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Autore: Najara    09/04/2015    3 recensioni
Jordan, pilota di carro armato, ha perso tutto, la sua famiglia, la sua casa il suo futuro. Ora combatte e quando si risveglia nel bel mezzo del nulla con la sola compagnia di tre commilitoni dovrà imparare a riempire quel vuoto senza una bottiglia ad aiutarla.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona lettura!

 

 

Quarto capitolo: Intensità

 

“Signore!” Ramirez fu da loro in un baleno, non gli era sfuggito il tono d’urgenza, il suo ordine fu altrettanto rapido:

“Tutti ai posti di combattimento!”

Jordan uscì dalla torretta di fuoco il più in fretta possibile, quando fu a terra Sten le tese l’elmetto e poi il P90, lui aveva già indossato entrambi.

“Di cosa si tratta?” Le chiese l’uomo mentre si infilavano nel carro armato.

“Un velivolo nemico, un elicottero, veniva dritto verso di noi, ma non credo ci abbia visti altrimenti avrebbe avuto una traiettoria diversa… così dice Sarah”, l’uomo la guardò e lei arrossì violentemente, “Loewy, volevo dire Loewy” Si corresse lei mentre l’uomo sorrideva.

“Avete fatto amicizia, non c’è nulla di male Jordan, dopo tutto è rimasta delle ore a badare a te”

“Già…”.

Ora che erano ai loro posti dovevano solo aspettare, sopra di loro Loewy e il comandante parlavano fitto fitto di traiettorie e potenziale di esplosione.

“Jordan, Sten, faremo fuoco, Loewy dice che abbiamo una possibilità che non ci abbiano visti e se li prendiamo di sorpresa forse non avranno il tempo di comunicare la nostra posizione”, Ramirez fece una pausa rispondendo ad una domanda dell’armiere poi continuò, “Jordan, comunica tutta la situazione alla base, codice criptato.”

“Sì signore”, Rispose lei mentre Sten stringeva la mitragliatrice teso. Trascrisse velocemente alla base la loro situazione, la risposta fu laconica: Buona fortuna. Lo disse a Sten che le sorrise con sarcasmo.

“Sai che cosa diceva Lorenzo de Medici sulla fortuna?”

“No Sten” Le rispose lei, era in un certo senso tranquillizzante sentire il caro Sten spiegarle le opinioni di un uomo morto da secoli mentre attendevano  il drastico esito vita o morte,

“Ebbene lui disse: Credere alla Fortuna è cosa pazza: aspetta pur che poi si pieghi e chini.” Sulle loro teste sentirono la torretta muoversi, poi i sistemi idraulici fecero alzare la canna del grande cannone. Sten lo ignorò, “Oh avrei talmente tante citazioni sulla fortuna, Virgilio, Seneca, persino Dante, conosci Dante Alighieri?” Lei scosse la testa e lui si perse mentre recitava frasi in una lingua ormai persa nel tempo:

 

“Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

 

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m'abbandona.”

 

“Fuoco!” Il rombo scosse Bobby e Sten la guardò in silenzio, sul volto era sparito il rapimento della recitazione, vi era solo la tensione,

“Preso!” urlò Ramirez, facendoli esultare, “Dobbiamo andare a dare un’occhiata, Jordan te la senti?”

“Sì signore” Ed era vero, si sentiva bene.

“Ottimo, allora andate tu e Sten, io e Loewy vi copriamo le spalle.”

 

Il fumo si alzava nel cielo e rendeva il velivolo abbattuto ben visibile. Sten le lanciò un’occhiata,

“Sei sicura di farcela? Non c’è niente di male a sentirsi poco bene dopo la tua crisi, può venire Loewy o Ramirez…”

“Sto bene, e lo sai che se spunta un altro di quelli o peggio un mezzo corazzato io non saprei fare altro che sparare a caso”, L’uomo annuì,

“Bene, allora andiamo”, presero una borraccia d’acqua e si incamminarono.

Camminarono tra i fiori, attenti al minimo movimento, i P90 pronti ad essere usati, era difficile che ci fossero sopravvissuti al colpo e allo schianto, ma non si era mai troppo prudenti.

Camminavano da circa quindici minuti quando lo raggiunsero. Sten le fece cenno di aspettare mentre lui si avvicinava, quando fu sicuro che non c’era nessun sopravvissuto la fece avvicinare.

“Che spreco…” E non guardava il bel elicottero da guerra, ma i corpi riversi del pilota e del suo copilota,

“La guerra…”

“La guerra, non giustifica nulla, non siamo obbligati a combatterla, vogliamo farlo, tutto qui”,

“Sten, siamo tutti volontari qui.”

