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Autore: Karyon    26/03/2015    1 recensioni
White lie|Bugia bianca: Nel gergo comune è chiamata "bugia bianca" una bugia detta a fin di bene, il cui scopo è proteggere qualcuno dalla verità [Urban dictionary - Dizionario di strada].
Spesso però, il risultato di una bugia bianca è peggiore della verità stessa.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James Potter/Sirius Black, James/Lily, Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 Capitolo II
 
James sbadigliò per la centesima volta quella mattina, seguito a ruota da un’altra decina di compagni.
«Ragazzi, cosa succede questa mattina? Non dico che sia importante, ma di solito l’incantesimo Luce riscuote molti più consensi!» Esclamò il Professor Vitious, prima che gli studenti di Ravenclow cominciarono a fischiare e applaudire tutti insieme.
«Bah, ruffiani» grugnì James, mentre Sirius al suo fianco appoggiava la fronte al tavolo «Che mal di testa…» sibilò e l’altro gli lanciò un’occhiata divertita «Oh, caro! Hai fatto le ore piccole?»
«Sseh, senti chi parla…» mormorò Sirius, mentre Peter dietro di lui ridacchiava.
«Che avete da ridere voi altri?» Sbottò, ma poi vide Remus arrossire vagamente. «Moony, tu stai arrossendo?»
James seguì lo sguardo di Sirius e notò il rossore di Remus «Moony! Devi forse dirci qualcosa?»
Remus sbuffò «Oh per l’amor del cielo, fatevi i fatti vostri una volta tanto…» grugnì, mentre cercava di rileggere l’incantesimo per fissarselo in testa. Certi giorni era davvero impossibile fare qualsiasi cosa accanto a quei tre debosciati.
Sirius rise e scosse la testa «Quanta gente con dei segreti…» fece sibilino, lanciando un’occhiata di sbieco a James.
Remus se ne accorse e sbuffò «Già, come tutti… eh, Sirius?» Frecciò, prima di prendere tutti i suoi libri e avviarsi verso la porta a passo di marcia.                      
James guardò la sua schiena rigida «Avete litigato per caso?»
«Bah, sarà in quei giorni…»
«No che non c’è, è troppo presto!» Si scandalizzò Peter, ma Sirius sbuffò «Intendevo gli altri giorni, Peter… oh, lascia perdere!»
«Uh, guarda guarda» mormorò James, alzò la testa come un cane da punta.
Sirius alzò la testa e si rese conto di cosa stava guardando: Remus era sulla soglia dell’aula a parlare con nientemeno che Severus Piton.
«Dici che è ora di scambiare due chiacchiere col nostro Mocciosus?»
«Perché no?» Ghignò James, mentre Peter mugugnava qualcosa sull’idea di andarsene a fare i compiti arretrati. Non aveva proprio voglia di seguirsi il solito teatrino pre-guerra.
Intanto Remus e Severus si scambiavano commenti molto meno acidi di quelli che i loro compagni credevano; dopotutto Remus non aveva niente contro di lui, semplicemente si limitava davanti agli altri Marauders per evitare scene melodrammatiche sul tradimento da parte di James e Sirius. Severus, dal canto suo, pensava che Remus fosse l’unico con un minimo di intelligenza in quella banda di deficienti.
«Sei riuscito poi con il compito di pozioni dell’altro ieri?» Gli stava chiedendo tranquillamente, senza allusioni di sorta.
Remus sospirò «Non era facile! L’ho finito, ma credo comunque di aver saltato qualche passaggio… non riesco a usare la radice di Asfodelo e girare tutte le duemila volte prima dello scadere dei dieci secondi. Insomma, mi mette sotto pressione!» Ironizzò e Severus sorrise brevemente a denti stretti «La prossima volta prova a mettere la radice e poi girare solo tre volte, ma in senso antiorario. Ti assicuro che funziona perfettamente» fece, mentre Remus sgranava gli occhi «Ok grazie, ci proverò di sicuro! E tu con la tua lotta personale contro gli incantesimi?»
«Bah, alcun sono davvero banali!» Liquidò lui con superficialità, mentre Remus scrollava la testa con un sorriso.
«Toh guarda che piccioncini qui!» Esclamò James, piombando a rompere il quadretto. Remus roteò lo sguardo in cielo, ma Severus lo guardò direttamente negli occhi «Potter, sempre a rompere le scatole al prossimo eh?»
