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Autore: With H    03/04/2015    1 recensioni
Hazel, italiana di origine, californiana di nascita, studia a Boston e torna nella sua città natale alla ricerca di sogni e di amore.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non aveva più visto Hazel dal matrimonio di Zoey e James, due anni prima
Lei aveva scelto Lawrence e lui l’aveva persa. Sapeva che era giusto così, Hazel era stata sua per due anni e lui aveva solo fatto in modo di allontanarla e farle del male, per cui aveva deciso di non cercare di farla tornare da lui, era stato fin troppo egoista e quella era stata l’unica decisione giusta che aveva preso da quando la conosceva.
Di tacito accordo avevano smesso di seguirsi su tutti i Social Network ed avevano entrambi cancellato il numero dell’altro rendendosi conto che l’addio sarebbe stato più facile in questo modo; nessuno dei due sarebbe riuscito ad andare facilmente avanti se avesse continuato a vedere e a sapere tutto della vita dell’altro. Quando aveva premuto il tasto unfollow su Twitter, aveva provato un dolore nuovo, sconosciuto; quello era il posto in cui si erano conosciuti, dove avevano iniziato a scambiarsi le prime parole per poi intraprendere lunghe conversazioni che avevano caratterizzato quasi tutta la loro storia.
Poi non aveva avuto più sue notizie, anche Zoey si era resa conto che continuare a parlargli di Hazel non avrebbe fatto altro che farlo soffrire; ogni tanto aveva visto una loro foto insieme quando Hazel tornava brevemente a Redlands - cosa che era capitata molto di rado e solo molto di recente - e sapeva che aveva iniziato a comporre canzoni per un’etichetta discografica che aveva la sede a Boston, dove si era stabilita definitivamente insieme a Lawrence, ma non era del tutto certo che vivessero insieme, non l’aveva mai chiesto a nessuno e comunque non gli interessava. Ogni volta che vedeva per sbaglio una sua foto sul profilo Facebook di Zoey, avvertiva sempre lo stesso dolore sottile e la stessa sensazione di vuoto che aveva provato quando Hazel, al matrimonio della loro migliore amica, gli aveva detto che lo amava ma si erano fatti troppo male per poter pensare ad un futuro con lui.
Mark aveva avuto altre ragazze, nessuna storia realmente seria e comunque nessuna che fosse durata più di un paio di mesi, non che non volesse, ma semplicemente non riusciva ad innamorarsi e, anche se ormai aveva smesso di pensarla costantemente, provava ancora qualcosa per Hazel. Probabilmente non gli sarebbe mai passata.
Dopo essersi laureato all’Art Institute of California in web design ed interactive media presso la sede di San Bernardino, aveva deciso di spostarsi a Los Angeles dove aveva trovato un lavoro più o meno attinente alla sua laurea; aveva ripreso a fare lo speaker in una radio locale non molto importante ed aveva fatto ancora l’inviato per un’importante emittente privata durante alcuni festival del cinema in California. 
Non era più tornato a Redlands, quella piccola città gli era sempre stata stretta e il suo rapporto con essa era peggiorato dopo l’addio con Hazel quando inevitabilmente tutto in quel posto gli ricordava lei; per cui si era trasferito prima a San Bernardino per finire gli studi decidendo di non voler più fare il pendolare da Redlands e poi a Los Angeles, verso la periferia più vicina alla costa.
In quei giorni a Malibù si svolgeva un festival musicale per cantanti e band esordienti e il vincitore avrebbe aperto i concerti in California di una band locale abbastanza famosa; sebbene si sentisse abbastanza realizzato e soddisfatto della sua vita lavorativa, non aveva mai rinunciato al sogno di diventare un cantante e quel festival gli offriva la possibilità di passare alcuni giorni insieme a vari discografici importanti.
Nonostante abitasse a quarantacinque minuti di auto da Malibù, decise comunque di usufruire dell’hotel che era stato prenotato per i dieci cantanti che, tramite una selezione fatta sul web da una giuria esperta, erano arrivati alla finale e potevano cantare sul palco del festival; per la prima volta nella sua vita era realmente deciso a vincere, perciò non avrebbe stretto nessun legame con gli altri che era intenzionato a considerare rivali.
Era stato a Malibù solo un paio di volte ma solo di passaggio, per cui quel pomeriggio, a due giorni dal suo ventiquattresimo compleanno, decise di concedersi un giro. Era quasi la fine di settembre e, sebbene il suo compleanno coincidesse più o meno con l’inizio dell’autunno, il caldo nei giorni precedenti era stato ancora intenso come durante tutta l’estate; solo quel giorno le temperature si erano abbassate un po’, il cielo era ricoperto di nuvole e dal mare proveniva un vento abbastanza fresco, lui preferiva decisamente quel clima rispetto all’afa torrida di poche ore prima.
