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Autore: _Lyss_    09/04/2015    6 recensioni
Immaginate Ariel, Aladdin, Peter Pan, Mulan e tutti gli altri. Fatto? Bene! Adesso rinchiudeteli tutti in un liceo e fateli diventare adolescenti qualsiasi, credete che questa volta riusciranno a vivere una vita "normale"? Certo non ci saranno i cattivi, ma a complicare le cose ci penseranno i primi amori, le crisi adolescenziali e, perchè no, anche i brufoli! Salvare il mondo, in confronto, sarà stato una passeggiata e chissà se riusciranno tutti ad avere il loro lieto fine anche nel mondo reale. Beh... non vi resta che scoprirlo!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Di cavalieri in cerca d’amore e donzelle emancipate.
 
Uscì frettolosamente di casa, era terribilmente in ritardo e sarebbe servito un miracolo per arrivare a scuola in tempo con la bici.
Buttò le chiavi nella vecchia borsa di iuta ma, dato che quel giorno il destino le era avverso, quest’ultima le cadde a terra spargendo tutto il suo contenuto per il vialetto e … era tornato.
Nel cortile della casa accanto scintillava una grossa auto grigia, tutte le finestre dell’abitazione erano aperte e lui era in mezzo al giardino tutto concentrato sul suo cellulare.
Presa da un momento di vigliaccheria, Pocahontas, recuperò le sue cose e si preparò a fuggire in bicicletta come se non avesse visto niente.
 Magari non si sarebbe accorto di lei … magari nemmeno lui voleva vederla … magari … i loro sguardi s’incrociarono, aveva esitato un attimo di troppo.
“Ehi straniera!”
La sua voce calda la investì insieme a quel sorriso che sapeva sostituire il sole e, per un momento, si dimenticò come si respirava, ma solo per un momento, poi fu travolta dall’imbarazzo.
Gli si avvicinò con un sorriso forzato.
“John! Non sapevo foste tornati”
Sperò vivamente che il suo tono non sembrasse critico, ma effettivamente avrebbe dato qualsiasi cosa per rivedere quella casa vuota.
“Veramente ci sono solo io, il resto degli Smith è rimasto a Londra. Rassicura tuo padre”
Ridacchiò.
La ragazza ricordava ancora i balletti della felicità che aveva fatto il signor Matoaka, suo padre, quando i vicini erano andati via. Non correva buon sangue tra le due famiglie, specie dopo un litigio sui confini dei giardini, a causa del quale il padre di Pocahontas aveva preso a chiamare gli Smith “invasori inglesi” e non perdeva occasione per ricordare che i loro padri Powhatan erano stati schiavizzati da gente come loro. Si, il signor Kai tendeva spesso ad esagerare.
“Riferirò, ma … perdonami, ora devo andare a scuola. Ci vediamo”
Gli voltò le spalle e sospirò di sollievo, non era stato poi tanto tragico.
“Aspetta! Vuoi un passaggio?”
 “No! Cioè, grazie, ma non serve che ti scomodi, davvero”
“Nessun disturbo, devo andarci anch’io”
Le sorrise dolcemente e le aprì la portiera, ma lei era ancora titubante.
“Non sei un po’ troppo grande per la scuola?”
“Infatti sarò il nuovo bibliotecario e tutor studentesco. Sai, un lavoro provvisorio per mantenermi. Quindi, su, non fare storie e sali in macchina”
A quel punto non poté che obbedire.
L’imbarazzo era palpabile, non che John fosse a disagio, ma Pocahontas sembrava sul punto di spalancare la portiera e gettarsi dalla macchina in corsa, cosa che ovviamente a lui non sfuggì.
“Tutto bene?”
Le prese una mano con assoluta naturalezza, peggiorando nettamente le cose. Come diavolo faceva a comportarsi così? Era tremendamente strano e inappropriato dopo tutto quello che era successo. La tensione della ragazza raggiunse il limite massimo ed esplose.
“Sono fidanzata!”
Sbottò. John non  batté ciglio.
“E con lui tutto bene? Mi sembri nervosa”
Allora lo faceva apposta.
“Si, benissimo, sono molto innamorata. Sei tu che mi rendi nervosa”
Confessò infine.
“E perché mai?”