«Oh, vi stiamo disturbando per caso?» S’introdusse Sirius acidamente, ma Severus si girò verso di lui con un ghigno che non gli avevano mai visto «La cosa disturba te Black?»
«Mocciosus, io-»
«Ok, timeout!» Esclamò Lily, arrivando a caso a mettersi fisicamente in mezzo tra i due. «James, abbiamo una riunione con gli altri Caposcuola; la McGranitt ha detto di farci trovare in Sala Grande praticamente adesso. Sirius, Severus devo ricordarvi che le risse sono contro il regolamento, forse?»
Severus sbuffò «Non inizierei mai una rissa con un idiota simile».
«Non la inizieresti perché non ne saresti capace» rimbeccò Sirius, mentre Remus lo portava via. Severus lo guardò per qualche secondo, poi scosse la testa «Sempre i soliti idioti…» borbottò a Lily che sorrise furbescamente «Gelosone…» la buttò lì, prima di tirarsi via James per la manica della tunica e lasciando l’altro di stucco.
Gli altri due invece stavano andando dall’altra parte del corridoio, insieme purtroppo. Remus cominciava a pensare che avrebbe preferito continuare a guardare l’incontro di boxe, invece di catalizzare tutta l’attenzione del suo amico con un grave eccesso di iperattività.
«Sirius piantala…»
«No, davvero, sono curioso: da quant’è che sei così amico con Mocciosus? Eh?» continuò quello imperterrito.
E dieci. Era la decima volta che glielo chiedeva. Se fosse stato lui ad aprire l’argomento “amici speciali di Sirius” avrebbero fatto notte.
«Se non ti conoscessi bene, direi che sei geloso» sbottò, tra l’arrabbiato e, lo ammetteva, lo speranzoso. Maledizione, Sirius passava tutto il tempo a fare quello che gli pareva e lui continuava a starsene lì tranquillo ad aspettare che si rendesse conto della situazione… e a prendere le sue frasi sibilline per gelosia nei suoi confronti. Patetico, patetico, patetico.
Comunque Remus non si era reso conto che quella frase aveva inchiodato Sirius al pavimento, lasciandolo indietro di almeno cinque metri. Non solo perché quella frase dimostrava un sarcasmo di cui spesso Remus era sprovvisto, ma anche perché lasciava un nuovo indizio di un’ipotesi che stava mettendo in piedi da tempo.
«Padfoot, ti sei addormentato?»
«Mh, arrivo. Smettila con le battute idiote per oggi, eh. Io geloso di Piton. Di Mocciosus! Impossibile!» E continuò a borbottare per un altro tempo, mentre lo seguiva nel buco del ritratto. Remus sbuffò: orgoglio, stupido orgoglio.
 
Lily continuò a fissare con insistenza il profilo di James, ma questo continuò a leggere la rivista come se nulla fosse.
«Andiamo, la pianti di guardarmi?» Grugnì, perdendo la pazienza.
«No, fin quando non mi rispondi!» Esclamò lei con somma dignità, rigida come un palo. Se ne stavano seduti fuori dal grosso ingresso in pietra davanti all’ufficio del preside da almeno un’ora e ormai James non ne poteva più; un’altra mezz’ora e sarebbe arrivato in ritardo agli allenamenti! E come se non bastasse Lily continuava a fargli domande fastidiose.
«E che non so cosa dirti!»
Lily si accigliò «Andiamo, non trattarmi da stupida! Ti ho semplicemente chiesto cosa c’è tra Sirius e Severus, perché continuano a litigare tanto?»
James sbuffò e mise giù la rivista, ormai sconfitto «Lily, è esattamente per questo che non so risponderti! Lo sai che noi e Mocciosus-»
«Severus» sbottò Lily a denti stretti.
«Lo sai che noi e… Severus abbiamo sempre avuto un brutto rapporto… semplicemente Sirius non ha te sul collo che lo costringe a farci amicizia» ironizzò, prendendosi uno scappellotto.
«Non è possibile che ci sia qualcosa di più?» Provò lei e James le lanciò un’occhiata scocciata «Qualcosa cosa?»
Lily scrollò le spalle con fare indifferente «Non so, qualche gelosia di vario tipo…»
«Che?» James rise e scosse la testa «Sirius è abbastanza bravo senza dover stare a guardare Moc-Severus e comunque non gli interessano cose come voti e medie scolastiche».
