Grazie milla a chi ha accolto subito bene questo mio
nuovo delirio, spero che questo nuovo capitolo sia altrettanto di vostro
gradimento <3
Capitolo 2
Il teorema della rosa rossa
“Quindi
ieri hai scoperto che Amy lavorerà ad un progetto in un liceo, che ha detto alla
vicepreside, ovvero una sua ex compagna di scuola, che siete fidanzati
ufficialmente, poi Penny ti ha fatto vedere Mean
Girls, ti ha lasciato quello che definisci un “Indovinello” e ora stai
chiedendo aiuto a noi per capire cosa fare per rendere il lavoro di Amy al
liceo “piacevole”, ho capito?” domandò Leonard, mentre teneva la sua forchetta
a mezz’aria, con una finta aria interessata.
Era
ora di pranzo, e lui e i ragazzi avevano trascorso la mattina ad interrogarsi
sullo strano e antipatico messaggio che Sheldon aveva inviato loro la sera
precedente.
Ognuno
aveva ipotizzato qualcosa riguardo l’alone di mistero che pervadeva il fisico
teorico, che si era limitato a salutarli e a dire: “Ci vediamo a pranzo,
signori, devo parlarvi!”.
Raj
aveva ipotizzato che il suo interesse per il liceo fosse dovuto al voler
visitare il laboratorio di scienze di una scuola per denigrare il primo
professore che vi avrebbe messo piede per puro divertimento, Howard non se ne
era fregato minimamente, Leonard sperava che Sheldon avesse battuto la testa e
fosse tornato “normale” e che ora volesse insegnare in un liceo, visto che
quella mattina aveva portato la colazione a letto a Penny e lui non l’aveva
preso in giro, anzi, aveva preso una nota su un block notes.
Ora
che la verità era venuta a galla, erano decisamente sorpresi.
“Hai
capito, Leonard, e permettimi di dirti che sono molto fiero di te, non capita
facilmente!” si rallegrò Sheldon, dandogli un colpetto sulla spalla.
“Ma
invece di rendere piacevole la sua vita in quel liceo, perché non inizi con il
renderle piacevole la vita in generale?
Credo lo apprezzerebbe” lo prese in giro Howard, per poi far ridere Raj.
“Non
capisco di cosa tu stia parlando, Howard. Amy ha detto numerose volte che la
mia presenza ha migliorato la sua vita”.
“Amy
dice anche che il tuo profumo di borotalco è sexy, quindi non le darei molto
credito” ribattè Raj. “Comunque sia, se
vuoi posso darti una mano, lo sai che sono un romanticone!”.
“Nooo!”
urlarono in coro Howard e Leonard, guardando male l’astrofisico. “Che ne è
stato del “Non lo aiuteremo visto che a causa sua ci siamo persi la replica in
tv di “The avengers”?”.
“E’
bello sentire che non vi fate scrupoli a dirmelo in faccia. Comunque sia, Raj,
ti ringrazio per l’aiuto”.
“Non mi hai lasciato finire” lo interruppe
l’indiano, sorridendo.
“Certo,
concludi pure”.
“Bazinga! Non ti aiuterò! E’ bello
prenderti in giro con i tuoi stessi sistemi!” ridacchiò Raj, per poi battere il
cinque con gli altri due.
Shockato
e decisamente indignato – soprattutto perché nessuno deve osare rubare una
battuta a Sheldon Cooper – il fisico si alzò di scatto, prendendo il suo piatto
tra le mani e guardandoli come se volesse impiegare la telecinesi per far
esplodere le loro teste.
“Ora
capisco perché vi indignavate tanto quando vi dicevo “Bazinga”! E’ decisamente
fastidioso. Ma sappiate che vi perdonerò, siete sempre i miei amici... Bazinga!” urlò, per poi allontanarsi,
rischiando di urtare un tavolo e facendo cadere il piatto del pranzo per terra,
mentre tutti lo guardavano e ridevano.
-
Mi sento sul serio Cady Haron, ora, posso
capire Amy! – pensò.
Ignorando
le risatine di chiunque lo vedesse dopo la figuraccia in mensa, Sheldon tornò a
lavoro dopo aver consumato il suo pasto in ufficio, da solo, pensieroso come
non mai.
