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Autore: _Sherazade_    14/04/2015    1 recensioni
C'era una volta, in un regno tanto lontano, un re solitario, tanto temuto quanto rispettato.
Attorno a questo re si erano create tante dicerie, dato il suo volontario "esilio".
Si diceva che questo re potesse controllore gli scorpioni, e che lui li mandasse in giro per i villaggi per punire i malfattori che non rispettavano la legge.
La nostra storia però non parlerà di questo re, ma di uno de suoi sudditi: il piccolo Antares, lo scorpioncino che si innamorerà di una fanciulla, e che farà di tutto per poter conquistare il suo amore.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IX



Passò la notte, e giunta la mattina, il gruppo di Antares e i capi villaggio si riunirono per decidere gli ultimi dettagli.
Non appena arrivato, anche il ricco mercante sarebbe stato avvisato di quanto stava per accadere. Del resto era impensabile agire senza dirgli nulla.
L’indomani sarebbe stato il giorno in cui tutto avrebbe raggiunto il tanto sospirato epilogo, e Nib avrebbe finalmente assaggiato un po’ di giustizia.
Il gruppo capitanato da Antares, che comprendeva oltre che Rea, Girtab e le sue personali guardie, anche gli uomini della guardia dei villaggi di Altarf e Tegmine, si sarebbe nascosto inizialmente nel bosco.
Solo col calare della notte si sarebbero potuti avvicinare al villaggio di Altarf. Non potevano farsi scoprire da Nib e dai suoi uomini. Per quanto stupidi potessero essere quest’ultimi, di certo uno scorpione grande come Antares non sarebbe passato inosservato.
Mentre gli abitanti sarebbero stati presi dai grandi festeggiamenti nel grande spiazzo all’ingresso del villaggio, Nib si sarebbe di certo avvicinato alla casa dove sarebbe stato ospitato il mercante, per derubarlo di tutte le merci e le ricchezze che si sarebbe portato appresso. Da quello che era riuscito a sentire Chrono, mentre Nib si occupava delle ricchezze del mercante, i suoi uomini si sarebbero divisi in due gruppi: uno di guardia, in modo che se qualcuno fosse tornato dalla festa, loro lo avrebbero messo a tacere in modo che non potesse essere dato alcun allarme; l’altro gruppo invece avrebbe saccheggiato le altre case. Considerando che la popolazione non navigava nell’oro, quella era un’azione vile: privare quelle persone dei pochissimi averi preziosi che disponevano, era da vigliacchi.


