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Autore: pillina28    16/04/2015    8 recensioni
Eva: 21 anni,studentessa di psicologia per passione e cameriera in un locale notturno per necessità. È una ragazza bella,solare,timida e sognatrice e ciò che più vorrebbe dalla vita sarebbe un po’ di serenità e….di Amore.
Diego: 34 anni,ricco imprenditore a capo di una catena di alberghi di lusso. È ricco e dannatamente bello,circondato sempre da donne bellissime e di classe,con cui ama divertirsi senza mai impegnarsi con nessuna.
Cosa succederebbe se i due si incontrassero? Se lei fosse in difficoltà e la sua unica speranza fosse accettare l’aiuto di uno sconosciuto? Un uomo che in cambio del suo aiuto vuole solo una cosa: Lei
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Un ricatto per averla: “ti aiuterò, ma in cambio tu sarai mia.. fino a quando non ne avrò abbastanza di te,mi apparterrai!”
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POV: Diego. “Mi aveva colpito dal primo sguardo,dal primo momento che i miei occhi avevano incrociato i suoi,cosi verdi e luminosi.
L’avevo vista e il mio corpo non aveva più risposto ai miei comandi. La volevo. Volevo lei… Eva.. lei era il mio peccato e io il peccatore che avrebbe usato qualunque mezzo per averla al suo fianco,anche un ricatto.”
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Eccomi qui: so che ormai non ci speravate più e invece, dopo un anno, eccomi qui con l'ultimo extra. Non ho scuse per quanto vi ho fatto aspettare e mi dispiace davvero: purtroppo tra problemi di salute, università troppo impegnativa e lavoretto part time, non avevo più tempo e voglia di scrivere.
Non so se questo capitolo sia all'altezza oppure no: so che ci ho messo tutto l'impegno possibile.
purtroppo era molto tempo che non scrivevo più e penso che si noti che il mio stile è un pò arruginito e cambiato. Spero comunque che non faccia troppo schifo.
E' il capitolo più lungo che io abbia mai scritto quindi mettetevi comode perche sono ben 35 pagine di word xD
In ogni caso aspetto un vostro parere!



II Extra: nove mesi di ricordi
 


- Maggio,13 settimane. Paura.

Eva POV.

Mi sveglio, a mattina inoltrata, in preda ad un forte senso di nausea.
Mi giro nel letto, costatando che Diego è già uscito per recarsi a lavoro e, sperando che il fastidio passi; tuttavia, non fa che peggiorare.
Alla fine, sono costretta ad alzarmi e a correre verso il bagno.
Rimango li per un tempo infinito, in ginocchio vicino al water, scossa fa forti conati.
Quando sembra che finalmente sia passata, alzo la testa e tiro lo sciacquone, cercando di riprendere fiato.
Sono tre giorni che la nausea è cosi forte, che non riesco a mangiare nulla: ogni volta che provo ad assaggiare qualcosa, finisco per rimettere tutto.
So che, nei primi mesi di gravidanza, è normale; tuttavia, in questa ultima settimana, sembra che la situazione sia peggiorata.
- Altro che nausea mattutina-  borbotto tra me, pensando che il malessere non si limita alla mattinata, ma persiste per tutto il giorno.
Sospiro, leggermente preoccupata.
Mi domando se sia normale tutto questo malessere.
Avrei voluto parlarne con Diego, ma poi ieri, all’ultimo, mi sono trattenuta: conoscendolo si preoccuperebbe da morire e non mi lascerebbe neanche respirare.
Mi faccio una doccia calda e indosso dei leggins e una canotta lunga e scendo per fare la colazione.
<< Buongiorno Amelia >> saluto, entrando in cucina e trovandola dietro ai fornelli.
<< Buongiorno signorina Eva.. come si sente? >> mi chiede, sorridendo ma scrutandomi attenta.
<< abbastanza bene, solo una leggera nausea mattutina >> mento, cercando di apparire naturale.
In realtà, il malessere non è ancora passato del tutto e mi sento veramente uno straccio, come se un tir fosse passato sulla mia schiena.
<< Venga, deve fare una buona colazione, se vuole stare bene. Lei è troppo magra e mangia come un uccellino. Forse è per questo che sta sempre male >> dice, sospingendomi verso il tavolo.
La sola idea di mangiare, mi fa stare male.
<< Ecco, in verità… non ho tanto appetito >>.
<< Suvvia, deve sforzarsi di mangiare. Il signor Diego si è raccomandato di farle fare un’abbondante colazione>> mi dice, ignorando le mie flebili richieste e cominciando ad apparecchiare la tavola.
Sospiro sconsolata: sono contenta di avere cosi tante persone che si preoccupano per me, ma a volte è davvero stressante.
<< Diego? >> domando allora << a che ora è uscito? >> domando, adocchiando l’orologio e costatando che mi solo alzata più tardi del solito.
Sono le dieci e mezzo.
<< Il signor Diego è uscito alle otto, ma ha detto che sarebbe tornato per l’ora di pranzo >> mi informa sorridendo.
Per pranzo?
Di solito rimane in ufficio fino alle cinque.
<< come mai cosi presto? >> chiedo perplessa, ma lei scuote le spalle.
<< non lo so cara, forse vuole stare più tempo con lei. Mi ha confidato che gli dispiace passare la maggior parte del tempo in ufficio,mentre lei è qui in casa da sola >>.
Sorrido.
È proprio da Diego preoccuparsi sempre per me.
E, anche se a volte è un po’ soffocante, lo amo pure per questo.
Cinque minuti dopo, Amelia mi porge un piattino con burro, marmellata, pane tostato, un plum-cake e succo d’arancia.
Sospirando, comincio a mangiare molto lentamente, cercando di tenere a freno lo stomaco. In effetti, dopo qualche boccone, scopro di avere fame e finisco la colazione tranquillamente, sotto lo sguardo di approvazione di Amelia.
<< vado a fare la spesa >> afferma poco dopo, sparecchiando la tavola; << per qualsiasi cosa le serva, può chiamare George: è fuori a tagliare il prato >> mi informa, prima di afferrare la borsa ed uscire.
E adesso sono sola.
Sbuffo. Diego ha ragione, non so cosa fare tutto il giorno in questa casa enorme: mi annoio terribilmente, perché a parte studiare o oziare in piscina, non ho altri passatempi. Inoltre Diego mi ha proibito di fare sforzi o di affaticarmi troppo, facendo promettere ad Amelia e a George di tenermi d’occhio.
È terribilmente frustrante.
Però uscire un po’ mi farebbe bene: forse l’aria fresca potrebbe aiutarmi a mettere a posto lo stomaco.
Ottimista, mi dirigo in camera per cambiarmi, con Pepe che mi saltella e scodinzola intorno. Mentre cerco i vestiti, chiamo Marika al vivavoce.
Indosso una maglia e sento la voce della mia amica: << ei sposina innamorata, come va? >> mi dice allegra e, non posso non sorridere: la sua allegria è contagiosa.
<< sto bene Marika, grazie. Solo un po’ di nausea mattutina ma, per il resto procede benone >>.
<< immagino, con il tuo bel principe azzurro che ti tratta come se fossi fatta di cristallo, non ti puoi proprio lamentare! >> mi dice facendomi ridere di gusto.
Parliamo del più e del meno per un paio di minuti e poi le chiedo cosa sta facendo: << sono in biblioteca a studiare mia cara; domani ho il recupero di un esame e devo assolutamente essere promossa. Sei fortunata ad averlo passato al primo tentativo, secchiona che non sei altro >> mi dice sconsolata e io trattengo una risata: << suvvia, non è così difficile, sono sicura che andrà bene >> le dico allora.
<< tu cosa stai combinando?>>.
<< in realtà, ho intenzione di uscire a fare una passeggiata e prendere un po’ d’aria. Sono stanca, di stare sempre chiusa in casa come se fossi malata>>.
<< fai bene! E poi oggi c’è un sole stupendo, vale la pena fare due passi. Non stancarti troppo però, mi raccomando >>.
<< ma si, stai tranquilla. E poi ho intenzione di stare fuori poco, visto che Diego tornerà per pranzo, una volta tanto. Ho intenzione di farmi trovare qui e di farmi coccolare >> dico sorridendo furba e facendola ridere.
Ci salutiamo e poco dopo, sono in strada che camino verso il parco. Il sole mi accarezza la pelle del viso e un leggero venticello mi scompiglia i capelli.
Era troppo tempo che non mi godevo un po’ di tranquillità.
Se non fosse per questo senso di stanchezza e di malessere che mi perseguita, sarei davvero felicissima.
Dieci minuti dopo, mi ritrovo al parco e mi siedo su una panchina al sole.
A quest’ora non ci sono molte persone: vedo solo un paio di coppiette, un ragazzo che corre con le cuffiette alle orecchie e giù in fondo, ai giochi, vedo le mamme con i loro bambini che corrono e giocano qua e là.
Poggio una mano sulla mia pancia non ancora evidente e, sospiro felice.
Tra qualche tempo anche io sarò mamma.
Anche io e Diego, porteremo il nostro bambino a giocare al parco.
E pensare che in passato non avevo mai sentito il desiderio di fare la mamma; ora invece non riesco a pensare ad altro, vorrei che questi mesi volassero, per poter vedere e stringere finalmente mio figlio. È una strana ma bellissima sensazione.
E so, che è lo stesso anche per Diego: forse non pensava che sarebbe stato ancora padre; ma alla fine ha accettato la situazione benissimo ed ora, come me, non vede l’ora che nasca.
Pensando a sua figlia, mi rattristo: in casa, ora, ci sono alcune sue foto che ho insistito per esporre. Non era giusto tenere quella bellissima bambina, relegata in una scatola, come se fosse un brutto ricordo.
Lei aveva fatto parte della sua vita e, non riesco a immaginare il dolore che deve aver patito Diego perdendola.
Chissà se il nostro bambino somiglierà a lui o a me. La piccola Elena era mora con gli occhi azzurri. Un piccolo angelo.
Dalla foto ho visto che somigliava parecchio a sua madre, che era una donna molto bella.
Forse, se sarà una bambina, assomiglierà a me: sarà bionda, con gli occhioni verdi.
O forse, sarà un maschietto, con lo stesso viso del suo bel papà.
Sarà stupendo in ogni caso.
Chiudo gli occhi e mi godo il calore sulla pelle per un po’.
Sarà passata poco più di mezzora, quando improvvisamente comincio a sentire un leggero dolore allo stomaco e, una forte nausea, che si riaffaccia prepotente.
Respirando profondamente e cercando di evitare di vomitare li, davanti a tutti, mi alzo e mi dirigo verso casa.
Pensavo di stare meglio e invece all’improvviso, mi sento peggio di prima.
Cammino verso casa, stavolta più spedita, mentre sento il sudore imperlarmi la fronte e la testa girare un pochino.
Forse non sarei dovuta uscire, così debole.
- Non ne combino mai una giusta – penso sconsolata, vedendo il cancello in lontananza – eppure sembrava che fosse tutto passato-.
Arrivo con il fiatone e la sensazione di stare per crollare da un momento all’altro.
Entro spedita in casa e mi dirigo verso il bagno, proprio mentre un conato più forte, mi fa rigettare tutta la colazione.
Sento la testa girare e comincio a sudare abbondantemente.
- Decisamente sto uno schifo – penso, mentre un nuovo conato mi scuote, tentando forse di farmi rigettare l’intero stomaco.
Dio, non mi reggo in piedi, non sono mai stata cosi male.
Poggio una mano sul lavandino per sorreggermi e cerco di alzarmi, ma sembra che il mio corpo non voglia collaborare.
Nel mentre, sento la porta di casa aprirsi e la voce di George e Diego, nell’ingresso.
<< Eva, amore! Sono tornato! >>.
Cerco ancora di raddrizzarmi.
Una volta in piedi, respiro profondo e mi dirigo verso la porta del bagno, tenendomi alla parete.
<< Eva.. dove sei? Ho una sorpresa per te! >> sento la voce allegra di Diego, proprio mentre apro la porta, facendoli voltare verso di me.
<< Diego.. >> sussurro.
<< Eva! >> lo sento gridare avvicinandosi, mentre una nuova ondata di nausea cerca di sopraffarmi e la vista si annebbia.
<< Eva, amore, che hai? >> mi chiede allarmato, afferrandomi per le spalle.
<< non so.. ho la nausea.. ho vomitato tutto quello che avevo nello stomaco >> cerco di articolare a fatica << ma non.. io non riesco.. >> cerco di dire, ma all’improvviso sento le forze venir meno.
Poi il buio.
 

Diego POV.
 
