Il
Conclave si era concluso nel modo peggiore, o quasi.
Morgana,
che era portavoce di Avalon, aveva assicurato che
quel regno sarebbe rimasto neutrale nel conflitto.
Lei
personalmente, tuttavia, non se ne sarebbe rimasta con le mani in mano e avrebbe
trovato il modo di guadagnare in un qualche modo dal conflitto. Non aveva
deciso chi appoggiare, ma probabilmente avrebbe aiutato un po' una fazione, un
po' l'altra e trarre vantaggio da entrambe.
Morgana
era quindi tornata nella sua villa per aspettare qualche buona occasione e,
intanto, divertirsi.
Dopo
una bella dormita, la Fata si era svegliata di buon umore, pronta a dedicarsi
alla tortura di Jenkins. Lo aveva lasciato tranquillo
per tutti i giorni del Conclave e, quindi, riteneva di dover recuperare il
tempo perduto. Decise di ricorrere a qualche classica tortura medievale,
condita con un po' di supplizio mentale e qualche veleno per indebolirlo
ulteriormente. A sera era molto soddisfatta.
Enya, invece, aveva
passato la giornata nella propria camera, molto preoccupata, tanto che non
riusciva a concentrarsi su nulla, se non sul progettare un'evasione.
Dopo
cena, Morgana chiese alla nipote di farle compagnia in salotto e le chiese che
cosa pensasse della piega che aveva preso il Conclave e parlarono anche di
altre cose.
Enya aveva risposto
cortesemente, cercando di nascondere il nervosismo. La giovane, infatti, aveva
deciso di aspettare che Morgana si addormentasse e, poi, andare a trovare il
prigioniero. Temeva che la zia la scoprisse, ma non poteva sopportare di
lasciare solo Jenkins, dopo una giornata così dura.
Passò
la mezzanotte e, finalmente, Morgana si ritirò. Enya
si recò in cucina e prese degli avanzi, della frutta, del cioccolato, acqua e
poi scese nei sotterranei.
Trovò
Jenkins sdraiato tra la paglia, era stremato. La
ragazza lo raggiunse, appoggiò a terra le vettovaglie, si inginocchiò accanto a
lui. Lo trovò privo di sensi, gli fece una carezza sulla fronte, gli prese le
spalle e lo sollevò leggermente, stringendolo al proprio petto. L'uomo si
svegliò, fu un poco confuso, poi mormorò: “Enya ...”
“Sì,
sono io!” rispose lei, mentre un sorriso le comparve sulle labbra, scacciando
le lacrime che le a avevano rigato le guance.
“Com'è
andato il Conclave?”
“Meglio
non parlarne adesso, per oggi hai già sofferto abbastanza, senza aggiungere
anche questo.”
“Ahia,
così hai già fatto danno. Dimmi, per favore!”
Enya lo lasciò e gli
disse: “Va bene, ma intanto mangia qualcosa.” e gli allungò le vivande “Ecco,
tieni! Il Conclave è andato bene i primi giorni, ma ieri ...”
“Ieri
...?” incalzò lui, mentre beveva.
“Flynn non si è presentato l'ultimo giorno, non ho idea del
perché, e tutto è degenerato.”
“In
che senso?”
Enya raccontò tutto.
“Ah!”
commentò l'uomo; mangiò un boccone e poi sospirò: “Tutto questo mi è
tremendamente famigliare. Ci saranno migliaia e migliaia di morti, se non
milioni, a meno che non avvenga un miracolo.”
“Ho
sentito i racconti di quel che accadde in passato; io ho assistito solo alla
caduta di Camelot e mi è bastato, come orrore.”
“Te
la cavi, però, molto bene con le spade, per essere una che disprezza la
guerra.”
“Sono
figlia di Galvano, a qualcosa pur verrà. Inoltre non disprezzo l’arte del
combattere, purché sia considerato come uno sport e non come un risolvere i
problemi. In ogni caso, sapersi difendere è sempre utile.”
“Sei
adorabile!” rispose lui, sorridendo e poi finì di mangiare.
“Comunque,
non ti preoccupare. Resisti ancora un paio di giorni e ti farò uscire da qui.”
“Non
fare sciocchezze.”
“Non
posso lasciarti qua. Non preoccuparti, ho un piano sicuro, ma preferisco non
parlarne, non si sa mai.”
