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Autore: Verdeirlanda    19/04/2015    0 recensioni
*...Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui. Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?...
...."Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice." Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.*
La congiura dei Pazzi ha sconvolto Firenze, e questa rivolta, destinata ad essere sedata, non è altro che l'inizio di un'intricato intrigo ordito da Roma.
Leonardo Da Vinci, sua sorella Beatrice e il loro migliore amico Zoroastro si troveranno ad affrontare una situazione decisamente complicata, con l'aiuto ovviamente del giovane Nico, per evitare che Firenze soccomba.
E mentre tutto intorno a loro si sgretola e si ricompone con ritmo incalzante ed inaspettato, Beatrice e Zoroastro si confronteranno con il loro amore ancora mai dichiarato, destinato a rivelarsi e ad affrontare numerose tenebre prima di poter brillare senza paura alla luce dell'alba.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il viaggio in nave procedeva tranquillo, come se il Cielo, sapendo delle difficoltà e dei pericoli incontrati nel Nuovo Mondo, avesse deciso di risparmiare ulteriori preoccupazioni ai viaggiatori.
Leonardo si era chiuso in se stesso, si era isolato nella sua cabina deciso a convivere solo con i suoi demoni. Usciva raramente, di notte, evitava di incrociare sua sorella e i suoi amici, perché diverse emozioni si alternavano nella sua testa. C'erano la delusione e la vergogna di aver fallito nell'intento, la flebile speranza di ricavare qualcosa dal taccuino trovato nella volta Celeste, e il dubbio lacerante, non sapeva se accettare l'aiuto di Riario, l'uomo che li aveva trascinati tutti in quella ricerca e che era stato incredibilmente crudele con tutti loro. Girolamo Riario poteva diventare un valido alleato, o era meglio non fidarsi di lui come suggeriva sua sorella Beatrice? Il conte aveva davvero informazioni utili o era tutto un inganno? 
Queste domande erano delle catene che lo relegavano nell'ombra. 
Una sera Zoroastro raggiunse Leonardo nella sua cabina, bussò e una voce roca gli disse di entrare.
"Ti ho portato la cena Leo." disse appoggiando il piatto sul tavolo.
"Grazie Zo, non ho fame." rispose Leonardo senza alzarsi dal letto su cui era seduto a gambe incrociate.
"Siamo preoccupati, da quando siamo partiti sei uscito poche volte dalla cabina. Dovresti venire sul ponte, l'aria di mare ti farà bene." propose Zo.
Leonardo scosse la testa: "Non mi va, ma grazie per la premura."
Zoroastro notò che sul comò vicino al letto c'era il taccuino dell'impiccato: "Hai deciso di studiarlo alla fine."
"L'ho sfogliato, ma tanto è inutile." rispose Leonardo alzando le spalle.
"Leo..." Zo si avvicinò e appoggiò le natiche al tavolo "Capisco che tu sia deluso ed arrabbiato..."
"Arrabbiato? Sono furioso!" esclamò Leonardo balzando dal letto, guardò Zoroastro negli occhi "Abbiamo affrontato un lungo viaggio, abbiamo rischiato la vita e per cosa? Per nulla!"
Zoroastro annuì: "Lo so Leo, è frustrante."
Leonardo si avvicinò a Zo: "È una tortura! A cosa è servito tutto questo se torniamo a casa a mani vuote?"
"Non potevamo immaginare che il Libro non fosse più lì..." Zoroastro cercò di calmarlo.
Leonardo lo guardò con occhi pieni di angoscia: "Io non posso non sapere cosa ci sarà dopo lo capisci? Io non posso fallire, devo continuare a provare fino a che non riesco nel mio intento!" gli mise le mani sulle spalle "Lo capisci Zo? Non mi posso fermare adesso!"
Zo lo guardò e annuì, conosceva bene il suo amico, sapeva quanto fosse disperato di fronte a quel fallimento: "Non ci fermeremo Leo, forse ci vorrà del tempo ma capiremo come trovare il Libro delle Lamine. E poi non è vero che torniamo a casa a mani vuote, abbiamo il taccuino di Berengario, forse in quelle pagine ci sono degli indizi che ci faranno risalire ai suoi complici, e loro ci potrebbero aiutare."
Leonardo sospirò: "Magra consolazione, flebile speranza..." 
L'artista dopo un lungo silenzio guardò intensamente Zoroastro e con una mossa rapida gli prese il viso tra le mani e lo bacio. Non era uno dei suoi ormai soliti baci a stampo, Leonardo schiuse le labbra dell'amico e lo baciò con passione disperata stringendo il corpo contro il suo. 
Per un attimo Zo ricambiò quel bacio, poi si staccò: "Leo..." mormorò imbarazzato.