Entro in casa parlottando con George: ho preparato una sorpresa per Eva e, non vedo l’ora di vedere il suo viso, quando vedrà di cosa si tratta.
<< Eva, amore! Sono tornato! >> la chiamo allegro, mentre dico a George di mantenere il segreto su ciò che abbiamo complottato.
<< Eva.. dove sei? Ho una sorpresa per te! >> la chiamo ancora, non udendo risposta. Che sia uscita?
Tiro fuori il cellulare, per vedere se ho suoi messaggi e sento, nel mentre, la porta del bagno dello studio aprirsi e mi giro, proprio quando lei pronuncia il mio nome.
Vedendo il suo viso, rimango impietrito.
<< Diego.. >> sussurra.
<< Eva! >> grido spaventato, vedendo che se ne sta appoggiata all’uscio della porta come se fosse priva di forze, il viso smunto e pallidissimo.
<< Eva, amore, che hai? >> chiedo decisamente allarmato, afferrandola per le spalle.
<< non so.. ho la nausea.. ho vomitato tutto quello che avevo nello stomaco >> la sento rispondere ansimante e a fatica << ma non.. io non riesco.. >> sussurra debolmente e, faccio appena in tempo ad afferrarla al volo, prima che cada a terra.
In preda al panico, la prendo in braccio e, scordato da George, anche lui sotto shock, corro verso la macchina.
Mi siedo dietro, tenendola in braccio e cercando di svegliarla chiamandola più volte, mentre George si dirige a tutta velocità al pronto soccorso.
<< Eva! Eva, amore, svegliati! >> ripeto angosciato, mentre i pochi kilometri che dobbiamo percorrere sembrano eterni.
Neanche dieci minuti dopo, arriviamo e scendo di corsa, tenendola sempre tra le braccia.
Perché non si sveglia?
<< Eva! Coraggio amore, rispondi! Eva! Non farmi questo.. non posso perdervi! >> grido, totalmente in preda al panico, mentre dei paramedici si avvicinano subito a noi.
<< Vi prego, aiutatemi! È mia moglie.. è svenuta ed è incinta.. non so cosa sia successo! >> spiego febbrilmente, mentre la afferrano dalle mie braccia e la distendono su una barella.
<< Ci pensiamo noi.. signore. Aspetti qui, non può entrare dentro >> dice il medico, mentre spinge il lettino oltre delle porte gialle e se le richiude alle spalle.
Rimango immobile, osservando le porte oltre le quali è appena sparita lei: la mia Eva.
<< Signor Diego.. venga, si sieda.. sono sicuro che non è nulla di grave. Coraggio! >> è George a parlare e, come un automa, mi lascio sospingere verso le sedie di plastica della sala d’attesa.
Non sento niente.
O forse sento tutto: il mio essere è completamente pieno di terrore, cieco e puro.
Vederla in quello stato e guardare come, nonostante la chiamassi ripetutamente, non rispondesse, mi ha distrutto.
E se fosse qualcosa di grave?
E se perdesse il bambino?
Se perdessi entrambi?
Il solo pensiero mi agghiaccia.
Non riesco ad immaginare una simile eventualità.     
Perdere il bambino, proprio adesso che mi stavo abituando e stavo apprezzando la felicità di essere di nuovo padre, mi devasterebbe.
E se perdessi anche Eva? Bè.. penso che non riuscirei a sopravvivere. Se le dovesse accadere qualcosa, non riuscirei ad andare avanti.
Lei è tutta la mia vita, lei la colora, le da un senso.. senza il suo sorriso, la sua gioia, il suo amore.. sarei solo un guscio freddo e vuoto. Non avrei nessuno scopo per lottare e sopravvivere, niente per cui alzarmi la mattina, andare a lavoro e sbrigarmi a tornare a casa.
Perché una casa senza lei, che senso avrebbe?
Appoggio i gomiti sulle ginocchia e, nascondo il viso tra le mie mani.
Alcune lacrime scendono dai miei occhi.
<< Dio.. ti prego! Non posso perdere un altro figlio.. e non posso perdere lei! Li amo entrambi.. immensamente! Ti prego, non portarmeli via.. non farlo ancora! >> sussurro a bassissima voce, come in preghiera.
 
Passa quasi un’ora quando, finalmente, la porta si apre e io schizzo in piedi, stropicciandomi la faccia con le mani.
<< Lei è il marito? >> chiede il medico, con tono professionale e sguardo imperscrutabile.
<< Si.. sono Diego Santini.. la prego mi dica come sta mia moglie! >> chiedo con urgenza.
<< Stia tranquillo, sua moglie sta bene >> mi dice lui, togliendomi un gran peso sullo stomaco.
Eva, la mia piccina sta bene!
<< E il bambino? >> chiedo allora, allarmato.
Ti prego.. ti prego non dirmi che l’ha perso..
<< Si rilassi, stanno bene entrambi >> dice, restituendomi la vita << all’inizio pensavamo si trattasse di una minaccia d’aborto, ma il piccolo sta bene, i parametri sono buoni e non ci sono segni di distacco placentare. Sua moglie si è svegliata e ci ha confessato che, da tre giorni, soffre di una nausea un po’ più forte del normale. Facendo dei controlli, pensiamo si tratti di un banale virus influenzale che, sommato alle nausee mattutine, l’ha lasciata parecchio disidratata. È per questo che è crollata. >> mi spiega professionalmente.
Sento le lacrime premere per fuoriuscire.
Oddio, se penso alla paura che ho avuti di perderli..
<< In ogni caso la terremo per qualche ora sotto controllo, somministrandole un po’ di liquidi.. poi le daremo delle compresse da prendere, che non nuoceranno al bambino e, potrà portarla a casa >> mi dice sorridendo.
<< Grazie mille dottore.. non so come ringraziarla >> dico io, grato, stringendogli forte la mano.
<< Dovere. Può entrare e vederla. È sveglia ora. Cerchi di farla riposare in questi giorni e, le faccia mangiare cibi in bianco per almeno 48H, in modo da evitare altri dolori allo stomaco >> mi raccomanda, prima di sparire lungo il corridoio.
Entro nella stanza e la vedo sdraiata sul lettino, ancora molto pallida.
Mi avvicino con un nodo alla gola e lei mi nota, rivolgendomi uno sguardo angosciato.
Affretto il passo e, prima che possa dire qualcosa, la stringo forte tra le braccia.
Dopo qualche attimo di esitazione, la sento ricambiare la stretta.
Restiamo cosi, per qualche minuto.
Averla tra le braccia, sentire il suo petto alzarsi ed abbassarsi, il suo respiro sul collo e, le sue mani che mi stringono forte, mi fa capire finalmente che lei sta bene davvero, che non l’ho persa!
<< Diego.. mi dispiace >> sussurra flebilmente, al mio orecchio.
Mi stacco un poco da lei, per guardarla in viso e, vedo che ha gli occhi lucidi.
<< Di cosa, amore mio? >> chiedo, con un nodo alla gola.
<< Di averti fatto preoccupare. Era qualche giorno che stavo male, ma non volevo farti venire strane paranoie e così.. non ho detto nulla. Perdonami >> dice piano, mentre una lacrima le scende sul viso.
<< Shh tranquilla.. va tutto bene, amore! Non è colpa tua! Io, ero cosi preso dal lavoro, che non mi sono accorto di nulla. E comunque tu e il piccolo state bene, questo è quello che conta >> le dico accorato, prendendole il viso tra le mani e posando un bacio delicato sulle sue labbra.
<< Per un attimo, quando mi sei caduta tra le braccia, ho pensato di avervi perso. È stato terribile! Se fosse successo qualcosa di brutto, non mi sarei mai più ripreso >> le confesso, scosso.
<< Oh amore.. anche io ho avuto tanta paura! >> mi dice, accarezzandomi il viso << Ho avuto paura di aver perso il nostro piccolo. Sarebbe stato terribile.. lo amo così tanto! Ma adesso sto bene e il nostro bambino è forte. Niente ci separerà da te!  >> afferma, afferrando il mio viso e baciandomi profondamente.
<< Ti amo Eva. Non farmi prendere più una simile paura! >> le dico dolcemente, poggiando la fronte sulla sua e, guardandola negli occhi con tutto il mio amore.
<< Prometto che starò buona per un po’ amore! Almeno fino al parto >> promette, ridendo furbetta, per la mia faccia terrorizzata.
<< Un passo per volta, eh amore. Manca ancora un po’ di tempo al parto. Devo ancora realizzare! >> dico io, fingendomi esasperato e lei scoppia a ridere di gusto.
Dio, quanto la amo!
- Oh Eva, vorrei sentirti sempre ridere così. -



Fine giugno: 18 settimane, Ecografia

Eva POV.

 
<< Io dico che è una bambina! >> afferma Marika puntando le mani sui fianchi.
<< E io dico che sarà un maschietto >> ribatte Liam con lo stesso tono, mentre io e Diego ci godiamo la scena un po’ stupiti, seduti sul divano.
<< Eva non ha la pancia a punta, quindi non può essere maschio! >> ribatte ancora, la mia pazza amica.
<< è un po’ presto per dirlo non ti pare? La pancia non è ancora grandissima.. E poi io sono lo zio e sento che sarà un maschietto! >> dice lui.
A quel punto, non resisto più e scoppio a ridere, imitata da Diego, mentre i due si girano a guardarci indispettiti.
<< E voi che avete da ridere? Non è che lo sapete già e non volete dircelo? >> dice la mia amica, guardandoci di sbieco.
<< No Marika, sai bene che la visita è programmata per domani. Appena lo sapremo, sarete i primi a cui lo diremo >> dico io sorridendo e accarezzandomi la pancia, che comincia ad essere ben pronunciata.
<< E poi ragazzi, non ci sono preferenze, almeno da parte nostra. L’importante è che sia sano >> dice Diego, stringendomi forte.
<< Esattamente, maschio o femmina non importa. Inoltre abbiamo intenzione di riempire la casa di bambini, vero amore? >> dico io sorridendo maliziosa e lo vedo sbiancare, mentre Marika e Liam scoppiano a ridere di gusto.
<< Amore.. intanto pensiamo a questo ok? Un passo per volta >> ribatte in ansia.
<< Ma si amore, certo! >> dico io furbetta, facendo l’occhiolino ai due che ridono sotto i baffi.
<< Se sapremo il sesso, potremo finalmente cominciare a fare un po’ di shopping! Non vedo l’ora di accompagnarti per negozi alla ricerca di bavaglini, tutine e ciucciotti! >> riprende Marika, con sguardo sognante.
<< Marika ma tu sempre allo shopping pensi? >> chiede Diego, prendendola in giro.
<< No, a volte penso anche alle esigenze del mio fantastico fidanzato! >> dice lei ridendo, mentre Liam arrossisce << Marika! Ti sembrano frasi da dire? >>.
La mia amica sbuffa: << non fare il timido! Sto solo dicendo che potresti competere con lui, mio caro stallone! Non vorresti un bel pupetto? >> .
Vedo Liam diventare bianco come un cencio e, nonostante la voglia di ridere sia forte, provo un po’ di pena per lui.
<< Mi sa che sei nei guai Liam, qualcuno è intenzionato a metterti un bel cappio al collo, vedo >> dice Diego, insinuante.
<< Già, credo tu abbia ragione>> risponde Liam, fingendosi sconsolato.
<< cos’è quel tono amore?! >> lo sgrida la mia amica.
<< nulla, nulla amore. Ti amo >> dichiara lui, sfoderando un sorriso luminosissimo e furbissimo.
Io e Diego ci guardiamo e scoppiamo a ridere di nuovo: questi due sono proprio matti.
 
                                                                              ***
 
<< Allora Eva, come ti senti? >> mi chiede la dottoressa, mentre ci troviamo nel suo studio, per la visita di controllo.
<< Abbastanza bene >> rispondo sincera << la nausea è quasi sparita del tutto. L’unica cosa, è che ho sempre sonno: per il resto, sto bene >> affermo sorridente, mentre mi spoglio per permetterle di visitarmi.
<< Bene! La stanchezza è normale, soprattutto all’inizio, quando il corpo si sta abituando a questo nuovo cambiamento >> mi rassicura.
<< Adesso ti peso, poi facciamo un controllo veloce e infine l’ecografia, va bene? >> chiede, sospingendomi verso la bilancia.
<< Il peso è nella norma. Hai preso poco più di quattro chili. Sei in perfetta forma Eva, complimenti >> dice, poco dopo.
<< E’ tutto merito di Diego. Insiste perché io mangi tanto e bene >> affermo, sorridendo verso Diego che è seduto impaziente sulla sedia li di fianco.
<< Se fosse per lei,mangerebbe come un uccellino >> ribatte lui serio, con tono di rimprovero.
La dottoressa sorride indulgente: << sono sicura che si sta occupando di sua moglie perfettamente, signor Santini. E tu Eva, sei molto fortunata >> mi dice strizzandomi l’occhio.
Lo so.
Il mio Diego è fantastico e mi coccola in modo assurdo da quando ha saputo della gravidanza e, ancora di più, da quando ho avuto quel malore.
È attento ad ogni mio bisogno e non posso che esserne felice, perché mi fa sentire molto amata.
<< Bene >> afferma la dottoressa, dopo qualche minuto di domande ed un attento esame << sei in perfetta forma: il peso e i parametri sono buoni, mentre il resto è tutto perfettamente nella norma. Possiamo procedere con l’ecografia. Lei, può avvicinarsi a sua moglie, per vedere meglio >> dice facendo cenno a Diego, che subito si mette al mio fianco.
Spalma il gel freddissimo sulla mia pancia e, dopo aver armeggiato per un po’, sullo schermo appaiono delle immagini, all’inizio poco definite.
Preme un po’ di tasti ed ecco che l’immagine si fa più grande e più nitida, rispetto anche alla prima ecografia.
<< Allora.. direi che va benissimo. Guardate qui.. questa è la testolina >> dice indicandola sullo schermo, per poi indicarci il viso, le manine e infine i piedini.
<< Amore guarda! È bellissimo >> dico io, emozionatissima e con gli occhi pieni di lacrime.
È il nostro bambino!
Finalmente è reale.
Vederlo su quello schermo, rende tutto più vero ed è un’emozione grandissima.
<< Lo vedo amore.. è stupendo >> sussurra roco Diego, stringendomi fortissimo la mano.
<< Ed ecco il cuoricino.. sentite come galoppa! >> dice la dottoressa, premendo altri tasti e, in effetti, poco dopo, sentiamo il suono del cuore del piccolo che sembra battere fortissimo e velocissimo.
<< E’ il suono più bello del mondo >> afferma Diego, con voce sottile e improvvisamente, si china a darmi un bacio appassionato, per poi lasciare un altro bacio dolcissimo sulla parte alta della mia pancia.
<< è tutto nella norma dottoressa? >> chiede poi, in ansia.
Il mio amore, sempre preoccupatissimo per noi.
<< Si, perfettamente nella norma. Misura quasi quattro centimetri. E anche la testa e gli arti sono formati correttamente >> dice lei sorridendoci e togliendoci un peso enorme dal cuore.
<< Ed ora, possiamo provare a muovere un po’ l’ecografo. Volete conoscere in sesso? >> ci chiede, guardandoci sorridendo.
<< Si, siamo molto curiosi, anche se non abbiamo preferenze >> ribatto io, emozionata.
<< Proviamo allora. È un po’ voltato ma, forse, riusciamo a vedere qualcosa.. ecco.. bravo piccolino.. guardate come muove i piedini! >> dice lei e, in effetti, il piccolo sembra fare la cyclette.
Diego mi lascia un altro bacio sulla testa, mentre io guardo rapita ogni singolo, piccolo movimento della nostra creaturina.
<< Ecco qui!.. vedete cosa c’è qui? >> parla, indicando tra le gambine del piccolo; << direi senza dubbio, che è un bel maschietto! >> afferma.
<< Un maschio! >> esclama Diego, con tono stupito, mentre io scoppio a ridere contenta.
<< Si amore! Un maschietto! Sono felicissima >> affermo eccitata, allungandomi verso di lui per dargli un bacio.
<< Bene, vi lascio come sempre, una copia dell’ecografia. Adesso ti segno anche le nuove analisi. Continua a prendere le vitamine e a mangiare sano, va bene? >> dice la dottoressa, pulendo la mia pancia dal gel, per poi dirigersi verso la scrivania per compilare le ricette.
<< Va bene >> prometto, al settimo cielo.
Mi rivesto e guardo Diego, che stringe l’ecografia, quasi credesse che sia un miraggio.
Quanto è tenero? Non immaginavo che un tipo tutto d’un pezzo come lui, si sciogliesse alla vista di un’ecografia.
È davvero dolce. E sarà un papà stupendo.
Usciamo dallo studio sorridendo come due idioti: << Allora amore, adesso andiamo a mangiare qualcosa va bene? È quasi ora di pranzo >> mi dice Diego, posando un braccio in modo possessivo sulle mie spalle.
<< In effetti, noi abbiamo una voglia matta di bistecca! >> affermo, pregustando il pranzetto.
Diego scoppia a ridere e mi bacia la fronte: << Bene! Andiamo a cercare questa bistecca per i miei amori! >> dice raggiante, mentre mi guida verso un ristorantino infondo alla strada.
Una volta seduti e dopo aver ordinato, mi concentro su mio marito, ponendogli la domanda che mi frulla in testa da prima.
<< Amore >> lo chiamo, prendendogli la mano sul tavolo << Sei contento che sia un maschio? >> chiedo scrutandolo.
Diego mi sorride e prende la mia mano, baciandone il dorso: << Sono contentissimo amore. Ma .. >> continua, prima che io possa ribattere << sarei stato contento in ogni caso. Non vedo questo bambino come il sostituto di mia figlia. Piuttosto come un dono che è arrivato quando meno me l’aspettavo e che ha reso, insieme a te, la mia vita speciale. Quindi, anche se fosse stata una bambina, per me non sarebbe cambiato nulla >> dice, mentre io ho le lacrime agli occhi.
<< Grazie.. avevo bisogno di saperlo >> sussurro, con un nodo alla gola.
<< Amore, tu e nostro figlio siete la mia ragione di vita ora. Senza di voi non sarei più nulla. Vi amo immensamente >> dice, avvicinandosi con la sedia e baciandomi appassionatamente, mentre le sue mani si poggiano sulla mia pancia, appena pronunciata.
<< Anche io ti amo Diego, tantissimo >> confesso allora, sopraffatta dal suo amore per me, anzi, per noi.
<< Non vedo l’ora di stringerlo tra le braccia >> esclama, muovendo le mani sul mio pancino.
<< Anche io! E soprattutto non vedo l’ora di scoprire se ti assomiglia, perché se è così, sono certa, che sarà un gran rubacuori! >> dichiaro io ridendo e, anche Diego scoppia a ridere di gusto.
Com’è bella la felicità.



