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Autore: mirandas    14/04/2015    4 recensioni
"Beh, Beatrice mi ha detto, che Lucia le ha detto che la Madonna le ha detto di dirle mentre era con Rachele…sì, insomma, mi manda Beatrice!" (Estratto dal capitolo 2)
Chi, leggendo la Divina Commedia, non ha mai pensato che gli svenimenti del nostro amato fiorentino fossero leggermente fittizzi? Per Dante, Beatrice passa in secondo piano di fronte alla fascinosa guida, anche se ci vorrà un po' di tempo: esattamente la durata di un periglioso tour fra inferno, purgatorio e paradiso. Buona lettura a tutti!
Genere: Comico, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dante Alighieri, Un po' tutti, Virgilio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Canto nuovo, gente! :D
Buona lettura a tutti! (scusate per la breve introduzione ma ho un sonno tremendo -.-)


Canto VIII

Dante

Quanto. Mi. Sto. Divertendoooooo!!!!

Se non avessi rischiato di farmi scuoiare vivo da Virgilio, sarei scoppiato a ridere senza ritegno alcuno di fronte a quella faccia indignata. Perché? Perché finalmente avevo un alleato! Sì, anche se continuavo ad essere un poco geloso, Sordello si era rivelato un "rivale" innocuo e un prezioso alleato, col quale avevo un sacco di tratti in comune e, tra questi, il malsano divertimento nello stuzzicare Virgilio nei peggiori modi possibili. A ogni suo commento pungente o battuta sarcastica, noi rispondevamo a tono, entrambi a conoscenza dei punti deboli del poeta mantovano. E, che dire, in due era tutto molto più semplice! La mia guida non riusciva ad usare appieno la sua eloquentia con due persone che lo contraddicevano contemporaneamente. Divertimento garantito. Ora, non che l'avessimo tartassato più del dovuto ma...diciamo che avevo ancora un conto in sospeso con lui da quando mi aveva fatto fare la figura dello scemo con Catone e con le anime che ci avevano in seguito accompagnato fino al monte. E sapete una cosa? È proprio vero che la vendetta è un piatto che va servito freddo! Muahahahahahahahah!

Ehm, Dante?

Sì, vocina?

Mi stai facendo paura.

Bene, perchè sono in modalità evilDante.

EvilDante...perchè la cosa mi inquieta, e probabilmente non nel modo voluto?

Ehi!

Scherzavo, scherzavo. Bene, ora che ti sei vendicato di Virgilio, che ne diresti di andare avanti con la narrazione?

A cosa si deve questa improvvisa solerzia?

Ma come?! Perché più avanti ci sarà sicuramente qualche scena di ses...

Gahhhhhhh! Zitto!!!! Pervertita che non sei altro!!!

Ehi, guarda che io sono te...

*Ehm ehm*, dunque, stavamo dicendo? Ah, sì!

Quando ebbi punzecchiato a sufficienza di Virgilio, era già il tramonto. Una delle anime, allora, si alzò in piedi e, con un cenno della mano, mi chiese di avvicinarmi per ascoltarla. Questa congiunse i palmi delle mani e li sollevò verso il cielo, volgendo gli occhi a oriente, con uno sguardo estatico e appagato come se avesse appena pranzato dalla nonna. Ben presto, le altre anime la imitarono e, insieme, intonarono il canto “Te lucis ante” con tanta devozione e dolcezza che mi commossi.

Ed ora, cari lettori, prestate bene attenzione a ciò che dico, perché il velo tra verità e allegoria sta per diventare molto sottile...

Ma quanto sei poetico! Disse la mia vocina sarcasticamente.

Beh, sai, è il mio lavoro!

Touché.

