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Autore: Prinzesschen    31/03/2015    1 recensioni
[Colin MorganxOC]
Frammenti di una storia d'amore, veloci ma intensi sguardi sull'evolversi di un rapporto dolcissimo e sincero. Lui, Colin Morgan, attore, protagonista della serie britannica Merlin. Lei, Anne Smith, musicista e collaboratrice della stessa serie. Tra le stramberie di Bradley, la dolcezza di Kathie e un mucchio di sorrisi, la storia dei due protagonisti assumerà contorni via via più definiti e il loro rapporto risulterà chiaro a tutti fuorché ai diretti interessati.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angel Coulby, Bradley James, Colin Morgan, Katie McGrath, Nuovo personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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morgan7

Red"

I didn't mean to kiss you
You didn't mean to fall in love
I never meant to hurt you
We never meant for it to mean this much
I wanted to keep you
Forever next to me
You know that I still do
And all I wanted was to believe
 


 
 
[December, 2011]

Era l’ultimo capodanno prima della fine delle riprese e quasi tutti i membri dello staff e del cast avevano deciso, per l’occasione, di non tornare a casa ma di restare a festeggiare insieme presso gli studi della BBC.
L’auditorium era pieno di decorazioni appese ovunque, ghirlande rosse pendevano dal soffitto e sul grande tavolo centrale troneggiava una enorme costruzione di bicchieri pronti per il brindisi che avrebbe avuto luogo da lì a qualche minuto.
-Sei già ubriaca.-
Colin mi fissava, impertinente, mentre ondeggiavo a ritmo di musica facendo ruotare l’ampia gonna, anch’essa rossa, del vestito che indossavo.
-No, mi confondi con Angel.-
Con un cenno del capo lo indirizzai verso Angel, o perlomeno verso quel poco di lei che si intravedeva oltre Bradley: il ragazzo, infatti, le stava così appiccicato da ostruire la visuale su qualsiasi cosa di lei che non fossero i capelli e sembrava intenzionato ad aspirarle la faccia.
-Santo cielo.- fu il commento del mio amico che restò in un angolo mentre io mi esibivo in sconosciute manovre con Eoin che rideva forte mentre assecondava la mia esuberanza.
Ballavo e ballavo, come se quella fosse l’ultima notte della mia vita. Volevo fissare nella memoria ogni volto, ogni profumo, ogni sensazione che vivere con quelle persone eccezionali mi regalava.
-Ragazzi, comincia il conto alla rovescia!- esclamò al microfono Anthony con un gran sorriso stampato sul volto. –dieci..-
Lasciai Eoin per correre da Colin.
-Bentornata.- mi accolse con aria fintamente irritata il mio migliore amico mentre io continuavo il conto alla rovescia, a squarciagola.
-…sette, sei..!-
Lo esortai a contare con me e nonostante gli occhi al cielo lo fece dimostrandomi ancora una volta che, tra i due, ero sempre io ad averla vinta.
-..quattro, tre..-
Due secondi ancora e la folla esplose in una pioggia di auguri e di fischi, chi urlava e chi già brindava strategicamente appostato attorno al tavolo centrale ma le loro voci mi raggiunsero ovattate mentre Colin mi sollevava da terra ed io, come priva di volontà cosciente, gli prendevo il viso tra le mani e lo baciavo premendo le mie labbra contro le sue per istanti che sembrarono infiniti. Non approfondii il bacio né lo fece lui ma quando ci guardammo finalmente negli occhi vidi riflessa nei suoi la stessa confusione che provavo io.
Nessuno sembrò aver fatto caso a noi e per una buona mezz’ora fummo impegnati con gli auguri e i brindisi dei nostri amici, la musica forte nelle orecchie e una nuova strana luce negli occhi.
-Vieni con me.-
Quando sentii il suo fiato vicino al collo e le sue mani stringere le mie fui attraversata come da una scarica elettrica e non feci domande mentre correvamo verso l’uscita senza salutare nessuno.
L’albergo era a qualche minuto dagli studi e mentre percorrevamo quella breve distanza le dita intrecciate continuavano ad accarezzarsi e giocare in un modo totalmente nuovo.
Una volta soli nel corridoio del primo piano fu lui a fermarsi e prendermi il viso tra le mani forti. –Perché?-
-Non lo so.- risposi in tutta sincerità facendo correre lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi per poi ricominciare.
Fu lui a baciarmi e ad approfondire quel contatto che sembrò restituirci l’aria di cui ci eravamo privati negli istanti precedenti, timorosi e spaventati da quelle sensazioni nuove e sconosciute tra di noi.
Il suo corpo premeva contro il mio poggiato alla parete del corridoio mentre con le mani aperte gli carezzavo il collo e poi la schiena per poi risalire e stringere tra le dita i suoi morbidi capelli neri.
Lui mi toccò ovunque, brevemente, accendendo ogni minuscola cellula del mio corpo e facendomi sospirare.
-Qual è la stanza più vicina?- chiesi con il fiato corto dopo avergli morso il labbro inferiore tirandolo delicatamente verso di me.
-La mia.-
La sua voce roca e sensuale costituiva insieme agli occhi liquidi di desiderio una combinazione micidiale destinata a farmi perdere la testa.
Non avrei saputo dire con precisione se fosse stato l’alcol o se quell’attrazione fosse stata sopita per troppo tempo e violentemente risvegliata da chissà che cosa in un istante non ben definito ma in quel momento non c’era niente che volessi di più.
Ci spostammo senza smettere di baciarci fino alla sua stanza e quando mi prese in braccio per adagiarmi sul letto e poi stendersi su di me seppi che mi voleva tanto quanto lo volevo io.
-Sei sicura?-
Gli sfiorai il collo con le labbra mentre sbottonavo la sua camicia per poi lanciarla lontano.
Mi sollevò il vestito già parzialmente arrotolato sui fianchi e lo sfilò dalla testa ed io, rimasta quasi nuda davanti ai suoi occhi, lo attirai nuovamente più vicino.
-Anne, devo saperlo.- statuì serio e ansimante bloccandomi le mani che correvano verso la sua cintura.
-Sh.- gli posai l’indice sulle labbra per poi accarezzarle piano mentre lui sganciava il reggiseno.
Mi persi in lui e niente al mondo, quella notte, sarebbe risultato più giusto di quel che stava accadendo tra di noi.