La
sua mente era sempre piena di pensieri e idee geniali, certo, ma la novità
consisteva nel fatto che quel giorno fosse inondata solo dal pensiero di Amy,
dalla loro conversazione, dal suo non sapere cosa fare per aiutarla.
“Sheldon
Cooper che vuole conoscere meglio delle usanze in un determinato contesto
sociale pieno di professori ignoranti e ragazzini petulanti, chi lo avrebbe mai
detto!”disse, sospirando e guardando la sua lavagna che era limpida da quella
mattina.
A
chi poteva chiedere aiuto?
Era
offeso per il comportamento dei suoi amici, ma una piccola parte del suo io,
quella stranamente più umana, gli diceva che se lo meritava dopo che aveva
speso quasi un decennio a prenderli in giro per il loro costante bisogno di una
femmina e il loro voler soddisfare la
gente del sesso opposto.
“Ho
bisogno di una boccata d’aria, sì!” stabilì alla fine, mentre gettava i
tovaglioli usati per il pranzo nel cestino.
Uscì
dall’ufficio, prese una bella boccata d’aria e stava per rientrare quando delle
vocine catturarono la sua attenzione.
“Maddie,
abbiamo sbagliato corridoio, di nuovo! Siamo nell’ala sbagliata, questo è il
dipartimento di fisica! Qui ci sono i professori... Oh, arriveremo di nuovo in
ritardo alla lezione di Chimica Inorganica!”.
“Lo
sapevo che non dovevo fidarmi di te, Lucy! Si vede che ti sei ubriacata ieri
sera, mentre facevo i compiti per entrambe!”.
“Ma
non è colpa mia se quest’università è enorme! In questi casi mi manca il liceo,
davvero, era così piccolo e confortante...”.
Sheldon
sorrise in un modo decisamente inquietante quando appurò lo status delle due
vocine preoccupate: erano delle matricole, ne era sicuro, delle matricole che
potevano fare al caso suo visto che sembravano delle Cindy con il loro
ubriacarsi di sera.
Rapidamente,
seguì le voci fino a ritorvarsi davanti a due ragazzine che non superavano i
diciotto anni, vestite in un modo che avrebbe giudicato “Da fricchettone”.
Devo ricordarmi di aggiungere
una lamentela sul vestiario poco consono degli studenti della Caltech nella
prossima lettera di lamentele che invierò al Rettore!
“Ehm...
Studentesse disorientate, ciao! Sono il Dottor Sheldon Cooper, immagino abbiate
sentito parlare di me!” esordì, raggiungendole e stando al loro passo, agitando
la mano convulsamente.
Le
due ragazze si bloccarono e lo guardarono terrificate, trattenendo il respiro.
“Lei
è qui per punirci perché siamo in ritardo?” domandò Maddie, tremando.
“Cosa?
Punire delle giovani menti per un semplice ritardo causato dalla mancanza di
senso dell’orientamento nonostante siano passati circa sei mesi dall’inizio
delle lezioni? Ma non diciamo sciocchezze!” ribadì il fisico, sorridendo in
modo inquietante. “Ho sentito la vostra conversazione e ho pensato di darvi una
mano nel raggiungere l’aula di Chimica Inorganica”.
“Davvero?”
domandò Lucy, sorpresa come non mai.
“Certo,
seguitemi, giovani studentesse!”.
Le
due ragazze obbedirono seppur confuse e decisamente colpite da un atto di
gentilezza da parte del famoso professore di Materia Oscura che incuteva
terrore in tutta la facoltà.
“Conosco
il vostro professore, quindi vi giustificherò, ma ad una condizione” esordì
Sheldon.
Maddie
e Lucy si bloccarono, impaurite come non mai.
Cosa
voleva da loro il professore più pazzo dell’università?
“Dovete
darmi una mano con la mia fidanzata” aggiunse subito.
Maddie
sgranò gli occhi e Lucy quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
“Lei
ha una fidanzata?” chiese la prima, incredula.
“Sì.
Non capisco il tono sorpreso, sebbene per i primi trenta anni della mia vita
l’idea di legarmi ad un altro essere umano mi facesse ribrezzo...”.
