

“Ti sei avvicinato molto alla verità!” confermò il mago. “Tu, invece, come mai sei qui?” domandò.

“Forse, perché ci abito” gli fece notare Gabriel.

Merlino ridacchiò.

“Nostalgia di casa?” s’informò.

“Nostalgia del silenzio che regna in questa casa” lo corresse l’altro.

Merlino non faticò a cogliere il riferimento, neanche sottinteso, a Kyle.  Certo, da secoli, abitavano nella loro immensa villa. Immensa, per l’appunto! Tanto grande da poter stare per giorni senza incontrarsi.

Abitare, invece, in un appartamento di poco meno di cento metri quadri doveva essere diventato insostenibile per entrambi.

Merlino ridacchiò al pensiero degli improbabili turni di pulizie e di cucina che sicuramente Lenn aveva stabilito per tutti loro. Improbabili non perché non fossero logici ma perché non erano applicabili alle persone in questione. Si domandò se quella casa fosse ancora in piedi, e in che stato fosse ridotta.

Troppo preso in questi piacevoli pensieri, non sentì la domanda di Gabriel.

“Dove sei con la mente?” lo richiamò il guardiano.

“Al centro di Londra” ridacchiò Merlino bonario.

Gabriel inarcò un sopracciglio, in segno di domanda.

“Nella casa dove risiedete ora” spiegò Merlino. “Non ci sono mai stato, né sono venuto a trovarvi” appuntò con una nota di rammarico.

“Questo, perché non c’era nulla da vedere” costatò Gabriel con indifferenza.

“Beh, ammetti che sarebbe stato spassoso, però” rifletté Merlino e Gabriel evitò di rispondere lasciando che la sua espressione parlasse per lui.

Merlino rise.

“Dai, non può essere stato tanto male”.

“Infatti” rispose Gabriel, “è stato peggio!” appuntò mentre una linea di disgusto gli increspava le labbra.

“Che cosa mi avevi domandato?” s’informò poi Merlino.

“Com’è andata?” chiese nuovamente Gabriel che non ebbe problemi a ritornare all’argomento principale.

“È stato abbastanza disastroso” esordì Merlino e Gabriel lo invitò a continuare con un cenno del capo.

“Disastroso perché il Re sembra realmente essere il genio della finanza che i giornali decantano” concluse, prendendosi un istante di pausa per riflettere.

“Abbiamo sempre saputo quanto fosse bravo nel suo lavoro” precisò Gabriel.

“Beh, che faccia il suo lavoro lontano dalle mie imprese” sbottò Merlino.

“Deduco, dalla tua reazione, che il Re abbia presentato dei piani eccellenti” continuò a parlare Gabriel con un mezzo sorriso.

D’altro canto, lui sapeva come quei piani fossero stati preparati in fretta. Tuttavia, omise di dare questo particolare all’altro, ritenendo più opportuno, al momento, lasciarlo sfogare.

Inoltre, erano altri gli argomenti che andavano toccati. E Gabriel, da ottimo stratega, ci sarebbe arrivato con una precisione matematica.

“Già, ed è questo che non sopporto!” esclamò Merlino, incrociando le braccia e imbronciandosi.

“Quei piani hanno richiesto una pianificazione di mesi” continuò a brontolare.

“Al Re, non sono andati giù i rifiuti del nostro amministratore delegato e quindi ha pianificato un’operazione, decidendo di presentarmela direttamente nella scuola, senza neanche preoccuparsi di fissare un appuntamento, scavalcando tutti i nostri azionisti e saltando tutta la burocrazia per incontrarmi” concluse.

“Capisco!” esclamò Gabriel serio.

“Inoltre, quando ha visto il sito web e capito chi fosse Klause Badelt, si è sentito avvallato perché, nei suoi pensieri, trattandosi di me, non gli avrei rifiutato nulla” sbottò nuovamente Merlino.

“Un moderno Machiavelli, insomma” parlò ancora Gabriel con tono neutro.