“Se
anche fosse possibile, perché liberarmi da questo inferno per portarmi là
fuori, nell’inferno che si sta per scatenare?”
“Perché
la fuori puoi difenderti, reagire, oppure tirartene fuori.”
“Tirarmene
fuori? Impossibile! La Biblioteca avrà senza dubbio bisogno di me. Tu che
farai? Non credo che Morgana ti riaccoglierà. Resta con me.”
Enya sorrise,
distolse lo sguardo e rispose: “Vedremo. Credo che anche Elatha
potrebbe offrirmi un rifugio sicuro, presso i Fomori,
se sarà necessario.”
“Ah.”
commentò l’uomo “Farai quel che ritieni meglio.”
Enya si trattenne
ancora un po’ con Jenkins, poi gli diede la buona
notte e se ne andò.
Il
giorno seguente, la ragazza contattò Dulaque tramite
sms per esporgli il suo piano; aveva capito che, paradossalmente, era più
sicuro ricorrere alla comune tecnologia, piuttosto che a sotterfugi magici, per
comunicare senza essere scoperta.
Il
piano era piuttosto semplice: Enya avrebbe preparato
un sonnifero da somministrare a Morgana in segreto durante il pranzo del giorno
dopo, poi avrebbe disattivato i sistemi di sicurezza tecnologici, in modo tale
da permettere a Dulaque di penetrare nella proprietà
senza essere scoperto all’istante.
Dulaque avrebbe
raggiunto la villa, mentre la ragazza avrebbe portato Jenkins
fuori dai sotterranei e avrebbe cercato di guadagnare l’uscita. A quel punto si
sarebbero congiunti e avrebbero raggiunto l’auto che li aspettava per la fuga.
Il
giorno dopo, Dulaque si posizionò con l’automobile
nel punto prestabilito e aspettò che gli giungesse l’sms della ragazza che gli
dava il via libera. Quando lo ricevette, ordinò all’autista di aspettarlo lì e
tenere d’occhio il cortile, pronto a mettere in moto, non appena lo avesse
visto tornare. Poi scese dalla macchina, agilmente scavalcò la cancellata e si
mise a correre verso la villa, ad almeno 500 metri di distanza, pronto a
sfoderare la spada alla prima occasione.
Presto
sorsero dal terreno esseri di fango e pietra, umanoidi tozzi ma veloci, che iniziarono
ad assalire Dulaque che si apriva la strada,
vorticando la sua spada attorno a sé. Le creature, tuttavia, si ricomponevano e
ripartivano all’attacco.
Mentre
continuava la sua corsa, l’uomo fu travolto dal getto di un gaiser;
cadde a terra, ma si rialzò immediatamente e si accorse che per tutto il
cortile, in modo disordinato, avevano iniziato ad esplodere alti getti di acqua
bollente e vapore; ciò significava non solo stare attento a non essere
investito da uno di essi, ma pure avere scarsa visibilità.
Dulaque continuava l’avanzata,
senza lasciarsi impressionare. Ad un tratto gli furono addosso una decina degli
esseri fangosi; lui si fermò saldo sulle gambe e gli assalti delle creature non
poterono smuoverlo. L’uomo vibrò fendenti in rapida sequenza, a destra e a
sinistra e presto si liberò. Fece per riprendere la corsa, ma si reso conto che
il terreno sotto ai suoi piedi era diventato sabbie mobilie e che era già
sprofondato fino alla caviglia. Non si intimorì, pur da fermo si diede lo
slanciò per balzare fuori da lì.
Abbatté
ancora una mezza dozzina di mostri fangosi e raggiunse, finalmente, la villa e
restò ad aspettare e difendersi.
Un
paio di minuti più tardi, lo raggiunse Enya, portando
Jenkins appoggiato alle proprie spalle.
“Perché
è così?!” esclamò Dulaque, vedendoli “Mi avevi detto
che lo avresti curato, prima di uscire allo scoperto!”
“È
quello che ho fatto! Gli ho sanato tutte le ferite fisiche, ma dev’essere sotto un incantesimo, oppure è stato avvelenato.
Potrò capirlo e fare qualcosa solo quando saremo al sicuro. Ho bisogno di tempo e tranquillità e qui non ne
abbiamo!”
