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Autore: satakyoya    01/04/2015    1 recensioni
Ebe, una ragazza angelo, e Pan, un ragazzo demone. Lei del PARADISO e lui dell'INFERNO.
Dei pretendenti per i due protagonisti. Pretendenti non desiderati ma costretti a dimostrare il loro amore davanti a tutti e tutto.
due destini che si uniscono, una maledizione che rischia di dividerli. uno scontro che cercherà di unire i due mondi.
Ce la faranno nella loro impresa??? E poi, riusciranno a vivere insieme o saranno condannati a restare divisi da una forza superiore?? Chi sarà questa forza superiore?
Lo scoprirete solo leggendolo e se vi piace recensite!!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Oggi è una nuova giornata, il 20 febbraio per la precisione.
Sono davanti alla scuola e sono felice di esserci arrivata con Pan.
“Sai Pan, stavo pensando chi può portarmi fino al regno PARADISO.” Dissi io fermandomi davanti ai ragazzi che erano davanti alla porta della scuola.
“Lo faccio io.” Disse Clio alzando il braccio (fino al gomito).
“ne sei sicura?” chiese Pan.
“Sì certo. D’altronde devo andare a trovare le mie amiche Muse.” Disse lei
“Amiche… Muse?”
“Si amiche Muse. Non te lo posso raccontare, ma  ti  porto nel PARADISO.”
“Va bene.” Dissi io. Poi mi girai verso Pan e gli chiesi: “Allora, a che ora si parte?”
“Mmh… partiamo adesso.” Disse Pan.
“Adesso?” dissi io.
“Io ci sto.” Disse Clio.
“Sei pronta Ebe?” mi chiese Pan. Guardai Imeneo, poi Talia e poi Clio che mi sorrideva.
“Sono pronta.” Dissi io mentre guardai Pan.
“Bene! Dimmi Clio, come faccio per andare in PARADISO?” chiese Pan.
“Ebe, ce l’hai ancora il ciondolo che ti ha regalato Talia?” Disse Clio.
“si, ce l’ho a casa, ma… perché?” chiesi io.
“bene. Allora utilizzeremo quello per andare nel PARADISO.” Disse lei.
Quando fummo in camera mia Pan unì le mani davanti al petto tenendo chiusi gli occhi. Li aprì guardando le sue mani che si aprirono di qualche centimetro. Tra le mani vi era una strana palla nera, Pan la gettò a terra e si aprì un varco di colore nero. Lui si avvicinò a me, mi baciò e vicino all’orecchio mi disse: “ti aspetterò con ansia. Non dimenticarti mai di me.” Poi entrò nel varco ed esso si richiuse.
“Bene, ora tocca a noi. Pronuncia le parole ‘portami nel regno PARADISO’.” Disse Clio. Io le pronunciai con il ciondolo in mano ed esso si illuminò. Quando la luce che faceva il ciondolo diminuì entrambe ci ritrovammo in uno strano posto. Il cielo era tutto azzurro e non c’era nemmeno una nuvola, davanti a noi vi era un castello fatto con un qualcosa simile al cristallo (però azzurro) ed i miei piedi erano appoggiati su dell’erba verde. Pensai subito che era molto soffice Anche i nostri vestiti erano cambiati. Clio la divisa scolastica si trasformò in  un bellissimo vestito di color bianco puro. Io invece dai jeans, maglia classica e scarpe da ginnastica a vestito color rosso e tacchi non tanto alti. Devo ammetterlo, ero un po’ scomoda non avendo mai provato nulla del genere.
E facevo persino fatica a stare in equilibrio!!
“Forza, andiamo!!” mi disse Clio facendo avanzando verso il castello che avevamo davanti e io la seguii. Pochi passi dopo ci fermammo davanti a un fossato. La porta del castello era un ponte per entrate e permetteva di passare sopra il fossato. Il ponte si formava davanti a noi, si formava con dei pezzi fatti con la stessa materia con cui sembrava fatto il castello. Pezzi separati da poco spazio.
“Saltaci sopra e ti porterà davanti alla porta d’ingresso.” Mi disse lei. Insieme saltammo i pezzi che in totale erano 7 (le stavo contando).
“Otto.” dissi io saltando insieme a Clio. Ci trovammo davanti alla porta.
Io provai a mettere la mia mano sulla maniglia ma Clio mi fermò appena alzai il braccio.
Una strana voce mai sentita prima disse: “NOME DI IDENTIFICAZIONE” e Clio disse: “Clio, musa della storia” “ACCESSO CONSENTITO”. La porta si aprì. Io ero appena un po’ spaventata. Facemmo due passi e fummo dentro il castello.
