Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: violaserena    15/04/2015    2 recensioni
È giunto, ormai, il tempo della rivincita.
Qualcuno di inaspettato, qualcuno che molti credevano morto cercherà di riunire i lord di suo padre, riconquistare il Nord e marciare contro il Trono di Spade. Quel qualcuno è Arya Stark.
Una nuova guerra è vicina: una guerra che deciderà la sorte dei Sette Regni.
I draghi ritorneranno, ma saranno in grado di giungere alla vittoria?
Nel frattempo, un’antica minaccia avanza sempre di più, incombendo su tutti gli uomini.
Chi vincerà? Chi riporterà la pace? Ma soprattutto chi siederà sul Trono di Spade?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Jon Snow, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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ARYA

 

Era finalmente giunto il giorno della grande battaglia.
Sotto il cielo coperto, poco lontano da Approdo del Re – Arya non avrebbe mai permesso che venissero coinvolti dei civili – erano schierati gli eserciti: da un lato vi erano gli Stark e i loro alleati dall’altro gli uomini di Daenerys Targaryen.
Quest’ultima avanzò tronfia, accompagnata da Barristan Selmy e da due mercenari.
«Questa battaglia può essere evitata. Se vi arrenderete e mi consegnerete il Trono di Spade vi risparmierò la vita e vi permetterò di fare ritorno nelle vostre case» disse.
«Dimmi, perché dovremmo arrenderci considerando che abbiamo un esercito più forte e numeroso del tuo?» domandò ironicamente Tyrion.
La fanciulla dai capelli argentei lo fulminò con lo sguardo e poi rispose: «Perché io sono la legittima erede».
«No, non lo sei. Secondo il diritto dinastico i figli vengono prima di un fratello o di una sorella» affermò Arya.
«I figli di Rhaegar sono tutti morti, per cui…».
«Non è così. Aegon è vivo ed è qui».
Aegon Targaryen si avvicinò ad Arya.
«Non è possibile! Voi state mentendo! Lui è morto!».
Il Folletto raccontò per filo e per segno la storia del giovane.
La khaleesi era turbata.
Non poteva andare meglio.
«Molto bene. Bella storia, davvero. Ma non credo a una sola parola. L’unica erede qui sono io e, dal momento che non vi volete sottomettere, sarò costretta a farvi inginocchiare con la forza. Scaccerò il nuovo usurpatore e mi riprenderò ciò che mi spetta!» esclamò Daenerys.
Aegon la guardò con odio. Forse aveva sperato di essere accolto amorevolmente da sua zia. Ma non era stato così.
Le cose stavano andando meglio del previsto.
«Credi che saresti un buon sovrano?» chiese, ad un certo punto, Arya.
Daenerys la guardò accigliata, poi sorridendo disse: «Certo, migliore di qualunque altro».
«Ne sei sicura?».
«Assolutamente».
«Davvero? Quali sono i provvedimenti principali da prendere per migliorare le condizioni dei cittadini di Approdo del Re? Qual è l’attività principale degli abitanti di Porto Bianco? E di Dorne? E di Padelle Salate? Quali sono le condizioni dei contadini? E dei pescatori? Sai rispondere a queste domande?».
La figlia di Aerys il Folle chinò la testa.
«Come sospettavo non lo sai. Non basta presentarsi come la legittima erede al trono per essere degni della sovranità. Un buon re deve conoscere il suo popolo e i suoi bisogni. Tu non sai niente dei Sette Regni. Conosci solo le vicende storiche che parlano solo di grandi battaglie o di sovrani. Non parlano degli umili. Non parlano del popolo. Tu non conosci il tuo popolo, per cui non potresti mai essere un buon governante».
Daenerys rimase in silenzio.