- Ora noi torneremo a palazzo per radunare gli scorpioni. Saremo di nuovo qui domattina. - Antares salutò i capi che con tanta gentilezza si erano preoccupati per loro. Il suo modo di fare era più sicuro, la notte sembrava averlo rassicurato e rincuorato. L'accoglienza e la fiducia ricevute avevano permesso al suo spirito, di elevarsi, rendendolo ancora più determinato nel portare a termine quella missione.
Per Antares nulla era più importante di essa: voleva a tutti costi aiutare gli uomini liberandoli dalla piaga di Nib e consegnandolo così alla giustizia; inoltre, voleva vendicare Rea per ciò che il farabutto le aveva fatto.
Chrono, Tegmine e Altarf ringraziarono Antares, augurando, a lui e al suo seguito, buon viaggio.
Prima di partire però, Chrono prese in disparte Rea per lasciarle un piccolo regalo.
- Quando la tua buona mamma si ammalò, mi consegnò un oggetto molto prezioso, chiedendomi di consegnartelo una volta che tu fossi stata grande abbastanza. Dopo quello che ti hanno fatto, l'ho sempre tenuto con me, ovunque andassi, come per ricordami ogni giorno di quello che non ero riuscito a fare: salvarti. - Il vecchio porse alla giovane un piccolo pacchetto avvolto nella carta. Quando Rea lo aprì vi trovò una collana, il cui ciondolo era una rara e preziosa pietra rossa. - Quando lei ci ha lasciati eri già abbastanza grande, ma volevo ancora aspettare un’occasione speciale. Quando tu e Nib vi metteste insieme avevo in mente di dartelo per il giorno delle tue nozze… - Chrono si interruppe studiando il volto di Rea. Quel nome non la scuoteva più. Nib non contava più niente per lei. Con la coda dell’occhio, Rea cercò Antares, il quale stava parlando allegramente con alcuni degli uomini della guardia dei villaggi. Gli stessi che il giorno seguente, avrebbero collaborato con loro per la riuscita de piano.
- Ti ringrazio moltissimo, Chrono. Grazie per averla conservata fino ad oggi, e grazie per aver creduto in me nonostante tutto. So che era difficile darmi retta quel giorno, Nib è stato in grado di raggirare tutti quanti. Tu però, in cuor tuo, ancora mi credevi, e questo mi basta. - Rea mise subito la collana della madre, e con orgoglio chiese all’anziano capo villaggio come le stesse.
- Sembri tua madre, Rea. Spero che un giorno la potrai tramandare anche a una delle tue figlie. - Rea cambiò espressione per un istante, il sorriso le morì sulle labbra. Con Nib aveva creduto di poter creare una sua famiglia, ma quel sogno era naufragato. “Forse,” si era detta, “non sono portata per quel genere di avvenire. Forse il mio posto è con gli scorpioni. Con Antares.” Quel pensiero la fece sorridere, perché sapeva che non sarebbe mai più stata sola, anche se c'era una nota amarognola che non permetteva a Rea di gioirne appieno.
- Ti ringrazio, ma io non avrò mai dei figli. Ho deciso che quando Nib sarà consegnato a chi di dovere, continuerò a vivere nel palazzo di Antares. Lo aiuterò a portare avanti il sogno di Sargas. - Rea si voltò per guardare ancora una volta il suo re, - Ieri immagino che Antares te ne abbia parlato, no? - Chrono annuì. Antares aveva spiegato a tutti loro di ciò che il precedente re scorpione sperava di costruire assieme agli uomini: un futuro migliore. - Forse non è questo quello che ogni ragazza sogna di vivere, ma assieme a lui, assieme a tutti loro, io sono felice. Ce ne è voluta, giorni fa non l’avrei mai detto… - Rea sorrise quando Antares si girò verso di lei, - ma ora sono davvero contenta, Chrono. E devo tutto a lui. - disse con gli occhi che brillavano mentre si voltava verso Chrono. L’uomo annuì e la riaccompagnò dal re scorpione.
- Buon viaggio, ci vedremo molto presto. - li salutò, e il piccolo gruppetto si allontanò alla volta del palazzo.


Quando Rea e Antares furono abbastanza lontani, Altarf chiese a Chrono cosa avesse da sorridere.
- La speranza, amico mio. Qualcosa sta cambiando, e ancora qualcosa deve cambiare. Spero con tutto il mio cuore che Rea possa davvero trovare la felicità che merita, e spero che lui possa esserne degno. - Altarf sorrise a sua volta, e trascinò l’amico verso Tegmine: c’era ancora molto di cui loro tre dovevano discutere.
Se volevano fermare Nib, avrebbero dovuto agire in fretta e con astuzia. Loro avrebbero fatto tutto il possibile per fermarlo, ed erano certi che con l’aiuto di Antares, Nib non sarebbe più stato un problema per nessuno.
La giustizia avrebbe trionfato, e la pace sarebbe ritornata nella valle.


