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Autore: Kira Nikolaevic    26/03/2015    2 recensioni
Ok... salve. questa è la prima storia originale che pubblico, e, nonostante sia ambientata -come si capisce dal titolo- su un galeone pirata, non vuole essere una storia tipo romanzo storico... anche se le mie ricerche le ho fatte! ;P
DAL TESTO:
"Dopo qualche ora, intorno alle sette della mattina, sentì una voce chiamarla dal ponte “Ehi! Ragazzina! Nimue!” si trattava di Steven, il braccio destro del capitano della nave, il suo luogotenente.
Si girò verso l’uomo. “Si? Che c’è Steven?” disse con quel suo leggero accento francese.
“Il capitano ti vuole nella sua cabina. Ha detto che vuole parlarti.” disse l’uomo. La benda su un occhio e il dente d’oro a luccicare mentre parlava.
“Va bene. Arrivo.”
Si rimise in piedi e percorse a ritroso il bompresso camminando veloce, mantenendo un equilibrio impeccabile, per poi saltare giù, atterrando con grazia e leggerezza sul ponte e correre veloce come il vento verso la cabina del capitano, che si trovava a poppa. Steven rimase lì ad osservarla quasi come incantato dai movimenti della ragazza. Accidenti! Più cresce, più diventa bella... pensò tra sé e sé grattandosi la barba ormai grigia."
bene... spero vi abbia incuriosito... quindi, buona lettura! Kira
Genere: Avventura, Fluff, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Due
-
“Padre...”
 
“Allora, Nim. Sai cosa fare.” disse Simon risalendo sulla scialuppa con cui l’aveva portata a riva. “Certo.” rispose la ragazza laconica. “Vedi di procurarti ciò che ti serve per arrivare a Londra il più in fretta possibile.” “Si. Ma sai perfettamente che se non ci dovessi riuscire, sarei capace di raggiungere la città a piedi” “Tu ce la farai, Nim!”
Si incamminò verso la fine della spiaggia della baia accanto alla foce del Tamigi in cui avevano nascosto la nave. Salutò Simon e Steven con un’alzata di braccio. Si alzò in quel momento un vento gelido che le scompigliò i capelli. Si strinse nel mantello che indossava. Sia per proteggersi dal freddo che per nascondere i suoi reali indumenti. Giunse, dopo una pochi minuti di cammino ad una strada sterrata.
Non mi sbagliavo. Pensò Nimue accennando ad un sorriso. Ad una cinquantina di metri poté vedere una locanda isolata, nel mezzo della campagna inglese, che dava, per l’appunto, sulla spiaggia.
Pochi minuti dopo, era intenta a slegare un cavallo dal palo a cui ne erano legati altri cinque. Aveva scelto quello che le sembrava più in salute e che le era parso il più resistente. Gli altri erano più che altro ronzini poco resistenti e affidabili per percorrere lunghe distanze. Sorrise tra sé Aveva ragione Simon... ce l’ho fatta... e con il minimo sforzo.
All’inizio, il cavallo oppose resistenza, ma poi si lasciò portare via docilmente. Quando giunse ad una buona distanza dalla locanda, una distanza tale da non poter esser vista, Nimue montò in sella. E partì al galoppo, alla volta di Londra.
 
