UNO SGUARDO AL FUTURO
- La decisione del
Principe-
(Ultima Parte)
Era passata una settimana dalla sua partenza e Vegeta si stava
chiedendo se avesse fatto la cosa giusta.
Si trovava in giardino in quel momento, appoggiato al ciliegio nella
sua solita posa a braccia conserte.
Stava ricordando l’istante in cui aveva detto alla sua Bulma
che sarebbe ritornato entro tre giorni e la sua espressione velata da
una sorta di timore che non lo aveva mai abbandonato da quando si
trovava in quel posto.
Tuttavia il saiyan non le aveva fatto nessuna promessa, infatti le
aveva soltanto riferito che sarebbe tornato entro tre
giorni…allora perché il Principe dei
Saiyan si sentiva tanto in colpa?
In fondo non era lui in torto, ma quella maledetta macchina che non
voleva saperne di partire.
Era arrabbiato Vegeta, non solo per questo ultimo motivo, ma
perché forse la sua Bulma ed il suo
Trunks cominciavano veramente a mancargli…
Questo era il vero problema e ciò lo infastidiva non poco,
ma non poteva fare altro che ammetterlo a se stesso.
Nel frattempo Mirai Bulma lo osservava dietro i vetri della
porta finestra che si trovava in salotto.
Da qualche giorno si era accorta del comportamento sempre
più distaccato e pensieroso da parte del saiyan…
Ovviamente Vegeta non era una persona molto espansiva, ma negli ultimi
tre giorni era diventato più taciturno del solito, si
estraniava sempre più spesso e rimaneva immerso nella sua
solitudine anche per ore.
La donna aveva intuito, all’incirca, la causa del malessere
dell’uomo…probabilmente gli mancava la sua
famiglia anche se non lo avrebbe mai ammesso e questo, per un istante,
le fece sentire un peso allo stomaco.
Si sentiva in colpa, ora, vederlo in quello stato.
Aveva agito egoisticamente, inventandosi la scusa di un problema alla
macchina del tempo, non riflettendo sulla conseguenza del suo gesto
avventato.
In fondo si era comportata in quel modo perché era stato il
cuore a suggerirglielo e non la ragione…
Tuttavia si era resa conto di essere stata un’irresponsabile
perché con il suo gesto stava facendo soffrire, non solo il
saiyan, ma probabilmente anche la famiglia che stava aspettando il suo
ritorno.
La scienziata era consapevole di cosa fosse giusto fare, ma non aveva
il coraggio di metterla in atto.
Lei sapeva che Vegeta non sarebbe mai rimasto, per ovvi
motivi…
Tuttavia sperava, egoisticamente, di sbagliarsi e che magari passando
ancora del tempo in quella dimensione, lui avrebbe cambiato
idea…ma forse era soltanto il sogno di una donna
disperata…
Immersa nelle sue riflessioni, non si era accorta dell’arrivo
del figlio, che vedendola così pensierosa e immaginandone il
motivo, le domandò:
“Mamma, tutto bene, c’è
qualcosa che non va?”
Voltandosi la donna gli rispose:
“Tesoro, non ti avevo sentito arrivare…comunque
non preoccuparti, ero solo assorta nei miei
pensieri…”
“Ti sei accorta anche tu che da qualche giorno
papà è turbato, non è vero?”
chiese il ragazzo fissando il padre dalla finestra.
“Già, me ne sono resa conto…”
“Senti mamma, c’è una cosa che volevo
chiederti” disse seriamente il ragazzo.
“Dimmi pure tesoro”
“Ho scoperto tutto... so che sei stata tu a manomettere i
cavi della macchina. La scorsa notte ho dato un’occhiata al
mezzo e ho capito che quei fili non potevano essersi danneggiati in
quel modo…qualcuno doveva averli staccati.
Mi sono chiesto chi poteva compiere un gesto del genere e
l’unica persona che mi è venuta in mente sei
tu…”
La donna, guardando il figlio negli occhi, non poteva
mentirgli anche perché ormai il giovane aveva scoperto tutto
e non aveva senso portare avanti quella farsa.
