E
rieccoci per un nuovo capitolo. Come sempre i miei ringraziamenti a tutti
coloro che leggono e in particolare a Strapelot che
recensisce facendomi un gran piacere!
Buona
lettura!
Secondo
capitolo: A secco
Come
prima cosa, ora che il computer era funzionante, inviarono un messaggio alla
base, la risposta arrivò rapida: i mezzi dispersi dopo la disastrosa battaglia
persa erano moltissimi, presto si sarebbero occupati di loro. “Il che vuole
dire che potrebbero arrivare tra due ore come tra cinque giorni.” Fu il
commento di Ramirez, “Quindi consideriamoci soli in territorio nemico,
ricordate, se le nostre forze sono state battute, allora il nemico andrà a
caccia di piccoli gruppi di sbandati, noi siamo una preda, ma non ho intenzione
di essere un boccone facile.”
Fecero
un inventario delle scorte e delle attrezzature. Non ci misero più di qualche
minuto, le razioni di acqua e di cibo erano sufficienti per sei giorni
economizzandoli, un telo mimetico coprì il carro armato e formò una piccola
tenda, disponevano anche di quattro sacchi a pelo e di quattro tute anti
radiazioni e attacchi chimici, comprese le maschere.
Jordan
partecipò appena, finse di dover triangolare la loro posizione ma in realtà
rimase seduta sul suo sedile preda di brividi e sudori. Agognava una bottiglia,
doveva bere, eppure non c’era niente di simile lì. Non aveva controllo sulla
sua dipendenza ma aveva messo un limite, non avrebbe bevuto mentre guidava
Bobby, così per impedirsene, sapendo che altrimenti avrebbe ceduto, non portava
mai dell’alcool sul mezzo. Ora se ne pentì amaramente, sapeva che se avesse
potuto bere anche solo qualche sorso si sarebbe sentita molto meglio, la paura
sarebbe scemata, così come il suo malessere fisico.
“Ehi
Jordan, come va qua?” Loewy le spuntò da dietro
facendola sobbalzare, “Stai bene?” Le chiese subito dopo guardandola in volto,
“Non
tanto, deve essere il gas o…” Iniziò a farfugliare, la donna la guardò
preoccupata poi le mise una mano sulla fronte,
“Non
sei calda, eppure sudi… non sembra l’effetto di uno shock o di un trauma, hai
della nausea?”
“Sì”
Rispose lei rapida sapendo che era un sintomo dell’avvelenamento del gas, Loewy corrugò la fronte, appariva davvero preoccupata.
“Chiamo
il comandante e…”,
“No!”
La interruppe subito lei, “Ho solo bisogno di stare un attimo ferma, starò
subito meglio…”. La donna non sembrava convinta ma annuì.
“Ok,
ma se stai peggio chiamami e non ti addormentare”.
Doveva
reagire, rimettersi in piedi, se l’avessero gettata fuori dall’esercito non
avrebbe più avuto nulla a cui ritornare, i suoi zii, l’unica famiglia che aveva
mai avuto, ormai erano morti da tempo.
“Hai
finito Jordan?”
“Sì”
“Allora
Ramirez ha detto che è il tuo turno di stare di vedetta… ehi, ma stai male!”
Sten le si avvicinò ed ebbe appena il tempo di prenderla mentre lei si
afflosciava a terra.
“Sten,
ti prego, ti prego, non lo dire. Non lo dire, non lo dire…” La litania continuò
mentre l’uomo, che aveva l’età giusta per essere suo padre, la stringeva a sé.
Due
braccia forti la presero e la deposero nel vano armi sul retro del carro, lì
c’era spazio sufficiente per due persone ora che la maggior parte dei
proiettili erano stati esplosi. Poi fu avvolta nel sacco a pelo. Tremava e
aveva difficoltà a capire cosa fosse reale o no, ma le parve che qualcuno con
dolcezza le togliesse gli occhiali e l’elmetto mentre sotto la testa le veniva
messa una giacca. Sentiva una voce parlarle tranquillamente ma non riusciva a
provare altro che confusione, dolore e terrore. Se avessero capito…
“Deve
essere stato il gas, ho perso troppo tempo prima di metterle la maschera… sono
caduto…”
“Sten,
smettila di colpevolizzarti, starà bene, deve solo superare la crisi, siamo
stati esposti tutti, è l’unica spiegazione per tutte le ore di sonno che ci siamo
fatti. Lei solo qualche secondo di più”
“Ma…”
“Smettila,
ora concentrati, sei l’unico che può trovare qualcosa di adeguato da darle, hai
studiato no?”
