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Autore: solomonty    25/03/2015    1 recensioni
Una formula matematica per salvare il mondo.
Tre amici, l'università e un giuramento.
Oliver Queen farà la sua parte.
E che c’entra quel barbuto biondo col cane?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Save the mathematician, save the world



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“Tu?” Oliver era perplesso tanto quanto il detective.
“Sì, conosco la formula originale perché sono stato uno dei due che l'ha elaborata” spiegò Matt.
“Come "due"? Voi siete in tre… non è per questo che vi stanno cercando?”
“Cercano solo Matt” disse Felicity “l'NSA non sospetta di me e Eric: noi non conosciamo la sequenza” chiarì “quando siamo stati interrogati non hanno avuto prove della nostra frequentazione post-università e quindi ci hanno lasciati stare, esattamente come è successo con gli altri ex studenti che all'epoca avevano frequentato il MIT” finì guardandosi intorno.
“Sei stata interrogata dall'NSA?” Oliver era stupefatto e Felicity annuì.
L'ex miliardario pensò quanto poco conoscesse la sua assistente; sicuramente era molto più brava di lui a mantenere i propri segreti.
“Matt, hai detto di essere uno dei due… chi è l'altra persona che conosce la formula?” domandò Marty.
“Il mio professore… l'ho aiutato durante l'elaborazione, ero suo assistente e, prima che tu me lo chieda, ti dico che è morto tre anni fa: era malato e so per certo che non ha rivelato a nessuno la formula. La conosco solo io” la voce ferma e preoccupata, Matthew giocherellava con una nocciola.
“Perché non possono cambiare la formula nella sequenza? Insomma, mi pare proprio assurdo” commentò l'uomo con i ciuffi guardando i ragazzi.
“Perché altrimenti il progetto sarebbe stato attaccabile… e non poteva esserlo, in senso assoluto… una così letale strategia deve essere inattaccabile” rispose Eric.
“A ben vedere, tutta questa storia è un cane che si morde la coda” commentò Felicity e Monty cacciò fuori un paio d'abbai.
“Alle parole cane, coda, ecc… lui abbaia sempre” Marty si spiegò; “shh, non sta dicendo a te” guardò il suo cane con occhi severi.
Monty, apparentemente offeso, caracollò vicino alle gambe di Oliver che si allungò per fargli un paio di grattini.

