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Autore: scImMIA    26/12/2008    4 recensioni
Dall'alto della navicella non potevo nemmeno lontanamente immaginare che le cose sarebbero andate diversamente ...
Dopo i tre anni di attesa ero tornato per aiutarti a combattere i cyborg, per conoscerti, per scoprire chi eri per la mamma e cosa saresti diventato per me ... per me, che non ti avevo mai avuto al mio fianco ...
Ma le cose sono cambiate così tanto e così all'improvviso ... Papà, nel mondo in cui vivi, io non sono mai nato.
Adesso basta ciondolare e seguitemi! Mi raccomando, leggete e recensite! Vi sfido ad arrivare alla fine! XD Un bacione a tutti da scImMIA.
E' STATO INSERITO UN NUOVO CAPITOLO, IL N°88!
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon Santo Stefano!! Come state? Passato un buon Natale e una buona vigilia? Io abbastanza bene, tutto tranquillo quindi sono a posto, spero che sia stato lo stesso per voi ^^
Nonostante oggi fosse stata una giornata da passare a poltrire come le precedenti, ho deciso di ultimare quel capito che avevo in giro da tempo perché mi era sorta l’iporazione e mi è sorto spontaneo che fosse stupido passare la giornata davanti al televisore e perdere l’attimo e quindi sono qui.

Innanzitutto voglio ringraziare un po’ di gente:
- ka39, nana987 e lilac che hanno recensito “Cosa ne pensa di questa esperienza?”, fic pubblicata un po’ di tempo fa e che ha partecipato ad un torneo indetto da Writers Arena;
- Angelo Azzurro, nana987 e kamy che hanno recensito “Non date da mangiare a papà!”, fiction leggera incentrata su Vegeta e famiglia;
- ka93 e kami che hanno recensito il mio ultimo lavoro “Fiocco di neve”, storia natalizia del fandom DragonBall basata sul principe dei sayan e riferita alla festa … introspettiva e seria fino alla fine, esclusa l’ultima riga XD
Se qualcuno volesse leggere queste storie che ho pubblicato recentemente lo può fare … se lasciate scritto qualcosa mi fa anche maggiore piacere ^-^

Passiamo alle risposte delle recensioni dell’ultimo capitolo!
Rory_Kaulitz: Il capitolo non lo faccio mai interamente tutto serio perché altrimenti sarebbe uno strazio per me scriverlo, un elemento leggero per bilanciare il tutto c’è sempre. Fammi sapere se questo capitolo ti piace, ok? Baci

Ka93: Trunks e Goten hanno compiuto un pezzo importante del piano di Piccolo e quindi loro sono abbastanza a posto, adesso vedremo assieme che combineranno gli altri! Fammi sapere se il capitolo ti è piaciuto!! Ciao, bacio

Vegeta4ever: In effetti mi faccio vedere poco ultimamente ma non lo faccio apposta … Vegeta e Piccolo sono poco sotto l’influsso del mago Babidi perché si sono fatti conquistare di loro spontanea volontà e se il sayan, come nell’opera originale, non risentiva molto della forza del mago, questo è da sommare anche al namecciano perché perchè pure lui è troppo orgoglioso da farsi comandare dal primo imbecille che cerca di domarlo … come dargli torto? Anche se non ci sono riferimenti nel manga perché non è presente, Piccolo ha fatto un giochetto simile anche con Garlik Junior e quindi il namecciano non ha fatto altro che approfittarsi della stupidità di Babidi. Il resto lo scoprirai in questo capitolo, se avrai pazienza lo scoprirai. Fammi sapere, mi raccomando, se non lo fai ti pulso a vita! Baci XD (per le tue drabble la recensione rimane invariata come contenuti, farla doppia sarebbe ripetitivo ^^).

Pepesale: Non mi importa se uno arriva prima o dopo ... l'importante è che arrivi! XD Sono contenta del fatto che il capitolo ti sia piaciuto, ce metto sempre molto impegno ^^ fammi sapere se anche questo capitolo ti piace, ok? baci!

Nana987: Ti sei sorbita un sacco di capitoli tutti assieme e nonostante tutto mi hai lasciato una recensione favolosa, come sempre. Questa tua forza d’animo a volte mi lusinga e contagia … Non ti preoccupare se non riesci a rimanere al passo, la storia rimane sempre qui e attenderà che qualcuno la venga a leggere e quindi non c’è affatto bisogno di correre. Visto che sei arrivata alla prima metà della storia sono contenta che ti sia piaciuta e pertanto spero che un giorno leggerai anche questa … aspetterò ^^. Bacioni tesoro, alla prossima!

Dopo questo vi lascio al nuovo capitolo! Non so quando arriverà il prossimo poiché sono un po’ indaffarata in questi giorni (come tutti, mi sembra normale) ma se non ci dovessimo sentire prima, auguro a tutti una buona fine e un buon inizio … un buon anno ^^
Beh, vi saluto carissimi e fatemi un regalo anche se in ritardo di qualche giorno: recensite! XD

Baci, a presto!
scImMIA


 

 

 