Leonardo osservò l'amico, gli sfuggì una risatina nervosa: "Scusami Zo. Non dovevo farlo, è stata una stupidaggine nata dalla mia tristezza." si allontanò e tornò a sedersi sul letto con lo sguardo basso "Ora vorrei rimanere da solo."
"Leo guarda che va tutto..."
"Grazie per la cena." lo congedò l'artista.
Zoroastro lo guardò per un istante e uscì dalla cabina.
Leonardo si sdraiò sul letto, rimase a fissare il soffitto in legno per un bel po', poi spense le candele.
Circa un'ora dopo sentì dei passi, la porta si aprì, nella penombra creata dalla luce della luna vide Zoroastro entrare e chiudere la porta dietro di sé.
"Che ci fai di nuovo qui?" chiese Leonardo sedendosi.
Zo si avvicinò al letto, si sedette di fronte a lui e lo baciò con trasporto prendendogli il viso tra le mani. Leonardo, incredulo, si lasciò guidare in quel bacio, ma dopo un po' si staccò.
"Zo...non che non mi faccia piacere...ma perché..."
"Perché adesso ne hai bisogno." disse Zoroastro accarezzandogli il viso.
"Ma non possiamo farlo, non sarebbe giusto verso Beatrice." rispose Leonardo.
Zoroastro sorrise avvicinando di nuovo le labbra alle sue: "E chi credi mi abbia mandato da te?" rispose slacciandogli la camicia e infilando le mani sotto la stoffa per accarezzargli il torace facendo pressione con le unghie.
Leonardo sorrise a quella risposta. La sua sorellina a Firenze gli aveva detto che sapeva di lui e di Zo, di quello che c'era stato e che in fondo c'era ancora, e aveva precisato che non le dava fastidio, che non era gelosa. Beatrice aveva mandato il suo uomo a fare l'amore con lui perché sapeva che nella sua malinconia disperata Leonardo aveva bisogno di quel calore e di quel conforto che solo Zoroastro sapeva dargli. Solo la mia piccola Bea potrebbe fare un gesto così generoso e altruista, pensò Leonardo.
Zoroastro spinse l'amico supino sul letto e iniziarono a spogliarsi a vicenda.
Leonardo sfiorò il corpo nudo di Zoroastro con le dita mentre quest'ultimo, dopo avergli mordicchiato il lobo dell'orecchio e la pelle delicata del collo iniziò a scendere per accarezzarlo con la bocca. Leonardo sospirò e sorrise, Zoroastro non aveva dimenticato cosa gli piaceva e come gli piaceva. Quando le loro labbra si unirono di nuovo Leonardo passò le dita tra i riccioli di Zoroastro, lo guardò negli occhi, l'amico gli sorrise con malizia. L'artista allora si lasciò trascinare nella sua passione e tra le braccia del suo amico dimenticò tutta la frustrazione e la delusione che aveva provato.
Dopo aver fatto l'amore rimasero sdraiati vicini, respirando a fondo. Leonardo chiese: "Ma un giorno me lo dirai mai chi dei due Da Vinci bacia meglio?" 
Nel buio sentì la risata profonda di Zoroastro, il quale come sempre non rispose e si limitò ad avvicinarsi di nuovo a lui per dargli un forte bacio sulla guancia.
Fu Leonardo a svegliarsi per primo allo sbocciare dell'aurora, si alzò, ammirò per qualche istante Zoroastro che ancora dormiva e poi uscì silenzioso dalla cabina.
Salì sul ponte semi deserto, respirò a fondo l'aria di mare, era una brezza incantevole.
"È bello rivederti Leo!" esclamò Beatrice giungendo alle sue spalle "Mi è mancata la tua compagnia in questi giorni. Hai passato una notte piacevole?" chiese maliziosa.
Leonardo rise: "Sì, direi che ci voleva." si voltò verso di lei "Grazie." 
Beatrice si appoggiò al parapetto e guardò l'oceano che rifletteva la luce rosata dell'alba: "Non c'è di che. So che Zo riesce a darti quel conforto che non potresti avere da nessun'altro. E tu ne avevi proprio bisogno dopo quello che abbiamo passato."
Leonardo annuì: "È vero."
"Mi ha detto che lo avevi baciato, e ho capito." spiegò lei.
"Sei decisamente perspicace, e premurosa." Leonardo le sorrise "Lo sai che comunque lui ama solo te, vero?"
"Lo so che mi ama." disse lei con uno sguardo sereno negli occhi "Ma so anche che un pezzetto del suo amore è rivolto a te. E potrà sembrarti strano, ma la trovo una cosa bellissima."
