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Autore: franci893    11/04/2015    4 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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7.
 
Erano trascorse diverse settimane dal ritorno di Lynn, e la vita al castello aveva ripreso a scorrere tranquillamente, almeno in apparenza.
Si era nel pieno della stagione primaverile, e la maggior parte della popolazione era impegnata a dissodare gli ultimi acri di terra per procedere poi alla semina. L’aria era impregnata di quel fervore tipico dei primi giorni della bella stagione, ed aveva contagiato anche gli abitanti del castello: dalla mattina alla sera si sentivano sbattere tappeti e coperte, le porte venivano tirate a lucido e lasciate aperte per far entrare i raggi del sole, e non era difficile imbattersi continuamente nella servitù intenta a pulire, lucidare e sistemare ogni singola stanza.
Sembrava che le persone si fossero risvegliate dal letargo invernale e che una nuova linfa scorresse nelle loro vene, riempiendoli di energia e vitalità.
Anche per questo motivo Lynn aveva sempre amato quel periodo dell’anno, fin da bambina. L’arrivo della primavera significava poter uscire dalle mura austere in cui doveva rimanere rinchiusa per così tante settimane, correre libera nei prati, raccogliere grandi mazzi di fiori con cui adornare le stanze del castello e soprattutto festeggiare l’equinozio di primavera al villaggio, assieme alla sua famiglia e a tutti gli abitanti della contea.
Come spiegare, quindi, la malinconia che invece l’assaliva nell’assistere al consueto fermento che agitava tutti? Per la prima volta nella sua vita, Lynn si sentiva spenta. Proprio lei, così piena di energia e voglia di vivere, trascorreva le giornate aspettando solo che arrivasse l’imbrunire per coricarsi. Era diventata una reclusa nella sua stessa casa.
Anche in quel momento, sola nella sua stanza, osservava le ombre della notte danzare sui muri, la mente confusa e ovattata prossima ad abbandonarsi al sonno, chiedendosi per quanto ancora sarebbe riuscita ad andare avanti in quel modo.
Stava per addormentarsi quando sentì qualcuno bussare alla porta. La luna era già alta in cielo, chi poteva essere? Titubante, accese una candela, si avvicinò alla serratura, tolse la chiave e vi sbirciò attraverso, cercando di capire l’identità del visitatore.
- Lynn, sono io – mormorò una voce.
Riconoscendola, la ragazza aprì la porta e Tess sgattaiolò nella stanza, silenziosa come una lince.
- Che cosa ci fai qui? – le chiese, chiudendo di nuovo a chiave.
- Avevo voglia di parlarti – rispose la cognata, accomodandosi ai piedi del letto.
- Potevi farlo domani – osservò la ragazza, sedendosi accanto a lei. Non era da Tess gironzolare per il castello durante la notte, affatto.
- Ho pensato che a quest’ora nessuno ci avrebbe interrotte. E poi – si aggiustò la lunga treccia che le cadeva sulla schiena – solo venendo qui ero sicura che non mi avresti evitato, come fai ultimamente.-
Lynn fece per alzare gli occhi al cielo a quell’affermazione, ma l’amica le prese una mano tra le sue e la fissò: - Sono preoccupata per te, Lynn. Non sei più la stessa da quando sei tornata al castello. Cos’è successo? – chiese, rafforzando la stretta in segno di incoraggiamento.