“È assurdo, no? che questi missili siano pronti a partire e, al tempo stesso, rischino di essere bloccati per sempre” commentò Eric.
Matt si alzò dalla sedia passandosi una mano sulla bocca.
“Quella notte… noi tre abbiamo deciso che avremmo fatto di tutto perché il mondo non corresse questo pericolo terribile… certo non è molto, rispetto a tutte le macchinazioni governative in atto, ma giurammo di fare ognuno la nostra parte. Sapevamo che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla e in tutti questi anni ho avuto una vita vagabonda e i miei amici” guardò Eric e Felicity con un amore sconfinato negli occhi “i miei fratelli… mi hanno tenuto al sicuro scegliendo di vivere la loro vita in funzione di questo.”
Oliver e Martin lo guardarono e lui sgranò gli occhi.
“Sì… hanno scelto di non avere una vita propria perché sapere questo segreto gravissimo comporta grandi rinunce… chi non avrebbe voluto sposarsi, avere dei figli, fare il lavoro desiderato, una vita normale? I miei amici hanno sacrificato tutto, per me… Felicity che si comporta come la donna meno volitiva del pianeta e, nonostante il suo potenziale, lavora per qualche supercompagnia invece di mettere il suo ingegno al servizio della società… ha fatto la segretaria, la commessa, quando potrebbe essere un aiuto migliore in qualunque campo… e Eric… lui è sempre stato un genio-artista, uno che le regole le ha sempre viste come un limite della persona.”
Eric Beale alzò gli occhi al cielo sorridendo.
“Sapevi che voleva fare il free lance così da potersi dedicare al surf? È la cosa che preferisce… lo sapevi?” chiese Felicity a Marty. Lui fece segno di no con la testa e poi ammiccò contento verso il collega: avevano molto in comune, oltre l’ufficio.
“Non ha fatto il free lance, no… fa il nerd impacciato e sprovveduto, lui che ha coraggio da vendere; è impiegato in un'agenzia governativa… lui odia l'intelligence, i militarismi, l'NSA, la CIA, FBI, NCIS, DEA… e tutte le lettere a cui riuscite a pensare… ma lavorando per il governo avrebbe avuto in tempo reale accesso a informazioni vitali per me... e surfa una sola volta a settimana, per quel che so” Matt fece l'occhiolino al suo amico; “l'NSA mi darà la caccia finché non mi avrà preso... e faranno in modo di farmi parlare” concluse con una gran tristezza nella voce.
Marty si alzò per stiracchiare le gambe; buttò fuori un respiro e appoggiò una mano sulla spalla di Matt.
“Ti faranno parlare… sì, che lo faranno” gli confermò piuttosto desolato.
Il giovanotto scosse la testa preoccupato. “Non voglio farmi prendere… non posso farmi prendere… devo morire per non svelare quello che so? Diciamola tutta… mi “suicideranno” dopo avermi torturato, ecco quello che faranno… non voglio morire, non voglio morire” quasi sembrava lagnarsi, tanto la sua voce era accorata.
Felicity, in un gesto svelto, si alzò dalla sedia e gli gettò le braccia al collo stringendosi a lui.
“Non morirai… io non lo permetterò” disse sommessamente; nascose il viso tra la spalla e il petto di Matt per non farsi vedere ma il movimento delle spalle tradì il suo pianto silenzioso e discreto.
Matthew le passò una mano sulla testa e le baciò la fronte mentre Eric le appoggiava la sua mano sulle spalle come a proteggerla. Oliver e Marty si guardarono e per un attimo si sentirono di troppo.
Quanto dovevano aver tenuto duro quei tre ragazzi? Quanti anni passati sul chi vive, a guardarsi le spalle, a proteggere il più a rischio dei tre? E le loro vite? Sacrificate in nome di un giuramento per proteggere l'umanità?
Oliver Queen sentì la sua tuta in pelle verde stargli stretta. Si lamentava sempre della sua vita, del tormento, eppure, nel soggiorno di quella casa sconosciuta, si sentì piuttosto fortunato. Aveva perso tutto ma aveva avuto una seconda possibilità ed era riuscito a dare un valore alla sua vita; aveva avuto grandi maestri e amici fidati, mentre Felicity era stata costretta a diventare invisibile, a diventare una donna comune che passa i week end e le feste comandate tappata in casa.
Conosceva la forza di carattere della sua assistente, ma non avrebbe mai potuto immaginare quanto fosse forte e determinata.
La ragazza tornò a sedersi, tirò su col naso e si alzò gli occhiali per asciugarsi gli occhi.
“Scusatemi” disse un po' vergognosa.
“E di cosa, piccola?” chiese Martin completamente affascinato da quella prova di carattere.
Il poliziotto guardò Oliver e si stupì nel vederlo trattenersi. Tutto il suo corpo sembrava attirato verso la ragazza: la voglia di abbracciarla e consolarla gli schizzava fuori dalle labbra che teneva serrate, tese e dalle mani chiuse a pugno.
A quel punto della sua vita, Marty Deeks sapeva per certo che mantenersi sempre distaccati non fosse il migliore approccio per una possibile coppia, anzi, probabilmente era il migliore deterrente.

“Devi sparire” disse Oliver all'improvviso scuotendo il silenzio “devi sparire e noi ti aiuteremo.” Il suo tono era deciso e pieno di determinazione.
Marty afferrò il cellulare che aveva lasciato sul mobile, con un gesto svelto. “Faccio qualche telefonata” affermò dirigendosi verso un'altra stanza.
Felicity si sciolse la coda di cavallo e passò le dita tra i capelli ravvivandoli; sospirò stanca.
“Posso portare fuori Monty? Ho bisogno di un po' d'aria” chiese con la voce ancora malferma.
Marty alzò lo sguardo e vide Eric e Matt muoversi verso di lei. Schioccò le dita per attirare la loro attenzione.
“Certo, Betty, vai pure, grazie… prendi quella palla da tennis così non sarai obbligata a tenerlo legato” le rispose mentre faceva segno ai due ragazzi di non andare.
Si strinse contro la porta e fuori dal campo visivo di Felicity e Oliver li indicò facendo l'occhiolino e alzando il pollice.
Matt e Eric sorrisero.
“Marty, raccontami di questa casa…” iniziò Eric muovendosi verso di lui.
“Perché ti impicci?” chiese Martin guardando i ragazzi che cercavano di avere un'aria normale.
“Beh, sembra un segreto e voglio sapere.”
“Prendi il guinzaglio; la palla l'ho presa io e andiamo” disse Oliver alla ragazza; “fa assurdamente caldo in questa città” borbottò mentre si arrotolava un poco le maniche della camicia.
Chiuse la porta di casa dopo aver fatto uscire il cane e Felicity.

Rimasti soli, Eric, Marty e Matthew fecero capolino dalla stanza da letto.
“Mi sento Cupido” pigolò il detective fregandosi le mani.
“Non mi sono accorto di niente” disse Eric.
“Nemmeno io” aggiunse Matt alzando le spalle.
“Oh, svegliatevi, secchioni!” li sgridò l'avvocato.
“Allora, Marty, di chi è questa casa?” Eric cambiò discorso sperando di sorprendere il suo collega.
“Filate via, non vi dico nulla… piuttosto ragionate sul fatto che avete avuto accanto quel bocconcino per anni e non avete concluso niente!”
“Ma dovevamo salvare il mondo...” si scusò Matt mettendo le mani avanti.
Marty Deeks strinse gli occhi per qualche secondo e lo guardò indagandolo. “Non mi piacciono i secchioni” tagliò corto e rientrò in camera da letto.

Arrivati in spiaggia Oliver sganciò il moschettone dal collare e Monty corse in avanti fino a raggiungere l'acqua.
Felicity lo accompagnò correndogli dietro; sentiva lo sguardo di Oliver alle sue spalle.
Aveva pensieri confusi e quello che Matt aveva detto l'aveva messa a nudo davanti a lui; l'aveva rivelata per quella che era e Oliver Queen non poteva dire di averla mai conosciuta fino a quel giorno.
Rimasero in silenzio per un po', stando a qualche metro di distanza e lanciando la palla da tennis da una parte all'altra per far correre Monty.
Oliver notò che Felicity fuggiva il suo sguardo e quell'inaspettata timidezza lo colpì piacevolmente. Si incantò a guardarle i capelli che fluttuavano leggeri a ogni salto o quando si chinava a raccogliere la palla.
Lei si era accorta del modo in cui la stava guardando ma era ancora piuttosto agitata per rispondere a quegli occhi che le piacevano tanto.
Aveva nascosto a Ollie la parte più importante della sua vita e capì quanto lui si fosse sentito esposto quando lei aveva scoperto il suo segreto.
Aspettò che Oliver lanciasse la palla a Monty ma lui si girò e la lanciò verso di lei colpendola delicatamente; a quel punto, Felicity non poté più ignorarlo.
Si guardarono negli occhi e lui si lasciò andare in un sorriso dolce.
“Mi dispiace non aver avuto la possibilità di aiutarti prima” le disse.
Felicity gli ricambiò il sorriso, raccolse la palla e gliela lanciò contro.
“Puoi farlo ora” lo tranquillizzò “dio sa se ho bisogno di tutto il tuo aiuto” mormorò senza vergogna.
Il giovanotto aprì le braccia. “E lo avrai” rispose serio.
Felicity alzò le sopracciglia e abbozzò un sorriso e Oliver le ricambiò la smorfia.
“Vorresti sentirmi dire che farei qualsiasi cosa per te?” le chiese guardandola negli occhi.
“Aiuterebbe molto il mio umore, che, come puoi immaginare, è sottoposto a più stress” gli rispose con il suo solito tono allegro.
Oliver lanciò la palla al cane, in direzione della riva, dandole le spalle, nascondendo il suo solito imbarazzo.
“Farei qualsiasi cosa per te, Felicity” la sua voce era ferma, seria, inequivocabile.
“Allora ricordatelo… ricordatelo ogni volta che non sai dove sono” gli disse cambiando tono.
Ray Palmer si stava facendo spazio nella sua vita. Non ancora nei sentimenti ma non aveva nulla perché questo non potesse accadere e sicuramente Ollie non si rendeva conto che l’idea romantica de “l’amore per sempre” non le si addiceva: le parole o le intenzioni non scaldano la parte fredda del letto né soddisfano un’anima affamata.
“Felicity!” grugnì lui quasi contrariato; punto sul vivo e infastidito dalle sue parole.
“Sai che c’è?” disse ironica, ridendo “torno dal detective Deeks… lui sì che sa apprezzarmi” si girò e prese la via del rientro.
“Dove vai da sola?” le chiese Ollie interdetto, seguendola fin su alla strada a una trentina di metri dalla riva.
“Oh… ma non sono sola” e indicò di fronte a sé: poco lontano, Marty Deeks la salutò con la mano.
Saltellando sui tacchi, facendo scrocchiare i granelli di sabbia sulla passerella, si allontanò da Oliver che rimase a bocca aperta per quello che stava accadendo.
Monty abbaiò per avere la sua attenzione e lui gli lanciò la palla da tennis tornando verso la battigia.
Felicity incassò le spalle e rise mentre si avvicinava al poliziotto.
“Se la sarà presa?” chiese.
“Non lo so, biondina… ho assecondato il tuo sms perché mi piacciono le donzelle in difficoltà” le rispose “spero nel premio” le schioccò un sorriso e fece l’occhiolino.
“Non molli mai, eh?” e più che una domanda sembrava un’affermazione.
“Oh, no no… mai” la rassicurò ridendo.
“Ogni tanto riesci a essere serio?”
“Sono sempre serio… ci credo fermamente nel premio, Betty!”
“Ma perché ti parlo?”
“Perché sono irresistibilmente biondo” disse compito.
Lei sospirò e mosse la testa; “beh, è un buon motivo…” scoppiò a ridere allegra, prese sottobraccio il suo avvocato e insieme a lui tornò verso casa.

“Cosa sai di Felicity e Oliver?” chiese Matt.
Eric alzò le spalle; “non mi ha mai detto niente.”
“Neanche a me” concordò col tecnico occhialuto, poi sorrise guardandolo “ah, meglio così… la nostra sorellina… siamo gelosi di tutti i maschi che le orbitano attorno… ha fatto bene a non dirci niente” concluse.
“Matt… scusaci se abbiamo tirato in ballo Marty e Oliver ma penso che potranno darci un grande aiuto… arrivati a questo punto abbiamo bisogno di ogni mezzo e le conoscenze che hanno fanno al caso nostro.” Eric cercò di spiegarsi anche se con Felicity avevano infranto la prima regola che si erano imposti.
Il suo amico scosse la testa. “Non ti preoccupare, io avrei fatto lo stesso… era impensabile fare tutto da soli e i vostri amici mi sembrano affidabili quanto voi due… anche se sono, come dire, piuttosto misteriosi.”
Eric lo guardò interrogandolo e Matt gli rispose gesticolando “ma chi è Oliver per arrivare sin qui così facilmente e di nascosto? E di chi diavolo è questa casa?”
“Per Oliver non so risponderti e per quanto riguarda questa casa, se Marty non vuole farci sapere puoi star certo che non sapremo nulla; è tranquillo, alla mano, è un libro aperto… ma con le pagine scritte con l’inchiostro simpatico” gli rispose Eric “però non devi preoccuparti, è un uomo leale e farà tutto quello che potrà per darci una mano, te lo garantisco” cercò di tranquillizzare il suo amico.

