UNO
SGUARDO AL FUTURO
-La Decisione del
Principe-
(Ultima parte-Finale)
…volevo dirti che la macchina del tempo
è pronta e puoi partire quando vuoi. Però prima
c’è una cosa che devi sapere…
Se non sei potuto partire prima è stata solo colpa mia.
In realtà il mezzo non aveva nessun difetto, era perfetto.
Ero io che volevo tenerti ancora un po’ qui con
me…”
Il saiyan, udendo quelle parole, si alzò dal letto
infilandosi i boxer e avvicinandosi alla finestra dove si poteva
scorgere ormai l’alba.
La scienziata, per evitare che lui si adirasse in maniera
imprevedibile, avvolse il proprio corpo intorno al lenzuolo e gli si
avvicinò per poi spiegare, chiarendo la situazione:
“Vegeta, ascoltami…io non ho agito in
questo modo per fare un dispetto alla tua famiglia. Sono stata egoista
ed irresponsabile, te lo concedo, ma non era mia intenzione prenderti
in giro, volevo soltanto averti accanto per un po’. Poi
quando ho capito che stavo sbagliando ho subito rimediato e ho
aggiustato i cavi che ho danneggiato di proposito. Sono stata una
sciocca e ti chiedo perdono”
“Perché me lo stai dicendo soltanto ora, tanto non
lo avrei scoperto” disse duramente il saiyan.
“Perché tu sei stato leale e sincero con me ed io
volevo esserlo con te…sei arrabbiato, non è
vero?”
“Non sai quanto ti sbagli donna…”
“Non sei infuriato con me per quello che ti ho
fatto?”
“No, perché sei stata onesta e corretta. Potevi
scegliere di nascondermi l’intera faccenda, invece hai deciso
di dirmi la verità…detto questo non
c’è altro da aggiungere” disse
seriamente il saiyan.
Dopo qualche minuto di silenzio la scienziata riprese la
parola:
“Cosa dirai all’altra me stessa riguardo al tuo
ritardo?”
“Non preoccuparti…lei
capirà”
“La ami, non è vero?”
“Io non so neanche cosa significhi amare…so
soltanto che senza di lei non potrei vivere ora.
Trunks mi ha confidato che Bree è stata la sua
rinascita…invece la mia Bulma è
stata la mia salvezza.
Ogni volta che me ne sono andato lei è sempre stata
lì ad aspettarmi… mi ha compreso quando nessuno
lo faceva, mi ha riempito di abbracci e carezze quando non me lo
meritavo, ha curato ogni singola ferita del mio corpo dopo un lungo ed
estenuante allenamento. Mi ha offerto una casa, un posto
sicuro…mi ha donato un figlio e tutto il suo cuore, ma credo
di non esserne all’altezza” disse cupamente il
saiyan.
“Ora sei tu a sbagliarti Vegeta. Non te ne sei neanche reso
conto, ma hai già ammesso di amarla nel momento stesso in
cui hai detto di non poter vivere senza di lei.
È strano parlare di me in terza persona, però se
mi conosco almeno un po’ sono sicura che lei non te ne
farebbe mai una colpa per ciò che sei, perché ti
ama al di sopra di tutto.
Non vorrebbe mai sentirti fare questi discorsi perché
è in questo modo che la faresti soffrire.
Se vuoi un consiglio corri da lei e da tuo figlio, prima che ci ripensi
e distrugga quella dannata macchina” rispose sorridendo la
scienziata.
“Hai ragione, donna…è
meglio che mi sbrighi.
L’ultima volta hai staccato dei semplici fili, non oso
immaginare cosa potresti farle se cambiassi
idea…”sussurrò il saiyan divertito.
“Non farei tanto lo spiritoso se fossi in te!”
replicò lei in tono ironico mentre si rivestì.
“Intanto vado a preparare la colazione saiyan”.
Mirai Bulma raggiunse silenziosamente la cucina per non
svegliare gli altri che stavano sicuramente dormendo.
Si avviò ai fornelli e preparò una sostanziosa
colazione per Vegeta, prima della sua partenza.
Mentre dispose il necessario udì dei passi arrivare verso di
lei.
Si voltò ed incrociò gli occhi ancora insonnoliti
del figlio.
