Capitolo
2
Charlotte
scosse la testa.
Poco
importava che il suo interesse per Gideon
fosse scemato con sempre maggior rapidità in quelle ore:
ancora non riusciva a
sopportare l’atteggiamento di Gwendolyn. Si comportava come
se fosse tutto un
gioco, non prestava la minima attenzione a ciò che stava
provando a spiegarle
e, come suo solito, guardava nel vuoto e ridacchiava di tanto in tanto.
Aveva
sempre pensato che fosse senza qualche
rotella e in quei momenti le confermava in maniera assoluta i suoi
sospetti.
-
Gwendolyn, presta un po’ d’attenzione, in nome
del cielo! –
-
La colpa non è sua, ma del compagno di ballo –
la interruppe una voce maschile.
Non
potè impedire al suo corpo di avere un lieve
fremito quando la riconobbe. Richard era lì, appoggiato allo
stipite della
porta con distratta eleganza, e osservava la scena con un sorrisetto
sghembo
sul freddo volto affascinante.
-
È il nostro migliore preparatore da anni. –
-
Allora non oso pensare come fossero tutti gli
altri. –
Poi
si fece avanti, strappando senza tante scuse
Gwendolyn dalle braccia di Giordano e stringendola con ferma
gentilezza. La
guidò lentamente nei vari passi, sorridendole di tanto in
tanto, senza mai stringerla
più di quanto non fosse strettamente necessario. Non stava
flirtando con lei,
constatò, ma aveva certamente modi molto diversi rispetto a
quelli che erano
stati riservati a Gwendolyn fino a quel momento. E come danzava. Ah,
aveva il
potere di riuscire persino a far sembrare Gideon goffo al confronto.
Terminarono
il minuetto rispettivamente con un
inchino e una riverenza e dovette ammettere, per quanto non le facesse
piacere,
che Gwendolyn si era dimostrata all’altezza della situazione
in quell’occasione.
Certo,
poteva anche essere stata semplice
fortuna.
-
Non male – decretò.
Vide
sua cugina rivolgerle una buffa smorfia che
probabilmente voleva essere una sua imitazione. Si sforzò
d’ignorarla.
Cielo,
sapeva essere così infantile.
-
Presumo che lei saprebbe fare di meglio, miss
Montrose? –
Sapeva
riconoscere una sfida quando gliene veniva
rivolta una e aveva una gran voglia di tenere testa a quel ragazzo
… o avrebbe
dovuto dire uomo? Il fatto che nel presente quella versione ventunenne
di
Richard avrebbe avuto sedici anni in più la confondeva. Non
sapeva mai se
pensare a lui come un giovane uscito da poco dall’adolescenza
o un uomo fatto e
finito.
-
Ovviamente, signor de Villiers. –
-
Allora mi sento in dovere di testare le vostre
abilità, mademoiselle. –
Le
rivolse un piccolo inchino, porgendole una
mano con eleganza.
Esitò
un attimo prima di accettarla, lasciandosi
condurre sulla pista. Aveva un sorriso divertito e ironico sulle labbra
e seppe
che stava per commentare con qualcosa d’impertinente ancora
prima che aprisse
bocca.
-
Coraggio, miss Montrose, ma ricordate: Se danzi
con il diavolo, il diavolo non cambia; è lui che cambia te.
–
-
Dovreste sapere, signor de Villiers, che il
diavolo è un ottimista se crede di poter peggiorare gli
uomini. –
Richard
rise, attirandola a sè.
-
Ciò che
l'uomo chiama immorale è ciò che mostra al mondo
la sua vergogna. –
Riusciva
a percepire chiaramente quanto fosse
solido il suo corpo al di sotto della camicia nera che indossava.
Sentì le
guance accaldarsi leggermente e fu certa che le sue gote avessero
assunto una
sfumatura particolarmente intensa di rosa. Sperava solo di non
risultare ai
suoi occhi come una ragazzina impacciata e ridicolmente timida. Era
solo un
ballo.
Un
ballo con un giovane uomo attraente e in grado
di scacciare Gideon dalla sua mente. Scacciò i pensieri,
lasciandosi condurre
da quelle mani forti che la stringevano contro il suo corpo con molto
più
vigore di quanto non avessero fatto con Gwendolyn qualche minuto prima.
