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Autore: cioccolatoprego    20/12/2008    4 recensioni
è la vigilia di Natale, e tutto è pronto. gli abitanti dell'Alagaesia gioiscono con i nemici di sempre e con uno strano drago verde...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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storia Era la vigilia di Natale e la Du Weldenvarden era ricoperta di neve. Gli animali riposavano, nella foresta regnavano la pace e la tranquill...
- EHI!!!!!!! Dov'è la mia pipa?  - esclamò Eragon inferocito - Orik, se non salta fuori giuro che stasera si mangia nano arrosto"
Orik si affrettò a mandare qualcuno a cercarla. - Non starai esagerando? Va bene che Islanzadi ti ha ingaggiato per fare Babbo Natale, ma la pipa non è infispensabile!
- Non m'imprta nulla della sua recita, non la vorrei neanche fare: non sono bravo a recitare, sono un'amima troppo pura, candida e innocente per mentire. Ma quell'oggetto era di mio padre: se non posso avere la sua spada, avrò la sua pipa!
- Fumare fa male, Eragon, dovresti darti all'ippica! - disse Arya.
- Stai scherzando? Saphira mi ucciderebbe!
All'improvviso apparve Saphira, con un enorme cappello da Babbo Natale in testa.
- Eragon, muoviti! Inizia il nostro show! - esclamò esaltata.
Con un'occhiata da martire ai compagni, lo sfortunato Eragon le salì in groppa. Arrivarono all'albero di Menoa, al quale erano stati appesi decine di nani, che indossavano tutù e alette dorate, e cantando con voce lugubre, meditavano oscuri propositi di vendette contro Orik, che li aveva abbandonati. Ma si sa, quando uno ha una spada fiammeggiante puntata alla gola può fare ben poco. Drago e cavaliere furono accolti da Islanzadi, che aveva un vestito e un'acconciatura scopiazzati a Barbie Magia Delle Feste.
- Elfi e Varden sono arrivati, possiamo cominciare. - disse la regina.
- No che non possiamo! - esclamò Nasuada - Deve ancora arrivare il mio fidanzato!
- Hai un fidanzato? Chi è? - chiese Eragon.
- Come al solito, sei sempre il più lento a capire! - sbuffò Saphira - Devi proprio avere le fette di prociutto davanti agli occhi per non vedere tutti i messaggini che si scambia con Murtagh.
- Murtagh? Intendi il mio fratellastro sfigato? Che ci trovi in lui?
- Beh, è bellissimo, buonissimo, generosissimo, intelligentissimo...
- Che cosa?!? Ha cercato di uccidermi!
- Ma non l'ha fatto. Sennò sarebbe stato anche un benefattore dell'umanità... Eccolo che arriva!
Dall'orizzonte era spuntato un drago rosso, con in sella Murtagh e Galbatorix. Subito Eragon e Saphira li attaccarono. Lottarono selvaggiamente, mentre gli elfi sotto di loro cantavano "piano piano, buono buono", finchè Islanzadi non gridò: - Basta! Siamo a Natale!
Molto imbronciati, Eragon e Saphira porsero le loro scuse all'Imperatore e ai suoi oscuri servitori. Galbatorix, Islanzadi e Nasuada si scambiarono i dovuti convenevoli, senza badare al fatto di essere nemici mortali. Poi iniziò lo spettacolo: Eragon, vestito da Babbo Natale consegnò i regali ai bimbi dei Varden - non agli elfi, troppo nobili e leggiadri, e neanche ai nani, occupati a fungere da decorazioni - esaudendo, con la magia, qualsiasi richiesta, tipo un pupazzo di Saphira a grandezza naturale. I bambini erano un bel po', e più volte Eragon supplicò il fratello di sostituirlo, ma Murtagh era troppo preso dal fare gli occhi dolci a Nasuada per notarlo.
