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Autore: galvanix    03/04/2015    1 recensioni
Vegeta decide di intraprendere un viaggio attraverso il tempo per dare un piccolo sguardo al futuro, nonostante qualche timore da parte della sua Bulma...
"Mentre padre e figlio parlarono, non si accorsero della presenza di una persona che si stava avvicinando all’abitazione perché presi dall’euforia di essersi rivisti dopo tanto tempo.
Vegeta salutò il figlio e fece per andarsene, ma quando si voltò, si trovò davanti proprio la persona che non avrebbe voluto vedere…
Avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi che lo perseguitavano ovunque andasse, in qualsiasi posto o epoca non poteva sfuggire a quello sguardo…
Dopo un lungo silenzio si udirono solo due parole:
“Bulma…”
“Vegeta…”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                               UNO SGUARDO AL FUTURO 
                                    - La decisione del Principe- 
                                               (Ultima Parte)
             
                    

                
 

 


Era passata una settimana dalla sua partenza e Vegeta si stava chiedendo se avesse fatto la cosa giusta.
Si trovava in giardino in quel momento, appoggiato al ciliegio nella sua solita posa a braccia conserte.
Stava ricordando l’istante in cui aveva detto alla sua Bulma che sarebbe ritornato entro tre giorni e la sua espressione velata da una sorta di timore che non lo aveva mai abbandonato da quando si trovava in quel posto.
Tuttavia il saiyan non le aveva fatto nessuna promessa, infatti le aveva soltanto riferito che sarebbe tornato entro tre giorni…allora perché il Principe dei Saiyan si sentiva tanto in colpa?
In fondo non era lui in torto, ma quella maledetta macchina che non voleva saperne di partire.
Era arrabbiato Vegeta, non solo per questo ultimo motivo, ma perché forse la sua Bulma ed il suo Trunks cominciavano veramente a mancargli…
Questo era il vero problema e ciò lo infastidiva non poco, ma non poteva fare altro che ammetterlo a se stesso.
Nel frattempo Mirai Bulma lo osservava dietro i vetri della  porta finestra che si trovava in salotto.
Da qualche giorno si era accorta del comportamento sempre più distaccato e pensieroso da parte del saiyan…
Ovviamente Vegeta non era una persona molto espansiva, ma negli ultimi tre giorni era diventato più taciturno del solito, si estraniava sempre più spesso e rimaneva immerso nella sua solitudine anche per ore.
La donna aveva intuito, all’incirca, la causa del malessere dell’uomo…probabilmente gli mancava la sua famiglia anche se non lo avrebbe mai ammesso e questo, per un istante, le fece sentire un peso allo stomaco.
Si sentiva in colpa, ora, vederlo in quello stato.
Aveva agito egoisticamente, inventandosi la scusa di un problema alla macchina del tempo, non riflettendo sulla conseguenza del suo gesto avventato.
In fondo si era comportata in quel modo perché era stato il cuore a suggerirglielo e non la ragione…
Tuttavia si era resa conto di essere stata un’irresponsabile perché con il suo gesto stava facendo soffrire, non solo il saiyan, ma probabilmente anche la famiglia che stava aspettando il suo ritorno.
La scienziata era consapevole di cosa fosse giusto fare, ma non aveva il coraggio di metterla in atto.
Lei sapeva che Vegeta non sarebbe mai rimasto, per ovvi motivi…
Tuttavia sperava, egoisticamente, di sbagliarsi e che magari passando ancora del tempo in quella dimensione, lui avrebbe cambiato idea…ma forse era soltanto il sogno di una donna disperata…
Immersa nelle sue riflessioni, non si era accorta dell’arrivo del figlio, che vedendola così pensierosa e immaginandone il motivo, le domandò:

“Mamma, tutto bene, c’è qualcosa che non va?”
Voltandosi la donna gli rispose:
“Tesoro, non ti avevo sentito arrivare…comunque non preoccuparti, ero solo assorta nei miei pensieri…”
“Ti sei accorta anche tu che da qualche giorno papà è turbato, non è vero?” chiese il ragazzo fissando il padre dalla finestra.
“Già, me ne sono resa conto…”
“Senti mamma, c’è una cosa che volevo chiederti” disse seriamente il ragazzo.
“Dimmi pure tesoro”
“Ho scoperto tutto... so che sei stata tu a manomettere i cavi della macchina. La scorsa notte ho dato un’occhiata al mezzo e ho capito che quei fili non potevano essersi danneggiati in quel modo…qualcuno doveva averli staccati.
Mi sono chiesto chi poteva compiere un gesto del genere e l’unica persona che mi è venuta in mente sei tu…”