CAPITOLO 84
- IL RISVEGLIO DEL TERRIBILE MAJINBU –

« Quello a destra! Adesso quello a sinistra! … » il motore principale iniziò a rollare furente interrompendo l’avanzata dell’intera struttura « … Dev’essere andato ancora una volta in folle, ma perché deve essere tutto così complicato?! Goten, il pulsante blu, tienilo premuto finché non ti dirò “basta” ». Il piccolo sayan, sotto i comandi di Trunks che apparivano come autoritari ma tutt’altro che cattivi, zampettò nuovamente verso la sezione est del pannello dei comandi e dopo aver spiccato un piccolo balzo, posò i piedi in uno spazietto in cui non vi erano comandi e con l’intera mano destra spinse il bottone indicato dal glicine. Il motore tornò in fase e i colossali pistoni che costituivano quel marchingegno sembravano aver ripreso a pompare facendo riattivare i propulsori. Trunks, con le dita delle mani poggiate con leggerezza su di una piccola cupola di vetro che era incastonata nel sistema, faceva muovere la grande nave tramite quei piccoli spostamenti. Non ne aveva ancora compreso il motivo ma se spostava le dita verso destra la nave si scostava un poco in tale direzione mentre, sempre per esempio, se voleva salire di quota come in quell’attimo non doveva fare altro che far scivolare i polpastrelli dal centro dell’oggetto fino a raggiungere le sue estremità rifacendo poi lo stesso movimento se doveva aumentare ancora di quota. Dalla grande vetrata che era situata dinanzi a quel purpurrì di pulsanti, era già ben visibile una grande fetta delle verdeggianti campagne che circondavano quel luogo e il cielo, di quell’azzurro abbagliante, sembrava non volere fare altro che invitare i due a viaggiare con la fantasia. Goten rimase abbagliato da quello spettacolo e nonostante avesse già vissuto l’ebbrezza dell’altezza elevata grazie alla nuova dote del volo, non riusciva a tenere la boccuccia serrata dal gran che era emozionato. Il piccolo infatti pregustava già l’immensità dello spazio aperto con le sue stelle, i suoi pianeti e naturalmente anche con quel buio che però donava al tutto una spettacolarità capace di mozzare il fiato. Per vedere cotale scenario bisognava ancora attendere ma il bambino era già con la testa altrove e questo Trunks se ne ravvide ben presto: il sayan più maturo era concentrato nel viaggio spaziale, osservava davanti a sé come un vero navigante e nel frattanto, con gesti rapidi premeva con decisione tutti quei bottoni che sembravano facilitargli la peripezia pensando che Goten avrebbe proseguito a fare il suo piccolo dovere. Ingenuo … Stava ancora facendo salire di quota la nave quando all’improvviso, per un motivo che in principio gli apparve come inspiegabile, la grande astronave di Babidi sembrò cadere vertiginosamente in direzione di quelle montagne sulle quali, con tanta fatica, il sayan era riuscito a salire oltre. Il panico si stava impossessando della sua persona, il viso paonazzo dall’agitazione si voltava da una parte all’altra e poi Trunks, avendo un’illuminazione, si voltò verso il bambinetto poiché proprio lui aveva sotto controllo la parte del comando che coinvolgeva tale problema: Goten si era spostato e con aria sognante aveva poggiato i palmi delle mani e la fronte sullo spesso vetro tenendo alto il mento in attesa di scorgere le stelle, rimaneva sospeso a mezz’aria evitando che i piedi toccassero pulsanti che non andavano nemmeno sfiorati anche se, nel frattanto, quel pulsante blu che doveva tenere spinto era solo soletto a prendere aria …
« GOTEN! » lo richiamò il glicine con aria ferma e il Son, giratosi all’istante e comprendendo allo stesso tempo che aveva commesso un qualche errore grazie all’aria corrucciata del figlio di Vegeta, tornò al proprio posto e tornò a spingere quel bottoncino. L’equilibrio tornò stabile e la nave tornò nuovamente a salire verso lo spazio aperto.
Trunks sospirò mentre proseguiva a svolgere le mansioni che si era auto imposto « Fiuu … Goten, ma cosa ti avevo detto? » chiese poi con un tono che chiedeva un minimo di risposta. Il bimbo non disse nulla ma la sua espressione parlò da sé: il muso abbassato e la bocca arricciata in una smorfia triste evidenziavano uno status che andava ben lontano da quella che poteva essere definita come gioia. Goten infatti era dispiaciuto per ciò che era accaduto e nonostante non fosse successo nulla di pericoloso o irrimediabile, aveva compreso di aver messo in difficoltà l’amico quando (senza cattiveria comunque) aveva smesso di adempiere all’unico dovere a cui era stato affidato.
Trunks sorrise sentendo di aver già perdonato quel piccolo birbante e socchiudendo un poco gli occhi perché si sentiva meno teso « Non ti volevo sgridare e sappi che non lo farò di certo adesso. L’unica cosa che ti voglio dire è che a volte ci toccano delle responsabilità e che per il bene di tutti è meglio se mettiamo in pratica ciò che ci obbligano o meno … » il glicine osservò un poco alla sua destra, vide che il bimbo era ancora fermo nella sua posa mogia e abbattuta ma proseguì pensando che fosse giusto farlo « … Se non fossi tanto impedito a guidare questa nave ti lascerei scuriosare liberamente, credimi. Ma purtroppo, visto che a quanto pare per guidare questa trappola ci sia bisogno di diciotto persone, non potevo non chiedere il tuo aiuto ». Goten si morse un poco il labbro inferiore socchiudendogli occhietti che osservavano un punto indefinito del pavimento che sottostava il piano di controllo « Mi dispiace Trunks, non lo farò più … » mugolò poi dispiaciuto sotto l’osservazione di una persona che, nonostante non lo fosse affatto, si atteggiava involontariamente come un fratello maggiore e pertanto osservava con fare premuroso quel ranocchio di sette anni.
« Ti chiedo di resistere ancora un po’, finché non raggiungiamo lo spazio aperto » “ordinò” nuovamente il ragazzone con un tono che non voleva essere autoritario ma che alla fine nascondesse la certezza (o la speranza?) che il ragazzino avrebbe portato a termine il dovere che gli era stato imposto.
« Ma perché? » disse finalmente Goten che, battuto dalla curiosità, fu costretto a rivolgersi all’amico sayan guardandolo negli occhi. Trunks proseguì a far scivolare le sue dita lungo quella superficie liscia e trasparente facendo sollevare la nave nemica prima di osservare il bimbo con la coda dell’occhio « Da quello che ho capito quello è il dispositivo per abbattere attorno alla struttura una gran parte della forza gravitazionale e quindi non bisogna far altro che tenerlo premuto finché non raggiungiamo lo spazio ».
« Perché fino allo spazio? » domandò nuovamente Goten rapito da un’altra domanda che sembrava riempirlo di dubbi, cosa che voleva annullare il prima possibile. Trunks alzò una mano e con essa si scostò un ciuffo dagli occhi prima di slungarlo dinanzi a sé e poggiare il medio su di un bottone rosso porpora « Beh, è necessario perché finché non usciamo dall’orbita terrestre la gravità ci creerà problemi visto che questa navicella sembra non possedere propulsori abbastanza forti per abbatterla. Quando raggiungeremo lo spazio potrai smettere di premere il bottone visto che in quella zona la gravità è inesistente ». Il Son sorrise raggiante all’idea di raggiungere quel luogo che era più vicino di quanto si aspettasse anche perché le bianche nuvole stavano immergendo la nave per tutta la sua interezza. Il bimbo sospirò facendosi poi in avanti con il mento e poggiandolo sulla ferrea base della grande tastiera, gli occhi si fecero sognanti e si sollevarono nuovamente vero quel grande vetro in attesa delle stelle tanto attese « Che bello … » mugolò piano Goten facendosi maggiormente tenero mentre Trunks, che aveva ripreso a governare con entrambe le mani il timone, tornava ad osservare anch’egli verso quel bianco quasi abbagliante « … Ma che cos’è la gravità? ». Il sayan adulto per poco non cadde a terra … per una volta che pensava di parlare con lui di un qualcosa che stesse comprendendo …
Trunks tornò in sé ma comprese ben presto di trovarsi in difficoltà « La gravità … Come spiegartelo con parole semplici? Beh, non è altro che la forza attrattiva tra due oggetti per cui se la massa di entrambi è notevole la forza è proporzionalmente elevata se anche la distanza tra essi lo permette mentre questa è inversamente proporzionale se sia la massa che la distanza tra i due corpi è elevata ». Goten rimase pietrificato.
« Non hai capito una parola di quello che ho detto, vero? ». Il bimbo mosse la testa da una parte all’altra con la boccuccia semiaperta per fare in modo che tutti quei paroloni, inutilmente inseriti nella propria testa e naturalmente non immagazzinati, riprendessero il volo in direzione di mondi migliori. Trunks si grattò un poco la nuca « Allora … Diciamo che è quella forza invisibile che ci attrae verso il basso e che impedisce alla gran parte della gente di fare, ad esempio, dei salti esorbitanti ». Goten parve comprendere « Mi trascina verso il basso? ».
Il glicine annuì « Certo, se smetterai di volare infatti toccherai il pavimento della nave. Non è difficile, ma capirai bene come funziona quando lo studierai a scuola ». Il piccolo Son sorrise iniziando a ridacchiare per poi bloccarsi all’improvviso quando il cielo divenne buio e all’interno di esso le luci bianche tempestavano l’immensità …