D'un tratto, le anime tacquero per guardare il cielo in religioso silenzio, come se stessero aspettando che accadesse qualcosa di irripetibile. Ed ecco che vidi due angeli scendere proprio dal punto che stavano tutti fissando; entrambi avevano in mano una spada fiammeggiante, troncata nella punta. Le loro vesti erano verdi e dello stesso colore erano le ali. Gli angeli si posizionarono esattamente agli estremi della valletta, lasciandoci in mezzo di proposito. Se mi concentravo, riuscivo a scorgere il biondo dei loro capelli, ma, ahimè, questo compito all'apparenza semplice mi riusciva con difficoltà poiché i loro volti erano tanto splendidi da catturare i miei occhi.

Sordello mi diede una gomitata per risvegliarmi dallo stupore che mi aveva preso. “Sai, entrambi provengono dall'Empireo. Loro sono gli angeli a guardia della valle.”

Lo guardai con sguardo confuso. “Perché mai questa valle ha bisogno della protezione di due angeli?”

Sordello tremò leggermente. “A causa...del serpente.”

Senza accorgermene, deglutii sonoramente. “Se...serpente?”

L'altro annuì.

Colto dal panico, mi girai a destra e a sinistra, davanti e dietro per capire da quale parte sarebbe venuto, così da non farmi prendere di sorpresa ed evitare la morte d'infarto a trentatré anni. Mi volsi con sguardo tremante verso Virgilio. Lui alzò le sopracciglia, come per dirmi: “Arrangiati”, ma io conoscevo i suoi punti deboli, perciò mi concentrai e dilatai gli occhi, usando la mia espressione da piccolo aquilotto. Strisciai lentamente vicino a lui, accarezzandogli il braccio. Notai l'espressione di Virgilio vacillare e, alla fine, risultai vincitore. Quindi gli presi la mano e gliela strinsi, cercando di trarne il massimo conforto.

In quel momento, Sordello si girò. “Venite, andiamo a parlare con le anime della valletta, sono sicuro che farà loro molto piacere!” Se notò le nostre mani congiunte non disse niente, ma lo vidi rivolgere a Virgilio un sorrisetto e, poco dopo, mi fece l'occhiolino. Cominciavo veramente ad adorare quell'uomo!

Mentre scendevamo per raggiungere le ombre dei defunti, mi accorsi che un'anima continuava a fissarmi.

Ho un brufolo sul naso?

Avvicinandomi, fui sempre più certo di averlo già visto da qualche parte...ma...ma era il nobile giudice Nino Visconti!

“Nino!” lo salutai. “Che piacere vedere che non sei fra i dannati!”

Lui rise gagliardamente. “Ah! Non sai quanto piacere fa a me!...eh eh, pensavi di esserti liberato di me, vero?"

Ci abbracciammo con calore e poi mi domandò: “Da quanto tempo sei arrivato qui? Che ne pensi del servizio trasporto? Ottimo nocchiero quell'angelo, vero? Ma com'è che che a trentacinque anni sei già trapassato?

“Oh, no!” cercai di non farmi notare mentre mi portavo una mano sotto la tunica, al cavallo delle brache “Non sono morto, amico mio! Vedi, sono nel bel mezzo di un viaggio spirituale con il mio corpo terreno e sto attraversando tutti e tre i regni dei morti. Sono arrivato qui stamattina, dall'Inferno.” gli risposi, chiarendo il malinteso.

Di fronte alle mie parole, sia Nino che Sordello si ritrassero, piacevolmente stupite. Ah, già, mi ero dimenticato di raccontare tutto a Sordello, preso dall'entusiasmo di aver trovato un nuovo amico.

Mentre Sordello si volse verso Virgilio per discutere di qualcosa, Nino richiamò l'attenzione di un'anima lì vicino. “Ehi, Corrado! Vieni a vedere cosa concede oggi la grazia divina!” Poi si rivolse nuovamente a me. “Per dindirindina, Dante, questa proprio non me l'aspettavo! Senti, ho un favore da chiederti, sono sicuro che non te l'ha ancora chiesto nessuno...non è che quando tornerai nel mondo terreno troveresti il tempo di passare da mia figlia Giovanna e di chiederle di pregare per me? Sai, non credo che sua madre pensi piú molto a me da quando si è risposata...purtroppo temo che se ne pentirà presto...Eh, ma sai come sono le donne! La loro passione dura finché vengono appagate fisicamente, ma quando non vedono più il "fringuello" fanno presto dimenticare! Sono sicuro che sulla sua tomba metterà solo lo stemma di quella vipera di milanese che ha sposato. Un milanese, ti rendi conto?! Bah. Il gallo del ducato di Gallura ci di sarebbe stato molto meglio, altro che serpenti e cassoeula.” Mentre parlava, la sua espressione passò da gioiosa a sdegnosa. Prese a lamentarsi della moglie e di come l'avesse tradito. Un po' annoiato da quelle lamentele, volsi gli occhi al cielo, molto più interessato alle stelle che vi brillavano.

