everytime
we touched, I got that feeling…
Nana
e Yasu. Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
“Nobu
è andato da
Shin?” chiese Yasu. Nana lo guardò e
annuì.
Yasu si fumò la sua
sigaretta, poi si mise il giornale davanti agli occhi e Nana non vide
più il
suo sguardo per tutta la mattinata.
“è andato a dirgli
dell’aborto?” domandò ancora Yasu, dopo
un po’. Nana, che stava mangiando,
appoggiò il cucchiaio con i cereali alle labbra, sentendone
il freddo acciaio.
“Sì”.
La televisione
accesa nella stanza trasmetteva le notizie del mattino, in cui i Blast
apparivano in testa alle classifiche dei singoli venduti, ma venivano
dati come
nascosti alla stampa e ai fan.
Nana scosse la
testa, cupamente, pensando che i loro fan erano la ragione per cui
potevano
andare avanti, per cui potevano ancora stare nascosti in quella baita,
per poi
proseguire con il loro ascendente successo.
Shin
–
Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
Qualcuno bussò
piuttosto duramente alla porta. Shin, steso sul letto, chiuse i pugni e
corrugò
le sopracciglia. Con un balzo, si alzò in piedi, stancamente
e si avviò alla
porta. L’aprì.
“Nobu, ciao”.
Nobu strinse gli
occhi, e lo abbracciò.
Shin spalancò la
bocca, e rimase stupito. Solo dopo un attimo chiuse le braccia sulla
schiena di
Nobu, per ricambiare il gesto.
“Hachi ha abortito”
sussurrò Nobu all’orecchio di Shin, mentre si
stava commuovendo delle sue
stesse parole e da tutti quei pensieri che teneva repressi da troppo,
troppo
tempo.
Shin rimase in
silenzio, ma le braccia che chiudevano l’abbraccio di Nobu,
strette alla sua
schiena, scivolarono nel nulla, accanto alla sua esile figura.
Una sigaretta
cadde.
Hachi
– In giro,
Giappone
“Eccole qua il resto
signorina” disse la commessa del negozio
d’abbigliamento nella quale era appena
entrata.
“Grazie,
arrivederci” mormorò Hachi, facendo un piccolo
inchino. In un istante fu fuori,
e respirò quell’aria profumata di Natale e di
fresco. Si immerse ancora nella
folla di Tokyo, lasciandosi trasportare verso nessuna direzione.
Shin
e Nobu –
Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
“Come
può essere? E
ora? Dov’è Hachi?” chiese Shin,
guardando Nobu che si stava asciugando il viso
con il lembo della manica.
Nobu scosse la
testa. “Non lo so, vorrei andare a cercarla. Vorrei trovarla
e confortarla,
stringerla tra le mie braccia”.
“Come ti capisco”
disse Shin, guardandolo negli occhi. “Anch’io lo
vorrei fare”.
Nobu ricambiò lo
sguardo. “Sì, ma tu in un altro modo”.
Nana
e Yasu. Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
Driin. Un telefono
squillò. Nana spostò lo sguardo dalla televisione
al tavolino. Si alzò e lo
prese, spinse un tasto. “Pronto?”
“Nana, sono io,
Nobu. Senti, io e Shin andiamo a cercare Hachi”.
Nana sgranò gli
occhi e fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma le parole non le
uscirono.
“Tu cosa vuoi fare?”
Nana guardò il muro
davanti a sé e si ricordò di Yasu alle sue
spalle, si girò e lo fissò. Lui
ricambiava l’occhiata, perplesso, la sigaretta in bocca.
“Come?” disse Nana,
non ancora realizzando che cosa le aveva detto Nobu.
“Dicevo… tu che
vuoi fare? Vuoi venire con noi?”
“Andate a cercare
Hachi?”
“Già…” rispose
Nobu, abbassando il tono. “Mi hai sentito?”
Nana non sapeva
cosa dire. Dentro di sé le emozioni erano troppe da gestire,
e i pensieri
volavano alla velocità della luce.
“Nana?” ripetè
Nobu, dall’altra parte dell’apparecchio.
“Vengo anch’io,
Nobu. Aspettatemi”.
grazie mille hachi, e spero ti sia piaciuto anche questo ;) buon Natale e buone feste, a tutti!
Un ringraziamento a chi continua a leggere questa ff, sarei felice se chi legge mi vorrebbe far sapere che cosa ne pensa .