Delirium Tremens
Non c’è posto per noi,
beduini in deserti desolati di folla caotica,
incubatori di parassiti purulenti assetati di parole vuote,
noi vagabondi del buon costume
trascinati dall’afflato dell’alterità
sulla scia di droghe del consenso
e marciamo soli, e per strade casuali persi,
cerebrotonici assuefatti al canto sirenico
delle masse, nascosti, tossici psichici
tremanti in tuguri dal vostro Dio dimenticati,
riempiamo con occhi paranoici le nostre menti
di quelle da voi aberrate inutilità
nel vostro utilitario
Acciaio,
non meno utopico delle nostre vite,
non c’è più posto per noi,
inutili stelle
vittoriosi perdenti,
ci appollaiamo nel nido dell’Albatro ferito
da analgesiche retrospezioni e vomito
consumati tra labirinti di conglomerati urbani
o clausure d’odio autoinflitte;
“oh Eva diffondiamo il tuo verbo,
rivela la tua nuova conoscenza oh
spirito della disobbedienza,
santa, santa, santa
la serpe della coscienza,
induci noi in tentazione, rendici consapevoli del Male
oh bestia preternaturale.”
Non c’è posto per noi,
antesignani verso il nulla,
portavoce muti e ricercatori miopi
in miopiche strade,
strade asfaltate,
strade di pietra rossa,
strade oscure,
strade di follia ebefrenica,
strade per l’illuminazione,
strade umide in deflagrazione,
Delirium Tremens,
strade spastiche,
strade che muoiono all’angolo tra la forca
e la pupilla iridescente e stanca
della madre-amante acquiescente e stanca,
e il delirio atrofizza la penna
e la penna diventa un ago
e il canovaccio si tinge di rosso
mentre voci distanti e smorzate
rivelano in esoterici messaggi
l’inudibile verità del Tutto.
Non c’è posto per noi,
beduini in deserti desolati di folla caotica,
incubatori di parassiti purulenti assetati di parole vuote,
noi vagabondi del buon costume
trascinati dall’afflato dell’alterità
sulla scia di droghe del consenso
e marciamo soli, e per strade casuali persi,
cerebrotonici assuefatti al canto sirenico
delle masse, nascosti, tossici psichici
tremanti in tuguri dal vostro Dio dimenticati,
riempiamo con occhi paranoici le nostre menti
di quelle da voi aberrate inutilità
nel vostro utilitario
Acciaio,
non meno utopico delle nostre vite,
non c’è più posto per noi,
inutili stelle
vittoriosi perdenti,
ci appollaiamo nel nido dell’Albatro ferito
da analgesiche retrospezioni e vomito
consumati tra labirinti di conglomerati urbani
o clausure d’odio autoinflitte;
“oh Eva diffondiamo il tuo verbo,
rivela la tua nuova conoscenza oh
spirito della disobbedienza,
santa, santa, santa
la serpe della coscienza,
induci noi in tentazione, rendici consapevoli del Male
oh bestia preternaturale.”
Non c’è posto per noi,
antesignani verso il nulla,
portavoce muti e ricercatori miopi
in miopiche strade,
strade asfaltate,
strade di pietra rossa,
strade oscure,
strade di follia ebefrenica,
strade per l’illuminazione,
strade umide in deflagrazione,
Delirium Tremens,
strade spastiche,
strade che muoiono all’angolo tra la forca
e la pupilla iridescente e stanca
della madre-amante acquiescente e stanca,
e il delirio atrofizza la penna
e la penna diventa un ago
e il canovaccio si tinge di rosso
mentre voci distanti e smorzate
rivelano in esoterici messaggi
l’inudibile verità del Tutto.