“Vero, forse anche loro erano volontari, ma ora sono solo morti” Disse amareggiato, “Non fraintendermi, sono un soldato adesso, posso recitare poesie o ripetere a pappagallo frasi di grandi uomini, ma so cosa significa uccidere, l’ho fatto… e lo rifarò ancora. Ma… questo mi ha tolto l’innocenza…”,

“Non hai più gli stessi occhi, il mondo è più…” Jordan si interruppe guardandolo, ma l’uomo lasciò che terminasse da sola il pensiero, “Più vero, più brutto… più intenso”. Lo guardò frustrata dal non riuscire a spiegarsi meglio,

“Hai ragione Jordan, ma ricorda, l’intensità va vissuta e non soffocata”. Jordan lo guardò stupita, di cosa parlava? Come faceva a sapere che l’alcool la salvava proprio da quell’intensità? Che tutto era attutito e più facile da vivere quando aveva bevuto?

Sten non le diede altra possibilità di indagare perché invece si voltò di nuovo verso l’elicottero,

“Sai che ti dico Jordan? Credo che abbiamo risolto il nostro problema” Poi sorridendo le mostrò il serbatoio destro dell’elicottero, non era esploso e non aspettava altro che di essere svuotato, “In fondo siamo tutti in questo dannato posto solo per quello schifo di carburante.” Poi aggiunse, imitando il tono di Ramirez, “Sicuramente piacerà a Bobby” Rise poi le fece un cenno con la testa verso l’elicottero, “Forza, cerchiamo una tanica o qualcosa di simile.”

Non fu difficile e con tre taniche da venti litri svuotarono il serbatoio, era strano pensare che un tempo usavano il petrolio, non immaginava quanti litri ci sarebbero voluti per far fare centinaia di chilometri a un carro armato, per non parlare di far muovere le navi.

 

Faticò per rientrare, Sten si era sistemato sulla schiena due delle taniche, ma la terza la portava lei e la fatica si fece sentire, ma strinse i denti e fu contenta di essere riuscita a tornare al carro armato senza dover chiedere a Sten una pausa.

Ramirez fu estasiato nel vedere il carburante e si attivò per riempire il loro serbatoio. Quando il sole tramontò Bobby era pronto per la messa in moto.

“Pronta Jordan?”

“Sì signore”, disse e poi premette sull’accensione, il motore borbottò per qualche lungo istante poi si avviò rombando tra lo giubilo generale.

“Portaci via di qua Jordan”,

“Volentieri signore”.

 

La notte fu lunga, avanzavano a velocità ridotta, non volendo incappare in qualche nemico oppure semplicemente in qualche ostacolo naturale. Ramirez era sulla torretta di fuoco e con il binocolo ad infrarossi suppliva alla mancanza della torretta di osservazione integrando le indicazioni del computer che era impreciso non essendo coadiuvato dal supporto aereo.

Quando il comandante diede l’alt Jordan sospirò di sollievo, gli occhi cominciavano ad incrociarsi e faceva sempre più fatica ad interpretare le planimetrie del computer.

Avevano avvisato la base ma non avevano ricevuto risposte.

“Avranno problemi di comunicazione…” Commentò Sten, ma Jordan era preoccupata, erano ore che non ricevevano risposte.

Divisero le guardie in tre turni a lei fu permesso di dormire visto la fatica che doveva fare nel guidare il mezzo e lei non se ne lamentò accentando con gratitudine quelle ore di sonno supplementare. Si stese e si addormentò in pochi minuti. Si svegliò e guidò per altre dieci ore ininterrotte. Il silenzio della base ora preoccupava tutti, le ragioni potevano essere molte. Nessuno lo disse ma tutti temevano che la base fosse caduta in mani nemiche.

“Dovremmo arrivare tra poche ore, fermiamoci per un po’ Jordan, meglio avvicinarci di notte” Ramirez diede l’ordine di spegnere i motori. Jordan rimase all’esterno del vano armi, appoggiandosi e guardando il sole scendere, era esausta e sapeva di dover dormire anche se era solo per una ventina di minuti ma c’era una tensione nell’aria che la tratteneva. Loewy si sedette accanto a lei,

“Cosa ne pensi?”

“Non lo… i nemici potrebbero semplicemente aver abbattuto uno o due satelliti delle comunicazioni…”

“Già…” La donna era rimasta in teso silenzio da quando la base aveva iniziato a non rispondere più, Jordan non l’aveva mai vista così in pensiero,

“Tutto bene Sarah?” Pronunciare il suo nome le diede un fremito nel ventre, la ragazza si voltò a guardarla, le labbra increspate in un piccolo sorriso, poi si rabbuiò di nuovo, scosse la testa.

“E’… mio fratello è un marinaio, se hanno preso la base lui…”, Jordan sgranò gli occhi.

“Vuoi dire che siete stati in due a partire per questa guerra?”

