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Autore: DirceMichelaRivetti    31/03/2015    1 recensioni
Il titolo non so quanto sarà realmente attinente alla fanfic.
La mia idea è di immaginare il continuo della serie, per cui vari misteri da affrontare per i protagonisti e, soprattutto, ancora una volta gli intrighi di Dulaque.
Voglio anche valorizzare e dare maggior spazio alla componente arturiana che permea la serie.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il Conclave si era concluso nel modo peggiore, o quasi.

Morgana, che era portavoce di Avalon, aveva assicurato che quel regno sarebbe rimasto neutrale nel conflitto.

Lei personalmente, tuttavia, non se ne sarebbe rimasta con le mani in mano e avrebbe trovato il modo di guadagnare in un qualche modo dal conflitto. Non aveva deciso chi appoggiare, ma probabilmente avrebbe aiutato un po' una fazione, un po' l'altra e trarre vantaggio da entrambe.

Morgana era quindi tornata nella sua villa per aspettare qualche buona occasione e, intanto, divertirsi.

Dopo una bella dormita, la Fata si era svegliata di buon umore, pronta a dedicarsi alla tortura di Jenkins. Lo aveva lasciato tranquillo per tutti i giorni del Conclave e, quindi, riteneva di dover recuperare il tempo perduto. Decise di ricorrere a qualche classica tortura medievale, condita con un po' di supplizio mentale e qualche veleno per indebolirlo ulteriormente. A sera era molto soddisfatta.

Enya, invece, aveva passato la giornata nella propria camera, molto preoccupata, tanto che non riusciva a concentrarsi su nulla, se non sul progettare un'evasione.

Dopo cena, Morgana chiese alla nipote di farle compagnia in salotto e le chiese che cosa pensasse della piega che aveva preso il Conclave e parlarono anche di altre cose.

Enya aveva risposto cortesemente, cercando di nascondere il nervosismo. La giovane, infatti, aveva deciso di aspettare che Morgana si addormentasse e, poi, andare a trovare il prigioniero. Temeva che la zia la scoprisse, ma non poteva sopportare di lasciare solo Jenkins, dopo una giornata così dura.

Passò la mezzanotte e, finalmente, Morgana si ritirò. Enya si recò in cucina e prese degli avanzi, della frutta, del cioccolato, acqua e poi scese nei sotterranei.

Trovò Jenkins sdraiato tra la paglia, era stremato. La ragazza lo raggiunse, appoggiò a terra le vettovaglie, si inginocchiò accanto a lui. Lo trovò privo di sensi, gli fece una carezza sulla fronte, gli prese le spalle e lo sollevò leggermente, stringendolo al proprio petto. L'uomo si svegliò, fu un poco confuso, poi mormorò: “Enya ...”

“Sì, sono io!” rispose lei, mentre un sorriso le comparve sulle labbra, scacciando le lacrime che le a avevano rigato le guance.

“Com'è andato il Conclave?”

“Meglio non parlarne adesso, per oggi hai già sofferto abbastanza, senza aggiungere anche questo.”

“Ahia, così hai già fatto danno. Dimmi, per favore!”

Enya lo lasciò e gli disse: “Va bene, ma intanto mangia qualcosa.” e gli allungò le vivande “Ecco, tieni! Il Conclave è andato bene i primi giorni, ma ieri ...”

“Ieri ...?” incalzò lui, mentre beveva.

Flynn non si è presentato l'ultimo giorno, non ho idea del perché, e tutto è degenerato.”

“In che senso?”

Enya raccontò tutto.

“Ah!” commentò l'uomo; mangiò un boccone e poi sospirò: “Tutto questo mi è tremendamente famigliare. Ci saranno migliaia e migliaia di morti, se non milioni, a meno che non avvenga un miracolo.”

“Ho sentito i racconti di quel che accadde in passato; io ho assistito solo alla caduta di Camelot e mi  è bastato, come orrore.”

“Te la cavi, però, molto bene con le spade, per essere una che disprezza la guerra.”

“Sono figlia di Galvano, a qualcosa pur verrà. Inoltre non disprezzo l’arte del combattere, purché sia considerato come uno sport e non come un risolvere i problemi. In ogni caso, sapersi difendere è sempre utile.”

