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Autore: idrilcelebrindal    13/04/2015    5 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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43 La sorte di Fili
Buongiorno! Mi scuso per il tremendo ritardo, ma questo capitolo mi ha davvero messo in difficoltà. L’ho modificato e rimodificato, e l’ho addirittura riscritto un paio di volte. Alla fine spero di aver raggiunto il risultato. Per non influenzare il vostro giudizio, esporrò i miei dilemmi alla fine. Buona lettura!

43 La sorte di Fili

Ho uno strappo nel polsino.  In seguito, ogni volta che avrebbe ripensato a quel momento, il più vivido ricordo di Kili fu di aver notato di avere uno strappo nel polsino della camicia.
Chissà come me lo sono procurato.
Il silenzio raggelato, le  seguenti esclamazioni di sorpresa dei Nani intorno a lui, i gemiti costernati, tutto il brusìo gli sfuggì completamente, come se fosse dietro una lastra di vetro talmente spessa da ottundere ogni rumore.  
Freddo, silenzio. Vuoto.
Niente. Non sentiva niente.

Un tocco fermo, caldo e familiare, una mano sulla sua spalla, dita sottili intrecciate alle sue. Il guscio ghiacciato che lo circondava si sciolse un po’ quando Liatris, in piedi al suo fianco, gli appoggiò la guancia sui capelli, e tornò a percepire, in lontananza, le voci accanto a lui.
“Come… come lo sai, cugino?” sempre presente a se stesso, Balin.
Dàin si schiarì la voce.
“Sapete che mio figlio Nàin si è ripreso poco tempo fa, vero? La cosa più difficile” sospirò, “è stata dirgli di suo fratello.” Il fiero Signore dei Colli Ferrosi abbassò gli occhi un attimo, mentre la voce gli moriva in gola.
“Sapete come succede, quando perdi qualcuno all’improvviso. Ti tornano in mente particolari come le ultime parole scambiate, i sorrisi, le battute, magari i litigi…”

“Vedrò di lasciartene qualcuno, fratellino.”
“Dovrai essere molto veloce, Fee. Sai che corro più in fretta di te.”

“… Nàin ricordava l’ultima volta con suo fratello. Avevano riso fino alle lacrime perché gli amici di Gràin, quelli che lui chiamava la sua Guardia Personale… un Branco di Mocciosi, come li chiamava invece  Nàin… avevano ingaggiato un tatuatore e si stavano facendo fare tutti lo stesso tatuaggio, con l’immagine della Montagna Solitaria.”
Dàin sorrise, un piccolo mezzo sorriso malinconico.
“Ma tutti sapevano che Gràin odiava gli aghi, per cui si stava preparando al suo turno ingurgitando quanto più sidro possibile! E quando Gràin superava il suo livello alcolico, diventava irresistibile, sarebbe riuscito a far ridere anche quel damerino biondo e lisciato di un Elfetto.”

Il giovane Nano seduto nel letto, con una vistosa fasciatura intorno alla testa, rideva e piangeva allo stesso tempo, mentre parlava di suo fratello.
“Quello sciocco! Non so come siano riusciti a convencerlo. Mentre parlavamo, i suoi Mocciosi arrivavano, uno dopo l’altro, con il braccio dolorante, ed il sidro scorreva a fiumi. Alla fine Freòr, che era l’ultimo, si è avvicinato e gli ha tirato una pacca sulla spalla tanto potente da mandarlo a gambe levate, poi gli ha detto ‘Ehi capitano, tocca a te!’ e Gràin è diventato bianco come un cencio e sembrava sul punto di vomitare. Ha detto qualcosa come ‘Oh Mahal ma devo proprio?’ ed allora i ragazzi lo hanno sollevato di peso e se lo sono portati fin dentro la tenda del tatuatore, mentre lui un po’ protestava e  un po’ ridacchiava… ed è stata l’ultima volta che l’ho visto.” Dàin, con gli occhi lucidi, sedette sul letto del figlio e lo attirò in un abbraccio da orso. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine dei corpi martoriati di Gràin, di Freòr e dei loro amici, dilaniati dai Warg e quasi irriconoscibili. Avrebbe proibito a chiunque di parlarne a Nàin, non per un lungo tempo… ricordò di aver visto il nuovo tatuaggio sul braccio sinistro di Freòr, e forse anche su qualche altro corpo.
Il respiro gli si fermò in gola.
Non ricordava di aver visto nulla sul corpo di Gràin.

“Non ho detto niente a nessuno, tanto meno a Nàin,” continuò Dàin. “E non ero sicuro di cosa ci fosse o no sul corpo che avevamo identificato come Gràin, per i suoi capelli biondi e perché era proprio al centro del gruppo. Avevo pensato che i suoi Mocciosi l’avessero difeso fino all’ultimo… però ho  mandato un messaggio a casa, ed ora ho ricevuto la risposta.”
Nel silenzio di tomba che aveva accolto le sue parole, Dàin aprì il documento che aveva in mano.
“Il mio sacerdote ha controllato, tenendo la cosa più riservata possibile così che nessuno sapesse. Come ho detto,” si schiarì la voce un’altra volta, “non c’è rimasto… molto. Ma sul braccio sinistro, per certo, non c’è alcun tatuaggio. Non è mio figlio. Può essere solo il vostro ragazzo.”

Balin chinò il capo, e così fecero gli altri Nani. Tranne Kili.

Kili aveva ascoltato il racconto di Dàin con la mente vuota. Non riusciva a pensare a niente. L’idea che suo fratello fosse morto gli era così estranea che il concetto non riusciva a raggiungerlo; era qualcosa che non gli apparteneva.  Però.  
Il suo cervello si mise faticosamente in moto, per esaminare la questione da tutte le angolazioni, per vedere,  per capire…
Una ridda di pensieri si incrociarono nella sua mente.
Usa la ragione, Kili! Come può essere vivo?
Ma io sono sicuro! Lo so!
Una voce beffarda, dal fondo della sua mente. Ah, davvero? E come lo sai?
Un sussurro, una frase fastidiosa, sentita chissà dove, chissà da chi… una vena di follia scorre profonda nella stirpe di Durin.
Il bisnonno, il nonno, lo zio… tutti  prima o poi cadono nella follia!
Ma Thorin ne è uscito!
Ah, sì? Ma se tu stesso non ne sei sicuro! E sei sicuro di essere sano di mente, tu? Ostinarsi contro ogni ragionevolezza non è follia?

All’improvviso l’idea “Fili-morto” lo investì come una valanga. In un battito di cuore fu di nuovo su quel campo di battaglia, qualche istante prima del buio, e sì, così mi sono sentito… esattamente come adesso.

L’asta che affondava nel petto, il  suo petto, il colpo, tanto violento da fargli perdere l’equilibrio, lo stupore nella sua mente,  Mahal cosa sta succedendo,  ed i suoi occhi che cercano quelli di Fili, perché lui ha sempre tutte le risposte, ed eccolo, Fili, che viene verso di lui, ma oh il dolore lancinante, accecante, e la sua visione si offusca, adesso tutto diventerà nero, come allora, il buio, e basta dolore, e…

Ma questa volta non è così. Due braccia lo circondano, lo tengono, una voce sussurra dolci parole; e poi una mano sulla spalla, grande e calda, così familiare e così confortante. Thorin.
Il buio arretra, e le voci intorno a lui tornano ad avere un senso.

“… oggetti personali?.. No..”
Dàin scosse il capo, e Kili si rese conto che stava rispondendo ad una domanda, forse di Bilbo. “Niente che si potesse identificare con certezza come appartenente  o non appartenente a mio figlio.” il Nano si morse un baffo. “Era tutto molto… confuso; dopo la battaglia il campo era… una macelleria. Nessuno ebbe modo o tempo di esaminare i luoghi o raccogliere oggetti; inoltre i ragazzi spesso si scambiavano tra loro armi e oggetti personali, ma non è rimasto nessuno di loro a cui… chiedere.”

Fili è morto. Mio fratello è morto.
Eppure… morto significa freddo dove c’era calore, vuoto dove c’era una presenza. Papà è morto. Come allora… Quel posto caldo dentro di lui  che all’improvviso non c’era più. Solo il freddo, il vuoto… e la paura, un dolore quasi fisico, come se una  parte della sua anima fosse stata strappata via. Ma Fili non è questo.

E, quasi come una risposta immediata a quei sentimenti, davanti ai suoi occhi spalancati esplode l’immagine di Fili, come se suo fratello fosse a pochi passi da lui, tanto vicino che Kili pensa che se allungherà la mano potrà toccarlo.  
Fili è lì. Serio, concentrato. Molto vivo.

No.

Kili tira un profondo respiro e raddrizza le spalle che, senza che se ne accorgesse, si erano incurvate in avanti. Alza la testa e guarda a destra, incrociando lo sguardo preoccupato di Liatris; gli occhi di lei sono  lucidi e Kili si sente invadere dalla tenerezza.
Con delicatezza, si scioglie dall’abbraccio e con la punta delle dita spazza via una lacrima che sta scivolando sulla guancia delicata.
“Non piangere,” sussurra, “ non c’è motivo.” Le dita cercano e trovano quelle di Liatris, si intrecciano in un tocco confidente.
Kili guarda a sinistra, ed alzando gli occhi  incontra quelli di Thorin.
Scalda il cuore, averlo lì, così vicino; è devastato dal suo proprio dolore, ma il suo primo pensiero è stato per Kili: come una volta, come tanti anni fa, quando lo zio era la sicurezza.
L’altra mano copre quella del Nano più anziano, ed i suoi occhi mandano un messaggio inequivocabile.
Fidati di me.

Il Reggente di Erebor, stirpe di Durin, si guardò intorno, guardò i Nani seduti intorno al tavolo, scossi, sconvolti, Ori in lacrime; ma Kili era pronto, ormai.