Trunks la guardò per un attimo e infine le chiese curioso:
“Mamma, cosa ci fai già alzata a
quest’ora del mattino…sono solo le sei.”
“In realtà questa notte non ho dormito molto,
così ho deciso di scendere e preparare la colazione per
Vegeta, visto che oggi se ne andrà. Tu cosa ci fai
già sveglio, per caso il piccolo fa i capricci?”
rispose tranquillamente la donna.
“No, dorme come un angioletto. Ero solo sceso per bere un
po’ d’acqua.
Comunque non sapevo che papà se ne andasse proprio oggi.
Tuttavia credo che sia la cosa giusta per tutti…anche se un
po’ mi dispiace.
Gli hai rivelato la verità?”
“Se ti riferisci alla macchina del tempo, posso solo
risponderti di si. Non sarei stata in pace con me stessa se non gli
avessi fatto sapere ogni cosa. Fortunatamente la presa meglio del
previsto…”
“Mi è difficile crederlo con il carattere che si
ritrova, ma voglio fidarmi” disse ridendo.
Dopo qualche minuto di silenzio il giovane aggiunse imbarazzato:
“Senti mamma io volevo chiederti scusa per ciò che
è accaduto ieri…”
“Tesoro, non devi…”
“No, mamma lasciami finire. Mi sono comportato in maniera
davvero egoista e ti ho ferita con le mie parole.
Ero veramente agitato e nervoso in quel momento, ma non mi giustifica
per ciò che ti ho detto e me ne vergogno.
Non ero in me e per la prima volta mi sono sentito mortificato. Non le
pensavo quelle cose mamma, devi credermi.
Ora ti chiedo solo di perdonarmi, se puoi” terminò
il ragazzo visibilmente addolorato.
“Trunks, io non posso perdonarti perché non
c’è niente di cui tu debba scusarti. Io non sono
arrabbiata con te.
È vero che le tue parole mi hanno un po’spiazzata,
perché non è da te esplodere in quel modo, ma la
situazione non era delle migliori e ti sei lasciato sopraffare dalle
emozioni. Io ti capisco e non te ne faccio una colpa. Quindi ora
smettila di scusarti e abbracciami perché ne ho veramente
bisogno” concluse la donna emozionata.
Il figlio le si avvicinò e la strinse tra le sue braccia
sussurrandole:
“Ti voglio bene mamma”
“Anche io tesoro”.
Mentre i due si abbracciarono non si accorsero di una figura, nascosta
dietro la porta della cucina, che osservò ogni
cosa…
Dopo la colazione Vegeta si sentiva decisamente meglio, soprattutto
perché suo figlio e Mirai Bulma apparivano più
rilassati e sereni.
Sapeva della loro riconciliazione perché, non volendo, aveva
ascoltato e visto tutto ciò che era avvenuto nella cucina.
Guardandoli si era reso conto di quanto fossero uniti e forti.
Nessuno li avrebbe mai divisi, neanche la discussione avvenuta il
giorno prima era riuscita a scalfire il loro legame così
intenso che solo un genitore e un figlio possono condividere.
Un po’ gli dispiaceva lasciare quella dimensione,
soprattutto per ciò che aveva instaurato con loro, ma voleva
tornare nella sua casa, dalla sua donna e da
suo figlio.
Però prima di andarsene c’era ancora
un’ultima cosa da fare e con quel pensiero chiese, con il suo
solito ghigno divertito, al giovane:
“Ehi Trunks, che ne dici di un ‘ultima
scazzottata, prima della mia partenza…”
“E me lo chiedi…” rispose con il suo
stesso tono.
Così i due si diressero all’aperto per
l’ultima “sfida”.
Rimasero fuori per tutta la mattinata e una volta tornati si
fecero velocemente una doccia per poi pranzare tutti insieme.
Terminato il pasto, Vegeta prese tutte le sue cose e si
avviò verso il suo mezzo per poter tornare nella propria
epoca.
Lui non era un’amante degli addii, ma c’era ancora
una cosa che doveva fare prima di partire, infatti si
avvicinò al figlio e gli sussurrò, con tono
serio, per non farsi sentire dalle due donne:
“Trunks c’è una cosa che volevo
dirti…mi raccomando qualunque cosa succeda non abbandonare
mai la tua famiglia.