Pensai che era strano. Mi guardai intorno e vidi che le mura interne erano costituite dai mattoni usati per costruire il castello. mi guardai intorno e vidi che c’erano pochi arredamenti: un divano color bianco, un tavolo di azzurro chiaro, due scale azzurre collegate da una terrazza.
“Vieni, sediamoci sul divano.” Disse Clio. Ci sedemmo e rimanemmo lì per un po’.
Improvvisamente Clio si alzò, mi chiedevo il motivo e la ragione.
“beh, adesso però devo andare dalle mie amiche. Ti ho portato qui e mi ha fatto piacere stare con te (sorriso) ma adesso devo proprio andare. Se vuoi puoi intanto visitare il castello.” disse lei.
“No, aspetta!” Le dissi io. Però lei se ne era già andata.
Rimasi seduta lì ancora qualche secondo. Da un lato delle scale sentii dei passi.
“Padre, sei tornato? Ci sarebbe Poseidone che avrebbe bisogno di te sull’Olimpo.” Disse un ragazzo di cui appartenevano i passi. lui stava guardando avanti, nella direzione della porta. Poi girò la testa e vide me seduta sul divano bianco.
“uh? Ma tu non sei Zeus. Ma chi sei? Che ci fai qui? E come ci sei arrivata?” disse di nuovo lui.
“io sono la Principessa Ebe, sono arrivata qui con Clio, la musa della storia. Sono venuta qui per conoscere il mio vero padre, Zeus. Ma tu chi saresti?” chiesi io.
“Io sono Eaco, uno dei tanti figli di Zeus, anche uno dei più importanti secondo lui. Ho il potere di manipolare la materia delle cose. Comunque Zeus dovrebbe tornare da una visita fatta ad Ade, il dio dell’INFERNO. A quanto pare però ci sta impiegando più del previsto, forse avranno litigato e si sono dichiarati guerra.” Disse il ragazzo. Lui era alto, magro, occhi azzurri, capelli rossi e vestito con una giacca bianca, scalzo e jeans. Ero un po’ più spaventata di prima.
“Guerra? Ma di che cosa stai parlando?” chiesi io.
“La Guerra della Ribellione. La guerra definitiva che verrà combattuta nella campagna di una città di nome Lato. Comunque adesso devo andare, ci si rivede!” disse il ragazzo scendendo dalle scale. Lui sparì per un corridoio e io rimasi in piedi per un paio di secondi guardandomi intorno. Vidi che da un lato della stanza c’era un corridoio. La situazione mi incuriosiva e così decisi di camminare nel corridoio. Mi chiesi subito dove potesse portare questo corridoio ma non riuscii a darmi una spiegazione. Mentre camminai mi chiesi anche a che scopo fare una guerra.
Cammina fino a che a un paio di metri di distanza da me vidi dalla parte destra una porta fatta però in legno. arrivai davanti e bussai (TOC TOC TOC). Non mi rispose nessuno e aprii un po’ la porta in modo da vedere dentro. Non c’era nessuno, la stanza era grande e vuota, le pareti erano di un azzurro molto chiaro. Entrai.
 “Scusate, c’è qualcuno?” nessuna risposta, strano pensai. Ero ancora un po’ spaventata, ma mi feci forza e intorno non vidi nulla. Girai la testa a desta, poi a sinistra, poi rigirai la testa a destra e vidi una statua che non c’era prima.  Mi avvicinai, e vidi che era di poco più alto di me ed era colorato (non grigio come dovrebbero essere le statue). Pensavo chi mai potesse essere e se lo avessi visto.
Nella stanza in cui mi trovavo vi era solo un trono di colore rosso acceso e una statua non grigia. Io ero vicino alla statua. Era alta come me, aveva gli occhi marroni, era alto, magro e i capelli arancio. Vidi gli occhi spostarsi e guardare me.
Io gli girai intorno, in modo da andarci dietro, ero molto curiosa. era vestito con dei jeans fino a sotto le ginocchia, una maglia bianca e aveva indosso delle ciabatte.
“scusa ma tu chi saresti?” disse il ragazzo guardandomi e dopo aver girato la testa. Io mi spaventai e facendo due passi indietro.
“AAAAAAAAAH!!!!!!!!!!!!!” urlai io e poi caddi all’indietro svenuta. …


Angolo autrice:
Eccomi qua, scusate il ritardo ma ho avuto un po' di problemi con l'università. Ma adesso è tutto a posto.
Spero che vi piaccia questa parte del capitolo perché mi sono sforzta tantisimo!! Buona lettura a voi e buon èesce d'Apriile, anche se un po' in ritardo.
   
 
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