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Autore: xfromhatetolove    29/03/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se il tuo peggior nemico diventasse il motivo per il quale controlli il cellulare prima di andare a dormire? La storia narra di Katherine e Klaus, vampiri pluricentenari che hanno trascorso la vita ad odiarsi, ma si sa: tra amore e odio la linea è sottile.
Si tratta di episodi cronologicamente scollegati, ogni capitolo racconta un fatto a sè ma seguendo i passaggi si intuirà chiaramente il filo logico della romance.
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Dal primo capitolo:
« Eri così sicuro che sarei venuta? »
« Se non l'avessi fatto, ti sarei venuto a prendere a casa. »
Come diavolo ci riusciva? Odioso quanto le zanzare ed invitante come una ferita rigorgante di sangue su un collo umano, l'ibrido ultrancentenario la rendeva incredibilmente nervosa.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Broken strings - parte uno

 

La brezza estiva che si respirava in quella sera di luglio conferiva agli abitanti di Mystic Falls pace e tranquillità, e voglia di fare festa. Il falò organizzato nella piazza principale era la scusa ideale per chi aveva voglia di sbronzarsi o andare a caccia di compagnia per la notte. Forse un po' patetico, ma Katherine sentiva un'incredibile voglia di prenderne parte.

Ancora avvolta nell'asciugamano bianco, la vampira si posizionò davanti allo specchio e si sciolse i morbidi ricci, lasciandoli cadere disordinati sulle spalle. Osservò per qualche eterno secondo l'immagine riflessa, valutando ogni suo dettaglio con estrema attenzione. La persona che stava fissando sembrava diversa: stessi occhi castani, stesso sguardo intenso, stessa pelle candida, stesso fisico magro ma sinuoso; eppure, qualcosa non andava. Il ricordo della notte con Klaus riaffiorava nella sua mente di continuo, procurandole quel senso di benessere che tentava di mascherare col disgusto. Per quanto ancora sarebbe durata? Doveva liberarsi di lui e di tutti quei sensi di colpa.

Persa nei suoi pensieri, quasi non si accorse dell'arrivo di Elijah.

« Sei bellissima. » dichiarò il vampiro originale mentre, appoggiato allo stipite della porta della camera da letto, osservava Katherine ammirato.

La vampira sorrise, realmente colpita da quel complimento.

« Sarò pronta entro quindici minuti, lo prometto. » lo avvertì in previsione di un rimprovero sul suo costante essere in ritardo. Per quanto potesse fingersi indifferente e distaccata col mondo intero, qualsiasi parola di Elijah era oro per lei. Nonostante i mille dubbi sulla loro relazione, lui era l'unica persona che teneva veramente a lei... era decisa a non lasciarselo scappare. Elijah si avvicinò a passo lento, gustandosi ogni dettaglio di quella visione.

« Potresti anche metterti addosso un sacco della spazzatura, saresti perfetta comunque. » disse giungendo davanti a Katherine, prima di lasciarle un lungo bacio sulle labbra impregnate di burro di cacao alla mandorla. Separandosi a fatica da quella bocca, Elijah posò gli occhi fissi in quelli di Katherine. La piacevole sensazione che scaturiva da un gesto così semplice era tutto ciò a cui entrambi sembravano aspirare.

« O potrei direttamente non metterli... i vestiti. » sussurrò la vampira col suo tono più sensuale.

Elijah sorrise, visibilmente estasiato da quella prospettiva.

« O guarda, se fosse per me non ci sarebbe nessun problema ma l'idea che qualcun altro possa gustarsi la vista delle tue curve mi infastidisce terribilmente. »

Sentendo quelle parole, l'espressione di Katherine cambiò radicalmente, senza possibilità di mascherarlo. Tutta la leggerezza di quella situazione svanì nel sentire il senso di colpa riaffiorare in lei. Per la prima volta in vita sua, mentire divenne difficile; si sentiva in dovere di sputare in faccia ad Elijah la verità, quella verità che la stava consumando.