Pocahontas era sempre stata una pacifista convinta, ma in quel momento l’avrebbe volentieri preso a cazzotti, certo gli avrebbe rovinato quello stupendo viso angelico … ma era un sacrificio che andava fatto, non che le importasse di quanto fosse bello, ci mancherebbe.
“Voglio scendere”
Disse nervosa, non riusciva più a reggere quella discussione che le aveva mandato in pappa il cervello.
“Scendi”
Rispose tranquillo.
“Siamo arrivati”
Effettivamente erano nel parcheggio della scuola, aveva ceduto proprio alla fine, idiota! Con lo sguardo basso e il viso arrossato uscì dal veicolo maledicendosi mentalmente.
“Ci vediamo al ritorno?”
Chiese lui, sembrava speranzoso.
“No, grazie, torno con un’amica”
“Perfetto. Salutami il fidanzato!”
La salutò con tanto di occhiolino. Lei, dal canto suo, si allontanò frettolosamente desiderosa di stare il più possibile lontana da lui, dalla sua stupida auto e dal suo fascino magnetico.
A pochi metri di distanza vide Jane con gli occhi sgranati e la mascella a terra, la raggiunse di corsa prima che qualcuno la portasse in infermeria.
“Smettila di fare quella faccia”
“E tu dimmi che lui non era John Smith, ma un suo sosia”
“Era lui”
“Merda”
 
Eric uscì in cortile e quello che vide in quel momento l’avrebbe probabilmente segnato a vita. In piedi su un muretto, un Naveen senza maglietta suonava il suo ukulele e distribuiva volantini dall’improbabile color prugna, senza protestare alle foto che scattavano i passanti, anzi, si metteva pure in posa!
“Oh signore, che cazzo stai facendo?”
Chiese allibito il moro afferrando uno dei foglietti.
“Pubblicizzo la mia band e cerco un cantante”
Rispose l’altro senza smettere di suonare, almeno finché l’amico non lo trascinò giù dal palchetto improvvisato e gli ficcò una maglia in testa.
“Ehi! Antipatico!”
“Copriti, prima che qualche dodicenne svenga, e poi dico … ti sembra normale mettersi a cantare in mezzo alla scuola? Dovresti darci un taglio con Glee”
“Non insultare Glee! E poi stava funzionando alla grande, soprattutto con le ragazze”
Sorrise smagliante a tre gemelle che presero a ridacchiare come oche.
“Comunque, tu invece hai mangiato uno yogurt scaduto? Di solito non sei tanto acido”
Commentò lo sciupa femmine mentre riassumeva un aspetto composto.
“Sono solo nervoso”
Tagliò corto Eric, non era un buon momento per polemizzare, anche se sapeva che l’amico gli avrebbe fatto sputare il rospo in un nanosecondo.
“Ma va? Davvero? Non me n’ero accorto. Che ti è successo?”
Ecco, appunto.
Si sedettero su una vecchia panchina all’ombra di un grande albero. Di fronte troneggiava la statua del fondatore della scuola “Walter Elias Disney” rappresentato mentre, per un’inspiegabile ragione, teneva per mano un topo gigante. Si diceva avesse una fissa per quei roditori e infatti “Mikey”, così era stato soprannominato il topo, era diventato la mascotte della scuola. Scelta decisamente bizzarra, ma ormai c’erano tutti abituati.
"I miei stanno in fissa con la storia di dover trovare una ragazza per bene e blablabla"
Naveen rise di gusto.
"Chissà perché i miei certi discorsi non li fanno"
"Sai, forse, e dico forse, dipende dal fatto che il tuo letto è più frequentato di un country club"
"Che brutta visione che hai di me! Mica me le porto tutte a casa..."
Eric lo guardò sorpreso.
"... A volte facciamo da loro"
I due scoppiarono a ridere e il bel moro era decisamente più sereno, Naveen vince ancora!
“Sei pessimo Naveen, dico davvero”
“Nah, comunque se vuoi ti aiuto io a trovare una ragazza, ma tu mi devi trovare un cantatnte. Sono disperato”
Sembrava abbastanza serio, ma Eric dove diamine avrebbe trovato un cantante?
“Che ne so, vai in piscina no? Qualcuno canterà pure sotto la doccia”
Ipotizzò Naveen.
