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Autore: Fireflie    16/04/2015    1 recensioni
"James ha passato tutta la vita in attesa."
[Scritta per il challenge Special #4 indetto da It100]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Hawkins, John Silver
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Beta: Eowie
Disclaimer: I personaggi sono liberamente tratti dal film Disney, io ne ho disposto come meglio credevo entro i limiti del canon. Sì, canon, che diamine. Ovviamente non ci guadagno nulla dalla pubblicazione di questo scritto.
Note: • Originariamente scritta per il challenge Special #4 indetto dalla community It100 su Livejournal. Il prompt dato era ‘attese snervanti’. Si parla del 2009, ragazzi, momenti di paura seri. XD Comunque, recentemente ho rivisto il film e mi sono ricordata di averci scritto e di non aver mai pubblicato questa piccola fic qui, quindi… eccola, senza troppe cerimonie.
• Come dissi anche allora: credo di essermi guadagnata la mano di Linda e il suo amore eterno con questa fic.
• Uhm, suppongo che la fic si possa leggere anche in chiave slash, ma non c’è nulla di più di ciò che viene mostrato nel canon, quindi rimetto a voi la decisione.



Just Waiting For The Sun To Come Back



Jim ha passato tutta la vita in attesa: dapprima che gli piombasse addosso un’avventura qualsiasi per tirarlo fuori dalla monotonia a cui sapeva di non essere destinato, l’idea di trovare il pianeta col tesoro di Flint sempre in testa, impossibile da scacciare; poi ha convissuto con la speranza di vedere suo padre ritornare, restando ogni giorno più deluso, più amareggiato. E ora, ora aspetta di rincontrare John Silver.
E sa quanto attendere le persone sia la parte peggiore, perché sembra che il tempo smetta di scorrere in loro assenza, e che tutto si fermi, compresa la propria esistenza.

Il periodo dell’Accademia vola via come niente ma, dopo essere tornato a casa, tutto il dolore per la mancanza di quell’uomo dal corpo rovinato si presenta nuovamente.

Sta iniziando a farsi un nome quando gli viene riferito che un cyborg ha chiesto di lui.
Ha appena attraccato con la propria nave al porto di Montressor, di ritorno da un viaggio interplanetario durato mesi, e quella notizia è lì ad aspettarlo.

Lo trova in una taverna scadente, intento a bere una birra scura, la schiuma che scivola lungo i bordi del boccale e si adagia morbida sul bancone in legno.
Va a sederglisi accanto, e c’è una strana tensione tra di loro, come qualcosa di irrisolto e scomodo. John gli rivolge un’occhiata appena, e poi nasconde un sorriso portandosi la pinta alle labbra.

Escono insieme dalla locanda. Camminano fianco a fianco vicino alle banchine dello spazioporto, in un silenzio quieto, forse un po’ imbarazzato. È che è passato così tanto che non sono più abituati l’uno alla presenza dell’altro, anche se sono sempre loro due e si conoscono da quello che al ragazzo sembra a tutti gli effetti un millennio.
Vorrebbe ospitarlo a casa propria, permettendogli così di rivedere Morph e di ammirare il Benbow Inn completamente ricostruito, ma Silver rifiuta – la mano portata sulla nuca in un gesto imbarazzato –, affermando di aver già preso una stanza in una pensione di Crescentia e che l’indomani partirà presto.
A Jim sa un po’ di scusa, ma comprende quella paura strana che l’altro sembra provare, che ha messo radici dentro di lui chissà quando – stare soli per lunghi periodi ti cambia, dona una prospettiva diversa persino all’affetto.

È notte fonda quando si lasciano.
Il giovane, sapendo che non lo rivedrà per anni interi, trova il coraggio necessario per abbracciarlo, ed è strano per lui riscoprire l’odore familiare che non ha mai scordato.

Poco più tardi si appoggia allo stipite della porta d’ingresso e lo guarda salire le scale con la sua camminata ondeggiante, affaticata, diretto verso la propria camera.

Arrivato quasi in cima John si volta e “ci vediamo presto, Jimbo”.

Ed è una promessa, quella, lo sa. Allora Jim si arrende al fatto che è sempre una questione di attese, dopotutto.
   
 
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