*\*In primis: auguri di buon Natale a tutti coloro che hanno messo piede in questa storia! XD
In realtà, questa Shot (Sì, supera le 500 parole XD) l'ho scritta un paio di giorni fa. XD Doveva essere uno dei regali di Natale, invece ho finito con lo scrivere solo questa. -.-'' Probabilmente, oggi passerò il giorno a scrivere, cercando di terminare qualcosa almeno per stanotte. -.-''
Poi... Non so il titolo cosa c'entri con la storia. O, meglio, lo so, ma è una motivazione così stupida da darmi il capogiro. ù.ù
Questa è la seconda TaigaXIzayoi da me scritta, e spero che sia almeno gradevole da leggere: in fin dei conti, io questi due li vedo così, teneramente innamorati.ù.ù E, forse, in attesa di InuYasha... Chi può dirlo? XD
Allora, una dedica in particolare va a Elisa, in quanto questa storiella è nata come suo regalo di Natale. XD Ma, naturalmente, è dedicata anche a tutti quelli che amano questa coppia. ^^
Tanti auguri, passate delle buone feste! (Io, intanto, torno a scrivere...). */*
“Izayoi?”.
Mormorio confuso, debole brusio soffocato dalla candida neve.
“Izayoi, dove
sei?”.
Abbassò
gli occhi color dell’ambra, sospirando – quella
donna era complicata.
Complicati erano i suoi occhi nocciola, complicata la sua pelle candida. Era complicato il suo sorriso,
così come i
suoi gesti incantatori.
“Izayoi?”,
ripeté, in tono duro. Iniziava a preoccuparsi.
Il
giardino della sua reggia
–
solitamente verde, e luminoso
– era
totalmente imbrattato di bianco, e
un’aura scura permeava
quel luogo.
Era preoccupante, immaginarla
inciampare in una radice, o scivolare in un punto particolarmente
impervio. Ma
era reale: lei era umana. Una debole, fragile donna umana.
E,
al
suo fianco, era più indifesa di un cucciolo.
“Izayoi?”.
“Sono
qui”.
La
voce – leggiadra, calda
come un falò
nelle gelide notti d’inverno – lo
richiamò, e si voltò, notando un qualcosa
spuntare dal folto della
foresta: un ammasso di capelli castani, sciolti, lunghi, morbidi.
“Izayoi, dov’eri finita?”,
domandò, una nota di rimprovero
ben miscelata alle sue flebili parole.
“E-Ero
a spasso, mio signore”, mormorò lei, imbarazzata.
La neve s’era depositata tra
i suoi riccioli, e ondeggiava qua e là, sciogliendosi pian
piano. “Volevo
osservare il giardino. Non lo trova bello?”, chiese,
sorridendo, gentile. Le
gote erano rosse – scarlatte
– e
spiccavano tremendamente, sulle pelle fin troppo chiara.
Lui
sospirò, alzando gli occhi verso il cielo, nuvoloso e terso.
“Sì. È
meraviglioso, Izayoi”, concordò, indeciso.
“Ma sarebbe meglio rientrare, non
credi?”.
Lei
annuì con foga, portando le mani innanzi al volto e
soffiando leggermente:
dense nuvolette si propagarono nell’aria, e Izayoi le
fissò, estasiata. “Io
adoro l’inverno. È così…
bello. E tutto si colora di bianco. La neve rende
tutto più puro, non le sembra?”.
“Rende
puro anche me, Izayoi?”. Le si era avvicinato, afferrandola
dolcemente per la
vita e stringendola contro di sé, possessivo.
“Anch’io sembro puro,
sotto il manto innevato?”.
La
sentì ridere – tintinnante
– e
ridacchiò a sua volta. “Oh, mio signore, lei è puro. Lei è la
cosa più pura a questo mondo. E, al contempo, quella
più sporca”,
mormorò lei, voltandosi.
Bacio.
Morbido.
Lento.
Eterno.
Izayoi
si retrasse, giocosa, coprendosi il volto con il kimono, troppo
imbarazzata per
sostenere il suo sguardo.
“M-Mi
scusi, mio signore”, mormorò. “Non
dovevo”.
Lui
rise – compiaciuto,
contento, felice,
eccitato, innamorato…
“Dovevi, invece”. Le
carezzò i capelli,
sistemandole una ciocca troppo imbizzarrita
e alzandole il mento. “Ma sei esagerata,
Izayoi. A volte non ti riconosco”, mugolò,
divertito. “Questo lato di te mi
piace molto”, affermò infine.
Izayoi
sorrise, adagiando il capo sul petto dello youkai ed alzando gli occhi
verso il
suo volto. “Avete dei capelli bellissimi, mio
signore”, sussurrò, alzando una
mano e carezzando divertita una ciocca d’argento.
“Sono fantastici”, asserì.
“Grazie”,
rispose imbarazzato lui.
“Chissà…”,
esordì lei, allontanandosi e dandogli le spalle.
“Chissà se i nostri figli
avranno i vostri stessi occhi, mio signore. E i vostri stessi
capelli”. Portò –
lenta – le mani sul
grembo, e
sospirò. “Voi cosa dite?”.
“Che
ti amo, Izayoi”, mormorò lui, sorridendo e
abbracciandola. “E desidero
rientrare. Con te. Nelle condizioni in cui sei, la neve può
essere dannosa”.
La
donna sospirò. “Sì, mio
signore”.
“Ti
amo”, ripeté lo youkai, prendendo delicatamente
una mano di Izayoi tra le sue e
trascinandola.
Lei
gli sorrise. “Anch’io”.