“Te l’ho detto, sei troppo fissato con Glee”
Sospirò Eric che non era poi tanto convinto del piano. E poi che fretta c’era? Aveva diciott’anni, mica quaranta, perché i suoi genitori dovevano stressarlo tanto? Non che non gli piacessero le ragazze, o che non avesse mai avuto esperienze (con Naveen come amico sarebbe stato impossibile), ma trovare quella giusta era un’altra storia e lui non aveva fretta.
“Invece secondo me i tuoi hanno ragione, sei giovane! Devi smetterla di fare l’uomo ombroso che suona il flauto alla luce della luna piena”
Lo esortò l’amico che ovviamente aveva una visione del mondo, e delle relazioni, tutta sua.
“Io non suono il flauto alla luce della luna piena!”
“Non importa. Voglio dire, sei fantastico e le ragazze sono la cosa più bella dell’universo, perché chiudersi a riccio? Anche se vuoi trovare la ragazza speciale, dovresti iniziare quanto meno a cercarla no? Altrimenti rischi che qualcuno la trovi prima di te”
Forse Naveen aveva ragione, guardarsi in giro non gli avrebbe fatto male e se qualcosa doveva succedere meglio così.
“Ti odio quando fai il saggio”
Si arrese.
“Non è vero, mi adori”
 
“Su, dai, muoviti!”
Una lunga chioma bionda sfrecciava per i corridoi trascinandosi dietro un’inerte Mulan, fin quando la folle corsa s’interruppe di botto davanti ad un’enorme bacheca tappezzata di volantini colorati.
“Non capisco questa tua agitazione, è solo l’iscrizione a dei banalissimi corsi, dovresti rilassarti”
La cinesina si era accasciata a terra col fiatone cercando di non morire d’infarto, al contrario Rapunzel era fresca come una rosa e analizzava con cura ogni foglietto alla ricerca di quelli che le interessavano.
“Sai che ci tengo tantissimo, non avrei mai rischiato di trovare tutti i posti occupati!”
Cinguettò mentre firmava l’adesione ai corsi d’arte, cucina e danza. Ripose poi la penna ad inchiostro rosa nella borsa e ammirò soddisfatta le sue firme che spiccavano su tutte le altre. No, non era una cosa normale, ma Rapunzel era tanto adorabile da poterselo permettere.
“Tu non ti iscrivi a nessun corso?”
Chiese curiosa a Mulan, che intanto sembrava essersi ripresa, ma che continuava a trovare i corsi un’enorme cazzata, lei era più tipo da divano e pessime serie tv da guardare con la nonna e stava proprio per esprimere questo concetto quando una terza voce s’intromise.
“Già tesoro, non fai nessun corso?”
La signora Fa era misteriosamente comparsa dal nulla e guardava la figlia con uno sguardo misto tra aspettativa e rimprovero, ovvero lo stesso sguardo che le rivolgeva da circa diciassette anni e che la ragazza non aveva mai sopportato.
“Mamma, che ci fai qua?!”
"Oh, dovevo sbrigare solo alcuni documenti, comunque ... Dovresti iscriverti a qual cosa, tua nonna è più impegnata di te"
Ora lo sguardo si era evoluto alla versione prova a dirmi no e ne pagherai le conseguenze, Mulan era incastrata, cercò disperatamente una scusa, si sarebbe appigliata a tutto pur di non iscriversi anche se sapeva di aver già perso la battaglia.
"Siiii, mi piacerebbe iscrivermi, ma... ma non ho la penna e non vorrei sprecare il preziosissimo inchiostro rosa di Punzy... Quindi, con sommo dispiacere, rinuncio. Ok, ci vediamo a casa"
A quel punto era pronta a battere in ritirata, ma ricevette il colpo di grazia.
“Tieni pure la mia penna”
D’oh! Assumendo la faccia di uno che ha appena mangiato cetriolini e marmellata, ma non può sputare, prese la biro della madre.
“Grazie”
Con entusiasmo inesistente si avvicinò alla bacheca e firmò a caso, senza guardare. Ma, quando si voltò per restituire l’arma del delitto, vide due facce allibite.
“Scelta … interessante, certo non ti facevo il tipo”
“Nemmeno io”
Concordarono la signora Fa e Rapunzel, a Mulan venne il panico e si voltò lentamente verso il tabellone per vedere cosa diavolo aveva firmato.