Entrò in un negozio di dischi sorprendendosi della sua capacità di trovarne almeno uno in ogni posto dove andava e decise di fare un giro all’interno, come al solito alla ricerca di qualche album nuovo da comprare in promozione e da aggiungere alla sua enorme collezione.
Nel negozio c’erano poche persone ed una piacevole musica Country in sottofondo, iniziò a girare tra i vari scaffali alzandosi il cappuccio della felpa azzurra che indossava e poi le sue dita lunghe si posarono su una fila di CD che iniziò a far scorrere velocemente cercando qualcosa che potesse interessargli. Si accorse appena di una ragazza che si avvicinò iniziando a cercare tra la M, quasi accanto a lui, senza però degnarlo di uno sguardo. Come al solito.
Notò divertito che anche lei faceva scorrere freneticamente i dischi come faceva lui e poi lo sguardo di Mark fu catturato dal suo braccio destro su cui spiccava un braccialetto di pietrine azzurre ed un piccolo tatuaggio nero a forma di zampetta in corrispondenza dell’osso del polso. Avvertì diverse sensazioni contemporaneamente: un vuoto allo stomaco come se avesse saltato involontariamente uno scalino, il cuore iniziò a battergli troppo velocemente ed un calore che pensava di non provare mai più, gli scaldò il corpo. Guardò sott’occhio la ragazza, troppo incredulo per convincersi che fosse proprio lei e scorse il profilo del suo viso seminascosto dai ricci castani.
Respirò piano e poi avvicinò lentamente la mano alla sua e con l’indice e il medio cercò le sue dita. La sentì sobbalzare e poi lo guardò.
Quando incontrò i suoi occhioni scuri da cerbiatta, Mark pensò che il suo cuore avesse smesso di battere mentre vide l’espressione cambiare sul viso così familiare, ma allo stesso tempo così diverso. Le leggeva lo stupore negli occhi, che si gonfiarono di lacrime e lei non fece nulla per impedirlo.
— Mark... — mormorò con la voce che le usciva appena.
Anche lui sentiva gli occhi lucidi, le sorrise incapace di fare altro e lei lo abbracciò, come l’aveva abbracciato la prima volta che si erano incontrati, avvolgendogli le braccia al collo e posando la testa contro la sua spalla. Sentì i loro corpi aderire l’uno all’altro e il profumo di vaniglia del suo shampo lo inebriò, la strinse a sé ed avrebbe voluto ridere e piangere contemporaneamente per la felicità.
L’abbraccio durò parecchio e si separarono entrambi malvolentieri, poi si guardarono ancora sorpresi ed emozionati. Hazel non era poi tanto diversa dall’ultima volta che l’aveva vista, sapeva che aveva portato i capelli lunghi fino ai fianchi ed ondulati per parecchio tempo, ma in quel momento le arrivavano fino alle scapole, erano scalati e ricci come lui li preferiva; gli occhi erano sempre incredibilmente magnetici, con l’eye-liner che ne delineava la forma a mandorla e il mascara che rendeva ancora più scure e lunghe le sue ciglia; indossava una maglia rossa a maniche lunghe che le cadeva su una spalla lasciandogliela scoperta ed un paio di jeans aderenti infilati negli stivaletti di cuoio abbinati alla borsa e al collo brillava il piccolo ciondolo d’argento a forma di chiave di violino. Non era certo che fosse dimagrita ancora, ma di sicuro era più tonica ed aveva un aspetto più maturo, sembrava più donna. Era bella.
— Che ci fai qui? — le chiese avido del suono della sua voce, del suo viso, del suo tempo.
— Emh... — iniziò pensierosa — Ho deciso di trasferirmi qui. Ho passato gli ultimi sei mesi a New York, ma è troppo caotica e troppo fredda e forse mi ero stancata del freddo. E volevo riprendere a cantare, non l’ho più fatto da... — gli rivolse un’occhiata penetrante — Dal matrimonio di Zoey e James. 
— Non hai più cantato? 
Scosse la testa — Solo sotto la doccia. — ridacchiò un po’ nervosa — Così Angie - Angie, la mia amica, non so se la ricordi -, lavora per un’azienda di management per lo spettacolo ed ha trovato un festival qui a Malibù qualche mese fa, lei vive qui da quando io me ne sono andata a New York... Comunque mi ha praticamente imposto di fare il video provino in cui dovevo cantare una cover e...