 L'ultima bambina era piccola, con i capelli neri: non appena Eragon la prese sulle ginocchia, notò che aveva gli occhi viola. Questo gli ricordava qualcosa, ma non sapeva cosa. Poi la bimba parlò: - TU!
- Io?
- MUORI!
Eragon si scansò giusto in tempo: Elva - chi altro poteva essere - gli stava per bucare la pancia con un coltello.
- Piccola, poggia quel coltello, ti farai male!
- Idiota, è te che vuole uccidere: è Elva! - disse Arya - Tu, piccola peste assassina, sai chi sono io? La principessa nonché ambasciatrice degli elfi. Dammi subito quell'arma.
Elva le tirò un pugno. Immediatamente le guardie elfiche le furono addosso, ma la bambina le stese tutte a colpi di judo. Poi si rivolse a Eragon, che la guardava intimorito: - Finalmente ti posso uccidere, Cavaliere dei miei stivali! Non hai idea di come sia stato difficile trattenermi, perché sapevo che eri, purtoppo, l'unica speranza di vittoria per i Varden, ma non ho intenzione di sopportare oltre: non ora che ho deciso di passare al Lato Oscuro dell'Alagaesia - Galbatorix - e di aiutarlo a distruggervi! Ucciderò, devasterò, farò le cose più orribili, nel nome del potente Imperatore e del suo affascinante aiutante, Murtagh...
- Socio alla pari, prego!
-... ah, lui si che è un vero Cavaliere: affascinante, coraggioso...
- Anch'io lo sono, mi butto nel pericolo senza esitare! - insorse Eragon.
-... la tua è stupidità, è diverso. Comunque, signor Galbatorix, posso iniziare subito a sterminarli?
L'Imperatore scosse la testa. - No, mia cara, non ora: è Natale!
Elva sbuffò. - Quando inizierò la mia carriera di Galbatorix-manager proporrò immediatamente l'abolizione di questa festa insulsa.
Eragon inorridì. - No! Non ti lascerò rovinare il Natale!
Stava per estrarre la spada - una tale Brisingr - ma il fratello lo fermò.
- Aspetta, non la uccidere: ha scelto la sua strada, non rovinarle la vita più di quanto non hai già fatto.
A quelle parole Eragon impallidì. Poggiò la spada, con l'aria più morta che viva, e disse: - Elva, vai pure se vuoi. Ma ricorda che mi dai un gran dolore.
Elva sogghignò. - Lo so.
Poi montò su Castigo e volò via. Murtagh ci rimase male.
- Il mio drago mi ha lasciato a piedi!
- Così va la vita, fratello.
In quel momento arrivò Roran, con un sorriso a trentadue denti. - Signore e signori, nane e nani, elfi ed elfe, regine e Cav...
- Dacci un taglio, Roran. - sibilò Eragon.
- ...ho l'onore di presentarvi l'unico - per ora - inimitabile, meraviglioso erede del Fortemartello!
Katrina seguiva il declamatore, reggendo fra le braccia un fagotto informe. Con un gesto teatrale, Roran sollevò una delle innumerevoli coperte, svelando al pubblico annoiato un comunissimo neonato.
- Non è bellissimo? - domandò alla non proprio estatica platea. Si rispose da solo. - Si che lo è! Mi somiglia!
Eragon sospirò. - Diventare padre non gli ha fatto bene. Adesso va in giro canticchiando e recitando brani di Piccole Donne. Ha persino cucito una tutina al bambino, ricamata con dei piccoli martelli.
- Ma è impossibile! - esclamò Murtagh.
Dovette ricredersi, perché proprio in quel momento passava Roran, cantando: "la bella lavanderina, che lava i martelletti..."
La lagna fu interrotta da uno schianto. Un esercito avanzava, abbattendo tutti gli alberi che trovava sul suo cammino. Cioè, tutta la foresta. Davanti ai soldati, cavalcava Orrin. - Voi ridete, festeggiate! E io? Perché non sono stato invitato?