«Io non intendevo quel tipo di gelosia…» cominciò Lily, invocando la sacra pazienza. Gli uomini non ci arrivavano mai a discorsi di quel tipo.
Quando James stava aprendo bocca per replicare qualcosa, il mascherone si fece da parte e la fulgida barba di Silente apparve nel loro campo visivo «Signor Potter, signorina Evans! Vogliamo iniziare?» Fece con la solita bonarietà.
Lily ebbe il tempo di sussurrargli un “non è finita qui” che si alzò di scatto «Certo preside!»
«Non vedo l’ora…» sussurrò James ironicamente, prima di sparire sulle scale seguendo la sua rossa senza freni.
La riunione col preside durò almeno un’altra ora e fu la cosa più noiosa della storia; in realtà si vedeva che anche Silente si annoiava terribilmente di parlare di lucidare armature, pulire il grande lago, potare gli alberi della Foresta Proibita – davvero, erano pazzi?! – e altre amenità del genere, ma purtroppo il consiglio della scuola aveva deliberato che almeno due volte l’anno quell’incontro andasse fatto. Una “grande riunione organizzativa” l’avevano chiamata loro, una “grande perdita di tempo” pensava James e, ne era sicuro, anche il preside con tutti i professori dotati di cervello. Era durata tanto che, quando uscirono dall’ufficio, era quasi buio.
«Per le mutande di Merlino, è quasi notte!» Esclamò James, non appena la maschera si richiuse alle loro spalle.
Lily gli diede una gomitata «James!» Avvertì, indicando le sue spalle.
«Maddai che non ci sente nessuno… l’unica cosa positiva è che questa riunione ci vale da scusa per i compiti di domani! Non avevo assolutamente voglia di mettermi a studiare ora!» Esclamò felice, stiracchiandosi.
Lily lo guardò con la solita severità «Sei un idiota… e comunque io li avevo già fatti» commentò altezzosamente, rizzando schiena e spalle e avviandosi rigidamente verso Gryffindor.
James la osservò da dietro e un ghigno gli fiorì sul viso, poi le corse dietro e la abbracciò di spalle «Ma perché tu sei il mio piccolo genio…»
«Jam, siamo di ronda… non è professionale…» mormorò lei, cercando di scollarselo di dosso.
«Primo, questo non è un vero lavoro quindi non puoi parlarmi professionalità. Secondo, di ronda ci sono i due impiccioni di Ravenclow, quindi noi abbiamo potenzialmente la serata libera. Terzo, come giustappunto dicevo prima, non dobbiamo studiare quindi…»
Lily rise, ma scivolò via dalle sue braccia «Primo, si deve parlare sempre di professionalità con me. Secondo, Cloe e Randall non sono impiccioni dai! Terzo…» la voce le sfumò e James le fu di nuovo contro, abbracciandola «Terzo, non hai più argomentazioni…» commentò, baciandole il collo.
Lily si fece baciare per un po’, poi le venne in mente una cosa «Sirius ha qualcuno?» Domandò, mentre lui le scoppiava a ridere sul collo «Che?»
«Sì, insomma…»
«Fammi capire: io ti sto baciando e tu pensi a Sirius? Molto lusinghiero…» borbottò, ma sogghignava. Lily si prese una lunga ciocca rossa tra le dita e cominciò ad arrotolarla come faceva sempre quando era preoccupata.
James se ne accorse e le prese le mani «Che succede? Sirius ha fatto qualche cavolata delle sue o forse vuoi appioppargli qualche tuo amico?»
Lily sorrise enigmaticamente «Forse un po’ e un po’».
James rise e scrollò le spalle «Senti, io ci ho messo un po’ per evitare di ficcarmi nella sua vita privata che, ti assicuro, è un vero disastro. Da quant’è che interessa a te?» Le chiese con voce dolce.
Lily si mordicchiò il labbro inferiore: aveva promesso a Remus che non avrebbe mai fatto menzione del suo “piccolo dilemma” con James né che avrebbe cercato di capirci qualcosa del rapporto tra lui e Sirius, però non poteva far finta di niente. E poi ci si metteva anche Severus… lei lo conosceva bene e aveva riconosciuto i segni: a Severus piaceva Remus e secondo lei non sarebbero stati neanche una coppia malvagia, anche se James non avrebbe approvato; e poi se Sirius non voleva Remus non era giusto che continuasse a sperarci, no?
