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Autore: Najara    02/04/2015    2 recensioni
Jordan, pilota di carro armato, ha perso tutto, la sua famiglia, la sua casa il suo futuro. Ora combatte e quando si risveglia nel bel mezzo del nulla con la sola compagnia di tre commilitoni dovrà imparare a riempire quel vuoto senza una bottiglia ad aiutarla.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E rieccoci per un nuovo capitolo. Come sempre i miei ringraziamenti a tutti coloro che leggono e in particolare a Strapelot che recensisce facendomi un gran piacere!

Buona lettura!

 

 

 

Secondo capitolo: A secco

 

Come prima cosa, ora che il computer era funzionante, inviarono un messaggio alla base, la risposta arrivò rapida: i mezzi dispersi dopo la disastrosa battaglia persa erano moltissimi, presto si sarebbero occupati di loro. “Il che vuole dire che potrebbero arrivare tra due ore come tra cinque giorni.” Fu il commento di Ramirez, “Quindi consideriamoci soli in territorio nemico, ricordate, se le nostre forze sono state battute, allora il nemico andrà a caccia di piccoli gruppi di sbandati, noi siamo una preda, ma non ho intenzione di essere un boccone facile.”

Fecero un inventario delle scorte e delle attrezzature. Non ci misero più di qualche minuto, le razioni di acqua e di cibo erano sufficienti per sei giorni economizzandoli, un telo mimetico coprì il carro armato e formò una piccola tenda, disponevano anche di quattro sacchi a pelo e di quattro tute anti radiazioni e attacchi chimici, comprese le maschere.

Jordan partecipò appena, finse di dover triangolare la loro posizione ma in realtà rimase seduta sul suo sedile preda di brividi e sudori. Agognava una bottiglia, doveva bere, eppure non c’era niente di simile lì. Non aveva controllo sulla sua dipendenza ma aveva messo un limite, non avrebbe bevuto mentre guidava Bobby, così per impedirsene, sapendo che altrimenti avrebbe ceduto, non portava mai dell’alcool sul mezzo. Ora se ne pentì amaramente, sapeva che se avesse potuto bere anche solo qualche sorso si sarebbe sentita molto meglio, la paura sarebbe scemata, così come il suo malessere fisico.

“Ehi Jordan, come va qua?” Loewy le spuntò da dietro facendola sobbalzare, “Stai bene?” Le chiese subito dopo guardandola in volto,

“Non tanto, deve essere il gas o…” Iniziò a farfugliare, la donna la guardò preoccupata poi le mise una mano sulla fronte,

“Non sei calda, eppure sudi… non sembra l’effetto di uno shock o di un trauma, hai della nausea?”

“Sì” Rispose lei rapida sapendo che era un sintomo dell’avvelenamento del gas, Loewy corrugò la fronte, appariva davvero preoccupata.

“Chiamo il comandante e…”,

“No!” La interruppe subito lei, “Ho solo bisogno di stare un attimo ferma, starò subito meglio…”. La donna non sembrava convinta ma annuì.

“Ok, ma se stai peggio chiamami e non ti addormentare”.

Doveva reagire, rimettersi in piedi, se l’avessero gettata fuori dall’esercito non avrebbe più avuto nulla a cui ritornare, i suoi zii, l’unica famiglia che aveva mai avuto, ormai erano morti da tempo.

 

“Hai finito Jordan?”

“Sì”

“Allora Ramirez ha detto che è il tuo turno di stare di vedetta… ehi, ma stai male!” Sten le si avvicinò ed ebbe appena il tempo di prenderla mentre lei si afflosciava a terra.

“Sten, ti prego, ti prego, non lo dire. Non lo dire, non lo dire…” La litania continuò mentre l’uomo, che aveva l’età giusta per essere suo padre, la stringeva a sé.

