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Autore: Bens_S    29/03/2015    3 recensioni
Fuinur, un mezzo barghest di undici anni, aveva vissuto con l'unico scopo di farsi accettare dai popolani di Bruvac. Tuttavia nulla era andato come sperato, il caldo dell'estate aveva portato con se' gli orrori delle torture e il terrore di non rivedere mai più il sole.
[tredicesima classificata al contest La Caduta dell'Inverno Boreale indetto da Silvar tales] [quarta classificata al contest Trick me, deceive me! (Fantasy&Soprannaturale) indetto da graceavery e vincitrice del premio "Così è se mi pare"]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due uomini in uniforme entrarono nel piccolo cortile, erano molto più curati rispetto alla guardia che si era presa cura di Fuinur fino a quel momento. Avevano entrambi la barba ben rasata e odoravano di pulito, i vestiti erano in ottime condizioni e tutte le fibbie metalliche, così come gli stivali in cuoio, erano perfettamente lucidi.
Il bambino si rimproverò per essersi lasciato andare davanti alle guardie, ciò lo aveva fatto sembrare debole e se il padrone fosse venuto a saperlo le conseguenze sarebbero state gravi, gli ibridi fuori dalle gabbie non dovevano mostrare squilibri mentali altrimenti sarebbero stati visti come pericolosi.
Slegarono Fuinur dalle catene che lo legavano al pozzo e ne agganciarono al collare una nuova, molto diversa dai catenacci arrugginiti cui era abituato. Su ogni anello erano incisi minuscoli decori floreali, inoltre sembrava quasi scintillare se colpita dalla luce del sole.
Il bambino fu condotto nell’ala ovest della fortezza, zona di cui fino a quel momento aveva ignorato l’esistenza.
Le stanze che attraversarono erano tutte riccamente decorate: meravigliosi affreschi, quadri e arazzi riempivano le pareti. Mobili intarsiati ed enormi tappeti contribuivano a dare a ogni stanza caratteristiche uniche.
Le persone che le popolavano erano unicamente servi e nobili, questi ultimi avevano spesso attorno ibridi adornati con collari preziosi, su cui erano presenti gemme e incisioni di alta manifattura. I mezzosangue sembravano a loro agio in quell’ambiente, parevano soddisfatti e appagati. Fuinur ne fu ripugnato, si domandò come potessero essere felici per quella situazione. In seguito avrebbe scoperto che spesso i nobili acquistavano gli ibridi nello stesso istante in cui emettevano il primo vagito, in modo da addestrarli sin da subito alla vita di corte.
Un piccolo gruppo di persone fermò le due guardie per osservare meglio il bambino, cui chiesero di voltarsi per guardarlo da ogni angolazione.
La donna che stava accarezzando un mezzo ippogrifo dorato di circa quattro anni ridacchiò appena lo vide.
“Il nostro lord sta invecchiando precocemente, e a quanto pare la vista è la prima cosa che ha perduto, oltre al senno ovviamente”
Le risate degli altri nobili si unirono alla sua, i commenti di disdegno e satira si susseguirono rapidi e implacabili, il bambino tenne il capo chino e attese fino al momento in cui li congedarono.
I due uomini ripresero la marcia e portarono il piccolo al cospetto di lord Dyron e ser Goiard.
La stanza era enorme, sulle pareti era stata dipinta la mappa di tutto il regno. Un grande tavolo di legno pregiato si trovava al centro della sala, vi erano abbastanza sedie da permettere di sedersi a più di cinquanta persone.
Prima che li incitassero ad avvicinarsi passarono diversi minuti in cui il bambino studiò le mappe, trovò quasi subito la capitale e dopo diversi sforzi anche il piccolo villaggio di Bruvac. Vedendo che i due uomini indicavano spesso un grosso villaggio lo identificò con il luogo in cui si trovava, inoltre era l’unico posto in mezzo ai campi e distante solo poche leghe dalla capitale.
Quando Fuinur aveva tre anni sua madre aveva frequentato per un breve periodo un cantastorie che portava sempre con sé una mappa delle zone da lui visitate. Mosso dalla pietà aveva dato un po’ di attenzioni al bambino e in alcune delle poche ore passate assieme gli aveva insegnato a leggere le mappe.