— Sei tra i dieci finalisti? — le chiese sorpreso ma anche divertito, lei annuì — Anche io. — Hazel rise, aveva ancora quella risata cristallina che a lui faceva sorridere di rimando e provò l’impulso di abbracciarla di nuovo, ma riuscì a trattenersi; ancora una volta si ritrovavano ad avere troppo in comune — È bello rivederti, mi sei mancata.
Lei deglutì ed altre lacrime iniziarono a luccicare nei suoi occhi, non impedì ad una di rigarle il viso, anzi sorrise dolcemente — Anche tu, Mark. — e allora lui decise che l’avrebbe abbracciata ancora — È così che è iniziato tutto, vero? In un negozio di dischi... — sussurrò perdendosi nel suo abbraccio.
— No. — mormorò toccando piano il suo corpo come a voler constatare che fosse davvero lei e non uno dei suoi sogni di cui lei era la protagonista — È iniziato tutto su Twitter. Il negozio di dischi era solo la migliore ambientazione possibile per noi. 
Passeggiarono insieme dopo aver comprato una decina di dischi, si persero nelle parole che per due anni non si erano scambiati. Sembrava che il tempo non fosse passato, condividevano ancora le stesse passioni e le stesse idee e riuscivano a capirsi anche solo con uno sguardo. Decisero di andare sulla spiaggia insieme rendendosi conto che era praticamente deserta visto il vento che si era alzato; Hazel chiamò Angie che era diventata quasi la sua manager ed ambiva ad assumere definitivamente quel ruolo se lei avesse vinto il concorso, le disse che si sentiva stanca a causa del viaggio e del jet-lag e che si sarebbero viste direttamente a cena, Mark sorrise ricordando quando quattro anni prima lei rifilava le stesse scuse a sua madre ogni volta che si vedevano.
— Sono arrivata stamattina da New York. — gli disse quando poi spense il cellulare — Il trasloco è stato meno difficile sta volta perché essendo rimasta lì solo per sei mesi, non mi ero ancora sistemata del tutto. Il camion con la mia roba dovrebbe arrivare tra una settimana o due, torno a vivere con Angie. — Mark registrò quest’ultima informazione e poi la guardò aggrottando la fronte, Hazel sorrise dolcemente senza staccare lo sguardo da lui che pensò che, nonostante il tempo, Hazel continuava a guardarlo come se fosse il sole — Lawrence ed io ci siamo lasciati sei mesi fa, per questo mi sono trasferita a New York. 
— Mi dispiace. — mentì senza sapere bene che cosa dirle, non era veramente dispiaciuto, ma non sapeva neanche come prendere quella notizia. Erano passati due anni da quando l’aveva desiderata ed aveva sperato ad un futuro con lei, ma nel frattempo era cambiato tutto.
— L’abbiamo deciso insieme. — continuò con una scrollata di spalle, non sembrava triste — La nostra è stata una storia tranquilla, sempre in sintonia, con pochi litigi futili che abbiamo sempre superato poco dopo. Abbiamo festeggiato San Valentino e ci siamo resi conto di volerci bene, tantissimo, ma semplicemente l’amore che è durato per due anni, era finito ed abbiamo deciso di lasciarci con la promessa che però ci saremmo sempre l’uno per l’altra. Lawrence è una delle persone che sento di più e a cui voglio più bene, si è trasferito qui a Santa Monica dove lavora e ci siamo visti spesso da quando io sono andata a New York; resta comunque la prima persona che chiamo se ho bisogno di qualcosa, anche solo di parlare un po’. — sorrise — Non so perché ti stia raccontano tutto questo...
Mark cercò la mano di Hazel e la intrecciò alla sua — Mi fa piacere che tu l’abbia fatto.
— Dovresti dirmi di te ora. Ho parlato troppo di me...
— Io sono sempre ed irrimediabilmente single. — ironizzò guardandola di sottecchi — Ma mi tengo impegnato con il lavoro e le mie passioni. Continuo a fingermi cantautore ed è il motivo per cui sono qui al festival e stavolta ero anche determinato a vincere, almeno lo ero fino a un’ora fa.
— Voglio che tu lo sia ancora. — ribadì senza staccare la mano dalla sua — Vinci per me.
Sorrise disegnando cerchi concentrici sul dorso della sua mano — Come ai vecchi tempi? — la provocò dolcemente e lei annuì.