“Va
bene.” esclamò Dulaque “Anche se una spada in più
avrebbe fatto comodo. È un po’ paranoica Morgana, per avere tutta questa
sicurezza? E tu non dovevi liberare la strada?”
“Ho
disattivato l’allarme e il sistema di sicurezza basati sulle tecnologie umane,
non potevo certo bloccare quello magico, non ho idea di come funzioni! Considera,
poi, che questo è soltanto il sistema di base! Morgana renderebbe le cose ancor
più difficili, se fosse sveglia.”
“Andiamo,
non perdiamo tempo!”
Si
misero a correre, per quanto fosse possibile, portandosi un uomo svenuto
appresso. Enya concentrò i suoi poteri per tenere il
terreno che percorrevano libero da gaiser e sabbie
mobili e, quando poteva, sbalzava via gli esseri di fango. Dulaque,
invece, proteggeva gli altri due dalle creature.
Riuscirono,
infine, ad arrivare in automobile e a partire, allontanandosi a grande velocità.
Arrivarono in una zona di campagna dove li aspettava un elicottero, salirono a
bordo e in un paio d’ore raggiunsero una delle residenze di Dulaque.
Per tutto il viaggio, Jenkins rimase privo di sensi,
sembrò sofferente, tal volta rantolava, altre sudava, ebbe anche delle
convulsioni.
Trasportarono
subito Jenkins nella stanza che era stata preparata
per lui e lo coricarono nel letto.
“Enya, ora puoi curarlo, giusto?” domandò l’uomo,
impaziente.
“Sì.
Avrò bisogno di alcuni supporti, ma direi che non ci sono problemi. Si tratta
di un veleno e non di un sortilegio, per fortuna, devo solo velocizzare lo
smaltimento delle sostanze.”
“Che
tipo di veleno è? Che cosa gli sta facendo?”
“Si
tratta di una sostanza psicoattiva molto potente. Gli provoca incubi terribili
e il suo corpo reagisce come se quelle sensazioni fossero reali, quindi
potrebbe avere aritmie, tachicardie, iperventilazioni e queste cose potrebbero
danneggiarlo, non il veleno in sé. Adesso mi metto al lavoro, se tutto va bene,
tra un paio d’ore dovrebbe riprendere coscienza, sebbene non si sarà ancora
ripreso del tutto.”
“Fa
quello che devi. Ti metto a disposizione un domestico per procurarti ciò di cui
hai bisogno. Voglio essere avvisato non appena si svegli.”
Dulaque uscì, mentre Enya si mise all’opera.
Come previsto occorsero circa un paio d’ore per far riprendere i sensi a Jenkins. Il domestico andò subito ad avvertire il padrone
di casa.
Intanto,
l’uomo, aprendo gli occhi, rendendosi
conto di essere in un letto e scorgendo Enya seduta
vicino a lui, chiese con un filo di voce: “Che succede …?”
“Ti
avevo promesso che ti avrei liberato e l’ho fatto.”
“Grazie
… ti sei messa nei guai, allora …” si mise seduto “Questa non è la Biblioteca,
dove mi trovo?”
La
donna gli allungò un bicchiere d’acqua e rispose: “Non ho potuto chiedere aiuto
ai bibliotecari, ma non ho nemmeno agito da sola.”
In
quel momento la porta della stanza si aprì ed entrò Dulaque,
salutando: “Gahalad!”
Jenkins ebbe un
sussulto di stupore, si voltò e mormorò: “Lancillotto …”
“Come
ti senti?” chiese l’altro, avvicinandosi al letto.
“Bene,
suppongo … Mi hai salvato tu?”
“Certo;
non potevo lasciarti nelle grinfie di Morgana, so di cosa è capace!”
“Grazie
…” Jenkins teneva lo sguardo basso e sembra in
imbarazzo.
Rimasero
in silenzio per alcuni momenti, poi il convalescente borbottò: “So che hai mandato
a monte il Conclave. Che cos’hai fatto a Flynn?
Perché è scomparso?”
“Non
gli ho fatto nulla di male, gli ho solo raccontato la verità sulla Biblioteca e
lui ha deciso di andarsene.”
“Verità?
Chissà quante cose hai omesso e quante travisato! Sei fiero di aver creato le
condizioni per un nuovo imminente conflitto?”