Fa che non sia educazione sessuale.
Fa che non sia educazione sessuale.
Poi individuò il modulo che aveva firmato.
Oh no, fa che sia educazione sessuale!
Ma il nome del corso era ben chiaro, stampato a lettere cubitali sul foglio giallo, non c’era scampo, sul modulo che aveva appena firmato campeggiava inesorabilmente la scritta ATLETICA.
Ora capiva benissimo lo sgomento delle due, come poteva dargli torto? Mulan era una delle persone più pigre sulla terra, odiava seguire gli ordini e comportarsi in maniera conformistica... insomma la persona ideale per una squadra sportiva, ma non poteva tirarsi indietro.
"Em... Io ho deciso di cambiare, voglio far lavorare un po' questi muscoli... Già... Volevo provare una cosa nuova"
La signora Fa non era del tutto persuasa, ma per una volta che la figlia dimostrava un briciolo di iniziativa non osò contraddirla.
"Certo, tuo padre sarà molto contento. Comunque ci vediamo a casa, fa la brava"
"Si, ciao mamma"
Mulan guardò la madre finché non scomparve dietro l'angolo, poi potette finalmente assumere un'espressione disperata.
“Merda, merda, merda”
"Non sapevo volessi darti allo sport"
Disse Rapunzel con innocenza.
"Infatti non volevo"
"Allora come farai?"
La bionda era seriamente confusa.
"Probabilmente scapperò di casa"
Ironizzò Mulan, ma poi dovette rassicurare l’amica per tutto il tragitto fino all'aula di letteratura ... Il sarcasmo non era il suo forte, povera innocente testolina platinata.
 
Appena un attimo prima che il bus partisse, Jim saltò dentro e mostrò distrattamente il biglietto all’autista, mentre già cercava con lo sguardo un posto dove sedersi, il che sembrava praticamente impossibile dato che era salito per ultimo. Imprecò. Sua madre era stata davvero carina a non fargli aggiustare lo scooter per punizione e non era nemmeno riuscito a trovare Nani per scroccarle di nuovo un passaggio.
Miracolosamente intercettò un posto in fondo, vicino a una ragazza dai capelli rossi che guardava fuori dal finestrino, si precipitò sul sedile e poi poté rilassarsi con la musica a palla nelle orecchie.
“Bellissima canzone”
Commentò la ragazza a fianco, ma Jim notò solo il movimento delle labbra.
“Come scusa?”
Si tolse le cuffiette e mise in pausa l’Ipod.
“Paradise city. La adoro. Certo la tua versione canticchiata non era delle migliori, ma ...”
Sorrise divertita.
 Effettivamente era un’abitudine involontaria di Jim, quando sentiva la musica doveva cantare, peccato che con le cuffie non si rendesse mai conto del volume che usava facendo continuamente figure di merda, ma quella volta non sembrò importargliene.
“Conosci i Guns N' Roses?!”
Era letteralmente scioccato ed esaltato, ma soprattutto scioccato.
“Certo. Non dovrei?”
Chiese divertita dalla reazione del ragazzo.
“Sei una ragazza. Le ragazze ascoltano Justin Biber”
Rispose istintivamente, per poi rendersi conto che la ragazza in questione aveva un paio di converse nere mezze distrutte, un piercing al labbro inferiore ed un anello a forma di teschio. Probabilmente non sapeva nemmeno chi fosse Justin Biber.
“Mi sento ufficialmente offesa”
Scherzò la rossa.
“Comunque, sono Ariel”
“Jim”
Si strinsero la mano scambiandosi un sorriso.
“Quindi ti piace il rock?”
Jim era ancora incredulo, era la prima ragazza che incontrava ad avere i suoi gusti musicali.
“E’ il mio genere preferito, è quello che canto più spesso, sai mi immagino un giorno su un palco a spaccare chitarre e a seguire tutti i cliché dei rockettari”
E dopo questo, se gli occhi avessero davvero la capacità di cambiare forma, quelli di Jim sarebbero diventati due cuori enormi.
Iniziò così, in un autobus puzzolente, una delle più entusiasmanti discussioni sulla musica che Jim avesse mai affrontato e il fatto che Ariel profumasse di buono e gli sorridesse in maniera illegalmente sexy non centrava nulla ovviamente … nemmeno un po’.