-
Il Diavolo
rimase vergognoso, e intese come il bene
sia tremendo, e vide come nella sua forma la virtù sia
amabile – mormorò,
sorridendole in modo ben diverso rispetto a quanto aveva fatto fino a
quel
momento.
Frastornata
da quella vicinanza e dal buon profumo che irradiava la sua pelle,
impiegò
qualche secondo a riconoscere la citazione.
-
Milton, il
Paradiso Perduto. –
Annuì
appena. – Molto bene, miss Montrose. –
Mossero
gli
ultimi passi con la precisione e la grazia che aveva accompagnato tutto
il
minuetto e Charlotte ebbe chiaramente l’impressione che
quello fosse stato il
ballo più breve della storia. Quando la musica
cessò, si ritrovò ancora stretta
a Richard.
Sembrava
che
il ragazzo non avesse poi tutta questa voglia di lasciarla andare,
d’altronde
non poteva certo negare che la cosa le facesse piacere.
-
Magnifique! Superbe! – esclamò Giordano, battendo
allegramente le mani.
Persino
Gwendolyn,
notò con la coda dell’occhio, appariva
sinceramente ammaliata.
Fu
allora
che la presa di Richard si annullò e si ritrovò
ad osservarlo mentre si chinava
a depositarle un lieve bacio sul dorso della mano.
Fremette
nell’istante in cui le sue labbra incontrarono la pelle
sensibile.
E,
potè
giurarlo, Richard sorrise in un misto di compiacimento e orgoglio per
quella
reazione. Tuttavia si ricompose in fretta e tornò a
indossare la maschera di
gelido fascino di pochi minuti prima.
Mentre
tornava alla sua postazione al fianco di Giordano, vide che anche
Gideon era
stato presente durante il loro piccolo intermezzo artistico.
Bene,
così
avrebbe finalmente capito che non desiderava continuare quella scena
d’aspirante fidanzata respinta.
-
Ti serviva
qualcosa, ragazzino? – domandò Richard, inarcando
un sopracciglio all’indirizzo
di Gideon.
Quest’ultimo
arricciò il labbro in un’espressione contrariata.
Non gli piaceva che lo
chiamasse in quel modo ma, di fatto, era
più grande di lui.
-
Mr George
mi ha mandato a chiamarti per la trasmigrazione. –
Non
aggiunse
altro, certo che il viaggiatore avrebbe capito.
Infatti,
Richard annuì con serietà e uscì a
passi lunghi dalla sala, seguito a ruota dal
Diamante.
Charlotte
lanciò un’occhiata interrogativa a Gwendolyn, che
si strinse nelle spalle.
Magnifico, neanche lei sembrava saperne qualcosa.
-
Riprendiamo con gli esercizi di portamento, Gwen –
ordinò.
Visto
lo
sbuffo che la cugina non aveva neanche provato a camuffare, aggiunse: -
Spero
che alla soiré dimostrerai un po’ più
di classe e non ti metterai a fare rumori
molesti durante le esibizioni. –
-
Certo,
Vostra Grazia Serenissima – ironizzò.
Aveva
già
detto quanto la trovava infantile?
*
Stavano per fare ritorno
a casa quando un rumore di passi piuttosto turbolento attirò
la loro
attenzione.
Gwendolyn si arrestò
all’istante, allarmata. Probabilmente, a dispetto delle
discussioni di quei
giorni che avevano coinvolto lei e Gideon, era ancora sinceramente
preoccupata
per lui. E lei, suo malgrado, doveva ammettere che il pensiero che a
uno dei
due ragazzi fosse successo qualcosa durante la trasmigrazione le
riempiva il
cuore d’angoscia. Così non trovò nulla
da obiettare quando sua cugina rimase
imbambolata in mezzo al corridoio, in impaziente attesa.
Gideon comparve poco
dopo, seguito a ruota da Falk e mr George, mentre sosteneva con qualche
sforzo
Richard. Il ragazzo sembrava aver perso conoscenza e, a giudicare dalla
larga
macchia all’altezza del lato sinistro del costato, doveva
aver riportato una
ferita considerevolmente grave.
