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Autore: Najara    05/04/2015    2 recensioni
Jordan, pilota di carro armato, ha perso tutto, la sua famiglia, la sua casa il suo futuro. Ora combatte e quando si risveglia nel bel mezzo del nulla con la sola compagnia di tre commilitoni dovrà imparare a riempire quel vuoto senza una bottiglia ad aiutarla.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di tutto: Buona Pasqua!

Poi… eccovi il nuovo capitolo, il titolo mi sembra appropriato al giorno… anche se non è detto che siano sorprese buone…

Come sempre grazie a tutti e buona lettura!

 

 

 

Terzo capitolo: Sorprese

 

Il mattino dopo si sentiva spossata, non sapeva se era la mancanza di alcool che si faceva di nuovo sentire o semplicemente i postumi della sua crisi. Comunque quando tentò di uscire da sola cadde e fu Sten a rimetterla in piedi,

“Jordan, come stai?” Le chiese, uno sguardo preoccupato negli occhi.

“Bene Sten, sono solo scivolata…” L’uomo non appariva convinto e la aiutò a sedersi sulla cassa dei caricatori del P90. Ramirez la salutò con un cenno, era concentrato in cucina. Avevano delle razione di emergenza e preparale richiedeva una mano ferma. Bisognava rompere il reagente che avrebbe scaldato il contenuto poi senza bruciarsi aprirlo e…

“Pronto! A tavola signori!” Loewy scese dalla torretta rivolgendole un buongiorno assonnato, la prima busta fu passata a lei. Ramirez servì gli altri poi raggiunse la torretta mangiando. Era qualcosa che assomigliava al pollo, forse c’era un aroma che voleva imitare il curry… ma forse no, dopo due cucchiai si sentì sazia e dovette sforzarsi, su incoraggiamento di Sten, a mangiarne ancora un po’.

Un rumore sordo fece alzare la testa a tutti e quattro, il rumore si fece sentire ancora e come in risposta un vento caldo li investì.

“Finite in fretta e preparate il sapone!” Ramirez obbedendo al suo stesso ordine finì con due cucchiaiate la propria razione poi, insieme a Sten, verificò che il telo mimetico e impermeabile coprisse l’intero carro armato.

Non erano passati neanche due minuti dal primo tuono quando il temporale lì investì con forza. Loewy l’aveva aiutata a rientrare nel vano e aveva chiuso il portello con l’ordine tassativo del comandante di non sbirciare. All’esterno Ramirez e Sten si godevano la doccia a sorpresa, sfruttando a pieno l’acqua calda portata dalla tempesta tropicale.

“E pensare che ieri notte rabbrividivo dal freddo”

“E’ un posto strano…” Rispose Jordan,

“Già, ma ci si abitua…” La guardò come per decidere qualcosa poi chiese, “Sei venuta qui per i tuoi zii?” La domanda la stupì.

“Come…?”

“Mentre stavi male, deliravi e parlavi di Frenk e Susy, Sten mi ha detto che sono i tuoi zii…”

“Sì” Rimase in silenzio, non ne aveva quasi parlato, a Sten aveva detto solo due o tre cose, “Mia madre è morta quando avevo tre anni, i miei zii mi hanno presa con loro e mi hanno cresciuta.” Loewy annuì ma rimase in silenzio come se aspettasse il resto e lei la accontentò, aveva bisogno di parlarne e sentiva di potersi confidare con quella ragazza, “Susy, mia zia, si è ammalata quando avevo diciassette anni, avevo appena vinto una piccola borsa di studio per il college e mio zio non me l’ha detto” Prese un profondo respiro, mentre ricordava quei mesi, con dolore “Ero impegnata quei giorni, cercavo dei lavori da fare per poter studiare senza pesare suoi miei zii ed ero raramente a casa, poi un giorno sono arrivata e c’era l’ambulanza, mio zio aveva avuto un collasso nella sua officina, lavorava tutto il giorno e dormiva solo qualche ora la notte, aggiunta all’età e allo stress per mia zia non c’era da stupirsene… e io stupida non mi ero accorata di niente. Allora seppi tutta la verità, mia zia stava morendo della stessa malattia di mia madre. Ma i tempi erano cambiati, ora ci si poteva convivere… se si era ricchi” Sospirò, non guardava la ragazza ma sentiva il suo sguardo su di lei, “Per questo mio zio si stava uccidendo di lavoro.” Prese un profondo respiro, “Il mattino dopo ero al centro di arruolamento.” Non c’era bisogno di aggiungere niente. Rimasero in silenzio tutte e due per lunghi minuti, Jordan riviveva quei momenti, non aveva potuto salutare i suoi zii, sapeva solo che avevano avuto il denaro e che sarebbero stati bene. Quella sera si era ubriacata per la prima volta.

