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Autore: Steelberry    27/03/2015    0 recensioni
Mentre mi abbandono a quel poco di sollievo appena trovato, mi rendo conto di qualcosa. Un suono, in lontananza, penetra nella massa ovattata che mi circonda. Una raffica di spari. Di arma semiautomatica.
Ricognitori.

Tante cose possono spingere gli uomini a combattere. L'onore, la gloria, la più brutale sete di sangue. O la ricerca della libertà.
È ormai chiaro che l'anno 526 E. N. passerà alla storia come il tempo in cui la Rivoluzione dilaniò Gehemnia. Ma il suo esito deve ancora essere scritto.
***Storia temporaneamente interrotta***
Genere: Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QG della Milizia
Località ignota
19 Set 526 E. N.
Ore zero-otto-zero-zero
 
  – Certamente sarete già a conoscenza dei fatti della scorsa notte – esordì Lt Preacher. – Per chi non fosse informato, vi basti sapere che i Ribelli hanno assaltato nuovamente i Cancelli di Gehemnia. Niente di nuovo sotto il sole, già. Naturalmente hanno fallito, ma l’aspetto positivo è che hanno tenuto impegnate quasi una dozzina di pattuglie di Ricognitori per diverse ore e, considerate le perdite da entrambe le parti, è probabile che ci voglia parecchio tempo prima che si riorganizzino e tornino perfettamente operative. Ovviamente, il Comando provvederà a sguinzagliare altre squadre di Ricognitori ausiliari per mantenere la sorveglianza attiva, ma si tratterà presumibilmente di unità di tipo A ed F. Nulla di troppo pericoloso.
Fece una pausa, trattenendo a stento un sorriso di compiacimento.
Il discorso sembrava sortire l’effetto sperato, e i Miliziani che fino a quel momento avevano assistito in silenzio nella sala briefing si presero la libertà di scambiarsi qualche commento sollevato. Tanto più la situazione della capitale fosse stata instabile, tanto più facile sarebbe stato per loro intervenire e volgere a proprio favore le sorti della rivolta. Il fatto poi che le squadre di Ricognitori fossero state pressoché decimate non avrebbe che semplificato il loro compito. Quei droni erano sufficienti per sedare le improvvisate insurrezioni popolari, ma poco potevano contro gli uomini ben armati della Milizia.
Preacher si schiarì la voce, in modo da avere di nuovo l’attenzione della sala. Il che gli riuscì con estrema facilità, considerando l’enorme carisma che esercitava su ogni presente. La sua stessa figura sembrava pensata per ispirare un fascino innato, dai tratti somatici ben marcati senza essere troppo duri, agli occhi color pece, ai capelli leggermente brizzolati nonostante l’età decisamente giovane per un ufficiale. Persino il timbro vocale era perfettamente modulato per instillare in qualsiasi interlocutore un grande senso di sicurezza. Tutti tornarono in silenzio.
  – Come potete osservare da questa ricostruzione, – continuò, mentre i microproiettori del tavolo posto fra lui e i soldati si misero in funzione generando in pochi attimi una proiezione olografica tridimensionale del centro di Gehemnia – l’attacco si è concentrato sulla zona Nord dei Cancelli. Da questo possiamo desumere che obiettivo delle forze ribelli doveva essere prendere il controllo di uno degli stabilimenti di produzione dei Ricognitori situati in zona. Pur non assicurando loro un effettivo vantaggio in termini di risorse, la posizione avanzata li avrebbe resi una seria minaccia per il Comando. Ma ovviamente non possiamo dirlo con certezza, visto che quegli inetti sono stati respinti ancora prima di avvicinarsi.
Qualche Miliziano si lasciò sfuggire un sogghigno. Anche se combattevano per la stessa causa, i Ribelli non erano tenuti in grande considerazione. Erano più visti come un branco di anarchici e sbandati, buoni a far casino ma del tutto irrilevanti per le sorti della rivoluzione.