L’uomo
annuì a Ramirez guardando verso le fiale che erano contenute nel loro piccolo
kit di pronto soccorso. Il loro utilizzo era evidente e scritto in lingua
standard, anti-dolorifico, coagulante, sali, c’erano dei filtri nasali nel caso
dovessero cambiare i loro e del disinfettante, ora Sten avrebbe dovuto leggere
i componenti di quei composti e decidere cosa avrebbe potuto aiutare contro del
gas di origine sconosciuta.
“Loewy?” Chiamò Ramirez, la donna spuntò dal vano armi,
“Come sta’?”
“Non
lo so signore… continua a tremare, il suo cuore batte troppo velocemente ed è
confusa, sembra non essere in sé”,
“Va
bene… occupatevi di lei e chiamatemi se cambia qualcosa, sono di vedetta.”
Il
mondo attorno lei cambiava, a volte erano le pareti metalliche di Bobby, altre
era sulla nave che l’aveva portata lì, altre volte si trovava a casa oppure lavorava
ad una automobile insieme a suo zio.
Riviveva
come in un sogno la morte di sua madre, era così fragile nel letto mentre la
malattia se la portava via, però poi si rendeva conto in un momento di lucidità
che lei era troppo piccola per ricordare sua madre malata e il volto allora
cambiava, era sua zia ad essere malata. Confusa sentiva lacrime calde scenderle
lungo il volto e una mano gentile consolarla.
Vedeva
ancora una volta suo zio cadere a terra per lo sfinimento e il medico scuotere
la testa, non sarebbero durati a lungo. La pressione dentro di lei si faceva di
nuovo insopportabile e allora eccola lì davanti all’ufficio di reclutamento a
firmare. I soldi sarebbero bastati per pagare le medicine a sua zia così che
suo zio potesse riposarsi a sufficienza e tornare in salute. Tornare a
sorridere… Il sorriso dei suoi zii fieri come non mai per la sua borsa di
studio sfocava nel volto preoccupato di Sten che le somministrava una fiala dal
gusto amaro o dalla voce rassicurante di Loewy che le
parlava o che cantava persino. La sua borsa di studio, probabilmente era andata
a finire a qualcuno che aveva studiato nelle scuole private, nel momento stesso
in cui lei aveva firmato per l’esercito.
Quando
si svegliò la testa le girava un po’ meno, le mani non tremavano più e lei
seppe che questa volta quello che vedeva era la realtà.
Un
corpo era steso accanto al suo, Loewy. Tentò di
alzarsi senza svegliarla ma la ragazza aprì subito gli occhi.
“Va tutto bene, stai tranquilla” Le mormorò
mentre dolcemente le accarezzava il volto, probabilmente credendola ancora
preda di allucinazioni. Jordan arrossì e allora lei sorrise senza il minimo
imbarazzo ma anzi con gioia, “Sei sveglia!”
“Io
credo di sì…”,
“E
come ti senti?”
“Meglio…
credo…”.
“Sten
sarà al settimo cielo, ha passato almeno una notte a riflettere, dalla base non
abbiamo avuto risposta così lui solo doveva scegliere cosa darti per farti
stare meglio. Sai si sentiva in colpa, dice che è caduto e non ti ha messo la
maschera sufficientemente in fretta, il gas deve averti raggiunto in quantità
più massiva rispetto a noi.”
Jordan
non era lucidissima ma solo allora capì che dovevano aver mal interpretato il
suo malessere, avevano dato la colpa al gas e non alla sua dipendenza
dall’alcool, forse le due cose erano collegate dopo tutto, non credeva che
potesse stare così male per l’alcool no?