“Sei adorabile!” rispose lui, sorridendo e poi finì di mangiare.

“Comunque, non ti preoccupare. Resisti ancora un paio di giorni e ti farò uscire da qui.”

“Non fare sciocchezze.”

“Non posso lasciarti qua. Non preoccuparti, ho un piano sicuro, ma preferisco non parlarne, non si sa mai.”

“Se anche fosse possibile, perché liberarmi da questo inferno per portarmi là fuori, nell’inferno che si sta per scatenare?”

“Perché la fuori puoi difenderti, reagire, oppure tirartene fuori.”

“Tirarmene fuori? Impossibile! La Biblioteca avrà senza dubbio bisogno di me. Tu che farai? Non credo che Morgana ti riaccoglierà. Resta con me.”

Enya sorrise, distolse lo sguardo e rispose: “Vedremo. Credo che anche Elatha potrebbe offrirmi un rifugio sicuro, presso i Fomori, se sarà necessario.”

“Ah.” commentò l’uomo “Farai quel che ritieni meglio.”

Enya si trattenne ancora un po’ con Jenkins, poi gli diede la buona notte e se ne andò.

Il giorno seguente, la ragazza contattò Dulaque tramite sms per esporgli il suo piano; aveva capito che, paradossalmente, era più sicuro ricorrere alla comune tecnologia, piuttosto che a sotterfugi magici, per comunicare senza essere scoperta.

Il piano era piuttosto semplice: Enya avrebbe preparato un sonnifero da somministrare a Morgana in segreto durante il pranzo del giorno dopo, poi avrebbe disattivato i sistemi di sicurezza tecnologici, in modo tale da permettere a Dulaque di penetrare nella proprietà senza essere scoperto all’istante.

Dulaque avrebbe raggiunto la villa, mentre la ragazza avrebbe portato Jenkins fuori dai sotterranei e avrebbe cercato di guadagnare l’uscita. A quel punto si sarebbero congiunti e avrebbero raggiunto l’auto che li aspettava per la fuga.

Il giorno dopo, Dulaque si posizionò con l’automobile nel punto prestabilito e aspettò che gli giungesse l’sms della ragazza che gli dava il via libera. Quando lo ricevette, ordinò all’autista di aspettarlo lì e tenere d’occhio il cortile, pronto a mettere in moto, non appena lo avesse visto tornare. Poi scese dalla macchina, agilmente scavalcò la cancellata e si mise a correre verso la villa, ad almeno 500 metri di distanza, pronto a sfoderare la spada alla prima occasione.

Presto sorsero dal terreno esseri di fango e pietra, umanoidi tozzi ma veloci, che iniziarono ad assalire Dulaque che si apriva la strada, vorticando la sua spada attorno a sé. Le creature, tuttavia, si ricomponevano e ripartivano all’attacco.

Mentre continuava la sua corsa, l’uomo fu travolto dal getto di un gaiser; cadde a terra, ma si rialzò immediatamente e si accorse che per tutto il cortile, in modo disordinato, avevano iniziato ad esplodere alti getti di acqua bollente e vapore; ciò significava non solo stare attento a non essere investito da uno di essi, ma pure avere scarsa visibilità.

Dulaque continuava l’avanzata, senza lasciarsi impressionare. Ad un tratto gli furono addosso una decina degli esseri fangosi; lui si fermò saldo sulle gambe e gli assalti delle creature non poterono smuoverlo. L’uomo vibrò fendenti in rapida sequenza, a destra e a sinistra e presto si liberò. Fece per riprendere la corsa, ma si reso conto che il terreno sotto ai suoi piedi era diventato sabbie mobilie e che era già sprofondato fino alla caviglia. Non si intimorì, pur da fermo si diede lo slanciò per balzare fuori da lì.

Abbatté ancora una mezza dozzina di mostri fangosi e raggiunse, finalmente, la villa e restò ad aspettare e difendersi.

Un paio di minuti più tardi, lo raggiunse Enya, portando Jenkins appoggiato alle proprie spalle.

“Perché è così?!” esclamò Dulaque, vedendoli “Mi avevi detto che lo avresti curato, prima di uscire allo scoperto!”