Il tenente indicò dunque un punto nella luminosa costruzione olografica, uno spazio di circa due isolati in cui il reticolo azzurro degli edifici era reso con una luminescenza più scura.
  – Malgrado il fallimento – aggiunse – pare che siano comunque riusciti ad aprire una breccia nei Cancelli. Toccherà a noi portare a compimento la loro bella idea, e le condizioni del corpo Ricognitori giocherà a nostro favore. Una volta preso lo stabilimento saremo noi a dettare le regole. Per ora, questo è tutto. Riceverete ordini precisi in seguito, ma se non altro adesso avete un’idea più o meno vaga di cosa vi sarà richiesto. Tempo stimato dalla missione: tre o quattro giorni, non di più. Durata dell’azione: ancora indefinita. Ci sono domande?
Non ce n’erano. I soldati si alzarono dai proprio posti e cominciarono a defluire fuori dalla sala briefing. Le cose si stavano mettendo bene. Se l’operazione fosse andata a buon fine l’esito degli scontri si sarebbe deciso davvero in fretta.
La sala si svuotò, ingombrata da quel vociare che sempre accompagna l’uscita di gruppi di persone da una stanza. Preacher si abbandonò sullo schienale della poltrona. Anche questa era fatta.
Ispezionò le tasche della consunta giacca da aviatore alla ricerca di un mezzo pacchetto di sigarette Cromford ormai dato per disperso, finché la realtà non lo certificò come perso per sempre. Se non altro doveva averne ancora nel proprio scompartimento.
Chiuse gli occhi e tirò un profondo respiro.
Fece per alzarsi, ma notò solo in quel momento un interessante paio di gambe comparso accanto alla poltrona. E, poco sopra, il resto di Leena Dephàge, intenta ad accendersi una Cromford casualmente trovata dentro un certo mezzo pacchetto gloriosamente riapparso.
  – Salve Nathan – sorrise, la testa reclinata in avanti a lottare con un accendino che non voleva saperne di assolvere il proprio compito. Dopo una breve colluttazione alzo la testa e scostò i capelli corvini dagli occhi, sfumacchiando con aria soddisfatta. Aveva vinto lei.
  – Meno confidenza. Ricorda che sono pur sempre un tuo superiore. E poi non potresti fumare qui.
Lei si limitò a ignorarlo e andò a sedersi fra due microproiettori sul bordo del tavolo, accavallando le gambe. Venne subito al sodo.
  – Cosa hai intenzione di fare? La truppa muore dalla voglia di entrare in azione. Faresti meglio a cogliere l’occasione.
  – Da qui a quattro giorni saranno accontentati. Mi sembra di averlo già detto prima.
  – A me sembra anche che tu abbia parlato di sfruttare la carenza di difese della città, cosa che non durerà in eterno. Forse nemmeno i tuoi quattro giorni.
  – Cosa vuoi che faccia? – ribatté Preacher – Spedire tutta la Milizia al gran completo nell’occhio del ciclone sulla base di qualche supposizione? Le belle ipotesi sono perfette finché servono a convincere i tuoi uomini che tutto va bene e hai ogni cosa sotto controllo, ma se guardi nel concreto valgono meno di niente. Potremmo anche avere tutte le buone probabilità di questo mondo, se la posta in gioco è la vita dei nostri soldati non ti aspettare che mi muova senza dati certi.
Una smorfia si disegnò sul volto di Leena. Anche se non condivideva fino in fondo, doveva ammettere la ragione di Preacher. Non potevano permettersi di rischiare vite e risorse umane in azioni avventate.
L’ufficiale ruppe di nuovo il silenzio: – Si tratta solo qualche giorno. Giusto il tempo di mettere insieme i dati di tutti gli informatori ed elaborare un piano efficace.
Lei non rispose. Fissava un punto imprecisato sul pavimento, rimuginando qualcosa.