- Primi di Luglio, cinque mesi.

Eva POV:

 
<< Eva questo vestito blu ti sta davvero bene >> si complimenta la mia amica, mentre sono con lei nel camerino di una boutique del centro.
Devo scegliere un abito, per un evento davvero speciale.
<< Si, in effetti questo modello stile impero mi piace molto, perché mostra la pancia, senza stampare e senza gonfiarmi >> ammetto, ammirandomi ancora allo specchio.
<< Eva >> sospira lei << a parte la pancia, che fortunatamente cresce benissimo, sei magra come un grissino. Nessuno direbbe mai che sei gonfia >>afferma, scuotendo la testa.
<< In ogni caso, si tratta del tuo matrimonio e voglio fare bella figura nelle foto! >> dico io, scoppiando a ridere insieme a lei.
Eh già, tra dieci giorni Marika e Liam si sposeranno.
Sono felicissima per loro: quando l’ho saputo ho saltato come una pazza – per quanto la mia pancia possa permetterlo - abbracciando contentissima la mia amica, che continuava a piangere e a ridere dalla felicità.
Liam aveva organizzato per lei un weekend davvero romantico a Venezia e, in quell’occasione, le ha fatto la grande domanda.
E bravo il nostro Liam! Ha reso la mia amica ebbra di gioia e, non posso che essere contenta per lei.
Dopo tutto quello che ha passato, si meritava proprio questa serenità e poi Liam, a parte la pazzia iniziale, si è dimostrato un fidanzato perfetto.
Sono sicura, che sarà anche un ottimo marito.
E poi, si vede lontano un miglio che la ama terribilmente e Marika.. beh, lei è totalmente pazza di lui.
<< Hai ragione! Anche se la più bella sarò io! In fondo, è il mio matrimonio! Devo splendere! Tu hai già avuto il tuo momento, quando hai sposato il principe tenebroso! >> mi dice, facendomi l’occhiolino.
Sorrido, annuendo: << Con l’abito da sirena tutto tulle e pizzi, che hai scelto, non c’è pericolo: sarai stupenda. Non vedo l’ora di vedere la faccia di Liam, quando te lo vedrà addosso >>.
<< Ed io, non vedo l’ora di vederlo mentre si cimenta ad aprire tutti quei bottoni sulla schiena, impaziente di strapparmelo di dosso! >> afferma allegra  e io sgrano gli occhi: << Non fare quella faccia pudica, sai! >> mi riprende << E poi, anche io voglio un pupo tutto mio! Magari, una volta che avrà la mia fede al dito, sarà più facile convincerlo! >> esclama.
Due secondi ed entrambe, ridiamo come pazze.
La mia amica è proprio fuori di testa e io, le voglio un bene dell’anima.
Sarà un matrimonio splendido.
 
                                                                      ***
 
Quella stessa sera, sono sdraiata pigramente su un divanetto enorme, posto sul bordo della piscina coperta, quando un’ombra, si para davanti al mio viso.
Apro gli occhi e, faccio appena in tempo a scorgere il suo volto che, le sue labbra, si impossessano delle mie, per un bacio appassionato.
<< Ciao amore >> dice dolcemente, staccandosi leggermente e con un leggero affanno.
<< Mi piace essere salutata in questo modo >> affermo, sorridendo maliziosa.
<< Ah si? >> domanda, insinuante << in effetti, mi era sembrato di averti vista rispondere al bacio con estrema.. passione >> sussurra roco, sulle mie labbra.
<< Che ne dici di farmi un po’ di spazio? Questo divanetto sembra comodo >> continua, sorridendo furbo e, lo vedo togliersi in un lampo scarpe, pantaloni e sbottonarsi la camicia…  ed io?
Beh io…  resto senza fiato, come sempre.
È divino.
<< Se mi guardi così, mi sciolgo >> mi prende in giro.
<< E’ che.. ho una certa voglia. E sai che le donne incinte vanno sempre assecondate, quando si tratta di voglie >> affermo, stiracchiandomi languida, mentre il suo sguardo si riempie di desiderio.
Passano i mesi, la mia pancia cresce e ormai è abbastanza evidente, eppure lui mi guarda sempre, con gli stessi occhi infuocati che aveva anche la prima volta che abbiamo fatto l’amore.
La passione tra noi è incendiaria.
È come se non ne avesse mai abbastanza di me.. e io di lui.
In cuor mio, spero che questa fiamma rimanga ancora per tanti e tanti anni e, sono sicura sarà così. Perché non si tratta di lussuria, ma di un fuoco alimentato continuamente dal nostro amore.. e quindi non può spegnersi. Perché non non smetteremo mai di amarci. Mai.
Si sdraia accanto a me e, si allunga subito a dare un bacio al mio pancione, ben visibile visto che sono in bikini.
Dopo di che, risale lasciando una scia di baci dalla pancia fino al solco dei seni, per poi risalire sul mio collo, facendomi fremere e ansimare di piacere.
Quando finalmente raggiunge le mie labbra, lo afferro per i capelli e, rispondo al suo bacio con foga, completamente persa nel suo sapore buonissimo.
<< Ti amo >> ansimo sulla sua bocca, mentre mi allontana un poco per slacciare il sopra del costume.
<< Anche io piccina, da morire >> sussurra, tornando a baciarmi, per poi passare a tormentare il lobo del mio orecchio, facendomi fremere di aspettativa e di piacere.
Dio, lo amo da impazzire.
Mentre mi abbraccia, stringendomi forte a lui per baciarmi ancora, accade qualcosa di meraviglioso: un calcio, all’inizio leggero, colpisce la mia pancia.
Mi fermo impietrita e, Diego, si stacca da me confuso.
Subito un altro colpetto, stavolta più potente, mi fa sussultare ancora.
<< Eva, che hai? >> mi chiede preoccupato, Diego.
Ma io mi riscuoto e lo guardo sorridendo radiosa.
Velocemente, gli afferro una mano e la poso sulla mia pancia: << senti.. >> dico emozionatissima.
Lui mi guarda e poi guarda la sua mano, poggiata sulla mia pelle.
Restiamo cosi per qualche secondo, senza che accada nulla: << Eva? Ma cosa.. >> mentre comincia a parlare, un colpo bello forte arriva diretto nel punto in cui Diego tiene la mano. Lo vedo sgranare gli occhi e osservarmi sbalordito, per poi tornare a guardare la sua mano, quando altri piccoli colpetti si fanno sentire.
L’espressione sul suo viso passa da sbalordita a meravigliata.. per poi essere estasiata.
<< E’ il nostro piccolo >> affermo, emozionatissima.
Questa è la prima volta che lo sento muovere cosi distintamente.
Di solito erano delle sensazioni, dei leggeri tremiti.
Invece questi erano dei calcetti veri e propri!
<< Oddio amore, è bellissimo! Sentirlo muoversi rende tutto più reale >> dice Diego, anche lui in preda all’emozione.
Restiamo cosi, con lui che mi accarezza la pancia per un po’, finche i calcetti cessano.
Mio marito alza il viso e punta i suo occhi nei miei: << Non pensavo mi facesse questo effetto. Eppure adesso, dopo averlo sentito davvero, provo una voglia assurda di vederlo e stringerlo finalmente tra le braccia >> afferma, facendomi sciogliere di emozione.
<< Hai ragione, anche io non vedo l’ora di averlo con noi. Saremo una bellissima famiglia amore >>  e mi alzo sulle braccia, per posargli un bacio sulle labbra.
<< sono pienamente d’accordo con te, piccina >> dice, rispondendo al bacio con più passione.
<< Tornando a noi.. Non credi sia il caso di festeggiare, mio caro maritino? >> affermo maliziosa ed ancora emozionata per la novità.
Lo vedo sorridere radioso: << Direi che hai assolutamente ragione, amore >> ribatte, mentre torna a baciarmi, togliendomi il respiro.
Facciamo l’amore lentamente e dolcemente: ogni bacio, ogni carezza, ogni sospiro è puro amore, puro paradiso.
E, quando diventiamo una cosa sola, come sempre penso che il mio posto sia quello: stretta e unita all’uomo che amo con tutta me stessa e che presto sarà il padre di mio figlio.
Raggiungiamo insieme l’acme del piacere e, quando lo sento stringermi dicendo che mi ama da morire, penso che la mia vita sia davvero perfetta e che, se è un sogno, non voglio svegliarmi mai più.
 
 


Fine Settembre, sette mesi.

Eva. POV:
 << Sono sempre più grassa >> dico sconsolata alla mia amica, mentre siamo in giardino a goderci una splendida giornata di settembre, sotto lo splendido gazebo che Diego ha comperato di recente.
<< Spero che tu stia scherzando Eva! Sei incinta di quasi sette mesi e hai un fisico invidiabile! Non capisco di cosa ti stai lamentando! >> afferma, scuotendo la testa incredula.
<< Non so.. ultimamente non mi vedo molto in forma >> sospiro.
<< Stai male? >> mi chiede attenta.
<< No, tranquilla. È solo un po’ di stanchezza >> .
<< Eva.. è normale. Tu sei troppo attiva. Devi riposare! Hai sentito cosa ha detto la dottoressa? Non ti fa bene strapazzarti >> mi rimprovera lei.
<< si, hai ragione >> rispondo, con fare assente.
<< Eva, ho notato che sei un po’ strana in questi ultimi giorni.. c’è qualcosa che non va? Non sono i kili in più a preoccuparti, vero? >> mi chiede guardandomi attentamente.
Sospiro accorgendomi che la mia amica mi conosce bene e che non riesco a nasconderle il mio stato d’animo: << Penso che Diego si sia stancato di me >> dico tutto d’un fiato e sentire la mia voce che pronuncia queste parole, rende tutto più terribile.
La mia amica spalanca la bocca e mi guarda come se dubitasse della mia sanità mentale:  << Eva sei forse impazzita? >> domanda, con voce incredula.
 << Tuo marito ti adora e, si vede lontano un miglio che non ha occhi che per te.. quindi, come ti vengono certe idee? >>.
Sentendo gli occhi farsi lucidi, cerco di evitare il suo sguardo.
La mia amica, sempre più preoccupata, si avvicina e mi abbraccia: <<  Ei tesoro..  non fare cosi, non ti fa bene agitarti.. ora fai un bel respiro e dimmi che cosa è successo >> mi dice, cercando di tranquillizzarmi.
Respirando a fondo, per riacquistare il controllo.
Sospiro, decidendomi a parlare visto che tenermi tutto dentro mi sta facendo solo del male: << Il fatto è che.. ultimamente sembra assente. È più distaccato, sulle nuvole.. si mantiene un po’ a distanza. Sono giorni, che non facciamo l’amore  e non era mai capitato >> le confesso tesa.
<< La sera rincasa sempre più tardi e, anche se ci sentiamo parecchie volte per telefono, non è la stessa cosa. Quando torna dice di essere molto stanco e se mi avvicino a lui, si limita ad abbracciarmi, a chiedermi se sto bene, a carezzare la mia pancia..e poi mi intima di riposare >> la mia voce, si fa più flebile e una lacrima riga il mio viso.
<< Eva, tesoro non fare così, sono sicura che c’è una spiegazione! Diego ha fatto di tutto per averti con se e, anche se non è un gran che bravo nell’esprimere le sue emozioni, si vede che ti ama da morire. Hai provato a parlargli? >> mi chiede con calma e io nego con la testa.
<< Vedi? Magari, ti stai facendo inutili paranoie >> mi dice saggiamente.
<< Lo so.. ma ho paura di quello che potrebbe dirmi, in realtà >> ammetto.
<< Eva.. non metto in dubbio che Diego abbia un carattere un tantino particolare  e che, per lui è difficile esprimerti ciò che prova. È abituato a tenersi tutto dentro.  Forse ha dei problemi a lavoro ma non te ne parla, per non preoccuparti e farti agitare, visto che sei incinta.. non credi?Vedrai che se gli parli, ti spiegherà tutto >>.
<< Stasera parlerò con lui, davvero >>  prometto, capendo che è il caso di risolvere la situazione.