Se c’era una ragazza affabile e gentile, quella era Tess, e fin da quando si erano conosciute, era stata la sorella che Lynn non aveva avuto. Aveva qualche anno in più, e quella saggezza e discrezione nell’esprimersi propri di una donna sposata, eppure non aveva affatto un carattere sottomesso. Era stata lei a insegnarle come gestire la servitù con la giusta fermezza e ad essere una castellana giusta, questo quando avrebbe potuto tranquillamente prendere il suo posto, in quanto moglie di suo fratello. In diverse occasioni l’aveva aiutata a dirimere dispute sorte tra gli abitanti, e ormai tutti ne conoscevano il modo di fare pacato ma determinato.
- Non è successo niente – rispose Lynn, a bassa voce.
- Non è possibile! Sei un’altra persona! E’ stato lui, vero? Ti ha fatto qualcosa e non lo vuoi rivelare. Sapevo che non avrei dovuto dirgli dov’eri nascosta, ma ero così in pena e lui sembrava avere intenzioni onorevoli, mentre invece…-
- Non mi ha toccata, Tess. Non ha fatto niente di quello che pensi – mormorò Lynn, interrompendo quel flusso concitato di parole.
Sua cognata la guardò in silenzio, indecisa se crederle o meno. La ragazza si sentì arrossire, ma sostenne il suo esame senza alcun cedimento.
- E allora cosa c’è che non va? – chiese.
Era una bella domanda.
Come poteva spiegare quella sensazione di vuoto che avvertiva costantemente?
- Non lo so…è come se improvvisamente tutto non avesse più senso e fosse grigio. Non riesco a capire più quale sia il mio posto qui. Per questo me ne ero andata, sapevo che una volta arrivati i normanni sarei stata inutile. E difatti è così – mormorò, liberando la mano e raggomitolandosi sulle ginocchia, come faceva sempre da piccola.
- Non sei inutile, Lynn! Sei la legittima erede al casato e il feudo ti appartiene di diritto. Nemmeno i normanni possono spezzare il legame tra te e questo posto – ribatté Tess.
A Lynn scappò una risata amara. – Sono talmente indispensabile che ultimamente trascorro le mie giornate con le mani in mano. Ovunque vada, nessuno ha bisogno del mio aiuto o dei miei consigli, né la cuoca, né la governante, nemmeno l’ultima delle sguattere. Sanno tutti cosa fare, e non mi guardano nemmeno. Ormai per loro non solo sono una traditrice, ma anche un peso da sopportare!- sbottò, asciugandosi una lacrima.
Almeno adesso era arrabbiata, era quasi confortante poter provare di nuovo qualcosa che non la facesse sentire apatica.
- Qualcuno ha osato di nuovo parlarti in questo modo? Sir Tristyn è stato molto chiaro, quando siete tornati, sei sotto la sua protezione ora. Se tu glielo riferissi, lui sicuramente potrebbe…-
- Potrebbe fare cosa? Riprenderli? Minacciarli? Puoi mettere a tacere le parole, ma non i pensieri. E io percepisco chiaramente dai loro sguardi quello che in realtà passa nella loro mente – ora Lynn si era alzata in piedi, e camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza – e onestamente, come dar loro torto? Forse, se non mi fossi fatta catturare così facilmente dai normanni quando ci stavano assediando, il castello non sarebbe caduto così facilmente!-
- Forse qualcuno può pensarlo ma, se ci riflettesse a fondo, chiunque capirebbe che il tuo gesto è stato compiuto con le migliori intenzioni – ribatté l’amica -  e anche se i normanni sono riusciti ad entrare prendendoti come prigioniera, è pure vero che tutti gli abitanti sono rimasti incolumi e al sicuro. E questo perché tu ti sei sacrificata per loro! –
Lynn la vide alzarsi in piedi e dirigersi verso di lei – Sei la persona più leale e coraggiosa che io conosca, e niente e nessuno potrebbe farmi cambiare idea - affermò, stringendola in un abbraccio. Lynn vi si abbandonò per qualche istante, godendosi quell’affetto di cui aveva disperatamente bisogno – Grazie Tess – mormorò.
- Vedrai che supererai questo momento. Tu sei la legittima signora di questo posto, e presto tornerà ad appartenerti, com’è giusto che sia. –
 
