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Autore: xfromhatetolove    22/03/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se il tuo peggior nemico diventasse il motivo per il quale controlli il cellulare prima di andare a dormire? La storia narra di Katherine e Klaus, vampiri pluricentenari che hanno trascorso la vita ad odiarsi, ma si sa: tra amore e odio la linea è sottile.
Si tratta di episodi cronologicamente scollegati, ogni capitolo racconta un fatto a sè ma seguendo i passaggi si intuirà chiaramente il filo logico della romance.
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Dal primo capitolo:
« Eri così sicuro che sarei venuta? »
« Se non l'avessi fatto, ti sarei venuto a prendere a casa. »
Come diavolo ci riusciva? Odioso quanto le zanzare ed invitante come una ferita rigorgante di sangue su un collo umano, l'ibrido ultrancentenario la rendeva incredibilmente nervosa.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Haunted

 

Quella fu la prima volta in cui Katherine si sentì così vicina alla morte. Certo, era scappata da un ibrido immortale che fremeva di vendetta, ma non si era mai veramente chiesta quali mezzi avrebbe usato per ucciderla. Si aspettava qualcosa di lento, doloroso... una morte penosa per chi come lei era sopravvissuta contro tutto e tutti per cinquecento lunghi anni. Sarebbe stato quindi così terribile?

 

« La sua presenza è proprio necessaria? » si lamentò Elena ad alta voce, camminando a testa alta tra i tronchi umidi del bosco.

« Credimi: se avessimo potuto, ne avremmo sicuramente fatto a meno! » ribatté Stefan mentre tentava in tutti i modi di far funzionare la torcia che reggeva tra le mani.

« Sempre gentili voi due, mi chiedo cosa ne penserebbe Damon al riguardo, non credo sarebbe così dispiaciuto di avermi al vostro fianco. »

Katherine e la sua solita aria da prima donna riecheggiavano nel silenzio della notte, persino superando l'odio dei suoi compagni di avventura.

« Ti sbagli: ti preferivo quando stavi in cantina. » precisò una presenza alle spalle del gruppo, che munita di torcia funzionante si avvicinò a passo svelto e sguardo attento. Katherine doveva aspettarselo: Damon era la persona che più la odiava, secondo in classifica dopo il grande ibrido psicopatico e immortale.

« Bene! Quindi... quale sarebbe il piano? » domandò la vampira inclinando la testa di lato, in attesa di un chiarimento sulla grande missione del giorno. Salvare il mondo non era esattamente il suo passatempo preferito, ma non aveva nulla di meglio da fare da quando la sua fuga era cessata. Se non altro, poteva vantarsi di essere essenziale per i Salvatore, ancora una volta.

« Prendete questi. Tu e Damon vi dirigerete verso sud, mentre io ed Elena controlleremo questa zona. » spiegò brevemente Stefan, consegnando ad ognuno un barattolo in cui vi era contenuto uno strano miscuglio di strozzalupo e verbena, perfetto per una caccia all'ibrido.

Katherine non poté fare a meno di ridere. « E perchè mai dovreste essere voi a rimanere qua col monopolio degli zaini? La vera domanda non è perchè io sono qua, ma perchè c'è lei. » disse indicando Elena, che con un'espressione corrucciata tentava di stappare il barattolo. Quest'ultima rimase in silenzio, mantenendo la sua aria scontrosa ed imbronciata che a quanto pare le compariva sul viso alla sola vista della sua doppelganger.

Katherine non riusciva a capacitarsi di quante forze i fratelli Salvatore sprecassero per il loro fragile gioiello umano e non riusciva a capacitarsi dell'influenza che ella avesse su di loro. Come poteva anche solo pensare che la sua presenza potesse in qualche modo essere d'aiuto? Avevano un branco di ibridi neonati senza controllo da affrontare, lei non avrebbe fatto altro che rallentarli. Senz'altro, Katherine Pierce non avrebbe rischiato la morte per proteggere quella che si poteva definire la sua “copia uscita male”, si trovava lì solo perchè la noia e la monotonia della vita la divoravano e non era mai sbagliato concedere un favore per averne un altro in cambio.

« Non è il momento per questa discussione, Katherine. Tu e Damon andate e se volete, prendete un paio di paletti. » concluse infine Stefan, spazientito. Un paio di paletti? Quale ruolo avrebbero potuto svolgere due paletti di legno nell'uccisione di un branco di lupi? Ormai sconcertata, la vampira si rassegnò al piano e s'incamminò verso la direzione indicata con Damon al suo fianco.

 

Il silenzio in cui era immerso quel bosco metteva quasi i brividi. Katherine e Damon camminavano già da venti minuti e nulla: nessun rumore sospetto, nessuna strana presenza, sembrava tutto noiosamente tranquillo.

« Avremmo già dovuto trovare qualcosa a questo punto. » sentenziò la vampira mentre trascinava i piedi sul suolo umido.

« Forse Klaus li ha fatti fuori prima di noi. » ridacchiò Damon accelerando leggermente il passo.

Era davvero così divertente? Katherine cominciò a pensare che forse non era stata una buona idea quella di mettersi in pericolo solo per aiutare un gruppo di eroi che si credevano in grado di salvare la situazione. Tutti sapevano che contro Klaus non c'era via di scampo: se voleva costruirsi un esercito, nessuno poteva impedirlo.

Improvvisamente, lo scricchiolio di un ramo spezzato ruppe il silenzio.

« Hai sentito? » scattò Katherine arrestandosi.

« Che cosa? »

« Damon, c'è qualcuno. »

Seguirono secondi lunghi quanto l'eternità. Il buio del bosco sembrava ancora una volta non presentare altri suoni se non quello dei loro respiri, ora leggermente affannosi. Rimasero in ascolto, in attesa di un qualche altro segno che potesse confermare la teoria di Katherine ma nulla accadde.