 
<< Sono tornato! >> sento dire dal piano inferiore, mentre seduta di fronte al comò, spazzolo i miei capelli, ancora umidi dopo la doccia.
Alzo lo sguardo verso l’orologio e noto che sono le sette e mezzo: ultimamente rincasa sempre più tardi.
Sento la porta aprirsi e non ho bisogno di girarmi per sapere chi è: il mio corpo sta già reagendo alla sua presenza; è come se i miei sensi lo captassero anche a distanza.
<< Eva… ah bene sei qui! >> dice entrando ed avvicinandosi a me. Io con lentezza poso la spazzola sul comò e mi volto verso di lui.
<< Bentornato Diego >> lo saluto con calma.
Lui si blocca sui suoi passi e mi guarda attentamente da capo a piedi: << Amore.. c’è qualcosa che non va? Stai forse male? >> mi chiede preoccupato, ma io scuoto la testa.
<< Va tutto bene.. il bambino sta benissimo >> rispondo, senza guardarlo.
Sento i suoi passi che si avvicinano e, poco dopo, le sue mani prendermi il volto.
Si inginocchia davanti a me, scrutandomi serio: << Eva.. non mentirmi. Dimmi che cosa c’è che non va. È successo forse qualcosa? Tuo padre non sta bene? >> mi chiede.
Fisso i miei occhi nei suoi e capisco che devo trovare un po’ di coraggio e parlargli dei miei dubbi, o non riuscirò più a vivere serena.
Faccio un respiro profondo e, distogliendo lo sguardo, fissandolo assente su una parete, mi decido a parlare: << in realtà, c’è una cosa che vorrei chiederti >>.
<< Davvero? Bè cosa aspetti? Lo sai che puoi chiedermi qualunque cosa amore >> mi dice, sorridendomi rassicurante, ma non riesco a sorridere a mia volta.
<< In realtà.. vorrei sapere.. se ti sei stancato di me >> affermo così, di getto.
Torno a guardarlo e vedo, che mi sta osservando con una faccia stupita: << Credo di non aver capito bene >> dice allora, confuso.
Io mi alzo, allontanandomi da lui e voltandogli le spalle.
Cerco di mantenere la calma, girandomi per guardarlo attentamente: << Ultimamente sei strano Diego: sei freddo, scostante, mi tieni a distanza.. non mi tocchi più. Che cosa ti sta succedendo? È colpa mia? Ti sei già stancato di me? Ti prego di dimmelo..  >> domando con voce stanca << C’è.. forse un’altra donna? >> chiedo con la morte nel cuore.
Mi sta tradendo con un’altra?
Fino a questo momento non ho mai dato voce a questo pensiero terribile, ma ora, dopo aver detto queste parole, mi rendo conto che la mia paura più grande è che lui mi abbia sostituita.
<< Eva.. ma cosa ti salta in mente? >> mi chiede sconvolto << Come puoi chiedermi una cosa del genere? Pensi che io abbia un’altra donna? Dopo tutto quello che abbiamo passato prima di stare insieme? Ora che sei mia moglie e che porti in grembo mio figlio, pensi che potrei tradirti? >> mi chiede avvicinandosi e afferrandomi per le spalle.
Non volevo ferirlo.
Alcune lacrime cominciano a scendere dai miei occhi, stanche di esser trattenute.
Vedendo il mio aspetto sconvolto, Diego addolcisce un po’ lo sguardo e mi trascina verso il letto, dove mi spinge a sedere, per poi accomodarsi di fianco a me.
<< Amore, guardami >> dice toccando il mio viso e voltandolo verso il suo << Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno, tu e il piccolo siete la mia vita.. non potrei mai farti una cosa del genere>> mi dice sincero e maledettamente serio.
Scoppio a piangere: << Mi dispiace >> mi scuso, scossa dal pianto << Mi dispiace di aver dubitato di te. È  solo che ultimamente sei distante, non facciamo più l’amore, eviti di toccarmi più del necessario. Ho pensato che qualche donna più bella e sofisticata avesse attratto la tua attenzione. Sono diventata una balena, quindi non ti posso biasimare se ti sei stancato di me >>.
<< Eva calmati! E non dire queste cose per favore! Tu non sei grassa, sei incinta. E nonostante questo, sei ancora magrissima! Molte donne ucciderebbero per avere un fisico simile anche in gravidanza >> dice allora.
<< Ma aldilà di questo, se anche tu avessi venti kili in più, per me resteresti sempre la stessa Eva che amo da morire. Capisci? Mi sono innamorato del tuo sorriso, della tua dolcezza, del tuo coraggio, della tua forza e del tuo modo di dimostrarmi affetto. Il tuo aspetto conta solo in minima parte amore.. io amo il tuo cuore. >> mi dice con dolcezza, facendomi piangere dalla commozione << E poi, i kili che hai preso in più, dimostrano che il nostro piccolo sta crescendo bene dentro di te e, non c’è gioia più grande per me, non c’è corpo più bello…  di quello della donna che amo mentre racchiude il nostro bambino >> dichiara, carezzando la mia pancia e posandovi un bacio.
Le mie mani corrono tra i suoi capelli e lo stringono a me, mentre lui mi circonda con le sue braccia, poggiando il viso nell’incavo del mio seno.
<< E allora perché? >> chiedo asciugandomi le lacrime con una mano. << Perché non mi tocchi più e ti tieni a distanza? >>
Lo sento sospirare contro la mia pelle, mentre le sue mani aumentano leggermente la pressione attorno al mio corpo. C’è un lungo silenzio, scandito solamente dal battito ritmico del mio cuore.
Perché non dice nulla?
Perché non risponde?
Che sia qualcosa di grave?
<< Diego.. dimmelo. Non è tenendomi nascosta la verità che mi farai stare tranquilla, perché invece sarò ancora più in ansia se non parli >> dico io dolcemente, carezzandogli la nuca.
<< Ho paura Eva >>.
Pronuncia queste tre parole con voce flebile, tant’è che fatico a capirle.
<< Hai paura di cosa amore? >> chiedo con calma.
Lui sospira e alza lo sguardo, rivelando un’espressione tormentata: << il fatto è che da quando sei stata male.. vivo con la costante paura che ti possa accadere qualcosa. Ho il fottuto terrore che tu e il piccolo corriate dei rischi. Cerco di buttarmi nel lavoro per non stare qui a controllarti ogni minuto.. anche se ti faccio mille telefonate al giorno. >>
Distoglie lo sguardo e batte un pugno sul letto, mentre il mio cuore si stringe: << ti sono stato lontano perché ora la pancia è più grande, ho paura di non riuscire a controllarmi e di farti male.. e così evito di toccarti. Ma starti lontano, con il tuo splendido corpo che fiorisce sotto i miei occhi, è una vera tortura >> confessa a testa bassa.
Una lacrima scende dal mio volto: in queste ultime due settimane mi sono preoccupata da morire pensando a chissà quale cosa, quando lui stava combattendo contro i suoi demoni interiori. Mi sento terribilmente in colpa per aver dubitato di lui e terribilmente bambina, perché invece di capire cosa gli stava accadendo, l’ho accusato di tradirmi.
<< mi dispiace >> dico con voce rotta e lui, alza la testa di scatto, notando le mie lacrime.
Subito si ricompone e mi abbraccia con slancio: << no amore, non piangere. Non volevo turbarti o preoccuparti.. è per questo che ho cercato di controllarmi e non ho detto nulla. Per me tutta questa felicità è un sogno Eva e dopo quello che ho passato, pensare di perderti, mi rende paranoico >> mi dice dispiaciuto.
<< Amore mi dispiace per aver dubitato di te >> mi scuso << è solo che a volte anche io ho paura, anche io ho il terrore che qualcosa vada storto, ho il timore di essere troppo bambina per affrontare una simile responsabilità; ma poi penso che con te al mio fianco posso fare qualsiasi cosa. Tu mi dai la forza per andare avanti e io vorrei essere la tua: ti prego non chiuderti più e soprattutto, cerca di vivere questa esperienza con maggiore serenità, perché io e il bimbo stiamo benissimo e tutto quello che vogliamo sono coccole e amore >> affermo, sorridendo << e in questi giorni, mi sei mancato da morire: mi mancava stringerti a me.. mi è mancato fare l’amore con te.. avevo paura di perderti anche io, come l’avevi tu, anche se per motivi diversi.. >> confesso, aprendo il mio cuore.
<< Scusami Eva! Non avrei dovuto comportarmi in questo modo. Solo ora mi rendo conto che, con il mio atteggiamento, ho finito solo per farti soffrire >> afferma, con rammarico.
Alzo le mani, gli prendo il viso e lo avvicino al mio, baciandolo con tutta la dolcezza e l’amore di cui sono capace; poi sussurro sulle sue labbra: << ti amo da morire Diego e so che anche tu mi ami e ti preoccupi per noi. Ma ti prego, non lasciarmi sola, non isolarti.. i problemi e le paure sono più piccoli quando si affrontano insieme, non credi? >> domando dolcemente.
<< Hai ragione piccina >> dice, per poi tornare a baciarmi dolcemente.
Il bacio però, da casto, diviene sempre più passionale: i nostri corpi si sono mancati e le nostre bocche, si cercano con voracità.
<< Mio Dio, non riuscivo più a resistere lontano da te, Eva >> confessa con voce emozionata, mentre lentamente mi bacia e mi mordicchia il collo, afferrando il lembo della mia maglia.
Si stacca da me quanto basta per sfilarmela, per poi riprendere a baciarmi affamato.
Inebriata da tutte quelle sensazioni e, dal contatto con il suo corpo, che mi era mancato da morire, rispondo al bacio a mia volta, mentre elimino la sua giacca e la sua camicia.
Finiamo di spogliarci in un lampo e Diego, mi trascina al centro del letto, per poi riprendere a baciarmi con foga, mentre le sue mani vagano sul mio corpo.
Questa volta c’è spazio solo per la passione più sfrenata e, senza indugiare troppo, entra dentro di me togliendomi il respiro, con una poderosa spinta.
<< stai bene? >> mi chiede ansimando, mentre si tiene sollevato sulle braccia per non pesarmi sulla pancia.
<< si >> dico con il fiato corto.
<< sei sicura.. non è che ti peso troppo? >> mi chiede ancora indeciso. Deve smettere di aver paura di fare l’amore con me.
Lo tiro verso di me per baciarlo prepotentemente: << basta parlare Diego.. >> lo metto a tacere e, finalmente, capisce l’antifona e comincia a muoversi, portando entrambi verso le vette più alte del piacere.
 
<< E’ stato bellissimo >> sospiro soddisfatta, mentre entrambi riprendiamo fiato, sudati e nudi, l’uno tra le braccia dell’altro.
Un movimento nella mia pancia, cattura la mia attenzione e la mia mano si posa subito si di essa, mentre ridacchio.
<< Cosa c’è amore? >> mi chiede Diego, guardandomi negli occhi.
<< Tuo figlio si è svegliato e, a quanto sembra, ha intenzione di giocare una partita di calcio nella mia pancia >> affermo io ridendo e, prendendo la mano di Diego, per fargli ascoltare il bambino che scalcia come un forsennato.
Lo sento ridere: << hai ragione, è proprio una peste! >>.
<< E chissà da chi avrà ripreso è?! >> domando io, prendendolo in giro.
<< Naturalmente dal suo papà >> ridacchia Diego.
<< Non vantarti! Mi verranno i capelli bianchi! >> esclamo, fingendomi indignata.
Restiamo così, a ridere e a coccolarci per un po’, quando mi decido a porgli un'altra domanda che mi tormenta:
<< Mi chiedevo.. starai al mio fianco, quando arriverà il momento, vero? >> gli domando, mentre mi accoccolo meglio sul suo petto.
Con una mano, dolcemente, mi accarezza la testa, giocando con i miei capelli, mentre l'altra si posa con tenerezza sul mio pancione.
<< non ti lascerei mai da sola Eva.. e poi si tratta del nostro bambino.. come pensi che potrei perdermi la sua nascita? Sarà uno dei momenti più emozionanti della nostra vita.. e sarò li al tuo fianco >> mi dice serio, lasciandomi un bacio sulla nuca.
Alzo il viso, voltandomi un po’ verso di lui e facendogli un sorriso radioso, per ringraziarlo delle sue parole.
Sapere che sarà al mio fianco mi da un sollievo enorme.
Anche io, come lui, ho paura.
Ma se so, che lui sarà con me, tutto mi sembra più bello.
<< Ti amo >> dico commossa, baciandolo dolcemente ma lui, mi afferra il viso e approfondisce il bacio, rendendolo più passionale.
Sotto l’assalto delle sue labbra mi sciolgo letteralmente e mi domando: Smetterà mai di farmi questo effetto?
Probabilmente no..
<< Sei stanca amore? >> mi chiede premuroso, interrompendo per un attimo il bacio.
<< Non sarò mai stanca di te. E poi, credo sia il caso di sperimentare nuove posizioni, adesso che la pancia intralcia un po’.. cosa ne pensi? >> chiedo maliziosa, tornando a baciarlo.
<< Penso, che è un ottima idea! >> ribatte sorridendo ed è l’ultima cosa che percepisco, prima di perdermi nelle sue carezze.
 
 

-Primi di novembre, otto mesi e due settimane.

Diego. Pov.
 