*
 
Tristyn si asciugò una goccia di sudore che gli stava scendendo lungo la fronte.
Si sentiva spossato, ma se c’era un momento della giornata che amava, era proprio quello.
Ogni mattina, poco dopo che il sole si era levato, lui e gli altri cavalieri si riunivano nel cortile principale per esercitarsi nel combattimento con la spada. Era utile sia ai veterani per mantenersi in esercizio, sia alle giovani leve per imparare i rudimenti dell’arte della guerra. Era molto faticoso, ma era l’unico modo in cui riusciva a scaricare la tensione nervosa che gli percorreva tutto il corpo.
Tristyn era sempre stato un ragazzo impetuoso e pieno di energie, e ricordava come aveva dovuto imparare a dosare la sua irruenza per riuscire a raggiungere gli obiettivi che si era prefissato.
Nel corso del tempo aveva memorizzato diversi stratagemmi per calmarsi e per non far trapelare la miriade di emozioni che aveva dentro sé, ma era pur sempre un essere umano, e quindi periodicamente si impegnava in qualche attività che lo lasciasse sfiancato e sollevato allo stesso tempo.
- Non dirmi che sei già stanco? – domandò scherzosamente Stefan, vedendolo appoggiato contro una delle mura.
Tristyn sorrise a quella battuta, e inarcò un sopracciglio in modo eloquente: - Sai bene che questo per me è solo un riscaldamento – ribatté, prendendo di nuovo in mano la spada per combattere contro l’amico.
Il rumore stridente delle spade che cozzavano le une contro le altre, le imprecazioni sommesse degli uomini, l’odore di sudore e fatica gli erano così familiari che quasi sembrava fosse di nuovo a casa, ad esercitarsi con il suo vecchio maestro d’armi.
Tirò una stoccata contro Stefan, cercando di farlo indietreggiare verso le mura, ma l’amico la parò, rispondendo al suo attacco.
- Sei particolarmente irruento oggi – commentò, mentre le loro spade seguivano una danza lenta e misurata, quasi in armonia.
- O forse sei tu particolarmente fuori forma – rispose, tornando all’attacco.
- Te lo lascerò pensare – l’amico parò nuovamente un affondo.
Continuarono a duellare, e man mano che andavano avanti i movimenti di Tristyn diventano più veloci e aggressivi. Stefan era abituato a quegli allenamenti estenuanti, ma dopo essersi difeso dall’ennesima stoccata, rallentò.
- Va bene, mi fermerei qui – disse, facendo segno di voler interrompere il combattimento.
- Non ti facevo così debole, l’aria dell’Inghilterra ti sta rendendo una femminuccia – ribatté sarcastico Tristyn.
- Tu invece diventi ogni giorno più arrogante – rispose a tono Stefan, andando a rinfrescarsi la fronte con un panno imbevuto d’acqua fresca.
- Io non la definirei arroganza, ma sicurezza nelle proprie capacità – ridacchiò l’uomo – se non l’avessi, non mi troverei qui, altrimenti. –
- Troppa sicurezza può farti montare la testa – borbottò Stefan, riponendo la spada nel suo fodero – e in questo momento non puoi permettertelo – concluse, incamminandosi verso le cucine.
- Che intendi dire? – chiese Tristyn, seguendolo a ruota. Certe volte rimaneva spiazzato dalle frasi concise e enigmatiche dell’amico. Da quel punto di vista erano completamente diversi, tanto lui era impulsivo e irruento, tanto Stefan era riflessivo e paziente. Si completavano alla perfezione e in cuor suo Tristyn era consapevole di essere riuscito in molte imprese grazie al suo aiuto.
Entrarono nelle cucine, restando in disparte per non farsi vedere da troppa gente. Gli abitanti del castello si stavano abituando alla presenza dei normanni, ma Tristyn aveva deciso di mantenere un atteggiamento defilato, non volendo creare possibili attriti tra normanni e sassoni.
- Ho come l’impressione che per te la cosa più impegnativa fosse conquistare questo posto, ma forse stai sottovalutando l’impegno necessario per mandare avanti un castello e tutte le terre che lo circondano – spiegò Stefan, mentre addentava una pagnotta appena sfornata, osservando di sottecchi e con interesse una delle ragazze intente a preparare le pietanze per la giornata.
- Suvvia, mi stai dicendo che governare una tenuta sia più difficile di combattere una battaglia o assediare un castello? Ma è un’assurdità! – sbottò Tristyn, bevendo un boccale di acqua fresca – e smettila di fissare quella sguattera, o si metterà strane idee in testa – borbottò, notando lo sguardo fisso dell’amico. In effetti, la ragazza aveva alzato gli occhi dal suo lavoro e adesso guardava Stefan con un’espressione a metà tra l’imbarazzo e il terrore.
- Abbiamo combattuto duramente per essere qui, fammi almeno godere lo spettacolo delle bellezze inglesi – rispose, ridendo.
- Non ne ho ancora vista una degna di questo titolo – disse lui, lanciando uno sguardo distratto alle donne lì attorno – comunque sopravvaluti le incombenze che mi spettano. Finora sta andando tutto per il meglio, senza eccessivi sforzi da parte mia – concluse, soddisfatto di aver provato il suo punto di vista.
- Forse perché finora lady Lynn si è occupata di tutto – osservò Stefan, mettendosi a ridere nel vedere l’amico quasi strozzarsi a sentire quel nome.
Tristyn lo fulminò con un’occhiata , mentre riprendeva a bere.
Da quando l’aveva riportata al castello l’aveva incontrata in rare occasioni e, in quel caso, si era limitato a renderle omaggio, come dettavano le convenienze. Onestamente, lui pensava di aver esaurito le cose che doveva dirle quando avevano lasciato il capanno. Come promesso, le aveva assicurato la sua protezione, e lo aveva messo subito in chiaro a tutti, non appena erano tornati al castello, minacciando chiunque avesse intenzione di insultarla nuovamente, e a quanto sembrava, aveva funzionato, visto che non aveva più sentito alcun commento sgradevole su di lei.
- Se una donna è capace di farlo, non vedo come io non possa riuscirci facilmente – ribatté, sbattendo con forza il bicchiere sul tavolo e incamminandosi verso i suoi alloggi.
- Non sottovalutarla, Tristyn. Il suo aiuto potrebbe esserti utile prima di quanto tu pensi – gli gridò dietro Stefan, la voce velata da una risata.
Un’altra frase enigmatica. Per oggi ne aveva sentite abbastanza.
 