«Ser Barristan» continuò Arya rivolgendosi all’anziano cavaliere. «Tu sei un uomo d’onore e sei leale. Sono due doti importanti, tuttavia ti chiedo di metterle da parte. A volte bisogna rinunciarvi per fare una scelta più saggia o almeno quello che si ritiene che lo sia. Io ti chiedo di allearti con noi. Ma devi farlo solo se lo vuoi veramente, solo se credi che Gendry possa essere un sovrano migliore di Daenerys. Per il bene del popolo e dei Sette Regni io ti chiedo di scegliere».
Daenerys scoppiò a ridere.
«Ser Barristan è il mio Primo Cavaliere. Non mi abbandonerà mai!».
L’anziano uomo si avvicinò con passo lento alla figlia di Ned Stark.
«Quello che ritengo più giusto» sussurrò.
Detto questo estrasse la spade e si inchinò dinnanzi a Gendry.
«Non è possibile! Tu hai giurato fedeltà a me! Sei un traditore!» urlò la giovane Targaryen.
«Il regno ha bisogno di pace e tranquillità. Ha bisogno di qualcuno che capisca il popolo. E quel qualcuno non puoi essere tu» affermò con volto sereno Barristan Selmy.
Aveva fatto la scelta giusta per lui.
A volte bisognava mettere da parte il proprio onore per un bene più grande.
«Pagherai per il tuo tradimento! Uomini, attaccate e non risparmiate nessuno!» ordinò Daenerys.
La battaglia aveva finalmente inizio.
Faretre alla cintura, gli arcieri appiedati si distribuirono su tre lunghe linee. Fra di loro, in formazioni quadrate, andarono a disporsi i picchieri. Dietro venivano i ranghi di guerrieri armati di lance, di spade e di asce.
Le armi cozzavano le uno con le altre, uomini cadevano al suolo con le teste fracassate e il torace squartato. Ovunque c’era sangue, ovunque c’erano grida, ovunque c’era dolore.
Tutto questo accadeva per un trono.
Ad un certo punto si udì un suono terrificante provenire dal cielo.
I draghi erano arrivati.
Dopo secoli erano tornati. Dopo secoli gli uomini li avrebbero dovuti di nuovo affrontare.
«Abbatteteli se ci riuscite!» rise Daenerys.
Arya sorrise.
Era venuto il momento di verificare quanto lei e i suoi fratelli fossero forti.
Se ce l’avessero fatta, avrebbero vinto. Altrimenti sarebbero morti.
Ad un suo cenno, Bran, Jon e Rickon alzarono lo sguardo in alto e entrarono in Drogon, Rhaegal e Viserion.
Arya, Brienne, Grande Jon e i meta-lupi si posizionarono intorno a loro per difenderli.
Il grande drago nero si dibatté furiosamente.
A differenza degli altri due, non aveva nessuna intenzione di farsi comandare dalla mente di un umano.
“Non ci riesco. È troppo forte” disse Bran mentalmente.
“Puoi farcela. So che puoi” gli rispose sua sorella.
Rhaegal e Viserion, o meglio, Jon e Rickon si avvicinarono a Drogon cercando di bloccarlo.
“Noi siamo con te, non ti abbandoneremo” continuò Jon.
“Grazie…”.
“Adesso vola Bran. Il corvo con tre occhi ha detto che avresti imparato a farlo. Adesso puoi, perciò vola”.
E Bran volò.
Senza sapere come ci riuscì. Drogon ormai non esisteva più.
C’era solo un drago.
Un drago di nome Brandon Stark.
«Che sta succedendo?» domandò esterrefatta Daenerys vedendo i suoi draghi attaccare con potenti folate di vento i suoi uomini.
«I giovani Stark sono dei metamorfi! Stanno controllando i tuoi draghi!» le rispose Daario Naharis dopo aver trafitto il suo avversario.
«Allora fermali!».
«Non vi permetterò di fare del male ai miei fratelli!» esclamò Arya vedendo un certo numero di mercenari avvicinarsi.
Usando Ago e Inverno insieme li trafisse e mise in fuga i restanti.
«I mercenari non sono altro che un branco di codardi!» rise Grande Jon.
«Arya!» la chiamò Gendry indicando i suoi fratelli.
Riuscire a controllare un drago era uno sforzo enorme e Bran, Jon e Rickon cominciavano ad essere stanchi.
Un corno suonò.
La giovane Stark sorrise.
La flotta di Braavos era giunta proprio in quel momento e con essa l’uomo con la maschera a forma di lupo, Victarion Greyjoy e Moqorro.
Essi portavano con sé un oggetto assai prezioso: il corno di drago.
Non potevano arrivare in un momento migliore.
 