******

Babidi era ormai in preda al panico e grazie alla tecnica del galleggiamento non riusciva a stare fermo un solo istante: svolazzava da una parte all’altra andando spesse volte dinanzi all’oblò che mostrava l’esterno e, oltretutto, disturbando la tranquillità di Darbula che stava via via vacillando a causa di quella frenesia causata dal suo padrone. Il mago inoltre borbottava tra sé e sé elencando i possibili espedienti che avrebbe potuto utilizzare per mettere fine alla vita – secondo lui miserabile – di quegli individui che gli stavano mettendo continuamente i bastoni tra le ruote. Il demone sospirava di frequente perché sarebbe bastato poco al suo padrone per sistemare quel delirio che stava perdurando da troppo: non avrebbe dovuto fare altro che mandarlo all’attacco e lui, devoto così com’era costretto a causa della maledizione, avrebbe fatto una strage in men che non si dica. Babidi però aveva ben altro per la testa: escludendo il fatto che stesse delirando di per sé, non voleva fare altro che far ritornare la nave al posto in cui stava, sbarazzarsi degli impiastri utilizzando le nuove cartucce a sua disposizione e in fine osservare la rinascita della creatura di suo padre in tutta la sua magnificenza (anche se non aveva mai visto l’aspetto di codesto MajinBu).
« Grande mago, mi mandi a sistemare la faccenda … » suggerì Darbula procedendo poi con ciò che aveva in mente « … Di sicuro c’è qualcuno che si diverte nella sala comandi, non dovrò fare altro che sistemare quello e poi porre fine alla vita degli amichetti di Kaioshin includendo anche lui nel mio elenco ». Babidi si fermò a mezz’aria lasciando che il mantello color carota svolazzasse accarezzato da un vento pressoché impercettibile. Il lord sembrò irritarsi notevolmente « Ti ho chiesto qualcosa Darbula? ».
Il suddito piegò la schiena in avanti e poggiò la mano destra sul petto all’altezza del cuore « No grande Babidi, chiedo perdono ». Il mago proseguì a rimuginare atterrando e poggiando i peduncoli al suolo « Vorrei soltanto che quei due si dessero una mossa, sono curioso di vedere come se la cavano … Se solo sapessi dove sono!! ». I piccoli passetti proseguirono a risuonare nella stanza con un ritmo regolare finché, ad un tratto, dei forti rimbombi riecheggiarono in quel luogo provenienti sicuramente dall’altra parte della porta d’ingresso. Entrambi i soggetti che erano nella stanza si allarmarono un poco e il mago retrocedette istintivamente ponendosi dietro al demone Darbula che, molto più tranquillo, attendeva un qualsiasi tipo di commento o altro da parte di Babidi « Darbula … » piagnucolò il piccoletto tremante come una foglia « … Chi può essere secondo te? ».
Il rosso riuscì a dire soltanto “Non saprei” prima che la porta si distruggesse interamente mentre al suo posto iniziava a comparire una pesante nuvola di fumo nella quale le sagome di due individui erano le uniche cose visibili. Le nebbie iniziarono a diradarsi quando una voce, altamente irritata e severa, riecheggiò alta e perfettamente udibile: « Razza di sciocco! Chi diavolo credi che sia? Tzk! ». Babidi strabuzzò gli occhi ed uscì dal suo nascondiglio riconoscendo la voce del principe dei sayan « Ma allora siete voi! Finalmente siete arrivati … ». Il namecciano avanzò preceduto da Vegeta con anch’egli le braccia conserte e lo sguardo severo lasciandosi alle spalle la porta completamente a pezzi mentre il mago, improvvisamente euforico per cotale trambusto, non riusciva a rimanere fermo: zampettava da una parte all’altra mentre le mani scheletriche sfregavano una con l’altra. Piccolo si guardò attorno e si sorprese nel vedere l’abnorme sfera del maledetto MajinBu che, posta lontana da loro, si illuminava ad intermittenza rendendo ben visibili quelle grasse venature che la ricoprivano per la maggiore. Vegeta sembrava meno interessato alla cosa e infatti, al contrario del namecciano che studiava a fondo persino quella patina rosata che ricopriva quell’involucro, prediligeva Darbula come oggetto dei suoi studi. Il principe dei sayan in realtà non vedeva l’ora di mettere fuori gioco quegli inetti e farla finita con quella assurdità perché pensava di essere ben oltre il livello necessario per la risoluzione di tale intoppo (e non si può dire che avesse tutti i torti) ma le continue lamentele del namecciano, perdurate fino ad un istante prima, gli facevano crollare la voglia di fare del baccano … Quando voleva Piccolo sapeva essere tremendamente pressante. Lo sguardo del sayan però rimase arcigno come quello del demone che pareva rispondere volentieri a quelle occhiate, incurante che ben presto avrebbe dovuto fare ben altre espressioni quando il muso verde avrebbe dovuto dare il “via” …
Babidi spalancò le braccia dopo essersi fermato dinanzi al namecciano e averlo spronato ad allontanarsi maggiormente dall’uscio « Ma dove vi eravate cacciati? E’ da un sacco che io e Darbula vi stiamo aspettando … » iniziò con voce squillate il maghetto facendo già saltare i nervi a Vegeta « … Abbiamo del lavoro da fare per voi, quindi aprite ben le orecchie ».
Il principe decise che non poteva essere trattato come una pezza da piedi: grugnì aggrottando le sopracciglia marcando maggiormente la “M” tenebrosa, voltò le spalle al suo “padrone” e lasciò che le parole di Babidi scivolassero sul suo regale didietro.
« Non azzardarti a darmi le spalle!! » urlò immediatamente irritata la pulce con una vena pulsante sulla fronte quando Vegeta osò fare lo sfrontato mentre nel frattempo Darbula, con un perenne sorriso sul volto, non vedeva l’ora di menare le mani per dimostrare al suo padrone che non aveva bisogno di quegli inetti … secondo il demone, lui bastava e avanzava. Piccolo storse il naso, osservò l’alleato che come sempre gli dava delle grane e poi cercò di attirare su di sé l’attenzione del mago « Umpf … Non ci faccia caso mago Babidi, anche se fa finta in realtà ascolta benissimo e non si perderà una sillaba. Dico bene? » chiese infine il namecciano in direzione del principe dal quale, oltre a ricevere un’occhiattaccia, ottenne soltanto un “Pensa pure a quello che ti pare” pronunciato con un tono fortemente ostile.
Il mago tornò tranquillo capendo che su di Piccolo poteva contare perché a suo avviso sembrava un essere di buon senso, si avvicinò a questo dopo essersi messo le braccia dietro alla schiena « Sta accadendo un bel guazzabuglio nella mia nave e vorrei che tu e il tuo amico mi risolveste questo spinoso problema. Lo farete? » domandò poi con aria severa anche se i suoi colpetti di acuto rendevano il messaggio tutt’altro che tale. Il namecciano annuì senza mutare espressione e pertanto il suo marchio rimase disteso al contrario di quello di Vegeta che oramai aveva assunto l’aspetto di una ragnatela, alzò un po’ gli occhi al soffitto facendo finta di riflettere e poi riabbassò le iridi verso il boss di quel luogo « Come ci possiamo muovere? ».
Babidi sorrise esterrefatto, incapace di credere che coloro che aveva preso inizialmente per nullità avessero soltanto potuto formulare una domanda simile: questa infatti, non chiedeva il “quando” ma il “come”, cosa altamente importante per il mago che ci teneva in particolar modo alla sua nave e alla prevenzione della sua creatura che, per un errore dei sottoposti, sarebbe potuta ferirsi o addirittura perire. Il mago portò nuovamente le mani davanti a sé e il suo chiaro gesto di esultanza convinse Piccolo a pensare che Babidi era davvero meno furbo di quanto desse a vedere.
« Meraviglioso, hai visto Darbula? Sono in gamba no? … » chiese il mago e senza attendere risposta si rivolse ai suoi nuovi giocattolini « … Molto bene, tutto ciò che dovete fare per ora è dirigervi nella sala comandi e fare fuori chiunque stia giocherellando con la mia navicella. Ma siate accorti, non vorrei che me la disfaceste più di quanto è già » si raccomandò poi con occhi socchiusi e brillanti.
Piccolo annuì ancora mentre Vegeta proseguiva ad osservare cinico la parete vuota di fronte a sé che non gli aveva fatto nulla di male mentre il buco enorme dove poco prima stava la porta lo invitava con le sue ombre a sparire da quel luogo … l’unica ragione che lo spingeva a rimanere dove stava era che sarebbe stata questione di minuti prima che il momento che agognava giungesse. Il namecciano fece crocchiare l’osso del collo e con un braccio si aiutò per fare maggiore forza su di esso e per far risuonare nuovamente quei ciocchi. Il mago socchiuse gli occhi e sembrò preoccuparsi vedendo tale atteggiamento « Tutto bene? Forse la passeggiata non è stata sufficiente? … » terminò con un tono un po’ irritato perché era stanco di dover rimandare oltre la faccenda.
« No di certo … » sentenziò Piccolo con un tono lievemente strafottente che però sia Darbula che Babidi percepirono chiaramente « … Sono semplici gesti che faccio abitualmente per prepararmi ».
Gli occhi alieni si chiusero e la mente iniziò ad elaborare il suo pensiero …