Li seguì mentre lo
deponevano con la maggior gentilezza possibile sul lettino
dell’infermeria e,
con voce tremante, domandò: - Dottor White, posso esservi
utile in qualche
modo? –
- Potresti portarmi della
garza, del filo e un ago da sutura, mia cara. –
Recuperò il materiale
alla velocità della luce e tornò verso di lui
proprio mentre riapriva gli
occhi.
Lo vide sbattere le
palpebre due volte, probabilmente nel tentativo di mettere a fuoco
meglio,
decisamente frastornato.
- Non pensavo che gli
angeli avessero chiome fatte di fiamme – mormorò,
chiudendo di nuovo gli occhi.
Sotto lo sguardo sorpreso
di Gideon, Charlotte scoprì di essere avvampata per
quell’inaspettato e
decisamente singolare complimento. Era forse il delirio per il
dissanguamento
che lo aveva fatto parlare?
- Spero solo che non si
risvegli mentre lo ricucio, non sarebbe una cosa piacevole per questo
povero
ragazzo – disse il dottore, infilando il filo e cominciando
ad assicurare i
punti.
La ferita era abbastanza
profonda e lunga una decina di centimetri. Era stato un colpo di spada
di uno
degli uomini dell’Alleanza fiorentina, aveva detto Gideon,
che l’aveva
raggiunto mentre gli salvava la vita.
Terminata la sutura, il
dottor White vi sistemò sopra una salda fasciatura che
ricopriva tutto il
torace e gli fece un’iniezione di antidolorifico.
- Servirebbe qualcuno che
resti accanto a lui finchè non si sarà svegliato.
–
- Posso farlo io. –
Le parole le uscirono
dalla bocca ancora prima che i suo cervello riuscisse a realizzare
ciò che
aveva detto.
- Certo, e io
accompagnerò Gwendolyn a casa. –
Gwen gli lanciò
un’occhiata seccata. – Non ho bisogno della balia,
Gideon. –
- Questo è discutibile -,
replicò lui, - Adesso sbrigati, non vorrai mica svegliarlo
con le tue
chiacchiere. –
Controvoglia, Rubino si
lasciò condurre via. La stanza si svuotò
rapidamente e Charlotte si ritrovò
sola con lui.
Osservò il viso dai
tratti decisi e virili, accarezzando distrattamente le scompigliate
ciocche
corvine. Quando stava male sua madre la coccolava e a lei sembrava che
il
dolore passasse più alla svelta quindi magari sarebbe stato
così anche per lui.
Continuò a osservarlo per
poi scendere lungo la linea del collo, le spalle larghe e i bicipiti
possenti
fino al torace parzialmente fasciato. Aveva un fisico asciutto,
muscoloso ma
ben proporzionato, piacevole a guardarsi.
- Ti piace ciò che vedi,
ragazzina? –
Distolse lo sguardo,
imbarazzata, e questo lo fece scoppiare a ridere. Era una di quelle
risate
tipicamente mascoline che sfoggiavano gli uomini quando le donne
facevano
qualcosa di irresistibilmente attraente.
- Come va con il dolore?
– replicò per tutta risposta.
- Non lo sento quasi, è
più il fastidio dei punti che tirano che altro. –
Provò a mettersi seduto,
ma la mano di Charlotte lo respinse prontamente verso il basso.
Toccarlo era
una sensazione piacevole, si sorprese a notare, e l’idea di
smettere di farlo
le sembrava assurda. Doveva darsi un contegno, però, o
avrebbe fatto la figura
della stupida.
- Non devi muoverti,
ordini del medico – disse con la sua migliore voce da comando.
- E tu chi saresti,
l’infermiera? Sai, credo che madame Rossini abbia delle
divise un po’ più sexy
di quella che indossi in questo momento. Bisogna rispettare
l’autenticità, no?
–
Scosse la testa,
sorridendo divertita.
Era incredibile come
l’essere stato ferito da un colpo di spada e l’aver
rischiato di morire
dissanguato l’avessero decisamente fatto apparire
più divertente.
- Non credo che
cambierebbe qualcosa anche se la indossassi, visto che non sei certo
nelle
condizioni di fare il Casanova. –
- Il Casanova, eh?
Personalmente preferisco Dongiovanni, ma suppongo che anche lui sia una
valida
alternativa. –
- Sia come sia, non ne sei
in grado al momento. –
Gli occhi blu
scintillarono maliziosi.