«Lily…»
«Ok, conosco una persona…»
«Una persona?»
«Sì… che credo potrebbe essere il tipo per Remus» spiegò lei, cercando di essere più neutrale possibile. Peccato che James la guardasse con quel sorrisino saccente che odiava.
«Tu credi? Lily…» sospirò lui, ma Lily scosse la testa «No, davvero! Solo che ho l’impressione che tra Remus e Sirius ci sia qualcosa e volevo capire prima di…» continuò, ma James si stava accigliando e la cosa non andava bene; James diventava mortalmente serio quando si trattava dei suoi amici. Si fermò in mezzo al corridoio e le allontanò le mani dalla faccia, prendendole tra le sue «Lily, tu lo sai che io ti amo… però te lo dirò una sola volta: non metterti in mezzo a questa storia».
«Ma-»
«No, niente “ma”. Sirius è molto geloso della sua intimità e Remus è particolarmente sensibile in proposito… non voglio che si facciano del male, sicuramente non voglio che se ne facciano a vicenda, ma non sono affari miei. Né tuoi. Io non so e non voglio sapere se Sirius ha qualcuno, se Remus è interessato agli uomini e a lui in particolare o se c’è qualcosa tra loro, ok? Sono affari loro».
Lily fissò il suo sguardo, serio come non l’aveva mai visto, e si costrinse ad annuire «Ok…» borbottò e fece per allontanarsi, ma James la tenne per una mano.
«Ehi, il fatto che abbiamo discusso di questo non ti esimerà dal passare la serata con me come avevamo programmato…» la redarguì con un sorriso.
«Non avevamo mica programmato» sbuffò lei, ma lo seguì fino a una certa parete dove tutti e due passarono per circa tre volte, pensando alla stessa identica frase: “Il posto dove tutto è iniziato”.
La Stanza delle Necessità si aprì di fronte a loro e, suo malgrado, Lily rise: sapeva già come sarebbe stata dentro perché era il loro posto. Perfetto.
Intanto nella Sala Comune Sirius aveva cercato di ignorare l’aria malsana che si stava condensando alle sue spalle, ma ormai si stava esagerando: non si respirava tanto l’aria era densa!
«Insomma, la smettiamo di gufare?!» Sbottò, alzando gli occhi dal maledetto libro di antiche rune di cui non avrebbe comunque capito un’acca anche senza i borbottii di quei mentecatti. Frank Longbottom gli sbuffò contro in risposta e tornò a pontificare morti con i suoi compagni di squadra, mentre Sirius scrolla va la testa «Andiamo, vi ha avvisati comunque mi pare…»
«Avvisati?!» Esplose allora Jordan al fianco di Frank, alzandosi in piedi «James ci ha avvisato solo un’ora prima che gli allenamenti non ci sarebbero stati, non è giusto!»
«È il nuovo capitano da soli due giorni e già fa il buono e cattivo tempo come gli pare…» borbottò ancora Frank, pieno di risentimento.
Sirius fece un ghigno acido «Aha, non mi pare che vi siate mai lamentati della cosa quando si trattava di organizzare feste illegali o scherzi vari…»
«Beh, il Quidditch è un’altra cosa!»
«Già, il Quidditch è una cosa seria!» Sbottarono, seguiti dagli assensi di tutta la squadra.
Sirius scosse la testa «E io dico che voi siete un po’ troppo pronti a cambiare bandiera…»
Frank si alzò di scatto e gli andò vicino «Ci stai forse accusando di slealtà, Black?!»
Sirius si alzò a fronteggiarlo «Io ho detto una cosa ma solo tu ti sei accesso, Longbottom... coda di paglia, forse?»
Il silenzio si condensò attorno a loro come se tutti gli astanti trattenessero il respiro contemporaneamente, ma poi il ritratto si aprì e la tensione sembrò diradarsi.
«Che diavolo sta succedendo?» Fece Remus, fermandosi di botto a fissare la rigidità di Frank e l’aria da guerra di Sirius.
Longbottom scosse le spalle «Niente, io e Sirius facevamo due chiacchiere».
L’altro ghignò «Tu chiacchieravi forse, io alludevo» fece, tanto per provocarlo. Frank fece un passo avanti, ma Remus colse il pericolo nell’aria e si frappose tra loro «Ok, ora basta. Non avete più dieci anni, calmatevi».