« Gohan, mi senti? »

******


« Gohan, mi senti? Com’è la situazione? »
Gohan sollevò istintivamente il mento verso l’alto nonostante spesse che la voce non veniva da tale direzione, strinse i pungi e con essi gli occhi come per acquistare un maggiore livello di riflessione. Gli amici vicini, notando tale comportamento, si avvicinarono al ragazzo eccetto uno che era indaffarato con quello che si era presentato come un problema. « Ti sento benissimo Piccolo … » iniziò il sayan scandendo bene le parole ma non alzando troppo il tono di voce « … Trunks e Goten sono nella cabina e stanno portando la nave nello spazio come avevi chiesto. Qui stiamo tutti bene per il momento ma non so per quanto la situazione potrà andare per il verso giusto … ». Una goccia di sudore scese dalla fronte mentre il padre del ragazzo, Goku, lo teneva per le spalle come per dargli forza.
« Cosa intendi dire? C’è qualcosa che non và? »
Gohan deglutì, riaprì gli occhi e sentendo la sua aura comprese che il signor Kibith era indaffarato nel compito che Kaioshin, la massima autorità tra i Kaio, gli aveva affidato con il preciso scopo di prolungare il tempo in quel luogo come poteva. « Ecco … » iniziò il sayan titubante e lievemente imbarazzato « … Il fatto è che quando siamo arrivati nel primo piano della nave Vegeta ha creato un buco nella prima stanza e quindi, visto che ormai siamo nello spazio aperto, tutto l’ossigeno sta fuoriuscendo da questa apertura e di questo passo saremo ben presto senza aria. Le stanze poi, essendo connesse una all’altra, non possono essere nuovamente sigillate … Forse Trunks è troppo occupato a far volare questa nave per occuparsi anche di questo ». Nel frattanto Kibith, viola in volto perché cercava come poteva si trattenere il respiro, bloccava il risucchio utilizzando quell’inutile tovaglia che teneva legata alla vita … A Vegeta (sicuramente) iniziarono a fischiare le orecchie.
« Adesso ci parlerò io con quella testa calda, voi cercate di resistere. Gohan, adesso fate ciò che vi chiedo con la massima accortezza ».
Il moro rimase ad ascoltare silenzioso annuendo solo di tanto in tanto con la testa e l’amico Crillin comprese che il dialogo era concluso soltanto quando il ragazzo rilassò gli arti è tornò dritto con la schiena: « Allora, cosa ti ha detto? » chiese tutto trepidante il tappetto. Gohan assottigliò gli occhi facendosi severo « Il piano non è complesso come struttura ma è necessaria una grandissima tempistica, per non parlare della rapidità … » il Son si voltò indietro facendo in modo che il padre fosse obbligato a mollare le sue spalle e a guardarlo negli occhi « … Papà, qui c’è bisogno di te ». Goku divenne improvvisamente serio: serrò le labbra e piegò un poco la testa in avanti annuendo poi con convinzione ferrea.
« Sta tranquillo figliolo, andrà tutto bene ».

