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Autore: Corvo_Nero    24/03/2015    1 recensioni
Nel silenzio della notte, la luna piena si rifletteva negli occhi spalancati e vitrei del corpo che galleggiava nelle acque del lago, la bocca socchiusa, un rivolo di sangue che usciva dalle labbra e dal naso, la tunica con una larga macchia brunastra e una freccia che usciva dal petto; solo i versi degli animali notturni rompevano quella quiete, e lentamente il corpo iniziava a affondare, cogli occhi sempre rivolti verso la luna, e con una mente ancora lucida che stava ripercorrendo gli eventi delle ultime ore…
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nello stesso momento a RavenMoon, nella caserma, Rikard stava passando una notte insonne; dopo aver organizzato la guardia cittadina al meglio delle sue possibilità, secondo gli ordini ricevuti, aveva pattugliato i dintorni: stava cercando indizi su quanto fosse successo in quella fatale notte in cui il Conte Sanders aveva trovato la morte. La corte reale era venuta a conoscenza di un complotto che prevedeva l'eliminazione sistematica di molti nobili; stavolta erano arrivati con un ritardo minuscolo, l’omicidio era avvenuto da poco. Indagava da tempo su questa setta di cospiratori ed era riuscito a capire che la mano assassina era sempre la stessa, per quanto il modus operandi fosse ogni volta diverso. Era riuscito a collegare molti omicidi degli ultimi mesi; l'elemento comune era sempre la presenza di un messaggero o emissario della Chiesa proveniente dalla capitale. Aveva setacciato il villaggio, interrogato gli abitanti, ma il sospettato sembrava essere sparito nel nulla, probabilmente sfuggito alla cattura poco prima del loro arrivo, oppure nello stesso momento…

Tuttavia anche altri pensieri erano per il Capitano fonte di preoccupazione: il traditore era stato sistemato in fretta con una sentenza di morte da lui stesso eseguita, ma ciò che lo impensieriva erano gli strani oggetti che erano contenuti nei suoi bagagli impacchettati in fretta e furia per l'imminente fuga: strumenti alchemici, idoli pagani, libri dal contenuto oscuro e sostanze maleodoranti di vario tipo. In una stanza segreta della sua villa di campagna era allestito un altare sacrificale, e dall'odore di putrefazione di cui era impregnato il locale, doveva anche essere usato di recente.

Era seduto a un tavolo del Posto di Guardia e, riflettendo sugli avvenimenti degli ultimi giorni, si apprestava a redigere un rapporto, scrivendo in un codice segreto utilizzato solo dalle alte cariche militari del regno:

"Al glorioso Re Georg VI, Sovrano di Eastar.

Dando seguito ai Vostri precedenti ordini, abbiamo raggiunto il territorio di confine e, come temevamo, siamo comunque arrivati troppo tardi, lo Spettro aveva già colpito. Abbiamo ristabilito l'ordine nella regione instaurando la legge marziale, siamo in attesa di un contingente per darci il cambio.
I sospetti del Consigliere erano fondati, c'era un traditore a corte, il nome già lo conoscete; applicando la legge sull'alto tradimento, ho eseguito personalmente la condanna a morte.

Mi preme tuttavia portare alla Vostra attenzione delle scoperte preoccupanti: il traditore era probabilmente a conoscenza del nostro arrivo e stava già approntando dei preparativi per fuggire, probabilmente oltre confine; era inoltre in possesso di oggetti altamente sospetti, verosimilmente di origine stregata; porteremo il tutto in una cassa sigillata al ritorno alla Capitale. Ispezionando la sua dimora abbiamo scoperto qualcosa che non avevamo previsto: un altare per riti pagani. Tutti questi elementi, unitamente al comportamento incontrollabile del traditore, sono per me fonte di grande turbamento; se la Vostra Signoria mi permettesse maggiore libertà d'azione in casi come questi, avremmo in mano maggiori elementi per poter gestire situazioni pericolose per il Regno.

 Ho infine dato ordine di ispezionare altri siti collegati al traditore, quali la tomba di famiglia e la Miniera a ridosso delle colline..."