Circa
venti minuti dopo, Maddie e Lucy erano le prime fan degli Shamy.
“Non
capisco come la gente qui dica che lei è un mostro, Dottor Cooper, è un
fidanzato perfetto! Se il mio facesse una cosa del genere per me, beh, io lo
sposerei ad occhi chiusi!”.
“Cosa
vuol dire, Maddie? Come si può sposare una persona ad occhi chiusi? Voglio
dire, ci vuole una certa capacità per riuscire ad infilare un anello al dito di
un’altra persona ad occhi chiusi, abilità nota solo a chi è sfortunatamente
cieco e che quindi è abituato a compiere gesti di routine senza l’ausilio della
vista”.
“Ma
no, Maddie voleva dire... Lasci stare, l’aiuteremo solo se ci fa saltare l’ora
di chimica! Abbiamo bisogno di tempo per spiegarle le usanze del liceo, sa?”
disse Lucy, illuminata dall’idea di saltare una lezione noiosa per aiutare
quell’uomo strambo al massimo ma simpatico nonostante le dicerie.
“Nonostante
io sia decisamente contrario all’usanza dei giovani di saltare delle lezioni,
devo ammetere che alla fine non perderete una lezione di fisica ma di chimica
quindi i vostri cervellini non subiranno alcuna privazione di informazioni
veramente utili. Vi aiuterò solo se vi offrirete di accompagnarmi alla scuola
della mia fidanzata dopo le lezioni quando ne avrò bisogno”stabilì Sheldon, che
precedentemente aveva messo in conto di non poter fare affidamento sui suoi
amici.
“Le
si è rotta l’auto?” domandò Maddie, senza capire quella strana richiesta.
“No,
diciamo che mi ritengo un homo novus,
una razza così superiore da non poter abbassarsi ad un’arte infima come quella
della conduzione di un auto” rispose compiaciuto. “Su, studentesse, c’è una
bella ora di chimica da perdere in ballo!”.
“Perfetto,
ci stiamo! La sua fidanzata sarà felicissima!” approvò Lucy.
“Ora
però vada a giustificarci con il professor Smith” inclazò Maddie, indicando
l’aula alle loro spalle con un cenno del capo.
“Certo,
certo...” mormorò Sheldon, entrando e uscendo dall’aula dieci minuti dopo
urlando: “Non è colpa mia se soffri di un complesso di inferiorità nei miei
confronti, Smith! La chimica non è altro che una sguattera in confronto alla
fisica, la regina delle scienze! E ti consiglio un po’ di H2O dopo tutte le
urla! E con H2O intendo un bicchiere d’acqua, se non mi hai capito!”.
Maddie
e Lucy si guardarono con aria interrogativa, per poi scrollare le spalle:
avevano perso una noiosissima ora di lezione, almeno.
“Quindi
devo semplicemente posarle una rosa sulla scrivania, per oggi?” domandò Sheldon
un’ora dopo, dopo essersi sorbito un’infinità di chiacchiere riguardo balli,
cheerleader, accompagnatori, feste, biglietti di San Valentino e fiori.
Maddie
e Lucy erano nel suo ufficio e avevano imbrattato la lavagna con schemi
assurdi, in cui spiegavano tutte le tappe di un tipico anno del liceo e i
tipici comportamenti di una coppia di liceali.
“Per
domani. Diciamo che i ragazzi sono soliti lasciare una rosa sul banco della
ragazza prima dell’inizio delle lezioni come segno di affetto, in modo da farlo
vedere a tutte le sue compagne... Lei dovrà lasciarle una rosa sulla scrivania
domani mattina, prima dell’inizio del turno, con un biglietto. E poi dovrà
farsi trovare all’uscita, e portarla fuori o per un caffè o in uno di quei
parcheggi che lei ha menzionato per ubriacarvi, proprio come faceva quella
Cindy” rispose Maddie, indicando il punto della lavagna in cui c’era scritto
“Giorno 1”.
“Bene,
bene. Quindi mi accompagnerete domani mattina e domani pomeriggio lì, intesi?”.
“Va
benissimo, dottor Cooper! Oh, come sono emozionata!” ridacchiò Lucy.
“Bene.