Una mano si appoggiò sulla mia spalla. “Cosa guardi?” mi domandò Virgilio, facendomi prendere un colpo. Non l'avevo proprio sentito arrivare!

Gli indicai ciò che aveva catturato il mio sguardo. “Vedi quelle tre stelle? Quelle che sono così splendenti da illuminare tutto il polo di qua?”

“Polo di qua? Ah, vuoi dire l'emisfero antartico?”

Lo guardai male. “Maestro, ne abbiamo già parlato: la Terra è PIATTA!”

Era una mia impressione o sulla sua fronte una vena aveva appena pulsato con violenza?

“Pardon, errore mio.” disse con strano autocontrollo. Tossicchiò e si riprese. “Quelle tre stelle che stai osservando sono salite al posto delle quattro di stamattina che invece sono sparite dietro l'orizzonteeeeee...” Virgilio venne bruscamente interrotto da Sordello, che lo trasse a sé, tirandolo per un lembo della tunica. “Guarda là! È arrivato il nostro nemico!” esclamò terrorizzato, mentre glielo indicava con un dito.

In quel punto c'era un serpente enorme...forse era lo stesso che aveva dato il frutto proibito a Eva...? Quella malvagia bestia era lunga e sinuosa, come una biscia; avanzava tra l'erba e i fiori, volgendo la testa di tanto in tanto e talvolta leccandosi il dorso. Ero così preso da quella visione spaventosa che non mi accorsi degli angeli finché non furono nelle vicinanze del serpente. Quest'ultimo, sentendo fendere l'aria dalle loro ali, fuggì, mentre gli angeli tornarono ai loro posti di guardia.

Per tutto questo tempo l'anima che era stata chiamata in precedenza da Nino e che ora si trovava al suo fianco non aveva smesso nemmeno per un secondo di guardarmi. “Possa il tuo viaggio giungere a un lieto fine” mi augurò. “Se per caso hai notizie della Val di Magra o dei suoi dintorni, ti pregherei di riferirmele, poiché in quei luoghi io fui potente. Il mio nome è Corrado Malaspina, non il capostipite della casata ma il suo discendente. Il mio unico peccato fu quello di amare troppo la mia casata e di volerla rendere più potente, distogliendomi dalla cura dell'anima; ma, per fortuna, qua questa colpa viene purificata.”

“Oh!” esclamai sorpreso. “Non ho mai abitato dalle vostre parti ma la generosità della vostra famiglia è conosciuta in tutta Europa! La fama della vostra casata è tanto grande che anche chi non ha mai vissuto nelle vostre terre la conosce e vi posso giurare che ancora adesso la vostra stirpe continua a fregiarsi dell'onore della generosità e del valore militare. La vostra casata è talmente privilegiata dall'onore cavalleresco e dalla natura che è la sola a camminare diritta in un mondo dove tutti si volgono al male.”

Corrado parve compiaciuto della mia risposta e, con un cenno del capo, mi parlò per l'utlima volta. “Ora riprendi il tuo viaggio; in meno di sette anni la tua cortese opinione sulla mia famiglia sarà confermata con prove più concrete dei discorsi altrui...a meno che il giudizio divino non si arresti.”

Lo guardai in silenzio, senza capire. Sette anni più tardi avrei compreso, ma questo è un altro episodio della mia vita, di cui non parlerò qui.


 

  
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