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Autore: virgo78    21/03/2015    1 recensioni
-Se ne è andato!- la ragazza cadde sulle ginocchia, grosse lacrime rigarono il suo viso roseo. Il vento gelido della Siberia portò lontano il suono di quelle parole. Una calda mano si poggio sulla sua spalla destra, Maia alzò lo sguardo verso il suo maestro – lo rivedrai… Cristal ha terminato il suo addestramento – disse l’uomo scrutando l’orizzonte come se cercasse qualcosa- e a te manca poco, poi lo rincontrerai.- le sorrise guardandola negli occhi celesti ancora umidi di lacrime, la ragazza annuì e si alzò da terra. Maia si avviò verso la casetta che per tanti anni aveva condiviso con il suo compagno d’armi, ora avrebbe affrontato da sola l’ultima prova…
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E finalmente rieccoci, dopo più di un mese sono qui a pubblicare gli altri Capitoli.
Premetto che questa volta mi sono trovata in grosse difficolta. Ho sfatto e rifatto questi capitoli non so quante volte. Alla fine, per renderli più “ digeribili” lì o suddivisi. Bè che dirvi buona lettura e, come sempre, aspetto le vostre opinioni. 

 
CAPITOLO X
Non era riuscita a chiudere occhio quella notte Maia. Invano si era girata e rigirata nel letto senza trovare pace. Non ricordava una nottata così insonne dai tempi dell’addestramento. All’epoca, a tenerla sveglia, era il gelo della Siberia che di notte mordeva le carni nonostante il caldo fuoco del camino. Si sollevò sul gomito e sbirciò fuori dalla finestra. Il sole non era ancora sorto. Si sentiva come svuotata. Il giorno prima, senza accorgersene, aveva fatto ricorso a tutte le sue energie; il solo ricordo di Cristal e di cosa lui aveva fatto ai suoi maestri l’aveva mandata su tutte le furie. Accidenti a Cristal e a Sami...
- Sami... - sussurrò.
Ripensò alla sfuriata dell’amico, alle parole pronunciate in un soffio: M’importa di te.
Si mise una mano sulla fronte... chiuse gli occhi. Che cosa stava succedendo alla sua tranquilla vita? Tutto ciò che aveva costruito, dopo il suo ripudio verso l’ordine dei cavalieri di Atena, stava crollando come un castello di carta. Sospirò e si voltò verso la finestra. I primi bagliori del giorno fecero capolino dalle fessure della tapparella semi aperta. Si mise a sedere sul letto, rimase qualche istante a fissare i corpuscoli di polvere che sembravano danzare nei fasci luminosi che filtravano dalla finestra. Sollevò lo sguardo... quel giorno avrebbe segnato la partenza verso una terra che Maia aveva lasciato al passato.
***
Ancora assonnato Rio varcò la porta della grande cucina seguito a ruota dall’inseparabile Fiamma Bianca. L’arredo rustico color corda e l’ampia finestra che dava sul giardino, rendeva l’ambiente molto luminoso. Socchiuse gli occhi, si passò una mano fra i neri capelli scompigliati, e cercò di mettere a fuoco la figura che si destreggiava ai fornelli.
Con voce resa roca dal sonno, disse:- Che ci fai sveglia a quest’ora?-.
Maia sobbalzò:- Non mi sembra così presto, sono le nove – rispose la ragazza indicando le lancette dell’orologio a muro.
- Non hai dormito stanotte vero?- chiese a bruciapelo Rio.
Le ombre scure sotto gli occhi erano messe in risalto dalla carnagione chiara della ragazza.
Maia si limitò a scrollare le spalle:- Facciamo colazione?- chiese ignorando di proposito la domanda che le aveva rivolto l’amico.
Si voltò reggendo due piatti in mano e, invitò il compagno ad accomodarsi a tavola con un gesto della testa. Rio sospirò, Maia era una maestra quando si trattava di cambiare discorso. Il ragazzo si mise a sedere e addentò una fetta di pane tostato, Fiamma Bianca si sdraiò sbadigliando vicino al suo padrone.
- A che ora si parte?- domandò Maia giocherellando con il cibo nel piatto.
Rio la guardò furtivamente:- Kimo andrà all’aeroporto stamattina – sorseggiò il liquido arancione nel bicchiere - prenderà i biglietti per il primo volo per la Grecia -.
- Pensavo ad Ambra... credi che le abbiano fatto qualcosa?- chiese Maia apprensiva.