« Credo metterò il vestito rosso. » annunciò con voce atona abbassando gli occhi verso il basso, fingendo uno dei suoi migliori sorrisi.

Con un rapido bacio sulla fronte, l'originale si allontanò, lasciando alla vampira la possibilità di prepararsi in tranquillità.

 

Gradino dopo gradino, Katherine giunse alla fine di quella scala infinita che la portò al piano terra. Elijah la aspettava con le spalle al muro già vicino alla porta, vestito di una semplice camicia bianca, di un paio di pantaloni neri e di quell'incredibile fascino che avrebbe stregato chiunque.

« Finalmente! Credevamo ti fossi persa nel guardaroba. »

Una voce interruppe il silenzio, accompagnata dall'entrata trionfale della figura che poteva giovare alla vista di Katherine meno di qualsiasi altra. L'ibrido si fermò ad un paio di metri di distanza, tendendo Hayley sotto braccio, che reggendosi il ventre leggermente ingrossato si limitò ad una risatina divertita.

Trattenendosi dal pronunciare frasi poco gradite ai nuovi arrivati in sala, la vampira s'incamminò silenziosa verso l'uscita, raggiungendo Elijah e lasciandosi avvolgere in vita dalla sua stretta sicura.

I fari della macchina parcheggiata sul vialetto s'illuminarono, rischiarando l'ambiente circostante.

« Katherine, tu vieni dietro con me. » ordinò Klaus aprendole la portiera dei sedili retrostanti con fare da gentiluomo.

« Come scusa? » domandò lei con aria esterrefatta. Doveva condividere la macchina con la coppietta di neogenitori, la cosa era già abbastanza irritante senza il bisogno di sedersi accanto a quell'idiota.

« L'ultima volta che Hayley si è seduta dietro ha vomitato il pranzo di una settimana, nelle sue condizioni non è il caso di farla stare peggio. » spiegò Klaus con tono rigido, facendo segno alla vampira di salire in macchina.

Incrociando lo sguardo premuroso di Elijah, guidatore sicuramente migliore di Klaus ed in quanto tale unico in grado di garantire il benessere della piccola lupa incinta durante il tragitto tra le vie poco ospitali di Mystic Falls, Katherine si convinse infine ad entrare in auto, sbuffando rumorosamente.

 

Seduto a mezzo metro di distanza dalla vampira, Klaus poteva percepire il suo respiro irregolare accompagnato dal frenetico tic di controllare il cellulare, probabilmente per tenere la mente occupata. La sua compagna, la madre di sua figlia, era seduta davanti a lui, con la solita mano protettiva posta sul ventre e gli occhi chiusi, in un atto di estrema tranquillità. Contrariamente al tentativo di Katherine di fingere di non essere seduta accanto al nemico, Klaus la osservava imperterrito con la coda dell'occhio, ripercorrendo ogni dettaglio del suo corpo elegantemente seduto. Il profilo del viso era illuminato a tratti dal bagliore delle auto in corsa, i cui abbaglianti delineavano i perfetti tratti del naso e della bocca. Inconsciamente, l'ibrido portò i ricordi alla quella notte e al sapore di quelle labbra ancora sporche di sangue e whisky. Mantenendo uno sguardo serio ed impassibile cacciò quel pensiero, concentrandosi sulla strada. L'autocontrollo non era mai stato il suo forte, così come non era tra i pregi di Katherine. Sentiva ancora i residui d'eccitazione che gli percorrevano la spina dorsale alla sola vista di quelle gambe scoperte; negare la forte attrazione che provava per quel corpo non era nelle sue intenzioni, era perfettamente consapevole dei danni che la vampira creava alla sua salute mentale, anche ora che l'aveva resa finalmente libera. Distratto dalla voce del fratello, Klaus tornò alla realtà.

« Eccoci arrivati. » annunciò Elijah spegnendo i motori.