- Ma vorresti che ne
fossi capace? – la punzecchiò.
- Sai, comincio a pensare
che ti preferivo da addormentato. –
- Certo, perché in quel
modo avresti potuto continuare ad approfittarti di me. Ho visto come mi
guardavi, tigre. –
Tigre?
Beh, se non altro era
meglio di ragazzina.
- Hai le allucinazioni
per la ferita, è evidente. –
Scosse la testa,
continuando a sorridere con quell’aria fastidiosamente
compiaciuta. – Mi trovi
assolutamente irresistibile, questo è
evidente. –
Sbuffò.
- Sei insopportabilmente
arrogante, lo sai? –
- Non mi dici nulla di
nuovo – confermò.
Ah, persino insultarlo
era impossibile.
- Comunque -, aggiunse
poi, - Hai delle belle gambe, tigre. –
Avvampò come mai prima di
quel momento le era capitato. In effetti, dubitava persino che qualcuno
potesse
essere in grado di arrossire in quel modo. Era certa che la sua faccia
avesse
ormai assunto il colorito di un bel pomodoro maturo.
Lo colpì su un braccio
con uno schiaffo mentre si dipingeva sul volto l’espressione
più indignata del
suo repertorio.
- Ahia, non sai che non
si picchiano i malati? Un’infermiera carina, ma pessima con i
pazienti, farò
rapporto al dottore. –
- Sì, immagino che il
dottor White prenderà molto sul serio le tue rimostranze. In
fin dei conti … -
Venne interrotta dalla
mano di Richard che le accarezzò gentilmente una guancia. Le
ravviò una ciocca
di capelli che le era sfuggita dalla treccia, portandogliela dietro
all’orecchio. Poi si drizzò quanto gli
consentivano i punti, avvicinandosi al
suo volto. Rimase immobile, completamente impreparata,
finchè le labbra del
ragazzo non si posarono sulle sue. Fu un contatto lieve, assolutamente
casto,
perché subito dopo Richard dovette lasciarsi ricadere
nuovamente sul materasso.
- Merda – ringhiò tra i
denti, tastando la ferita al di sopra del bendaggio per assicurarsi che
tutto
fosse al suo posto.
Charlotte dal canto suo
si alzò in piedi di scatto, realizzando solo in quel momento
ciò che era
accaduto: si era lasciata baciare volontariamente da quello che, di
fatto, era
un perfetto estraneo.
Si posò le mani sulle
labbra, assaporando ancora il lieve retrogusto di fumo del ragazzo.
- Perché l’hai fatto?
–
domandò, flebile.
- Per ringraziarti per
esserti presa cura di me mentre ero svenuto. Non mi sembra che ci sia
stata la
fila per stare al mio capezzale. –
Avrebbe voluto obiettare,
ma la verità era palese. Neppure Falk, che di fatto era suo
fratello maggiore,
aveva avanzato la richiesta di rimanere accanto a lui
nell’attesa del suo
risveglio.
Il fatto però che
l’avesse baciata solo per quel motivo la colpì
come un pugno allo stomaco.
- Quindi mi hai baciata
solo perché ti sentivi riconoscente? – chiese
aspramente.
Riecco che quel sorrisetto
compiaciuto compariva sul volto di Richard. Dio, avrebbe davvero voluto
prenderlo a pugni.
- No, non solo per
quello, infatti non intendo baciare mr White perché mi ha
ricucito – ironizzò.
- E allora perché mi hai
baciata? –
- Perché se mi si offre
la possibilità di baciare una bella ragazza non mi tiro
indietro – replicò,
stringendosi nelle spalle.
Una bella ragazza.
Dunque la trovava bella,
malgrado quelle battute sul fatto di essere una ragazzina o di
dimostrare
quattordici anni.
L’idea la fece sentire
incredibilmente allegra.
Spazio autrice:
Eccoci con il secondo e penultimo capitolo. Spero
che
l’abbiate apprezzato anche solo la metà di quanto
a me é piaciuto scriverlo. Credo
che l’ultimo aggiornamento sarà fatto sabato (nel
caso a qualcuno interessi).
Ora vi lascio, l’università chiama
(>.<). Alla prossima.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt