Serie TV > Elisa di Rivombrosa
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Autore: FairySweet    25/03/2015    1 recensioni
... "Perché sei ancora qui?" ma quello sguardo orgoglioso e vivace, figlio del tempo, figlio di un ricordo che custodiva gelosamente non accennava ad abbassarsi "Perché sei qui?" ma più provava a parlare con lui e più tutto diventava lontano e sfocato, lontano da loro, lontano dal mondo, lontano da ogni cosa che fino ad ora l'aveva sempre tenuta al sicuro ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Siete stato molto bravo” l'uomo sorrise senza staccare gli occhi dal gazebo a pochi metri da loro “Non scherzo sapete? Avete salvato la vita della vostra signora” “Ho sempre creduto che il mestiere più pericoloso fosse il soldato, la guerra difficilmente ti lascia la libertà di vivere” “E invece?” “E invece ho incontrato la duchessa e ho cambiato idea sulla difficoltà dei lavori” Antonio sorrise scuotendo leggermente la testa.
La vicinanza con quell'uomo l'aveva aiutato a scoprire di nuovo Anna, i suoi movimenti, la sua voglia di oltrepassare i limiti, quel cuore debole che non si arrendeva alla realtà “Come l'avete incontrata?” l'altro socchiuse gli occhi voltandosi verso di lui.
Aveva il volto abbronzato dal sole e una cicatrice che solcava tutta la guancia destra terminando sul collo, non si era mai reso conto della grandezza di quel segno, forse perché la distanza tra loro aveva sempre nascosto tutto ma ora, di fronte a quegli occhi chiari come il cielo restava immobile ad ascoltare “Il mio passato non è qualcosa di cui vado fiero dottore. Ero un reietto, un ladro assassino che non si faceva scrupoli. Ho passato vent'anni in prigione, ho scoperto la solitudine, il dolore violento che provoca l'isolamento. Il mio unico punto di contatto con il mondo era un vecchietto, un uomo per bene che ogni pomeriggio veniva in prigione per leggere libri a noi poveri dimenticati” sorrise appena divertito da quel ricordo ormai passato “Ascoltavo le sue parole con avidità, come un bambino che vuole scoprire il mondo attraverso gli occhi del padre. Ho scoperto la pace, ho imparato a chiedere scusa, a perdonare la vita e a rispettarla. Quel vecchietto era un prete, parlava di Dio con un sorriso enorme in volto, come se potesse vederlo e parlare con lui ogni giorno. Morì pochi mesi prima del mio rilascio e da allora, decisi di diventare un uomo migliore, un uomo per cui lui, così buono, potesse essere fiero” “Ci siete riuscito?” l'altro scosse leggermente la testa sospirando “Non è facile trovare un lavoro quando passi la vita in prigione. Avevo buttato via i miei vent'anni, la possibilità di avere una famiglia, ma ci ho provato, Dio solo sa quanto ho provato ad essere normale. Poi un giorno, mentre sedevo sulle rive del fiume sentii una voce: sapete dirmi come si arriva al borgo?” ascoltava incantato dipingendo davanti agli occhi ogni più piccolo attimo di quei ricordi preziosi, vide l'altro sospirare dolcemente e poi di nuovo la sua voce “Mi voltai e la vidi. Giovane e bella, con il volto leggermente arrossato dalla corsa a cavallo e i capelli sciolti. Le chiesi come mai una donna viaggiava sola per i boschi e lei mi rispose che la solitudine non era qualcosa di cui aver paura perché nella solitudine si impara a conoscere sé stessi” “Anna ha sempre amato la solitudine, le dava modo di scappare dalla monotonia della vita” “L'ho accompagnata fino al borgo e quando la vidi sorridere beh … nel cuore …” si portò una mano al petto tornando a concentrarsi sulla donna seduta all'ombra “ … è successo qualcosa dottore. È bastato un sorriso per incatenarmi al suo futuro. Abbiamo passato quel pomeriggio assieme, mi ha fatto domande, ha ascoltato la mia storia senza giudicarmi e poi, come se niente fosse ha detto: venite a casa con me, mio marito saprà come aiutarvi” “E voi avete …” “L'ho seguita. Mi ha portato a casa come un cucciolo indifeso. La faccia del duca quando mi ha visto?” scoppiò a ridere passandosi una mano tra i capelli d'ebano “Diciamo che era piuttosto riluttante ma la duchessa ha così insistito da convincerlo. Da allora mi occupo della sua sicurezza” “Davvero?” domandò incredulo ma l'altro annuì orgoglioso “Non crediate che sia stato tutto semplice. Per otto mesi e mezzo sono stato seguito da due uomini armati per evitare che la duchessa venisse messa in pericolo ma ho giurato fedeltà al mio signore, ho consegnato la mia vita nelle sue mani. Sono stato sincero con lui, gli ho raccontato la mia storia senza mai vergognarmene. Il tempo ha fatto il resto” “Voi amate la vostra signora non è vero?” “Voi no?” trasalì indietreggiando di un passo “Non temete dottore. Non dirò niente a nessuno” “Ma che … io non …” “Oh andiamo! È scritto nei vostri occhi. Ogni volta che la guardate, che parlate con lei. Siete ancora attaccato ad un passato che ormai non esiste più” “Credetemi, Anna ormai è solo un piacevole ricordo” “Non si resta immobile per ore intere a fissare i piacevoli ricordi, non si passano le notti sveglie per loro e non si mette in discussione il passato per loro” “Credetemi, sono più che convinto che sia solo questo ormai per me” “Come volete dottore” mormorò divertito tornando a fissare il gazebo “Perché avete chiesto …” “Perché sono innamorato della mia signora, se non fosse già sposata probabilmente la sposerei io. Poco importa se è nobile di nascita, è così bella d'animo, così pura nei sentimenti … la sua vita è diventata la mia, i suoi respiri, i suoi sorrisi. Ho imparato ad amare di nuovo grazie a lei, i suoi figli mi vogliono bene quasi come se fossi parte della loro famiglia. Ho dimenticato il mio passato ma se le accadesse qualcosa, se qualcuno la toccasse o la ferisse o la facesse piangere, se accadesse qualcosa a quei bellissimi bambini tornerei ad essere quell'assassino senza cuore perché la mia signora mi ha restituito la vita” in quelle parole era custodita tutta la gratitudine di un uomo verso un angelo che ancora una volta era riuscita a salvare un cuore stanco e pieno d'odio.
Seguì lo sguardo dell'uomo fino a quella ragazza sorridente che si era alzata in piedi giocando con il figlio, correndo nell'erba fresca evitando di farsi toccare da quelle manine piccole e perfette, manine che guardavano al futuro, che un giorno, avrebbero fatto grandi cose e che per ora, si limitavano a cercare la mamma senza verfofnarsi di mostrare a tutti, perfino a lui, l'innocenza di quegli attimi passati assieme.
  
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