Il bambino aveva ripensato spesso a quel cantastorie magro e con i vestiti logori e che tuttavia conosceva così tanto del mondo. Lui non aveva paura del mezzosangue che si trovava di fronte e lo trattava come un bambino qualunque. Kathrin non era mai riuscita a capire come facesse il suo compagno a non vedere il figlio come un mostro o una sciagura.
Il rumore di un bicchiere caduto per terra lo distolse dal flusso di pensieri e il bambino concentrò nuovamente la sua attenzione sui due uomini.
Osservandoli Fuinur si rese conto della vera differenza tra alta e bassa nobiltà. Così come gli ibridi perfetti, anche gli “alti” nobili possedevano un’eleganza nei movimenti unica, inoltre ogni parola da loro pronunciata era ben ponderata. Gli altri erano solo persone i cui fondi permettevano un alto tenore di vita, persino il loro odore non era all’altezza di quello di lord Dyron.
Quella donna con il mezzo grifone doveva essere invidiosa del lord, non vi erano altre possibili spiegazioni per la sua satira.
Davanti al lord, appoggiato sul tavolo, c’era un collare in metallo finemente decorato. Vi erano incisi gli stessi motivi floreali che erano presenti sulla catena con cui avevano legato il bambino neanche un’ora prima.
Lo stesso lord rimosse il vecchio collare per sostituirlo a quello nuovo, le mani del vecchio tremavano leggermente, forse per l’emozione pensò il bambino. Era tradizione che gli ibridi scelti come animali domestici della nobile casata fossero riconosciuti come tali dal lord o dalla lady signori di quei luoghi con questo piccolo gesto.
“Per favore, potreste condurre l’ibrido tra i miei cani da guardia?”
Mentre il lord pronunciava quelle parole riportò la sua attenzione alle carte di fronte a lui.
Fuinur fu condotto nuovamente dalle due guardie lungo il labirinto formato dai freddi corridoi di pietra e dalle stanze affrescate. Quando giunsero nel retro della fortezza quello che il bambino vide fu sconvolgente.
Decine di mezzi barghest e ibridi di demone lupo con collari identici a quello che stava indossando il bambino facevano la guardia a quel territorio. A colpo d’occhio coprivano una fascia di età tra i dieci e i trent’anni circa, pochi di loro aveva una predominanza dei tratti umani come Fuinur, a confronto il mezzo barghest visto alla piazza del mercato sembrava nulla in quanto a ferocia.
 
In pochi secondi scoppiavano risse tra gli ibridi e con la stessa rapidità si risolvevano, il piccolo capì subito che erano solo scaramucce per la conferma della gerarchia.
Le due guardie slegarono il bambino dalla catena e lo spinsero verso il cortile, dopodiché tornarono all’interno della fortezza e chiusero il portone alle loro spalle.
Fuinur si sentì perso, lo avevano obbligato a convivere con delle bestie feroci. Doveva trovare una via di fuga, ci dovevano essere una finestra o un cancello lasciati aperti.
Si mise a correre lungo il perimetro dell’edificio nella convulsa ricerca di essi. Un metà demone-lupo lo vide correre e seguendo l’istinto lo inseguì, in un’istante Fuinur capì di essersi trasformato da cacciatore a preda.
Le sue abilità fisiche erano nettamente inferiori rispetto a quelle del suo inseguitore, quando l’ibrido gli fu addosso lo afferrò con le mani per bloccarlo, facendo sprofondare gli artigli nella tenera carne del piccolo, e poi lo morse tra il collo e la spalla.
Un fiotto di sangue sgorgò dalla ferita, il bambino si dimenò in modo incontrollato, aumentando i danni causati dal morso.
Fuinur non aveva mai provato un dolore del genere, i denti erano sprofondati diversi centimetri prima di fermarsi, l’animale aveva poi serrato la mandibola e stretto con le braccia il piccolo a sé per immobilizzarlo. Avrebbe potuto strappare il muscolo se avesse voluto, ma si limitò a emettere un basso ringhio.
Era un avvertimento, doveva imparare a comportarsi. Era entrato nel loro territorio senza avvertire e poi, correndo in quel modo, si era comportato come se gli appartenesse.