  – Certo, – riprese – sempre chi i Ribelli non trovino il modo di complicarci la vita… Non vorrei finissimo per ostacolarci a vicenda, ma le loro mosse restano sempre un’incognita.
D’un tratto Leena parve illuminarsi.
  – Vado io.
  – Cosa?
  – Dai Ribelli. Per scoprire qualcosa sui loro piani. Vado io – rispose, enfatizzando il tutto con una lunga boccata di fumo.
Preacher restò interdetto. Gli ci volle qualche secondo per venire a capo di quell’uscita così campata per aria, e qualche altro secondo per preparare un rifiuto in grande stile. Ma fu preceduto.
  – Sai che non posso starmene con le mani in mano mentre là fuori si compie ciò per cui stiamo lottando – continuò Leena, intuendo i pensieri del tenente – E sai anche che è proprio per questo genere di missioni che sono qui.
Sì, lo sapeva. Lo sapevano tutti. Leena era una specialista. O, per lo meno, così era catalogata nelle forze regolari di Gehemnia prima che come gli altri disertasse per dar vita alla Milizia. Il suo compito non era tanto di partecipare agli scontri nudi e crudi, quanto piuttosto di guidare plotoni di agenti in missioni particolarmente delicate o rischiose. Era quello che sapeva fare, ciò per cui era stata addestrata. E oltretutto la esentava dall’indossare la terrificante divisa d’ordinanza woodland grigia che tutti i Miliziani erano ordinariamente tenuti a portare.
Preacher sospirò. L’evidenza dei fatti era tutta contro di lui.
Rivolse a Leena uno sguardo misto di fastidio e rassegnazione per essere passato così velocemente dalla parte del torto.
  – Ti rendi conto che di questo passo attenterai gravemente alla mia pazienza, vero?
Mentre la specialista gli rivolgeva in risposta il più beffardo sorriso che avesse da offrire, Preacher si agganciò al tasto dell’interfono e scambiò qualche parola con i tecnici dell’hangar. Quindi tornò a rivolgersi a Leena: – A quanto pare abbiamo un paio di veicoli Cougar al momento disponibili per inserire te e la tua squadra nel…
  – Niente squadra – lo interruppe – Vado da sola.
La capacità di sopportazione di Preacher stava raggiungendo nuovi limiti.
  – Senti, – le rispose sforzandosi di mantenere la calma – cerca di essere ragionevole…
Ma, per tutta risposta, Leena aveva molto ragionevolmente lasciato la stanza.
D’istinto il tenente si mosse per raggiungerla e impedirle di partire, ma a un secondo avviso si rese conto che non avrebbe potuto convincerla in alcun modo. Era impossibile vincere una discussione con quella donna.
Pronunciò a denti stretti qualcosa di ben poco consono a un ufficiale e si lasciò cadere di nuovo sulla poltrona, osservando la sala vuota e il tavolo di fronte a sé, ancora occupato dalla riproduzione olografica del centro di Gehemnia. Il covo dei Ribelli si trovava da qualche parte nei sotterranei della città. Chissà se Leena sarebbe effettivamente riuscita a scoprire a qualcosa. Probabilmente nemmeno lei aveva idea di come agire, se tentare un incontro diplomatico o introdursi di nascosto nella base e recuperare quante più informazioni senza farsi individuare.
Distolse lo sguardo dai reticoli azzurri della ricostruzione e lo spostò sul posacenere dietro uno dei microproiettori. Accanto al mozzicone lasciato da Leena troneggiava il mezzo pacchetto di Cromford.
Si allungò per prenderlo. Se non altro, almeno una cosa positiva era riuscito a trovarla. E in quel momento aveva un disperato bisogno di riprendere la calma con una sigaretta. Lo aprì.
Era vuoto.
Un elenco di imprecazioni fu udito provenire dalla sala briefing mentre, nell’hangar, l’agente scelto Leena Dephàge assicurava l’equipaggiamento per la missione dietro la sella del suo hovering.
  
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