Giunse al cimitero in cui si trovava la tomba di famiglia, dove era sepolta sua madre. Una costruzione in marmo e pietre dure all’interno di essa, dove si trovavano i sepolcri della famiglia Bonnefoi-Williams.
 Una via acciottolata le si presentò davanti. La percorse portandosi dietro il cavallo. Lungo la strada era riuscita a procurarsi dei fiori. Con sé aveva un mazzo di tulipani, i fiori preferiti dalla madre.
Entrò lasciando fuori il cavallo. Si avvicinò al sepolcro di sua madre. Era un sarcofago in marmo bianco, dall’Italia. L’incisione riportava la seguente scritta:
Qui riposa Amélie Williams.
Moglie e madre esemplare.
Costretta ad abbandonare
marito e figlioletta in giovane età.
Ora veglia su loro.
Nimue posò il mazzo di fiori sul coperchio del sarcofago. Un sorriso malinconico a piegarle le labbra, mentre accarezzava quella pietra fredda. “Salve madre... che dire? Da lassù, vedi sicuramente tutto. Ti prego: veglia su mio padre. Fa’ che non perda mai la speranza. Prega sia per lui che per me... Perdonami, madre. Ora devo andare. Non posso fare troppo tardi... devo uscire da Londra entro il tramonto.”
Un tonfo leggero alle sue spalle la spaventò. “Nim... Nimue... sei tu, bambina mia?” prima di voltarsi, sussurrò a labbra serrate “Padre...”, ma si costrinse ad avere un atteggiamento freddo e distaccato nei suoi confronti, quindi, si tirò più su il cappuccio del mantello per meglio nascondere il viso. “...io non so di cosa state parlando, signore. Non so minimamente chi siete.” le servì tutto l’autocontrollo  e tutta la freddezza di cui era fornita per pronunciare quelle parole. “Scusate, ma ora devo andare. Sono in ritardo.” detto questo si precipitò fuori dalla costruzione, montò in sella con una velocità immane e spronò il cavallo al galoppo.
Uscì da Londra dopo appena dieci minuti. Il cuore nel suo petto le martellava talmente forte da far male. Sembrava andasse a tempo col passo del cavallo.
Furono calde lacrime amare quelle che solcarono il viso di Nimue. Non poteva assolutamente mancare alla parola che aveva dato a Simon, quante volte avrebbe voluto poter riabbracciare il padre. Ma i patti erano i patti. E questi andavano rispettati, era una questione d’onore per lei. D’onore e d’orgoglio.
Appena raggiunse la locanda da dove aveva ‘preso in prestito il cavallo’, scelse di lasciarlo lì. Quindi smontò di sella, si avvicinò al palo a cui erano ancora legati i ronzini ed iniziò ad armeggiare con le briglie per rilegarvi il cavallo, ma questo ancora agitato per la corsa, le fece perdere più tempo del dovuto.
Quando stava per finire di legare il cavallo, dalla locanda, uscirono degli uomini apparentemente ubriachi. Non appena la notarono, iniziarono ad avvicinarsi a lei facendo alcuni commenti sulle loro intenzioni nei suoi confronti.
Non aveva portato armi con sé. Solo un pugnale, nascosto tra le pieghe della gonna.
Molto probabilmente non erano ancora completamente ubriachi, perché il proprietario del cavallo che Nimue aveva preso si rese subito conto che lei stava armeggiando con le briglie del suo cavallo. Le si avvicinò troppo velocemente per essere un ubriaco. La afferrò per il polso, stringendoglielo talmente forte da fermarle la circolazione della mano. “Ehi! Piccola sgualdrinella. Non ti hanno insegnato che non si toccano le cose degli altri senza permesso?” le ringhiò davanti al viso, al quale si era avvicinato pericolosamente. Poi, con la mano libera, iniziò ad insinuarsi sotto la gonna lunga che la ragazza indossava. Iniziò a divincolarsi, per liberarsi dalla presa di quell’uomo che le sapeva di viscido. “Lasciami!” gli disse sputandogli in pieno viso e dopo, tirandogli un calcio ben assestato tra le gambe. L’uomo si accasciò a terra tenendosi fra le mani la parte colpita, e lei ebbe il tempo di correre in direzione della spiaggia. Ma subito gli altri che erano con lui, le furono dietro con i cavalli e la raggiunsero prima che lei potesse mettervi piede. Un paio di loro avevano aiutato quell’uomo a rimettersi in piedi e a montare in sella.  Gli altri, una volta raggiunta, la bloccarono tenendola ferma per la vita e le braccia.
Quando quell’uomo, seppur mal fremo sulle sue gambe, le si avvicinò, con palesi intenzioni nei confronti della ragazza, questa urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Nimue sperò che qualcuno la sentisse. Lacrime di rabbia e di impotenza si aggiunsero a quelle che v’erano già.
 
***
 
“Capitano. È tardi. Sarà meglio tornare sulla nave.”disse Steven facendo per rimettere in acqua la scialuppa con la quale erano tornati alla spiaggia per riprendere Nimue. Avevano appuntamento dopo il tramonto.
“Aspettiamo ancora un po’, Steven. Ha detto sarebbe tornata. Torna sempre, lei.”
“Non questa volta, a quanto pare. Sai perfettamente che lei sa cosa pensa sul suo conta la ciurma, Simon...” “Sisi... li ho sentiti anche io. Ma non penso... No. Sono convinto che, per quanto quei discorsi la facciano soffrire, non se ne andrebbe mai, senza averne parlato prima con me.” “Avanti, capitano. È una ragazzina di diciotto anni. E come tutte le giovani della sua età, avrà fatto sicuramente un colpo di testa.” “Sai perfettamente che non è da lei. Sarà pure una ‘ragazzina di diciotto anni’, ma dimentichi che stiamo parlando di Nimue.” In quel momento si alzò una folata di vento gelida. Oltre ai granelli di sabbia graffiargli il volto, Simon, però sentì anche qualcos’altro. Una voce. O meglio, un urlo. Capì subito di chi era quel grido implorante aiuto: Nimue, la sua cara Nim. “Steven! Hai sentito?” “Si capitano” “Andiamo! Non c’è un attimo da perdere!” disse iniziando a correre in direzione di quel grido. Correre sulla sabbia, però non era molto agevole.
 