Con un sospiro di stanchezza, Rikard posò la piuma sul calamaio e si grattò i corti capelli grigi. Indossava ancora la corazza, talvolta non la toglieva neanche per dormire, la lancia e la spada erano sempre a portata di mano vicino al giaciglio. Era passata un'ora da quando aveva mandato 4 cavalieri a ispezionare quella miniera e ancora non erano tornati. Due colpi leggeri ma decisi alla porta lo distrassero dai suoi pensieri. << Avanti >> disse con una voce calma ma roca; entrò Jan, il suo attendente che gli aveva portato la cena. Era l'aiutante del Quartiermastro del Battaglione dei Cavalieri Neri, ma svolgeva anche compiti da cuoco, furiere, stalliere e anche magazziniere quando risiedevano al Quartier Generale sulle colline fuori dalle mura di Eastar.

Era un ragazzo gracile, dai capelli biondo cenere; il suo fisico snello spiccava particolarmente quando era insieme ai suoi commilitoni. Il suo posto alquanto privilegiato ottenuto con estrema facilità aveva attirato parecchie malelingue nella guarnigione, ma egli non gli dava peso, per quanto non potesse fare a meno di chiedersi come mai il Capitano Rikard fosse interessato a lui. Jan era orfano di entrambi i genitori e si guadagnava da vivere facendo il boscaiolo, malgrado il suo essere gracile. Una volta rischiò di finire schiacciato da un tronco, quando Rikard lo salvò riuscendo a sollevarlo da solo; da quel giorno iniziò a frequentare sempre più spesso le caserme, per assistere agli allenamenti ed esercitazioni dei cavalieri, affascinato dalla loro forza, dal loro coraggio, dal carisma del loro Capitano. Le sue visite non passarono inosservate, e un giorno Rikard gli offrì un'opportunità. Jan ignorava che le loro vite fossero piuttosto simili, che entrambi avessero provato il dolore della perdita delle persone amate.

<< 'Sera Capitano, sono tornato ora dalla locanda per fare qualche provvista, il bello di vivere in campagna è l'avere sempre prodotti freschi >>, disse con la sua voce giovanile; spalancò la porta con un piede mentre nelle mani teneva un largo vassoio con una ciotola di zuppa di cereali, pane caldo e un boccale di birra. Rikard mise nella sua borsa da viaggio la lettera ancora incompleta, posò in un cassetto penna e calamaio e fissò il vassoio con un certo disgusto: le sue preoccupazioni gli avevano tolto quasi del tutto l'appetito, ma non voleva rendere vani gli sforzi di quel ragazzo che faceva di tutto per essergli di aiuto.

<< Siediti Jan, non fare complimenti >> Disse il Capitano, mentre si apprestava a gustare la calda pietanza. Il giovane soldato si accomodò sullo sgabello di legno di fronte al tavolo. << Ancora nessuna notizia della squadra esplorativa? >> chiese poi al suo superiore; malgrado la differenza di grado e di età (Jan ancora non aveva raggiunto le venti primavere), c'era un'amichevole confidenza tra i due, che si comportavano come se si conoscessero da sempre. << Ne so quanto te che vieni dal cortile, ovviamente >>. Jan annuì silenziosamente, sistemandosi continuamente sullo sgabello, in preda a un certo nervosismo, e la cosa non sfuggì a Rikard. << Diavolo, ragazzo, che ti prende? Non è la prima missione a cui partecipi, qual è il problema? >> disse fissando il giovane soldato. << No, nessun problema signore, è solo che... non so... Tra i soldati di stanza qui circolano strane voci su questo assassino a cui stiamo dando la caccia da mesi, questo... Spettro, come lo avete definito per il suo scomparire sempre senza lasciare traccia. Alcuni hanno raccontato di strane leggende su esseri demoniaci e mostri. Signore, non mi reputo un individuo impressionabile, ma abbiamo visto di cosa è capace. Il Conte Sanders è solo l'ultima delle tante vittime colpite da questa ignota mano assassina, agile e rapida come solo la Morte stessa potrebbe essere! >>, disse Jan, sussurrando le ultime parole, come se temesse di essere sentito da altre orecchie.

