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Autore: Caramel Macchiato    21/03/2015    1 recensioni
“Svegliati”
Il tuo senso dell’umorismo è piuttosto pessimo.
“ Ti sto ordinando di svegliarti”
Come se potessi. Ti manderei al quel paese, ma non so chi sei. Lasciami stare.
“ D’accordo, non mi lasci altra scelta”
Ed ecco che i miei occhi sono aperti, o meglio: nel mio sogno ho gli occhi aperti, e vedo solo bianco davanti a me. Mi giro su me stessa ma il panorama non cambia.
Che posto è questo?
“Questo è il fulcro del mondo dei tuoi sogni”
Chiedo scusa in anticipo per l'html impostato da cani!!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bianco mi sommerge di nuovo, come la prima volta.
Nathaniel?
Nessuna risposta.
Mi muovo insicura, corro, ma niente, tutto sembra gelatinoso, vuoto, silenzioso e senza sapore. I miei piedi nudi sprofondano in quella massa, che sembra affamata di me. Alzo una gamba, insicura, osservando pezzi di massa bianca staccarsi da esso in grumi gelatinosi. Corro ancora, ma non sono che avvolta da bianco. Apro la bocca, ma la mia voce è muta. Ho paura, non voglio andare avanti così. Sento il bisogno di urlare la mia rabbia, la mia insicurezza, la mia perdita, il mio dolore. Apro la bocca in un urlo silenzioso, butto fuori il fiato finché i polmoni non mi bruciano. E ancora, di nuovo. Mi accascio al suolo e comincio a prendere a pugni quel terreno bianco e molle. Le lacrime escono come una piccola eruzione dai miei occhi, formando piccole pozze deformi su quel suolo instabile. Le mie mani affogano in quella gelatina, sempre più a fondo, finché esausta, mi fermo a riprendere fiato tra un singhiozzo e l’altro.
Io ricordo! Non dimenticherò più! Io voglio la realtà.
Mi metto a sedere sulle ginocchia, il viso alzato verso quello che potrebbe essere l’alto, ma anche il basso per quanto ne so. Le mie ginocchia affondano sempre di più, io sono impotente, di nuovo. No, mai più. Mi alzo con un balzo e stringo i pugni aprendomi in un nuovo urlo. Mai più schiava di me stessa! Mai più! Chiudo gli occhi e concentro tutti miei sentimenti nella mia mente, decisa ad abbattere quella barriera che mi tiene imprigionata nel mio stesso corpo.
Le comunico quanto la odio e la disprezzo. Le dico che non sarò mai più succube di lei.  Che ormai ha perso. E io ho vinto. Mi concentro su quella massa di emozioni intense e, proprio come nel Mondo dei Sogni disegnavo, qui creo una palla e la scaglio con tutta me stessa contro quel blocco.
 
Le macchine attorno al letto della paziente sembrano riprendere vita esattamente come lei, quando un piccolo rantolo le esce dalla bocca. La donna che sta leggendo un libro seduta accanto al letto della figlia, s’immobilizza di colpo e lancia un’occhiata timorosa ai macchinari. Li studia per un po’ attonita, poi lancia un urlo ed esce dalla stanza di corsa, in cerca di un’infermiera o un medico. La ragazza lancia un altro rantolo, poi un flebile respiro le esce dal naso, mentre la sua bocca si muove appena e gli occhi prendono a muoversi sotto le palpebre.
Un medico e diverse infermiere entrano di corsa nella stanza, vociferando con la madre della ragazza, che ha gli occhi lucidi e il fiato corto. Il personale medico comincia a lavorare attorno al letto della giovane, aiutandola a compiere l’ultimo passo per uscire da un coma durato esattamente un anno e un mese.
 