“È quello che ho fatto! Gli ho sanato tutte le ferite fisiche, ma dev’essere sotto un incantesimo, oppure è stato avvelenato. Potrò capirlo e fare qualcosa solo quando saremo al sicuro. Ho  bisogno di tempo e tranquillità e qui non ne abbiamo!”

“Va bene.” esclamò Dulaque “Anche se una spada in più avrebbe fatto comodo. È un po’ paranoica Morgana, per avere tutta questa sicurezza? E tu non dovevi liberare la strada?”

“Ho disattivato l’allarme e il sistema di sicurezza basati sulle tecnologie umane, non potevo certo bloccare quello magico, non ho idea di come funzioni! Considera, poi, che questo è soltanto il sistema di base! Morgana renderebbe le cose ancor più difficili, se fosse sveglia.”

“Andiamo, non perdiamo tempo!”

Si misero a correre, per quanto fosse possibile, portandosi un uomo svenuto appresso. Enya concentrò i suoi poteri per tenere il terreno che percorrevano libero da gaiser e sabbie mobili e, quando poteva, sbalzava via gli esseri di fango. Dulaque, invece, proteggeva gli altri due dalle creature.

Riuscirono, infine, ad arrivare in automobile e a partire, allontanandosi a grande velocità. Arrivarono in una zona di campagna dove li aspettava un elicottero, salirono a bordo e in un paio d’ore raggiunsero una delle residenze di Dulaque. Per tutto il viaggio, Jenkins rimase privo di sensi, sembrò sofferente, tal volta rantolava, altre sudava, ebbe anche delle convulsioni.

Trasportarono subito Jenkins nella stanza che era stata preparata per lui e lo coricarono nel letto.

Enya, ora puoi curarlo, giusto?” domandò l’uomo, impaziente.

“Sì. Avrò bisogno di alcuni supporti, ma direi che non ci sono problemi. Si tratta di un veleno e non di un sortilegio, per fortuna, devo solo velocizzare lo smaltimento delle sostanze.”

“Che tipo di veleno è? Che cosa gli sta facendo?”

“Si tratta di una sostanza psicoattiva molto potente. Gli provoca incubi terribili e il suo corpo reagisce come se quelle sensazioni fossero reali, quindi potrebbe avere aritmie, tachicardie, iperventilazioni e queste cose potrebbero danneggiarlo, non il veleno in sé. Adesso mi metto al lavoro, se tutto va bene, tra un paio d’ore dovrebbe riprendere coscienza, sebbene non si sarà ancora ripreso del tutto.”

“Fa quello che devi. Ti metto a disposizione un domestico per procurarti ciò di cui hai bisogno. Voglio essere avvisato non appena si svegli.”

Dulaque uscì, mentre Enya  si mise all’opera. Come previsto occorsero circa un paio d’ore per far riprendere i sensi a Jenkins. Il domestico andò subito ad avvertire il padrone di casa.

Intanto, l’uomo,  aprendo gli occhi, rendendosi conto di essere in un letto e scorgendo Enya seduta vicino a lui, chiese con un filo di voce: “Che succede …?”

“Ti avevo promesso che ti avrei liberato e l’ho fatto.”

“Grazie … ti sei messa nei guai, allora …” si mise seduto “Questa non è la Biblioteca, dove mi trovo?”

La donna gli allungò un bicchiere d’acqua e rispose: “Non ho potuto chiedere aiuto ai bibliotecari, ma non ho nemmeno agito da sola.”

In quel momento la porta della stanza si aprì ed entrò Dulaque, salutando: “Gahalad!”

Jenkins ebbe un sussulto di stupore, si voltò e mormorò: “Lancillotto …”

“Come ti senti?” chiese l’altro, avvicinandosi al letto.

“Bene, suppongo … Mi hai salvato tu?”

“Certo; non potevo lasciarti nelle grinfie di Morgana, so di cosa è capace!”

“Grazie …” Jenkins teneva lo sguardo basso e sembra in imbarazzo.

Rimasero in silenzio per alcuni momenti, poi il convalescente borbottò: “So che hai mandato a monte il Conclave. Che cos’hai fatto a Flynn? Perché è scomparso?”

“Non gli ho fatto nulla di male, gli ho solo raccontato la verità sulla Biblioteca e lui ha deciso di andarsene.”