Frank sorrise «Certo, certo… ovviamente perché lui è un tuo amico, Lupin, se no non saresti così tenero» grugnì e tutti notarono distintamente il cipiglio furioso di Remus: se c’era una cosa che Remus detestava era di essere accusato di favoritismo; era una cosa per cui lottava da quando conosceva loro e i loro strappi alle regole ed era l’unica cosa su cui non aveva mai voluto cedere. Insomma, accusare lui di una cosa del genere era come accusare Peter di essere un genio nascosto o Mocciosus di farsi troppe docce.
A giudicare dalla faccia pure Frank si era reso conto di aver esagerato, ma Remus ormai l’aveva presa sul personale: gonfiò il petto, fece un passo avanti verso Frank e inspirò per calmarsi «Fingerò di non aver sentito un’accusa cos infamante che tra l’altro non mi aspettavo proprio da te, Frank. Io volevo solo evitare che la McGranitt potesse prendersela con voi due per una stupidata da ragazzini, ma fate pure come volete… se vuoi passare un’intera settimana in compagnia dei trofei da lucidare, fatti tuoi» sibilò e Sirius, alle sue spalle, represse un sorriso: Remus aveva un modo di arrabbiarsi che riusciva a far sentire l’altro istantaneamente come un povero idiota; non urlava né diceva cose particolarmente forti, eppure… forse era qualcosa nel suo sguardo o nel tono deluso che usava, Sirius non lo capiva mai. Frank abbassò un attimo la testa come se stesse pensando, poi alzò le mani in segno di resa «Va bene, come non detto!» Sbottò irritato, prima di dare loro le spalle e ributtarsi sul divano come niente fosse successo.
Sirius ghignò «Grande!» Sussurrò, ma Remus si girò a fronteggiarlo con un’espressione che gli fece capire di essere nei guai più di prima.
«Che c’hai in testa, segatura?» Sibilò, per poi piantarlo in asso e andarsene verso il ritratto.
Sirius sbuffò «Eddai, Moony… accidenti!» Grugnì, prima di seguirlo fuori. «Ti fermi un attimo?»
«Ho da fare!» Replicò sostenuto l’altro, ma Sirius gli si piantò di fronte «È quasi ora di cena, non c’è niente da fare a quest’ora».
«Beh, ho da recuperare cose in biblioteca!»
«Remus, hai fatto i compiti anche per il prossimo mese. Non c’hai niente da recuperare, lo so… fermati, per Merlino!» Ribatté, fermandolo.
Remus lo fissò incazzato, ma poi abbassò lo sguardo; non riusciva a sostenere quegli occhi, non c’era mai riuscito. 
«Avanti, mi spieghi che cos’hai?»
«Mi spieghi perché devi sempre fare così?!» Sbottò Remus e l’altro capì che aveva bisogno di parlare e non solo di quello che era appena successo. Sirius incrociò le braccia al petto e inclinò la testa da un lato «Di cosa stai parlando?»
Remus si morse il labbro e Sirius seppe con certezza che avrebbe detto qualcosa che in condizione normale non gli avrebbe mai detto; lui era fatto così: un concentrato di gentilezza estrema che, quando arrivava al limite, esplodeva.
«Lo so che qualcosa bolle in pentola. Dimmelo, per favore».
Remus doveva per forza arrendersi alla fine a quello sguardo, così provò a nicchiare guardandosi intorno ma alla fine dovette cedere «Tu sei più intelligente e anche più furbo di così. E alle volte mi chiedo… non so, perché devi per forza essere così…»
«Così come? Avventato?»
«Stupido» precisò Remus e si fissarono per un lungo momento, mentre Sirius si accigliava «C’è una cosa che si chiama lealtà ed è più forte di me, non riesco a far finta di niente se…»
 «C’entra ancora James, vero?» Lo interruppe Remus e il suo silenzio fu più esplicativo di qualsiasi parola. Remus rise e scrollò la testa «Non è che sei più leale se cerchi rissa ogni volta che qualcuno parla male di James, sai».
«Oh, è meglio starsene sempre zitti e far finta di niente, vero? Scusa se non sono abituato a fare lo struzzo nella sabbia e poi piangere agli angoli della scuola» ribatté di slancio per poi rendersi conto di cosa aveva detto; alzò lo sguardo di scattò verso Remus e sulla sua faccia vide un’espressione che nessuno dovrebbe mai vedere, non sulla faccia di un amico.