Qui ci sono dieci dollari, tocca a voi comprare rosa e bigliettino” aggiunse
Sheldon, porgendo loro una banconota.
“Mi
sento tanto come uno dei topini di Cenerentola” squittì Maddie.
Sheldon
la guardò davvero male, con uno sguardo pieno di biasimo e rimprovero.
“Quindi
che senso ha fare esperimenti su dei veri
poveri topi quando c’è questo tipo di gioventù?” chiese retorico,
sbuffando.
Buongiorno Dottor Cooper,
siamo sotto casa sua!
La
mattina dopo, Sheldon lesse il messaggio di Maddie e sorrise soddisfatto.
Leonard
notò il sorriso e ridacchiò.
“Che
c’è, è un messaggio della tua adorata Amy? Il Dottor Cooper non è più un robot
privo di sentimenti?” lo prese in giro.
Sheldon
alzò lo sguardo mentre si infilava il giubbino e la sua immancabile borsa a
tracolla.
“Io
ho sempre provato dei sentimenti, Leonard. La pena è un sentimento, e io l’ho
sempre provata per te” ribattè.
Colpito,
Leonard sospirò e gli si avvicinò.
“Sheldon,
ieri abbiamo scherzato, ti daremo una mano se...”.
“Ho
già risolto, Leonard. Il Dottor Cooper sa cavarsela se aiutato da due menti
mediocri pronte a far di tutto pur di saltare una lezione di Chimica
Inorganica. Buona giornata” si congedò, prendendo le chiavi e uscendo di casa,
lasciando il suo coinquilino decisamente senza parole.
Quello
non era lo Sheldon che conosceva, visto che il vecchio Sheldon non avrebbe
esitato ad insistere pur di ottenere il suo aiuto.
Amy
era davvero una maga, pensò, incredulo.
“Ecco
la rosa, abbiamo scelto la più bella” esultò Maddie, una volta che furono
arrivati davanti la “Pasadena’s High School”, mezz’ora prima dell’inizio delle
lezioni.
“Ed
ecco il biglietto. Deve solo scrivere ciò che vuole e il gioco è fatto”
aggiunse Lucy. “L’aspettiamo qui!”.
“Bene,
bene. Devo dire che i topini di Cenerentola sanno farsi valere. E’ un
complimento” disse Sheldon, prima di scendere dall’auto.
Si
sentiva strano, pieno di sentimenti contrastanti: paura, ansia, e si sentiva
anche un po’ sciocco ad essere onesti, visto che mai avrebbe pensato di fare un
gesto simile per un essere umano, figuriamoci una ragazza.
Doveva
riempire il bigliettino, però!
Prese
la borsa, alla ricerca di una penna, ma notò di non averne nemmeno una.
Dov’era
la sua penna, quella con le sue iniziali?
Entrò
in panico, finchè, una volta entrato nella scuola, non vide un ragazzino che
non poteva avere più di quattordici anni.
“Ehi,
ehi, fanciullo!” urlò, avvicinandosi.
Il
ragazzino, che aveva gli occhi quasi completamente coperti da un ciuffo biondo,
si fermò, sospettoso.
“Chi
sei? Un ripetente?” domandò, a causa della maglietta di Flash che si
intravedeva dal giubbino aperto. “Non ti darò i soldi per il pranzo, io...”.
“No,
no! Io sono un Dottore! Mi serve una penna, te la chiedo in cambio di un
pacchetto di Red Vines, che ne dici?” propose, cacciando il pacchetto di
caramelle dalla tasca e porgendoglielo con aria speranzosa.
“Che
succede qui, chi è lei?” s’intromise la bidella, che aveva guardato la scena
con aria sospettosa sin dall’inizio.
“Nulla,
nulla! Sto solo chiedendo una cosa a questo fanciullo in cambio di un pacco di
caramelle...” si giusitificò innocentemente Sheldon, mentre il ragazzino
fuggiva.
La
donna – dalla stazza alquanto minacciosa – lo guardò malissimo e lo afferrò per
il giubbino.
“Ma
come ti permetti! Entrare in un liceo per adescare ragazzini con...”.
“Jamie,
che succede qui?”.
La
bidella si voltò, ancora minacciosa.