<< Signor Santini, il signor Liam e la sua fidanzata sono arrivati >> mi informa la segretaria, dall’interfono.
<< Grazie, Maria. Falli accomodare >>.
<< Come desidera >> risponde, chiudendo la comunicazione.
Sospiro.
La conversazione che sto per avere, non sarà affatto facile, ma loro sono le uniche persone su cui so di poter contare in questa occasione e, a costo di ottenere il loro aiuto, sono pronto a sorbirmi la predica che sicuramente arriverà da quella peste di Marika.
Mi alzo in piedi, proprio mentre Maria apre la porta e i due entrano sorridendo: << ciao Dieguccio come stai? >> saluta quella pazza, di Marika avvicinandosi e abbracciandomi.
In questi mesi abbiamo legato molto e, da dopo il loro matrimonio, abbiamo preso a vederci almeno una volta alla settimana per cenare tutti e quattro assieme.
Marika ed Eva erano già molto amiche ed ora, il legame si è rafforzato e ha coinvolto anche me e Liam. Devo dire che averli conosciuti, mi ha reso davvero felice.
È raro trovare degli amici cosi sinceri e sempre disponibili.
Spero solo che accettino di aiutarmi…
<< Allora? Come mai hai voluto vederci qui e soprattutto, come mai non vuoi che Eva sappia di questo incontro? >> mi chiede subito lei, andando al punto e scrutandomi seria. Sapevo che avrebbe fatto subito mille domande.
<< Sedetevi ragazzi, cosi vi dico tutto >> rispondo allora, invitandoli ad accomodarsi.
<< Ho bisogno di un favore e posso chiedere solo a voi due >> dico io, andando al nocciolo della questione.
<< Ma certo! Sai che puoi contare su di noi! Di che si tratta? >> dice Liam, mentre Marika si limita ad annuire e a guardarmi in silenzio.
<< Ecco il fatto è che, devo partire >> dico infine e loro, mi guardano perplessi.
<< Ho un importante questione di lavoro che non posso delegare a nessuno, motivo per cui devo recarmi una settimana in Spagna, per risolvere la questione di persona >> spiego infine.
<< Una settimana? Così tanto? >> mi chiede Marika.
Sospiro ancora.
<< Purtroppo è una faccenda piuttosto seria, quindi ci vorrà qualche giorno, anche se spero di cavarmela nel minor tempo possibile, soprattutto per Eva >> dico allora << ormai sta per entrare nell’ultimo mese di gravidanza, si affatica subito ed ha spesso dolori alla schiena ed altri piccoli disturbi. Nulla di grave per fortuna e la sua dottoressa, dice che sono sintomi piuttosto normali allo scadere di una gravidanza. Tuttavia non voglio saperla da sola per una settimana intera. Quindi, volevo chiedervi, se potreste trasferirvi in casa mia durante la mia assenza. Certo ci sono Amelia e George, ma con voi sarei ancora più tranquillo >>.
<< Ma certo! Non devi farti questi problemi, sarò felicissima di passare qualche giorno con la mia amica, quindi non preoccuparti. Come l’ha presa Eva riguardo alla tua partenza? Di certo sarà un po’ dispiaciuta. >> dice Marika.
<< In realtà non le ho detto ancora nulla >> confesso io, con sguardo colpevole e entrambi mi fissano stralunati.
<< E perché? >> chiede Liam, stupito.
<< Perche in realtà speravo di riuscire a risolvere il problema in altri modi. E poi, perché in questi mesi non ho mai lasciato Eva da sola e ho paura,che non possa reagire bene alla mia partenza. Forse però, sapendo che starete con lei, non sarà turbata dalla mia assenza >>.
<< Che sciocchezze! Avresti dovuto parlarne con lei! So che sei iperprotettivo e ti preoccupi per lei, ma Eva non è una bambina e sa cavarsela benissimo anche da sola. Io non ho problemi a stare con lei, anzi, ne sono felice visto che, ultimamente ci vediamo di meno. Però avresti dovuto parlarle.. potrebbe arrabbiarsi del fatto che tu le abbia nascosto la partenza e che ti sia, invece, impegnato a cercarle dei babysitter! >> mi dice lei scuotendo la testa e dando voce ai miei dubbi.
In effetti ha ragione, solo che ogni occasione non sembrava mai quella giusta.
E mi pesava terribilmente l’idea di dirle che stavo partendo proprio ora che manca cosi poco alla nascita del bimbo e lei, è così fragile e anche un po’ spaventata.
<< Hai ragione, stasera le parlerò. Anche perché, la partenza è fissata per dopodomani, non posso più rimandare >> dico sconsolato.
<< Vedrai che Eva non la prenderà male, anzi! E poi si tratta di lavoro e lei sa badare a se stessa! In ogni caso, ci saremo noi a tenerle compagnia, neanche si accorgerà della tua assenza >> dice Liam, sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
<< Grazie ragazzi! >> affermo, riconoscente.
<< Ma figurati! Che scemo che sei, non era neanche da chiederlo! Non vedo l’ora di stare un po’ di tempo con Eva! >> dice quella pazza di Marika, facendomi sorridere.
 
Quando quella sera stessa, apro la porta di casa, ad accogliermi è il suono della risata di Eva, che giunge da salotto.
Sorridendo anche io, mi avvio verso di esso e vedo Eva, seduta sul divano, intenta a vedere un programma alla tv e ride, mentre Pepe, il nostro cane, che ormai è diventato un bestione, sta comodamente accovacciato ai suoi piedi e rizza le orecchie appena sente i miei passi.
Anche Eva distoglie lo sguardo dal televisore e si volta verso di me, facendo poi un sorriso radioso << Amore! Sei tornato finalmente! >> dice alzandosi lentamente e venendo verso di me, sorridendo contenta.
È bellissima. La mia Eva è sempre più bella e ora, con il pancione ormai enorme in bella mostra, sembra letteralmente risplendere.
<< amore mio, scusa se ho fatto tardi >> dico abbracciandola, per quanto la sua pancia me lo permette.
<< Non importa amore, noi stiamo bene. Stavo vedendo un programma alla tv davvero divertente >> dice, ricambiando il mio abbraccio.
<< Quindi non hai sentito la mia mancanza? >> sussurro al suo orecchio, mentre respiro il suo buonissimo profumo.
Dannazione, stare lontano da lei tutto il giorno è tremendamente difficile: figuriamoci se starò via una settimana.
La sento ridacchiare: << Mah, forse un po’ >> risponde staccandosi e sorridendomi furbetta.
<< Solo un po’?! Mi ferisci cara.. >> sussurro, avvicinando la bocca alla sua.
<< Oh no, povero amore. Non voglio ferire il tuo cuoricino >> dice, mentre mi allaccia le braccia al collo.
<< Ormai è fatta! Come pensi di farti perdonare? >> chiedo, con voce roca.
<< Aspetta.. fammi provare così >> dice, per poi tuffarsi sulle mie labbra.
Ecco. Adesso sono a casa: tra le sue braccia, mentre gusto il suo sapore e tengo lei e il piccolo stretti a me, al sicuro.
Ci stacchiamo dopo minuti, entrambi ansimanti e ci guardiamo negli occhi: << Allora, sono perdonata? >> sussurra, sulle mie labbra.
<< Credo che per questa volta, te la sei cavata >> ribatto io, dandole un bacetto sul naso.
<< Vieni sediamoci, non è il caso che stai cosi in piedi, quando c’è un divano comodo tutto per noi >> affermo deciso, prendendola per mano e trascinandola verso il suddetto divano, mentre scuote la testa rassegnata delle mie premure.
<< Allora, come è andata in ufficio? >> mi chiede, poggiando la testa sul mio petto, mentre io la abbraccio e accarezzo la sua pancia.
Rimango per un attimo in silenzio, per cercare il modo migliore per dirle della mia partenza.
Vedendo però che non rispondo, alza il viso per guardarmi: << è successo qualcosa Diego? >> mi chiede seria.
Sospiro e mi faccio un po’ di coraggio.
<< No piccina, non è successo nulla. Solo che c’è una cosa di cui dovrei parlarti >> dico infine, continuando ad accarezzarla.
<< Dimmi pure >> . E’ tranquilla e rilassata dalle mie carezze.
<< Ecco.. è necessario che io vada in Spagna a risolvere delle importanti questioni di lavoro >> confesso, infine.
<< In Spagna? >> mi chiede, in tono che sembra sorpreso << E come mai?>>.
<< Sono sorti dei problemi, ho cercato di delegare e risolvere da qui, ma è necessaria la mia presenza, purtroppo non posso rimandare >> rispondo, con calma.
<< D’accordo amore. Infondo si tratta di lavoro, quindi devi andare. Ma perché eri così restio a parlarmene? >> mi chiede crucciata.
<< Il fatto è che, le questioni da risolvere sono molte e avrò bisogno di qualche giorno, probabilmente una settimana, prima di poter tornare >> articolo, alla fine.
Lei rimane in silenzio assimilando le mie parole.
<< Una settimana in Spagna quindi? >> chiede conferma.
<< Purtroppo si >> rispondo io, teso.
Vedendo che non dice nulla, afferro il suo viso e lo volto verso il mio, specchiandomi nei suoi occhi.
<< Mi dispiace amore, non vorrei partire ma proprio non posso.. >> comincio, ma lei poggia due dita sulle mie labbra.
<< Si tratta di una settimana Diego, non un mese intero. Sicuramente mi mancherai molto, ma so badare a me e starò bene vedrai, non devi preoccuparti cosi tanto per me >> dice dolcemente.
<< Lo so amore. In ogni caso ho chiesto a Marika se verrà a stare qui da noi mentre sarò via.. cosi avrai un po’ di compagnia, che ne dici? >> le dico, sorridendole.
<< Uh si sono felice! Almeno passeremo un po’ di tempo insieme come prima! >> mi dice, sorridendo entusiasta.
Per fortuna l’ha presa bene, anche se non riesco a togliermi di dosso una certa tensione riguardo questa faccenda.
Vedendomi turbato, mi accarezza il viso e riporta la mia attenzione su di lei: << ei, non è il caso di crucciarti cosi! >>.
<< Non andrei se non fosse davvero importante.. e soprattutto, quando manca cosi poco alla fine della gravidanza >> sospiro io.
<< Non preoccuparti amore.. io e il piccolo staremo benissimo e poi si tratta solo di una settimana... e Marika verrà a stare qui da noi, cosi non starò sola.. puoi partire tranquillo >> dichiara, sorridendomi con amore.
<< Il fatto è che quando si tratta di te e del piccolo, non posso proprio fare a meno di preoccuparmi tesoro >> confesso, tornando a stringerla tra le braccia.
<< Lo so, è perché ci ami! E noi lo sappiamo, ma vedrai che una settimana passa in fretta! >> mi dice serena e io cerco di rilassarmi.
<< Hai ragione, andrà tutto bene >> e proprio mentre lo dico, sentiamo un calcio bello deciso del piccolo, come se anche lui volesse dirci che è d’accordo.
<< Lo vedi! Il nostro tesoro mi da ragione >> dice Eva, ridendo.
E io catturo la sua risata in un bacio, per poi rilassarmi con lei, mentre ascoltiamo il nostro piccolo che si dà da fare a scalciare la pancia della sua mamma e, guardiamo un film alla tv.
 
Due giorni dopo, mi ritrovo a salutare Eva sul portone di casa, insieme a Marika che si è trasferita qui da noi, mentre Liam, anche lui preso dal lavoro, è rimasto nella loro casa.
<< Mi raccomando per qualsiasi cosa chiamatemi, sarò qui il rima possibile, ok? Mi raccomando >> ripeto per la millesima volta e, dalle loro facce, capisco che sono a dir poco esasperate.
<< Si Diego, lo so! Cerca di tranquillizzarti! Vedrai che staremo benissimo! >> dice Eva indulgente, di fronte al mio sproloquio da futuro padre apprensivo.
<<  Si infatti! Basta non ne possiamo più delle tue prediche! Parti e lasciaci qui a divertirci.. mi prenderò cura io di Eva e del patatino! >> dice Marika allegramente.
Scoppiamo tutti a ridere e io mi avvicino ad Eva, dandole un bacio.
<< Ci sentiamo quando atterro amore. Fa la brava >> dico io sorridendo e baciandola. Poi, mi abbasso un po’ e do un bacino alla sua panciona: << Anche tu amore di papà, fai il bravo e non riempire troppo di botte la mamma, che poi ha mal di schiena! >> .
Salgo con il taxi e saluto entrambe con la mano,mentre spariscono dalla mia visuale.
Staranno bene.
Eppure, c’è un qualcosa che mi turba, che mi spinge a tornare indietro da Eva.
Basta, devo smetterla.
Sto diventando davvero paranoico: prima o poi Eva mi picchierà per questa mia continua ansia!
Staranno bene.

                                                                                                   ***

Eva POV: 7 novembre.
 