«Moony…» provò, facendo un passo avanti.
«No, hai detto quello che davvero pensavi, finalmente. Sono contento che in questo modo riesci a stare bene con te stesso… la prossima volta non ti fermerò».
«Oh, andiamo! Io volevo-»
«No, davvero. Ora… ora devo andare» borbottò Remus, scappando via.
Sirius inspirò profondamente «Maledizione!» Sbottò, reprimendo a stento la voglia di prendere a pugni una parete; poi pensò sarebbe stato difficile spiegare a Madama Chips l’accaduto, così si avviò al ritratto pensando che avrebbe decisamente dovuto parlare con James.  James che, tra parentesi, ritornò all’ovile solo dopo una cena quantomeno deprimente con Remus e Sirius alle due estremità che non parlavano e Peter che cercava di fare da paciere in mezzo.
Come volevasi dimostrare, al suo ritorno in Sala Comune nessuno, neppure Frank, osò dire qualcosa su quanto era accaduto e la serata filò nella convinzione che tutto andasse bene. Sirius osservava con la coda dell’occhio Remus giocare a scacchi con Lily, notando il suo nervosismo dalla quantità di movimenti che faceva per starsene comodo.
«Cos’hai, una tarantola sotto i vestiti?» Fece infatti Lily, all’ennesimo borbottio. Per tutta la sera aveva finto di non vedere il suo nervosismo, ma ormai la cosa stava degenerando; poi si era accorta dell’aria pesante che gravava sulla Sala Comune e qualcosa le diceva che le due cose erano collegate.
Remus sbuffò «È questa poltrona che è scomoda oggi…»
«Certo… scacco matto. Di nuovo» replicò lei, mentre i suoi pedoni bianchi assalivano il re nero di Remus.
Remus provò a sorriderle «Sei molto migliorata!»
Lily appoggiò i gomiti sulle ginocchia, allungandosi verso di lui «Non è affatto vero e tu lo sai. L’ultima volta che ho vinto così tanto contro di te era perché avevi avuto il tuo primo e unico Troll in Pozioni, te lo ricordi?»
L’altro continuò a fissare la scacchiera per non doverla guardare «Vagamente…»
«Allora, che succede?»
Remus la guardò come per cominciare a parlare, ma a quel punto Sirius si alzò dal divano poco lontano e si stiracchiò «Io vado a dormire» fece, senza inflessioni di sorta. Pure un cieco se ne sarebbe accorto che era incazzato e, infatti, finalmente James colse qualcosa.
Il fatto era che James aveva i suoi tempi, ossia molto lenti, per capire le cose.
Remus lo vide andare verso il dormitorio, seguito a poca distanza da James, e sbuffò «Niente di grave, sul serio. Altra partita?»
 
«Allora, cos’ è questa faccia da cadavere?» Fece James, non appena chiuse la porta del dormitorio. Sirius si lanciò sul letto con un ghignetto «Oh, ce ne siamo accorti che c’è qualcosa che non va?»
«Andiamo, non mi ansiare… lo sai quanto sono lento in queste cose».
«Forse sei lento in qualsiasi cosa esuli dalla tua persona» ribatté Sirius, mentre lanciava la pluffa presa di straforo contro la parete.
James sospirò «Quando metti in mezzo il mio egocentrismo allora c’è davvero qualcosa che non va… devo usare il Veritaserum come farebbe il nostro amico Mocciosus?»
Sirius gli lanciò un’occhiata incerta, come a metà se rimanere arrabbiato o mettersi a ridere: James era sempre troppo buffo quando cercava di convincere qualcuno a non avercela con lui; probabilmente era quella faccia di bronzo ad aver conquistato una come la Evans.
Sirius sbuffò «Ho avuto un certo scambio di opinioni con Frank e mezza squadra di Quidditch» confessò, mentre James sgranava gli occhi «Oh».
«Erano arrabbiati perché hai annullato gli allenamenti» continuò Sirius, osservandolo: sguardo che vagava per la stanza, corrugamento della fronte e mani affondate nelle tasche tutti i sintomi del senso di colpa.
«Li avevo avvisati però!»