*
 
- Maledizione!- sbottò Tristyn, per l’ennesima volta in pochi minuti, gettando gran parte delle carte sparpagliate a terra.
Iniziava a pensare che Stefan possedesse qualche dote profetica, perché erano trascorse ore da quando si era rinchiuso in quella stanza, e ancora non era riuscito a risolvere il problema postogli da due abitanti del villaggio. A quanto pareva, entrambi erano convinti di possedere un terreno posto sul confine tra le loro proprietà e dopo innumerevoli liti erano andati da lui, chiedendogli chi avesse ragione, dal momento che i terreni erano concessi dal signore del castello.
Tristyn ovviamente non lo poteva sapere, ma li aveva rassicurati dicendo che avrebbe saputo dar loro una risposta entro il giorno dopo. In fondo, bastava trovare un documento che riguardasse quel terreno e il gioco era fatto. Peccato che avesse trascorso tutto il giorno a spulciare ogni singolo, dannato angolo della stanza adibita a biblioteca e non avesse trovato nulla.
Migliaia di libri e documenti erano stati raccolti lì dentro, e oltre alla fatica della ricerca, si era aggiunto un problema che Tristyn non aveva considerato: la lingua in cui erano scritti.
Avendo trascorso molti mesi in Inghilterra, riusciva a comprendere a sufficienza l’inglese e stava imparando anche a dire qualche frase di senso compiuto, ma leggerlo era tutt’altra questione. Perché diavolo i sassoni non potevano usare un alfabeto civile e comprensibile? Che significato si poteva dare a tutti quei simboli aspri e incomprensibili che i sassoni definivano “lettere”?
Aveva bisogno di aiuto. Si arrovellò il cervello per qualche minuto, quando improvvisamente si ricordò le parole di Stefan.
 