"Come fai a non esserne gelosa?" chiese Leonardo curioso.
"Perché quello che c'è tra te e Zoroastro non è dissimile da quello che abbiamo io e lui. Quello che abbiamo vissuto insieme nel bene e nel male ci lega in modo dissolubile, e l'amore è parte di questo legame." rispose lei "Sarete sempre parte l'uno della vita dell'altro, e io voglio che sia così per sempre."
Leonardo prese il viso di Beatrice tra le mani e le baciò la fronte: "Sei davvero speciale sorellina."
Beatrice sorrise, gli baciò una guancia: "Anche tu lo sei."
Rimasero per un po' in silenzio guardando il mare, poi Leonardo chiese: "Quindi ogni tanto mi presterai Zoroastro?"
Beatrice scoppiò a ridere e diede una spinta al fratello: "Adesso non esagerare!" 
Il ponte iniziò ad animarsi, la ciurma riprendeva i propri incarichi dopo una notte di sonno.
Beatrice chiese: "Che cosa facciamo adesso? Hai preso una decisione?"
Leonardo la guardo, sorrise: "Per intanto torniamo a Firenze. Ci meritiamo un po' di riposo, e poi, a mente più lucida, ricominceremo da zero con la ricerca. E lo faremo da soli, non possiamo affidarci a Riario, non è prudente." disse, e sua sorella annuì, felice che Leonardo avesse fatto la scelta giusta.
"Non rimpiangerai questa scelta Leonardo, vedrai."
Rimasero sul ponte a chiacchierare, e poi all'improvviso, senza che avessero toccato l'argomento in questione, Leonardo disse: "Sei arrabbiata con me? Insomma, ti ho impedito di uccidere Riario."
Beatrice scosse la testa: "Forse hai fatto bene. Hai ragione, non sono un'assassina, ma un giorno gliela farò pagare, questo è sicuro." 
Leonardo spostò lo sguardo sull'oceano: "Io non mi accorgo mai di quando ferisco le persone, tu me lo hai rinfacciato tante volte. E quando capisco di aver sbagliato spesso è troppo tardi per rimediare."
"Con me non sarà mai troppo tardi." commentò lei con un sorriso.
 
 
Riario passeggiava avanti e indietro sul ponte della nave, lo faceva tutte le mattine per rilassarsi e sgranchirsi. Il viaggio verso il porto di Napoli era ancora lungo, e se da un lato il conte non vedeva l'ora di toccare terra dall'altro la cosa lo preoccupava, perché una volta tornato a Roma avrebbe dovuto spiegare al Santo Padre che la missione era fallita. 
Non avevano trovato il Libro delle Lamine e sembrava che la ricerca fosse terminata in un vicolo cieco, Sisto IV  avrebbe sicuramente reagito nel peggiore dei modi. Il Papa aveva investito molto in quella missione, tanto denaro e tanto tempo, ed entrambe le cose iniziavano a scarseggiare. Sisto stava invecchiando e voleva il Libro a tutti i costi, quasi sperasse che quella preziosa reliquia gli garantisse la vita eterna, o almeno un posto in Paradiso.
Girolamo scese sotto coperta, passò davanti alla cabina che aveva ospitato Lupo, vi entrò, ripensò con malinconia a quel fido alleato. La sua morte era stata orribile, profetizzata da Leda Salonicco un attimo prima di essere avvolta dalle fiamme, scosse la testa per scacciare quel pensiero. Mercuri era stato l'anello di congiunzione con i Figli di Mitra, senza di lui la ricerca sarebbe stata più difficile, neanche questo sarebbe piaciuto al Papa suo zio.
L'unico collegamento con quella antica congregazione era Antea, la sorella di Leda, sicuramente avrebbe collaborato ancora con lui, ella agognava disperatamente il Libro è la vendetta. L'idea tuttavia non lo allettava, quella donna non gli piaceva, ma non aveva molte alternative, si sarebbe accontentato di quella folle creatura per proseguire nel suo piano.
L'unica nota positiva era la presenza dell'artista, una volta tornati a Firenze Da Vinci lo avrebbe contattato per continuare la ricerca. Riario era certo di averlo convinto, tanto da non cercare di impossessarsi di quel misterioso taccuino trovato nella Volta, lo aveva lasciato nelle mani dei fiorentini. Girolamo sapeva di aver affascinato l'artista con la storia dei documenti segreti di Mercuri, e non gli aveva mentito sul fatto che Lupo custodiva gelosamente alcuni scritti, solo che non era sicuro che questi riguardassero il Libro delle Lamine e i Figli di Mitra. 