Sento una pace smisurata attorno a me. Sono nel nero, ma questo nero è diverso. Non è vuoto e terribile, si muove attorno a me ed è intriso di suoni e ronzii. Vedo puntini di luce attraverso le mie palpebre giocare e scappare dal mio sguardo. C’è qualcosa di regolare in me qualcosa che non sentivo da molto. Riesco a percepire il mio respiro riempire il cuore d’ossigeno, un cuore che batte regolare. Ce l’ho fatta. È solo una consapevolezza, ma ce l’ho fatta. Sono tornata.
Vorrei alzarmi a sedere, vorrei piangere di gioia fino a svuotare il mio corpo da ogni goccia d’acqua, vorrei saltare e correre. Ma son troppo stanca. Questa pace, voglio godermela ancora un po’.
 
- … Miracolo! Dev’essere successo qualcosa che la scienza non sa spiegare-.
-  Grazie, dottore. Grazie di tutto. Lei ha salvato nostra figlia. Le saremo debitori per sempre-
-  Mha, non sono così sicuro di averla salvata, penso piuttosto che lei abbia fatto da sé-.
- Siete troppo modesto dottore-
Apro piano gli occhi, godendomi il suono vellutato di quelle voci. Vengo abbagliata da una luce e mi affretto a richiudere le palpebre.
- Penso si stia svegliando, vi lascio soli-
Sento il dottore uscire e i miei genitori avvicinarsi al letto e, quando mi decido a riaprire gli occhi sorridendo, mi ritrovo i loro visi sconvolti e felici come non mai davanti.
Mia madre sta già piangendo, il viso ovale e un po’ incavato contratto dal dolore, una mia mano avvolta tra le sue, vicino alla sua guancia. Sento il respiro caldo dei suoi singhiozzi sulla pelle. Giro piano la testa e vedo mio padre, quasi aggrappato all’altra mia mano, il viso affondato nelle lenzuola del letto dell’ospedale, le ampie spalle da muratore scosse dai singhiozzi.
Poso di nuovo la testa sul cuscino, non riuscendo a trattenere un sorriso pieno di gioia e soddisfazione. Non c’è bisogno di parlare, la stretta dei miei genitori dice tutto. E la mia testa ora è di nuovo piena. Il delicato puzzle di ricordi è tornato al suo posto, ogni tesserina incastrata perfettamente con le sue compagne. Del mio sogno ho un vago ricordo, ma non è importante.
Sento una lacrima calda scivolare su una guancia. Una magnifica lacrima di felicità.
- Bentornata, piccola mia- Riesce a singhiozzare mio padre, stringendomi la mano con dolcezza.
 