Tornarono insieme in albergo, quasi furtivamente affinché Angie ed Antony non li vedessero insieme; Hazel aveva mandato loro un messaggio dicendo che aveva incontrato un vecchio amico e restava fuori a cena con lui e loro erano quasi certi che si riferisse a Lawrence. 
Quando si ritrovarono alla hall dell’albergo, Hazel indossava un vestito grigio scuro lungo che le aderiva sul corpo e che aveva uno spacco abbastanza profondo su una gamba e, sulle spalle scoperte, aveva messo un bolerino finemente ricamato nero come i sandali con la zeppa ed aveva un trucco che le metteva in risalto gli occhi. Mark si sentì mancare il respiro per quanto era bella.
— Sei bellissima. — ammise incapace di staccare gli occhi dalle forme del suo corpo messe in risalto dall’abito aderente.
Hazel sorrise e lui fu felice di constatare che crescendo non aveva perso la sua caratteristica di arrossire quando le veniva fatto un complimento. 
Passarono una serata piacevole insieme, mangiando in un ristorante sul mare e poi passeggiando mano nella mano, senza però concedersi di più e si lasciarono a malincuore per andare a dormire dato che il giorno dopo avrebbero dovuto svegliarsi presto per le interviste e poi il pomeriggio sarebbe iniziata la finale del concorso.
La rivide solo quando arrivò nel backstage, mentre lei era nel suo camerino con la porta socchiusa, affiancata da Angie che le stava facendo il trucco ed Antony che parlava a telefono; Hazel indossava un vestitino senza maniche bianco e aderente che le arrivava sopra le ginocchia e sopra un cardigan corto rosso ciliegia abbinato alla fantasia floreale del vestito e ai décolleté. 
Mark si sentiva come se avesse dell’oro fuso nel petto; aveva sempre pensato che continuava ad amare il ricordo di Hazel, ma rivedendola si sarebbe reso conto di non provare più nulla e invece non era cambiato niente, provava le stesse sensazioni di quando quattro anni prima, quando era impegnato con un’altra ragazza, cercava Hazel continuamente perché lo faceva stare bene in un modo nuovo.
Si avvicinò al camerino e bussò attirando l’attenzione dei suoi amici che lo guardarono come se fosse un fantasma, lui però era concentrato su Hazel il cui sorriso si allargò illuminandole gli occhi, si alzò e gli andò incontro stringendolo in un abbraccio che gli levò il respiro.
— Ehi... — mormorò avvolgendole le braccia attorno ai fianchi ed avvicinandola il più possibile a sé — Forse dovremmo dare qualche spiegazione. — sussurrò piano al suo orecchio compiacendosi di provocarle ancora i brividi — Ah, sei bellissima.
La sentì aderire ancora di più al suo corpo, mentre respirava il profumo della sua pelle con il viso premuto sul suo collo, avvertì le sue labbra poggiarvisi sopra per un secondo e poi si allontanò, con le guance rosse e quell’espressione che lui aveva imparato a riconoscere sul suo volto: desiderio di lui.
Spiegò velocemente il motivo per cui lui fosse lì e come si erano rivisti il giorno prima e poi lo seguì nel suo camerino.
— Piccola H, evita abbracci come quello di prima. L’effetto che tu hai su di me non è cambiato. — la provocò sentendola rabbrividire leggermente, erano ancora abbastanza vicini da percepire il calore della sua pelle e dovette fare un grande sforzo per non circondarle il viso con le mani e baciarla.
— Anche per me. — ammise diventando seria — Ti ho pensato ogni giorno della mia vita da quel cinque settembre duemilaquattordici, mi sei mancato più di qualsiasi altra cosa al mondo e rivederti ieri... — deglutì e i suoi occhi si inumidirono — Penso che poche volte io sia stata più felice e comunque ogni volta è stata quasi sempre con te. — gli prese una mano e se la portò sul petto in corrispondenza del cuore, Mark respirò profondamente per mantenere il controllo di se stesso e sentì il suo cuore battere forte — Questo è quello che provo ogni volta che ti vedo, che ti sento, ogni volta che pensavo che il messaggio che mi era arrivato fosse il tuo, ogni volta che tu sei vicino a me o che qualcuno dice il tuo nome... È sempre stato così e non ha mai smesso anche quando ero con Lawrence ed ero innamorata di lui. È ancora tuo.
— Hazel... 