Il mattino seguente, però, fu tutto diverso.
Mi destai alle prime luci dell’alba nel suo letto, come altre volte era accaduto, ma a differenza del solito lui giaceva nudo al mio fianco, coperto fino ai fianchi dal lenzuolo e con il braccio posato sul mio ventre in un abbraccio intimo.
Ogni singolo momento di quella notte mi investì come un treno, l’immagine del suo corpo che si muoveva sul mio e dei suoi occhi persi nei miei.
Ero andata a letto con il mio migliore amico.
-Accidenti.- sussurrai facendo attenzione a non svegliarlo, mentre cercavo di sfilarmi dalla sua presa.
Inaspettatamente riuscii ad alzarmi senza disturbarlo e a recuperare i miei vestiti che indossai velocemente per poi tornare nella mia stanza incapace di pensare razionalmente a cosa ci saremmo detti, se fossi rimasta lì fino al suo risveglio e di sopportare l’imbarazzo di un momento al quale non ero psicologicamente preparata.
Gli altri dormirono fino all’ora di pranzo ed io restai rintanata nella mia stanza a fare le valige per tornare a casa, avevamo una settimana di pausa da trascorrere con le nostre famiglie e mai come in quel momento ne avevo avuto tanto bisogno.
Bussai alla porta di Katie poco prima di mezzogiorno e le lasciai detto che sarei tornata a casa, di salutare i dormiglioni per me e che ci saremmo riviste di lì ad una settimana.
Ero ormai sicura di essere fuori dai guai mentre attraversavo il corridoio diretta all’ascensore ma una voce nota mi richiamò inducendomi a bloccarmi sul posto.
Mi voltai solo quando seppi che mi aveva raggiunta e incontrare i suoi occhi non fu mai tanto difficile.
-Hey.- lo salutai cercando di sorridere nel modo più naturale possibile.
-Vai via?-
-Torno la prossima settimana. Tu partirai nel pomeriggio, giusto?-
Avevamo parlato dei nostri programmi per le vacanze per quasi un mese progettando già un fine settimana insieme ma sapevamo bene che le cose sarebbero andate diversamente, dopo quel che era successo.
-Si.-
Restò in silenzio per qualche secondo fissandomi accigliato.
-Fai sempre così?- chiese senza riuscire a nascondere la nota astiosa che colorò le sue parole.
-Così come?-
-Scappi prima che il tuo.. compagno si svegli?-
-Certo che no ma..-
-Ah, bene.- mi interruppe esibendosi in una espressione ferita che raramente avevo avuto la sfortuna di vedere. –E’ un trattamento riservato esclusivamente al sottoscritto, deduco.-
-Col, è.. complicato.-
-Non lo è. Sei tu a renderlo tale, come sempre.-
-Ma cosa stai dicendo?- sbottai, esasperata, lasciando la valigia e spalancando le braccia. –Sei il mio migliore amico, è ovvio che quello che è successo stanotte complichi le cose.-
Rise, amaro, scuotendo il capo e arricciando le labbra. –Migliore amico? Continui davvero a crederci dopo stanotte?-
-Voglio farlo.-
-Anne.. –mi prese per le spalle e con un profondo respiro cercò di recuperare la calma. –Smettila di prenderti in giro e di prendere in giro me. Sappiamo che quello che c’è tra di noi va oltre. Oltre tutto.-
Aveva ragione. Sapevo bene che ciò che diceva era vero, lo sapevo da tanto tempo ma non per questo la cosa aveva smesso di spaventarmi.
Avevo bisogno di lui e non volevo rovinare tutto; una parte di me era ancora convinta di poter rimediare, di poter ricucire il nostro rapporto così com’era prima.
-Devo andare.- mormorai prendendo le sue mani e staccandole dalle mie spalle. –Il taxi sarà già qui davanti.-
Non disse nulla mentre mi osservava trascinare i bagagli nell’ascensore e scomparire oltre le porte automatiche quando queste si chiusero ed io mi imposi di mantenere la calma, di credere che al mio ritorno tutto sarebbe andato per il meglio.

  
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