L’assalitore si alzò e se ne andò come se nulla fosse avvenuto, intanto diversi ibridi furono attirati dall’odore del sangue.
Fuinur era troppo spaventato per avere la forza di scacciarli e si lasciò annusare da loro.
Quelle orribili bestie annusarono ogni centimetro di pelle e, incuranti dei vestiti, li strapparono per facilitare le loro azioni. Il bambino tentò di allontanarli e salvare i pochi brandelli di abiti ancora utilizzabili ma fa tutto inutile, non poteva nulla contro la forza di quelle bestie.
Con quel battesimo di sangue era entrato nel branco e ora tutti i membri accorrevano per conoscere il suo odore, alcuni gli leccavano persino le ferite nella speranza di aiutarlo a guarire.
Era raro che qualcuno entrasse nel loro gruppo in un modo così violento ma Fuinur si era messo a correre all’improvviso davanti a uno dei loro più abili predatori e quest’ultimo aveva solamente seguito l’istinto e decidendo di lasciarlo in vita lo aveva accettato nel branco. Il bambino poteva capirlo, aveva provato quella necessità di inseguire e catturare tante volte durante la caccia, persino nella piazza del mercato con il coniglio grigio.
Quando tutti gli esemplari se ne furono andati il bambino si trascinò fin sotto a una betulla non molto distante, si raggomitolò e pianse. Non poteva sopportare tutto ciò che gli stava accadendo, non se lo meritava. Nonostante i pregiudizi su di lui non aveva mai fatto del male a nessuno, aveva solo tentato di ricongiungersi a sua madre e quella era il suo castigo. Forse era stato punito per essersi considerato un essere umano al pari di tutti gli altri, se avesse ascoltato le parole dei popolani di Bruvac e avesse vissuto nei boschi come un animale senza fare più ritorno al villaggio nulla di tutto ciò sarebbe accaduto.
Magari anche sua madre non vedendoselo sempre intorno si sarebbe pentita di averlo cacciato e sarebbe andata a cercarlo.
Fuinur non riusciva a ricordare altro nella sua vita che non fosse sofferenza, gli unici momenti felici li aveva passati quanto era molto piccolo e i tratti ferini ancora non si vedevano.
Passava le giornate accucciato sotto l’albero a pensare a tutto ciò che aveva perduto. Il suo corpo iniziava a risentire della mancanza di cibo e cure, anche la ferita aveva iniziato a essere maleodorante. La puzza aveva caratterizzato tutta la sua esistenza, pensò Fuinur, e forse era giusto che se ne andasse avvolto dal suo stesso tanfo.
Gli altri esemplari lo osservavano di nascosto, avevano visto numerose volte scene come quella; di tanto in tanto arrivavano mezzosangue troppo traumatizzati per riprendersi e si lasciavano morire.
Una femmina albina di metà demone-lupo prese l’abitudine di avvicinarsi a lui più degli altri e dopo pochi giorni annullò completamente la distanza che li separava.
Era uno splendido esemplare di circa trent’anni: il muso era molto allungato, le fauci erano enormi e dei lunghi denti bianchi si intravedevano all’interno, gli occhi invece erano umani, cosí come le braccia e il petto. Era priva di coda e le zampe inferiori erano molto possenti, simili a quelle della bestia di cui era figlia.
Dall’odore si capiva che aveva avuto molte cucciolate e, forse per l’istinto di madre particolarmente sviluppato, decise di prendersi cura del cucciolo.
Inizialmente si limitava a imboccare Fuinur per obbligarlo a nutrirsi, poi, quando il piccolo si fu abituato alla sua presenza, iniziò a leccare le ferite per pulirle e bloccare eventuali infezioni.
Era un bambino piuttosto gracile sia fisicamente che mentalmente rispetto ai suoi simili, il sangue umano lo aveva corrotto e ora spettava al branco il compito di guarirlo.
Anche altri esemplari iniziarono a prendersi cura di Fuinur, facendo a turno con la femmina albina trovarono il modo di non lasciarlo mai da solo.