« Non è divertente, Katherine. » sbuffò irritato il vampiro riprendendo il cammino verso la meta ancora indefinita. Con un sospiro rassegnato, la vampira si mise sul piede di partenza.

Come la più veloce delle creature, una figura sconosciuta comparve alle spalle di Damon senza possibilità di previsione. Canini affilati, pupille di un giallo abbagliante, macchie di sangue che ricoprivano quasi ogni spazio dei suoi indumenti. Un ibrido, infine.

« Damon! » urlò Katherine costringendo il vampiro a voltarsi.

L'ibrido ricoperto di sangue si avventò sulla sua preda, affilando i canini bramosi di caccia. Damon lo afferrò per il collo, arrestando il suo viso a pochi centimetri da quello della creatura per lui letale. Il morso di licantropo conduce i vampiri ad una morte lenta e dolorosa ed in quel momento combattere era inutile, qualsiasi normale vampiro avrebbe perso contro un ibrido. Incapace di pensare ad una qualsiasi altra via d'uscita, Katherine strinse il paletto di legno tra le mani e si scagliò contro il nemico, perforandogli con forza la schiena e trapassandogli il cuore. L'ibrido cadde a peso morto tra le sue braccia, ma con grande sorpresa, non era solo. Quello che doveva essere il suo migliore amico, giunse a velocità impercettibile all'occhio umano e afferrò il collo di Katherine, mordendo la pelle bianca con quanta più forza possedeva. In quel momento, tutto si fece nero e la vampira cadde a terra priva di sensi.

 

Una mano calda le sfiorava la pelle del viso mentre con difficoltà tentava di aprire gli occhi: la vista di Elijah fu il sollievo più grande che potesse cercare in quel momento. Gli occhi socchiusi si guardavano intorno, infastiditi per via della luce del soggiorno di casa Mikaelson. Come c'era finita lì? L'ultima cosa che ricordava era il buio del bosco e un dolore atroce al collo prima di cadere completamente inerme a terra. Che fine aveva fatto Damon?

« Che è successo? » domandò lei stordita, mentre tentava di mettersi seduta.

La mano di Elijah la trattenne, costringendola a rimanere sdraiata sul divano.

« Eri nel bosco, uno degli ibridi ti ha attaccata. » spiegò il vampiro originale molto brevemente. « Ti ha morsa, Katherine. »

Impulsivamente, la vampira si portò una mano al collo, scoprendo una ferita non rimarginata che le provocava un gran prurito, oltre che dolore. Era stata morsa da un licantropo, non aveva più vie d'uscita.

« Sto morendo. » mormorò deglutendo rumorosamente.

La sensazione di fuoco ardente che bruciava sul suo collo era un qualcosa di mai provato prima, era come se tutte le sue forze fossero concentrate sul dolore, su quell'irrimediabile disastro.

« No, non lo permetterò. » disse Elijah stringendo le mani deboli di Katherine tra le sue. « Ho chiamato Klaus, sarà qui a momenti. »

Klaus era la cura, l'unico mezzo per sopravvivere, e in quanto tale, la vampira poteva considerarsi spacciata. L'ibrido non l'avrebbe mai aiutata, non le avrebbe mai somministrato il suo sangue, non se l'alternativa era la soddisfazione di vederla morire sotto i suoi occhi una volta per tutte. Il suono di un urlo dilagò in tutta la villa, riempiendo di angoscia gli occhi già lucidi e pronti a tutto di Elijah, fermo ed incapace di proferire parola. Il respiro di Katherine si fece irregolare, soffocato; la ferita era in pessime condizioni, sentiva la sua fine più vicina che mai.

« Allora, dov'è la malata? » domandò improvvisamente una voce alle loro spalle.

« Niklaus, ti ho chiamato mezz'ora fa! » lo riprese Elijah a denti stretti.

« Avevo da fare... » si scusò lui con un mezzo sorriso divertito.

In silenzio, si avvicinò al corpo di Katherine. I suoi occhi spenti non avevano nemmeno la voglia di guardarlo in faccia mentre con quel sorriso idiota si godeva la scena. Elijah si alzò, lasciando spazio al fratello accanto alla vampira. L'amava davvero, non poteva immaginare di perderla così.

« Dopo cinquecento anni, non pensavo che la tua morte sarebbe avvenuta così. » ghignò Klaus alzando un sopracciglio.

« Se sei venuto per gongolare, prendi un paletto e facciamola finita subito. » disse Katherine con voce roca, persino il passaggio dell'aria in gola iniziava a diventare insopportabile.

« Oh, per quanto mi piacerebbe ficcarti un paletto nel cuore, credo che passerò... 

vedere il tuo bel viso spegnersi lentamente è molto più piacevole. »

« Niklaus, ti prego! » urlò Elijah prendendosi la testa tra le mani, stremato.

Un sorriso divertito prese forma sul volto dell'ibrido, il quale posò il suo sguardo fisso su Katherine fino a farsi scappare un sospiro colpevole. Una volta portatosi il polso alla bocca, morse violentemente la carne, perforandola fino a permettere al suo sangue di uscire. Allungando la mano sana, prese la vampira consentendole di rimanere seduta e avvicinò il polso insanguinato alle sue labbra, consentendole di bere. Nel sentire il sangue caldo a contatto con la sua lingua, Katherine si gustò a pieno quel liquido che goccia dopo goccia rimarginava il morso. Avrebbe voluto comprendere il motivo di quel gesto, ma non aveva nemmeno la forza di mettersi a pensare: tutto quello che desiderava era tornare a vivere.

« Non lascerò morire la donna di mio fratello. Puoi restare qui, Katerina. »

   
 
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