Ma in quel momento doveva tentare una mossa disperata per accaparrarsi l'interesse dell'artista, prima di tutto per non sospendere la ricerca e non buttare via mesi di fatica, e poi per sopravvivere, se Da Vinci lo avesse visto come un alleato non avrebbe permesso a nessuno di ucciderlo. E così era stato, aveva impedito a Beatrice di pugnalarlo. 
Già, Beatrice, quella ragazza dagli occhi verde smeraldo che biasimava e ammirava allo stesso tempo, il fatto di non avere alcun potere su di lei spingeva ancora di più il conte a desiderarla.
"State attento a non farVi travolgere troppo dal quel fascino discreto e candido..." la voce di Mercuri nei suoi ricordi era poco più che un bisbiglio "Potreste affogare in quello sguardo innocente e ritrovarVi all'inferno." 
Così lo aveva consigliato a Firenze, lo aveva messo in guardia da Beatrice. Ma Riario non lo aveva ascoltato, anzi, era corso da lei desideroso di mostrare a quella sfacciata ragazzina chi aveva il comando, e lo aveva fatto nel solo modo che conosceva, con la forza, con la violenza, perché dopotutto lui era un guerriero e queste erano le sue armi, in guerra come con le donne.
Se vuoi qualcosa prendilo, così gli avevano insegnato, e aveva sempre funzionato. Ma con Beatrice era diverso, Girolamo credeva di averla piegata, di avere il controllo su di lei, e invece la realtà era che la ragazza seppur ferita non lo temeva, ed era pronta a dargli battaglia.
Ma non era solo questo.
Se all'inizio l'intenzione di Girolamo era quella di rimettere in riga l'insolente ragazza Da Vinci e di togliersi un curioso prurito, ora sentiva di desiderare Beatrice per altri motivi.
Lussuria, perché la ragazza era molto bella, ma non solo. Lei gli teneva testa e questo era indubbiamente eccitante, stuzzicava il suo desiderio di conquista che rende la preda più interessante, ma c'era anche un'altro pensiero che si agitava nella mente di Girolamo Riario. 
Per tutta la sua vita era stato circondato da persone che gli avevano insegnato a non avere scrupoli né rimorsi, gli era stato detto che dato il suo retaggio nobiliare ogni cosa gli era concessa, che il fine giustificava ogni mezzo utilizzabile per raggiungerlo, e lui aveva sempre agito di conseguenza. 
E adesso sentiva il peso di tali azioni. Non lo dava a vedere e spesso lo nascondeva perfino a se stesso, ma il senso di colpa era lì, rannicchiato nel suo stomaco e vi si agitava durante la notte. Gli avevano insegnato a combattere, a mentire, a uccidere, ma nessuno gli aveva detto come placare i rimorsi che da essi derivavano. Anni addietro suo padre gli aveva spiegato che certi macigni bisogna farseli scivolare dalle spalle perché sono inutili, perché quel che è fatto è fatto, e se è stato fatto per il tuo benessere allora è cosa buona e giusta.
C'è la confessione Girolamo, gli aveva detto, fatti dare l'assoluzione da un prete e sarà tutto a posto. Ma non funzionava più, Riario aveva sommato inganni e crudeltà nella convinzione che presto non si sarebbe più sentito in colpa, si era confessato ogni volta ottenendo il perdono ma questo modus operandi era ormai inutile, e lui purtroppo non poteva smettere di tramare e uccidere. 
O forse avrebbe potuto. 
Avrebbe potuto se avesse avuto al suo fianco qualcuno diverso da suo zio, dalla sua famiglia, da sua moglie, dai suoi collaboratori, qualcuno in grado di contrastare le sue decisioni e di fargli capire che stava sbagliando invece di assecondare la sua sete di potere e di consigliargli di agire con egoismo. Girolamo aveva bisogno di una persona che lo guidasse verso il suo dimenticato lato umano, aveva bisogno di una coscienza.
Beatrice Da Vinci. 
Lei era abbastanza forte e immensamente pura per ricoprire tale ruolo.
Era questo il pensiero che strisciava nella sua mente, il motivo che spingeva Riario a volerla.
Beatrice poteva essere la sua redenzione, quella semplice ragazza cresciuta per le vie di Firenze poteva spalancare le porte del Paradiso alla sua anima sull'orlo della dannazione.
Riario uscì dalla cabina di Mercuri e si infilò nella propria, si tolse la camicia e gli stivali e si sdraiò sul letto sfatto, chiuse gli occhi.
Nel dormiveglia realizzò che aveva ragione, si convinse che l'unico modo per salvarsi era convincere Beatrice Da Vinci a camminare al suo fianco, e ovviamente trovare il Libro delle Lamine. 
Due propositi tutt'altro che facili da realizzare.
 
 
  
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