“E come sei finita tra i carristi?”, Questa volta Jordan sorrise.

“Non posso dirtelo. È troppo ridicolo” Loewy si illuminò, un sorriso che si accendeva sul suo volto.

“Oh, ora lo voglio sapere a tutti i costi!” Jordan sorrise ancora poi annuì.

“Va bene… ma niente prese in giro! Conosci Harry Turtledove?”

“Scriveva libri no?”

“Sì, è uno scrittore del novecento, l’unica cosa che ho di mia madre è un suo libro, il primo del ciclo dell’Invasione, l’avrò letto dieci volte”, La ragazza la guardava interrogativa e allora lei, un po’ in imbarazzo spiegò: “Non ti racconto tutto, ma insomma… c’era un tedesco, era un carrista e beh era il mio personaggio preferito allora quando mi hanno chiesto di mettere un corpo come preferito ho barrato carrista… non credevo di essere esaudita e puoi immaginare il mio stupore quando ho scoperto che il mio copilota sarebbe stato un tedesco!” Loewy ridacchiò, la guardava con un grande sorriso sul volto, ma non c’era niente di derisorio in lei, solo simpatia.

“E’ una bella storia” Le disse,

“E tu? Com’è che ami così tanto le armi?” Le chiese allora lei.

“Oh, è una storia d’amore iniziata quando avevo sette anni, ero in gita scolastica, mia madre mi aveva dato qualcosa per comprarmi il pranzo ma io ho visto un libro nella vetrina di una libreria, sono entrata e l’ho comprato spendendo tutto quanto e saltando il pranzo” Rise di se stessa poi spiegò ancora, “Era un libro ricco d’illustrazioni e raccontava la storia delle armi, partendo dalla selce, passando dal gladio romano, dall’alabarda, alla katana e alla scimitarra fino al Kalashnikov e all’Uzi, insomma, avevo trovato il mio libro sacro”

“E tua madre cosa disse?”

“Oh lei… gettò il libro e mi sgridò, poi per punizione saltai anche cena, ma ovviamente il mattino dopo mi aveva perdonato e ricevetti doppia colazione… non sapeva che non appena si era coricata mi ero alzata e rimpinzata dopo aver recuperato il mio libro” Jordan rise immaginando una piccola Loewy già combattiva e piena di vita.

Un colpo battuto contro lo sportello le fece voltare.

“Noi abbiamo fatto, tocca a voi, da gentil uomini vi assicuriamo che non guarderemo.” Loewy sorrise.

“Bene, non ne posso più di puzzare, sarà un piacere lavarsi” Jordan arrossì.

“Vai pure tu, io faccio dopo”

“Scherzi vero? Non ti reggi in piedi, ci penso io a te”, malgrado l’imbarazzo Jordan aveva decisamente bisogno di una doccia e sapeva che sola non ce l’avrebbe fatta, così annuì e si fece aiutare a uscire.

Loewy si spogliò rapidamente poi la aiutò a togliersi la tuta e guardandola con un sorriso dolce le tolse anche gli occhiali mettendoli da parte, poi insieme uscirono sotto la pioggia torrenziale. Era calda ed era una meraviglia sentirla scendere lungo il corpo.

“Ora il sapone” Le disse la ragazza, la bocca che le sfiorava l’orecchio per sovrastare il frastuono del temporale. La donna le passò delicatamente il sapone lungo il corpo, Jordan chiuse gli occhi, assaporando il piacere di quella doccia, sopraffatta dalla dolcezza. Quando li riaprì lei la stava guardando, gli occhi verdi e belli fissi nei suoi, rimase così per un tempo che sembrò lunghissimo a Jordan poi la donna sorrise e fece un passo indietro.