Senza nemmeno accorgersene Jim perse la sua fermata. La rivelazione avvenne troppo tardi con un messaggio minaccioso di sua madre.
“Boicottato di nuovo il lavoro? Ti piace proprio camminare a piedi.”
Un lamento indefinito gli sfuggì dalle labbra.
“Sei nei guai?”
“Mia madre ha appena preso in ostaggio il mio scooter. Di nuovo. Avevo un turno al ristorante”
Ariel annuì comprensiva.
“Ti capisco, pensa che ormai mio padre si è arreso, non ci prova nemmeno più a farmi lavorare”
“Attività di famiglia anche tu?”
“Ristorante di pesce. E io non mangio pesce. Una volta stavo per vomitare su un cliente … mi fa troppo senso”
Raccontò con una faccia inorridita e divertita allo stesso tempo.
“Io sono costretto ad andarci, ma almeno devo servire muffin e cappuccini”
“Oh, io quelli finirei per mangiarli”
Rise Ariel e fu come sentire il suono di mille campanelle.
Così, per sentirla ridere ancora, Jim raccontò delle misteriose sparizioni di torta al cioccolato e di tutti gli aneddoti divertenti che gli venivano in mente.
Iniziarono a parlare animatamente di quest’altra situazione comune, finendo col raccontare dei loro sogni e delle loro aspirazioni, delle loro passioni e delle difficoltà.
La pensavano uguale praticamente su tutto.
Entrambi amavano il mare, sentivano la necessità di esplorare nuovi mondi e andavano matti per i pancake col burro d’arachidi.
Fermata dopo fermata entravano sempre più in sintonia.
Dopo le prime tre fermate, Jim la considerava una ragazza interessante.
Dopo altre due, un’anima affine.
Arrivati al capolinea era praticamente innamorato.
“Mi sa che dobbiamo scendere”
Con un sorriso un po’ triste i due scesero dal mezzo.
“Beh, è stato bello conoscerti Jim”
Salutò Ariel, che però sembrava proprio non voler andar via.
“Già”
Rispose trasognato il ragazzo. Poi si accorse che sarebbe stata opportuna una frase più complessa … e un’aria meno da deficiente.
“Em … già … beh, qualche volta potresti venire a surfare con me e i miei amici”
Ariel si illuminò.
“Sarebbe fantastico! Certo! Allora ci vediamo a scuola”
Lo abbracciò velocemente e andò via, voltandosi nuovamente un paio di volte verso di lui.
Con l’aria di uno che ha appena visto il paradiso, Jim risalì sull’autobus.
“Ehi, sai che dovresti rifare il biglietto?”
Lo rimproverò il guidatore, ma fu presto convinto dallo sguardo supplicante.
“Va bene, solo per questa volta. E solo perché la ragazza era carina”
 
Arrivata a casa pensò di potersi godere uno di quei momenti, più unici che rari, in cui poteva pensare solo a se stessa. Ovviamente era solo un’utopia, tant’è che il solo entrare nel palazzo si dimostrò un’impresa.
Una ragazza dai capelli rossicci uscì di corsa dal portone quasi travolgendo la povera Tiana.
“Ops, scusami!”
Ma la ragazza non sembrava molto dispiaciuta del quasi incidente, mostrava un sorriso splendente ed era tanto ricolma di gioia che sembrava avesse inghiottito una stella, non sarebbe riuscita a fingere tristezza nemmeno volendo.
“Dai Dimitri, muoviti!”
Dal portone comparve un giovane dall’aria esasperata
“Arrivo, Ania, arrivo”
Sospirò. A Tiana sembrò che stesse per mandare la ragazza a quel paese, ma poi si accorse di come la guardava. Era uno sguardo totalmente innamorato, carico di devozione e protezione, lo stesso sguardo che aveva visto tante volte negli occhi dei suoi genitori.
La coppia andò via e finalmente la ragazza poté salire a casa, ma anche lì le speranze di un pomeriggio tranquillo furono soppresse.
“Dobbiamo festeggiare!”
“Ciao anche a te, mamma”
Sorrise mentre si toglieva con grande soddisfazione le scarpe.
"Ho appena ricevuto un'importantissima commissione e molto ben pagata! Prendo il vino buono!"
Annunciò con un sorriso a trentadue denti.