In questi giorni con Marika, mi sto divertendo un mondo: ci stiamo dando allo shopping sfrenato per il piccolo. Ormai manca poco e la mia amica insisteva che, era ora di comprare qualcosa in più.
La cameretta, è già pronta da un mesetto, ma mancavano ancora la carrozzina, i biberon e qualche bel completino e cosi insieme siamo andate a caccia di queste cose.
Stare con Marika mi diverte è vero, ma Diego mi manca tantissimo, anche se mi chiama ogni volta che ha un momento libero, per vedere come sto.
È davvero dolce e protettivo e io lo amo ancora di più per questo.
Non vedo l’ora che torni da me.
In tutto questo tempo insieme, non ci eravamo mai separati e adesso, che sono passati quattro giorni, mi rendo conto che stare senza di lui mi rende triste, spenta.
Soprattutto non poterlo stringere la notte, non poter sentire il suo respiro rassicurante di fianco a me.
Non avrei mai voluto che partisse, soprattutto ora che mi sento così stanca, un po’ insicura e spaventata da questa gravidanza che ormai volge al termine. Ma il lavoro è lavoro, non potevo impedirgli di partire e così mi sono fatta coraggio.
<< Ei Eva, va tutto bene? Vuoi che ci sediamo? >> mi chiede Marika, distogliendomi dai miei pensieri.
<< scusa mi ero persa tra le nuvolette.. comunque non sono ancora stanca, ma ho fame! >> dico, adocchiando un fast food infondo alla strada.
La mia amica scoppia a ridere di gusto: << Sempre fame hai tu! Andiamo a nutrire il cucciolino allora! >> mi dice sorridendo e dirigendosi con me verso il McDonald’s.
<< Quale panino vuoi? Cosi ordino, mentre tu ti siedi e riposi un po’, ok? >> mi chiede e io faccio  per protestare, ma lei è irremovibile: << ce la faccio a portare un vassoio Eva e poi, cosi ci tieni il posto, prima che cominci ad affollarsi tutto! >> dice, chiudendo cosi le mie proteste.
Mentre aspetto la mia amica e il mio bel panino, mi siedo al primo tavolo disponibile e finalmente mi rilasso qualche minuto. Purtroppo sono stanca, anche se cerco di non darlo a vedere, perché già cosi, Marika e Diego sono abbastanza assillanti.
La pancia ormai è enorme, il piccolo non fa altro che scalciare e la mia schiena protesta a gran voce.
Per fortuna ormai manca poco: tra due o tre settimane stringerò tra le braccia il mio bambino.
Ammetto di essere un po’ terrorizzata: io e Diego abbiamo seguito qualche lezione di preparazione al parto e sono un po’ spaventata da quello che mi aspetta.
Fortunatamente il mio Diego, è sempre al mio fianco e mi starà accanto anche al momento della nascita.
Pensare di essere con lui, mi da tanta forza e poi, la voglia di stringere finalmente il nostro bambino tra le braccia, scaccia via ogni paura.
Chissà come sarà?
Spesso mi metto a fantasticare sul suo aspetto e mi ritrovo a sperare che assomigli a Diego. Un piccolo ometto dai capelli neri e gli occhi color cioccolato.
Sarà sicuramente bellissimo, proprio come il suo papà.
<< Ei mammina, ecco il tuo panino e le patatine grandi, come mi hai chiesto. Ed ecco anche le salse >> dice Marika, poggiando il vassoio sul tavolo.
Mangio di gusto e il piccolo non fa altro che scalciare: oggi è particolarmente irrequieto e i suoi calcetti sono molto potenti.
<< Cosa c’è Eva? Sei strana >> dice attenta, la mia amica.
<< Nulla, solo che oggi Baby Diego è particolarmente agitato, mi sta massacrando >> rispondo sorridendole e carezzando la pancia.
Di solito, al mio tocco si calma un pochino.
<< Non vede l’ora di uscire e correre quel bambino! È ansioso come il padre! >> dice Marika, facendomi scoppiare a ridere.
<< Hai ragione, sembra che abbia preso da lui, da questo punto di vista >>.
Dopo aver mangiato, passeggiamo per un'altra oretta per le vie del centro e all’improvviso, sento delle leggere fitte alla pancia. Mi fermo un attimo e tocco il punto in cui ho dolore, ma esso scompare subito.
Marika si precipita al mio fianco: << Eva che c’è, ti fa male da qualche parte? >> mi chiede preoccupata.
Scuoto la testa e la rassicuro: << no tranquilla, va tutto bene >> dico io allora.
<< Sei sicura? In ogni caso ora chiamo George e ci faccio venire a prendere. Hai trovato tutto quello che ti serviva, il resto potrai comprarlo un'altra volta, magari con Diego. Ora è meglio che andiamo a casa e ti riposi >> dice e afferra il telefono per chiamare George.
Aspettiamo sedute ad una panchina e gli faccio qualche domanda su Liam cercando di spostare l’attenzione su quello che mi dice, ma un leggero senso di malessere non vuole abbandonarmi.
Giunte in casa, faccio finta di nulla, mostrando ad Amelia gli acquisti per il piccolo.
Passiamo la serata tra una chiacchiera e l’altra e per cena ci raggiunge anche Liam. Tuttavia, continuo a sentirmi strana.
Ad un certo punto, con la scusa di volermi fare una doccia, mi avvio verso la mia camera e mi chiudo dentro, respirando di sollievo.
Lentamente, mi dirigo verso il bagno per aprire la doccia e mi spoglio con lentezza:-forse una doccia calda è quello che ci vuole per far passare un po’ la stanchezza; dopo di che, riposerò al caldo nel mio letto. Forse oggi ho davvero esagerato un po’ a camminare, ma con una bella dormita tutto ritornerà a posto- penso ottimista.
Faccio la doccia con calma e dopo, indosso un comodo pigiama e mi metto sotto le coperte, sospirando per il sollievo.
Dopo qualche secondo sento il cellulare squillare e allungando il braccio, lo afferro e il mio viso si illumina in un sorriso: << Pronto amore! >> dico contenta.
<< Ciao piccina, come va? >> mi chiede, allegramente.
Mi sposto cercando una posizione comoda e un'altra fitta di dolore mi colpisce la pancia.
Inconsciamente faccio un piccolo gemito di dolore e Diego subito mi chiede: << Eva? Stai bene? Cosa c’è? >> con voce tesa.
Stupida! Ora si preoccuperà da morire.
Cercando di essere il più naturale possibile, rispondo con tono tranquillo: << nulla scusa amore, ho sbattuto la testolina sulla sponda del letto! >> dico ridacchiando in modo che spero sia convincente.
<< Sei sicura che sia tutto apposto? Non è che mi nascondi qualcosa? >> mi chiede, sempre teso.
<< Sto benissimo Diego davvero, sono solo un po’ stanca. Oggi sono andata con Marika in centro a cercare qualche tutina per il piccolo ed ora sono stanca. Tutto qui, davvero >> dico, cercando di calmarlo.
<< Odio non poter essere li con te, a farti un bel massaggio alla schiena, per alleviare la tensione >> dice lui, con tono triste.
<< Mancano solo tre giorni amore, quando tornerai mi aspetto tante coccole per rimediare a questi giorni che sei stato lontano, sai? >> affermo scherzosamente.
<< Si e, a proposito di questo, ho chiamato per dirti che probabilmente prenderò il volo domani sera e in nottata starò a casa. Sono stufo di stare lontano da te e sembra che i problemi più urgenti siano stati risolti >> dichiara contento.
<< E’ bellissimo amore, non vedo l’ora di averti a casa di nuovo, mi manchi tanto! >> dico io, contentissima del fatto che tornerà prima del previsto.
All’improvviso un'altra fitta mi colpisce la pancia e mi porto una mano su di essa, nel punto in cui sento più dolore.
<< Eva devo andare amore.. riposa ok? Ci sentiamo domani mattina >> sento dire a Diego.
<< Si amore.. a domani >> rispondo io allora, cercando di regolarizzare il respiro. Che cosa mi sta succedendo? – penso agitata.
<<  Eva.. va tutto bene? Sicura? >> chiede ancora Diego e io mi affretto a concludere la telefonata, dicendo che ho molto sonno e che proverò a dormire.
Appena riesco ad agganciare il telefono, lo getto ai piedi del letto e mi rannicchio in posizione fetale,aspettando che il dolore passi.
Che cosa sono queste fitte?
La ginecologa mi aveva avvertito che avrei avuto qualche leggero doloretto nell’ultimo periodo di gravidanza, perché il mio corpo si sta preparando al parto.
Tuttavia il dolore sembra non cessare affatto.
All’improvviso come un fulmine a ciel sereno, sento una fitta più forte delle altre, il bambino scalcia e sento qualcosa di bagnato tra le gambe.
Agitatissima, scosto le coperte, domandandomi se forse ho perso il controllo della vescica…. e mi rendo conto da ciò che vedo, che non si tratta affatto di pipì… si sono rotte le acque!
Perché ora? è ancora presto!
In preda al panico e al dolore, lancio un grido, chiamando Marika e sperando che qualcuno senta la mia voce.
A tastoni cerco il telefono e, mentre un’altra fitta mi fa piegare in due dal dolore, la mia amica entra in camera, spalancando la porta.
<< Eva! Eva che hai!? >> chiede agitata, chiamando George ed Amelia.
<< Marika, mi si sono rotte le acque >> dico, in preda al panico.
<< Tranquilla, cerca di stare calma, ora ti portiamo in ospedale >> dice la mia amica, mentre Liam e George entrano in stanza.
Liam mi prende in braccio,mentre la mia amica raduna un pigiama, una spazzola, una tutina per il piccolo, pannolini e, fa una piccola borsa da portare in ospedale.
Velocemente, mi trasportano fino alla macchina e mi fanno sdraiare dietro, mentre Liam dice a George di chiamare Diego e di raggiungerci con un taxi in ospedale.
Il viaggio in macchina sembra infinito, mentre la mia amica mi tiene per mano e mi rassicura, dicendo che andrà tutto bene.
Sento i miei occhi farsi lucidi: spero che il bambino stia bene, mancavano ancora delle settimane.. e poi Diego è in Spagna..
Una nuova fitta mi colpisce, facendomi piegare dal dolore e le lacrime cominciano a scendere dai miei occhi: volevo che lui fosse qui, che mi fosse accanto. Sarebbe dovuto accadere tutto tra due o tre settimane almeno e invece… Diego non c’è e probabilmente si perderà la nascita di nostro figlio.. e io sono terribilmente spaventata.
<< Eva fatti coraggio! Ci siamo noi qui con te e sono sicura che Diego ci raggiungerà in fretta. Ma tu devi essere forte, va bene? >> mi dice la mia amica asciugandomi il viso con un fazzoletto.
<< hai ragione Marika.. e poi non vedo l’ora di tenere tra le braccia mio figlio >> dico sorridendo, nonostante il terrore e il dolore.
Arrivati in ospedale, trovo ad attendermi la mia ginecologa, prontamente avvertita da Liam.
<< Signora Santini! Sembra che il piccolo abbia fretta di nascere >> mi dice mentre si avvicina sorridendo e io, vengo aiutata a distendermi su di una barella.
<< Si.. sembra che sia così >> articolo a fatica, a causa del dolore.
<< Non si preoccupi adesso controlliamo la situazione e vediamo a che punto è. Suo marito non c’è? >> chiede lei, guardandosi intorno.
A sentire nominare Diego mi viene nuovamente da piangere, ma scaccio le lacrime: << no lui.. è in Spagna per lavoro.. doveva tornare domani >> dico allora.
Lei mi sorride comprensiva: << vedrà che la raggiungerà appena può. Nel frattempo deve cercare di stare calma e di respirare profondamente. Ci occuperemo di lei e del piccolo, stia tranquilla >> mi dice serena.
<< La portiamo in sala visita un attimo.. voi restate qui, appena la trasferiamo in camera operatoria, lei può entrare ad assistere, se lo desidera >> dice rivolgendosi a Marika, che annuisce sollevata.
<< Certo! Starò io con lei >> risponde, per poi strizzarmi l’occhio << Coraggio eh, mammina >> dice tirandomi un bacio e io, le sorrido grata.
Almeno non sarò sola.
Il pensiero mi tranquillizza, anche se desideravo con tutto il cuore che Diego fosse presente.
Ma non importa.
Sarà felicissimo di vedere il nostro bambino, appena arriverà.
 
Con efficienza la dottoressa mi visita e prende nota degli intervalli tra una contrazione e l’altra.
<< Eva .. manca ancora un pochino.. forse anche tre o quattro ore, prima che il bambino possa uscire. Le contrazioni non sono ancora molto ravvicinate e intense… e la dilatazione è a metà. Dovremo aspettare un po’. Tu rilassati e respira. Chiamo la tua amica in modo che ti tenga un po’ compagnia ok? Ripasso tra un poco a controllare l’andamento, nel frattempo indossa il camice e stenditi >> mi dice, prima di scomparire oltre la porta e lasciare che entri Marika.
Con il suo aiuto indosso il camice e torno a sdraiarmi poggiando le mani sulla pancia ad ogni fitta di dolore, che diventa sempre più intensa.
Poco dopo un’ostetrica valuta la situazione e mi collega ad un monitor, in modo da tenere sotto controllo i parametri miei e del piccolo.
Appena esce, mi rivolgo alla mia amica: << avete avvertito Diego? >> le chiedo,  mentre riprendo un po’ di fiato, alla fine di una contrazione.
Lei sembra lievemente a disagio e mi allarmo: << che è successo? >> chiedo, agitata.
<< Ei tesoro tranquilla.. va tutto bene. Respira con calma. Liam sta cercando di contattarlo, ma sembra che Diego abbia il telefono staccato. Sta facendo un giro di telefonate per cercare di lasciare un messaggio nell’albergo dove alloggia. Presto richiamerà. Tu rilassati ok? >> mi dice, cercando di essere tranquilla.
La guardo un po’ inquieta.
È strano che Diego non risponda al telefono.
In questi giorni viveva attaccato ad esso, per timore di non sentire una mia chiamata.
Sta forse dormendo?
Magari era esausto e sta riposando.
- oh Diego quanto vorrei che tu fossi qui con me -  penso, mentre una nuova contrazione mi fa spezzare il respiro e mi lascio scappare un gemito.
Sapevo che avrebbe fatto male, ma non così male! Ho la sensazione che la mia pancia stia per esplodere in pezzi.
 