- Come mai Chrono ti ha regalato quella collana? - chiese Antares senza incrociare lo sguardo con Rea.
- Oh, questa… - disse Rea toccando il ciondolo rosso. - Non è proprio un suo regalo. Era di mia madre, Chrono l’ha conservata per conto suo, una volta che lei è morta. Aspettava solo il momento opportuno per lasciarmela. Perché, non ti piace?
- No, trovo che ti doni molto invece. - Antares arrossì, perché trovava che la sua Rea fosse ancora più bella con quel gioiello al collo. Durante il lungo cammino, le parlò di quello di cui aveva discusso con i ragazzi della guardia.
Si era divertito molto a conversare con loro, e non vedeva l’ora di dare una grande festa, invitando, per il momento, solo i loro tre villaggi: quello di Altarf, quello di Tegmine, ed infine, quello di Rea e di Chrono.
Arrivare al palazzo richiese il suo tempo e la sua fatica, infatti, non appena vi arrivarono, Shaula era già pronta a scortarli nella sala dei banchetti.
Previdente com’era, aveva immaginato che il lungo cammino avrebbe stimolato l’appetito a tutti loro.
Dopo aver gustato il delizioso pranzo preparato dagli abili cuochi, Antares e Rea fecero una passeggiata nel parco, conversando di ogni argomento futile.
Oramai sapevano cosa dovevano fare, continuare a parlarne avrebbe solo fatto accrescere la loro ansia.
Rea era abbastanza sicura di potercela fare. Era solo un po' tesa all’idea di rivedere Nib e per un’unica ragione: l’ultima volta che lei lo aveva visto, lui aveva cercato di ucciderla. Rea temeva che il loro incontro avrebbe potuto turbarla, riportandole alla mente quello spiacevole episodio. Erano passati giorni, e lei non ci pensava più, però non sapeva se vedendolo avrebbe potuto rimanerne scossa.
- Antares, ti ricordi quello che mi avevi chiesto la prima sera che abbiamo parlato? Quando eri nascosto dietro una delle pareti della mia stanza?
Lo scorpione non ci stava neanche più pensando. Preso com'era dal loro piano, dalla felicità per essere riuscito ad avere un incontro positivo con altri umani, trasalì di fronte alla domanda di lei.
- Sì, certo. - Antares temeva che Rea potesse dirgli che sarebbe tornata al villaggio. Del resto l’aveva vista a lungo conversare con Chrono, e forse lui l’aveva convinta a tornare a casa. Non aveva più la sua vecchia abitazione, ma Chrono avrebbe potuta ospitarla per un po'.
- Sai qual è il tuo problema, Antares? - Rea si sedette accanto a lui sull’erba del giardinetto in cui si trovavano.
- Quale?
- Ti perdi sempre via, temendo di ricevere sempre e solo notizie negative. Almeno, quando parli con me a volte mi dai l’impressione di farti sempre molti complessi. Hai paura, e sì, a volte anche io temevo di dire o fare la cosa sbagliata. Però…
- Però? - chiese lui tentennante.
- Non ce ne è più il bisogno. Prima di tornare, quando Chrono mi ha restituito la collana, gli ho detto che avevo deciso di rimanere qua con voi tutti. Potrebbe servirti ancora il mio aiuto. - Rea sorrise mentre glielo diceva. Antares era contento, anche se sperava di sentire altro da lei.
Scioccamente sperava che lei gli dicesse che rimaneva solo per lui.
- Sono molto felice qui. Non voglio tornare indietro, e l'idea di poter contribuire alla riuscita del sogno di Sargas, mi invoglia ancora di più a restare. Quando la faccenda di Nib sarà finita, potremmo raggiungere anche altri villaggi, e io potrei fare da tramite in un primo momento. - Rea allungò la mano per accarezzare la chela di Antares. - Non mi sembri del tutto convinto, però. C’è qualcosa che non va? - Antares, agitato, si affrettò a dirle che andava tutto bene, e che probabilmente era leggermente teso per l’indomani. Sperava che tutto andasse per il meglio e che nessuno si facesse male.
- Sono felice che tu voglia restare, Rea. Non potrei desiderare niente di più da te. Spero che tu possa continuare ad essere felice qua con me, con tutti noi. - Antares e Rea si scambiarono una dolce occhiata, mentre, da lontano, Shaula e Girtab li osservavano.
- Si è ambientata bene alla fine.
- Sì, Girtab. E Antares mi sembra molto più felice del solito. Per domani è tutto pronto, le nostre guardie sono già state preparate e informate su quello che dovranno fare. Domattina potrete partire, e porre fine a questa storia una volta per tutte. Quel Nib avrà ben poco da festeggiare. - Shaula fissò con orgoglio il figlio. Antares era buono, e col tempo era maturato al punto da diventare un re saggio e giusto. Proprio come lo era stato Sargas prima di lui. Purtroppo però, quando si trattava di Rea, diventava timido e impacciato.
Antares normalmente era estroverso e spigliato, ma con lei tutta la sua sicurezza svaniva nel nulla, attanagliato dal timore di poter dire alla giovane la cosa sbagliata.
Man mano che i giorni passavano però, entrambi stavano superando i rispettivi limiti, mostrandosi reciprocamente i lati migliori del proprio carattere.
Più Shaula li vedeva assieme, e più era felice per la loro unione. Era certa che fra Rea e Antares, le cose sarebbero andate avanti per molti e molti anni ancora, nonostante gli ostacoli che avrebbero potuto incontrare.
Si era affezionata alla ragazza, e voleva che entrambi gioissero di un futuro meraviglioso. Insieme.


