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Autore: rossella0806    26/03/2015    3 recensioni
Piemonte, inizi del 1900.
Adele ha appena vent'anni quando è costretta a sposare il visconte Malgari di Pierre Robin, di quindici anni più vecchio, scelto in circostanze non chiarite dal padre di lei, dopo la chiusura in convento di Umberto, il ragazzo amato da Adele.
I genitori del giovane, infatti, in seguito ad una promessa fatta a Dio per risparmiarlo dalla tubercolosi, non ebbero alcun dubbio a sacrificare il figlio ad una vita di clausura, impedendogli di scegliere una strada alternativa.
Sono passati due anni dal matrimonio e dall'allontanamento forzato da Umberto, e Adele si è in parte rassegnata a condurre quell'esistenza tra Italia e Francia, circondata da persone che non significano nulla per lei, in balia di un marito che non ama, fino a quando, una sera di marzo, giunge a palazzo una lettera di Umberto, che le confessa di essere scappato dal convento di monaci e che presto la raggiungerà per portarla via.
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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Il giorno successivo a colazione, tra panetti di burro, biscotti allo zenzero, latte caldo e cacao, Angelica, girando per la decima volta il cucchiaino in argento nella tazzina ormai vuota, guardò di sottecchi la sorella e prese la parola:
"Questa mattina Adele ed io vorremmo andare a fare un giro al mercato"
"Con questo tempo?" ribatté il visconte, dando un'occhiata distratta in direzione della finestra, mentre sorseggiava l'abituale dose di caffè mattutino.
Effettivamente fuori, nonostante avesse fatto chiaro già da un paio di ore, il sole sembrava aver preso una vacanza, soppiantato da una pioggia ostile che aveva cominciato a scendere la notte, dopo la tregua inaspettata della bufera di vento della sera precedente.
"Non ci bagneremo, se è questo che vi preoccupa. Anzi, vi prometto che torneremo per pranzo" s'intromise prontamente la giovane sposa, il tono di voce incurante, ma negli occhi un lampo di sfida rivolto a Francesco.
"Se é così, allora avete il mio permesso!" accondiscese l’uomo, pulendosi la bocca con il tovagliolo color crema e addentando una fetta di pane tostato spalmato con confettura ai frutti di bosco.
Non riusciva a negare alcuna richiesta, capriccio o necessità che fosse alla moglie, tuttavia non era pienamente convinto del benestare che aveva appena concesso.
“Volete che vi accompagni?” propose infatti dopo una manciata di secondi di silenzio.
I capelli corvini dell’uomo, ordinatamente pettinati all’indietro, rendevano appieno giustizia al suo bel volto leggermente squadrato e glabro.
Agguantò con noncuranza la salvietta, appoggiandola sul completo di tweed verde scuro comprato in una sartoria di Firenze.
La giovane sposa deglutì a fatica il biscotto che stava gustando, felice al pensiero dell’imminente libertà che l'aspettava di lì a poco, mentre sentiva accelerare i battiti del cuore. Lanciò un’occhiata disperata alla sorella che, incrociando il suo sguardo, rispose con fermezza:
“Non è necessario, caro cognato. Sarà una semplice passeggiata in un posto altrettanto semplice: e poi avete sentito cosa ha detto vostra moglie? Per pranzo saremo a casa, non sentirete la sua mancanza per più di due ore!”
L’uomo sorriso discretamente: quasi provava pena per quell’arringa così mal costruita, tanto da farsi quasi convincere, eppure non poteva trascurare il fatto che l’amata consorte fosse in dolce attesa, e che i primi mesi erano notoriamente i più delicati.
“Siete molto generosa a prendere le parti di vostra sorella, Angelica, tuttavia stavo riflettendo sul fatto che forse non è una bella idea: Adele è all’inizio della sua prima gravidanza, gli scossoni della carrozza e questo orribile tempo potrebbero danneggiarla più che giovarla. Non potete rimandare a domattina, nella speranza che smetta di piovere?”