 

La scena che si presentò davanti ai loro occhi era ridicola. Un ammasso di ragazzini - la cui età viaggiava tra i quindici e i vent'anni - sbronzi e barcollanti, musica di pessimo gusto, odore insopportabile di erba e sigarette. Klaus storse il naso, guardandosi intorno con aria dubbiosa. Perchè diavolo erano andati in un posto del genere? Improvvisamente, la vista di una ragazza dalla carnagione chiara e vestita di un abito gloriosamente corto cancellò ogni suo pensiero contrariato. Era stanco di tutte quelle sacche di sangue, era stanco di tutti i problemi che aveva dovuto fronteggiare nell'ultimo periodo: Hayley, la bambina, i licantropi e quelle odiose streghe che pur di sconfiggerlo avrebbero incendiato - per la terza volta - l'intera città di New Orleans. Gli serviva una pausa, e quella piccola umana faceva al caso suo.

« Vado a cercarti qualcosa di semplice da bere. » annunciò sorprendentemente allegro rivolto ad Hayley. « Torno subito. »

Dopo un casto bacio posato sulla mano della lupa, l'ibrido si allontanò, immergendosi nella folla. Con decisione, afferrò il braccio della biondina adocchiata in precedenza, non avrà avuto più di diciassette anni. Senza far storie, la ragazza abbandonò i suoi amici e si fece condurre da Klaus nell'angolo più buio che quel luogo potesse offrire, troppo poco lucida per rendersi conto di ciò che stava accadendo. L'ibridò preferì saltare direttamente ai fatti ed evitare inutili convenevoli, così puntando i suoi occhi azzurri fissi in quelli castani di lei le intimò di rimanere in silenzio. In un attimo, gli affilatissimi canini perforarono la carotide della malcapitata e lentamente prosciugarono fino all'ultima goccia del suo caldo e delizioso sangue. Sentire scorrere quel liquido contro le pareti della sua gola fu per lui una liberazione, come se ogni tormento fosse scomparso e non ci fosse null'altro a cui poter rivolgere i suoi pensieri. Il corpo inerme della ragazza cadde privo di vita tra le sue braccia, toccando poi l'asfalto bagnato del suo stesso sangue. Klaus la osservò, assorto. Si sentiva meglio? Forse. Quel dannato senso di rabbia aveva abbandonato la sua mente e il suo stomaco? Affatto. Sentiva ancora quel fuoco bruciargli le ossa e quel piacevole ricordo tornare imperterrito al cervello.

 

« Vado a prendere qualcosa da bere. » dichiarò Katherine notando il suo bicchiere e quello di Elijah ormai vuoto. « Scotch? »

« Mi accontenterò anche di un bicchiere di vino rosso. » sorrise lui appoggiando la schiena allo schienale dell'unica panchina libera trovata.

« Torno subito, tienimi la borsa per favore. » disse infine la vampira stampandogli un bacio divertito sulla guancia, un secondo prima di incamminarsi in cerca di qualche bottiglia ancora piena.

La situazione non era così male. Certo, quei bimbi - perchè solo così potevano essere definiti - non erano la sua idea di divertimento, ma per quanto la musica spacca-timpani facesse schifo, era bello vivere per una sera in un ambiente diverso dal Mystic Grill o da casa Mikaelson. Dopo la sera del chiarimento con tanto di spuntino, Katherine si era decisa a tornare a casa e abbandonare l'albergo: Elijah iniziava a domandarsi perchè mai se ne fosse andata e, c'era da ammetterlo, nulla poteva competere contro gli agi che presentava quell'abitazione. Le cose sembravano funzionare, lei e Klaus si limitavano a qualche battutina e i pasti venivano consumati in orari differenti, giusto per non permettere un qualche strano approccio intimo tra i membri acquisiti della famiglia.

La vampira giunse al tavolo delle bevande e l'unica cosa che sembrava rimanere era un bicchiere di birra e un dito di rum di basso costo. Non era esattamente quella la sua idea quando decise di prendere “qualcosa da bere”, solo il pensiero di ingurgitare tali schifezze le faceva venire voglia di vomitare. Ormai decisa a tornare indietro a mani vuote, sentì un braccio avvolgersi intorno alla sua vita e tirarla vita con forza.

