Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: _browneyes    15/04/2015    6 recensioni
Kim è così insicura, così timida che non si rende quasi conto di ciò che la circonda, eccetto di Luke.
Liz non si riconosce quasi più, non sa cosa fare cosa fare, non sa più nemmeno chi è davvero.
Eileen scopre cosa si prova a prendersi una cotta seria per il ragazzo sbagliato.
Delilah ha sempre avuto cotte per persone impossibili, senza mai accorgersi che tutto ciò di cui ha bisogno è sempre stato accanto a lei.
Paige sembra essere sicura di ciò che vuole, finché un cambiamento imprevisto fa vacillare tutto.
Lexie è sempre stata viziata, ha sempre avuto ciò che vuole, ma forse quello che vuole stavolta non è così facile da ottenere.
Claire è innamorata del ragazzo sbagliato ed è così confusa da non sapere cosa fare.
Luke ha i suoi demoni da combattere, ma da quando ha conosciuto Kim qualcosa in lui è diverso.
Calum ha la fama di essere un cattivo ragazzo, ma nessuno l'ha mai conosciuto davvero, finora.
Michael è sempre stato razionale, misurato ma ora sta crollando e nessuno sembra farci caso.
Ashton crede di essere innamorato da sempre della sua migliore amica, ma non potrebbe essere più in errore di così.
E' tempo di cambiamenti, è tempo di qualcosa di nuovo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Love isn't easy but is the only way to find yourself'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogue.
 
 

«Calum, dai, svegliati che è tardi», la voce di Liz lo chiama per l’ennesima volta, anche se lui non sembra essere toccato da nessuno dei suoi richiami, continuando a dormire beato sul fianco destro. Liz non può fare a meno di notare quanto sia bello, così tranquillo, ancora nel mondo dei sogni, con le labbra increspate in un piccolo sorriso spontaneo, ‘chè lei mica lo sa che in realtà Calum è sveglio e che sta semplicemente fingendo solo per poter godere più a lungo della presenza della ragazza accanto a sé.
E poi la coglie di sorpresa, perché è quello che fa in continuazione, la sorprende sempre, ‘chè lei ride tutte le volte e Calum la trova proprio meravigliosa quando ride. Così, mentre lei sta per alzarsi esasperata, la stupisce avvolgendole i fianchi con il braccio e la tira di nuovo a letto con lui, la schiena di lei contro il suo petto.
«Sono sveglio», le mormora all’orecchio, causandole una serie infinita di piccoli brividi sulla colonna vertebrale, quel tipo di brividi che ti senti pure dentro le ossa. Perché Liz, Calum, se lo sente proprio dentro, sotto la pelle, nelle vene e nelle ossa.
«Me ne sono accorta», gli sorride pur sapendo che lui non può vederla e rabbrividisce di nuovo, quando la mano del moro va a poggiarsi sulla sua coscia scoperta accarezzandola con la punta delle dita fino ad arrivare sotto la maglietta dei Nirvana che Liz gli ruba sempre, ad accarezzare la curva del fianco.
«Cal, è tardi», ripete lei nuovamente, con l’autocontrollo che va via via scemando e sempre meno convinzione nella voce, mentre le barriere che si era imposta si sgretolano sotto il tocco delizioso dei polpastrelli un po’ incalliti per via del basso.
«Sei bellissima», risponde invece lui, ignorando del tutto le parole della ragazza ‘chè, per come la vede lui, il mondo lì fuori può anche aspettare; «Sei bugiardo», risponde lei, scuotendo leggermente la testa mentre si volta per poterlo guardare negli occhi e lui serra il braccio, possessivo adesso, contro il suo fianco, spingendola tanto vicino a sè che i loro nasi quasi si sfiorano.