“A domani mattina… perfetto… grazie, Bill.” Il detective del LAPD si infilò il cellulare in tasca e guardò i ragazzi; “i documenti nuovi saranno pronti prima di pranzo” disse soddisfatto.
Negli occhi dei giovani si accese la speranza e si schiaffeggiarono le mani per darsi manforte.
“Adesso basta solo sapere dove, come e chi.”
“Sì, Matt… ma un po’ d’entusiasmo, eh? Dai, dai… manca poco, tieni duro” lo incitò Felicity stringendogli la mano.
“Quando Oliver tornerà metteremo a punto il tutto” proseguì Eric.
“Sì, già… se torna… tanto mi dà tanto che è scappato col mio cane” lo sguardo preoccupato di Marty sortì ilarità nel trio.
“Possibile… Monty è fantastico” disse Felicity e rise ancora al cipiglio del detective.
“Non solo… è uno scovatore di bombe” Eric alzò un dito a rimarcare la frase “e un seduttore di ragazze.”
“Ha preso da papà!” Il detective scosse la testa come a darsi delle arie.
Mentre ridevano allegri Oliver e Monty rientrarono dalla lunga passeggiata e sul volto dell’uomo non potevi dire che ci fosse qualche tipo di risentimento. Anche se non gli era piaciuto il modo in cui si era comportata Felicity, non glielo avrebbe mai fatto vedere. Inoltre quel momento non gli sembrava opportuno, non con tutto quello che avevano da fare. Forse, a cose finite, avrebbero chiarito.

“Oh, che ne dite di mangiare?” chiese Eric passandosi una mano sullo stomaco.
Lo sguardo degli altri fu piuttosto eloquente: potevano anche essere dei cospiratori in fuga, ma avevano comunque bisogno di nutrirsi.
“Pizza per tutti?” Felicity si guardò intorno cercando approvazione e dopo averla ottenuta sorrise contenta. “Eric, tu e Oliver provvedete alla cena.” Svelta mise sul tavolo qualche banconota e altrettanto fecero Matt e Martin.
Eric tirò su i dollari e se li mise in tasca. Piegò le labbra in una smorfia divertente e si scambiò un’occhiata con la ragazza.  
“Su, andate” li comandò con un gesto della mano; si divertiva sempre molto quando il sofisticato Oliver Queen doveva misurarsi con faccende prettamente umane.
Lui non lasciò intravedere nessun fastidio, e come se niente fosse si voltò verso il cane. “Monty, vieni con me?” chiese e lui abbaiò contento.
“Cane banderuola” lo apostrofò Marty e lo seguì con lo sguardo mentre scompariva dietro la porta.
“Ho pensato a una soluzione per Matt” disse Oliver a Eric “ora ti spiego.”
Parlando fitto fitto si incamminarono per cercare una pizzeria.
“Tu” Felicity indicò Matt che sgranò gli occhi interrogandola “prendi questo e guarda un po’ di tv” gli lanciò il telecomando poi si girò verso Marty “e tu” gli fece segno col dito “mi servi di là” e indicò verso la porta che dava sul piccolo corridoio.
“Oh, te la pianti di comandarci tutti a bacchetta?” si lamentò Matt.
“Non posso… sono l’unica femmina” si giustificò lei facendo spallucce.