******

La situazione pareva davvero tranquilla e se qualcuno avesse guardato quella scenetta non avrebbe lontanamente immaginato che nel frattempo la Terra correva un tremendo pericolo: Goten, appiccicato alla larga vetrata, mangiava con gli occhi le stelle immaginandole come formine di zucchero probabilmente appiccicate ad una gelatina gustosa e dai colori del mare e della notte. Trunks ogni tanto lo osservava non riuscendo a comprendere tutto quel trasporto per delle comunissime stelle senza sapere che forse, questa sua mancanza di comprensione, era dovuta soltanto al fatto che lui, alla stessa età di quel bambino che teneva storto quel nasino, non aveva potuto fare lo stesso e che invece, le stesse stelle, le aveva dovute lasciare perdere per problemi maggiori. Anche in quel momento non riusciva a cogliere quello splendore e quell’immensità che poteva regalare uno spettacolo così stupefacente: il suo cuore batteva forte sì, ma non come avrebbe fatto quello di un qualunque personaggio che si sarebbe ritrovato dinanzi a cotale meraviglia, i suoi battiti erano quasi regolari e il perché di quel piattume non se lo spiegava nemmeno lui … in quel frangente Trunks si stava chiedendo parecchie cose: era nello spazio, per la prima volta! Perché non ne era entusiasta quanto Goten?
Il bambino si staccò appena dal largo vetro e vedendo il riflesso del suo amico su di quell’elemento rimase a fissare le sue espressioni corrucciate senza riuscire a carpirne i motivi che rendevano Trunks a volte così cupo. Il Son voltò la testa verso sinistra lasciando che la mano destra rimanesse poggiata al vetro « Trunks? … » richiamò l’amico con voce non molto ferma « … A che pensi? ».
Trunks abbozzò un sorriso e voltò lo sguardo verso il bimbetto che, non curante di ciò che lo circondava, continuava a rimanere in piedi troppo vicino a quella tastiera. Le mani scivolarono sulla sfera e la nave salì ancora così come il cuoricino di Goten quando sentì la risposta dell’amico: « A niente Goten … Non stò pensando a niente ».
Menzogna.
« Non è vero, mi stai dicendo una bugia … » il bimbo strinse entrambi i pugni e serrò le labbra quando vide quegli occhi azzurri voltasi nuovamente sullo spazio e non rimanere su di lui « … A cosa pensi? Perché a volte sei così triste? ». Le dita del ragazzo più maturo sembrarono ritirarsi per un attimo, colte da un improvviso senso di auto-protezionismo, ma poi, quando il sayan pensò bene che non vi era alcun motivo per nascondere ciò che pensava, tornò a carezzare con maggiore leggerezza la sua sfera « Penso continuamente a tante cose Goten, per questo a volte mi ritrovo pensieroso ».
Gli occhietti scuri si socchiusero un poco come dispiaciuti da quello che stava accadendo perché Goten non voleva apparire come impiccione, come rompiscatole, come ficcanaso, ma voleva sapere soltanto perché … « Ma a volte sembri triste … ». Gli occhi color del cielo si voltarono verso il Son e rimasero posati su di esso anche se erano lievemente languidi, le labbra tornarono a piegarsi in un flebile sorriso mentre i capelli di quello strano ma tanto bel colore piovevano su di quella fronte ottenebrando maggiormente quell’espressione già malinconica « Vedi Goten, non sempre si pensa a cose piacevoli … » iniziò con voce un po’ bassa ma udibile dal bimbo « … Adesso per esempio, mi stavo chiedendo perché non mi entusiasmasse questo spettacolo ».
Goten tornò a fissare l’esterno: quel buio immenso velato di quelle sfumature azzurre era mozzafiato, le stelle che stavano in esso poi, con le loro gradazioni e brillantezze differenti, erano una coperta stellare nella quale il piccolino non sognava altro che tuffarcisi mentre i pianeti lontani dai colori più disparati erano delle buffe palline con le quali il sayan avrebbe voluto giocarci. Per un attimo il piccolo abbassò il capo tristemente non capendo perché all’amico non piacesse tale visione ma poi però, grazie ad un lampo, riacquistò il sorriso. Si voltò ancora verso sinistra e richiamò nuovamente l’attenzione del glicine « Hei Trunks, questo vuol dire che hai visto qualcosa di ancora più bello? E che cos’è? ».
Il sorriso del lilla si spense e con esso anche la gioia del bambino quando la risposta riecheggiò in quella stanza di metallo … « No Goten, non ho visto niente di più bello ». Quella serietà nel tono, quella rigidità nei muscoli facciali, tutte quelle circostanze spiazzarono il Son molto più di quanto una comune sgridata da parte di sua madre avrebbe potuto fare. Le parole morirono in bocca e Goten non riuscì a pronunciare più nulla. Trunks però, che sapeva guardare e capire con attenzione, comprese che il bimbo voleva chiedere dell’altro, controbattere con gli unici mezzi che poteva, ma che non ci riusciva.
Gli occhi azzurri tornarono ad osservare le stelle e iniziarono a splendere anch’essi per colpa della loro patina umida che li ricopriva « Non è facile dimenticare e per questo non scorderò il mio terribile passato, ciò che io e le persone a cui tenevo abbiamo dovuto subire e quindi, per quanto io mi sforzi, il tormento accompagnato dai miei incubi tornerà sempre a farmi visita nonostante adesso tutto sia tranquillo. Sono stato marchiato e fin da piccolo non ho potuto giocare come un bambino normale perché dovevo difendere mia madre dai mostri e allo stesso tempo diventare un uomo grazie all’aiuto di tuo fratello … » Goten sembrò confuso e nonostante sapesse che in un passato differente suo fratello era stato il maestro del suo più grande amico, gli sembrava ancora strano immaginare la scena visto che Trunks era ben più grande di Gohan « … Il fatto è che adesso, essendo cresciuto in quell’inferno, non riesco ad apprezzare queste cose a pieno ed anzi, mi viene spontaneo riflettervi ogni volta sopra andando così a perdere di vista il vero valore che possiedono. Oppure, molto semplicemente, non ci riesco perché ho sempre altro per la testa ».