«Non stavolta», e nello sguardo di Calum non c’è ombra di dubbio o di ripensamento, solo una sincerità così disarmante da lasciare Liz senza parole, per la prima volta. Non gliel’aveva mai detta nessuno, una cosa del genere, non si era mai sentita così impotente come si sente ora con gli occhi del moro addosso. Lui lo sa, glielo legge negli occhi che non si aspettava di sentirsi dire una cosa del genere e, ad essere sinceri, nemmeno lui si sarebbe aspettato di arrivare a dire una cosa del genere ad una ragazza. Non si sarebbe aspettato di riuscire a guardare oltre un bel sedere, o di arrivare a conoscerne i difetti, amando quasi da impazzirci pure quelli; e cose del genere non le aveva mai provate nemmeno per Charlotte, che oggi non è  
Calum si sente quel “ti amo” proprio sulla punta della lingua, che lotta per sfuggirgli dalle labbra ‘chè sarebbe forse l’unica cosa che vorrebbe dirle al momento, ma non vuole accelerare troppo le cose. «A cosa pensi?», la voce della ragazza lo distoglie dai suoi pensieri e lui scuote leggermente la testa, accennando un piccolo sorriso, «A nulla, ti stavo solo guardando». Allunga una mano per scostarle una ciocca di capelli da davanti il viso, ciocca che da blu elettrico è stata tinta di nero pece; quando Calum le aveva chiesto il perché di quella scelta, lei aveva solo alzato un po’ le spalle e semplicemente detto “perché è un colore che mi ricorda i tuoi occhi”.
«Sono già le otto, Calum» mormora lei, con evidente disappunto nella voce, senza però muoversi di un solo millimetro dalle braccia del ragazzo, «Il mondo può aspettare cinque minuti in più, resta un po’ qui con me».
 
Luke sta guardando Kim da cinque minuti buoni, senza essersi nemmeno reso conto del tempo che scorre e del fatto che lui la sta osservando senza nemmeno accorgersi del fatto che non ha ascoltato una sola delle sue parole.
È bellissima ed è sua e nemmeno a distanza di quasi un mese, ormai, riesce a rendersene conto.
«Luke, ma mi stai ascoltando?», lo riprende Kim con la risata nella voce per via dell’espressione quasi persa del suo ragazzo, che si riscuote subito dai suoi pensieri sentendola ridere e si trova a rivolgerle un piccolo sorriso. «Scusami», scuote leggermente la testa, mentre si gratta la nuca, leggermente imbarazzato per essere stato colto in flagrante, perso.
«Dovremmo iniziare ad avviarci, sai, la campanella suona fra tre minuti», mormora Luke, con evidente disappunto nel tono ‘chè, fosse per lui, starebbe tutto il giorno nella sua nuova macchina a godersi le risatine sommesse e le chicchere di Kimberly, a perdersi nei suoi occhi castani per ore, e ripeterle “ti amo” in un sussurro allo sfinimento, tra un bacio e l’altro finche non diventa quasi una litania, tanto elementare da sembrare quasi una filastrocca per bimbi. E lui, a dire il vero, un po’ bambino, un po’ alla scoperta di nuovi sentimenti che lui manco  sapeva fossero possibili per davvero, quel tipo di sentimenti che compaiono sempre nelle canzoni e che lui, solo adesso, sta imparando ad apprezzare.
Le loro mani si cercano, un attimo dopo fuori dalla macchina, dita che si incastrano e si stringono e le guance di Kim che diventano, inevitabilmente, rosso fuoco ‘chè, nonostante sia passato un mese, mica se ne rende ancora conto del fatto che Luke sia veramente il suo ragazzo e, nonostante dovrebbe essere ormai abitata alla pelle del ragazzo al contatto con la propria, ogni volta è la solita vecchia storia. Ma forse, ci sono cose che, nemmeno con la forza dell’abitudine, potranno mai cambiare.
Ormai non attirano più gli sguardi su di sé, ormai è perfettamente normale per tutti vederli girare mano nella mano, abbracciati qualche volta o che si scambiano un bacio veloce a fior di labbra nel cortile, mai di più, comunque, ‘chè a nessuno dei due piace dare spettacolo. Sono cose loro, quelle, e sono dei piccoli momenti che dovrebbero essere per loro due solamente.