Rio non rispose, si limitò a scrollare le spalle. Anche lui, come tutti gli altri, era rimasto frastornato da quanto accaduto. In quel momento fece capolino Shido, seguito da Simo.
- Buongiorno! Quale magnifico profumo percepiscono le mie narici... – fece allegro il Samurai della terra annusando l’aria. Simo salutò con un gesto della mano e un ampio sorriso.
- Buongiorno a voi!- esclamò Maia alzandosi dalla sedia - arrivate giusto in tempo. Sedetevi vi servo la colazione - fece Maia alzandosi dal tavolo e armeggiando con piatti e padelle.
- Buongiorno - la voce di Sami fece voltare tutti verso la porta. I ragazzi risposero con un cenno del capo, eccetto Rio che guardò l’amico di traverso. Lui, ignorando lo sguardo dell’amico, si avvicinò ai fornelli passando di fianco a Maia che era rimasta in piedi alle spalle di Simo. Si versò una tazza fumante di caffè e iniziò a sorseggiarla avvicinandosi alla finestra e guardando fuori. Maia si sentiva in imbarazzo. L’arrivo di Sami aveva fatto scendere un silenzio tombale nella cucina. Notò lo sguardo torvo che Rio e Shido rivolgevano all’amico. Simo, come lei, appariva al quanto nervoso. La sfuriata della sera precedente aveva lasciato tutti perplessi. Non era da Sami comportarsi in quel modo e, non era da Sami trattare Maia in quel modo. In quel momento la ragazza, invidiò la tigre siberiana che sonnecchiava tranquillamente indisturbata. Il rumore del portone d’ingresso che si chiudeva alleviò la tensione che si era creata. Rio si affacciò dalla porta della cucina e, per poco, non si scontrò con Kimo.
- Da dove vieni a quest’ora del mattino?- fece guardando l’amico.
- Sono andato a fare i biglietti all’aeroporto e a salutare Denny – rispose Kimo sventolando i ticket che aveva in mano - si parte alle 00:15. Arriveremo ad Atene intorno alle 11:00 di domani -.
- Ci siamo quindi- fece Rio pensieroso.
Kimo non rispose, aveva i nervi a fior di pelle. Il pensiero di Ambra lo tormentava; inoltre, si rendeva conto, di trovarsi in una situazione per nulla facile. Si era creato uno stato di agitazione tale fra i Samurai che, una parola in più, un singolo gesto era in grado di scatenare un litigio fra i suoi compagni.
- Bé – sorrise Rio- mancano un bel po’ di ore e, come dice Shido, a stomaco pieno si ragiona meglio. Maia ha preparato una colazione con i fiocchi- disse facendo il gesto all’amico di entrare in cucina. Kimo seguì Rio e informò Maia e gli altri della partenza verso Atene.
- Una volta arrivati lì che faremo? – chiese Simo. Il silenzio calò nuovamente fra loro.
Kimo si passò una mano tra i capelli. Nella fretta di partire non aveva pensato a come muoversi una volta arrivati ad Atene.
- Forse... tu Maia ... – Shido pronunciò le parole in un soffio. Maia lo guardò, non voleva farlo sentire in colpa, e sorrise. Era arrivato il momento delle spiegazioni.  E’ giusto così, pensò la ragazza, loro mi hanno dato da subito fiducia ... io come li ho ricambiati?
- Non sei obbligata Maia – fece Kimo in tono rassicurante. Maia fece un cenno con il capo. Si versò del succo in un bicchiere e lo fissò per qualche secondo, come se in quel liquido potessero comparire quei ricordi sepolti in un angolo del suo cuore.
- Io ... in teoria, dovrei essere un cavaliere di Atena ... la mia famiglia è fedele alla Dea da generazioni- sorrise tristemente .
- Vuol dire che sei greca ?- chiese Simo stupito.
La ragazza fece un cenno di approvazione con il capo. La notizia aveva lasciato tutti a bocca aperta. Tutti tranne Sami, il ragazzo la fissava come chissà quale scheletro volesse riesumare.
- Già da piccola frequentavo il Grande Tempio. In una di quelle tante visite mio padre mi presentò Aquarius, quello che insieme al maestro dei Ghiacci, sarebbe diventato il mio mentore. All’età di sette anni partii per l’addestramento in Siberia. In seguito conquistai l’armatura delle Pleiadi- fu interrotta da Rio.