D’altro canto, non era detto che si riferisse al Re a giudicare dalla sua espressione impassibile.

Era, infatti, abbastanza interessante stare ad ascoltare Merlino e il suo castello di carte. Castello che Gabriel non ci tenne a smontare perché, visti gli sviluppi di quella sera, ipotizzò che ci avrebbe pensato direttamente il Re.

“E la cosa che mi disturba, è che quei piani sono ottimi” concluse Merlino sbuffando.

“Capisco!” affermò Gabriel. “Che ne dici, invece, di parlare dello scudo?” chiese, andando dritto al punto, spiccio come sempre.

Merlino sospirò, ben sapendo che con Gabriel era inutile tergiversare.

“Cosa vuoi che ti dica” e respirò profondamente. “Non credevo che il Diamante Bianco avrebbe reagito così, ma ne sono felice” e sospirò ancora.

“Secondo te, perché il Diamante Bianco ha reagito in quel modo?” chiese Gabriel.

“Di certo non è stato il Re” decretò Merlino pensieroso. “Forse, il Diamante Bianco è ancora confuso” rifletté.

“Comunque, non vedo l’ora che torni al mio dito” concluse e Gabriel rimase in silenzio.

A nulla sarebbe servito puntualizzare sul fatto che era stato proprio il Re, precedentemente preparato ad Avalon e poi fomentato da Kyle, ad aver creato quello scudo.

A nulla sarebbe servito far notare all’altro che il cuore del Re non aveva incertezze né dubbi su chi affiancare nel futuro.

Non subito almeno, visto e considerato che Merlino avrebbe prima dovuto riscoprire la loro vecchia amicizia e intesa.

In ogni caso, le cose sembravano volgere al meglio e Gabriel era lieto di quelle novità, perché gli impedivano di pensare a quello che era avvenuto a casa del cavaliere, poche ore prima.

Gli impedivano di pensare a quel volto addolorato che, nei loro prossimi incontri, gli avrebbe riservato solo sguardi di odio e non più sguardi di ammirazione.

Perché Gabriel escludeva che non si sarebbero più incontrati visto e considerato i ruoli che avevano entrambi nei rispettivi gruppi.

In fondo, era quello che voleva.

Eppure, faceva troppo male pensarci.

D’altro canto, lui ora avrebbe dovuto vegliare su Merlino quindi, sperò che quella tristezza passasse presto.

Forse, nel giro di qualche giorno non ci avrebbe più pensato.

Non poteva sapere quanto si sbagliasse.

Anche Phoenix, quella sera, sembrava particolarmente pensieroso, mentre osservava il suo cellulare e li raggiungeva, accomodandosi in silenzio accanto a loro.

Stettero così per molto tempo, ognuno perso nelle proprie riflessioni e, nel frattempo, preoccupati l’uno dell’altro.

Phoenix non aveva faticato a intuire l’umore del Guardiano quando questi era rientrato ma non aveva indagato certo che l’altro si sarebbe confidato quando più lo avesse ritenuto opportuno.

Allo stesso modo, anche il Guardiano aveva notato lo strano silenzio dell’altro facendo finta di nulla.

E poi, era arrivato Merlino che, per fortuna, sembrava lucido e in buona salute, per quanto il suo corpo potesse permetterlo.

E ora erano lì, senza dire nulla, ognuno confortato dalla presenza silenziosa degli altri due e da quelle mura familiari che sapevano di casa.

Ognuno con la persistente sensazione che, nonostante finalmente ci fosse qualche ora di pace, mancasse comunque qualcosa.

Ognuno con la sensazione che quella pace sarebbe stata completa se ci fosse stato qualcun altro accanto a loro.
 

Continua…
 

Note:
 

Ecco che finalmente si conclude la giornata di mercoledì. In questo capitolo fornisco più dettagli ‘tecnici’ su quello che è avvenuto fra Merlino e Artù.

Come sempre, attendo curiossissima i vostri commenti.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Alla prossima.

Pandora86
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Pandora86