«Cos’hai adesso?», Luke abbassa leggermente lo sguardo per incontrare quello di Kim, che lo sta scrutando dal basso verso l’alto e stavolta, ad essere persa, è lei. ‘Chè Luke è così tremendamente bello da essere quasi incredibile e, in realtà, lei stenta a crederci che quella non sia solo una sua fantasia bambinesca, pronta a svanire.
«Letteratura, tu?», in realtà, la risposta di Luke viene coperta da una Delilah, ancora più esuberante con la sua nuova tinta viola, esperimento di Michael, che si butta addosso a loro, travolgendoli in un abbraccio. Il suo ragazzo, ormai, è abituato a vedere certe scene ma, comunque, non può evitare di sciogliersi in una piccola risata, mentre raggiunge gli amici, col sorriso stampato in volto. È un attimo prima che Delilah si stacchi da Kim e Luke per tornare ad abbracciare Michael, il braccio di lui che le circonda le spalle, protettivo.
«Scusate per l’interruzione piccioncini, ma è il nostro ultimo giorno qui e non ho intenzione di passarlo senza di voi».
 
«Paige, posso parlarti un attimo?», la voce di Lexie la sorprende in corridoio, facendole quasi cadere di mano i libri che era intenta a riporre ordinatamente nell’armadietto, che chiude con forza prima di voltarsi verso la castana, guardandola glaciale, «Credevo di essere stata chiara, l’ultima volta che abbiamo parlato», stringe le labbra, cercando evidentemente di trattenere la rabbia che le bolle in corpo. Tanto stress non le fa bene, glielo ripete sempre il medico, ma comunque non può farci nulla. Lo stress, comunque, è inevitabile con una come Lexie fra i piedi.
«Sarò breve», promette quest’ultima cominciando poi a camminare  verso il bagno delle ragazze, aspettandosi sicuramente che Paige la segua, cosa che alla fine fa, troppo pressata dalla curiosità che la sta attanagliando. ‘Chè, comunque, anche se fosse per dirle che ce l’ha fatta, a riprendersi Ashton, preferisce comunque saperlo per certo da subito. Anche se, a dire il vero, se fosse quello, uno schiaffo bello forte a Lexie non lo leverebbe nessuno ‘chè Ashton è roba sua.
«Allora?», la guarda aggrottando lievemente le sopracciglia mentre l’altra si appoggia con la schiena al muro, scrutandosi con noncuranza le unghie laccate di nero, per poi sollevare lo sguardo in quello di Paige, «Quel bacio non è stato nulla. Io ho baciato Ashton, lui non ha ricambiato, fossi arrivata un attimo dopo l’avresti notato anche tu. Lui non ti ha mai mentito, comunque, è stata solo colpa mia». Parla velocemente, forse troppo, ma è una delle cose più difficili e altruiste che abbia mai fatto, e le buone intenzioni potrebbero scemare subito. Si sarebbe aspettata ogni reazione, Lexie, ma non un silenzio tombale, come quello di Paige, che si limita a fissare le mattonelle azzurrine del pavimento, con occhi vacui. È sconvolta, quasi. Ashton non le ha mentito.
Non le ha mai mentito e lei, forse, ha buttato tutto all’aria per nulla.
Alza lo sguardo tremendamente blu in quello azzurro ghiaccio di Lexie, senza capire dove voglia andare a parare con quella dichiarazione, «Perché me lo stai dicendo?». Lexie sapeva che comunque avrebbe fatto difficoltà a crederle, ‘chè non avrebbe proprio motivo di fidarsi, ma si limita ad alzare le spalle, «Perché Ashton ha bisogno di te e tu di lui e quel bambino di te e lui insieme», abbassa lo sguardo, quasi imbarazzata, «Non avrei dovuto mettermi in mezzo e mi dispiace averlo capito così tardi». Vorrebbe crederci, Paige, anche perché quelle parole sembravano così sincere, il problema è che con Lexie non si può mai dire. Che sia solamente l’ennesimo trucco?