Così, dopo un lungo silenzio, lei sussurrò:
“Hai ragione Trunks, sono stata io a scollegare quei
cavi e a danneggiarli e credo che tu abbia capito anche il motivo del
mio folle gesto. Non ho potuto farne a meno…quando
l’ho rivisto non volevo più farlo andare via.
Con lui sono riaffiorati lentamente tutti i miei ricordi, le sensazioni
e mi sono sentita rinascere.
Così ho pensato di prolungare la sua permanenza qui,
inventandomi che ci fosse un problema al mezzo…magari con il
tempo avrebbe cambiato idea, ma credo di aver combinato soltanto un
guaio. Non pensavo potesse soffrire così tanto lontano dalla
sua famiglia.
Evidentemente non è lo stesso uomo che
ho conosciuto io…
Sono stata soltanto una sciocca…”
terminò la donna con le lacrime agli occhi.
Il figlio avvicinandosi alla madre e appoggiando le mani sulle sue
spalle le disse:
“Mamma, tu non sei una sciocca. Lo hai sempre amato ed hai
agito con il cuore. Io non ci vedo niente di sbagliato o insensato in
questo… Ma tu sai che questa non è la cosa giusta
da fare.
Anche a me è piaciuto tantissimo averlo vicino, soprattutto
ora che sto per diventare padre, ma questa non è la sua
epoca.
Deve tornare a casa dalla sua famiglia e avendo conosciuto
l’altra te stessa, sono sicuro che sarà disperata
non avendolo visto ritornare. Devi fare la cosa
giusta…”
La donna, dopo aver ascoltato il discorso del figlio, si rese
conto di quanto quella situazione fosse complicata e surreale.
Non poteva continuare ad illudersi e a far soffrire anche lui,
così disse a Trunks:
“Hai ragione tesoro, non posso obbligarlo a rimanere
qui contro la sua volontà e la decisione è
soltanto sua.
Sai cosa faccio ora? Vado subito ad aggiustare il danno che ho fatto
alla macchina, non ci metterò molto e poi sarà
libero di andarsene”.
“Lo so che è doloroso per te mamma.
L’ultima cosa che vorrei è vederti piangere o
soffrire, ma è la cosa giusta.
E poi volevo dirti che io ci sarò sempre per te, non ti
lascerò mai da sola…hai capito?”
“Ti ringrazio tesoro, io lo so che sarai sempre presente, ma
tu devi vivere la tua vita con Bree ed il vostro bambino.
Lo sai che non mi piace essere un peso e poi ho saputo sempre cavarmela
in qualsiasi situazione, non devi preoccuparti”.
“Mamma…”
“Trunks, dico sul serio. Ora è meglio che vada
altrimenti tuo padre andrà fuori di testa. Ci vediamo
dopo”.
La scienziata, dopo aver salutato il figlio, si diresse verso
il laboratorio per aggiustare la macchina del tempo.
Rimase dentro per un paio d’ore e dopo aver controllato ogni
minimo dettaglio riguardante il mezzo, uscì e si
recò da Vegeta per informarlo.
Lo trovò in giardino nella stessa posizione di come lo aveva
lasciato poco prima.
Si avvicinò a lui e gli domandò:
“Vegeta tutto ok?”
L’uomo, girato di spalle, rispose seriamente:
“Perché me lo chiedi?”.
“Perché negli ultimi giorni ti ho visto molto
distante e distaccato, tutto qui…Tuttavia ero venuto per
avvertirti di una cosa…”ma la donna non
riuscì a terminare la frase perché un Trunks
molto agitato, interruppe il loro dialogo:
“Mamma, papà scusatemi se vi ho
interrotto, ma a Bree si sono rotte le acque…vi prego
venite”.
I due si guardarono per un istante e infine seguirono il figlio verso
le scale per poi arrivare nella camera dove si trovò la
ragazza.
Bree era distesa sul letto e ansimava per il dolore, ma la scienziata
si era anche accorta della sua paura, così
avvicinandosi le consigliò, prendendole la mano:
“Tranquilla Bree, andrà tutto bene non
preoccuparti”.
“Io non capisco, mancava ancora una settimana alla sua
nascita, io non sono pronta, ho paura” rispose la giovane
trattenendo una smorfia di dolore”.