«Andiamo, lo sai pure tu che non è quello il problema!» Sbottò incazzato Sirius. «Che ti succede? Fai la corte a questo posto praticamente dal primo anno, sei quello che ha fatto entrare di straforo nella scuola un manico di scopa al secondo anno e hai supplicato la McGranitt di farti pulire la Guferia dalle cacche per entrare in squadra prima del tempo. E ora, alla prima occasione, annulli gli allenamenti?» Spiegò e, detto così, sembrava tutto molto fuori dagli schemi. Non da lui, ecco.
James scosse la testa «Tu cosa gli hai detto?»
Sirius sospirò «Che sono un branco di ipocriti che cambia idea col tempo» sbottò con disprezzo, rilanciando la Pluffa contro la parete.
James gli sorrise «Sei un amico».
Sirius scosse la testa «Avevano ragione loro, Prongs. Sarebbe scattato il boccino in testa anche a me nella loro situazione».
L’altro si sbragò sul suo letto con un sospiro «Lo so…»
«E sai anche che ti difenderò sempre a sarò sempre dalla tua parte a prescindere, però vorrei sapere per cosa ti sto spalleggiando, ecco. Non mi nasconderesti nulla, vero?» Continuò Sirius, mostrando quando mai tutta la sua vulnerabilità. E il “certo che no” che arrivò da James dopo qualche minuto di silenzio suonò quanto mai fasullo.
«Va bene…» mormorò Sirius con un sospiro, poi si alzò. «Dovrei scendere, ho mollato la partita con Peter a metà…»
«Pads, volevo solo… ecco, io ti ringrazio per tutta la tua lealtà, lo sai che mi fido ciecamente di te per tutto. Solo che non voglio che ti metti nei guai per difendermi, d’accordo?» Gli fece James quando erano quasi alla porta. Sirius lo fissò per un lungo attimo, cercando di capire cosa stava cercando di dirgli  tra le righe: James non aveva mai messo in discussione la loro lealtà e aveva sempre apprezzato quella sorta di fiducia cieca che gli riservava e lui rispondeva allo stesso modo, a prescindere di quanti danni, punizioni o risse sarebbero venute di conseguenza. Ora tutto quel discorso era… ambiguo.
Tuttavia Sirius aveva pochi elementi per affrontare quel discorso in quel momento, quindi si costrinse a sorridere e annuì «Certo, amico».
«E qualcosa mi dice che hai litigato con Moony per questo…» alluse James e Sirius richiuse la porta con un sospiro «Prongs…»
«Te l’ho già detto: non voglio essere causa di tensione tra voi due. Non so come siamo riusciti a mantenere un equilibrio in tutta questa situazione e non voglio romperlo».
Sirius lo fissò, di nuovo arrabbiato «Beh, sai com’è: ogni persona ha i suoi tempi per farsi passare determinate cose e ognuno deve farcela da solo. È capitato a me e deve farlo anche lui» fece con un riferimento neanche troppo velato.
James scosse la testa «Pads… forse dobbiamo riparlare di quello che-»
«No!» Scattò Sirius, interrompendolo. «Come hai detto tu, abbiamo raggiunto una sorta di equilibrio e va bene così… a meno che tu non abbia altre cose da aggiungere» continuò, guardandolo come per sfidarlo a rispondere. James pensò a quello che effettivamente gli stava nascondendo: la storia con Lily che nel frattempo era diventata una realtà, i loro incontri segreti e il tempo in cui spariva per stare con lei… poi guardò l’espressione agitata del suo migliore amico e pensò che non poteva fargli una cosa del genere, rivelargli una verità così. Era troppo presto.
«No, non c’è nient’altro».
«Allora lasciamo che le cose seguano il loro corso» replicò Sirius, tra il sollievo del fatto che quello status quo disfunzionale ma stabile continuasse e l’assoluta certezza che James gli nascondesse qualcosa. James provò a sorridere, poi tornarono entrambi in Sala Comune.

Note autrice
Scusate l'estremo ritardo, ma non ho internet a casa (evviva il nuovo millennio!) quindi sono costetta pubblicare quando vado col pc nelle aule-studio o quando ho la pennetta dietro. Insomma, mai XD
Detto ciò, sono contenta che il primo capitolo abbia avuto qualche riscontro! Grazie a chi ha recensito, a chi la sta seguendo o anche a chi la segue come un fantasma, lol XD Alla prossima!
 

 
   
 
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