Annusandone l’odore e osservandolo gli ibridi avevano appreso la storia di Fuinur. Ogni cicatrice raccontava una storia, si capiva che era stato un cacciatore e si intuiva anche che aveva passato molto tempo nella piazza del mercato legato a un palo dai segni sui polsi e sulle caviglie. Inoltre odorava di chiuso e marcio, doveva aver passato diversi mesi nei sotterranei prima di arrivare lì.
Non era un caso se nella collezione del lord vi erano solo mezzosangue più simili a bestie che a uomini. La vita nella fortezza era molto dura: se si viveva nei sotterranei la mancanza di cibo e l’impossibilità di muoversi mortificava sia lo spirito che il corpo e se si veniva inseriti in un gruppo di ibridi bisognava essere abbastanza forti da sopravvivere alle lotte con gli elementi più aggressivi.
 
Fuinur poco a poco iniziò a reagire. Sentiva sulla sua pelle le carezze dei suoi simili e si stupiva delle loro attenzioni. Lui non era come loro tuttavia non sembravano accorgersene.
Incominciò a riconoscere chi si prendeva cura di lui dagli odori che emanavano e tentò di mostrargli la sua gratitudine accarezzandoli a sua volta.
Iniziò a nutrirsi da solo e riprese a muoversi. All’inizio si limitava a girare attorno alla betulla, poi incominciò a esplorare.
I mezzosangue lo accompagnarono lungo tutto il loro territorio, molto più vasto di quanto non si aspettasse. Circondava interamente la fortezza e includeva anche il bosco privato del lord, ove si trovava la cacciagione di cui si nutrivano i nobili. Doveva essere separato dal resto dei boschi in modo che nessun contadino rubasse a loro le prede, le più grasse e grandi di tutta quella zona.
 
Durante un pomeriggio assolato Fuinur passeggiava lungo il perimetro del bosco intento a studiare la morfologia del piccolo avvallamento in cui si era formato. In quella zona non andavano spesso altri ibridi quindi poteva stare tranquillo, tuttavia aveva imparato a mostrarsi remissivo non appena individuava un altro mezzosangue, era l’atteggiamento ideale per non essere attaccato.
Un rumore dal piccolo boschetto attirò la sua attenzione, era abituato a sentire odore di selvaggina o a percepirne i suoni ma nell’aria ma quella volta era più accentuato del solito.
Altri tonfi si susseguirono allarmando ulteriormente il bambino che si avvicinò alla fonte del rumore.
Odore di cervo si diffuse nell’aria, il cuore del piccolo martellava nel petto. Il suo respiro si fece più lento e i piedi si mossero rapidi e silenziosi nel sottobosco. Le pupille dilatate tentavano di cogliere ogni dettaglio, quando vide l’animale Fuinur si abbassò per non farsi notare, era controvento quindi aveva buone possibilità. Erano passati più di due anni dall’ultima volta in cui aveva cacciato seriamente, rispetto ad allora era più grande e forte, ma anche più goffo e rumoroso.
Un improvviso cambio di direzione del vento fece percepire al cervo la sua presenza. L’animale si mise a correre, il bambino lo inseguì. I muscoli erano ancora scattanti e il maggiore controllo della coda lo aiutò a muoversi più agilmente nella boscaglia. Si rese conto di riuscire a tenere il passo del cervo e quando gli fu abbastanza vicino si lanciò sul suo fianco, ghermendolo con gli artigli.
L’animale si dimenò furiosamente tentando di farlo cadere ma il piccolo, tenendosi aggrappato al dorso con gli artigli, sprofondati diversi centimetri nella carne, continuava a mordere nella speranza di abbatterlo.
Con un brusco movimento del dorso riuscì a far cadere Fuinur che, dopo un istante, si rimise in piedi e riprese a inseguire il cervo gravemente ferito. Quando gli fu addosso l’animale cercò di colpirlo furiosamente con il palco di corna ma il bambino schivò abilmente e con un ultimo balzo ne morse la gola. Continuò a mordere e a tenere finché il cervo non stramazzò al suolo.
Per un istante contemplò il suo operato, era la prima volta che riusciva ad abbattere un cervo. Dopodiché lo afferrò saldamente dalle corna e iniziò a trascinarlo, doveva portarlo agli altri membri del branco prima che diventasse completamente freddo. Sorrise pensando a come avrebbero reagito vedendo una preda così grossa.
 
 
  
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