“No!” rispose a voce troppo alta la giovane sposa  “è mio espresso desiderio recarmi al mercato, caro marito! E il mercato c’è solo il venerdì, ovvero oggi. Mia sorella ci lascerà domenica e, come ben sapete, dopo la sua partenza non avrò più alcuna possibilità di andare in paese!”
La bocca sottile dell’uomo si contorse in una quasi impercettibile smorfia di disappunto:
Touché, mi arrendo. Ma promettetemi che, se dovesse continuare a diluviare, tornerete subito a casa! Dirò al signor Caccia di non perdervi di vista e, ovviamente, non dimenticate gli ombrelli. Ci vediamo a pranzo, cara cognata”
Francesco, riappoggiando il tovagliolo color crema sulla tovaglia bianca, si alzò compostamente dalla sedia e si avvicinò alla moglie: abbassò il volto per stamparle un casto bacio su una guancia e, un mezzo sorriso sornione, la salutò dicendole:
“A più tardi, mia adorata”
 

La pioggia scendeva veloce, facendo schizzare la fanghiglia appiccicosa e liquida ai lati dei molli argini della strada, dove le ruote della carrozza passavano a fatica.
Adele e Angelica guardavano fuori dai finestrini della vettura, ognuna riflettendo sullo stesso argomento di cui avevano discusso la sera precedente: Umberto.
La sorella maggiore era fermamente convinta che la più piccola – la quale non riusciva a distogliere il pensiero dagli abbracci e dai baci scambiati con l’innamorato- fosse ormai impazzita, perché nessuna donna con un briciolo di sale in zucca le avrebbe parlato con quella lucida irrazionalità con cui Adele l'aveva messa al corrente dello strano rapporto che la legava contemporaneamente a Francesco e ad Umberto.
"Non riesco a credere che mio cognato possa aver detto quelle orribili cose sulla nascita di loro figlio. Ma devo ammettere che, se così fosse, non potrei dargli completamente torto! Ha avuto le sue ottime ragioni! Insomma, sua moglie gli ha confessato di averlo tradito e ..."
"Angelica" la voce timida della sorella riscosse la donna dalle sue riflessioni  “volevo ringraziarti. Finalmente potrò trascorrere un po’ di tempo fuori da quel maledetto palazzo!"
"Ricordati le mie parole, Adele”  ribatté seriamente l’altra, non ricambiando il sorriso di fiducia “ ho promesso che oggi ti avrei accompagnata solo se tu fossi tornata sui tuoi passi. E così dovrai fare, altrimenti non avrai più il mio sostegno e, soprattutto, non riuscirei mai più a fidarmi di te!"
"Sì, questo lo so” rispose quasi sbuffando la ragazza, riprendendo a guardare fuori dal finestrino, offuscato per la caligine e le gocce che battevano fitte sui vetri “me lo hai già detto ieri sera, non preoccuparti”
“Io non mi preoccupo, ma tu non dimenticare il patto che abbiamo fatto! Io mi fido di te …” sentenziò la sorella maggiore, distendendo pieghe invisibili dalla lunga gonna color malva.
La più giovane annuì svogliatamente, sistemandosi la pochette sul grembo, avvolto da un pesante abito di mussola color cobalto.
“Guarda, siamo arrivate!" esclamò con troppo entusiasmo per non essere notato, apprestandosi ad aprire lo sportello della vettura.
La carrozza si fermò nello spiazzo delle diligenze, a un centinaio di metri dalle bancarelle del mercato.
Le due donne scesero dal predellino, i cappucci delle mantelle da viaggio calati sui ricci castani ordinatamente raccolti in uno chignon.
Angelica e Adele si fecero reggere l'ampio e nero ombrello dal cocchiere, mentre aprivano gli altri due per proteggersi dalla pioggia, prestando attenzione a non posare i loro stivaletti nelle ampie pozzanghere che le separavano dalla meta.
La giovane sposa guardò davanti a lei, nella speranza di riconoscere subito il banco di stoffe della signorina Felicita.