Il tempo sembra non passare mai, mentre la mia amica passeggia nervosa qua e là per la stanza e io cerco di respirare profondamente e non gridare per il dolore lancinante.
Passano più di quattro ore, quando finalmente riappare la mia ginecologa: << Eccomi Eva sono qui >> dice la dottoressa, avvicinandosi a me << vediamo un po’.. eh si ci siamo quasi tesoro.. è arrivato il momento. Il bimbo sta per nascere. >>
Il mio cuore batte all’impazzata mentre penso all’enormità di quello che sta accadendo: tra poco stringerò tra le braccia mio figlio! Il figlio mio e di Diego!
A questo pensiero, il dolore passa in secondo piano, rispetto all’ondata di emozione e di amore che mi smuove.
Non vedo l’ora di abbracciarlo, di cullarlo, di allattarlo.
Di vedere i suoi occhi e sentirlo fare tutti quel versetti teneri che fanno i neonati.
Come in trance, mentre le fitte diventano ormai insopportabili, vengo sospinta in sala operatoria.
Mentre entriamo nella sala e vengo trasferita sul lettino, sento la dottoressa istruire Marika dicendogli di lavare accuratamente le mani e infilare camice e cuffia prima di entrare. Vedo inoltre due ragazze sorridenti che si affaccendano intorno a me: probabilmente si tratta di due ostetriche, ma il dolore è talmente forte che fatico a concentrarmi su altro, che non sia respirare profondamente e pregare che tutto vada bene.
All’improvviso, sento un grande trambusto fuori e, sotto gli occhi sbalorditi della dottoressa, si spalanca la porta della sala operatoria.
Sento la sua esclamazione sorpresa, mentre una voce familiare raggiunge le mie orecchie: << Eva sono qui, amore! >> grida, avvicinandosi al lettino e afferrandomi saldamente una mano, mentre io inizio a piangere.
È qui! non è un sogno.
Diego è qui con me!
<< Oh amore.. come facevi a sapere.. come fai a essere qui >> dico, piangendo in preda a mille emozioni.
<< Oh tesoro mio >> ripete, accarezzandomi la fronte sudata e posandovi un bacio veloce  << quando abbiamo parlato al telefono sentivo che c’era qualcosa che non andava.. ho provato a richiamare sul tuo cellulare, ma non rispondevi e cosi sono corso in aeroporto. Avere un aereo privato a volte serve. Sono partito il prima possibile. Per fortuna ho sentito i messaggi sulla segreteria, mentre ero sul taxi e sono corso qui o mi sarei perso il parto! >> mi dice, stringendomi forte la mano.
Continuo a piangere commossa, mentre le fitte mi tolgono il respiro.
<< Signor Santini sono contenta che sia qui >> dice la dottoressa << il bambino sta per nascere. Si lavi bene le mani e indossi il camice in fretta ok? >> e Diego, annuisce ed esegue subito.
Ora che lui è qui con me, non ho più paura.
È come se sentendolo al mio fianco, mentre mi stringe la mano e sopporta stoicamente la mia presa micidiale, mi dia la forza giusta per mettere al mondo il nostro bimbo.
Il tempo scorre lentissimo, mentre il dolore è ormai insopportabile.
Infine, dopo parecchio tempo, sento la voce della dottoressa: << Coraggio Eva.. adesso è ora di spingere va bene? >> dice posizionandosi << quando sei nel pieno della contrazione, spingi d’accordo? >> mi istruisce.
Cerco di fare come dice e il tempo sembra non passare mai: io seguo le istruzioni della dottoressa e spingo, mentre Diego continua a incitarmi, a baciarmi la fronte, a lasciarsi stringere la mano.
<< Bravissima Eva, la testa è quasi fuori un ultimo sforzo! >> dice la dottoressa.
<< Coraggio amore mio >>  incoraggia Diego, proprio mentre, con un ultima spinta e un ultimo grido, sento uscire il bambino.
Pochi secondi e un pianto, riecheggia nella stanza, mentre cerco di calmare il respiro.
<< E’ nato. Eccolo qui il piccolo ometto >> esulta la dottoressa.
<< Oh amore, il nostro bambino! >> grida Diego, abbracciandomi forte e baciando la mia fronte sudata.
Pochi istanti dopo, la vedo avvicinarsi con un fagottino tutto sporco tra le braccia.
Le lacrime scendono ora copiose dai miei occhi, ma stavolta sono lacrime di gioia!
Il mio bambino! E’ stupendo!
Me lo poggia sul seno e appena lo tocco, sento un amore infinito per quella creaturina perfetta, che ora è tra le mie braccia. Come può essere così piccolo e allo stesso tempo rappresentare tutto il mio mondo?
<< Guarda amore.. guarda come è bello >> dico piangendo e voltandomi a osservare mio marito negli occhi.
Con stupore, noto che sono pieni di lacrime e che guarda il nostro bambino, come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto e io, sento il cuore stringersi.
Dio quanto lo amo. Quanto li amo!
Accorgendosi che lo sto fissando, mi sorride un po’ in imbarazzo, stropicciandosi la faccia e schiarendosi la voce: << Dio amore.. è perfetto! >> dice, con voce incrinata e mi da un bacio sulle labbra.
<< Si, lo è >> concordo, mentre accarezzo il pugnetto del piccolo tra le mie braccia.
Ha smesso di piangere ora e sembra cercare faticosamente di aprire gli occhi. Anche Diego allunga timidamente una mano, come se avesse timore di fargli del male e, gli tocca piano un piedino, sfiorando le dita minuscole.
<< Grazie amore.. >> dice Diego, rompendo il silenzio emozionato che si è creato.
Volto il viso verso il suo, sorpresa << Perché? >> chiedo.
Continuando ad accarezzare il nostro bambino, alza il viso verso di me << per avermi fatto un dono così bello e prezioso Eva! Non credo di meritarlo sai? Ma farò di tutto per rendervi entrambi felicissimi. Darò a te e al nostro bambino tutto quello che posso >> mi dice accorato.
<< Diego, quello che vogliamo da te, è il tuo amore e nulla di più. Ci basta che ci ami >> rispondo io, sorridendo con calore e accarezzandogli il viso.
<< Vi amo da morire Eva e vi amerò sempre, fino al mio ultimo respiro. Siamo una famiglia ora. Una bellissima famiglia. E io proteggo e amo ciò che è mio. E voi siete i miei tesori >> dichiara, facendomi commuovere ancora.
Il bambino comincia a lamentarsi e sorridendo riappare la dottoressa: << Mi dispiace interrompere un momento di così grande amore. È bellissimo vedervi insieme. Tuttavia dobbiamo prendere il bambino per lavarlo, pesarlo e fare tutti i controlli necessari. Nel frattempo tu verrai portata in una stanza e, appena possibile, ti porteremo il piccolo >> ci spiega sorridendo.
Annuisco, un po’ triste di dovermi separare da mio figlio: non vorrei lasciarlo, ma so che lo riporteranno presto da me.
Proprio mentre l’ostetrica si avvicina e, sorridendo cerca di prendere in braccio il bambino, il piccolo apre faticosamente gli occhioni, che si rivelano essere di un azzurro chiaro e bellissimo.
<< Amore guarda che occhi! >> dico sorridendo stupita, mentre Diego lo guarda affascinato.
L’ostetrica sorride: << il colore cambia nei primi giorni; tuttavia, visto che sono così chiari probabilmente avrà ripreso il colore della mamma.. mentre i capelli neri, sono senz’altro del papà >> dice sorridendoci e afferrando saldamente il bimbo.
<< Oh no! Questo vorrà dire che, se avrà i suoi occhi, sarà viziatissimo! Non riuscirò a fare il padre severo! >> dice Diego, facendo sorridere tutti.
<< Ma smettila! >> affermo io, dandogli una leggera gomitata e sorridendo a mia volta.
Quanto sono felice!
 
Un’oretta più tardi, mi ritrovo nella camera.
Sono stanchissima.
Un’infermiera mi ha aiutato a rinfrescarmi un po’ e a indossare una leggera camicia da notte. Sia io che il piccolo stiamo benissimo e tra poco, dovrebbero portarmelo per la prima poppata.
Ora nella stanza entrano Diego, insieme a Marika e a Liam, che tiene in mano un grosso palloncino, a forma di cuore blu.
<< Auguri mammina! >> dice la mia pazza amica, con gli occhi lucidi di pianto, avvicinandosi per abbracciarmi.
Mi stringe forte e io ricambio l’abbraccio anche se un po’ debolmente.
Ho male dappertutto.
<< Grazie Marika >> dico sorridendo e, abbraccio anche Liam.
<< Non vedo l’ora di vedere il bambino! Da bravo zio, voglio subito cominciare a viziarlo! >> afferma, sorridendo furbetto e.. tutti scoppiamo a ridere.
<< Grazie ragazzi, per esservi presi cura di Eva, se non ci fosse stati voi, non saprei cosa poteva succedere >> dice Diego.
, seriamente.
<< Scherzi!? Non avremo mai lasciato Eva da sola! Lei è la mia sorellina! E quello che è nato è il mio nipotino >> dice Marika, facendomi venire di nuovo gli occhi lucidi.
<< Vi voglio bene ragazzi! Siete la mia famiglia! >> sussurro commossa e loro mi sorridono dolcemente.
<< Avrei voluto portare qui tuo padre.. ma forse è meglio fargli visita una volta che tu e il piccolo sarete usciti da qui. L’ho chiamato comunque e gli ho riferito che è tutto apposto. >> dice Diego e io mi ritrovo ad annuire, anche se so che mio padre non vede l’ora di vedere il nipotino.
Bussano alla porta e un attimo dopo, entrano George ed Amelia.
<< George! Amelia.. eccovi! >> dico io, contenta.
<< Non vorremmo disturbare signorina, ma volevamo farvi le nostre congratulazioni! Oggi è un giorno speciale! >> dice Amelia commossa e anche George, annuisce con lo sguardo un po’ offuscato.
<< Venite qui a darmi un abbraccio.. siete parte della famiglia, non disturbate di certo! Tra poco porteranno il bambino e potrete vederlo! >> affermo io e subito dopo, entrambi si avvicinano per abbracciarmi e congratularsi con il neo papà.
Finalmente, dieci minuti dopo, arriva l’infermiera, che sorridendo spinge la culla nella stanza.
Tutti si avvicinano emozionati e guardano il piccolo con occhi pieni di lacrime: << è bellissimo Eva! >> esclama Marika, piangendo.
<< è minuscolo! Mio Dio, avrei paura di romperlo, prendendolo in braccio>> dice Liam.
<< Oh cari.. assomiglia molto a Diego da bambino! Dovrebbe vedere le foto signorina Eva! Non è vero George? >> dice Amelia, asciugandosi gli occhi.
<< Eh si, hai proprio ragione cara. È bellissimo, una perfetta combinazione di entrambi i genitori >> dice George con voce roca.
<< Dovrebbe prenderlo in braccio e cercare di farlo attaccare al seno per la poppata, Signora Santini >> dice l’infermiera << per qualsiasi cosa, chiamatemi >> afferma, per poi uscire.
<< Diego, prendilo in braccio, io non posso alzarmi ancora >> dico io, spingendo mio marito e lanciando uno sguardo complice a Marika.
Diego si ferma e, mi guarda per un attimo in difficoltà.
<< Amore.. è piccolissimo. Non vorrei fargli male.. >> comincia, ma la mia amica si avvicina a lui e lo trascina vicino alla culla.
Con delicatezza, prende il bambino e lo avvolge bene nella copertina, prima di metterlo tra le braccia di Diego, che sembra terrorizzato.
<< Non fare quella faccia, non si rompe. Fai attenzione a tenergli dritta la testa, ok? >> dice la mia amica, strizzandogli l’occhio.
<< Eva, non ci hai detto come pensate di chiamarlo >> dice Liam all’improvviso.
<< In realtà, io e Diego avevamo pensato di chiamarlo.. Jonathan.. Jonathan Santini >> rispondo sorridendo.
<< è perfetto Eva! Mi piace molto! >> dice la mia amica << però adesso ce ne andiamo, torniamo a trovarti domani, va bene? Cosi, dopo la poppata potrai riposarti un po’, visto che sei stremata >> dice comprensiva.
<< Grazie a tutti, davvero >> affermo io riconoscente e conscia che la mia amica, voglia concederci un po’ di intimità.
Dopo saluti, abbracci e carezze al piccolo Jonathan, io e Diego ci ritroviamo da soli.
Lui si avvicina pianissimo al letto, tenendo il bambino come se avesse paura di romperlo e mi fa sorridere intenerita.
<< Non ricordavo quanto fossero piccoli e fragili, appena nati >> dice sorridendo e sedendosi sul bordo del letto.
Poggio una mano sul suo braccio e la testa sulla sua spalla e osservo assieme a lui il piccolo angelo, che cerca di cucciarsi la manina.
<< Un giorno, diremo al nostro Jonathan che aveva una sorellina bellissima e che lei è lassù, a proteggerlo.. e che probabilmente è a causa sua, che il suo papà e la sua mamma ora sono così felici. Lei ha fatto realizzare il nostro miracolo >> dico dolcemente.
Diego afferra con una mano il mio viso e mi bacia lentamente e profondamente e, sento le sue lacrime bagnarmi le labbra.
<< Grazie amore, per quello che hai detto. Per essere cosi speciale >> mi dice commosso.
Sorridendo, gli accarezzo una guancia << Grazie a te amore. La mia vita è diventata fantastica da quando vi sei entrato tu. Nemmeno nei miei sogni più belli avrei pensato di vivere una favola del genere. Ringrazio il giorno in cui mi hai proposto quel patto. Senza di te non sarei cosi felice, e non avrei questo splendido bambino tra le braccia. Hai reso la mia vita degna di essere vissuta. Con te vivo, non sopravvivo più come prima. Non pensavo esistesse, un amore così grande. Ma ora lo so >>  sussurro con voce roca << ora so, che il vero amore esiste e che tu, sei l’uomo che amerò per sempre, fino all’ultimo respiro, Diego >>.
Ci baciamo per un tempo infinito, con il nostro piccolo Jonathan stretto tra i nostri corpi, circondato dal nostro amore e, penso di non aver mai vissuto niente di più bello.
Il pianto del bambino, ora affamato, ci fa separare sorridendo e, cullandolo, apro la camicia da notte e cerco con qualche difficoltà di guidarlo in modo che possa attaccarsi al seno.
Dopo qualche tentennamento, comincia a cucciare il latte e la sensazione che provo, mentre mangia dal mio seno, è stranissima.
Alzo lo sguardo e vedo che Diego guarda assorto il bambino, che succhia il latte dal mio seno, colmo di meraviglia.
<< è davvero bello guardare il modo in cui, con naturalezza, ti prendi cura di lui >> dice, sempre fissando il bambino.
<< Vederlo attaccato al tuo seno, ha un non so che di toccante e di tenero. Siete bellissimi >> dice ed estrae dalla tasca il telefono, per scattare una foto, che poi guarda sorridendo soddisfatto.
Sorrido a mia volta e sbadiglio. Sono davvero stanchissima.
<< Appena questo ometto sarà sazio, ti dovrai riposare amore. Direi che per oggi hai dato abbastanza >> dice, notando la mia stanchezza.
Pochi minuti dopo il piccolo, Jonathan dorme tra le mie braccia.
Gli accarezzo la testolina e gli lascio un leggero bacio sulla guancia paffuta, mentre Diego, con delicatezza, lo prende per riporlo nella culla. Dopo averlo coperto per bene, avvicina la culletta al letto; mi aiuta a sdraiarmi e mi copre con dolcezza, per poi sdraiarsi al mio fianco, dal lato opposto rispetto a nostro figlio, in modo da poterlo vedere se si sveglia.
Mi abbraccia e finalmente mi sento in pace: stretta tra le braccia forti del mio uomo, con il nostro bambino che dorme qui di fianco a noi, so di poter dormire sogni sereni.
<< Buonanotte amore mio, riposa: io veglio su di voi >> dice baciandomi la fronte, mentre io cado in un sonno profondo, con il sorriso sulle labbra.
 



 
- 24 Dicembre: sarà un bellissimo Natale!