La stanza da letto era tirata a lucido sin nei minimi dettagli; non un minuscolo granello di polvere sul comodino o sul mobile e tanto meno sul bordo del battiscopa.
“Puoi darci qualcosa per approntare un giaciglio?” chiese gentilmente.
Marty aprì un'anta dell'armadio; “qui trovi varie coperte e copriletto e qui” aprì un’altra anta “ci sono le lenzuola” disse.
“Rosa ce l'hai?” chiese Felicity e Marty la guardò sorridendo; scosse la testa.
“Blu di Prussia, blu cobalto, blu navy, blu notte” snocciolò svelto; poi si accorse dello sguardo allarmato della ragazza. “Il blu è il colore preferito del padrone di casa” le spiegò.
“Non mi dire” lo prese in giro.
“Ah, ma ci sono anche azzurre, a pallini gialli, arancioni, a righe verdi e bianche, rosse, nere... no, rosa non direi!”
“Nere fa molto dark” commentò lei alzando le sopracciglia.
“Quando ci vuole, ci vuole” ammiccò lui.
“E rosse fa molto hot” insisté.
“Quando ci vogliono... ci vogliono più di quelle nere, eh!” le spiegò quasi serio. La fissò negli occhi; “le vuoi rosse?”
Felicity alzò le spalle sbuffando; “lascia stare... non c'è niente di hot nella mia vita” constatò un po' amareggiata.
Spostò la sovraccoperta leggera dal letto e con una mano fece segno a Martin di darle delle lenzuola.
Lui tirò via quelle arancioni dalla pila perfetta senza scomporla.
“Aiutami, dai” gli chiese.
“Con piacere” rispose allegro e spiegò in aria il lenzuolo con gli angoli.
“Sarebbe stato meglio che tu mi avessi aiutata a disfarlo... il letto” bofonchiò mentre sistemava la sua parte.
“Non mi devi far pensare a certe cose, Betty cara.”
“Scusami Marty, a volte, un po' troppo spesso direi, non riesco a trattenermi... faccio delle figure...”
“Capisco, succede anche a me... e quasi mai nessuno mi capisce!”
“Mi fai «mal comune, mezzo gaudio»?”
Lui le fece l'occhiolino “anche questo, a volte ci vuole.”
“Sei un vero amico.”
“Anche tu.”
“Piuttosto... chi è il tuo amico che abita qui?”
“Non è mio amico.”
“Però ha una signora delle pulizie che è una grande.”
“Non ha la donna delle pulizie!”
“Parlami di lui.”
“No.”
Le lanciò un cuscino e una federa; uno di fronte all'altra, come in uno specchio, facevano gli stessi movimenti.
“Dai, dimmi che tipo è.”
“È belloccio.”
“E poi?”
“Poi, basta.”
“Su, Marty, non farti pregare.”
“È belloccio e cattivo.”
Lei sgranò gli occhioni.
“Bello e cattivo? Wow... e poi?”
“Non voglio parlare di lui.”
Felicity lo guardò e mise le mani avanti. “Scusami... scusami, sono stata invadente.”
“Non fa niente” disse lui ridendo; “però sei molto carina.”
Il sorriso le tornò sul volto.
“Anche tu sei molto carino.”
Mentre tirava su la sovraccoperta, Marty si fermò e la lasciò cadere.
“Hum... sto ripensando al letto sfatto, Betty.”
Lei alzò un braccio e indicò la porta.
“Fila via, detective!”
“Ti accontento subito, Felicity Smoak” rispose e scattò verso il corridoio; mentre usciva dalla stanza la sentì ridere.

Quando Eric e Oliver rientrarono pieni di buste gli altri si affrettarono a dar loro una mano.
“Abbiamo preso anche tacos e kebab” spiegò Eric.
La tv era sintonizzata su un canale musicale e partì la canzone “Ain’t too proud to beg” dei "The Temptations" e successe una cosa strana e inaspettata.
Marty alzò le braccia al cielo e rise contento. “Wow” gridò e batté le mani, “«The big chill»… oh, sì!”
Un film malinconico, dolce e triste, che parla d’amore e d’amicizia. Quando suona quella canzone i protagonisti stanno mettendo in tavola la cena e si lasciano andare: c’è chi ride, chi balla, chi si abbraccia.
Anche in quella casa c’era amore e amicizia; tanto amore e tanta amicizia e calore e partecipazione. Sulle note di quella fantastica canzone si passarono piatti e bicchieri, birra e posate.
Ridendo, scherzando, muovendosi in totale accordo e armonia, dimenticando tutto quello che stava succedendo e il motivo per cui si erano riuniti. Sembrava che l’unica cosa importante fosse che erano lì, in quella casa sconosciuta eppure familiare, tutti insieme e, probabilmente, anche solo per un momento, fu così.







Scusate se pubblico dopo così tanto tempo; troppe cose storte, troppi intoppi e difficoltà. Spero che questo capitolo vi piaccia. Ciao e grazie per la pazienza.
Monty
P.S. “Il grande freddo (the big chill)” è un gran bel film, uno dei miei preferiti. M.


Disclaimer: Eric Beale, Felicity Smoak, Oliver Ollie Queen, Martin Marty Deeks, Max Gentry, Monty, Ray Palmer e “Il grande freddo” non li ho inventati io.
  
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