«Tu che ci guadagni?», Lexie forza un sorriso amaro a quella domanda ‘chè, si, quella se la aspettava. Lei, infondo, è solamente la stronza egoista, per tutti, e non cambierà mai, «La felicità di Ashton». E se ne va, mollando Paige lì, sola e sconvolta avvolta nel silenzio del bagno, rotto solo dal rumore delle suole delle All star di Lexie che si allontanano veloci, forse per impedire a qualcuno di notare le lacrime che hanno preso a solcarle le guance. È finita.
 
«Ashton», Paige lo sta cercando da una giornata intera, sta aspettando solo di parlargli, ‘chè sente di aver aspettato troppo a lungo. ‘Chè, si, ha finto per davvero troppo tempo di potercela fare anche senza di lui, di poter andare avanti senza quello che ormai era diventato il suo punto fisso, ma non può e sente davvero di non potere aspettare un attimo in più senza di lui. Lexie ha dannatamente ragione, lei ha bisogno di lui e l’unica cosa che le dispiace è averlo dovuto perdere per rendersene conto. Ma, forse, per loro non è ancora troppo tardi, c’è ancora una possibilità, deve esserci.
«Ehy», la saluta lui, con quel sorriso che dedica solamente a lei, uno di quelli che lo illuminano proprio, uno di quelli che fanno brillare gli occhi, che di oggi sono di quella particolare sfumatura caratteristica delle giornate di sole, che Paige adora. Lei cerca di non far tremare la voce e di scegliere bene le parole, ‘chè non deve assolutamente sbagliare, «Ho bisogno di te»; avrebbe voluto dire tutt’altro in realtà, ma le parole le sono sfuggite rapide come sabbia fra le dita. Ed è un attimo prima che il libro che Ashton teneva in mano sia a terra, mentre le mani e le braccia di lui sono improvvisamente troppo occupate a stringere a sé il corpo della ragazza, con una forza quasi disperata, quasi abbia paura che qualcuno possa strappargliela da un momento all’altro. Ma Paige, comunque, non la minima intenzione di andare da nessuna parte.
«Mi sei mancato così tanto», mormora lei con la voce tremante mentre tenta di tenere a bada tutte le lacrime contro le quali ha combattuto stoicamente per un mese, ‘chè doveva essere forte, per sé stessa. Le braccia forti li lui la stringono tanto da sollevarla quasi da terra, attento comunque a non stringere troppo per non fare male né a lei né al bambino, di cui ormai si sente la presenza vista la pancia della ragazza che sta lentamente iniziando a gonfiarsi, ormai quasi al quinto mese.
«Anche tu», le risponde affondando il viso nei capelli fini della ragazza, dai quali ormai il colore rosa sta sparendo per lasciare spazio al biondo quasi bianco della decolorazione, lasciandole un bacio sulla fronte.
«Mi dispiace così tanto, Ashton, avrei dovuto fidarmi di te e invece mi sono comportata come una tale deficiente», non riesce proprio a tenere salda la voce, che si incrina irrimediabilmente ‘chè Paige non si era mai davvero resa conto quanto Ashton fosse diventato importante per lei in quei mesi, che fosse diventato una costante necessaria. Ciò che non immagina è che lui, per lei, prova esattamente lo stesso, «Non pensarci, dimentichiamoci del passato, Paige». E a lei, quella proposta, va proprio bene, ‘chè al momento il presente le basta e le avanza.
 
«Delilah non devi farlo, se non ti senti pronta», mormora Michael, osservando le lacrime che continuano a scendere copiose sul viso della sua ragazza, sentendosi così impotente mentre lei scuote la testa, asciugando le lacrime con la manica della felpa nera del ragazzo che ha addosso, «E’ okay, Michael, ne abbiamo già parlato». Scende dalla macchina di Calum, dove lui e Liz li hanno lasciati poco prima, sbattendo la portiera.