Due braccia forti la presero e la deposero nel vano armi sul retro del carro, lì c’era spazio sufficiente per due persone ora che la maggior parte dei proiettili erano stati esplosi. Poi fu avvolta nel sacco a pelo. Tremava e aveva difficoltà a capire cosa fosse reale o no, ma le parve che qualcuno con dolcezza le togliesse gli occhiali e l’elmetto mentre sotto la testa le veniva messa una giacca. Sentiva una voce parlarle tranquillamente ma non riusciva a provare altro che confusione, dolore e terrore. Se avessero capito…

 

“Deve essere stato il gas, ho perso troppo tempo prima di metterle la maschera… sono caduto…”

“Sten, smettila di colpevolizzarti, starà bene, deve solo superare la crisi, siamo stati esposti tutti, è l’unica spiegazione per tutte le ore di sonno che ci siamo fatti. Lei solo qualche secondo di più”

“Ma…”

“Smettila, ora concentrati, sei l’unico che può trovare qualcosa di adeguato da darle, hai studiato no?”

L’uomo annuì a Ramirez guardando verso le fiale che erano contenute nel loro piccolo kit di pronto soccorso. Il loro utilizzo era evidente e scritto in lingua standard, anti-dolorifico, coagulante, sali, c’erano dei filtri nasali nel caso dovessero cambiare i loro e del disinfettante, ora Sten avrebbe dovuto leggere i componenti di quei composti e decidere cosa avrebbe potuto aiutare contro del gas di origine sconosciuta.

Loewy?” Chiamò Ramirez, la donna spuntò dal vano armi, “Come sta’?”

“Non lo so signore… continua a tremare, il suo cuore batte troppo velocemente ed è confusa, sembra non essere in sé”,

“Va bene… occupatevi di lei e chiamatemi se cambia qualcosa, sono di vedetta.”

 

Il mondo attorno lei cambiava, a volte erano le pareti metalliche di Bobby, altre era sulla nave che l’aveva portata lì, altre volte si trovava a casa oppure lavorava ad una automobile insieme a suo zio.

Riviveva come in un sogno la morte di sua madre, era così fragile nel letto mentre la malattia se la portava via, però poi si rendeva conto in un momento di lucidità che lei era troppo piccola per ricordare sua madre malata e il volto allora cambiava, era sua zia ad essere malata. Confusa sentiva lacrime calde scenderle lungo il volto e una mano gentile consolarla.

Vedeva ancora una volta suo zio cadere a terra per lo sfinimento e il medico scuotere la testa, non sarebbero durati a lungo. La pressione dentro di lei si faceva di nuovo insopportabile e allora eccola lì davanti all’ufficio di reclutamento a firmare. I soldi sarebbero bastati per pagare le medicine a sua zia così che suo zio potesse riposarsi a sufficienza e tornare in salute. Tornare a sorridere… Il sorriso dei suoi zii fieri come non mai per la sua borsa di studio sfocava nel volto preoccupato di Sten che le somministrava una fiala dal gusto amaro o dalla voce rassicurante di Loewy che le parlava o che cantava persino. La sua borsa di studio, probabilmente era andata a finire a qualcuno che aveva studiato nelle scuole private, nel momento stesso in cui lei aveva firmato per l’esercito.

Quando si svegliò la testa le girava un po’ meno, le mani non tremavano più e lei seppe che questa volta quello che vedeva era la realtà.

Un corpo era steso accanto al suo, Loewy. Tentò di alzarsi senza svegliarla ma la ragazza aprì subito gli occhi.

 “Va tutto bene, stai tranquilla” Le mormorò mentre dolcemente le accarezzava il volto, probabilmente credendola ancora preda di allucinazioni. Jordan arrossì e allora lei sorrise senza il minimo imbarazzo ma anzi con gioia, “Sei sveglia!”

“Io credo di sì…”,

“E come ti senti?”

“Meglio… credo…”.

“Sten sarà al settimo cielo, ha passato almeno una notte a riflettere, dalla base non abbiamo avuto risposta così lui solo doveva scegliere cosa darti per farti stare meglio. Sai si sentiva in colpa, dice che è caduto e non ti ha messo la maschera sufficientemente in fretta, il gas deve averti raggiunto in quantità più massiva rispetto a noi.”