“E’ la cosa più bella del mondo, non
devi avere paura. Vedrai che quando lo avrai tra le braccia
dimenticherai ogni timore e in quel momento qualsiasi problema non
avrà importanza, fidati di me” concluse la
scienziata.
Guardando la ragazza, Mirai Bulma comprese che non avrebbero
fatto in tempo a condurla in ospedale, per via delle contrazioni
divenute molto vicine l’una all’altra.
Decise di intervenire e far nascere il bambino in casa.
“Ascoltate ragazzi, Bree sta per partorire e non
faremmo in tempo per l’ospedale quindi preparatevi
perché il bambino nascerà qui, ora”.
“Ma mamma noi non ne siamo capaci, non possiamo”
aggiunse il ragazzo preoccupato.
“Andiamo Trunks abbiamo superato momenti peggiori.
Ora ascoltami...vai a prendere degli asciugamani puliti,
corri!”.
Mentre il ragazzo fece quanto detto, Vegeta si avvicinò alla scienziata e le sussurrò:
“Donna, sei sicura di quello
che fai?”
“Non abbiamo molte alternative e poi dove credi sia nato
Trunks.
All’epoca mi aiutò Chichi a partorire per lo
stesso motivo ed ora io farò lo stesso con Bree”
rispose fermamente.
Il saiyan, per un momento, la osservo e ammirò
molto la sua determinazione e tenacia. Lo rese davvero orgoglioso.
Nel frattempo Mirai Bulma gli mormorò:
“Vegeta ascoltami, ho bisogno di un favore. Deve
tenere Trunks fuori da questa stanza perché è
troppo agitato e potrebbe far innervosire persino Bree. Potresti
farlo?”
“Non c’è problema”.
Intanto il giovane tornò con tutto
l’occorrente e mentre stette per entrare, Vegeta lo
fermò e gli disse con tono deciso:
“Figliolo, vieni con me”
“Ma papà io…”
“Fai ciò che ti ho detto. Sei troppo nervoso e non
saresti di aiuto”.
Il ragazzo seguì alla lettera le direttive del
padre e aspettarono lungo il corridoio.
L’attesa iniziò a diventare snervante soprattutto
per Trunks.
Percorse avanti ed indietro l’androne facendo irritare solo
maggiormente il principe appoggiato al muro nella sua solita posa a
braccia conserte. Infine non sopportando oltre urlò al
figlio:
“Trunks, vuoi farla finita? Stai incominciando ad
innervosirmi”
“Scusami papà, non me ne sono reso conto e le urla
di Bree non mi aiutano. Spero solo che vada tutto per il
meglio”
Vegeta, vedendo il figlio preoccupato, si staccò dalla parete e gli appoggiò una mano sulla spalla, aggiungendo:
“Andrà tutto bene”
Il ragazzo, udendo il tono rassicurante del padre, placò il
suo nervosismo, ma non fece in tempo a ringraziarlo per la sua
vicinanza che la porta della stanza si aprì facendo
intravedere la scienziata con in braccio il bambino avvolto in una
coperta.
Le andò incontro, ma una strana sensazione lo
divorò.
Si preoccupò maggiormente, sentendo i singhiozzi di Bree
nella camera e appena incrociò lo sguardo allarmato della
madre.
“Mamma, che succede?”
“Non lo so tesoro, è andato tutto bene, ma non ha
pianto come fanno di solito i bambini appena nati e il suo battito
è debole” rispose angosciata la donna con un filo
di voce.
“Io lo sapevo che dovevamo andare all’ospedale, tu
non eri pronta ad affrontare una cosa del genere. Non dovevo fidarmi e
per colpa tua mio figlio ci sta rimettendo con la vita. Te ne rendi
conto?” urlò infuriato il giovane.
“Trunks, adesso basta” urlò il padre.
“Donna, dammi il bambino”.
La scienziata si avvicinò al saiyan e gli porse il
neonato, sperando che Vegeta potesse risolvere quella maledetta
situazione.
Il saiyan lo prese tra le braccia e posò un dito sulla
fronte del piccolo concentrando parte della sua energia sul corpicino.
Mirai Bulma e Trunks osservarono la scena stupiti, soprattutto non
sapendo cosa aspettarsi.
Qualche minuto dopo il piccolo iniziò a piangere per la
gioia dei presenti.