Rikard non era affatto turbato da simili pensieri, e anzi, l'odore della zuppa gli aveva procurato un po' di appetito; fece in tempo a finire di assaporarla, accompagnandola con il boccale di birra e il pane prima di rispondere tranquillamente. << Se non ti conoscessi un po' potrei pensare che provi una certa ammirazione per il nostro ricercato, perché ti posso assicurare che la mano autrice di molti delitti compiuti in questo Regno è una mano umana, fisica, nessuna oscura presenza, nessuna maledizione; è un semplice assassino, e giuro sulla mia spada che verrà fermato e verrà fatta giustizia! >> e sbattendo la mano sul tavolo, facendo sobbalzare Jan, si alzò e si diresse alla finestra. << Tuttavia non è la sola ragione che ci ha spinto qui al confine. Jan, quanto sai dell'ultima guerra contro Ebones?>> Sempre seduto sullo sgabello, ma un po' meno nervoso, Jan rispose, dopo averci pensato un po' su: << Molto poco in verità, so che l'ultima guerra venne combattuta prima che nascessi; scoppiò per una disputa tra due famiglie nobiliari e per dieci anni la regione venne messa a ferro e fuoco. Interi villaggi vennero dati alle fiamme, le riserve delle miniere e delle foreste vennero messe a dura prova per rifornire gli eserciti di armi e armature... Ma questo cos'ha a che fare con la nostra missione?>> Rikard rimase alla finestra, a assaporare la brezza notturna. << I nobili a corte hanno ragione di credere che sia in atto un complotto per spodestare Re Georg, tuttavia queste uccisioni degli ultimi tempi, il fatto che vengano colpiti solo elementi di secondo piano, di scarsa importanza politica, mi inducono a pensare che sia solo una manovra per distrarre l'attenzione da un pericolo ben più grande. La guerra può essere finita venti anni fa, ma Eastar non ha mai cessato di essere in pericolo. Io ero lì, in prima linea: al concludersi di quel massacro, ho visto i cumuli di cadaveri di soldati amici e nemici nel cortile del castello, ho visto quelle... cose, calpestarli, camminando in un fronte unico, un muro di carne, scaglie, zanne... Veri e propri incubi divenuti realtà. Ebones, sapendo che stava per perdere la guerra, aveva infranto un sacro patto bilaterale, sul non utilizzare mai più arti magiche e soprannaturali nelle contese guerresche, se mai ce ne sarebbero state altre dopo l'Alba Rossa, quasi un secolo fa... Quel giorno, scoprimmo che solo Eastar aveva rispettato il patto. >>

Jan aveva ascoltato attentamente il racconto del Capitano, ma lo interruppe con una domanda che gli balenò in testa all'improvviso. << Capitano... avete detto che eravate in prima linea, ma se l'ultima guerra si è combattuta vent'anni fa dovevate essere molto giovane! >> Rikard si girò, sorridendo, tenendo la mano sull'elsa del pugnale che portava con sé da quella fatidica battaglia. << Avevo quindici anni, ero anche più giovane di te quando ho preso in mano la mia prima arma, quando ho solcato il mio primo campo di battaglia, abbattendo il mio primo nemico. Divenni allora un Cavaliere Nero, sotto la guida del nuovo Capitano. Ero orfano di guerra, tutti avevamo perso qualcosa o qualcuno; il signore del castello pensò solo a salvarsi la pelle quando ordinò di barricare le porte lasciando fuori mercanti e contadini. Solo grazie all'arrivo dei Cavalieri neri che ruppero temporaneamente l'assedio i pochi superstiti riuscirono a mettersi in salvo e io ero tra quelli, ma non avrei mai voluto esserci; ero rimasto solo. Lui mi diede coraggio, forza, desiderio di vivere un altro giorno, e questo pugnale, che porto con me da allora, in ricordo dell'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto. >>

Si fermò un secondo per riprendere fiato. Jan non disse nulla, era sempre stato affascinato dai racconti di battaglie, ma questa volta una sensazione di orrore gli si era poggiata sul petto come un peso invisibile. Rikard riprese il racconto: << Il nostro Capitano, aveva l'aria di aver visto molti più campi di battaglia di tanti altri veterani del battaglione; pur nella tragicità del momento, riuscì a infervorarci, al suo fianco uscimmo dalla caserma in cui avevamo trovato rifugio, lo vedemmo spazzar via i soldati nemici che incrociammo con ferocia ed abilità; nessuna lama o maglio riuscì a ferirlo, in tutta la mia vita non ho conosciuto nessun guerriero che abbia eguagliato la sua maestria. Sotto la sua guida raggiungemmo il cortile... E lì assistemmo a un orrore a cui non eravamo preparati. >>

