Buona
lettura!
Quarto capitolo:
Intensità
“Signore!”
Ramirez fu da loro in un baleno, non gli era sfuggito il tono d’urgenza, il suo
ordine fu altrettanto rapido:
“Tutti
ai posti di combattimento!”
Jordan
uscì dalla torretta di fuoco il più in fretta possibile, quando fu a terra Sten
le tese l’elmetto e poi il P90, lui aveva già indossato entrambi.
“Di
cosa si tratta?” Le chiese l’uomo mentre si infilavano nel carro armato.
“Un
velivolo nemico, un elicottero, veniva dritto verso di noi, ma non credo ci
abbia visti altrimenti avrebbe avuto una traiettoria diversa… così dice Sarah”,
l’uomo la guardò e lei arrossì violentemente, “Loewy,
volevo dire Loewy” Si corresse lei mentre l’uomo
sorrideva.
“Avete
fatto amicizia, non c’è nulla di male Jordan, dopo tutto è rimasta delle ore a
badare a te”
“Già…”.
Ora
che erano ai loro posti dovevano solo aspettare, sopra di loro Loewy e il comandante parlavano fitto fitto di traiettorie
e potenziale di esplosione.
“Jordan,
Sten, faremo fuoco, Loewy dice che abbiamo una
possibilità che non ci abbiano visti e se li prendiamo di sorpresa forse non
avranno il tempo di comunicare la nostra posizione”, Ramirez fece una pausa
rispondendo ad una domanda dell’armiere poi continuò, “Jordan, comunica tutta
la situazione alla base, codice criptato.”
“Sì
signore”, Rispose lei mentre Sten stringeva la mitragliatrice teso. Trascrisse
velocemente alla base la loro situazione, la risposta fu laconica: Buona
fortuna. Lo disse a Sten che le sorrise con sarcasmo.
“Sai
che cosa diceva Lorenzo de Medici sulla fortuna?”
“No
Sten” Le rispose lei, era in un certo senso tranquillizzante sentire il caro
Sten spiegarle le opinioni di un uomo morto da secoli mentre attendevano il drastico esito vita o morte,
“Ebbene
lui disse: Credere alla Fortuna è cosa pazza: aspetta pur che poi si pieghi e
chini.” Sulle loro teste sentirono la torretta muoversi, poi i sistemi
idraulici fecero alzare la canna del grande cannone. Sten lo ignorò, “Oh avrei
talmente tante citazioni sulla fortuna, Virgilio, Seneca, persino Dante,
conosci Dante Alighieri?” Lei scosse la testa e lui si perse mentre recitava
frasi in una lingua ormai persa nel tempo:
“Amor, ch'al cor
gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor
m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.”
“Fuoco!”
Il rombo scosse Bobby e Sten la guardò in silenzio, sul volto era sparito il
rapimento della recitazione, vi era solo la tensione,
“Preso!”
urlò Ramirez, facendoli esultare, “Dobbiamo andare a dare un’occhiata, Jordan
te la senti?”
“Sì
signore” Ed era vero, si sentiva bene.
“Ottimo,
allora andate tu e Sten, io e Loewy vi copriamo le
spalle.”
Il
fumo si alzava nel cielo e rendeva il velivolo abbattuto ben visibile. Sten le
lanciò un’occhiata,
“Sei
sicura di farcela? Non c’è niente di male a sentirsi poco bene dopo la tua
crisi, può venire Loewy o Ramirez…”
“Sto
bene, e lo sai che se spunta un altro di quelli o peggio un mezzo corazzato io
non saprei fare altro che sparare a caso”, L’uomo annuì,
“Bene,
allora andiamo”, presero una borraccia d’acqua e si incamminarono.
Camminarono
tra i fiori, attenti al minimo movimento, i P90 pronti ad essere usati, era
difficile che ci fossero sopravvissuti al colpo e allo schianto, ma non si era
mai troppo prudenti.
Camminavano
da circa quindici minuti quando lo raggiunsero. Sten le fece cenno di aspettare
mentre lui si avvicinava, quando fu sicuro che non c’era nessun sopravvissuto
la fece avvicinare.
“Che
spreco…” E non guardava il bel elicottero da guerra, ma i corpi riversi del
pilota e del suo copilota,
“La
guerra…”
“La
guerra, non giustifica nulla, non siamo obbligati a combatterla, vogliamo
farlo, tutto qui”,
“Sten,
siamo tutti volontari qui.”