La donna, guardando il figlio negli occhi, non poteva mentirgli anche perché ormai il giovane aveva scoperto tutto e non aveva senso portare avanti quella farsa.
Così, dopo un lungo silenzio, lei sussurrò:

“Hai ragione Trunks, sono stata io a scollegare quei cavi e a danneggiarli e credo che tu abbia capito anche il motivo del mio folle gesto. Non ho potuto farne a meno…quando l’ho rivisto non volevo più farlo andare via.
Con lui sono riaffiorati lentamente tutti i miei ricordi, le sensazioni e mi sono sentita rinascere.
Così ho pensato di prolungare la sua permanenza qui, inventandomi che ci fosse un problema al mezzo…magari con il tempo avrebbe cambiato idea, ma credo di aver combinato soltanto un guaio. Non pensavo potesse soffrire così tanto lontano dalla sua famiglia.
Evidentemente non è lo stesso uomo che ho conosciuto io…
Sono stata soltanto una sciocca…” terminò la donna con le lacrime agli occhi.
Il figlio avvicinandosi alla madre e appoggiando le mani sulle sue spalle le disse:
“Mamma, tu non sei una sciocca. Lo hai sempre amato ed hai agito con il cuore. Io non ci vedo niente di sbagliato o insensato in questo… Ma tu sai che questa non è la cosa giusta da fare.
Anche a me è piaciuto tantissimo averlo vicino, soprattutto ora che sto per diventare padre, ma questa non è la sua epoca.
Deve tornare a casa dalla sua famiglia e avendo conosciuto l’altra te stessa, sono sicuro che sarà disperata non avendolo visto ritornare. Devi fare la cosa giusta…”

La donna, dopo aver ascoltato il discorso del figlio, si rese conto di quanto quella situazione fosse complicata e surreale.
Non poteva continuare ad illudersi e a far soffrire anche lui, così disse a Trunks:

“Hai ragione tesoro, non posso obbligarlo a rimanere qui contro la sua volontà e la decisione è soltanto sua.
Sai cosa faccio ora? Vado subito ad aggiustare il danno che ho fatto alla macchina, non ci metterò molto e poi sarà libero di andarsene”.
“Lo so che è doloroso per te mamma. L’ultima cosa che vorrei è vederti piangere o soffrire, ma è la cosa giusta.
E poi volevo dirti che io ci sarò sempre per te, non ti lascerò mai da sola…hai capito?”
“Ti ringrazio tesoro, io lo so che sarai sempre presente, ma tu devi vivere la tua vita con Bree ed il vostro bambino.
Lo sai che non mi piace essere un peso e poi ho saputo sempre cavarmela in qualsiasi situazione, non devi preoccuparti”.
“Mamma…”
“Trunks, dico sul serio. Ora è meglio che vada altrimenti tuo padre andrà fuori di testa. Ci vediamo dopo”.

La scienziata, dopo aver salutato il figlio, si diresse verso il laboratorio per aggiustare la macchina del tempo.
Rimase dentro per un paio d’ore e dopo aver controllato ogni minimo dettaglio riguardante il mezzo, uscì e si recò da Vegeta per informarlo.
Lo trovò in giardino nella stessa posizione di come lo aveva lasciato poco prima.
Si avvicinò a lui e gli domandò:

“Vegeta tutto ok?”
L’uomo, girato di spalle, rispose seriamente:
“Perché me lo chiedi?”.
“Perché negli ultimi giorni ti ho visto molto distante e distaccato, tutto qui…Tuttavia ero venuto per avvertirti di una cosa…”ma la donna non riuscì a terminare la frase perché un Trunks molto agitato, interruppe il loro dialogo:

“Mamma, papà scusatemi se vi ho interrotto, ma a Bree si sono rotte le acque…vi prego venite”.
I due si guardarono per un istante e infine seguirono il figlio verso le scale per poi arrivare nella camera dove si trovò la ragazza.
Bree era distesa sul letto e ansimava per il dolore, ma la scienziata si era anche accorta della sua paura, così avvicinandosi le consigliò, prendendole la mano:

“Tranquilla Bree, andrà tutto bene non preoccuparti”.
“Io non capisco, mancava ancora una settimana alla sua nascita, io non sono pronta, ho paura” rispose la giovane trattenendo una smorfia di dolore”.
“E’ la cosa più bella del mondo, non devi avere paura. Vedrai che quando lo avrai tra le braccia dimenticherai ogni timore e in quel momento qualsiasi problema non avrà importanza, fidati di me” concluse la scienziata.

