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Autore: bluemoon89    11/04/2015    0 recensioni
Racconto in prima persona, da un punto di vista estraneo dai fatti che avverranno a Starling City, e che dovevano avere uno scopo nella vendetta di Slade; ma avrà dei risultati diversi.
[Possibile citazione di altri personaggi della serie e/o avvenimenti della prima e seconda stagione]
DAL TESTO:
Avevo capito che aveva dei problemi e che c'era qualcosa che non andava...ma in fondo non avevo capito niente.
Non avevo capito nulla...o forse si e facevo finta che non ci fosse nessun problema.
Avevo cercato di capirlo, ma non ci ero riuscita.
Non avevo capito chi era veramente Slade Wilson.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Slade Wilson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12

Passarono tre mesi prima che lui ritornasse.
Avevo pensato molto al voto che avevo fatto, e più i giorni passavano più ero convinta su questa cosa.
Slade si presentò davanti a casa mia una sera.
Appena lo vidi lo abbracciai.
Lui parve piuttosto rigido, come se non si aspettasse quel gesto da parte mia.
-mi sei mancato.-dissi per poi guardarlo.
Lui sorrise.
Mi accarezzò il viso e lo feci entrare.
-non mi trattengo molto...-disse lui sorpassandomi.-io...io penso che non ci dobbiamo più vedere.-
Lo guardai.
-perché pensi che non vedendomi non hai più problemi.-dissi.
Quell'affermazione lo sorprese.
Forse sperava di una reazione diversa.
-credo...credo tu non abbia capito-disse lui. Distolse un momento lo sguardo e poi mi guardò.-c'è un'altra donna...è questa la verità.-
-non mi sembri uno che fa tanto il galletto quando si impegna.-dissi.
-il fatto che siamo andati a letto insieme non significa che siamo insieme...o c'è qualcosa.-disse lui.
Lo guardai.
-stai mentendo-dissi.-si vede...-sospirai.-Slade...che cos'è che ti fa male.-
Lui non rispose.
-l'ho capito che...c'è qualcosa che ti turba e opprime la tua anima. E di certo non è una cosa così futile come un'altra relazione o che tu non provi niente.-dissi.
-è la verità-disse.-sei tu che non vuoi capire.-
Lui mi sorpassò e aprì la porta.
-Slade...-lo richiamai, lui si fermo.-nonostante tutto...sono importante per te, non solo per quello che è successo fra noi quella notte...e mi dispiace che tu abbia scelto i tuoi problemi e il tuo passato.-
Mi dette una breve occhiata e se ne andò chiudendo la porta.
Adesso che ci ripenso se quella volta fossi stata più aggressiva e gli avressi fatto dire la verità, tutto questo non sarebbe mai successo. Avrei salvato la sua anima...adesso non saprei se ci sia qualcosa da salvare.
Quando se ne andò, io rimasi per molto tempo sul divano a fissare il vuoto.
Mi sentivo stupida.
Parevano i discrosi di una piccola ingenua. Lui sapeva che non lo ero. Anche allora pensai che dovevo essere più aggressiva.
Sospirai pesantemente.
Quella sera avevo un appuntamento fuori con Emily, ma gli dissi che non avevo la testa e che le avrei spiegato tutto l'indomani quando mi chiese se era successo qualcosa.
Non so quanto tempo fosse passato, ma ad un tratto sentì bussare alla porta.
Sorrisi.
Emily era Emily...non capivo come facesse a capire quando stavo veramente male, almeno così pensavo fino a quando non aprì la porta.
Con grande sorpresa, mi trovai Slade davanti.
-che ci fai qui...-dissi senza fiato.
Lui si avvicinò e senza dire niente mi baciò.
In un primo momento rimasi piuttosto rigida, quasi come nel cercare una risposta a quello che stava succedendo, ma piano piano quel piano razionale si fece sentire sempre meno fino a quando la passione colpì entrambi.
Quella volta, lo sentì tutto mio. Mi desiderava, voleva stare con me. Quanto mi piacque sentire la sua pelle accanto la mia, di sentirlo dentro di me. In quel momento pensai che la sua scelta ero io e che in quel momento voleva stare con me e con nessun'altra.
La mattina seguente, era ancora accanto a me che mi stringeva. Fui felice che era stato tutto reale e non frutto di un bel sogno. Pareva che non volesse che mi staccassi da lui, come se volessi sfuggire. Non sarei mai fuggita, sarei stata sempre accanto a lui.
Lo sentì ad un tratto che mi baciava il viso per poi abbracciarmi forte.
Quanto avevo desiderato che tutto questo non finisse.
-andiamo a fare una passeggiata...-disse sorprendendomi.
-si...-
In un primo momento pensai che voleva stare con me, ma, dopo che ci eravano vestiti e usciti, camminammo in silenzio fino a quando non raggiungemmo il parco.
Ci sedemmo su una panchina.
In quel momento capì che c'era qualcosa che non andava.
Pareva turbato.
Per tutto il tragitto mi aveva tenuto la mano e anche in quel momento me la teneva.
La guardava e con l'altra mano studiava la mia.
Ad un tratto la pose sopra la mia e iniziò a parlare tenendo lo sguardo basso.
-quando una persona cara muore è nostro dovere onorare la sua morte...ad ogni costo.-mi disse per poi guardarmi.
Era provato, non lo avevo mai visto in quello stato.
-tu sei l'unica persona che non deve soffrire a causa di questa storia....-disse.-e per questo ti chiedo di perdonarmi, se ci riesci.-
Non capì.
Si avvicinò e mi dette un bacio sulla fronte.
-grazie per avermi voluto bene-disse Slade per poi lasciare la mia mano e alzarsi.-adesso devo andare.-
Io rimasi un pò stordita.
Non capivo.
Rimasi a guardarlo fino a quando non lo persi di vista.
Capì tre cose: che mi amava, di perdonarlo e mi aveva detto addio.
Ci pensai molto a quello che era successo e quando non si fece più vedere, fu la conferma che qualcosa gli era successo.
Non seppi più di lui, se non, dopo molto tempo, per ciò che successe alla famiglia Queen e a Starling City.
La notizia del rapimento di Thea lo seppi dalla televisione, come che era stato Slade. Quello stesso giorno mi si avvicinò Trent.
Mi disse che lui e Deathstroke erano la stessa persona, che aveva una strana sostanza che lo rendeva super forte e che aveva dirottato il pulman dei prigionieri diretti ad Iron Heights per trasformarli nel suo esercito personale. Inoltre aggiunse che faceva il carino con me solo per mettermi contro Oliver, visto che covava della vendetta nei suoi confronti.
Fu un duro colpo, oltre al fatto che Trent rischiò di morire. Mi sentì tradita da lui. Tutto quello che era successo serviva solo ai suoi scopi. Sbollita la rabbia, di qualche settimana, ripresi un pò di lucidità. Rimasi in quel periodo a casa a riflettere. Alla fine, compresi il significato delle sue parole. Non era stata solo finzione, lui si era sentito veramente attratto da me...solo che alla fine è prevalsa la vendetta.
E poi...la morte di Moira, l'attacco di Starling City e lui molto probabilmente era morto.