Goten abbassò un poco gli occhi e poi li rialzò quando si sentì un po’ più sicuro « Quando eravamo in quella stanza strana, in quella che è diventata una landa rocciosa, sei diventato ancora più cupo … » Goten fece i pochi passi che occorsero per raggiungere il bordo della larga pulsantiera e dopo aver fatto un piccolo balzo atterrò allo stesso piano in cui stava Trunks « … E’ colpa del tuo papà? ».
Il glicine assottigliò gli occhi e le sue parole vennero pronunciate con un tono basso « Ammetto che Vegeta mi dà parecchio da pensare perché, nonostante sia mio padre, non sono ancora in grado di comprenderlo … » le sottili dita scivolarono sulla sfera brillante e poi si spostarono per premere alcuni bottoni prima di tornare al posto precedente « … E il fatto che spesso lui mi tratti come se non ci fossi mi rattrista ».
Goten si avvicinò al soldato abbattuto dall’amico quand’era entrato in quella stanza e controllò che fosse ancora svenuto e poi, per maggiore sicurezza, gli diede un’ulteriore colpo alla testa con un pugno per prolungare il suo sonno « Il tuo papà è cattivo, il mio non si comporta così con me e con mio fratello ». Trunks abbassò lo sguardo amareggiato « Non sono la stessa persona quindi è comprensibile che non si comportino alla stessa maniera … Non credo che Vegeta sia cattivo ma questa sua perenne imprevedibilità mi confonde continuamente e ogni volta mi fa cambiare idea su di lui … » sospirò mentre il Son, arrivato al suo fianco, saltò nuovamente sul pianale metallico ponendosi però alla sinistra del giovane « … A volte sento che tiene a me, a volte mi sembra di essergli soltanto un impiccio. Non sono veramente suo figlio perché non è lui il mio padre naturale ma mi piace pensarlo, così ho la sensazione di avere anche lui al mio fianco oltre a mia madre, così ho l’illusione che la mia famiglia sia completa ».
Goten si sedette nel bordo del piano e per un attimo si sentì in colpa per aver fatto iniziare quel dialogo al quale sapeva che non sarebbe riuscito a tenere la parte del consolatore e, mentre Trunks continuava a guidare con la mente altrove, il piccolino si strinse nelle spalle mortificato nascondendo il viso in esse.
« Goten, tu fortunatamente non puoi capire cosa significa crescere sapendo che il proprio padre è morto e che non potrà tornare, avere come unico sostegno la persona a cui farai del male, vivere costantemente con la paura nel cuore … » la mano destra si spostò nella medesima direzione e dopo aver premuto un pulsante specifico la nave iniziò a volare per conto proprio guidato da un pilota automatico. Trunks abbandonò la sfera dandogli le spalle e dopo essersi poggiato con le natiche al margine della tastiera dei comandi attirò con il braccio destro Goten a sé e poi si piegò con il busto in avanti per scorgere i suoi occhietti ancora nascosti « … Mia madre adesso è al sicuro, per lei non ho nulla da temere, ma ora che ho trovato un padre, anche se in una dimensione che non mi appartiene, non voglio perderlo anche qui senza sapere per davvero cosa io sia per lui ».
Il bambino alzò il viso e fece in modo che il glicine potesse scorgere gli occhietti. Trunks diede in cricco al piccolo nasino con la mano sinistra e ridacchiò quando vide Goten fare smorfie buffe per colpa dell’attacco. Il Son rispose sorridente con il medesimo attacco e il glicine arricciò più volte il naso per sollevare il disturbo, incrociò gli occhi azzurri e tornò ad osservare Goten negli occhi che aveva nuovamente il sorriso. Il bimbo intrecciò le dita e parve perplesso per l’affermazione che stava per proferire « Però … » iniziò riluttante in principio « … Però il tuo papà è cattivo secondo me ».
Trunks sorrise mostrando i bianchi denti, colpito da quella dichiarazione innocente e sincera. Incrociò le braccia al petto sentendo di aver recuperato la serenità « Diciamo che è severo ».
I due si osservarono negli occhi e dopo essersi fissati per un lungo istante, sorrisero entrambi colti da un senso di leggerezza … Goten non aveva di che preoccuparsi: aveva soltanto posto una domanda e se Trunks aveva risposto era perché egli lo voleva e non era di certo colpa sua se al piccolino gli dispiaceva sentire la verità anche se il Son dall’amico non voleva altro che questo perché voleva soltanto aiutarlo. Trunks si sentì nuovamente rinvigorito: sfogarsi lo aiutava a trovare nuova forza per affrontare i problemi e la determinazione che gli serviva per non annichilire agli occhi di Vegeta.
La calma perdurò finché un soggetto apparso all’improvviso sull’uscio della porta non ruppe l’atmosfera con la sua aria affannata. Il lilla voltò la testa verso la porta abbattuta e assottigliò gli occhi quando vide chi vi era su di essa. Sciolse l’intreccio delle braccia e si staccò dal bordo della tastiera prima di proferire parola, prima che Goten cadesse a terra perché si era sbilanciato troppo in avanti per vedere chi fosse « Signor Crillin, ma che ci fa qui? ».
Crillin prese fiato e riempì i polmoni più volte per recuperare ossigeno aiutandosi anche con le braccia, che aperte e chiuse contro il petto, lo aiutavano nell’intento « Ragazzi, dovete tornare insieme a me al piano di sotto. C’è impostato il pilota automatico? » chiese poi notando bene che Trunks non era affatto indaffarato ai comandi ma era libero come l’aria. Il glicine annuì dopo aver rialzato in piedi il Son « Ma cosa sta succedendo? ». Il tappetto non permise al ragazzo nemmeno di riordinare le idee: gli corse alle spalle e con delle sonore spinte lo obbligò a oltrepassare la porta con alle spalle Goten che lo osservava spaurito tanto quanto Trunks.