- Sette anni! A sette anni sei andata in Siberia?- era incredulo Rio, come si poteva mandare una bambina a fronteggiare un allenamento del genere - che razza di padre era il tuo !!- non riuscì a trattenersi.
- Rio!!- lo ammonì Kimo.
- Non fa nulla Kimo – lo giustificò Maia sorridendo amaramente – è normale stupirsi. I genitori, in genere, non mandano i figli ad addestrarsi in Siberia... – fece una breve pausa - l’unica erede della stirpe di guerrieri in famigli ero io. Non sono stata obbligata a diventare un cavaliere, è stata una mia scelta. Mio padre è stato sempre un esempio da seguire ... sempre presente, sempre attento ma ... credo di averlo deluso … - lasciò la frase in sospeso. Si fermò per un instante, i dolci ricordi di un’infanzia spensierata erano vividi nel suo cuore, così come il ricordo dei suoi genitori e delle attenzioni che le rivolgevano. Dal davanzale della finestra su cui si era seduto, Sami la guardò. Quella ragazza era stata mandata in un inferno di ghiaccio. Come aveva fatto a resistere? Cosa l’aveva spinta a non cedere? La risposta a quelle domande le venne da sola. Cristal.
- Deluso ?– fece Shido che era rimasto, come gli altri, sbalordito da quanto aveva appreso.
- Si – fece semplicemente Maia – al termine dell’addestramento avrei dovuto presentarmi al cospetto di Atena, come suo cavaliere … non l’ho mai fatto - Maia sorrise e proseguì, non voleva più nascondere il passato ai suoi amici, non lo meritavano - La vita dei miei maestri è finita per mano di Cristal il Cigno, mio compagno di addestramento ... loro discepolo. Su ordine di Atena Cristal ha levato la mano sui nostri maestri – sollevò lo sguardo verso i compagni, stranamente non aveva versato una lacrima. Era stato come liberarsi di un peso. Ora, dopo aver raccontato la verità, si sentiva più leggera. La verità ... sospirò Maia.
Cristal è stato il suo compagno di addestramento, di giochi, di sorrisi, di lacrime. Cristal è stato il suo mondo in quegli anni e Maia, probabilmente, lo è stata per lui. Cristal le ha spezzato il cuore, pensò Sami: - Non ti sei più recata al Grande Tempio? Non hai mai incontrato la Dea Atena e i suoi Cavalieri?- fu la prima volta che parlò Sami. La domanda arrivò spontanea non riuscì a trattenersi, doveva sapere... voleva sapere se c’era stato un incontro con Cristal dopo quegli eventi.
- No- Ho ripudiato Atena, ecco perché ho deluso mio padre- fu la semplice risposta di Maia.
- Sai come arrivare al cospetto della Dea Maia? – domandò Kimo; poi, come se un pensiero le avesse attraversato la mente, proseguì esitante - non sei costretta a seguirci... –.
Maia non lo lasciò finire: - V’indicherò la strada e verrò con voi. Non ho più voglia di scappare – disse con voce dura. Si fermò rievocando mentalmente luoghi che da tempo non visitava – non molto distante da Atene e dalle antiche rovine dell’Acropoli, sorge il Santuario di Atena. Si dice che sia preservato, agli occhi dei comuni mortali, da un campo di forza. Intorno ad esso si trova il piccolo villaggio di Rodorio. Dai tempi del mito, gli abitanti del borgo hanno il compito di tutelare il passaggio fra il Santuario, dimora della Dea, e il mondo esterno. L’accesso al Grande Tempio si trova dietro a un negozio di fiori. L’ultima volta che mi sono recata in quei luoghi, il vecchio Anthimos era custode di tale varco. Mi auguro che sia ancora in vita, altrimenti potrebbero sorgere delle difficoltà- sorrise Maia al ricordo di quell’anziano signore che le regalava sempre una rosa bianca in segno di rispetto.
- Insomma – fece Shido – una bella scarpinata -.
Maia si limitò a rispondere con un cenno di assenso del capo.
- Mi sembra tutto chiaro. Maia... grazie- Kimo si avvicinò alla ragazza mettendole le mani sulle spalle. Sapere come muoversi e dove andare una volta arrivati ad Atene, lo rendeva più tranquillo. Forse ancora c’era speranza per Ambra.
