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Autore: xfromhatetolove    19/04/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se il tuo peggior nemico diventasse il motivo per il quale controlli il cellulare prima di andare a dormire? La storia narra di Katherine e Klaus, vampiri pluricentenari che hanno trascorso la vita ad odiarsi, ma si sa: tra amore e odio la linea è sottile.
Si tratta di episodi cronologicamente scollegati, ogni capitolo racconta un fatto a sè ma seguendo i passaggi si intuirà chiaramente il filo logico della romance.
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Dal primo capitolo:
« Eri così sicuro che sarei venuta? »
« Se non l'avessi fatto, ti sarei venuto a prendere a casa. »
Come diavolo ci riusciva? Odioso quanto le zanzare ed invitante come una ferita rigorgante di sangue su un collo umano, l'ibrido ultrancentenario la rendeva incredibilmente nervosa.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Love don't die

 

« Ehi! Me ne versi un altro? »

La voce di Katherine risuonò più forte del casino nel quale era immerso il Mystic Grill in quel normalissimo venerdì sera – o notte, probabilmente. “Love don't die” dei The Fray si sprigionava ad altissimo volume dalle casse poste solo a qualche metro di distanza dal suo orecchio, il pesante odore di alcol le inebriava a pieno il naso, la vista cominciava ad offuscarsi.

« Stai spaventando i clienti. » la rimproverò di rimando Matt dall'altro lato del bancone, ormai senza speranza davanti a quella situazione.

Katherine lanciò un'occhiata scocciata alla sua destra, piegando poi la bocca in un sorriso ironico alle due ragazze bionde ossigenate il cui fazzoletto che consideravano un vestito scopriva quasi interamente le gambe perfettamente abbronzate; un cosmopolitan tra le mani e dieci passate di rossetto rosso fiammante sulle labbra.

« Oh, andiamo, Matty... non farmi arrabbiare. » lo pregò sporgendo il labbro inferiore in una malriuscita espressione da cucciolo. Era... quanto, il quinto bicchiere quello? Aveva fatto di decisamente peggio, poteva sopportarlo. Lo alzò dritto in faccia al ragazzo, scuotendolo leggermente per invitarlo al prossimo giro, ma Matt non sembrava voler collaborare.

« Sei ubriaca, Katherine. » le ricordò un secondo prima di sparire in magazzino.

Con uno sbuffo rassegnato, la vampira posò il bicchiere vuoto sul bancone e appoggiò il mento sulla mano, sorreggendosi la testa divenuta leggermente pesante. Neanche si ricordava l'ultima volta in cui si ritrovò in una situazione simile, ma evitò di pensarci dato il concentrato di autocommiserazione che l'aveva perseguitata negli ultimi tre giorni. Aveva girovagato a vuoto sul terriccio umido dei boschi al confine della città e preso in prestito una stanza in uno squallido bed&breakfast non troppo distante. Indossava abiti puliti grazie alla gentile e disponibile signorina del negozio di abbigliamento appena dietro il liceo, l'unica boutique decente a Mystic Falls. Dall'esterno, nessuno avrebbe potuto dubitare che qualcosa in lei non andava, era sempre dannatamente bella.

« Ubriaca, » intervenne una voce alle sue spalle « ma sempre e comunque di classe. »

Marcato accento britannico, un concentrato di ironia evidente della sua voce. Cosa diavolo voleva quell'idiota?

« Buonasera a te, Klaus. » lo salutò lei senza staccare lo sguardo da un punto indefinito sulla parete degli alcolici. Si nascondeva nel posto più frequentato della città, pensava davvero che non avrebbe incontrato qualcuno di sua conoscenza? Poteva quasi sentirsi sollevata dal non avere incontrato Elijah, o peggio una lupa incinta con un paletto in mano assetata di vendetta. Fu quasi sorpresa dal rendersi conto che Hayley non era ancora arrivata per ucciderla. Erano passati tre giorni, com'era andato avanti il mondo nel frattempo? Dov'erano andati le vittime e il traditore a smaltire la notizia? Tutte domande a cui non aveva voglia di dare una risposta.

Klaus prese posto a fianco alla vampira, allungando le mani dietro al bancone per afferrare la prima bottiglia capitata a tiro. Tequila. Perfetto.

« Cominciavo a pensare che avessi lasciato la città anche tu. » la esortò l'ibrido, evidentemente interessato a scambiare quattro chiacchiere.

« Ho avuto di meglio da fare. » spiegò brevemente Katherine con una smorfia. Il forte odore di alcol si disperse nuovamente nell'aria quando Klaus stappò la bottiglia per riempire il bicchiere della sua compagna e portarsela poi alle labbra per bere a canna senza problemi. Un giro in più non avrebbe di certo cambiato le cose. La vampira sgolò il tutto in un solo sorso, scuotendo poi la testa per riprendersi dall'impatto dell'alcol a contatto con la sua gola.

« Elijah non torna a casa da quella sera, sospetto che abbia optato per un viaggio in macchina. Nemmeno Hayley si è più fatta vedere, ma suppongo si sia cercata un hotel in cui stare. » disse Klaus in quello che sembrava più un flusso di coscienza. « Non mi sembrava il caso di chiamare nessuno dei due. » precisò infine prima di portare nuovamente la bottiglia alla bocca.