« Klaus. » sussurrò lei accorgendosi di averlo ad una decina di centimetri da viso. « Che diavolo vuoi? » domandò con una smorfia infastidita, appoggiandogli le mani sul petto e facendo forza per allontanarsi, con scarsi risultati.

« Devo parlarti. » spiegò Klaus stringendo la presa per tenerla ferma.

« Adesso?! »

Uno sbuffo irritato sfuggì dalla bocca di Katherine « Va bene, parla. »

« Questo pomeriggio Elijah mi ha chiesto se per caso avessi a che fare con la tua misteriosa fuga in hotel. »

Il suo tono di voce traspariva la massima serietà, mista a quel pizzico di preoccupazione che tentava in tutti i modi di mascherare.

« Sei paranoico. » dichiarò la vampira annoiata tentando ancora una volta di divincolarsi.

« Katherine. » disse lui a denti stretti, bloccandola contro il muro stringendola per i fianchi. « Sono serio. » precisò quando ormai la distanza di sicurezza tra i due poteva dirsi allarmante.

Lei deglutì rumorosamente.

« Elijah non sa nulla e non lo verrà a sapere mai, non sono una stupida. »

« Oh, non credo che tu sia stupida, Katerina, credo solo che mentire ad Elijah non ti stia riuscendo più così semplice come credevi. » la provocò lui con la fastidiosa espressione di chi sa di dichiarare il vero.

Aveva ragione? La mente della vampira era un groviglio di vocine irritanti che parlavano sovrastandosi l'una all'altra, mandandola in confusione. E Klaus... lui era decisamente troppo vicino.

« Non manderò tutto a fanculo solo perchè tu credi che non sappia mentire. Questo, questa strana cosa disgustosa che c'è tra di noi, non ha ragione di esistere, quindi spostati e fammi tornare da lui. » lo pregò lei ormai stanca di quella situazione.

« Va bene, vai. » sospirò Klaus lasciando la presa.

 

Fattasi spazio tra la folla, finalmente la figura elegante di Elijah si fece chiara davanti ai suoi occhi. In assenza di alcol tra le mani, si munì del suo miglior sorriso e si avvicinò a lui con fare allegro, decisa a dimenticarsi dell'incontro con Klaus. Diversamente da ciò che si aspettava, Elijah l'attendeva con un'espressione tutt'altro che rassicurante.

« Ehi. » mormorò lei sedendosi sulle sue gambe.

Seguì un momento di silenzio, il silenzio più assordante che Katherine avesse mai udito. Lo sguardo dell'originale si alzò fino ad incontrare il suo, ed impassibile la scrutò per qualche secondo.

« Elijah, stai bene? » chiese la vampira visibilmente preoccupata.

« Devi dirmi qualcosa, Katherine? »

Il suo tono era fermo, duro. La sua espressione impenetrabile.

Katherine si sentì mancare: lui sapeva, Elijah sapeva tutto.

« A cosa ti riferisci? » mormorò lei vaga, pregando con tutta se stessa che non stesse capitando davvero. Forse non si stava riferendo a Klaus, forse si stava riferendo alla rossa a cui aveva accidentalmente staccato il collo la sera prima.

L'originale si alzò in piedi, incurante della vampira che seduta sulle sue ginocchia dovette mettersi d'impegno per non cadere a terra.

« Andate all'inferno. Tutti e due. » disse senza trasparire emozioni, porgendo a Katherine il suo telefono. Non poté fermarlo che egli era già sparito nel nulla, lasciandola sola con le sue immense bugie. Trattenendo a stento le lacrime, la vampira posò lo sguardo sullo schermo illuminato del telefono. Nadia le aveva mandato un messaggio. “Dove sei? Voglio sapere tutto della tua notte con Klaus.”

Incurante delle persone che la osservavano stranite, Katherine si accasciò a terra, lasciando che le lacrime rigassero il suo viso.

   
 
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