Erano ormai due anni che non la incontrava, ma per fortuna aveva avuto conferma dalla balia che la sarta esponeva ancora le sue creazioni e i tessuti migliori del capoluogo anche lì al mercato, ogni venerdì mattina.
"Adele, aspettami!" la riportò alla realtà la sorella, indietro di una decina di passi.
"Scusami, è che ho talmente tanta voglia di uscire, di guardarmi in giro, che per un attimo mi sono dimenticata della tua presenza!"
La ragazza si fermò per dare modo ad Angelica di raggiungerla, mentre con un occhio continuava a guardare in direzione della piazza semi vuota per la pioggia battente.
"Cosa vuoi vedere di così tanto urgente? Prima, a colazione, tuo marito non aveva tutti i torti: non dovresti uscire con questo tempo! Spero tu non voglia comprare nulla, almeno qui. E poi non ci sarà sicuramente niente che vada bene per una giovane nobildonna come te … "
"Invece sì, cara sorella! Desidero dare un'occhiata alla bancarella della signorina Felicita. Ti ricordi di lei?"
L'altra annuì, mentre uno sguardo incredulo misto a divertimento si dipinse sul suo volto:
"Certo, come potrei scordarmi? Come sarta è veramente capace, non lo metto in dubbio, ma è una donna poco raccomandabile! Perché non andiamo in uno dei negozi della via principale? Sono più eleganti e consoni per noi … "
“Ancora con queste idee antiquate sull’apparenza!”
Adele lasciò senza esitare l'intreccio di braccia che aveva creato con la sorella, quando lei l'aveva raggiunta poco prima.
Era perfettamente consapevole e certa che Angelica non si sarebbe mai abbassata a passeggiare per la piazza del mercato, alla ricerca di una merce che avrebbe potuto trovare –a suo dire- migliore in qualche negozio di alta moda.
"Ogni cosa sta procedendo come mi sono immaginata" rifletté Adele che, ad alta voce, sancì:
"Facciamo così: tu vai pure a farti un giro, io mi fermerò qui e ne approfitterò per dare un'occhiata alle stoffe della signorina Felicita. Ci ritroviamo al Cafè della piazza tra mezz'ora, va bene?"
Angelica annuì controvoglia e, stringendole sbrigativamente le mani, si allontanò nella direzione concordata.
La giovane sposa si voltò per vedere se il cocchiere era ancora al suo posto, seduto in carrozza come gli aveva ordinato.
Dopo aver appurato che l'uomo non la stava guardando minimamente, Adele affrettò il passo in direzione delle prime bancarelle, l'ampio ombrello nero a coprirle il capo già protetto dal cappuccio della mantella.
Per fortuna non c'era molta gente, sicuramente poco attratta ad uscire a causa di quel tempo decisamente uggioso e cupo.
La ragazza diede un'occhiata verso il posto che ricordava occupato dal banco della sarta e, come una bambina che non vede l'ora di mangiare la fetta di torta a lungo desiderata, finalmente la vide.
La donna che era sicura avrebbe rappresentato la sua salvezza, si trovava dietro lo stesso pezzo di legno e metallo elegantemente rivestito da rotoli di pregiate stoffe colorate.
Adele notò che stava parlando con un’elegante signora di mezza età, quindi decise di aspettare che finisse per poi avvicinarsi.
"Buongiorno" esordì emozionata la giovane sposa, un paio di minuti dopo.
La signorina Felicita, intenta a riavvolgere i campioni di stoffa che aveva finito di esporre alla cliente con cui aveva appena concluso una vendita, alzò lo sguardo.
Il viso allungato e magro, estremamente truccato per i canoni dell’epoca e dal mento leggermente appuntito, si aprì in un ampio sorriso:
"Ah, eccola la signora viscontessa! Come state?"
"Non molto bene, in realtà ..."  Adele era piacevolmente sorpresa che la sarta si ricordasse ancora così perfettamente di lei, tuttavia non aveva tempo per i convenevoli, quindi optò per andare subito al dunque.
"Oh, vi sentirete meravigliosamente bene non appena vedrete una di queste pregiatissime stoffe! Sono appena arrivate dalle vecchie e care Fiandre!"    