« E’ stato Gohan, su richiesta di Piccolo, a chiedermi di venirvi a prendere e visto che gli altri sono piuttosto occupati ho accettato e poi … » Crillin si voltò indietro, nuovamente in direzione della sala comandi, e dopo aver generato un Kienzan di piccole dimensioni lo scagliò nella sala che esplose all’istante incenerendosi completamente « … Mi aveva chiesto di disfare anche la sala controllo ». Trunks rimase perplesso e per un attimo il sangue raggelò un poco « Ma perché? Dopo tutto quello che ho fatto per portare la nave fin quassù … » mugolò il sayan un po’ afflitto.
« Mi spiace ma mi hanno detto di fare così … » Crillin tornò in prima linea superando il ragazzone ma rimanendo dietro al bambino che era già andato oltre, attratto dalla puzza dell’avventura. Saltò nell’apertura che dava al piano successivo ma subito dopo esser sparito riapparve aggrappandosi con entrambe le mani al bordo di essa e poggiando il mento al pavimento sul quale Trunks ancora poggiava. Crillin assottigliò gli occhi e fece finta di essere arrabbiato « … Comunque ti ho sentito prima, sai? Sbaglio o ti avevo chiesto di non chiamarmi più “Signor”? Smettila di darmi del “lei”, mi fa vecchio così! ». Il glicine, dopo un attimo di spaesamento nel quale gli occhi azzurri si spalancarono dalla sorpresa, iniziò a ridere leggero e spontaneo « Hah, scusami tanto. E’ la forza dell’abitudine, è più forte di me ».
« Ha, ma davvero? Allora cerca di toglierti queste brutte abitudini » scherzò Crillin iniziando a calarsi con dietro un sayan che, dopo aver fatto un piccolo salto, scese anch’egli nel passaggio assecondando anche i suoi discorsi e prendendolo in giro a modo suo: « Ma certo signor Crillin, come preferisce ». I due risero per tutta la lunghezza dei due passaggi che dovettero attraversare e all’arrivo gli amici non capirono bene cosa avessero quei due … sorridevano come sciocchi e si lanciavano occhiate d’intesa, nulla di più.
Goku arricciò il naso e portò una mano al mento sfregandoselo un po’ prima di piegarsi un poco alla sua destra e portando la stessa mano dinanzi alla bocca, come per rendere meno udibile quel messaggio che però, visto il timbro alto di voce utilizzato, vennero udite pressoché da tutti: « Hei Goten, che hanno quei due da ridere? ». Il bimbetto fece spallucce e inclinò la testa da una parte quando un grosso punto interrogativo rosso gli apparve sopra alla testa « Non ne ho idea » pronunciò soltanto non soddisfando la curiosità paterna. Il guerriero di infimo livello Kaharoth (per gli amici Goku) tornò ritto e puntò i pugni ai fianchi indispettito, voltò lo sguardo verso sinistra e dopo averlo richiamato chiese al suo primogenito: « Gohan, perché ridono? ». Il ragazzo avvampò e strinse i pugni « Ma chennesò io! » lo sgridò il figlio apparendo più maturo del genitore.
Trunks si avvicinò a Gohan ma prima che potesse dire qualcosa riguardo a cosa era accaduto poco prima, si ricordò di qualcuno alle estremità della stanza superiore che gli era parso ormai senza forze. Lo additò ricordando a mente dove fosse dislocato « Ma cosa sta facendo Kibith? Sembrava uno straccio » disse abbastanza tranquillo prima di irrigidirsi udendo ancora una volta la voce del superiore/divino Kaioshin: « Sta facendo in modo che l’errore di Vegeta non ci costi la vita! Per colpa di quell’imprudente tutto l’ossigeno delle stanze sta uscendo da quel buco che ha fatto nella stanza di sopra!! ».
« Buco? » chiese Trunks più a sé stesso ma poi alzò le spalle immaginando che il padre sarebbe stato benissimo in grado di combinarne una delle sue comportandosi da spaccone. Tornò ad osservare l’amico Son « Cosa sta accadendo? Perché hai chiesto a Crillin di distruggere la sala comandi? ». Gohan incrociò le braccia al petto e sospirò un poco per recuperare tranquillità perché il fratellino, incurante di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, correva da una parte all’altra della stanza con le braccia aperte imitando la figura di un aereo « Lo abbiamo dovuto fare così Babidi non sarà più in grado di pilotare la nave per ritornare sulla Terra se per caso dovesse rimanere integro. Ce lo ha chiesto Piccolo tramite telepatia ».
Trunks portò le mani ai fianchi e osservò stranito Goku che faceva esercizi di riscaldamento: il Son fletteva le gambe stirando prima l’una, poi l’altra e inarcava la schiena finché con le mani non riusciva a raggiungere ed afferrare il tallone rinchiuso nello scarponcino e toccare con il mento il ginocchio della medesima gamba. Gohan scrutò il padre e poi l’amico dai capelli lilla. Con un braccio riuscì ad acciuffare Goten e a tenerlo vicino a sé prima di parlare ancora « Dobbiamo concentrarci adesso e fare tutto rapidamente … ».
« Cosa dobbiamo fare? » chiese il sayan affiancato da Crillin e Kaioshin, entrambi seri in volto.
Gohan divenne grave « Dobbiamo far saltare completamente in aria la nave e scappare prima che le esplosioni ci coinvolgano ». Lo stesso giovane, così come il padre, alzò la mano destra in direzione della parete che era dietro al figlio del principe e poi, dopo aver generato su di essa una piccola onda dal potere minimo, fece in modo che essa guizzasse a ridosso della superficie curva senza però sfondarla o intaccarla. Una ventina di sfere vennero realizzate e ognuna di esse si posizionò allo stesso modo della primissima mentre nel frattempo Kibith tornava a fianco del proprio signore in attesa di ulteriori istruzioni. Trunks si osservò attorno non capendo il perché di quella quiete se pocanzi Gohan aveva espresso la richiesta del velocizzare i tempi …
La risposta arrivò: improvvisamente le bolle esplosero fragorosamente e l’intera stanza si disintegrò lasciando delle pareti soltanto piccole briciole che iniziarono ad addentrarsi nello spazio sconfinato che si vedeva perfettamente. Coloro che erano più distanti si avvicinarono a Son Goku prima che lo spazio aperto li potesse risucchiare e successivamente si aggrapparono ad esso confidando nelle sue capacità e sparendo poi con esso prima che potesse essere troppo tardi.