Quindi Elijah era sparito. Ovviamente era sparito: chi avrebbe voluto rimanere nei paraggi del fratello che è andato a letto con la sua ragazza assolutamente consenziente?

« La tua stanza è un caos. Puoi venire a prendere le tue cose quando vuoi, hai le chiavi. Non hai dormito insieme ai barboni nelle ultime due notti, vero? »

« No! » replicò Katherine disgustata.

Klaus rise divertito, più spontaneo di quanto l'avesse mai visto.

« Vieni, andiamocene di qui. » ordinò stringendo la bottiglia di tequila in una mano e le dita esitanti di Katherine nell'altra.

 

Facendosi spazio tra la folla, la vampira e l'ibrido raggiunsero finalmente l'uscita del locale, cogliendo appena in tempo le ultime note della canzone. Il cielo stellato che si parò davanti a loro prometteva un week-end di sole e una notte di coppiette sdolcinate e baci romantici tra i prati abbandonati della periferia.

« Dove abbiamo intenzione di andare? » domandò Katherine alzando un sopracciglio, confusa su quali potessero essere i piani dell'ibrido.

Klaus alzò gli angoli della bocca in un sorriso enigmatico e s'incamminò a passo deciso verso l'uscita del parcheggio. La situazione non prometteva niente di buono, ma seguire il nemico in quel momento sembrò la scelta più allettante.

Mystic Falls era immersa in un desolato silenzio, accompagnato da quel tocco di oscurità e mistero che la rendevano forse più interessante. Ad appena centro metri di distanza dal Mystic Grill tutto taceva, non c'era anima viva – o morta – se non quella di una macchina solitaria che sferzava a tutta velocità per superare quelle strade buie. Dove diavolo stavano andando?

« Sai, stavo meglio sullo sgabello del Grill. » si lamentò Katherine con uno sbuffo infastidito da quella situazione assurda. Klaus alzò gli occhi al cielo di rimando, porgendole poi la bottiglia di tequila ancora piena per un quarto, probabilmente per convincerla del contrario. Senza esitare, la vampira accolse l'invito e bevve un paio di sorsi. Era ancora lucida, o almeno abbastanza da distinguere il suono dell'acqua corrente e un ponte ergersi davanti ai loro occhi.

« Wow, Klaus: il posto più noioso dell'intera città... questa volta ti sei superato. » commentò sarcastica allargando le braccia in un finto inchino.

« Non farmi arrabbiare, Katerina. » la ammonì lui strappandole la bottiglia quasi vuota di mano.

Con una smorfia confusa, Katherine evitò di parlare oltre e saltò sulla staccionata che fungeva da avvertimento, in caso qualcuno non si fosse accorto che in quel momento il marciapiede terminava e con un passo più a destra si finiva in acqua. Con le braccia aperte per tenersi in equilibrio, passeggiò esitante sul percorso tracciato da quella trave larga una decina di centimetri. Situazione instabile data la quantità di alcol in circolo nel suo corpo. Klaus la guardava dal basso verso l'alto con aria divertita, godendosi a pieno la visione di una Katherine un po' ubriaca e concentrata sul suo percorso. Un paio di macchine giunsero dalla direzione opposta, abbagliando la vista della vampira già troppo barcollante. “Non cadere!” si ordinò speranzosa quando il piede sinistro mancò la trave e il movimento frenetico delle sue braccia non bastò per sorreggerla. Troppo confusa per capire come fosse successo, si ritrovò tra le braccia di Klaus che a mo' di principe azzurro l'aveva afferrata prima che il suo corpo raggiungesse l'asfalto. Deliziato da quel momento ironico, Klaus la osservò mentre frettolosamente si scostava dalla sua presa per tirarsi in piedi. Da quei suoi occhi lucidi era chiaro che ad essere poco sobri erano in due.

La mano serrata alla sua e le loro dita intrecciate portò entrambi a domandarsi con evidente chiarezza cosa stavano combinando; perchè nessuno dei due sembrava intenzionato a spezzare quel legame?

« Ti va un bagno? » domandò Klaus in un sussurro così vicino che Katherine si dimenticò per un attimo di respirare. Senza aspettare una risposta, l'ibrido scavalcò il guardrail al margine della strada e trascinando la vampira con sé si insinuò nel sentiero tracciato da terriccio umido e ghiaia che conduceva alle sponde dirette del fiume.

« Vorresti davvero fare un bagno? »

L'idea non era così male in effetti: caldo estivo afoso e nessun altro divertimento a cui fare riferimento.

« Sì. » dichiarò lui.

Le opzioni non erano molte, non quando due mani la presero di forza all'altezza dei fianchi per lanciarla violentemente verso l'alto fino a farla atterrare con un effetto parabola dentro all'acqua non così calda come si era immaginata. L'impatto con la superficie del fiume la stordì, costringendola a trattenere il respiro fino a quando non riemerse all'aria aperta.