“Verità? Chissà quante cose hai omesso e quante travisato! Sei fiero di aver creato le condizioni per un nuovo imminente conflitto?”

“Avrei preferito evitare di spargere sangue, ma voi della Biblioteca siete troppo ostinati per scendere realmente a compromessi. Inoltre, si sa, ogni rinascita è possibile solo dopo la morte.”

“Ci troveremo di nuovo in battaglia su fronti opposti, allora.”

“Non credo.” Dulaque ribatté con flemma “Se sei contro di me, non ti lascerò uscire da qui.”

“Avevamo deciso di rispettare le differenti opinioni.”

“Certo, infatti io rispetto il fatto che tu abbia deciso di essere mio nemico e, per tanto, ti tengo prigioniero e impedirti di agire contro di me. È così che funziona.”

Jenkins, un poco arrabbiato, protestò: “Mi liberi da Morgana per tenermi rinchiuso tu?!”

“Qui non verrai torturato e potrai fare tutto quel che vorrai, tranne uscire dal cancello. Direi che è una prigionia di gran lunga migliore.”

Jenkins lo guardò in cagnesco, anche se doveva ammettere che le sue condizioni erano nettamente migliorate.

“Inoltre, per renderti ancor più piacevole questo carcere …” Dulaque spostò  lo sguardo sulla ragazza “Anche tu, Enya, non potrai lasciare questa villa, finché lui non sarà libero.”

“Cosa c’entra lei?”

“Quando io sarò via per gestire il conflitto che sta per scatenarsi, ci dovrà pur essere qualcuno a tenerti compagnia.”

Jenkins lo guardò con fare deciso e disse: “Noi evaderemo. Fuggire da qui è molto più semplice che scappare da Morgana.”

“Ho preso le mie precauzioni per questo.” sogghignò DulaqueEnya è stata così gentile dal consegnarmi il suo Ba, come garanzia, per convincermi che potevo fidarmi di lei per liberarti da Morgana. Capisci bene che se qualcuno di voi uscirà da questa villa, ci saranno delle conseguenze. Bene, ora che è tutto chiarito, vi aspetto a cena, tra mezzora.” e sorrise.

Dulaque, dopo aver detto ciò, si voltò e uscì dalla stanza. Appena la porta si richiuse, Jenkins guardò severamente la ragazza e le chiese: “Hai davvero dato il tuo Ba a Lancillotto?! Sei pazza?!”

“Non mi avrebbe aiutata altrimenti.”

“Non mi avrebbe lasciato là.”

“Non ho voluto correre il rischio.”

“Ne è valsa la pena lo stesso.”

“È valsa la pena perdere la libertà, per liberarmi parzialmente?”

Enya si alzò dalla sedia per sedersi sul letto, fece una carezza all’uomo e annuì dolcemente: “Per te, sì.”

“Devi essere folle.” Jenkins scosse la testa, poi le prese le mani e le disse: “Te ne ringrazio infinitamente. Dovrò trovare la maniera per sdebitarmi.”

“Lo faccio con piacere.”

“Intanto sembra che avremo un  bel po’ di tempo libero.”

“Non credo proprio, abbiamo molto da fare. Un semplice divieto di uscire non ci impedirà certo di agire.” disse la ragazza con determinazione.

“Che cosa proponi? Sabotare i piani di Lancillotto dall’interno?”

“Può essere un’idea. Io pensavo, più semplicemente, a trovare un modo per comunicare con la Biblioteca.”

“Possiamo riuscirci.” ragionò Jenkins, riprendendo vigore “Posso costruire porte multidimensionali, un sistema di comunicazione sicuro con la Biblioteca dev’essere fattibile.”

“Esatto!”

Enya era felice di vedere l’uomo ritrovare il buon umore.

“Inoltre, cercheremo il mio Ba e così potremo fuggire.”

Jenkins si sentiva pervaso di eroismo, sentiva la voglia di agire e combattere; era come se le disavventure delle ultime settimane avessero scacciato il tedium vitae che lo aveva accompagnato per tutti quei secoli e ora si sentiva pronto per tornare al presente.

Enya, ci aspetta molto lavoro. Questa sfida mi elettrizza: io e te contro l’intera Confraternita del Serpente!”

La ragazza si limitò a guardarlo, sorridente.

 

   
 
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