Guardando la ragazza, Mirai Bulma comprese che non avrebbero fatto in tempo a condurla in ospedale, per via delle contrazioni divenute molto vicine l’una all’altra.
Decise di intervenire e far nascere il bambino in casa.

“Ascoltate ragazzi, Bree sta per partorire e non faremmo in tempo per l’ospedale quindi preparatevi perché il bambino nascerà qui, ora”.
“Ma mamma noi non ne siamo capaci, non possiamo” aggiunse il ragazzo preoccupato.
“Andiamo Trunks abbiamo superato momenti peggiori.
Ora ascoltami...vai a prendere degli asciugamani puliti, corri!”.

Mentre il ragazzo fece quanto detto, Vegeta si avvicinò alla scienziata e le sussurrò:

Donna, sei sicura di quello che fai?”
“Non abbiamo molte alternative e poi dove credi sia nato Trunks.
All’epoca mi aiutò Chichi a partorire per lo stesso motivo ed ora io farò lo stesso con Bree” rispose fermamente.

Il saiyan, per un momento, la osservo e ammirò molto la sua determinazione e tenacia. Lo rese davvero orgoglioso.
Nel frattempo Mirai Bulma gli mormorò:

“Vegeta ascoltami, ho bisogno di un favore. Deve tenere Trunks fuori da questa stanza perché è troppo agitato e potrebbe far innervosire persino Bree. Potresti farlo?”
“Non c’è problema”.

Intanto il giovane tornò con tutto l’occorrente e mentre stette per entrare, Vegeta lo fermò e gli disse con tono deciso:
“Figliolo, vieni con me”
“Ma papà io…”
“Fai ciò che ti ho detto. Sei troppo nervoso e non saresti di aiuto”.

Il ragazzo seguì alla lettera le direttive del padre e aspettarono lungo il corridoio.
L’attesa iniziò a diventare snervante soprattutto per Trunks.
Percorse avanti ed indietro l’androne facendo irritare solo maggiormente il principe appoggiato al muro nella sua solita posa a braccia conserte. Infine non sopportando oltre urlò al figlio:

“Trunks, vuoi farla finita? Stai incominciando ad innervosirmi”
“Scusami papà, non me ne sono reso conto e le urla di Bree non mi aiutano. Spero solo che vada tutto per il meglio”

Vegeta, vedendo il figlio preoccupato, si staccò dalla parete e gli appoggiò una mano sulla spalla, aggiungendo:

“Andrà tutto bene”
Il ragazzo, udendo il tono rassicurante del padre, placò il suo nervosismo, ma non fece in tempo a ringraziarlo per la sua vicinanza che la porta della stanza si aprì facendo intravedere la scienziata con in braccio il bambino avvolto in una coperta.
Le andò incontro, ma una strana sensazione lo divorò.
Si preoccupò maggiormente, sentendo i singhiozzi di Bree nella camera e appena incrociò lo sguardo allarmato della madre.

“Mamma, che succede?”
“Non lo so tesoro, è andato tutto bene, ma non ha pianto come fanno di solito i bambini appena nati e il suo battito è debole” rispose angosciata la donna con un filo di voce.
“Io lo sapevo che dovevamo andare all’ospedale, tu non eri pronta ad affrontare una cosa del genere. Non dovevo fidarmi e per colpa tua mio figlio ci sta rimettendo con la vita. Te ne rendi conto?” urlò infuriato il giovane.
“Trunks, adesso basta” urlò il padre.
Donna, dammi il bambino”.