“Avrei
preferito evitare di spargere sangue, ma voi della Biblioteca siete troppo
ostinati per scendere realmente a compromessi. Inoltre, si sa, ogni rinascita è
possibile solo dopo la morte.”
“Ci
troveremo di nuovo in battaglia su fronti opposti, allora.”
“Non
credo.” Dulaque ribatté con flemma “Se sei contro di
me, non ti lascerò uscire da qui.”
“Avevamo
deciso di rispettare le differenti opinioni.”
“Certo,
infatti io rispetto il fatto che tu abbia deciso di essere mio nemico e, per
tanto, ti tengo prigioniero e impedirti di agire contro di me. È così che
funziona.”
Jenkins, un poco
arrabbiato, protestò: “Mi liberi da Morgana per tenermi rinchiuso tu?!”
“Qui
non verrai torturato e potrai fare tutto quel che vorrai, tranne uscire dal
cancello. Direi che è una prigionia di gran lunga migliore.”
Jenkins lo guardò in
cagnesco, anche se doveva ammettere che le sue condizioni erano nettamente
migliorate.
“Inoltre,
per renderti ancor più piacevole questo carcere …” Dulaque
spostò lo sguardo sulla ragazza “Anche
tu, Enya, non potrai lasciare questa villa, finché
lui non sarà libero.”
“Cosa
c’entra lei?”
“Quando
io sarò via per gestire il conflitto che sta per scatenarsi, ci dovrà pur
essere qualcuno a tenerti compagnia.”
Jenkins lo guardò con
fare deciso e disse: “Noi evaderemo. Fuggire da qui è molto più semplice che
scappare da Morgana.”
“Ho
preso le mie precauzioni per questo.” sogghignò Dulaque
“Enya è stata così gentile dal consegnarmi il suo Ba,
come garanzia, per convincermi che potevo fidarmi di lei per liberarti da
Morgana. Capisci bene che se qualcuno di voi uscirà da questa villa, ci saranno
delle conseguenze. Bene, ora che è tutto chiarito, vi aspetto a cena, tra
mezzora.” e sorrise.
Dulaque, dopo aver
detto ciò, si voltò e uscì dalla stanza. Appena la porta si richiuse, Jenkins guardò severamente la ragazza e le chiese: “Hai
davvero dato il tuo Ba a Lancillotto?! Sei pazza?!”
“Non
mi avrebbe aiutata altrimenti.”
“Non
mi avrebbe lasciato là.”
“Non
ho voluto correre il rischio.”
“Ne
è valsa la pena lo stesso.”
“È
valsa la pena perdere la libertà, per liberarmi parzialmente?”
Enya si alzò dalla
sedia per sedersi sul letto, fece una carezza all’uomo e annuì dolcemente: “Per
te, sì.”
“Devi
essere folle.” Jenkins scosse la testa, poi le prese
le mani e le disse: “Te ne ringrazio infinitamente. Dovrò trovare la maniera
per sdebitarmi.”
“Lo
faccio con piacere.”
“Intanto
sembra che avremo un bel po’ di tempo
libero.”
“Non
credo proprio, abbiamo molto da fare. Un semplice divieto di uscire non ci
impedirà certo di agire.” disse la ragazza con determinazione.
“Che
cosa proponi? Sabotare i piani di Lancillotto dall’interno?”
“Può
essere un’idea. Io pensavo, più semplicemente, a trovare un modo per comunicare
con la Biblioteca.”
“Possiamo
riuscirci.” ragionò Jenkins, riprendendo vigore “Posso
costruire porte multidimensionali, un sistema di comunicazione sicuro con la
Biblioteca dev’essere fattibile.”
“Esatto!”
Enya era felice di
vedere l’uomo ritrovare il buon umore.
“Inoltre,
cercheremo il mio Ba e così potremo fuggire.”
Jenkins si sentiva
pervaso di eroismo, sentiva la voglia di agire e combattere; era come se le
disavventure delle ultime settimane avessero scacciato il tedium
vitae che lo aveva accompagnato per tutti quei secoli e ora si sentiva pronto
per tornare al presente.
“Enya, ci aspetta molto lavoro. Questa sfida mi elettrizza:
io e te contro l’intera Confraternita del Serpente!”
La
ragazza si limitò a guardarlo, sorridente.