“Vero,
forse anche loro erano volontari, ma ora sono solo morti” Disse amareggiato,
“Non fraintendermi, sono un soldato adesso, posso recitare poesie o ripetere a
pappagallo frasi di grandi uomini, ma so cosa significa uccidere, l’ho fatto… e
lo rifarò ancora. Ma… questo mi ha tolto l’innocenza…”,
“Non
hai più gli stessi occhi, il mondo è più…” Jordan si interruppe guardandolo, ma
l’uomo lasciò che terminasse da sola il pensiero, “Più vero, più brutto… più
intenso”. Lo guardò frustrata dal non riuscire a spiegarsi meglio,
“Hai
ragione Jordan, ma ricorda, l’intensità va vissuta e non soffocata”. Jordan lo
guardò stupita, di cosa parlava? Come faceva a sapere che l’alcool la salvava
proprio da quell’intensità? Che tutto era attutito e più facile da vivere
quando aveva bevuto?
Sten
non le diede altra possibilità di indagare perché invece si voltò di nuovo
verso l’elicottero,
“Sai
che ti dico Jordan? Credo che abbiamo risolto il nostro problema” Poi
sorridendo le mostrò il serbatoio destro dell’elicottero, non era esploso e non
aspettava altro che di essere svuotato, “In fondo siamo tutti in questo dannato
posto solo per quello schifo di carburante.” Poi aggiunse, imitando il tono di
Ramirez, “Sicuramente piacerà a Bobby” Rise poi le fece un cenno con la testa
verso l’elicottero, “Forza, cerchiamo una tanica o qualcosa di simile.”
Non
fu difficile e con tre taniche da venti litri svuotarono il serbatoio, era
strano pensare che un tempo usavano il petrolio, non immaginava quanti litri ci
sarebbero voluti per far fare centinaia di chilometri a un carro armato, per
non parlare di far muovere le navi.
Faticò
per rientrare, Sten si era sistemato sulla schiena due delle taniche, ma la
terza la portava lei e la fatica si fece sentire, ma strinse i denti e fu
contenta di essere riuscita a tornare al carro armato senza dover chiedere a
Sten una pausa.
Ramirez
fu estasiato nel vedere il carburante e si attivò per riempire il loro
serbatoio. Quando il sole tramontò Bobby era pronto per la messa in moto.
“Pronta
Jordan?”
“Sì
signore”, disse e poi premette sull’accensione, il motore borbottò per qualche
lungo istante poi si avviò rombando tra lo giubilo generale.
“Portaci
via di qua Jordan”,
“Volentieri
signore”.
La
notte fu lunga, avanzavano a velocità ridotta, non volendo incappare in qualche
nemico oppure semplicemente in qualche ostacolo naturale. Ramirez era sulla
torretta di fuoco e con il binocolo ad infrarossi suppliva alla mancanza della
torretta di osservazione integrando le indicazioni del computer che era
impreciso non essendo coadiuvato dal supporto aereo.
Quando
il comandante diede l’alt Jordan sospirò di sollievo, gli occhi cominciavano ad
incrociarsi e faceva sempre più fatica ad interpretare le planimetrie del
computer.
Avevano
avvisato la base ma non avevano ricevuto risposte.
“Avranno
problemi di comunicazione…” Commentò Sten, ma Jordan era preoccupata, erano ore
che non ricevevano risposte.
Divisero
le guardie in tre turni a lei fu permesso di dormire visto la fatica che doveva
fare nel guidare il mezzo e lei non se ne lamentò accentando con gratitudine
quelle ore di sonno supplementare. Si stese e si addormentò in pochi minuti. Si
svegliò e guidò per altre dieci ore ininterrotte. Il silenzio della base ora
preoccupava tutti, le ragioni potevano essere molte. Nessuno lo disse ma tutti
temevano che la base fosse caduta in mani nemiche.
“Dovremmo
arrivare tra poche ore, fermiamoci per un po’ Jordan, meglio avvicinarci di
notte” Ramirez diede l’ordine di spegnere i motori. Jordan rimase all’esterno
del vano armi, appoggiandosi e guardando il sole scendere, era esausta e sapeva
di dover dormire anche se era solo per una ventina di minuti ma c’era una
tensione nell’aria che la tratteneva. Loewy si
sedette accanto a lei,
“Cosa
ne pensi?”
“Non
lo… i nemici potrebbero semplicemente aver abbattuto uno o due satelliti delle
comunicazioni…”
“Già…”
La donna era rimasta in teso silenzio da quando la base aveva iniziato a non
rispondere più, Jordan non l’aveva mai vista così in pensiero,
“Tutto
bene Sarah?” Pronunciare il suo nome le diede un fremito nel ventre, la ragazza
si voltò a guardarla, le labbra increspate in un piccolo sorriso, poi si
rabbuiò di nuovo, scosse la testa.
“E’…
mio fratello è un marinaio, se hanno preso la base lui…”, Jordan sgranò gli
occhi.
“Vuoi
dire che siete stati in due a partire per questa guerra?”