La scienziata si avvicinò al saiyan e gli porse il neonato, sperando che Vegeta potesse risolvere quella maledetta situazione.
Il saiyan lo prese tra le braccia e posò un dito sulla fronte del piccolo concentrando parte della sua energia sul corpicino.
Mirai Bulma e Trunks osservarono la scena stupiti, soprattutto non sapendo cosa aspettarsi.
Qualche minuto dopo il piccolo iniziò a piangere per la gioia dei presenti.
Vegeta porse il neonato nella braccia del neo padre e Trunks gli disse emozionato:

“Io non so cosa gli hai fatto, ma non finirò mai di ringraziarti”
“Te lo spiegherò in seguito. Ora vai a tranquillizzare la tua donna” gli suggerì il saiyan.

Il giovane seguì il consiglio del padre e s’intrufolò nella stanza per rasserenare la compagna.
Quando rimasero soli, il principe osservò la scienziata dilaniata dai sensi di colpa per il timore di aver commesso qualche errore e mentre la vide lasciare il corridoio aggiunse:

“Non è colpa tua donna, sarebbe successo comunque anche se si fosse trovata all’ospedale. Queste cose non si possono prevedere”
La scienziata, udendo le parole del saiyan, si bloccò all’istante, ma poi replicò:
“Può darsi, ma dentro a quella stanza c’ero io e mi sono presa la responsabilità di tutto. Forse non ero all’altezza di un compito del genere…non c’è altro da dire” concluse lei andandosene amareggiata.

Arrivò la sera e dopo un veloce e silenzioso pasto si recarono tutti a dormire, visto la lunga ed estenuante giornata appena trascorsa.
Prima di recarsi nella propria stanza, Vegeta intravide Trunks appoggiato al balcone di una delle stanze della casa. Lo raggiunse fuori e il giovane accorgendosi del padre gli confidò:

“Prima non ho avuto la possibilità di ringraziarti come si deve. Hai salvato la vita di mio figlio e te ne sarò riconoscente per sempre”
“Non è me che devi ringraziare perché non sono stato io a far nascere il marmocchio. Se non era per tua madre il piccoletto non sarebbe qui ora e tu lo sai. È rimasta molto ferita dalle tue parole” riferì duramente il padre.
“Lo so e mi dispiace di essermela presa con lei, non era mia intenzione. È solo che ero così preoccupato ed agitato che non sapevo neanche quello che dicevo. Riconosco di avere esagerato… Domani mattina le farò le mie scuse” rispose dispiaciuto.
“Sarà meglio” rispose Vegeta in modo severo.
Dopo qualche minuto di silenzio il ragazzo, curioso, gli chiese:
“Cosa hai fatto a mio figlio per farlo rinvenire”
“Gli ho donato solo una piccola parte della mia energia essendo un neonato, ma non è una cosa semplice da fare.
Bisogna dosarne bene la quantità ed essere molto concentrati altrimenti, se fornita in modo eccessivo, può causare l’effetto contrario”.
“Capisco…comunque grazie per essermi stato vicino. Per me è stata molto importante la tua presenza e sono contento che tu abbia avuto la possibilità di vederlo. Sai papà credo abbia avuto fretta di nascere solo per poter vedere suo nonno”.

Al saiyan fece uno strano effetto sentirsi chiamare “nonno”, ma non lo disturbò affatto, infatti poco dopo replicò:
“Può darsi…”
Dopo qualche minuto di silenzio Vegeta aggiunse:
“Io vado a dormire ” disse incamminandosi verso l’uscita, ma si bloccò non appena il figlio gli domandò:
“Papà, abbiamo deciso di chiamarlo Vegeta jr”.
In quell’istante il principe provò una sensazione che aveva percepito poche volte nella sua vita, conosciuta grazie alla sua Bulma e al piccolo Trunks…la gioia.
Sul volto del saiyan apparve quello che sembrò l’ombra di un sorriso e senza voltarsi rispose sarcasticamente al giovane:
“Bel nome”.