Il camerino si aprì e gli organizzatori del festival gli dissero che il prossimo ad esibirsi doveva essere lui, abbe giusto il tempo di chiederle di guardare la sua esibizione dal palco e poi si ritrovò davanti al pubblico che lo guardava in attesa, lui si avvicinò al chitarrista della band e gli disse una tonalità differente rispetto a quella della canzone che inizialmente aveva deciso di cantare. Poi la musica partì, era quella dolce che aveva scritto in una sera d’estate di due anni prima quando aveva visto per la prima volta la foto di Hazel e Lawrence; non aveva mai cantato quella canzone in pubblico, ma era la cosa migliore che avesse scritto e voleva che Hazel sapesse quanto lui l’amava.
Iniziò a cantare e la vide all’angolo del palco, quasi davanti a lui, sorrise e la guardò negli occhi dedicandogliela. Il suo turno fu quello subito successivo, si mise seduta su uno sgabello alto con in mano la sua chitarra rossa, aveva ancora gli occhi lucidi per la canzone che aveva cantato Mark e seppe che aveva capito che parlava di lei in ogni strofa. Iniziò a cantare, la sua voce era maturata molto, era più limpida e bella e lui avvertì i brividi quando, nella strofa finale, le note diventarono più acute e la sua voce si diffuse ovunque. Le persone erano incantate da lei, dalla sua bellezza e dalla potenza emotiva della sua voce e lui si sentì il primo dei fans di Hazel.
Si ritrovarono insieme in finale, mano nella mano al centro del palco mentre tutti li guardavano perplessi, avrebbero dovuto odiarsi perché quella vittoria avrebbe potuto cambiare la vita di uno di loro, ma Mark era già lontano dal palco, per la prima volta la musica non gli interessava, aveva importanza solo Hazel e la consapevolezza che non avrebbe mai amato come in quel momento.
— Siete stati entrambi molto bravi. — disse il presentatore — La giuria ha amato voi, le vostre canzoni e la vostra voce e credo anche il pubblico. — tutti applaudirono e Mark si ritrovò a sperare con tutto se stesso che fosse Hazel a vincere — Ma il primo posto e la possibilità di aprire i concerti delle date californiane dei Thee Oh Sees va a... — le loro mani si strinsero di più e lei lo guardò sorridendo, era tranquilla ed innamorata come la prima volta che si erano baciati su quella panchina a Redlands, ora lui lo sapeva e sapeva di provare lo stesso — Mark Morrison!
Il pubblico era diviso tra grida di gioia e di delusione per Hazel, il presentatore gli consegnò il piccolo trofeo a forma di microfono, il primo premio che vinceva nella sua vita e poi, quando si fu allontanato, Hazel gli avvolse le braccia al collo. 
— Avresti dovuto vincere tu. — sussurrò.
— No Mark... 
Ma fu interrotta da uno della giuria che Mark aveva riconosciuto come un produttore della Hollywood Records — È bello vedere che Hazel Togni l’abbia presa così bene... — disse prendendo il microfono e salendo sul palco accanto a loro — Sei stata incredibilmente brava. — continuò stringendole la mano e poi la strinse a Mark che in quel momento desiderò solo scendere da quel palco e parlare con lei — Lo siete stati entrambi. Ma per quanto mi riguarda, Hazel ha vinto allo stesso modo di Mark.
Hazel sorrise avvicinandosi al microfono — Io ho vinto comunque. — affermò guardando Mark come la prima volta che i loro sguardi si erano incrociati qualche mese prima del loro primo bacio, quando si erano beccati per caso in un negozio di dischi, ma lei era con sua madre e comunque l’aveva guardato come se fosse una divinità — Io ho vinto perché non potevo avere regalo più grande della canzone che Mark ha cantato su questo palco. Io non sono brava a trasportare i sentimenti in musica come fai tu, ma ho vinto comunque perché sei stato l’unico in grado di tirare fuori i miei sentimenti, di insegnarmi cosa significa amare e non ho bisogno di un premio per dirti che sono innamorata di te, Mio. — si era commossa, ma non fece niente per nasconderlo, si alzò sulle punte e lo guardò intensamente — Ti amo Mark Morrison. — e poi lo baciò.
Mark percepì appena il boato del pubblico in delirio per l’incredibile dichiarazione d’amore che lei aveva fatto davanti a tutti e davanti le telecamere di diverse emittenti locali, percepì appena il produttore dirle che voleva incontrarla alla sede della Hollywood Records per proporle un contratto discografico. Si sentì come se tutto il mondo fosse lontano da loro in quel momento, mentre le sue labbra toccavano di nuovo quelle della ragazza che amava, ricordava perfettamente il loro sapore, il modo in cui i loro corpi aderissero l’uno all’altro e la sua mano che gli passava tra i capelli.
— Ti amo anche io, Hazel. — concluse mentre le loro labbra si sfioravano ancora.

   
 
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