“Signora
vicepreside, stavo cacciando fuori questo estraneo, voleva adescare un
ragazzino con delle caramelle...!”.
“Che
cosa?”.
Sheldon
si voltò a sua volta e si ritrovò davanti una donna biondissima, con un
tailleur beige che metteva in mostro un corpo fin troppo curato e magro e con
un’espressione che avrebbe decisamente definito “Alla Regina George”.
“Lei
è Cindy, giusto? Sono Sheldon Cooper, il fidanzato di Amy Farrah Fowler, mi
serviva una penna per compilare un bigliettino da lasciarle sulla scrivania
insieme a questa rosa!” disse rapidamente, sempre più timoroso della presa di
quella certa Jamie che non aveva solo il nome di virile.
Udendo
ciò, Cindy cambiò espressione e gli sorrise.
“Oh,
finalmente conosco il futuro marito della cara Amy! E’ tutto ok, Jamie,
lasciaci soli!” disse la vice preside, con grande riluttanza della donna che
lasciò andare la presa su Sheldon e se ne andò, rammaricata.
“E
quindi volevi lasciarle una rosa” constatò la donna, sorridendo in un modo
inquietante.
“Sì.
E prima del suo arrivo, possibilmente”.
“Che
romanticone! Amy aveva proprio ragione sul tuo conto, sei un ragazzo d’oro!
Sono felice di vederla finalmente felice con un ragazzo, ammetto che non lo
avrei mai detto, sai? Vieni, vieni, il suo ufficio è qui!”.
Cindy
lo afferrò per il braccio e lo condusse verso un corridoio, e gli ci volle un
po’ per riuscire a sfuggire alla sua presa senza risultare offensivo.
“Ecco”.
Sheldon
entrò nell’ufficio ancora vuoto e corse in direzione della scrivania su cui
c’era una targa con il nome di Amy. Fu grato di trovare una penna lì e subito
si affrettò a scrivere il biglietto, per poi lasciare la rosa al centro della
scrivania.
Incredulo
per il gesto che aveva compiuto, si affrettò ad uscire dalla stanza, dove Cindy
lo aspettava.
“Sappi
che dopo questo aiuto pretendo di essere invitata alla nozze!” esclamò
entustasiasta.
Sheldon
deglutì, sperando di non mostrare alcun tic tipico di quando diceva una bugia.
Circa
venti minuti dopo, Amy entrò nel suo ufficio insieme ad altre due colleghe che
avrebbero lavorato con lei, un po’ infastidita dal sorrisino che Cindy le aveva
rivolto quando l’aveva vista.
Non
indossava nessun anello di fidanzamento, dopotutto, ed ecco il perché di quel
sorrisino di scherno, si disse.
Sospirando
e sperando che la giornata migliorasse, la ragazza si avvicinò alla scrivania,
dove fu sorpresa di trovare una bellissima rosa rossa posizionata diagonalmente
al centro della scrivania, con un bigliettino attaccato allo stelo su cui si
leggeva “Per A.F.F.”.
Sorpresa,
confusa ed emozionata allo stesso tempo, con le mani che le tremavano, si
affrettò a prendere il bigliettino e ad aprirlo per leggerlo, trovandovi la
familiare grafia di Sheldon.
Se
qualcuno mi chiedesse di descrivere gli anni trascorsi con te in una parola,
direi “Fascinating*”.
Con
le lacrime agli occhi per l’emozione, prese la rosa tra le mani e l’annusò, per
poi portarsela vicino al cuore, il posto in cui ormai quel pazzo fisico teorico
occupava da anni.
Nel
frattempo, le sue colleghe avevano visto il fiore e letto il biglietto e la
guardavano con una grandissima invidia.
“Quanto
sei fortunata, Amy, il tuo ragazzo deve essere davvero speciale!”.
“Quanto
ti invidio!”.
Lei
le guardò a sua volta e sorrise, annuendo, ancora piena di gioia.
Il liceo ci aveva impiegato circa quindici anni per migliorare, ma finalmente era decisamente fantastico!
*Di certo non avrete bisogno della nota ma non si sa mai...E’ l’unica parola che Sheldon dice dopo che Amy lo bacia per la prima volta :)