“No,
siamo in quattro, ci siamo arruolati io e i miei due fratelli, più mio zio” Nel
vedere il suo evidente stupore sorrise di nuovo, “Da noi è un onore partire per
combattere, un’occupazione nobile e giusta”,
“Ma…”,
“Lo
so, può apparire strano”, Jordan cercò di concepire l’idea, negli Stati Uniti
solo quelli davvero disperati partivano oppure i militari convinti, ma anche
loro erano pochi. Voleva chiedere di più ma poi vide lo sguardo pensieroso
della ragazza e ricordò che non era di quello che stavano parlando,
“Tuo
fratello starà bene, le navi sono le più protette e nel peggiore dei casi
possono salpare.” La donna annuì, “Ma vedrai che è solo un problema di
comunicazioni…”
“Sì,
hai ragione…” La donna si voltò poi le sorrise, “Grazie”. Di nuovo rimasero in
silenzio poi Jordan chiese:
“E
l’altro fratello e tuo zio?”
“Loro
sono stati assegnati altrove”
“Vuoi
dire che…”
“Sì…
ma abbiamo avuto il tempo di dirci addio, così come con la mia famiglia,
abbiamo fatto una grande festa, c’era metà del paese…” Sorrise al ricordo e
Jordan scosse la testa.
“E’
così diverso da noi… io non ho potuto salutare nessuno…”
“Perché?”
“Non
ho potuto dirlo ai miei zii, non avrebbero voluto e una volta firmato non ti
lasciano tornare a casa. Sono stata informata che avevano ricevuto il denaro”.
Jordan non sapeva se era la stanchezza o se era perché era la prima volta che
lo diceva ad alta voce ma l’emozione la sopraffece, sentì le lacrime inumidirle
gli occhi e poi scenderle silenziose lungo il viso. Sentiva un grumo di dolore
dentro di lei, poi Loewy la prese tra le braccia, la
strinse a sé con forza e dolcezza, non disse nulla lasciandola semplicemente
piangere. Pianse a lungo, fino a quando non si sentì spossata e vuota.
“Mi…
mi dispiace…”, Sarah la lasciò poi dolcemente le accarezzò il viso,
“Non
dispiacerti, tutti proviamo dolore”,
“Io…”
la donna le posò un dito sulle labbra sorridendo ancora poi dolcemente si
avvicinò. Il cuore di Jordan prese a rombarle nel petto gli occhi verdi di
Sarah allacciati ai suoi. Poi le loro labbra si sfiorarono. Sarah sembrò
aspettare che si ritraesse e vedendo che non lo faceva la baciò di nuovo. Fu un
bacio dolce, delicato eppure seppe sconvolgere profondamente Jordan. Sentiva la
testa leggera, come se tutto lo spazio svuotato dentro di lei ora si riempisse
di sensazioni nuove. Una nuova pienezza. Aveva paura, ma una paura piena di
speranza, come se riscoprisse la felicità.
“Jordan?”
La chiamò Sarah mormorando piano, lei aprì gli occhi guardandola, scoprendo
quel volto alla tenue luce del sole che tramontava.
“Tutto
bene?” Le chiese allora Sarah, sembrava fragile e impaurita.
“Sì”
Le disse lei poi le si avvicinò, spinta da un coraggio che non sapeva di
possedere e la baciò rapida sulle labbra arrossendo e facendola sorridere.
“Sei
adorabile quando arrossisci…”
“Oh”
Sten le guardava sorpreso. Loewy fece un passo
indietro allontanandosi e poi sorrise a Sten:
“Una
ciglia in un occhio è qualcosa di estremamente fastidioso” ,
“Ah…
ma certo…” L’uomo passava lo sguardo da una all’altra. Jordan sapeva di essere
violacea e sperava solo che Sten si bevesse la scusa di Sarah, “Volevo solo
dirvi che ripartiamo, il comandante mi ha mandato a svegliarvi”
Loewy si voltò a
guardarla, le fece un occhiolino poi risalì sullo scafo per infilarsi nella
torretta armi. Lei infilò l’elmetto e raggiunse la sua postazione, Sten la
guardò con un sorriso mentre piano mormorava: “Amor, ch'al cor
gentil ratto s'apprende…”
“Sten,
lo sai che non ti capisco quando parli nelle lingue antiche”, le disse lei
mentre avviava il motore e poi partiva ricevendo il via di Ramirez.
“Ti
ho già recitata questa… Dante, ricordi?”
“Sì”
“Ebbene
non ho avuto il tempo di dirti che il pezzetto che ti ho citato parla
d’amore…”, Jordan sentì il volto ancora una volta arrossire, contenta di
indossare l’elmetto e di essere quasi invisibile a Sten. Malgrado ciò quando
alzò lo sguardo vide gli occhi del tedesco brillare nello specchietto,
“Se
ti servisse so moltissime poesie d’amore… intense…”
“Sten!”
Lo redarguì lei arrossendo ancora, l’uomo rise di gusto poi però la lasciò
tranquilla, anche se sul suo volto Jordan poteva vedere un sorriso contento.