La giornata finì, Antares condusse Rea nella sala del trono prima di riaccompagnarla nelle sue stanze.
- Domani sarà una giornata molto importante. Sei pronta? - Rea inspirò profondamente prima di fargli cenno di sì con la testa.
- Sono un poco agitata, ma credo che sia normale e comprensibile, non trovi? - Antares le sorrise.
- Tu sei sicura di voler venire con noi, vero? Se preferisci puoi rimanere qua con mia madre e...
- Sì, voglio dire in faccia a Nib tutto quello che penso di lui. Prima che lo portino via, devo assolutamente chiudere i conti con quell’essere. - Antares allungò una chela verso Rea, e lei la prese fra le sue mani.
- Promettimi che non ti metterai in pericolo. Non potrei mai sopportare se ti accadesse qualcosa. - Antares era molto serio mentre la implorava di non agire di testa propria. Rea allora glielo promise. Promise di seguire ogni direttiva che lui le avrebbe dato.
- Credo sia giunta l’ora di andare a dormire, Antares.
- Lo credo anche io. Ti accompagno nelle tue stanze, se ti fa piacere.
- Ma certo. - I due si scambiarono un dolce sguardo, quasi come se nessuno dei due volesse abbandonare l’altro.
In quel momento entrò nella sala Girtab. Aveva ancora alcune cose da discutere col re, e non poteva aspettare. Pur non senza un leggero dispiacere, Rea lasciò allora il salone per potersi andare a coricare. Antares era visibilmente contrariato per l’interruzione, ma sapeva di dover adempiere ai suoi doveri.
Mentre raggiungeva le sue stanze, Rea sentiva che il suo cuore era oramai perduto. Un misto di gioia e tristezza si fece largo in lei. Aveva confidato a Chrono e allo stesso Antares che sarebbe rimasta lì con gli scorpioni, ma non era solo per aiutarli. Se lei rimaneva lì, era per restare accanto al suo Principe dei Sogni, al suo salvatore, il re Scorpione: Antares. Tuttavia, sapeva che per loro non v’era alcuna possibilità di un normale futuro insieme. E quella triste verità cominciava già a logorarle il cuore.


Shaula chiamò Rea molto presto: Antares e i suoi scorpioni erano già pronti per partire. Mancava solo lei all’appello.
Fece mille e più raccomandazioni alla ragazza e al figlio, chiedendo a Girtab di vegliare su di loro, e di proteggerli.
Shaula era certa che insieme sarebbero riusciti a superare anche quell'ultima difficoltà, e anche Nib sarebbe stato dimenticato una volta per tutte.


Per raggiungere il villaggio avrebbero impiegato tutta la mattinata. Rea sapeva che la strada l’avrebbe affaticata, a differenza degli scorpioni che invece avrebbero retto molto bene la fatica del viaggio.
Una volta arrivati avrebbero discusso degli ultimi aspetti con gli uomini della guardia, e dopo si sarebbero riposati. Per la serata avrebbero di certo recuperato abbastanza energie per poter finalmente fermare Nib e assicurarlo alla giustizia.