Eva POV:

 
È la vigilia di Natale e sono seduta sul divano, con in braccio il piccolo Jonathan che finalmente dorme, con il pancino pieno.
Sorrido, mentre gli accarezzo un ciuffo di capelli neri  e penso che, sono completamente serena e rilassata.
Da quando nostro figlio è nato, la vita è ancora più bella: io e Diego siamo felicissimi e, ci godiamo il nostro ruolo di neo-genitori, di questo ometto davvero adorabile.
Ormai ha un mese e mezzo ed è un bambino buonissimo: piange solo quando ha fame; per il resto è tranquillissimo e passa gran parte della giornata a dormire, come molti lattanti.
Domani, sarà il primo Natale che passeremo come una famiglia e, non vedo l’ora.
Per l’occasione, abbiamo invitato Marika e Liam, i genitori e la sorella di Diego e mio padre con la sua infermiera, per unirsi a noi, festeggiando tutti insieme, questo Natale che mi ha portato davvero tanti doni.
La mia vita, in meno di un anno, è cambiata radicalmente: ora sono sposata ad un uomo meraviglioso, che amo e che mi ama e, abbiamo il nostro bambino. Marika e Liam sono spesso qui da noi e la nostra amicizia si rafforza giorno per giorno.
Per quanto riguarda mio padre, sembra che le cure a cui si sta sottoponendo, grazie a Diego, abbiano rallentato il corso della sua malattia. O forse, a renderlo così felice, è il nipotino, per il quale stravede.
Sospiro ancora.
A volte, penso che tutto sia accaduto troppo velocemente, che io e Diego ci conosciamo molto poco e, abbiamo avuto subito ciò che tante persone creano in anni di rapporto. Infondo ho solo ventidue anni e, a volte, penso di essere più vecchia dell’età che realmente ho, visto tutto quello che ho vissuto.
Ma  questi pensieri durano solo un attimo; perché io sono immensamente felice e, amo pazzamente mio marito e darei la vita per mio figlio. Penso di esser stata fortunata a trovare il vero amore a questa età, perché così avrò la possibilità di passare con lui, tanti e tanti anni ancora, circondati da una splendida famiglia.
Sento dei passi in corridoio, ed ecco che appare il mio amore.
<< Ah eccoli i miei tesori. Il piccolo ha finito di pappare?>> chiede, entrando tutto sorridente.
<< shh! Non vorrai svegliarlo vero? >> dico piano, indicando il piccolo che dorme concentratissimo.
<< Assolutamente no! Guardalo, sembra un angioletto, sarebbe un sacrilegio interromperlo >> sussurra, avvicinandosi e dandomi un bacio.
<< Che ne dici se lo tengo un po’ io, così riposi un attimo? Sarai stanca, visto che non hai fatto altro che preparare tutto per domani e occuparti di lui >>.
Annuisco. Effettivamente sono parecchio stanca.
Stare dietro ad un bimbo, seppur molto buono e, fare tutto il resto, non è facile.
A volte poi ho mille paranoie: ho paura che gli accada qualcosa, ho il timore di sbagliare qualcosa.. e lo controllo in continuazione.
<< Dallo a me, ci penso io.. tu vai pure a farti la doccia o un bagno e rilassati. Ci vediamo in camera >> mi dice, baciandomi la fronte, per poi prendere il bimbo tra le braccia.
Jonathan si agita un po’, ma non si sveglia.
Mi alzo e mi dirigo verso la camera da letto, con l’intenzione di fare un bel bagno caldo. Osservo Diego riporre con la massima dolcezza Jonathan nella culla e, provo la scena è davvero tenera.
Vorrei chiedergli se vuole fare il bagno con me, ma all’ultimo secondo rinuncio e comincio a salire le scale.
Sospiro, mentre prendo dei vestiti puliti e comincio a riempire la vasca: da quando è nato nostro figlio, Diego è stato fantastico: pieno di attenzioni e premure per entrambi; lo adora e so, che ama profondamente anche me.
Però non si è mai avvicinato più del dovuto.
È da prima del parto che non facciamo l’amore.
Dieci giorni fa, ho fatto il controllo e la dottoressa mi ha rassicurato, davanti a lui, che potevamo riprendere ad avere rapporti. Eppure in questi giorni, non mi ha mai sfiorata.
Certo, con un bambino così piccolo, che si sveglia più volte la notte ed occupa parecchio tempo, non si riesce ad avere moltissimi momenti di intimità.
Però mi manca mio marito, mi mancano i suoi baci appassionati, le sue carezze.. mi manca sentire il suo corpo stretto e unito al mio.
Mi spoglio e lentamente, mi immergo nella vasca, assaporando la sensazione paradisiaca dell’acqua calda sul mio corpo stanco.
Poggio la testa sul bordo e mi godo la tranquillità del momento.
Ad un certo punto, credo di essermi appisolata, perché vengo riportata alla realtà, da una scia di leggeri baci sulla spalla nuda.
Apro gli occhi e vedo Diego, con la camicia sbottonata e a piedi nudi, inginocchio vicino la vasca.
Mi sorride malizioso: << Stavi facendo bei sogni, bella addormentata? >> sussurra suadente al mio orecchio.
Rabbrividisco, mentre un calore che non ha nulla a che vedere con l’acqua calda del bagno, si propaga nel mio corpo.
<< Si, bellissimo >> sussurro, perdendomi nella contemplazione del suo viso.
<< E cosa sognavi? >> mi domanda sorridendo, ad un centimetro dalle mie labbra.
<< Sognavo di fare l’amore con un bel principe tenebroso >> ribatto allora, sfrontata.
Lui mi afferra il volto tra le mani e mi costringe a guardarlo negli occhi, infiammati di desiderio: << Che ne dici di realizzare questo sogno? Non sono proprio un principe ma.. ti amerei e coccolerei, come nessun altro saprebbe fare: con tutto il mio amore >>.
Lo guardo con gli occhi lucidi: << Direi che puoi farmi ciò che vuoi >> rispondo con un sussurro.
Stringe la sua presa sul mio viso e unisce le nostre labbra in un bacio che sognavo da tanto, troppo tempo.
Sento il mio corpo vibrare, richiamato dal suo, mentre una sua mano scende ad accarezzarmi, prima un seno, poi l’addome e infine, scende a sfiorare la mia femminilità, facendomi ansimare dal piacere.
<< Mi sei mancata troppo Eva. Ho una voglia pazza di te, che non so quanto riuscirò a resistere >>.
<< Non voglio che resisti; voglio essere tua! E’ passato troppo tempo dall’ultima volta! Ti desidero come non mai >>  confesso, tornando a baciarlo con foga, mentre lui mi accarezza profondamente, togliendomi il fiato e la ragione.
Si toglie velocemente la camicia, poi torna a baciarmi, scendendo a stuzzicare il mio seno con i denti, mentre la mano torna ad esplorare il mio corpo, che si inarca senza controllo.
 << Eva devo averti, non ce la faccio più! >> dice, in tono febbrile.
Velocemente mi aiuta ad alzarmi e, mi asciuga appena con un asciugamano, prima di prendermi in braccio e trasportarmi sul letto.
In un lampo, elimina il resto dei suoi vestiti e poi, sale sul letto, posizionandosi sopra di me e, riprendendo a baciarmi con passione.
Finalmente! Finalmente!
È di nuovo tra le mie braccia.
Lo stringo a me e accarezzo le sue spalle, il suo petto, tutto il suo corpo, stringendolo forte per farlo aderire al mio.
Lui riprende a baciare ogni centimetro di pelle che sfiora, tormentandomi i seni, sensibilissimi e più pieni; suggendo come un bambino e facendomi letteralmente morire di piacere.
Scende lungo il mio corpo baciando e mordicchiando ogni tratto di pelle, al suo passaggio.
Si stacca leggermente da me e poi, sento le sue mani accarezzarmi le gambe partendo dalle caviglie e risalendo piano verso l’interno coscia.
Pochi istanti dopo, avverto anche il tocco caldo e umido delle sue labbra seguire la scia delle sue dita e gemo, in preda al piacere che solo lui sa donarmi.
Mi lascio andare completamente, chiudendo gli occhi e concentrandomi sulle attenzioni che mi sta riservando. Non riesco più a pensare a nulla, travolta dalle emozioni intense che le sue dita e la sua lingua mi stanno provocando, alternandosi e operando senza sosta, per portarmi dritta verso la vetta del piacere.
Mentre ancora riprendo fiato, lo sento recuperare una protezione e farsi spazio tra le mie gambe, entrando in me con una spinta poderosa che fa gemere entrambi.
<< Dio Eva ti amo da morire, sei splendida amore mio >> mi dice, con voce arrochita dal desiderio.
<< Anche io Diego ti amo.. e mi sei mancato tanto >> affermo, stringendolo a me mentre prende a muoversi, facendomi vedere le stelle.
 
Poco più tardi, mi trovo stretta sul suo petto, il respiro ansante e il corpo lievemente sudato, come il suo.
<< Jonathan! >> dico alzandomi di botto, ma Diego mi riafferra per un braccio e mi abbraccia di nuovo.
<< Dorme nella stanza di fianco, al caldo. Il baby-monitor è sul tuo comodino.. se piange, lo sentiremo >> mormora, accarezzando la mia schiena nuda.
Sospiro beata e mi accoccolo meglio tra le sue braccia: << è stato bellissimo >> sospiro languida.
<< Lo so, anche per me. Con te è sempre meraviglioso e, dopo tutto questo tempo in cui non ho potuto toccarti… pensavo di uscire fuori di testa, piccina >> sospira.
<< Sarà un Natale meraviglioso >> sussurro felice.
<< Hai ragione, il primo Natale con la mia bella famiglia. Sono davvero contento, piccina >> dice, lasciandomi un bacio sulla testa << E poi, ho uno splendido regalo per te! Non vedo l’ora di vedere la tua faccia! >> dice giocoso.
<< Anche io sono felice amore e, non dovevi comprarmi niente. Il mio regalo l’ho già avuto: ho incontrato te, che mi hai stravolto la vita.. cosa posso volere ancora? >>.
<< Anche tu, hai stravolto la mia, restituendomi la serenità piccina. Tu e il piccolo Jonathan siete tutto ciò di cui ho bisogno. >> mormora, facendomi emozionare.
<< Pensi che nostro figlio dormirà ancora un po’? >> domando allora, con tono innocente, carezzando il suo addome scolpito e facendogli trattenere il fiato.
<< Credo di si, sembrava impegnato a fare proprio un bel sogno. Ne avrà ancora per un po’, ne sono certo. >> ribatte prontamente.
<< Hai ragione.. e, in questo caso, ho proprio voglia di vederti mentre mi dimostri tutto il tuo amore >> sussurro provocante.
<< Con vero piacere.. >>.



FUTURE- DIEGO POV:

 
Sono passati otto anni, da quando ho incontrato per la prima volta Eva.
Otto anni, che io e lei siamo sposati e domani, sarà il nostro anniversario.
Non riesco a credere che sia passato tutto questo tempo; sembra ieri quando l’ho vista per la prima volta e, dal momento in cui ho posato lo sguardo su di lei, ho voluto che fosse mia. Nel mio cuore sento le stesse emozioni e le stesse sensazioni che provavo allora per lei; nulla è cambiato. Il mio amore e la mia passione per lei, credo che non si affievoliranno mai. E come potrebbe essere altrimenti? Lei ha reso la mia vita speciale e, ogni giorno ringrazio il cielo per il dono che ho avuto.
E, sempre lei, mi ha donato una famiglia splendida.
Mi avvicino alla portafinestra e sbircio in giardino dove, la mia Eva è seduta su di un telo, insieme alla sua amica Marika ed entrambe, osservano i bambini che giocano a palla con Liam.
C’è mio figlio Jonathan che ora, è un bellissimo ometto di quasi otto anni.
E poi ci sono le gemelle: Sofia e Chiara, di quattro anni, che sono identiche alla mia splendida Eva: biondissime e con gli occhi verdi e dolci. A loro non riesco mai a negare nulla; basta un solo sguardo e sono totalmente in loro potere, come accade con la loro bella mamma.
A giocare, c’è anche Carlo, il figlio di Marika e Liam, che ha quasi sei anni ed è la copia sputata del papà, con lo stesso carattere un po’ birbante e ribelle.
Esco anche io, e mi avvicino a loro per unirmi alla partita.
<< Vieni a giocare papà! >> grida Jonathan, seguito dalle bambine << si, papi vieni qui a giocare con noi, stiamo perdendo! >> si lamentano.
<< Zio Diego che possiamo fare, se le donne non sono portate per il calcio? >> dice Carlo.
<< Ei ranocchio, cosa ti ho insegnato sul trattare bene le bambine? Non hai ripreso dal tuo papà eh >> lo riprende sconsolato Liam e, tutti sorridiamo.
Lancio un bacio ad Eva, che tiene tra le braccia, l’ultimo angioletto della famiglia: Stefano ha otto mesi e mi assomiglia in tutto e per tutto. Probabilmente, visto il modo in cui fa i capricci, oltre all’aspetto ha ripreso anche il mio carattere un po’ .. irascibile. Abbiamo deciso di dargli il nome del loro amato nonno che, purtroppo,nonostante le cure, abbiamo perduto subito dopo la sua nascita. Ha fatto appena in tempo a conoscere il nuovo nipotino. Eva ha sofferto tanto, ma ora sembra essersene fatta una ragione, anche se accettare di essere orfana, non è stato facile. Ma io le sono rimasto sempre accanto e, ci sarò sempre per lei.
<< Diego, vai a giocare con loro. Non dirmi che sei troppo vecchio per giocare con i bambini a pallone >> insinua Marika maliziosa, mentre si accarezza il pancione enorme, che contiene un altro bel maschietto che, tra meno di un mese, si unirà alla famiglia.
<< Ti faccio vedere io, chi è vecchio! Il tuo uomo avrà il fiatone in un paio di minuti, per starmi dietro! >> affermo.
<< Allora non è vecchiaia… ma forse la colpa è di tua moglie che ti stanca troppo! >> ribatte lei.
<< Bè in effetti..ci diamo abbastanza da fare! Se cosi non fosse, non avremo questa splendida famiglia >> dico io, guardando Eva malizioso e vedendola sorridere imbarazzata.
La mia piccina. La mia Eva.
E’ cresciuta e maturata in questi anni ed è, una mamma splendida, nonostante la giovane età e, anche una moglie fantastica; non potrei davvero desiderare altro dalla vita.
Le sorrido, mandandole un bacio e lei mi restituisce il sorriso, con un’espressione maliziosa che mi fa desiderare che sia già l’ora della nanna, per poterla stringere a me e farla ancora mia.
- Dopo.. – mimo con le labbra e lei annuisce radiosa.
Corro a giocare con i bambini, circondato dalle loro grida e dalle loro risate e, posso dire che.. Si! Sono un uomo davvero fortunato.
Da un peccato,è nata una storia d’amore che sa di paradiso.
 



NOTE FINALI:

Ed eccoci qua.. alla fine di questa storia.
Mi piange il cuore all'idea che non scriverò più di loro, ma ormai ho raccontato tutto quello che potevo e va bene così.
Spero che la storia vi sia piaciuta e che il capitolo non vi abbia deluse: io ci ho messo tutto l'impegno possibile.

Vorrei ringraziare tutte le meravigliose persone che, nonostante io sia sparita per molto tempo, hanno continuato a sostenermi e ad avere fiducia in me: è per loro che sono riuscita a concludere questa storia, dopo tanto tempo.
Un grazie va a tutte le splendide ragazze che seguono il mio gruppo facebook
https://www.facebook.com/groups/682770181739869/
Grazie a coloro che hanno aggiunto la storia tra PREFERITI, SEGUITE e RICORDATE! Grazie davvero!
E un grazie enorme a coloro che hanno recensito gli scorsi capitoli!
Spero che mi facciate sapere il vostro parere, per quest'ultimo Extra. Ci tengo tanto.

Voglio dirvi che per (s)fortuna non vi libererete di me: ho in programma una nuova storia molto particolare che comincerò presto ad aggiornare.
E poi c'è l'altra mia storia, il cui capitolo è a metà, che spero di riuscire a concludere presto! 
Un abbraccio a tutte <3



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 






 
   
 
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