Sono passate alcune settimane dal mio risveglio e finalmente posso tornare a casa. Dopo il mio risveglio, tutti i miei amici sono venuti a trovarmi, felici e sollevati come mai prima d’ora. Kentin è pure scoppiato a piangere quando mi ha vista.
Sto infilando i pochi vestiti che mia madre aveva portato in ospedale in una borsa, quando dei colpi leggeri alla porta mi fanno alzare lo sguardo. Castiel mi rivolge un ghigno dalla porta, affiancato da un Nathaniel imbarazzato, un Kentin evidentemente emozionato e un Lysandre leggermente spaesato. Il primo che mi si avventa addosso ovviamente è Kentin, che mi stritola subito in un abbraccio assassino.
- Ma guardati! Sei in piedi!-
- E hai un aspetto molto migliore di due giorni fa. Come ti senti?-
Aggiunge Lysandre, dandomi un paio di colpetti affettuosi sulla testa.
- Direi bene! Le mie gambe sono ancora deboli e a volte cedono all’improvviso, ma sono sicura che con un po’ di movimento torneranno in forma!-.
Sorrido ai due ragazzi e rivolgo la mia attenzione agli altri due.
- Ci siamo incontrati per strada- Precisa Nathaniel. Evidentemente si sono ripromessi di evitare litigi inutili quel giorno.
- E non siamo soli!-
Aggiunge Castiel, scostandosi e mostrando una minuta ragazza dai capelli viola acceso.
- Violet!- Esclamo incredula, avvicinandomi a grandi passi a una delle mie uniche amiche femmine.
- Azzurra… È così bello vederti… In piedi-
Balbetta lei, prima di scoppiare a piangere e gettarmi le braccia al collo con un trasporto inaspettato.
- Eh sì, ci hai proprio fatto stare in pensiero!-.
Aggiunge Castiel severamente.
- Da quell’incidente in macchina, tuo padre si è scaricato tutta la colpa addosso dicendo che è stata colpa sua perché era lui che stava facendo scuola guida con te, e che sarebbe dovuto essere lui al tuo posto-.
Un silenzio pesante ci avvolge, così lo rompo subito con una scrollata di spalle e una risatina.
- Il solito, sempre a rivangare il passato. In ogni caso è andata, non ripensiamoci ora!-.
- Sì, hai ragione. Volevamo andare a fare un giro tutti assieme-.
M’informa Lysandre, con un bel sorriso caldo.
- Oh! Ho sentito che hanno aperto da poco un game center!- Salta su Violet, la voce traballante per il suo evidente timore nei confronti di Castiel.
- Sì! Andiamoci!- S’entusiasma Kentin, guardandomi come un cane scodinzolante.
- Perché no?- Acconsento sorridendo.
Infilo le ultime cose nella borsa e la chiudo. Nathaniel me la prende di mano prima che possa anche solo provarci.
- Non dovresti affaticarti-
- Grazie. È bello avervi di nuovo vicini, anche se…-.
M’interrompo, sentendo quell’odioso vuoto di memoria che si prova quando si cerca di ricordare un dejà vu. Scrollo la testa e mi limito a sorridergli, seguendo il resto della banda mentre usciamo. Mi sento afferrare per un spalla e poco dopo mi ritrovo un braccio di Castiel attorno al collo. Subito allertata, mi preparo ad autodifendermi.
- Anche se in fondo ci siamo sempre stati, giusto?- Continua la mia frase in un sussurro.
Sobbalzo e gli rivolgo un’occhiata sconcertata: per caso lui ricorda tutto?
Lui ricambia il mio sguardo e poco dopo un angolo della sua bocca poco affidabile s’increspa.
- Ah, sei così vicina che potrei baciarti in un secondo. Però aspetta: non l’ho già fatto?-
- No. Non è possibile-
Mi scrollo il suo braccio dalle spalle e mi affretto a tornare al fianco di Nathaniel, lasciando il rosso perso nelle sue riflessioni.
Il biondo mi rivolge un’occhiata poco felice e torna a guardare dove sta mettendo i piedi.
- Dimmi- Lo incito, riconoscendo lo sguardo di chi vorrebbe esprimersi ma non ci riesce.
- Non è importante-
- Andiamo, non farti pregare!-
- Pensavo solo a quanta gente fastidiosa hai attorno: quell’idiota qua dietro, un pazzo scatenato che entra in classe dalle finestre, uno così smemorato che potrebbe dimenticarsi l’indirizzo di casa da un giorno all’altro… E poi io. Una persona sprezzante che sta sempre a giudicare tutti e tutto-.
Arrossisce lievemente e sembra corrucciarsi. Mi scappa un sorriso.
- E io, famosa per la mia impulsiva e caotica personalità, vi ho raccolti tutti sotto la mia ala. Caspita Nathaniel! Sei profondo!-.
- Fai un po’ silenzio, tu e le tue filosofie mattutine-.
Scoppio a ridere alla vista della sua espressione pentita.
- Però… Lo sai-
- Cosa?-
- Quello che hai fatto per me. Ti devo gran parte della mia nuova vita-
- Non mi serve. Mi basta un gelato a tre gusti, cioccolato, caffè e fior di panna!-.
Le sue labbra fini s’increspano in un sorriso e mi dà un buffetto sul naso.
- Facciamo le modeste ora?-
- Ma no, io il gelato lo voglio davvero! E poi, se sei riuscito a fare un passo avanti, lo devi a te stesso, non a me!-.
MI affretto a raggiungere Violet, Lysandre e Kentin, non accorgendomi dell’occhiata significativa del biondo.
 