"Non sono qui per acquistare nulla, signorina Felicita. Sono qui perché ho bisogno del vostro aiuto"
Gli occhi allungati e azzurri della donna si chiusero in due fessure, come fossero lo specchio di una mente che sta cercando di trovare una soluzione ad un quesito piuttosto complicato.
"Il mio aiuto? Guardatevi intorno, cara signora! Questo posto non è un’opera del Mutuo Soccorso!” la informò la sarta con una punta di risentimento, gesticolando alla stregua di un’illusionista davanti al suo pubblico:
“Però, se potrò esservi d'aiuto, lo farò ben volentieri! Basta che non mi chiediate di realizzare uno di quei deliziosi corredini per il vostro erede – a proposito, ne avete già qualcuno?- perché purtroppo, attualmente, non tratto il genere!” concluse amareggiata la signorina Felicita, riponendo in uno scomparto del bancone il campione di stoffa arrotolato.
“N-no, non sono qui per chiedervi …”
 “Ah, molto bene!” sospirò sollevata la sarta “ e poi dopo quel meraviglioso abito che ho cucito per le vostre nozze – quanto tempo è passato? Tre anni? No, due mi sembra- siete una delle clienti che ricordo con maggiore affetto!"
"Grazie” rispose imbarazzata la giovane sposa, al contempo divertita dall’eccentricità per nulla mutata della sarta.
Era impossibile attribuirle un’età precisa: poteva avere trent’anni come cinquanta o addirittura di più, grazie al volto sempre aperto al sorriso e all'espressione naturalmente ironica.
“Mi fa veramente piacere che siate disposta ad offrirmi il vostro aiuto!” continuò Adele, prima che le venisse meno quel poco di coraggio che l’aveva spinta ad affrontare l’eventuale rifiuto del marito e la pioggia di inizio aprile  “quindi vi dico subito perché sono arrivata ad importunarvi: ecco, io sono qui perché ho bisogno di un lavoro … ".
I capelli corti e incredibilmente biondi della donna ebbero un impercettibile moto di stizza:
"Un lavoro? Avete voglia di scherzare? Con tutto il rispetto, cara la mia viscontessa, io sono qui per lavorare, non voi!"
"Lo so, per questo vi sto chiedendo di trovarne uno anche per me! Mi accontento di qualsiasi cosa” si affrettò a spiegare la ragazza “potrei cucire o ricamare! O magari prendere le misure delle clienti! Sono disposta anche a consegnare gli abiti, tutto quello che volete, basta che mi prendiate a lavorare per voi!"
Un’espressione seria si fece improvvisamente largo negli occhi vispi della sarta che, ragionando ad alta voce, considerò:
"Il fattorino ce l'ho già, mia cara. Però devo ammettere che due mani in più per aggiustare gli abiti non le disdegnerei affatto! Prima ditemi una cosa: quanto volete che vi paghi?"
Alla quantificazione in denaro del suo eventuale lavoro, Adele non aveva per nulla pensato.
Quella domanda la colse impreparata, così rispose in maniera titubante un timido "non lo so" poi, più sicura, aggiunse:
"Qualsiasi cifra deciderete di pattuire, per me andrà bene, signorina Felicita. L'importante è che paghiate con puntualità il lavoro che mi chiederete di fare. E che non mi prendiate in giro, ovviamente, perché ho davvero bisogno di un lavoro, credetemi"
La donna davanti a lei abbozzò un sorriso divertito, ridiventando subito dopo seria:
"Va bene. Se è quello che volete, potete contare su di me. Presentatevi qui tra una settimana alla stessa ora: avrò qualche sottogonna da farvi ricamare. Ora scusatemi, ma il lavoro non può attendere oltre!"