Vegeta porse il neonato nella braccia del neo padre e Trunks gli disse
emozionato:
“Io non so cosa gli hai fatto, ma non
finirò mai di ringraziarti”
“Te lo spiegherò in seguito. Ora vai a
tranquillizzare la tua donna” gli suggerì il
saiyan.
Il giovane seguì il consiglio del padre e
s’intrufolò nella stanza per rasserenare la
compagna.
Quando rimasero soli, il principe osservò la scienziata
dilaniata dai sensi di colpa per il timore di aver commesso qualche
errore e mentre la vide lasciare il corridoio aggiunse:
“Non è colpa tua donna, sarebbe successo
comunque anche se si fosse trovata all’ospedale. Queste cose
non si possono prevedere”
La scienziata, udendo le parole del saiyan, si bloccò
all’istante, ma poi replicò:
“Può darsi, ma dentro a quella stanza
c’ero io e mi sono presa la responsabilità di
tutto. Forse non ero all’altezza di un compito del
genere…non c’è altro da dire”
concluse lei andandosene amareggiata.
Arrivò la sera e dopo un veloce e silenzioso pasto
si recarono tutti a dormire, visto la lunga ed estenuante giornata
appena trascorsa.
Prima di recarsi nella propria stanza, Vegeta intravide Trunks
appoggiato al balcone di una delle stanze della casa. Lo raggiunse
fuori e il giovane accorgendosi del padre gli confidò:
“Prima non ho avuto la possibilità di
ringraziarti come si deve. Hai salvato la vita di mio figlio e te ne
sarò riconoscente per sempre”
“Non è me che devi ringraziare perché
non sono stato io a far nascere il marmocchio. Se non era per tua madre
il piccoletto non sarebbe qui ora e tu lo sai. È rimasta
molto ferita dalle tue parole” riferì duramente il
padre.
“Lo so e mi dispiace di essermela presa con lei, non era mia
intenzione. È solo che ero così preoccupato ed
agitato che non sapevo neanche quello che dicevo. Riconosco di avere
esagerato… Domani mattina le farò le mie
scuse” rispose dispiaciuto.
“Sarà meglio” rispose Vegeta in modo
severo.
Dopo qualche minuto di silenzio il ragazzo, curioso, gli chiese:
“Cosa hai fatto a mio figlio per farlo rinvenire”
“Gli ho donato solo una piccola parte della mia energia
essendo un neonato, ma non è una cosa semplice da fare.
Bisogna dosarne bene la quantità ed essere molto concentrati
altrimenti, se fornita in modo eccessivo, può causare
l’effetto contrario”.
“Capisco…comunque grazie per essermi stato vicino.
Per me è stata molto importante la tua presenza e sono
contento che tu abbia avuto la possibilità di vederlo. Sai
papà credo abbia avuto fretta di nascere solo per poter
vedere suo nonno”.
Al saiyan fece uno strano effetto sentirsi chiamare
“nonno”, ma non lo disturbò affatto,
infatti poco dopo replicò:
“Può darsi…”
Dopo qualche minuto di silenzio Vegeta aggiunse:
“Io vado a dormire ” disse incamminandosi verso
l’uscita, ma si bloccò non appena il figlio gli
domandò:
“Papà, abbiamo deciso di chiamarlo Vegeta
jr”.
In quell’istante il principe provò una sensazione
che aveva percepito poche volte nella sua vita, conosciuta grazie alla
sua Bulma e al piccolo Trunks…la gioia.
Sul volto del saiyan apparve quello che sembrò
l’ombra di un sorriso e senza voltarsi rispose
sarcasticamente al giovane:
“Bel nome”.
Lasciato Trunks, Vegeta si avviò verso la sua
camera, ma quando passò davanti a quella della scienziata si
fermò e decise di vedere se Mirai Bulma stesse dormendo.
Quando si affacciò si dovette ricredere perché la
trovò appoggiata alla porta finestra girata di spalle.
Vedendola pensierosa decise di entrare e le domandò:
“Donna, smettila di incolparti
per ciò che è accaduto”
“Vegeta, sai cosa mi ha più ferito…la
delusione che ho letto negli occhi di mio figlio. Non mi era mai
successo”
“Lui non pensava veramente quelle cose e tu lo sai.