Dopo che ero svenuta a causa dell'iperventilazione, mi ritrovai distesa su una brandina posta in una stanzetta nel retro del locale, sentì la voce di mio padre che mi riportò alla realtà.
Disse a Trent che il suo servizio era stato cancellato e se voleva stare a questo mondo, doveva stare lontano da me e lasciarmi in pace.
Trent non rispose, ma sentì i suoi passi allontanarsi.
Chiese ad Emily come stavo, per poi entrare.
Mi alzai quando lo vidi.
-ti dovresti riposare.-disse mio padre vedendomi che mi ero messa in piedi.
Lui chiuse la porta.
-sto bene...è passato.-dissi.
-è vivo-disse lui.-Oliver lo ha rinchiuso in un prigione dell'ARGUS.-
Non dissi nulla.
-qualche volta non c'è nessun discorso, per quanto cerchi di aiutare, che può fermare qualcuno dalla vendetta e nell'uccidere.-
-ci sono sempre le eccezioni.-dissi dopo un momento di esitazione.
-non in questo caso.-disse mio padre.
-nemmeno per me c'erano.-dissi.
-era diverso-disse mio padre-ascolta...quella roba...non c'è l'ha più...però questo non significa che sia guarito dalla sua vendetta. Un uomo mosso dalla vendetta è capace di tutto.-
-vorrà dire che penserò io alla sua anima.-dissi.
Mio padre mi guardò.
-è vero...è la persona che dicono, ma non è stato tutto inghiottito nell'oscurità..io lo so o almeno credo.-dissi.
-è una strada pericolosa...lo sai.-disse mio padre.
Non me lo avrebbe detto se non ero convinta o sincera.
-lo so...ma salverò la sua anima-dissi.-non importa il dopo...ciò che mi preoccupa in questo momento è salvarlo da se stesso...e per farlo devo essere forte.-
-non è una questione solo di forza.-disse mio padre.
-lo so...ma penso...che l'esperienza mi sarà da maestra.-dissi.
Mio padre sorrise.
-sarà un allenamento più duro del solito, ne sei convinta.-fece mio padre.
-si.-dissi decisa.
-inizieremo stasera...al solito orario.-disse mio padre per poi andarsene.
Rimasi per un momento a fissare la porta dove mio padre era scomparso.
Ero decisa.
Avrei curato la sua anima e salvato da se stesso...questa era la mia promessa.
   
 
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