Jan era totalmente rapito da quel racconto, attese che il suo superiore riprendesse fiato, evidentemente turbato da quei ricordi; questi riprese la parola: << Erano... bestie, non avevano l'aspetto di uomini, questo è certo, ma i loro occhi... quelli indubbiamente erano umani, si poteva cogliere una scintilla di intelligenza e ragione nei loro sguardi, per quanto il loro aspetto facesse intendere tutt'altro! Eretti su due gambe, o per meglio dire zampe, nudi, escludendo varie parti di armatura, probabilmente saccheggiate dalle loro vittime, alcuni ricoperti di una rada pelliccia, altri con pelle a scaglie come quella dei rettili, altri ancora con una carnagione del colore del carbone. Erano più di venti e ci sbarravano la strada, ma conoscevamo un'altra via di fuga, nei sotterranei; era solo necessario evitare che ci inseguissero o tutto sarebbe stato inutile. Fu allora che successe, che il Capitano pronunciò delle parole che non dimenticherò per il resto della mia vita! Mi affidò il compito di portare in salvo i pochi abitanti superstiti, di restare con gli altri cavalieri, e lui avrebbe impedito a quelle bestie di braccarci. Chiese a un soldato la sua spada, e ci ordinò un'ultima volta di fuggire, senza mai guardarci indietro, di correre il più velocemente possibile! L'ultima cosa che vidi furono le sue larghe spalle ergersi in nostra difesa, le sue braccia armate di spada aprirsi come ali. Fu il nostro scudo, il mio salvatore e mentore. Raggiunta la capitale, in suo onore mi arruolai nell'esercito reale; il resto, bene o male, lo conosci. >> Jan era totalmente impietrito da quel racconto; era la prima volta che Rikard si era aperto così tanto con lui, ma evidentemente c'era molto di più che lo turbava e che ancora non gli aveva confidato. Avrebbe voluto fare qualche commento ma le campane delle torri di guardia presero a suonare all'impazzata, le torce sulle mura brillarono più intensamente, sentirono le vedette urlare grida d'allarme per avvisare di un'ombra di fronte al portone, qualcuno che chiedeva disperatamente di entrare. I due si scambiarono uno sguardo e uscirono dal Posto di Guardia in fretta e furia, Rikard seguito come un'ombra da Jan, diretti verso il portone principale. Le guardie mezze assonnate stavano attendendo ordini dal Capitano. << Si tratta sicuramente della pattuglia esplorativa, aprite! >> Disse Rikard, ma ciò che vide gli fece mozzare il fiato: dei quattro cavalieri che aveva inviato a esplorare la miniera, solo uno era tornato, più morto che vivo. Si era trascinato fino al villaggio, gravemente ferito, l'armatura di acciaio nero perforata in più punti, il braccio sinistro maciullato ridotto a un moncherino penzolante sul fianco. Si accasciò a terra una volta che il portone fu dischiuso. Le guardie cittadine erano paralizzate dall'orrore; Rikard si avvicinò al corpo del soldato, cercando di tenergli la testa sollevata perché non soffocasse nel suo sangue. Il soldato gli strinse il braccio con la mano rimasta intera, gli occhi spalancati dal terrore più puro; fissando negli occhi il suo capitano, il sopravvissuto, sussurrò un'unica parola: << Mostri! >> prima che la fiamma della sua vita si estinguesse.

Nel frattempo, in un luogo sconosciuto, tre oscure figure incappucciate, sedute a un piccolo tavolo in legno e bronzo, contemplavano gli ultimi eventi del mondo, nel riflesso dell'acqua di una bacinella di rame. Tenendosi per mano, intonavano una cantilena in una lingua sconosciuta e il riflesso magico mostrava ciò che un'altra oscura presenza vedeva con i suoi occhi dorati; la Maschera correva rapida, per boschi e sentieri, diretta verso la Capitale di Eastar.
  
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