Ad accoglierli all’ingresso del bosco fu Graffias, il più abile di tutti i ragazzi della guardia dal villaggio di Tegmine. Graffias era un ragazzo piuttosto muscoloso, alto ben oltre la media rispetto agli altri ragazzi dei villaggi.
Antares aveva subito preso in simpatia il ragazzo, ed era certo che grazie alle sue abilità, avrebbero fermato Nib senza problemi
Graffias spiegò ad Antares che erano state preparate già le loro due squadre: una che avrebbe tenuto d’occhio l’intero villaggio, e l’altra che si sarebbe concentrata unicamente su Nib, e su ogni suo spostamento.
Come avevano già pianificato il giorno precedente, Rea si sarebbe nascosta nella casa dove avrebbe alloggiato il mercante, e quella casa, era quella di Altarf.
Antares non era più molto convinto di voler usare Rea per sorprendere Nib, temeva infatti che l'uomo potesse farle del male, ma Graffias era certo che sarebbe rimasto talmente scosso nel rivedere la donna che pensava di avere ucciso, da non accorgersi di loro. Infatti Rea non sarebbe stata sola: nascosti nell’ombra ci sarebbero stati Antares, Graffias e alcune guardie, sia umane che scorpioni.
Antares divise così le sue guardie: una parte sarebbe rimasta con lui e Graffias, mentre l’altra, capitanata da Girtab, avrebbe dato manforte all’altro gruppo di guardie. Non andava protetto solo il mercante, ma anche, e soprattutto, il villaggio stesso.


Rea rimase molto colpita dal giovane Graffias, non solo per il bell’aspetto. Le piacevano i suoi capelli corti e neri, gli occhi scuri e la pelle abbronzata, ma anche per la personalità brillante e sicura.
La giovane volse allora lo sguardo verso Antares. Lui non era bello, non era affascinante, e a volte era pure troppo impacciato…
Eppure, a lei piaceva.
A Rea, Antares piaceva per davvero.


Presto giunsero Tegmine e Altarf, accompagnati da un individuo che né Rea, né Antares, avevano mai visto: un uomo grassottello, dalla pelle scura e capelli corvini, con vesti esotiche e sgargianti.
Quell’uomo era Plutone, il mercante i cui averi erano oggetto delle attenzioni di Nib. L’uomo non rimase molto scosso alla vista di Antares, e anzi, con la sua simpatia e allegria riuscì a far distendere i nervi a tutti.
Nonostante tutto, c’era un po’ di tensione nell’aria, e serviva proprio un tipo come Plutone per scacciarla via.
L’uomo ringraziò Antares per quanto stava per fare per lui. Sapeva che non era solo la voglia di difendere un mercante, a muovere il re Scorpione, ma il semplice fatto che comunque lo avessero avvisato, lo aveva molto colpito.
Plutone raccontò ad Antares che da dove veniva lui, animali e uomini da tempo avevano abbattuto le loro barriere: si comprendevano e vivevano assieme come un’unica comunità.
La sua terra era molto distante, e lui pativa quella lontananza, ma il suo viaggio l’aveva ripagato. Aveva conosciuto molte persone nuove, e scoperto cose che nemmeno i libri avevano potuto mostrargli.
Antares lo ascoltò rapito e, sentendo che nelle terre di Plutone, animali e umani avevano raggiunto un tale livello di cooperazione, lo rendeva fiducioso. Il desiderio di Sargas non sembrava più così difficile da raggiungere.


Passarono le ore, Tegmine, Altarf e Plutone tornarono nel villaggio, dove tutti gli abitanti si erano mobilitati per addobbare il grande spiazzo. Il buio calò, e le voci cominciarono a levarsi alte, gioiose e festose per festeggiare i sacri raccolti.
Si sentiva la gente divertirsi, ridere, scherzare e banchettare.
Pian piano i gruppi di Antares e Graffias, e quello di Girtab, cominciarono ad avvicinarsi al villaggio, ricoprendo ognuno le proprie posizioni.
Rea sgattaiolò nella casa dove alloggiava Plutone, e si nascose in modo che l’oscurità la potesse celare. Graffias, Antares e le altre guardie trovarono altri angoli in cui potersi nascondere, pronti a seguire il piano che Antares e Graffias avevano ideato.
Non dovevano catturare immediatamente Nib, avevano infatti previsto di farlo fuggire dopo un breve colloquio con Rea. Esso sarebbe infatti servito per scuotere l'uomo. La sorpresa sarebbe stata tanta che di certo Nib non avrebbe più agito a mente fredda, e allora colpirlo sarebbe stato molto più semplice.


Passarono alcune ore, ma di Nib non v’era traccia. Antares temette di aver sbagliato qualcosa, che forse erano stati scoperti e che quindi Nib era fuggito… ma in quel momento qualcuno entrò dalla finestra: quel qualcuno era proprio Nib.


 

Aggiornamento del 25/08/2015
  
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