Andy piangeva ed urlava di
dolore. Le sue unghie erano
rimaste attaccate alle pareti, come era successo a Samara tanti anni
prima, ed
ora le sue dita sanguinavano copiosamente.
Ad un tratto, Samara corse ad
arrampicarsi sulla parete.
- Ma che ti è
successo? – chiese allarmata.
Andy le mostrò le
dita senza unghie.
- Ah capisco. –
disse, recuperando il tono tranquillo.
- Non potresti alleviarmi il
dolore? – chiese il ragazzo cercando
di non urlare.
- Ci provo, dammi qualche
secondo. – fece Samara.
La bambina tentò e
ritentò, ma invece di migliorare, Andy
peggiorò.
- Scusami. – disse.
– Non ce la faccio. - .
Non vuoi fare del male a
nessuno?
Però lo faccio, e mi
dispiace.
- Lasciale in acqua e muovile
il meno possibile. – fece
Samara.
Andy obbedì, e le
fece tornare sotto lo specchio d’acqua. La
bambina cominciò il suo racconto.
- Il giorno seguente
all’addio di Tommy, andai con Anna
all’ospedale di Eola, che ben conosci. Ci rimasi per diversi
mesi, come ben
sai, senza che ottenessi un margine di miglioramento. - .
- Ok, fin qui ci sono. Cosa non
so della tua permanenza ad
Eola? – chiese il ragazzo.
- Ora ti farò vivere
in prima persona alcuni momenti che ho
vissuto lì dentro, quando non dormivo. – disse lei.
Lei non dorme mai.
Gli afferrò il polso.
I suoi occhi divennero quelli di Samara.
E il pozzo svanì.
Andy era diventato Samara.
Sono sola.
Samara fissava la parete di
fronte, rimanendoci per otto
ore, senza mai muoversi.
Mamma, dove sei?
Si alzò, e si mise
davanti alla porta, fissando l’orologio
sopra di essa, rimanendoci per sei ore.
Quanto dovrò
rimanere qui? Sono sola. Mamma, dove sei?
Non l’aveva
più vista da quando erano arrivati all’ospedale.
Samara si appoggiò al
muro, fissando catatonica il pavimento
per quattro ore.
Perché sono qui?
Sono sola. Mamma, dove sei?
Si spostò di fronte
alla telecamera che la stava riprendendo
da sedici ore, e la fissò.
Mi manchi, Tommy. Sono sola.
Mamma, dove sei?
Come lo aveva fatto con il
televisore nella stalla, Samara
riuscì ad imprimere delle immagini attraverso quella
telecamera. Le raccolse.
Una prima mostrava i due
bambini giocare nel cortile di casa
Morgan.
Una seconda mostrava il volto
sorridente di Tommy.
Una terza mostrava la madre.
Tornò sul letto, e
le fissò per tutto il tempo che le
rimaneva prima della prossima seduta col Dottor Scott.
Appena sentì la
porta aprirsi, le nascose sotto il cuscino.
- Vieni, Samara. Hai la seduta
col dottore. – disse l’infermiera.
Samara uscì,
prendendo la mano dell’infermiera.
Aiuto.
Lungo i corridoi,
incrociò lo sguardo di tanti altri
pazienti.
Sono sola.
Il dottore apparve dinanzi a
lei.
- Ciao, Samara. Accomodati pure.
– salutò lui.
Mamma, dove sei?
Andy tornò nel pozzo.
- Samara. – la
chiamò Andy.
La bambina alzò lo
sguardo.
- Vieni qui. – disse.
Samara, obbedì, ed
appena fu a portata di braccio Andy la
strinse a sé.
La bambina ricambiò
il gesto, stringendolo forte.
- Ci stai prendendo gusto.
– fece ridendo.
- In fondo, non volevi qualcuno
che ti desse un po’ d’affetto?
Un po’ d’amore? – rispose il ragazzo.
Samara si commosse, sentendo
quelle parole.
Andy alzò il braccio
con il cerchio, e vide parte di esso
scomparire.