Io l’ho fatto e non ne vado fiero.
Insegna tutto quello che sai a tuo figlio e per favore proteggi sempre
tua madre. Lei è forte e ti dirà che non ne ha
bisogno, ma sappiamo entrambi quanto sia fragile…”
“Lo farò papà e non preoccuparti, non
ti deluderò”
“C’è anche un ‘altra cosa.
Vedi, prima che partissi per arrivare qui, Bulma ha
insistito molto che ti facessi
sapere…ecco…”
“Papà, non ti sforzare. So già cosa
vuoi dirmi e voglio evitarti tutto questo” proferì
il figlio ridendo per poi aggiungere:
“Quando tornerai nella tua dimensione vorrei tanto che le
dessi questa lettera e capirà…”
Vegeta prese la busta, la mise in tasca e si
avvicinò al neonato che si trovava tra le braccia di Bree.
Doveva ammettere che assomigliava ad entrambi.
Aveva capelli scuri e occhi celesti come quelli di suo figlio, ma il
suo viso corrucciato lo aveva preso sicuramente da lui e Mirai Trunks.
Lo guardò per un istante e si fece scappare un tenue
sorriso. Quel bambino sarebbe sicuramente diventato un portento, lo
sentiva. Salutò Bree con una stretta di mano, per
lui sarebbe stato troppo un abbraccio.
Infine si portò davanti alla scienziata che disse con occhi
lucidi:
“Grazie di tutto Vegeta. Mi hai fatto un grande
regalo che porterò sempre con me e scusami ancora per averti
trattenuto più del dovuto”.
Il saiyan lasciò un leggero bacio sulla fronte della donna e
le mormorò:
“Sii forte donna, sempre”.
Alla scienziata sfuggì, al suo volere, una lacrima
dal viso che il saiyan prontamente asciugò.
Si guardarono per l’ultima volta, come per sigillare per
sempre quel ricordo, perché entrambi sapevano che non ci
sarebbe stata un‘altra occasione.
Infine Vegeta si decise a voltarsi e si avviò verso il mezzo
che lo avrebbe riportato di nuovo a casa.
Dopo alcune ore di viaggio, il saiyan era ritornato finalmente nella
sua dimensione.
Era già calata la sera e Vegeta aveva deciso di atterrare un
po’ lontano dalla Capsule Corporation per evitare di fare
rumore, ma soprattutto perché voleva attuare il suo piano
pensato durante il suo ritorno.
Una volta sceso dal velivolo prese la sua decisione.
Sollevò il braccio e creò una sfera luminosa che
spedì contro il mezzo, distruggendolo in mille pezzi.
Lo guardò attentamente ardere finché
non rimase soltanto polvere.
Era la decisione giusta e Vegeta ne era pienamente consapevole.
Loro dovevano vivere la propria vita e lui avrebbe fatto altrettanto
con la sua .
Era questo quello che voleva e ne fu pienamente convinto non appena
arrivò davanti alla sua casa.
Si poteva udire solo un profondo silenzio e questo lo portava a pensare
che la sua famiglia doveva già essere nel mondo dei sogni.
Si accorse che la finestra della camera che condivideva con Bulma era
semi aperta così decise di entrare da lì per
sorprenderla.
Si addentrò all’interno, ma notò con
stupore che la donna non si trovava nel loro letto, così si
avviò verso il corridoio e cercò di localizzare
la sua aura.
Prima di trovarla avvertì distintamente quella del piccolo
Trunks provenire dalla sua cameretta.
Non resistette e si avvicinò alla porta aprendola, scoprendo
il figlio dormire.
Lo osservò per un momento e si recò verso di lui
appoggiando la mano sulla sua piccola fronte come per depositargli una
carezza.
Il piccolino, sentendo il calore del padre, si svegliò
lentamente e con la voce impastata dal sonno gli sussurrò:
“Papà sei tornato”
“Perché, avevi forse qualche dubbio”
disse con un tono da finto duro.
“No, io ero sicuro che saresti ritornato, ma la mamma non era
più convinta… per aspettarti si è
anche ammalata”.
“Che significa Trunks?” chiese allarmato il saiyan.