Non sottovalutarla, Tristyn. Il suo aiuto potrebbe esserti utile prima di quanto tu pensi.”
 
Il ragazzo appoggiò la testa contro la parete, lasciandosi scivolare a terra.
Non voleva chiedere aiuto a Lynn. Ora era lui il signore di Welnfver, santo cielo! Nelle ultime settimane si era dato molto da fare per consolidare la sua posizione all’interno del castello, e i suoi sforzi stavano iniziando a dare i loro frutti. Voleva dare un’immagine di sé forte, non eccessivamente aggressiva, ma soprattutto desiderava dimostrare di essere in grado di gestire il suo nuovo ruolo. Aveva trascorso tutta la vita aspettando questo momento, e non poteva permettersi un solo sbaglio. Forse, però, aveva peccato un po’ di presunzione quando aveva creduto di potercela fare così facilmente.
Tristyn sbuffò, si rialzò in piedi e, prima di pentirsene, uscì alla ricerca di Stefan. Lo trovò all’esterno, intento a supervisionare i lavori di rinforzo delle mura.
- Sei riuscito a trovare quello che cercavi? – gli chiese, curioso.
- Manda a chiamare lady Lynn. Dille che l’aspetto in biblioteca. E – aggiunse, con un tono che non ammetteva repliche – non dire una parola.-
 