La madre di Tiana era un'eccellente sarta, ammirata da tutti, ma ai giorni d'oggi nessuno andava a farsi fare vestiti su misura ed era costretta a sprecare il suo talento in orli e cavolate simili che ovviamente fruttavano ben poco.
"I clienti sono quei due ragazzi usciti da poco? Lei era ... Raggiante"
La signora Eudora ricomparve con due calici e una bottiglia di rosso.
"Bellissima, non è vero? Una ragazza stupenda, anche lui, ma lei in particolare ha un che di regale"
Tiana annuì
"Non sono di qua, vero? Avevano dei nomi strani... Ania?"
"In realtà si chiama Anastasia, Ania a quanto ho capito è un nomignolo. Comunque si, sono russi e mi hanno commissionato un abito da sposo e un abito da sposa!"
"Wow, è stupendo mamma!"
La ragazza alzò il bicchiere e brindò con la madre, una commissione del genere non sarebbe arrivata di nuovo facilmente.
"Giá, lei ha molta classe, sono contentissima. E poi, ho pensato, che dato l'importo potremmo tirare avanti per un bel po’ ... Tirare avanti senza che tu faccia due lavori"
Ecco come rovinare l'atmosfera.
"Mamma, no, non possiamo cullarci sugli allori. Sto benissimo e sai che non trascuro la scuola"
"Non mi preoccupo della scuola, ma di te, del tuo tempo...  Non avrai più diciassette anni tesoro"
"Io sto investendo il mio tempo  per un futuro migliore"
Tiana era sul piede di guerra, era ben chiaro dalle mani chiuse a pugno e dalle braccia strette lungo i fianchi, ma la signora non voleva mollare.
"Lo stai investendo o lo stai sprecando?"
"Mamma!"
"Io voglio vederti sistemata, felice"
"Ti prego di non riprendere più questo discorso così... bigotto, sto benissimo, ora vado nella mia camera. Preparo io la cena"
E marciando come un militare arrivò nella sua stanza e sbatté la porta.
Eudora sospirò sconsolata.
"Aiutala, mandale qualcuno che le apra gli occhi"
Mormorò fissando la foto del marito.
 
 
 
 A.A.
Salve a tutti donnole e donnoli (?)! Eccomi tornata con il terzo capitolo di questa bislacca storia, come vedete le cose iniziano ad ingranare e spero che si possa finalmente iniziare con la storia vera e propria. 
La prima a fare la sua comparsa è Pocahontas, un personaggio non molto considerato, ma che io trovo splendido anche se troppo ... perfetto? Quindi eccola qua in piena crisi, perchè è one of us, è per essere one of us la crisi è necessaria. Inoltre non nego di essermi voluta vendicare per il secondo film su cui stendo un velo pietoso, perchè preferire qualcuno a quel biondone è inconcepibile... è uno dei personaggi maschili fisicamente meglio riusciti!  #teamSmith #il-primo-amore-non-si-dovrebbe-scordare-mai #il-biondo-che-conquista
Passiamo da un fangirlamento all'altro, si perchè in quella scuola sono tutti potenziali reclute di abercrombie. Su Eric e Naveen non ho molto da dire, volevo farveli conoscere meglio, spero di essere riuscita nell'intento e spero che vi siano piaciuti.
Idem per Mulan e Rapunzel, sta a voi darmi le vostre impressioni ^^
Ecco... adesso c'è la bomba... Jim e Ariel, Ariel rock sottolineo, credo siano carini insieme e Naveen aveva ragione quando diceva ad Eric di muoversi. Che succederà? Riaccoppierò la coppia? o farò scoppiare tutto facendo un casino? Lo scoprirete... un giorno... muahahahah intanto si accettano scommesse xD
Chiudiamo con Tiana e la solita solfa della donna libera e indipendente, ma Tiana  così e l'accettiamo comunque. Piccola comparsata di Anastasia, non è Dinsey ... ma... la amo troppo, quindi ogni tanto farà capolino con la scusa delle nozze.
Vi ringrazio di aver letto, spero che il capitolo vi sia piaciuto ... magari potreste lasciare una recensione! si accetta tutto ;) Ringrazio chi ha recensito la scorsa volta e chi mi legge in silenzio.
Un bacio,
Lyss
  
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