***
 
Era certo che quella ragazza che fino a qualche secondo prima era tra lui e la tomba di Amélie, fosse Nimue, la sua bambina. Raggiunse di corsa la sua carrozza, appena fuori dal cimitero. “Arthur! Segui la ragazza che è appena uscita di qui al galoppo!” “Sissignore.” Arthur, il suo cocchiere e maggiordomo, fece partire la carrozza, incitando i cavalli al galoppo. Dopo poco più di dieci minuti, l’avevano raggiunta. Si era fermata in prossimità di una locanda che dava sulla spiaggia, era smontata da cavallo e poi aveva iniziato a legarlo al palo destinato ai cavalli dei clienti assieme ad altri cavalli. Guillaume Bonnefoi assistette a tutta la scena. Poi vide arrivare altri due uomini in aiuto della ragazza. Dopo, scese dalla carrozza e si avvicinò ai tre.
 
***
 
Si divincolò come un’anguilla tra le mani di quegli uomini per liberarsi. Ma erano troppi e troppo forti per lei. Sei uomini forti e robusti contro una ragazzina. Chi mai avrebbe avuto scampo? Era capitato negli anni, che sulla Regina, qualche marinaio imbevuto di rum, avesse tentato di farle la stessa cosa, ma in quelle occasioni c’erano sempre Steven o Simon a rimettere in riga gli uomini della ciurma. In quel momento, invece, era sola. Sola e ‘debole’, fragile. Quel verme che ormai da più di qualche minuto, le stava attaccato al collo peggio di una sanguisuga, baciandoglielo, mordendoglielo, leccandoglielo, iniziò ad armeggiare freneticamente con il suo corpetto e poi, con la camicia.
Riuscì, fortunatamente, a liberarsi una mano, che, come attirata da una calamita, andò a cercare subito il pugnale che aveva nascosto nella gonna. Lo tirò fuori e la lama, dopo un fugace baluginio, andò a  conficcarsi nella bocca dello stomaco di quell’uomo. Fu un attimo e quello le si era accasciato addosso sanguinante. E fu in quell’istante che arrivarono Simon e Steven, che fecero andar via gli uomini rimasti a suon di colpi di sciabola, calci e pugni.
“NIIIM!”
“Sono qui...” riuscì a dire con un mezzo grugnito la ragazza, che stava cercando di liberarsi dal corpo ormai esamine dell’uomo. Quello spirò non appena toccò terra, però. Nimue venne scossa da una scarica di ribrezzo verso sé stessa lungo la schiena: non aveva mai ucciso in vita sua. Quella era la prima volta. Iniziò a tremare vistosamente. E non era per il freddo vento di novembre. “I-io... non volevo...” balbettò prima che altre lacrime iniziassero a scendere lungo le sue guance. Simon le si inginocchiò davanti, come faceva quand’era più piccola, le prese il viso tra le mani e la baciò sulla fronte. Poi la prese tra le sue braccia e l’abbracciò. “Ssshh... piccola. Non è successo niente. È tutto apposto” continuava a sussurrarle mentre le accarezzava i capelli per calmarla.
“Nimue...” tutti e tre si voltarono verso chi aveva pronunciato quella parola: Guillaume Bonnefoi, il padre di Nimue.
“Padre...” Simon e Steven la aiutarono ad alzarsi in piedi, lei guardò implorante Simon. Lui capì quella tacita domanda e fece un cenno d’assenso col capo. Lei si precipitò verso le braccia del padre. Poi scoppiò a piangere, scaricando tutto quello che si portava dentro da anni.
 
ANGOLINO AUTRICE: Salve gente! Ecco a voi il secondo capitolo! Anche se arrivato con un filino di ritardo... Spero vi piaccia e che abbia reso un po’ migliore la lettura (sì, MissKiddo, dico a te :D spero di non aver fatto periodi troppo lunghi...).
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le ricordate/seguite/preferite :* e anche Milkendy e MissKiddo che hanno recensito, tirandomi un po’ su di morale... non ero molto sicura del “successo” di questa storia, quindi, ragazze, grazie mille per i complimenti! :* Alla prossima! Baci :*  
  
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