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Autore: Novelist Nemesi    19/12/2008    3 recensioni
Questo è il sequel della mia prima fan fiction, e spero di non deludere le vecchie conoscenze e che se ne aggiungano di nuove pieni di voglia di leggere! E finalmente, ora che ho tempo, ho potuto modificare e risistemare anche qui!
Genere: Commedia, Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Mello, Near, Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ottobre era appena iniziato ed era una bella e fresca giornata londinese. Il sole mattutino batté violentemente su quel viso chiaro. Si scordava sempre di chiudere le tende la sera, dannazione. Comunque, niente di che, anzi, meglio così, altrimenti non si sarebbe svegliata subito. In fondo, andava tutto bene. Un comodo letto, una bella mattinata, l’odore dei biscotti appena sfornati, la radio che mandava le canzoni del buongiorno. Andava davvero tutto bene, finalmente.

Hayley si alzò di buonumore, indossando l’uniforme e fischiettando le canzoni della radio. Prese la tracolla e scese le scale bianche della sua nuova casa, dove viveva da circa un anno coi suoi nuovi genitori, i coniugi Wallace. Bravissime persone. E sua madre, Cleas… Da benedire! Arrossiva per qualunque cosa senza un motivo preciso.

-Buongiorno, mamma-

-Buon… Buongiorno, Hayley! Ti ho preparato la colazione-

-Ma dovevo farlo io stamattina! Oh, mamma…- adorava quella donna, senza dubbio.

-Buongiorno, signorina- disse suo padre, Charles, che cercava di annodarsi la cravatta, senza successo

-Ciao, papà… Ancora con quella cravatta?- in effetti, che se le metteva a fare, se non le sapeva mettere?

-Oggi ho una causa importante, mica posso andarci senza cravatta!-

-Ceeeeeerto… Vabbè, io vado!-

Le strade di Londra si stavano affollando, e i negozi cominciavano a illuminarsi di decorazioni su Halloween e sconti vari. Hayley passeggiava tranquilla, col cornetto al cioccolato in mano, che si guardava intorno a vedere quel via vai di gente. Camminare liberamente senza preoccuparsi di essere seguita e senza la paura di venire picchiata da qualcuno. Quello che aveva sempre sognato.

Si fermò davanti a un negozio d’elettronica che esponeva una bellissima TV al plasma accesa, che trasmetteva il notiziario.

-E’ stato appena risolto il caso BB di Los Angeles grazie al provvidenziale aiuto dell’FBI, che ha agito su indicazioni del famosissimo detective conosciuto come L. Stando alle testimonianze di alcuni agenti…-

Hayley sorrise. Se lo aspettava. Era passato un anno dal loro saluto, eppure sembrava ieri. Chissà come stavano i ragazzi. Bè, almeno sapeva che L col lavoro stava andando alla grande, come al solito. E Wammy, dalle lettere che riceveva da lui, sembrava stare bene coi ragazzi all’orfanotrofio, e che erano arrivate un paio di nuove conoscenze. Insomma, tutto come sepre. Le dispiaceva non andare a trovarli tanto spesso a Winchester, ma aveva diversi impegni, per esempio come addetta agli articoli di cronaca sul suo giornalino scolastico. Le sue amiche l’avevano candidta senza il suo consenso. Ma ormai era fatta. Dicevano che era perfetta per quel ruolo, e visto che i pomeriggi non aveva nulla da fare, perché no?

Arrivò a scuola, dove le sue amiche l’aspettavano con un sorriso.

-Ciao, Hayley! Hai visto in TV?-

-Cosa?-

-Il caso di Los Angeles-

-Ah, già-

-Io l’ho sempre detto: nessuno può competere con l’FBI-

-Frena, Al- disse Frances, una delle sue amiche di Hayley –Guarda che se non fosse per questo fantomatico L, chissà dove sarebbero ora-

-Lo stai idealizzando troppo a questo L, Frances… Sicuramente è un vecchietto con la pipa in bocca alla Sherlock Holmes che vive solo per il lavoro-

Hayley scoppiò a ridere. Cercò di sovrapporre all’insolita figura di L l’immagine di Sherlock Holmes, sicuramente più consona a un detective. No… Non c’era storia. Ormai era abituata a ricordare L così com’era, in quei jeans e in quella maglietta semplicissimi, le mani sempre in tasca o in bocca a mangiare un dolce, a bere tè, seduto in quella strana maniera, con quegli occhi sconvolti e circondati dalle occhiaie. I capelli spettinati e neri, poi, lo rendevano ancora più distante dalla figura dell’ordinario investigatore. Chissà che cosa stava facendo in quel momento…