 “Non è Fili. Non se sia tuo figlio, mio signore, o qualcun altro; ma non è Fili.”

Un silenzio attonito accolse queste parole. La mano sulla sua spalla strinse la presa, ma Thorin non parlò; fu Balin, occhi tristi come non mai, a mormorare:
“Kili… capisci che non può essere, vero…per quanto possiamo desiderarlo, Fili non tornerà.”

Kili si alzò in piedi, facendo scorrere lo sguardo sui presenti. Quasi tutti sembravano condividere il parere di Balin, tranne due.
Bilbo aveva l’espressione più perplessa che gli avesse mai visto; sembrava avere un milione di domande senza riuscire a trovare il coraggio di esprimerle, e Kili capì che si stava chiedendo se avesse il diritto di intervenire. Fidati del tuo istinto, Bilbo; se c’è qualcuno che può arrivare alla verità, quello sei tu.
E Gandalf.
Il mago stava scrutando lui, Kili, con un’espressione concentrata ed impenetrabile.

“So che la pensate così,” la voce di Kili era piana ed uniforme, “ma vi sbagliate.”
Ed all’improvviso la sala fu troppo bassa, troppo angusta, troppo soffocante; il giovane principe sentì che doveva uscire di lì.
“Zio,” mormorò brevemente a Thorin, “parleremo più tardi.” Sempre tenendo strette le dita della moglie, in pochi secondi uscì dalla sala.
“Thorin!” la voce di Gandalf risuonò imperiosa. “Non te ne andare! Devo parlare con te. E..” si guardò intorno rapidamente, “… con Balin, e Ori. E, sì, Bilbo, resta anche tu. Chi è il vostro miglior esperto di tradizione, Oìn? Trovatelo!”
Con un turbinare di vesti grigie, il mago fu sulla soglia della porta; si voltò brevemente:
“Torno subito!”
E sparì.

Pochi passi con le sue lunghe gambe bastarono al mago per raggiungere il principe nano e la sua sposa.
“Kili! Ascoltami!”
L’interpellato si fermò e si voltò, un’espressione decisa sul viso.
“Gandalf, se stai cercando di convincermi che…”
“Cos’hai visto?”  
Kili pensò che in quel momento Gandalf mostrava il suo vero essere come era accaduto poche volte; e lui stesso era oltre qualsiasi ragionamento e calcolo. In quel momento fu tutto istinto, e con una beffarda espressione di sfida, ribattè:
“Quando?”
Gli occhi azzurri socchiusi lo squadrarono con espressione impenetrabile.
“Adesso. Due minuti fa.”
“Ho visto Fili. E’ vivo, e…” ma fu interrotto un’altra volta.
“Com’era?”
La domanda lasciò Kili perplesso.
“In che senso? Era Fili.” Gandalf scosse il capo, impaziente.
“Come appariva? Com’era vestito? Da viaggio, da battaglia…”

Il giovane Nano ammutolì. Ecco il particolare che aleggiava nella sua mente senza che lo potesse definire. Qualcosa di… sbagliato.
“Era diverso. I capelli, i baffi… niente solite trecce. Ed era vestito in uno strano modo.”
Improvvisamente Kili si sentì la bocca asciutta ed il cuor e in gola.
“Era già successo? L’hai già visto, Fili?”
Alla domanda secca ed imperiosa, il Nano annuì.
“Hai visto altro?”
Altro cenno affermativo.
“Sensazioni, ansia immotivata… sogni?”
Gli occhi spalancati di Kili fornirono al  mago tutte le risposte che desiderava. Kili riuscì ad articolare solo qualche parola, con un filo di voce:
“Sì… cosa significa, Gandalf?”
“Significa che ho davvero bisogno di parlare con te, giovane amico mio.”
 

Angolo Autrice
Allora! La difficoltà è stata descrivere lo stato d’animo di Kili.
Nella mia testa, Kili è impulsivo, appassionato, sensibile; coraggioso fino alla sconsideratezza, un po’ ingenuo, e non abituato alle responsabilità. Come molti giovani, si sente invincibile.  Un discolo; ma è anche intelligente e molto intuitivo. Questo all’inizio del viaggio.
Il percorso lo rende molto più prudente e riflessivo; impara ( a caro prezzo) a pensare e valutare prima di agire. Quindi a questo punto è in difficoltà, perché il suo cuore gli dice che Fili è vivo, ed una volta non avrebbe avuto remore ad agire in base al suo cuore; ma adesso è stato costretto ad imparare a fare i conti con la realtà, e la realtà si scontra con i suoi sentimenti.
A voi l’ardua sentenza: sono riuscita a far capire quello che volevo? Vipregovipregoviprego fatemi sapere! Sto iniziando una fase complicata e ho bisogno di incoraggiamento
Un abbraccio grandissimo
Idril
*** E
HI!!! GRAZIE A TUTTI !!! Questa storia ha superato le 4000 visite!!!***
  
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