– Ciao, Natalie. - Disse Samara.
La ragazza non rispose. Era terrorizzata, ma al tempo stesso incuriosita.
- Beh? Hai perso la lingua? – domandò la figlia adottiva dei Morgan.
- Ciao…Samara. – disse finalmente Natalie.
Samara sorrise.
- Dove mi trovo? – chiese la ragazza.
- Sei nell’ospedale psichiatrico di Eola County, Natalie. Dentro le immagini della SM0016. – spiegò Samara.
- SM0016? Ma che stai…? – balbettò Natalie spaventata.
- Cerco di aiutarti. Come hanno cercato di fare gli idioti di quest’ospedale 26 anni fa con me. – disse carica di rabbia la bambina.
- Stupidi. Non sapevano quale fosse il mio problema. Eppure la risposta era così semplice. Nessuno mi ha mai voluto bene. Forse solo mamma. Ma una cosa è certa. Nessuno ha mai voluto ascoltarmi. D’altronde…chi poteva aiutarmi? – rifletté Samara.
- Io ed Andy possiamo, Samara. Possiamo aiutarti. Non siamo ancora una coppia…ma lo saremo presto. – disse Natalie. – Potrai venire a trovarci quando vorrai. Ti accoglieremo come se fossi nostra figlia. Non penso che ci siano solo cose cattive in Samara Morgan. – .
Non ne fu certa, ma per un momento gli parve di veder Samara far cadere qualche lacrima.
- Tu non capisci. – disse.
– SONO NATA MOSTRO. SONO MORTA MOSTRO. SONO RIMASTA UN MOSTRO DOPO LA MORTE. NON POTRO’ MAI CAMBIARE! – urlò, facendo venire il mal di testa a Natalie.
- Abbiamo perso troppo tempo. Dammi il tuo braccio. – ordinò Samara.
La ragazza obbedì. La bambina l’afferrò e si ritrovarono nella stanza degli interrogatori. Natalie era scostata a sinistra dell’inquadratura della videocamera; Samara stava nella stanza dell’interrogato, con dei fili attaccati addosso.
- Comincia la registrazione. Fai come se fosse la SM0015. Te la ricordi, vero? – disse Samara.
Natalie annuì, poi accese la videocamera. Una videocassetta avrebbe immagazzinato le immagini di quella seduta particolare.
- Questa è la SM0016. Samara Morgan. - .
Natalie si sedette.
- Beh…perché ci fai vedere quelle cose? Non dovrebbero vederle solo chi ha visto la videocassetta? – chiese titubante. – Perché hai preso me e non Andy? - .
La bambina non mostrava la minima intenzione di proferire parola.
- Samara? - .
Ancora silenzio.
Natalie non capiva.
- Passiamo al cerchio sul braccio. Perché ce lo hai fatto? – provò Natalie.
Nulla anche questa volta.
- Samara. Come hai fatto i nostri cerchi? – chiese in modo deciso Natalie.
Finalmente, Samara aprì bocca.
- Voi…avete creduto…in me. Ed io…in un certo senso…vi premio. - .
Natalie non riusciva a capirla.
- Samara, basta con gli enigmi, okay? – chiarì Natalie.
- Posso uscire di qui? – chiese la bambina.
- No, Samara. Non finché non mi dirai perché ci fai tutto questo. – disse crudelmente Natalie.
Non sapeva neanche da dove stava tirando fuori quell' energia nel rispondere alla bambina.
- Voi non mi avete fatto nulla di male. – disse Samara.
Natalie rimase basita.
- Sì, certo…ma non ci farai del male? Non farai del male a nessuno dei due? – domandò la ragazza.
- Però vi infastidisco, e mi dispiace. Non l’ho voluto io. – si scusò la bambina.
Natalie era sempre più incredula.
Non lo aveva voluto lei?
- Beh, è per questo che siamo qui, io e Andy. Affinché possiamo darti una mano. – la rassicurò Natalie.
Un momento di pausa, poi Samara parlò.
- Mi tratterà male. - .
La ragazza non sapeva più cosa dire.
- Chi? – chiese.
- Andy. - .
Ma che sta dicendo? , si domandò la ragazza.
- Ma noi siamo qui per te! – esclamò.
- Non Andy. – disse pacatamente la bambina.
- Ma, in un certo senso… lui ti vuole bene. – spiegò Natalie.
- Andy vuole bene a te. - .
La ragazza era sempre più disperata.
- Mi odia sempre di più. – continuò Samara.
- Non è vero. – negò Natalie.
Silenzio.
- Ma lui non sa. - .
Un altro enigma.
- Cos’è che non sa, ora? Samara? - .
La videocassetta uscì dal registratore e si scagliò addosso a Natalie.
La videocamera prese fuoco.
- Vi ho dato anche troppo. Ci vediamo, Natalie. Forse. – la salutò Samara.
Un forte mal di testa, poi vide il cerchio.