-L…-

-Cosa c’è, Wammy?- rispose L sedendosi davanti al computer nella sua tipica posa

-Hanno chiesto il tuo intervento per un caso in Francia-

-Fammi dare un’occhiata-

Dopo qualche tempo L cliccò qualcosa col mouse, ricevendo subito una riposta da Wammy

-Sei sicuro?-

-Sì. Non è poi così complicato come caso. Dì alla polizia francese che devono acquisire più voglia di mettersi al lavoro. Il caso non m’interessa-

-Va bene, L, come vuoi-

L si rialzò, affacciandosi alla finestra dell’hotel in cui alloggiava. Presto sarebbe partito anche da lì, facendo sparire ogni traccia di sé. Come sempre. Sembrava un fantasma. Sorseggiò del tè e guardò il panorama di Los Angeles. Aveva risolto il caso in maniera eccellente, ma gli lasciava un po’ l’amaro in bocca. Forse era per questo che riempiva la tazza di zucchero.

-Wallace, hai da fare oggi pomeriggio?-

-No…- rispose incerta Hayley

-Bene, allora potrai rimanere a scuola a fare l’articolo sul caso di Los Angeles, vero?-

-Professoressa, bè, non saprei…-

-Grazie, Wallace. Possiamo sempre contare su di te!-

Hayley sospirò. Lo sapeva che andava così. Quella scuola era di un livello troppo scarso in confronto alla Wammy’s House dove studiava prima. Dopotutto, lei era un genio, non aveva bisogno di studiare quelle robette da quattro soldi che davano nella sua scuola. Si alzò dalla sedia lanciando un altro sospiro, ripensando a tutto quello che era successo solo un anno prima. Adesso stava bene, ma le mancava da morire il tempo passato lì, anche se poco.

-Wammy, preparami un volo per Londra-

-Per Londra? Ma non dovevi tornare all’orfanotrofio?-

-No, devo risolvere un caso-

-Come vuoi, L- dopo qualche minuto Wammy riprese la comunicazione –L, c’è un volo disponibile alle 12 e 30-

-Bene, parto subito-

-Potrei sapere…-

-Ti spiego tutto con calma più tardi, Wammy. Ora vado di fretta. Intanto devi svolgere alcune ricerche per me, se non ti dispiace-

Cos’era successo all’improvviso? Che prendeva a L? Un caso? A dove? A Londra, per quanto Wammy ne sapeva, non stava succedendo nulla di che.

-Un’altra giornata piena, eh?- chiese Frances

-Accidenti a voi che mi avete messo in mezzo a questa cosa del giornale…-

-Bè, tanto tra poco avrai un po’ di tregua per la festa di Halloween. Anche se ottobre è appena cominciato abbiamo molto da fare-

-Giusto, Al! Sarà la festa più bella del secolo! Pensa, Hayley, che verranno anche studenti delle altre scuole!-

-Mmh mmh…- sapeva a cosa stavano pensando le sue amiche. A un cavaliere con cui andarci alla festa. Lei sarebbe andata da sola, di certo. Non si fidava ancora degli uomini. Preferiva starci alla larga. Le sue amiche non sapevano, ovviamente. Meglio così. Si fidava ciecamente solo di un uomo… Ma preferì scacciare subito quei pensieri. Le veniva la malinconia addosso.

E poi successe tutto molto in fretta. Un vetro che si rompeva davanti ai suoi occhi, un uomo vestito di nero che schizzava dalla vetrina. E poi rumori, rumori e altri rumori, assordanti. E un urlo.

-Tutti a terra!-

-M-ma che succede?! Una rapina?!- gridò Alicia, o Al che dir si coglia, buttandosi per terra

-Hayley, che fai?! Mettiti giù!-

Ma Hayley restava impassibile, a vedere quei colpi di pistola volare a destra e a manca. Sembrava confusa, frastornata. Non riusciva a fare niente. Incorciò per un atimo lo sguardo dell’uomo col passamontagna che era volato dalla finestra. Occhi di un tale nero da mettere paura.

Hayley rabbrividì. I suoi occhi… Avevano qualcosa di strano. Ora sì che aveva paura.

 

Adesso mi spara…

 

E invece l’uomo se ne andò, facendosi inseguire dalle auto della polizia.

-Oh, cielo, che paura…- disse Al –Hayley, stai bene?-

-S-sì… E’ meglio allontanarsi da qui…- disse aiutando Frances e Al ad alzarsi.

-L, c’è stata una sparatoria a Londra. Ti mando le immagini-

-Sì, grazie- L era sull’aereo da un bel pezzo. Ancora qualche ora e sarebbe arrivato. Ricevette subito le immagini sul computer e strinse i pugni.

-Merda…- disse, mordicchiandosi il pollice

  
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