- Non devi ringraziarmi - fece allegra Maia. Posò il bicchiere che aveva in mano e disse- Vado a fare i bagagli a dopo - si avviò alla porta della cucina. Si era liberata di un peso ma doveva riflettere su cosa fare una volta arrivata ad Atene. Non si voltò a guardare i compagni. Lasciò i Samurai così.
- Che cosa farà quando si ritroverà Cristal davanti ?- Shido aveva dato voce al pensiero di tutti.
- Non ne ho la più pallida idea – rispose Rio portandosi una mano dietro la nuca.
- La situazione non è delle migliori - fece Simo sospirando – Arrovellarci il cervello con ipotesi e supposizioni non servirà a molto. Forse è il caso di andare a preparare i bagagli, possibilmente lasciando la roba da mangiare a casa – Simo terminò la frase ridendo.
- Non c’è bisogno di metterne in valigia. Dicono che la cucina greca sia molto saporita – fece Shido ridendo a sua volta.
- Sei incredibile!- si finse scandalizzato Rio – pensi a mangiare in ogni momento -.
I tre ragazzi risero. Sami li guardò rimanendo estraneo alla conversazione. Lentamente si alzò dal davanzale di marmo su cui era rimasto appoggiato per tutto il tempo di quel lungo colloquio; ripose delicatamente la tazzina che aveva in mano sul ripiano della cucina e si avviò verso l’uscita. Sostò per un lungo momento sul primo gradino delle scale che portavano al piano di sopra, fissando la porta chiusa della stanza di Maia.
- Se fossi in te, parlerei con lei prima di partire- la voce di Kimo lo fece sussultare.
Sami lo guardò come se non lo riconoscesse. In quel momento l’unica cosa che gli premeva era non perdere Maia.
***
- Che cosa?!- la voce squillante di Pegasus riecheggiò nella tredicesima casa. Il cavaliere di Sagitter afferrò Virgo per il bavero della giacca coloro crema, tipica della gente indiana.
-Ti prego Pegasus calmati – lo supplicò Andromeda trattenendolo per un braccio.
-Non mi calmo affatto! Hai lasciato che Isabel partisse sola per nuova Luxor! Non ti è passato minimamente per il tuo nobile cervello che qualcuno sia lì ad aspettarla! – continuò Pegasus non mollando la presa.
- Ho seguito la volontà di Atena – fece calmo Virgo.
- Tu hai seguito ... – Pegasus era una furia.
- Adesso basta! – la voce di Sirio placò lo spirito guerriero di Pegasus. L’ex cavaliere del Dragone stava entrando nella sala accompagnato da Cristal.
- Adesso basta Pegasus – ripeté Sirio – Virgo non ha colpa. Sai meglio di qualsiasi altro, presente in questa stanza, che se Isabel si mette qualcosa in testa non c’è niente che può fermarla. Lascia stare Virgo e calma i tuoi bollenti spiriti - la voce di Sirio tuonò autoritaria. Assumere quel ruolo non le piaceva ma, sapeva benissimo che con un soggetto come Pegasus non vi era, altro tono da usare. Pegasus lo guardò da sopra la spalla, farfugliò qualcosa e lasciò il colletto di Virgo. Si voltò e si avviò verso l’uscita, urtando di proposito la spalla di Sirio. Il cavaliere di Libra lo ignorò. Cristal scosse il capo sorridendo e incrociò le braccia sul petto. Pegasus non si rendeva conto che Virgo avrebbe potuto metterlo al tappeto in un nano secondo.
- Pegasus – gli urlò dietro Andromeda.
- Lascialo andare – fece Sirio.
- Mah Sirio – piagnucolò Andromeda.
- Ho detto ... lascialo ... andare – scandì bene le parole – vedrai si calmerà – fece poi con tono più gentile. Andromeda chinò la testa.
- Io non so cosa sia andata a fare Lady Isabel a Nuova Luxor, non so neanche cosa tu stia nascondendo ma, bada Virgo, se per una tua eccessiva fiducia negli eventi dovesse accadere qualcosa a Milady, non sarò di certo io a fermare il pugno di Pegasus. In quel caso sarai impegnato a difenderti non solo da lui-. Terminò la frase Sirio fissando per un lungo istante Virgo poi, si avviò verso l’uscita seguito a ruota da Cristal e Andromeda.
Virgo sospirò, Lady Isabel conosceva bene i suoi cavalieri. Ecco perché aveva lasciato Atene a notte fonda.

 
   
 
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