*
 

L’uomo mascherato abbatté abilmente tutti coloro che ostacolavano la sua avanzata liberando il cammino a coloro che trasportavano il corno di drago.
«Se lo suonerai, morirai!» affermò Euron Greyjoy rivolgendosi ad Arya.
«E a te cosa importa?».
«Non so per quale motivo, ma tu mi piaci. Hai la stoffa di un vero condottiero. Se dovessi ribellarmi contro il Trono di Spade, voglio affrontarti in battaglia. Voglio conquistarlo solo dopo averti sconfitta. In questo modo otterrò maggiore gloria».
«Non riuscirai mai a battermi, Euron Greyjoy. Mai!».
Gli uomini che trasportavano il corno arrivarono dinnanzi a loro.
«Ti trovo bene Victarion» sorrise Occhio di Corvo.
«Speravi il contrario vero? Non muoio tanto facilmente fratello. Se vuoi vedermi morto, dovrei essere tu stesso ad uccidermi!».
«Non è questo il momento» affermò seccamente l’uomo mascherato.
I due Greyjoy si ammutolirono immediatamente.
«Io sono l’Evocatore di Draghi. Nessun uomo mortale può suonarmi e continuare a vivere. Sangue in cambio di Fuoco. Fuoco in cambio di Sangue. Questo è il significato dei geroglifici valyriani. Sei sicura di volerlo fare?» domandò ad Arya l’uomo con la maschera a forma di lupo.
La fanciulla sorrise.
«Dovresti conoscermi. Io non mi tiro mai indietro».
«Chi sei tu?».
«Nessun altro che Arya Stark».
Il Signore Gentile si tolse la maschera e sorrise.
«Grazie per quello che hai fatto per me, Jaqen H’ghar».
«Non sono più lui da molto tempo».
«Forse no».
Arya si avvicinò lentamente al corno di drago. Nymeria le si sedette accanto e le leccò una mano.
«Buona fortuna» sussurrò Tyrion.
Nonostante fosse tutto ammaccato, era ancora vivo.
Era un sollievo.
«Ce la faremo. Porremo fine a questa guerra».
La fanciulla impugnò saldamente la spada che un tempo era stata di suo padre e poi guardò il cielo sorridendo.
«Per te padre. Per te madre. Per voi fratelli miei. Per Grande Inverno. Per la pace».
Con tutta la forza che aveva affondò Inverno nel corno di drago.
Appena un attimo prima Bran, Jon e Rickon erano tornati nei loro corpi.
Cominciarono a formarsi delle crepe: il corno si stava rompendo.
I draghi cominciarono a muoversi come impazziti.
La spada cominciò a bruciare, ma Arya non mollò la presa. Anzi, premette ancora di più.
I suoi fratelli (Jon con imbraccio Bran) la raggiunsero.
Estrassero Lungo Artiglio, Inizio e Gelo e le conficcarono in quel dannato oggetto.
Tutti insieme, con uno sforzo enorme, ruppero il corno di drago.
I meta-lupi ulularono.
I draghi si contorsero e con un grido agghiacciante cominciarono a cadere.
«No!» urlò Daenerys.
Viserion e Rhaegal furono i primi a toccare il suolo esanimi.
Con il loro peso uccisero tutti gli Immacolati che si trovavano nella loro traiettoria, compreso Verme Grigio.
«Mia regina spostati!» gridò disperato Daario Naharis.
La donna però non lo udì e lui non poté raggiungerla perché una freccia l’aveva colpito dritto al cuore.
Meera aveva centrato il bersaglio.
Un’enorme ombra nera oscurò il cielo sopra la giovane Targaryen.
Daenerys non ebbe il tempo di scappare.
Drogon le cadde addosso e portò via la sua giovane vita.
Forse doveva andare così.
Lei era la madre dei draghi: doveva morire con loro.
Non era riuscita a conquistare il Trono di Spade, però ormai non aveva più importanza.
Suo marito e suo figlio la attendevano.
Avrebbe potuto iniziare con loro una nuova vita in un mondo ancora sconosciuto.
Un mondo al di là dei vivi e dei morti.
Così finì la guerra: gli Stark e i loro alleati avevano vinto.
«Ce l’abbiamo fatta!» sorrise Gendry.
«È finita finalmente» sospirò Tyrion esausto.
«Qualcuno vada a chiamare un maestro presto!» ordinò Stannis.
«Che succede?» domandarono preoccupati il re e gli altri uomini.
Poi videro: i giovani Stark erano stesi a terra e respiravano a fatica.
«No» gemette il Folletto. «No».
«Non morite, non morite. Non potete farlo! Arya, non puoi lasciarmi adesso» singhiozzò disperato Gendry.
La fanciulla rivolse lo sguardo verso di lui.
Cercò di parlare, ma non ci riuscì.
Le forze la stavano abbandonando.
Sorrise.
Prima di chiudere gli occhi sentì i meta-lupi ululare.

 



Angolo Autrice.
Ciao a tutti!
In questo capitolo c’è la battaglia tanto attesa.
Gli eserciti si scontrano, i draghi ritornano e vengono sconfitti.
Ve lo aspettavate?
Che ne pensate della mia idea relativa al corno di drago? Non so perché, ma ho sempre immaginato che se fosse stato distrutto i draghi avrebbero perso la vita! xD
E riguardo alla sorte di Daenerys?
Per quanto riguarda i giovani Stark, ce la faranno a sopravvivere?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo che, ahimè, è anche l’ultimo!
A presto! :)
Saluti,
Violaserena.

  
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