“Da
quanto tempo…”
“Parecchio,
questa è la seconda notte, ieri ti abbiamo dato la fiala, Sten ha esitato
perché conteneva dell’etanolo e aveva paura che ti facesse peggiorare, invece
ha funzionato e ora sei sveglia”.
Ma
certo. Jordan abbassò lo sguardo vergognosa, ora sapeva perché stava meglio.
“Oh,
scusa, tieni” La ragazza le passò gli occhiali e lei lì infilò cercando di
nascondere il suo senso di colpa. Poi tentò ancora di uscire, ma la testa le
girò e Loewy fu subito pronta a sostenerla,
“Piano
soldato” Le disse con un sorriso, poi la aiutò a scendere dal carro. La notte
era silenziosa, ma il paesaggio era impressionante, le stelle brillavano
luminose nel cielo, offrendo uno spettacolo unico.
“Jordan!”
La chiamò Sten che era di vedetta sulla torretta di fuoco,
“Ciao
Sten…”
“Non
sai quanto sono contento di vederti in piedi!”
“Cos’è
tutto questo casino! Avevamo detto di lasciar dormire Jordan… ehi! Ma sei in
piedi!” Ramirez uscì da sotto la tenda improvvisata e la guardò con un sorriso,
“Era ora Jordan, non avevo voglia di trovare un altro autista per Bobby, dove
lo trovo un altro che sopporta la chiacchiere di Sten?” Lei sorrise, mentre la
gioia di vederli tutti così premurosi nei suoi confronti si mescolava al senso
di colpa per come li stava ingannando. L’avrebbero guardata ben diversamente se
avessero saputo perché stava male.
Sten
sbuffò.
“Visto
che è sveglio, signore” E marcò bene
sul titolo, “E’ il suo turno di stare di vedetta”. Ramirez scosse la testa.
“E
io che pensavo di stare sul sicuro prendendo un tedesco…” Sorrideva nel dirlo
poi guardando Jordan aggiunse, “Tu fila a letto, non voglio che ci sia una
ricaduta”.
Lei
annuì ma quando fu di nuovo allo sportello per il vano armi, dove dormivano lei
e l’armiere, vi si appoggiò respirando l’aria fresca della notte. La donna le
si mise accanto rispettando il suo silenzio.
“Grazie…”
Disse lei dopo un momento.
“E
di cosa? Siamo una squadra”
“Uno
per tutti, tutti per uno?” La donna sorrise.
“Sei
rimasta troppo con Sten!” Fu il turno di Jordan di sorridere.
“No,
questa volta è cultura filmica” Ancora una volta il silenzio si protrasse poi
lei parlò di nuovo, “Non credevo che… non pensavo che…”,
“Sì
chiama cameratismo, Jordan, e… amicizia, credo sia normale, o ci si odia o ci
si ama su un carro armato!” Ridacchiò mentre lei la guardava alla luce delle
stelle. “Ora vieni, non voglio che ti stanchi troppo, se no chi li sente i due”
Le fece l’occhiolino poi la aiutò ad entrare e a stendersi. Quando fu sicura
che fosse ben avvolta nella coperta si stese accanto a lei e con un buona notte
si addormentò.
Jordan
rimase a lungo sveglia ad ascoltare il suo respiro e i pochi rumori che faceva
il comandante nella torretta di fuoco. Rifletteva, aveva voglia di bere, sapeva
che avrebbe soffocato il suo senso di colpa, eppure per la prima volta da
quando si era arruolata si sentiva parte di qualcosa e desiderava essere
meritevole dell’affetto che aveva ricevuto. Bere avrebbe significato non
meritarselo affatto. Eppure… sapeva che se le avessero offerto una bottiglia in
quel preciso istante l’avrebbe finita in una decina di minuti. Sentì Ramirez
chiamare piano Loewy per il turno di guardia e finse
di dormire, sentì su di sé lo sguardo preoccupato della donna, poi l’armiere se
ne andò e solo allora lei si addormentò rosa dal senso di colpa.