*
 
Lynn guardò la pesante porta intagliata di fronte a sé, titubante.
Bussò piano e attese.
- Avanti – abbaiò una voce maschile, dall’altra parte.
La ragazza dovette reprimere un sorriso soddisfatto, ed entrò nella stanza. La prima cosa che notò furono le decine di foglie buttati a terra qua e là, poi il suo sguardo si spostò verso la scrivania, dietro cui se ne stava seduto Tristyn.
- Potete chiudere la porta – disse, facendole segno di accomodarsi di fronte a lui.
Lynn obbedì alla prima richiesta, ma restò in piedi, fissandolo in silenzio.
- Fate come volete – borbottò lui, iniziando a sfogliare un enorme libro pieno di cifre e nomi – vi ho fatto chiamare perché ho bisogno di qualcuno che sappia leggere e tradurmi tutte queste parole, spero di non metterci troppo. Ora, si tratta di…- lei lo interruppe.
- So di cosa si tratta, Stefan me l’ha spiegato mentre mi accompagnava qui – lo vide inarcare un sopracciglio, ma non si lasciò intimorire – è ovvio che avete bisogno di me, anzi, mi sorprende che non mi abbiate fatto chiamare prima, tuttavia…- questa volta fu lui a interromperla.
- Benissimo, allora, così perderemo meno tempo. Dunque, come vi dicevo…-
- Non ho detto che vi aiuterò – le parole di Lynn risuonarono chiare e sonore nella stanza, e lei ebbe la soddisfazione di vederlo ammutolire dallo stupore.
Passò un minuto, o forse anche più, in cui il silenzio calò tra loro. Lei aspettava, immobile, mentre lui sbatteva le palpebre a intermittenza mentre la guardava sconvolto.
Alla fine, Tristyn riuscì a riprendere la capacità di parlare: - Non pensavo di avervi prospettato una possibilità di scelta – disse, cercando di mantenere un tono di voce calmo.
- Lo sto facendo io ora – ribatté Lynn – ci ho pensato a lungo, e credo che la mia proposta soddisferà anche voi. Io vi aiuterò con tutte le incombenze relative alla lettura dei documenti e dei libri contabili, e in cambio voi mi farete riavere il mio posto nel castello – scandì le parole con cura e con sicurezza, anche se in cuor suo non aveva tutta quella spavalderia che stava dimostrando, ma era l’ultima opportunità che vedeva per poter tornare ad avere un controllo sul castello e un contatto diretto con la sua gente.
Tristyn rimase in silenzio, guardandola come se fosse impazzita.
- Credo di non aver capito bene – disse infine.
- Io invece penso abbiate compreso perfettamente – ribatté lei – suvvia, sapete benissimo che avete bisogno del mio aiuto, non conoscete la lingua e non avete molta esperienza nella gestione di un castello. La mia offerta soddisfa entrambi come vedete – accennò persino un sorriso, tutto pur di convincerlo.
- Questo è un maledetto ricatto!- sbottò lui, alzandosi in piedi di colpo e facendo cadere la sedia dietro di sé. Era più imponente di quanto ricordasse, ma Lynn riuscì a rimanere ferma nella sua posizione.
- Io lo definirei più un accordo favorevole a tutti e due – insistette. Non poteva alzare le mani su di lei, non lì almeno, se non voleva affrontare una ribellione interna, pensò.
- Vorrà dire che chiederò a qualcun altro. Non mi piegherò mai a questa richiesta! – ribadì lui, il tono di voce piuttosto arrabbiato, ora.
- Nessuno meglio di me conosce questo posto, e ho aiutato mio padre a tenere i libri contabili, le rendite e a occuparsi di tutte le questioni di proprietà fin da quando ero una ragazzina. Cosa vi costa? Temete forse che, riabilitandomi agli occhi degli abitanti di questo posto, io possa minare la vostra posizione? Siate razionale! – gli disse, cercando di controllare il tremore nella voce.
Era così vicina ad ottenere quello che desiderava, perché quell’uomo cocciuto non dava il suo consenso e basta?
Tristyn grugnì, o almeno così le parve, mentre la fissava in cagnesco, le mani appoggiate sulla scrivania, il corpo proteso verso di lei quasi a volerle saltarle alla gola. Poi, come d’incanto, lo vide rilassarsi di colpo e mettersi di nuovo a sedere con un sospiro.
- D’accordo – mormorò, passandosi una mano sul volto, quasi aver preso quella decisione gli avesse tolto ogni energia.
Lynn dovette trattenersi dal mettersi a gridare per la felicità.
- Ho la vostra parola? – chiese, trepidante.
- Avete la mia parola – ripeté lui, con un tono molto meno entusiasta del suo – ora però, per l’amor del cielo, venite ad aiutarmi con questi incartamenti. Domani quegli uomini torneranno e ho promesso loro che avrei risolto il loro problema – concluse, spazientito.
Lynn si accostò alla scrivania e, silenziosamente, iniziò a scorrere i vari documenti, fermandosi ogni volta che trovava qualcosa di interessante o anche semplicemente per spiegare a Tristyn i meccanismi alla base del funzionamento di tutto il feudo.
Non seppe quanto rimase lì con lui, ma quando finirono, ebbe come la sensazione che si fosse instaurato un fragile legale basato sul rispetto reciproco. Entrambi volevano la stessa cosa – la fiducia della gente del castello – e per ottenerla dovevano collaborare.
Dopo settimane, Lynn finalmente vide una luce nei giorni che l’attendevano.
Sperava solo che non si spegnesse prima che lei potesse fare qualcosa per raggiungerla.




Salve a tutti! 
Dopo tre mesi, rieccomi, come sempre con immenso ritardo. Mi dispiace davvero molto essere così poco costante, ma non ho molto tempo a disposizione, e per questo capitolo in particolare ho avuto un po' di problemi di ispirazione. Ho sempre paura di risultare poco credibile, ed essendo la prima storia di ambientazione storica, ci metto molto di più. Voglio ringraziare la mia amica Eleonora per i preziosi consigli, soprattutto questa volta sono stata provvidenziali:)
Detto questo, ho visto che comunque le visite sono continuate a salire, e volevo ringraziarvi tantissimo per questo, non pensavo che questa storia potesse interessare così tante persone. Un ringraziamento speciale ai miei due recensori di fiducia, i vostri commenti mi aiutano molto a capire cosa ne pensate:)
Sperando vi piaccia, mando un bacio a tutti!

Francesca


 
   
 
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