Jordan non era lucidissima ma solo allora capì che dovevano aver mal interpretato il suo malessere, avevano dato la colpa al gas e non alla sua dipendenza dall’alcool, forse le due cose erano collegate dopo tutto, non credeva che potesse stare così male per l’alcool no?

“Da quanto tempo…”

“Parecchio, questa è la seconda notte, ieri ti abbiamo dato la fiala, Sten ha esitato perché conteneva dell’etanolo e aveva paura che ti facesse peggiorare, invece ha funzionato e ora sei sveglia”.

Ma certo. Jordan abbassò lo sguardo vergognosa, ora sapeva perché stava meglio.

“Oh, scusa, tieni” La ragazza le passò gli occhiali e lei lì infilò cercando di nascondere il suo senso di colpa. Poi tentò ancora di uscire, ma la testa le girò e Loewy fu subito pronta a sostenerla,

“Piano soldato” Le disse con un sorriso, poi la aiutò a scendere dal carro. La notte era silenziosa, ma il paesaggio era impressionante, le stelle brillavano luminose nel cielo, offrendo uno spettacolo unico.

“Jordan!” La chiamò Sten che era di vedetta sulla torretta di fuoco,

“Ciao Sten…”

“Non sai quanto sono contento di vederti in piedi!”

“Cos’è tutto questo casino! Avevamo detto di lasciar dormire Jordan… ehi! Ma sei in piedi!” Ramirez uscì da sotto la tenda improvvisata e la guardò con un sorriso, “Era ora Jordan, non avevo voglia di trovare un altro autista per Bobby, dove lo trovo un altro che sopporta la chiacchiere di Sten?” Lei sorrise, mentre la gioia di vederli tutti così premurosi nei suoi confronti si mescolava al senso di colpa per come li stava ingannando. L’avrebbero guardata ben diversamente se avessero saputo perché stava male.

Sten sbuffò.

“Visto che è sveglio, signore” E marcò bene sul titolo, “E’ il suo turno di stare di vedetta”. Ramirez scosse la testa.

“E io che pensavo di stare sul sicuro prendendo un tedesco…” Sorrideva nel dirlo poi guardando Jordan aggiunse, “Tu fila a letto, non voglio che ci sia una ricaduta”.

Lei annuì ma quando fu di nuovo allo sportello per il vano armi, dove dormivano lei e l’armiere, vi si appoggiò respirando l’aria fresca della notte. La donna le si mise accanto rispettando il suo silenzio.

“Grazie…” Disse lei dopo un momento.

“E di cosa? Siamo una squadra”

“Uno per tutti, tutti per uno?” La donna sorrise.

“Sei rimasta troppo con Sten!” Fu il turno di Jordan di sorridere.

“No, questa volta è cultura filmica” Ancora una volta il silenzio si protrasse poi lei parlò di nuovo, “Non credevo che… non pensavo che…”,

“Sì chiama cameratismo, Jordan, e… amicizia, credo sia normale, o ci si odia o ci si ama su un carro armato!” Ridacchiò mentre lei la guardava alla luce delle stelle. “Ora vieni, non voglio che ti stanchi troppo, se no chi li sente i due” Le fece l’occhiolino poi la aiutò ad entrare e a stendersi. Quando fu sicura che fosse ben avvolta nella coperta si stese accanto a lei e con un buona notte si addormentò.

Jordan rimase a lungo sveglia ad ascoltare il suo respiro e i pochi rumori che faceva il comandante nella torretta di fuoco. Rifletteva, aveva voglia di bere, sapeva che avrebbe soffocato il suo senso di colpa, eppure per la prima volta da quando si era arruolata si sentiva parte di qualcosa e desiderava essere meritevole dell’affetto che aveva ricevuto. Bere avrebbe significato non meritarselo affatto. Eppure… sapeva che se le avessero offerto una bottiglia in quel preciso istante l’avrebbe finita in una decina di minuti. Sentì Ramirez chiamare piano Loewy per il turno di guardia e finse di dormire, sentì su di sé lo sguardo preoccupato della donna, poi l’armiere se ne andò e solo allora lei si addormentò rosa dal senso di colpa.

 

  
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