“Ce la fai da sola? Prendo due teli per asciugarci…” Lei le annuì, c’era stato qualcosa di forte il quel momento, qualcosa che le aveva fatto battere il cuore più rapidamente e non si fidava della sua voce. Rimase da sola sotto la pioggia e finì di lavarsi, dovette muoversi lentamente, la fatica di rimanere in piedi a lungo che si faceva sentire.

“Fatto, vieni?” Loewy le tese la mano e la accompagnò di nuovo sotto il telo impermeabile, poi la aiutò ad asciugarsi. Infine Jordan si infilò nel sacco a pelo mentre lei usciva a lavare le loro tute.

Mentre la aspettava sentì una fitta di mal di testa, con un certo terrore si guardò le mani e le vide tremare appena. Con un senso di panico capì che sarebbe ricominciato e questa volta non si sarebbero ingannati. Il kit medico era appoggiato lì accanto e lei lo prese con trepidazione, poi in fretta cercò il medicinale a cui mancava una fialetta, non fu difficile, ne prese un'altra e la bevve, il gusto amaro le fece fare una smorfia, ma non importava.

Quando Loewy rientrò e si infilò nel sacco a pelo accanto al suo lei finse di essere addormentata, sapeva che non avrebbe potuto reggere il suo sguardo senza sentirsi sporca.

 

La piaggia torrenziale non durò a lungo e lasciò loro una sorpresa. Quando uscirono da Bobby il paesaggio era cambiato, in poche ore l’erba si era inverdita e rafforzata, la piana giallognola si era ricoperta di verde e di fiori. Lo spettacolo era rimarchevole e Jordan lasciò che il suo animo si sollevasse nel vedere una simile meraviglia. Muoversi ora le risultava molto più facile e quando ebbe mangiato le sembrò di aver ripreso le forze tanto che si propose per il turno di guardia.

Raggiunse la torretta di fuoco e vi si installò, il telo la nascondeva ma le permetteva una visione a trecentosessanta gradi. Sul display del comandante il radar scandagliava il territorio e lei si appostò con il cannocchiale per reperire eventuali pericoli sfuggiti al radar o da esso schermati. Era piacevole starsene lassù, sentiva gli altri chiacchierare più in basso, l’aria tropicale del temporale aveva lasciato il posto ad un tepore primaverile e i colori dei fiori impedivano di annoiarsi. Ricordando cosa avesse nel giubbotto che aveva rindossato per la guardia prese la cioccolata e ne mangiò un pezzetto,

“Ma allora ti piace” Loewy le sorrise e lei arrossì.

“Certo, se la rivuoi…”

“Ma che dici, un regalo è un regalo!” La donna si infilò nella torretta di fuoco e raggiunse la sua postazione poi verificò il suo puntatore per qualche minuto infine soddisfatta si voltò verso di lei.

“Come stai?”

“Bene” Jordan le sorrise mentre non distoglieva lo sguardo dal binocolo, “Guarda”, Loewy si alzò e le si avvicinò tendendo lo sguardo, Jordan sorrise, “Un arcobaleno”,

“Bello…” Loewy si voltò per guardarla, erano di nuovo vicinissime e Jordan sentì il suo respiro sfiorarla, la ragazza alzò la mano accarezzandole la guancia.

Loewy…” Jordan sentiva il cuore rombare nelle sue orecchie.

“Mi chiamo Sarah” Mormorò allora la donna, Jordan sentiva un calore prepotente invadergli lo stomaco.

“Io…”

“Sì?” Le chiese la ragazza sorridendo dolcemente.

Un bip bip la fece sobbalzare, Loewy fece un passo indietro per permetterle di guardare il monitor.

“Qualcosa si sta avvicinando velocemente”. Annunciò lei mentre tentava invano di abbassare la temperatura del suo corpo e concentrarsi. Loewy fu più rapida, prese il binocolo e lo puntò nella direzione che indicava il radar,

“Dannazione!” Mormorò tra i denti. Allora lo vide anche Jordan, erano nei guai.

 

  
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