 
- Armin! Ci siamo già stati ieri al game center! Avevi promesso che oggi avremmo fatto quello che volevo io!- Brontolò il gemello dai capelli stinti, con vocetta infantile e poco virile, e il viso imbronciato. Il gemello liquida le sue lamentele con un gesto svogliato della mano.
- Solo mezz’oretta Alexy, che ti costa? Concedimelo come terapia pre-shopping-.
- Quella mezz’ora si trasformerà in tutto il pomeriggio!-
- Allora perché non ci vai con i tuoi amici a far shopping?-
Alexy si ferma di botto arrossendo, sentendosi ferito dal tatto pari a zero del fratello.
- Lo sai che non ho amici-
- Allora con le tue amiche-
- Armin! Smettila!-
- D’accordo! Scusa! Come sei permaloso oggi!-
I due varcano le porte scorrevoli del game center, con i visi imbronciati spaventosamente uguali. L’attenzione dei due viene subito catturata da un gruppo di liceali che sta facendo un baccano assurdo attorno a una postazione di bowling. Quattro ragazzi e due ragazze.
Lo sguardo di Alexy si soffermò sulla ragazza dai capelli lunghi color biondo cenere, che sta ridendo per un tiro fallito di un suo compagno.
- Ehi Armin, ma tu la conosci quella? Io penso di averla già vista-
Non ricevendo risposta dal gemello, si gira verso di lui e lo trova imbambolato a guardare la stessa ragazza. Come se avesse percepito il loro sguardo, la ragazza si gira e li inchioda con i suoi due occhioni color miele, che si aprono ancora di più non appena li vede. Si alza di scatto attirando l’attenzione dei compagni, che girano lo sguardo su di loro e restano indifferenti.
- Io… La conosco?- Mormora Armin.
Lei si avvicina a grandi passi, gli occhi che le brillano, per poi fermarsi davanti a loro.
- Uhm- Comincia Armin, iniziando ad innervosirsi.
- Forse sono sfrontata, ma ho l’impressione di avervi già visti da qualche parte-.
- Sì, è probabile- Afferma Alexy, studiando la ragazza sfacciatamente.
- Però… Non ricordo i vostri nomi-
- Alexy. Lui è Armin. Piacere!- Il ragazzo deve aver deciso che lei gli piace, perché d’un tratto si apre in un sorriso quarantadue denti e le afferra la mano, scrollandola allegramente. Armin non ha ancora detto una parola, sembra quasi che si sia inghiottito la lingua.
- Io Azzurra, piacere! Vi piace il bowling?-
- Ci puoi scommettere!-
- Perché non vi unite a noi?-
Questa volta lei si rivolge direttamente ad Armin, ancora intento a cercare di ricordare dove ha già visto questa ragazza spigliata. Si riscuote ed annuisce, per poi seguire il fratello ed Azzurra verso il gruppo di liceali, troppo confuso per fare chiarezza. Vabbè, poco importa: è quasi sicuro di sapere che la ragazza non è portata per i giochi…
 
                                                                                                  FINE

ANGOLINO CARAM. MACCH.

Rullo di tamburi: mi sono autoproclamata vincitrice del premio volpe per aver finalmente capito l'html( dopo qualcosa come 22 capitoli :,) ). Tralasciando questo fatto di poca importanza.... Oddio, è finita! Cioè, FINITA!...... Non ho già più nulla da dire, sono una delusione d'autrice XD Bhe, vi ringrazio tantissimo per essere arrivate fino qua e spero di avervi soddisfatte( anche se gli indici di letture parlano chiaro ahahahah). In ogni caso, vi posso dire che questo capitolo è terminato con un bel "fine" in grassetto, ma ci sarà ancora un piccolo estratto in cui chiarirò la storia di Nath e Azz( non potevo lasciarla senza nomignolo), quuuuuindi.... Spero che non ne abbiate già le scatole piene o che nutriate un odio profondo per Nathaniel( quello del mondo dei sogni)!
Ok, basta cianciare! A presto!!!
 
 
   
 
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