“No, siamo in quattro, ci siamo arruolati io e i miei due fratelli, più mio zio” Nel vedere il suo evidente stupore sorrise di nuovo, “Da noi è un onore partire per combattere, un’occupazione nobile e giusta”,

“Ma…”,

“Lo so, può apparire strano”, Jordan cercò di concepire l’idea, negli Stati Uniti solo quelli davvero disperati partivano oppure i militari convinti, ma anche loro erano pochi. Voleva chiedere di più ma poi vide lo sguardo pensieroso della ragazza e ricordò che non era di quello che stavano parlando,

“Tuo fratello starà bene, le navi sono le più protette e nel peggiore dei casi possono salpare.” La donna annuì, “Ma vedrai che è solo un problema di comunicazioni…”

“Sì, hai ragione…” La donna si voltò poi le sorrise, “Grazie”. Di nuovo rimasero in silenzio poi Jordan chiese:

“E l’altro fratello e tuo zio?”

“Loro sono stati assegnati altrove”

“Vuoi dire che…”

“Sì… ma abbiamo avuto il tempo di dirci addio, così come con la mia famiglia, abbiamo fatto una grande festa, c’era metà del paese…” Sorrise al ricordo e Jordan scosse la testa.

“E’ così diverso da noi… io non ho potuto salutare nessuno…”

“Perché?”

“Non ho potuto dirlo ai miei zii, non avrebbero voluto e una volta firmato non ti lasciano tornare a casa. Sono stata informata che avevano ricevuto il denaro”. Jordan non sapeva se era la stanchezza o se era perché era la prima volta che lo diceva ad alta voce ma l’emozione la sopraffece, sentì le lacrime inumidirle gli occhi e poi scenderle silenziose lungo il viso. Sentiva un grumo di dolore dentro di lei, poi Loewy la prese tra le braccia, la strinse a sé con forza e dolcezza, non disse nulla lasciandola semplicemente piangere. Pianse a lungo, fino a quando non si sentì spossata e vuota.

“Mi… mi dispiace…”, Sarah la lasciò poi dolcemente le accarezzò il viso,

“Non dispiacerti, tutti proviamo dolore”,

“Io…” la donna le posò un dito sulle labbra sorridendo ancora poi dolcemente si avvicinò. Il cuore di Jordan prese a rombarle nel petto gli occhi verdi di Sarah allacciati ai suoi. Poi le loro labbra si sfiorarono. Sarah sembrò aspettare che si ritraesse e vedendo che non lo faceva la baciò di nuovo. Fu un bacio dolce, delicato eppure seppe sconvolgere profondamente Jordan. Sentiva la testa leggera, come se tutto lo spazio svuotato dentro di lei ora si riempisse di sensazioni nuove. Una nuova pienezza. Aveva paura, ma una paura piena di speranza, come se riscoprisse la felicità.

“Jordan?” La chiamò Sarah mormorando piano, lei aprì gli occhi guardandola, scoprendo quel volto alla tenue luce del sole che tramontava.

“Tutto bene?” Le chiese allora Sarah, sembrava fragile e impaurita.

“Sì” Le disse lei poi le si avvicinò, spinta da un coraggio che non sapeva di possedere e la baciò rapida sulle labbra arrossendo e facendola sorridere.

“Sei adorabile quando arrossisci…”

“Oh” Sten le guardava sorpreso. Loewy fece un passo indietro allontanandosi e poi sorrise a Sten:

“Una ciglia in un occhio è qualcosa di estremamente fastidioso” ,

“Ah… ma certo…” L’uomo passava lo sguardo da una all’altra. Jordan sapeva di essere violacea e sperava solo che Sten si bevesse la scusa di Sarah, “Volevo solo dirvi che ripartiamo, il comandante mi ha mandato a svegliarvi”

 

Loewy si voltò a guardarla, le fece un occhiolino poi risalì sullo scafo per infilarsi nella torretta armi. Lei infilò l’elmetto e raggiunse la sua postazione, Sten la guardò con un sorriso mentre piano mormorava: “Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende…”

“Sten, lo sai che non ti capisco quando parli nelle lingue antiche”, le disse lei mentre avviava il motore e poi partiva ricevendo il via di Ramirez.

“Ti ho già recitata questa… Dante, ricordi?”

“Sì”

“Ebbene non ho avuto il tempo di dirti che il pezzetto che ti ho citato parla d’amore…”, Jordan sentì il volto ancora una volta arrossire, contenta di indossare l’elmetto e di essere quasi invisibile a Sten. Malgrado ciò quando alzò lo sguardo vide gli occhi del tedesco brillare nello specchietto,

“Se ti servisse so moltissime poesie d’amore… intense…”

“Sten!” Lo redarguì lei arrossendo ancora, l’uomo rise di gusto poi però la lasciò tranquilla, anche se sul suo volto Jordan poteva vedere un sorriso contento.

 

  
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