« Ma che cazzo! » urlò indignata ispezionando il vestito completamente fradicio e perfettamente aderito al suo corpo.

Appoggiato con le braccia conserte all'altura di erba e terriccio che impediva all'acqua di fuoriuscire dalle sponde, Klaus la osservava a sua volta divertito e ammirato dalla vista di quelle curve accentuate.

« Che c'è? Hai dimenticato il costume da bagno? Tranquilla, non è nulla che non abbia già visto! » le ricordò in tono provocatorio.

Sforzandosi di ignorare quelle parole, Katherine si liberò del vestito rosso papavero per sfoggiare la biancheria anch'essa rossa ricamata con inserti neri sulle cuciture. Lanciò il vestito in direzione di quell'idiota che la guardava perfettamente asciutto a pochi metri di distanza, il quale lo afferrò al volo e lo appoggiò su un masso dalla superficie piatta.

« Hai intenzione di entrare anche tu o hai fatto tutta questa sceneggiata solo perchè volevi vedermi mezza nuda? Non che possa fartene una colpa, insomma, posso capirlo. » rise Katherine spostando il peso su una gamba e incrociando le braccia al petto, aspettando una risposta con finta impazienza. Bastò per convincere l'ibrido a spogliarsi di maglietta e jeans ed entrare in acqua coperto solo dei boxer Calvin Klein grigi e bianchi sull'elastico. La raggiunse prima che potesse accorgersene, piombando davanti a lei con la pelle bagnata che rifletteva in un gioco di luci il chiarore della mezza luna sopra le loro teste. Katherine deglutì forzatamente, costringendosi a cacciare dalla mente gli apprezzamenti sulle spalle squadrate, la pelle chiara che lasciava intravedere le vene bluastre delle sue braccia, le clavicole accentuate e le mani strette in due pugni all'altezza dei fianchi. Dopo una rapida scansione della sua figura, la vampira ritrasse lo sguardo.

« Bagno fatto, possiamo tornare di sopra ora? » domandò simulando il suo tono più scocciato. Come se quella situazione le dispiacesse veramente!

Klaus mosse un ulteriore passo verso di lei, annullando quasi completamente la distanza che separava la punta dei loro nasi. Divenne persino impossibile riconoscere di chi fosse il respiro quando entrambi andavano a mischiarsi in uno solo ed irregolare. In un gesto spontaneo, la vampira si morse il labbro inferiore, e fece cadere gli occhi fissi sulla bocca leggermente socchiusa dell'ibrido ad una vicinanza allarmante. Era l'alcol o stava davvero desiderando con tutta se stessa di azzerare la distanza che separava le loro labbra? Regnava il silenzio, potevano persino percepire i brividi invadere ogni centimetro della loro pelle.

It ain’t what you say, it’s what you do.

« Vuoi davvero tornare di sopra? » mormorò l'ibrido sfiorandole il mento per costringerla a fissare gli occhi nei suoi. “Sì!” avrebbe voluto dire. Liberarsi da quell'inferno dolorosamente piacevole, porre un freno a quell'odiosa situazione. Poteva sentire la pelle del suo torace sfiorare la sua, la mascella irrigidirsi sotto il tocco delle sue dita, la sua mano avvolgerle sicura il fianco nudo.

« Klaus... » tentò in un sussurro.

Troppo tardi. Le sue labbra erano già su quelle di lei con una furia travolgente, le bocche schiuse non desideravano altro che il tocco delle loro lingue. Spinta violentemente contro una balaustra poco distante, Katherine si sentì bloccata con la schiena contro il legno ed il petto contro quello di Klaus, le gambe intrecciate e i bacini che premevano l'uno contro l'altro.

Le dita dell'ibrido s'incastravano tra i suoi capelli, una mano le disegnava con polpastrelli tutta la linea della spina dorsale fino a giungere al ferretto del reggiseno e slacciarlo con innata maestria. L'acqua era gelida ma Katherine si sentiva andare a fuoco. I fianchi, i bordi degli slip, la pelle del suo fondo-schiena. La vampira incurvò la schiena, liberando il collo dai capelli bagnati che Klaus si affrettò a ricoprire di lunghi baci fino a risalire all'orecchio, alla guancia, alla bocca.

I pensieri si annullarono, il cervello di Katherine aveva definitivamente smesso di lavorare se non in funzione dell'ibrido che la stringeva come se fosse stata una tortura starle lontano per tutto quel tempo. Era così sbagliato e così piacevole che l'avrebbe seguito fino all'inferno.

Non ci volle molto prima che entrambi si ritrovassero nudi, senza difese, senza possibilità di tornare indietro. Avvolgendole una mano intorno alla vita, Klaus la costrinse a voltarsi di spalle, bloccandole la mano contro il legno della staccionata e risalendo dal ginocchio fino all'interno coscia con l'altra. Katherine sentì un gemito morirle in gola e il respiro spezzarsi ad ogni tocco. Non c'era scusa valida che valesse il groviglio di sensazioni che le dominavano mente e corpo in quel momento.

 

No matter where we go
Or even if we don’t
And even if they try
They’ll never take my body from your side
Love don’t die

   
 
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