- Ma è facile! - rispose Eragon, lieto di sapere, per una volta, qualcosa che un altro ignorava. - Perché ci stai antipatico!
Accanto a lui, Arya gli tirò un calcio. Orrin lanciò un urlo di guerra. - Attaccate!
Saphira lo incenerì con una fiammata. I soldati se la diedero a gambe.  Eragon rabbrividì. - Saphira, devi avvertirmi quando fai fuoco. Mi sento la gola in fiamme!
Gli altri scossero la testa: quel ragazzo li stupiva sempre.
- Ehi, guardate, è LUI! - gridò Nasuada.
Nel cielo volava alta una slitta. La slitta di Babbo Natale. Il vecchio planò e scese. Degli elfi lo illuminarono, mentre gli altri inneggiavano: - Babbo Natale! Babbo Natale! Babbo Natale!
Lui sorrise, mentre sfilava su una passserella di fiorellini. Poi chiamò: - Rudolf!
Un drago verde, con un gran naso rosso, scese in picchiata. Eragon boccheggiò. - Ma l'uovo verde non ce l'avevi tu? - domandò a Galbatorix. Lui si strinse nelle spalle. - Non si rifiuta niente, a Babbo Natale.
Babbo Natale distribuì i regali. Arrivato davanti all'Imperatore si fermò. - Dì un pò, Galbatorix, sei sicuro di meritartelo, il tuo regalo? Dalla mia lista risulta che molte persone ti vorrebbero morto.
- Invidia, di certo.
Eragon tossicchiò. Galbatorix, discretamente, gli tirò un pugno nello stomaco. Babbo Natale non notò il giovane Cavaliere che si contorceva per terra e porse un pacco all'Imperatore. Lui lo aprì: conteneva una mitragliatrice. Galbatorix la puntò contro Eragon. - Non una mossa, o lui è morto.
- E chissene! - gridò il cugino affezionato.
Fu Babbo Natale a risolvere la situazione: diede una botta in testa a Galbatorix. Poi gli tolse dalle mani la mitragliatrice.
- Fiuu... grazie, Babbo. - disse Eragon.
- Di niente, figliolo. Qualcuno doveva pur aiutarti, dopo che i parenti ingrati ti avevano abbandonato.
Roran e Murtagh iniziarono a fischiettare con con aria noncurante.
- Adesso porto questo furfante con me. Mi sarà molto molto utile, e per lui sarà un'esperienza istruttiva lavorare in una fabbrica di giocattoli con degli elfi.
- Un'esperienza traumatizzante, casomai! - disse Eragon.
- Guarda che noi non abbiamo nulla a che fare con quei nanetti esaltati.  Siamo elfi seri, noi. - affermò Arya.
Babbo Natale ripartì, accompagnato dalle note di Jingle Bells. Islanzadi sospirò soddisfatta. - Che Natale movimentato!
- Davvero emozionante! - assentì Arya.
- Però è stato bello trovarsi tutti insieme, no? - disse Murtagh.
- Bah, meno male che è finito. - borbottò Orik.
- Si, questo è finito. - mormorò Eragon pensoso - Ma stavo pensando che magari potevamo organizzare una festa per l'Epifania.
I nani sbarrarono gli occhi, terrorizzati. - No, basta, per carità.
Murtagh si entusiasmò. - Si, dai! Facciamo anche la befana che distribuisce i doni?
Eragon storse il naso. - Scordatelo. Io non la faccio, la befana. A tutto c'è un limite.
- Beh, potrebbe farla Arya.
Un attimo dopo Murtagh giaceva a terra, mezzo morto. Mai offendere un'elfa!
- Arya, non sarai mica stata troppo violenta? - chiese Eragon, guardando il fratello coperto di sangue e con le ossa rotte, mentre veniva adagiato su una barella - Mi sembra si sia fatto un pò male.
- Forse. - rispose l'elfa - Buon Natale, Eragon.
  
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