Stava già abbassando lo sguardo sulle stoffe che doveva impellentemente finire di sistemare quando, la mano di Adele, bloccò il suo braccio destro:
"Aspettate un minuto, devo chiedervi un altro favore. Vi assicuro che sarà l'ultimo ... ”
La giovane sposa si affrettò ad aprire la pochette che stava tenendo nervosamente tra i palmi guantati, nel dubbio opprimente che la donna potesse cambiare idea: tirò fuori una busta bianca, leggermente piegata ai bordi per la posizione obbligata a cui era stata sottoposta, e la porse tremante alla sarta:
“Dovreste consegnare questa lettera a Maria la stiratrice. Vive a Lagoverde, nella casa vicino al querceto"
"Per chi mi avete preso, cara la mia viscontessa? Per una benefattrice che nel tempo libero fa anche da ufficio postale?!” la signorina Felicita, le mani sui fianchi fasciati da un vestito che definire arcobaleno era a dir poco riduttivo, continuò con voce a metà tra il divertito e il preoccupato:
“Avete mai sentito parlare di quel proverbio che recita che a certe persone si dà un dito e loro si prendono tutto il braccio?! Ebbene, voi mi sembra che lo stiate perfettamente mettendo in pratica!"
Di nuovo l’imbarazzo e un briciolo di senso di colpa s’impadronirono della giovane sposa, che cercò di ribattere con convinzione:
"Avete ragione, ma è veramente molto importante, signorina Felicita. Anzi, è di vitale importanza, e non sto scherzando! Vi pagherò, se me lo chiedete! Oppure, se preferite, potrete trattenere la mia prima paga ma, vi prego, fate avere la lettera a Maria! Ditele che è da parte di Adele e capirà!"
La sarta guardò la ragazza in modo dubbioso, indecisa se accettare l’insolita proposta oppure rifiutare.
"Non voglio denaro, e non sono nemmeno così sciocca da trattenervi un paio di monete per il lavoro che sono sicura svolgerete con puntualità: la consegnerò oggi stesso, dopo il mercato. Però poi non chiedetemi più favori, come fossi l’ultimo dei fattorini rimasti sulla Terrra! Insomma, sono pur sempre una signora, io!”
La ragazza sorrise con riconoscenza mentre, con mano sempre tremante, consegnava la lettera che aveva scritto la mattina presto per Umberto, prima di scendere a colazione: lo aveva messo al corrente che il marito la teneva segregata, ma lo aveva pregato di non fare assolutamente nulla, perché temeva una reazione spropositata da parte dell’uomo.
Lo consolava dicendogli che molto presto –si trattava sicuramente di giorni- l’avrebbe nuovamente raggiunto a Lagoverde.
“Ma per l’amor di Dio” concludeva Adele “ti ripeto di non prendere alcuna decisione affrettata, di non venire a liberarmi: adesso che ho dovuto confessare ogni cosa a causa dei suoi sospetti, temo con ragione che quel maledetto di mio marito possa farti del male! A presto, amore mio”
La giovane sposa, l’ampio ombrello nero a proteggerle il capo, si accomiatò con l’ennesimo grazie dalla signorina Felicita, dirigendosi con i piedi che si alzavano da terra per la gioia mal trattenuta, verso il Café della piazza principale, dove si sarebbe ricongiunta con Angelica per fare ritorno a palazzo.
Si voltò indietro ancora una volta, ritrovandosi a salutare con una mano la sarta ormai lontana, benedicendo mentalmente la generosità e la comprensione che non aveva ricevuto dalla sua famiglia.

NOTA DELL’AUTRICE:
 
Ciao a tutti! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Le cose per Adele sembrano finalmente girare per il verso giusto: la signorina Felicita è disposta ad aiutarla, assecondando la sua richiesta di ottenere un lavoro!
Nessuno sospetta nulla, né Francesco né Angelica!
Nel frattempo la nostra tormentata protagonista ha scritto una lettera ad Umberto per avvisarlo della sua prigionia,: si rivelerà una scelta avventata oppure no? Il suo innamorato farà qualche pazzia per andare a salvarla? Adele riuscirà a fuggire una volta per tutte da palazzo?!
Vi lascio con questi “dubbi esistenziali”!
Ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono, e chi ha inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite!
Grazie di cuore!!!
A presto J

 
   
 
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