“La scorsa notte ti stava aspettando fuori al balcone, ma era
freddo ed ora ha la febbre. Io le ho detto di rientrare
perché prima o poi tu saresti tornato. Però
papà non ti devi preoccupare perché ho fatto io
compagnia alla mamma durante la notte e l’ho sempre
protetta” disse tutto in un fiato il piccolo.
A quelle parole Vegeta sfuggì un sorriso.
Era orgoglioso di suo figlio e di questo non avrebbe mai dubitato,
tuttavia il saiyan gli rispose:
“Lo so Trunks…sicuramente sei
più giudizioso di lei.
Rimarrà sempre un‘incosciente”
mormorò, ricordando l’episodio di quando Mirai
Bulma era uscita in giardino senza coprirsi.
“Ora ci penserò io a lei…tu torna a
dormire perché domani ti aspetterà un duro
allenamento”.
“Dici sul serio papà?” chiese il bambino
euforico di passare del tempo con lui.
“Io non mento mai, dovresti saperlo”
“Ok. Allora buonanotte papà” disse
infilandosi sotto le coperte e riprendendo il suo sonno.
Vegeta lo osservò facendosi scappare un mezzo
sorriso e raggiungendo poi il salotto dove percepì
l’aura della donna.
Arrivò nella stanza e la vide sdraiata sul divano con un
piccola coperta indosso.
Si avvicinò a lei sentendo la sua aura piuttosto debole per
via ovviamente della febbre.
Si piegò su di lei e le posò un bacio sulla
fronte.
La sentì piuttosto calda, infatti come gli disse il figlio,
doveva avere la febbre alta.
A quel contatto la donna si ridestò e quando aprì
gli occhi si ritrovò davanti proprio la figura che stava
aspettando con ansia.
Con occhi lucidi per via della febbre e anche un po’ per il
pianto, Bulma, abbracciandolo, gli sussurrò:
“Vegeta, sei proprio tu”
“E chi dovrebbe essere” rispose il saiyan con il
suo solito cipiglio.
La scienziata ripensando alla paura dovuta al suo distacco si
allontanò da lui e le diede uno schiaffo, urlandogli:
“Perché ci hai messo tutto questo tempo! Avevi
detto solo tre giorni, invece ne sono trascorsi otto. Tu non puoi
capire cosa ho passato”.
Vegeta, senza scomporsi molto per lo schiaffo, le prese subito il polso
con il quale lo aveva schiaffeggiato e aggiunse con tono severo:
“Ti avevo detto che sarei tornato e l’ho fatto.
Ho avuto qualche piccolo imprevisto, ma ora sono qui.
Non avresti dovuto dubitare perché sai che mantengo sempre
la parola data.
Non capisco perché ti crei sempre tutti questi
problemi”.
“Perché ci hai già abbandonato una
volta e la paura che riaccada mi sfiora ogni volta che decidi di
lasciare questa casa e ti allontani per giorni. Io ho solo bisogno di
sapere che tu ci sei e che posso contare su di te in ogni
momento…ti sto chiedendo tanto?”
terminò la donna con un filo di voce.
“Si, perché tu sai che sono stato lo schiavo di un
maledetto tiranno per anni e non ho intenzione di sottomettermi
più a nessuno”.
“Io non ti sto chiedendo di sottometterti, non lo farei
mai…”
“Non ho ancora finito, donna…Comunque
ti basti sapere che questo è stato l’ultimo
viaggio che ho compiuto, anche perché ho distrutto la
macchina del tempo”
“Cosa hai fatto? Ma ti rendi conto del tempo che ho impiegato
per farla funzionare?” replicò lei urlando.
Si alzò persino in piedi per il nervoso, ma purtroppo questo
scatto improvviso le provocò un giramento di testa che non
sfuggì al saiyan e la recuperò in tempo
prendendola tra le braccia.
“Sei sempre la solita Bulma. Hai la
febbre alta, non mi sembra il caso di mettersi ad urlare e farne un
dramma. Hai preso qualcosa per questa influenza” disse
pacatamente il saiyan.
“Si, poco prima che arrivassi tu e comunque anche Trunks me
lo ha ricordato” rispose lei debolmente.
“Tuo figlio è persino più giudizioso di
te” disse lui sarcasticamente.