Lasciato Trunks, Vegeta si avviò verso la sua camera, ma quando passò davanti a quella della scienziata si fermò e decise di vedere se Mirai Bulma stesse dormendo.
Quando si affacciò si dovette ricredere perché la trovò appoggiata alla porta finestra girata di spalle.
Vedendola pensierosa decise di entrare e le domandò:

Donna, smettila di incolparti per ciò che è accaduto”
“Vegeta, sai cosa mi ha più ferito…la delusione che ho letto negli occhi di mio figlio. Non mi era mai successo”
“Lui non pensava veramente quelle cose e tu lo sai.
Era solo molto impaurito e il timore di poter perdere il marmocchio lo ha reso fragile…ha dato la colpa a te perché eri il bersaglio più facile”
“Sai Vegeta, è in momenti come questi che luitu… mi manchi da morire. Vorrei sentire la vicinanza del suo corpo sul mio, le sue mani che mi accarezzano, i suoi baci e il suo non dire niente…
Farei qualsiasi cosa per percepire tutte queste sensazioni ancora una volta” confidò la scienziata con le lacrime agli occhi.

Il saiyan ascoltò attentamente il suo discorso e poi prese la sua decisione. Chiuse la porta alle sue spalle, si avvicinò cautamente alla donna e la girò verso di lui, sussurrandole rocamente ad un orecchio:

Bulma, per questa notte farò uno strappo alla regola…soltanto per te”.
La donna, sentendolo chiamarla con il suo nome, provò una fitta allo stomaco che la fece emozionare.
Era da tanto che aspettava quel momento…
Tuttavia, frastornata dalla proposta del saiyan gli chiese:
“Cosa vuoi dire, Vegeta”
“Ora lo vedrai” disse l’uomo cingendole la vita con le braccia e baciandola con fervore.

Si diressero verso il letto iniziando a denudarsi dei propri indumenti ed infine si abbandonarono alla passione.
Per Mirai Bulma fu un sogno ad occhi aperti perché non poteva credere che una cosa del genere potesse riaccaderle.
Sentire di nuovo, sotto le sue mani, il contatto dell’uomo che aveva sempre amato, il suo tocco, il profumo intenso di muschio bianco e menta che lui aveva sempre emanato, i suoi baci e il suo modo di fare l’amore…sensazioni davvero indescrivibili per lei.
Stanchi e ansimanti rimasero distesi uno accanto all’altro immersi nelle proprie riflessioni.
Mirai Bulma conosceva in cuor suo il motivo di quel gesto da parte del saiyan.
Infatti lui voleva lasciarle solo un piccolo ricordo, più vivido di quello che aveva del suo Vegeta, solo per farla sentire più viva e anche…più appagata dopo tutto.
Lui aveva avuto questa idea solo per fare un ultimo regalo ad una donna che aveva dimostrato di essere più forte dell’acciaio e più resistente del ferro.
Meritava di essere accontentata in un suo desiderio, dopo i lunghi anni di sofferenza da lei patiti e il saiyan di questo non si pentiva perché in fondo quella donna era sempre lei…la sua Bulma, in qualsiasi epoca si trovasse.
La scienziata avendo intuito tutto questo, mormorò:

“Grazie Vegeta” donandogli un bacio sulla guancia.
“Non so di cosa tu stia parlando donna” rispose lui arrossendo, facendo finta di non capire.
“Lo so io saiyan”.
Dopo qualche minuto Vegeta le domandò:
“Cosa volevi dirmi, ieri, quando sei venuta fuori in giardino”
“A si, dopo tutto quello che è accaduto, mi è passato di mente…volevo dirti che la macchina del tempo è pronta e puoi partire quando vuoi. Però prima c’è una cosa che devi sapere…
Se non sei potuto partire prima è stata solo colpa mia.
In realtà il mezzo non aveva nessun difetto, era perfetto.
Ero io che volevo tenerti ancora un po’ qui con me…”
                                                                             
                                                                           
                                        
                                                                                                                                                                                            CONTINUA...
 




ANGOLO DELL’AUTRICE

Ciaooo a tutti!
Sono tornata per postare l’ultima parte di questa mini long che ho deciso di dividere in due parti per non annoiarvi troppo…
In questa prima parte del finale non ci sono tracce di Bulma e il piccolo Trunks della dimensione da cui è partito Vegeta, ma non preoccupatevi perché li rivedremo presto.
Chissà come si comporterà ora il saiyan dopo la rivelazione della scienziata…
Pubblicherò il finale di questo terzo ed ultimo capitolo subito dopo Pasqua.
Un GRAZIE speciale a tutti coloro che mi stanno seguendo, mi rendete davvero felice!!!
A Presto e Buona Pasqua a tutti!!! 
Un Bacioneeee

Galvanix
           

  
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