Era solo molto impaurito e il timore di poter perdere il marmocchio lo
ha reso fragile…ha dato la colpa a te perché eri
il bersaglio più facile”
“Sai Vegeta, è in momenti come questi che lui…tu…
mi manchi da morire. Vorrei sentire la vicinanza del suo corpo sul mio,
le sue mani che mi accarezzano, i suoi baci e il suo non dire
niente…
Farei qualsiasi cosa per percepire tutte queste sensazioni ancora una
volta” confidò la scienziata con le lacrime agli
occhi.
Il saiyan ascoltò attentamente il suo discorso e poi prese la sua decisione. Chiuse la porta alle sue spalle, si avvicinò cautamente alla donna e la girò verso di lui, sussurrandole rocamente ad un orecchio:
“Bulma,
per questa notte farò uno strappo alla
regola…soltanto per te”.
La donna, sentendolo chiamarla con il suo nome, provò una
fitta allo stomaco che la fece emozionare.
Era da tanto che aspettava quel momento…
Tuttavia, frastornata dalla proposta del saiyan gli chiese:
“Cosa vuoi dire, Vegeta”
“Ora lo vedrai” disse l’uomo cingendole
la vita con le braccia e baciandola con fervore.
Si diressero verso il letto iniziando a denudarsi dei propri
indumenti ed infine si abbandonarono alla passione.
Per Mirai Bulma fu un sogno ad occhi aperti perché non
poteva credere che una cosa del genere potesse riaccaderle.
Sentire di nuovo, sotto le sue mani, il contatto dell’uomo
che aveva sempre amato, il suo tocco, il profumo intenso di muschio
bianco e menta che lui aveva sempre emanato, i suoi baci e il suo modo
di fare l’amore…sensazioni davvero indescrivibili
per lei.
Stanchi e ansimanti rimasero distesi uno accanto all’altro
immersi nelle proprie riflessioni.
Mirai Bulma conosceva in cuor suo il motivo di quel gesto da parte del
saiyan.
Infatti lui voleva lasciarle solo un piccolo ricordo, più
vivido di quello che aveva del suo Vegeta, solo per farla sentire
più viva e anche…più appagata dopo
tutto.
Lui aveva avuto questa idea solo per fare un ultimo regalo ad una donna
che aveva dimostrato di essere più forte
dell’acciaio e più resistente del ferro.
Meritava di essere accontentata in un suo desiderio, dopo i lunghi anni
di sofferenza da lei patiti e il saiyan di questo non si pentiva
perché in fondo quella donna era sempre lei…la
sua Bulma, in qualsiasi epoca si trovasse.
La scienziata avendo intuito tutto questo, mormorò:
“Grazie Vegeta” donandogli un bacio sulla
guancia.
“Non so di cosa tu stia parlando donna”
rispose lui arrossendo, facendo finta di non capire.
“Lo so io saiyan”.
Dopo qualche minuto Vegeta le domandò:
“Cosa volevi dirmi, ieri, quando sei venuta fuori in
giardino”
“A si, dopo tutto quello che è accaduto, mi
è passato di mente…volevo dirti che la macchina
del tempo è pronta e puoi partire quando vuoi.
Però prima c’è una cosa che devi
sapere…
Se non sei potuto partire prima è stata solo colpa mia.
In realtà il mezzo non aveva nessun difetto, era perfetto.
Ero io che volevo tenerti ancora un po’ qui con
me…”
CONTINUA...
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciaooo a tutti!
Sono tornata per postare l’ultima parte di questa mini long
che ho deciso di dividere in due parti per non annoiarvi
troppo…
In questa prima parte del finale non ci sono tracce di Bulma e il
piccolo Trunks della dimensione da cui è partito Vegeta, ma
non preoccupatevi perché li rivedremo presto.
Chissà come si comporterà ora il saiyan dopo la
rivelazione della scienziata…
Pubblicherò il finale di questo terzo ed ultimo capitolo
subito dopo Pasqua.
Un GRAZIE speciale a tutti coloro che mi
stanno seguendo, mi rendete davvero felice!!!
A Presto e Buona Pasqua a tutti!!!
Un Bacioneeee
Galvanix