Tra le sue braccia, la donna comprese quanto le erano mancate
quelle strette che solo lui sapeva darle e quel senso di protezione che
percepiva soltanto sfiorandolo.
Quella sorta di calore che lui emanava non lo avrebbe scambiato con
niente al mondo.
Tuttavia con un filo di voce riuscì a chiedergli:
“Vegeta, promettimi soltanto un cosa…
Io non voglio costringerti a vivere una vita che non vuoi, ma non
voglio neanche vivere perennemente nel timore che tu possa lasciarmi da
un momento all’altro. Se non ti senti soddisfatto di quello
che hai sei pregato di dirmelo ora, almeno poi me ne farò
una ragione.
Io voglio solo evitare di soffrire oltre…”
Il saiyan ascoltò attentamente ogni singola parola
e dovette ammettere a se stesso quanto quella donna avesse ragione.
Negli ultimi anni l’aveva delusa e ferita svariate volte,
anche volontariamente, ma ora era arrivato il momento di chiarire
l’intera faccenda perché lei lo meritava.
Così Vegeta con tono serio replicò:
“Bulma, ascoltami molto bene
perché non avrai occasione di risentire ciò che
sto per dire.
Io non potrei mai fare a meno della donna che mi ha ridato la vita. Non
posso più fare a meno della tua presenza, a volte irritante,
ma assolutamente di vitale importanza.
Il tuo corpo, il tuo profumo, le tue carezze, le nostre litigate...non
potrei pensare di vivere…senza di te”.
La donna, udendo tali parole, non riuscì a proferire
parola e il saiyan ne approfittò per deriderla:
“Devo averti davvero scioccata. Non è da te
rimanere senza parole, donna”.
“Io…io no-non me lo aspettavo” rispose
lei balbettando e con le lacrime agli occhi, aggiunse:
“Ora penserai davvero che sia una piccola e debole terrestre,
non è vero?”
“Sbagliato…Tu sei la mia piccola
e debole terrestre” concluse divertito.
Constatando la stanchezza e la debolezza della compagna, Vegeta la
sollevò tra le braccia e la portò nella loro
camera per farla sdraiare e stare al caldo.
Arrivati all’interno della stanza,
l’adagiò sul letto e la coprì con le
coperte.
Si tolse gli indumenti, appoggiando la lettera data da Mirai Trunks sul
cuscino, rimase con i suoi boxer e indossò la sua maglia
bianca a maniche corte pronta per la notte.
Nel frattempo Vegeta ne approfittò per andare in bagno e
Bulma alzando gli occhi si accorse della busta indirizzata a lei.
La prese e tirò fuori il contenuto.
All’interno trovò solo una fotografia che
raffigurava Mirai Trunks, Bree e il piccolo, nato da poco ,tra le
braccia della madre.
In quell’istante Bulma provò una grandissima gioia
per il “suo” ragazzo.
In quell’immagine intuì la serenità e
la felicità che il giovane tanto aveva aspirato e finalmente
raggiunta.
Lo meritava dopo tutto il dolore e l’angoscia subita in tutti
gli anni passati e non poteva che augurargli il meglio.
Tuttavia si accorse che la foto riportava dietro una dicitura.
La girò e lesse le seguenti parole:
“Mamma, come puoi notare ho raggiunto
finalmente il mio obiettivo: trovare la felicità. Come hai
potuto intuire ho incontrato la mia anima gemella e grazie a lei, ora
anche un bellissimo bambino che abbiamo chiamato Vegeta.
La mia gioia è immensa e ci tenevo a condividerla anche con
te visto il supporto e il bene che mi hai sempre dimostrato, persino
quando non conoscevi la mia identità.
Non ti dimenticherò mai… Con affetto Trunks.
Ps: stavo per dimenticare una cosa: anche io
ti voglio bene e mi manchi tanto!”
Quelle parole colpirono molto la donna e le provocarono un
pianto dovuto ovviamente alla gioia.
Era davvero contenta per Mirai Trunks, per essere riuscito a costruire
una famiglia e ad essere veramente felice.
Ciò che il giovane le scrisse la emozionò
particolarmente, soprattutto la parola “anche” che
in quel contesto significava soltanto una cosa…
Vegeta, in qualche modo, aveva mantenuto la sua promessa fatta prima di
partire per quella dimensione e questo la rese molto contenta.