Michael sospira, non ce la fa a vedere Delilah stare così male per lui e non può assolutamente permettere che la cosa vada avanti, così mentre lei entra in aeroporto per raggiungere gli altri che li stanno aspettando, prende il telefono dalla tasca dei jeans e compone a memoria il numero della madre, nonostante a New York, per quanto ne sa lui, potrebbero essere le sei del mattino.
«Tesoro, c’è qualche problema con il volo?», non lo saluta neppure, estremamente stranita da quella telefonata, che non si aspettava affatto.
«Mamma, potresti mandare indietro le mie cose e quella di Delilah?», mormora aspettando la sfuriata della madre, «Michael che sta succedendo?», lo riprende infatti con un tono quasi aspro. Sapeva che non avrebbe capito, non l’ha mai fatto, comunque.
«New York non è il posto per me e nemmeno per Delilah, mi dispiace mamma, ma ho diciannove anni e sono abbastanza grande per prendere delle decisioni da solo. Troverò un lavoro e un modo, ma di qui non mi muovo», chiude la chiamata senza nemmeno aspettare la risposta della madre, ‘chè tanto già sa come sarebbe andata quella discussione ed è stanco di sentirsi dire che non è in grado di prendere decisioni così importanti. Lui è benissimo in grado.
Scende con rapidità dalla macchina, lasciando il suo borsone lì e raggiunge a passi veloci l’ingresso dove lo stanno aspettando tutti, con il primo vero sorriso sincero da un mese a questa parte in viso. Delilah ha il viso affondato nella spalla di Claire, probabilmente cercando di trattenere i singhiozzi e lui sente il cuore stringersi a quella visione e sa di aver fatto la decisione più giusta, per entrambi.
«Beh cosa sono quelle facce tristi?», esplode, guadagnandosi così un’occhiataccia da parte di Liz e sguardi interrogativi dagli altri, straniti dal suo evidente entusiasmo.
«Cosa ti aspettavi?», sbuffa Luke alzando gli occhi blu al cielo, senza capire davvero anche se, per lui, capire Michael è sempre stato un gioco da ragazzi.
«Un po’ più d’entusiasmo, visto che non partiamo più», tutti lo guardano, ancora più sorpresi, Delilah più di tutti. «Ho chiamato mia madre e le ho detto che da qui noi non ci muoviamo».
Ed è un attimo prima che sia lui che Delilah siano travolti dagli abbracci.
 
 

Writer’s wall
So che non posto un capitolo da tantissimo tempo ma ha avuto moltissimi e, inoltre, ci ho messo un mese a scrivere questo epilogo. Perché scrivevo e cancellavo, non ero mai convinta, mi sembrava sempre il modo sbagliato di farla finire, spero che sia decente, io ho fatto del mio meglio.
Non riesco a credere che questa storia sia già finita e al pensiero che appena finirò di scrivere questo spazio autore sarà finita, mi viene quasi da piangere. Perché questa storia è stata davvero importante per me e mi sono affezionata ad ogni singolo personaggio, e fa un po’ parte di me.
Volevo ringraziare tantissimo tutti quelli che hanno letto questa storia e che l’hanno recensita, che mi hanno messo la voglia di scrivere e di andare avanti con questa storia; grazie a chi l’ha inserita tra le preferite, le seguite o le ricordate, grazie davvero, senza il vostro supporto questa storia forse non sarebbe nemmeno qui, ora.
Grazie tantissimo.
Grazie anche a Claudia, che mi ha ascoltato nelle mie crisi peggiori mentre scrivevo e che c’è sempre, probabilmente sarei un casino senza di lei.
Dedico questo capitolo a C. che mi fa stare bene e a voi, che avete letto fin qui.
L’ultima cosa e poi vado davvero, se volete sto scrivendo una nuova storia Fobie e mi farebbe davvero se passaste e mi diceste cosa ve ne pare.
Un bacio,
-Mars
 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: _browneyes