Intanto il saiyan uscì dal bagno e quando trovò
la donna in lacrime, con in mano la lettera, le chiese curioso:
“Cosa ti ha scritto il moccioso da farti sciogliere
in questa maniera... Oppure è la conseguenza della
febbre?”
“Piantala di prendermi in giro. Piuttosto guarda qui come
sono carini tutti insieme” proferì la scienziata.
“Donna, io li ho visti dal vivo quindi
non ho bisogno di rivederli in foto” aggiunse lui seccato
infilandosi nel letto.
“Vegeta, sei sempre il solito insopportabile”
concluse lei indispettita, appoggiando la foto sul suo comodino e
posando poi il capo sul petto del compagno.
A quel punto il saiyan non se la sentiva di spostare la donna,
non solo perché gli era mancato quel contatto, ma anche per
accontentarla dopo essere rimasto lontano per giorni.
Così la strinse tra le braccia e posò le labbra
alla fronte, ancora calda, della scienziata e percepì la sua
aura leggermente rinvigorita per via sicuramente della medicina.
Dopo un breve silenzio Bulma, con tono curioso, chiese al saiyan:
“Come l’hai trovata lei…non
solo fisicamente, ma anche emotivamente”
“Perché vuoi saperlo” disse lui
seriamente.
“Sono soltanto curiosa…tutto qui”
“Nonostante non sia più così giovane
fisicamente non le manca nulla…anzi…”
disse lui con tono divertito.
“Smettila Vegeta!” urlò la donna.
“Sei tu che me lo hai chiesto e comunque se proprio vuoi
saperlo è una donna forte, all’apparenza, ma cela
dentro di se un grande dolore che nessuno riuscirà mai a
risanare.
Io ho solo cercato di alleviare la sua sofferenza, almeno per un
po’ e spero di esserci riuscito” aggiunse con tono
severo.
“Che cosa hai fatto per aiutarla?” chiese lei
guardandolo negli occhi.
“Sei sicura di volerlo sapere?”
“Ascolta Vegeta, qualsiasi cosa tu abbia fatto sono sicura
che sia stato solo per farla sentire di nuovo bene.
Dopo il chiarimento avuto in salotto non temo più niente e
nessuno perché ho letto nel tuo sguardo un’estrema
sincerità, ma forse hai ragione…ora è
meglio non sapere” disse seriamente per poi aggiungere con
tono divertito:
“E comunque, giusto per informazione, non ti
costruirò più nulla così evitiamo
altri problemi, non ti pare?”
“Non ce ne sarà più bisogno”
rispose il saiyan baciandola con la sua solita e travolgente passione.
Quando si staccarono Bulma gli sussurrò:
“Vorrei tanto fare l’amore con te”
“Non questa notte. Ne riparleremo quando ti sarai
rimessa…ora dormi”.
Così la scienziata si addormentò
serenamente tra le braccia del suo uomo, come non accadeva da tempo.
Persino Vegeta dovette constatare quanta tranquillità
poté respirare.
Ora si sentì davvero completo, grazie anche
all’esperienza vissuta nell’altra epoca.
In quel momento ricordò il periodo sotto la tirannia di
Freezer e all’epoca si chiese quando sarebbe arrivata la
libertà e la pace.
Pensava che per lui non ci fosse via di scampo e che fosse destinato a
vivere per sempre nell’odio e nella vendetta.
Per fortuna si era sbagliato.
Grazie alla sua famiglia aveva raggiunto non solo la salvezza
da un mondo intriso di sangue e distruzione,
ma la tanta agognata e ricercata pace che ora vagava libera, senza
restrizioni, nel suo cuore.
FINE
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciaooo a tutti!
Finalmente sono riuscita a postare l’ultima metà
del capitolo conclusivo di questa storia.
Ora è veramente completa.
Vorrei ringraziare tutti coloro che l’hanno seguita, anche i
lettori silenziosi...l’ho apprezzato tantissimo.
Spero davvero che il finale vi piaccia.
Vi ringrazio ancora tutti e ci sentiamo presto perché ho
già in mente dell’altro! ;)
A Presto.
Un Bacioneee
Galvanix