******

Una scossa smisurata fece sussultare i padroni di “casa” e mentre il pavimento era ancora intento a subire le conseguenze di tale avvenimento, il mago Babidi cadde a terra in preda all’agitazione dopo aver perso l’equilibrio. Il soffitto della stanza, anch’esso tremante, si lasciava sfuggire polvere ferrosa per colpa dello strofinio tra i vari tasselli della nave e questa poi, accompagnata anche da frammenti più o meno piccoli, cadeva al suolo sporcando coloro che vi erano al di sotto.
Babidi, apparendo come fifone, iniziò ad emettere dei gridolini acuti che infastidirono parecchio e poi « DARBULA!! MA CHE COSA STA SUCCEDENDO?!?! » urlò straziante in direzione del demone che, al contrario, appariva quasi placido. Darbula voltò lo sguardo in direzione dei due nuovi adepti e li scrutò con occhio critico che poi divenne ancora più marcato quando iniziò a chiedersi perché Vegeta e Piccolo non fossero affatto presi da tale avvenimento: si immaginava infatti che si sarebbero perlomeno chiesti tra di loro cosa stesse accadendo … Se non si fosse intuito, Babidi e Darbula non sapevano bene con chi avevano a che fare …
Le frazioni di secondo che passarono da quell’attimo furono davvero poche, quasi numerabili sulle dita di una mano: un piccolo vento smosse i capelli corvini del sayan e quando ciò accadde sia Vegeta che Piccolo alzarono una mano in direzione dei nemici e scagliarono su di essi due potentissime onde d’energia. Mentre Darbula fulminava Goku e i nuovi arrivati che erano apparsi improvvisamente alle spalle dei traditori, scattò verso destra evitando l’onda lanciata dal sayan e annullò con entrambe le mani quella che era diretta al suo padrone. Rapido e improvviso il demone si spostò velocemente alle spalle dei nostri amici cogliendoli di sorpresa ma, se la maggior parte di questi riuscì a sfuggire alle sue grinfie, Kibith venne bloccato e sortì un destino diverso: Darbula aprì la mano destra e con essa disintegrò il secondo essere divino facendolo sparire interamente tra urla strazianti di questi. Mentre la nuvola di fumo aleggiava ancora nell’aria Kaioshin provò la voglia di distruggere Darbula con le proprie mani ma Gohan non glielo permise « Non c’è sufficiente tempo! » disse soltanto il Son sapendo ciò che avrebbe dovuto fare ancora Piccolo e il tempo scarso che rimaneva alla nave prima di saltare completamente.
Babidi scappò andandosi a rintanare a fianco della sfera di MajinBu e dopo aver visto di sfuggita il nuovo livello di energia ottenuto, si mise le mani nei pochi peletti del cranio che possedeva per la rabbia « CI MANCAVA COSI’ POCO, CI MANCAVA COSI’ POCO!!! » urlò inferocito e afflitto perché il suo sogno gli era sfuggito di un soffio. Mentre il namecciano, silenzioso e accigliato, scattava verso il mago cattivo, Vegeta rieseguì la stessa movenza fatta poco prima centrando nettamente il bersaglio quella volta e ferendo così in modo evidente il braccio sinistro di Darbula che non smetteva di sgorgare sangue dalle nuove ferite fatte su di esso dall’onda dorata. Mentre il demone era indaffarato con il colpo di Vegeta, Piccolo riuscì ad avvicinarsi al mago e tranciarlo in due parti con un braccio separando così busto e gambe tra di loro. Nonostante la voglia di finire il lavoro fosse alta, i due vennero obbligati a fermarsi, « DOBBIAMO ANDARE, NON C’E’ PIU’ TEMPO!! » urlò Crillin sentendo vicinissime le esplosioni delle stanze vicine e Goku, unico che poteva permettere la fuga, afferrò entrambi i suoi amici vogliosi di lotta e scomparve nel nulla grazie alla tecnica del teletrasporto.

Il silenzio verbale nacque nulla stanza e Babidi, moribondo come un agnello sgozzato, iniziò a farfugliare sommessamente maledicendo anche il suo subalterno che in quel momento non poteva salvargli la vita poiché incapace di teletrasportarsi come il sayan di poco prima … « Per il risveglio del mio MajinBu … ci mancava così poco … il mio MajinBu … ». Mentre i ciottoli del soffitto staccati da esso e caduti a terra vibravano per le esplosioni vicine, Darbula osservava mesto a terra sentendo di aver commesso un grave errore a sottovalutare quelli che aveva catalogato come inetti. Il mago, sdraiato a fianco della sfera del suo essere, esortò al demone di avvicinarsi « Darbula … » mugolò affaticato « … Avvicinati … ». Darbula obbedì senza fiatare ed eseguì quelle che secondo lui sembravano le ultime volontà del suo signore: « Dimmi Darbula … Come si immagazzina l’energia per … il mio MajinBu? ». Il suddito rispose senza chiedersi il perché di tale domanda « C’è l’aspiratore di energia oppure questa viene immagazzinata automaticamente dalla stanza e trasferita della sfera se io o altri feriamo un nemico che è all’interno di essa ».
Babidi assottigliò gli occhi e alzando un braccio verso il suo secondo gli fece cenno di avvicinarsi ulteriormente. Darbula si inginocchiò e quando la mano del mago passò dinanzi alla sua fronte si sentì stranamente molto più leggero ma anche parecchio confuso … iniziò infatti a chiedersi dove si trovasse …
« Ma che cosa … » sussurrò il demone rosso passandosi le mani sul volto e poi, vedendo la figura di Babidi e ricordandosi che egli, nel suo mondo, l’aveva annichilito e obbligato a schierarsi dalla sua parte, si alzò in piedi furioso « Mi ricordo di te! Adesso me la pagherai!! » gridò cattivo con la voglia di spezzare quella vita così da essere bilanciata con il suo corpo anch’esso tranciato. Il mago sorrise mostrando i dentacci gialli « Hai detto proprio bene Darbula … l’energia proviene dai nemici … » sibilò Babidi osservando la fronte del rosso sulla quale la “M” nera era completamente scomparsa. Le braccine scheletriche vennero sollevate entrambe e gli occhi verdi si sbarrarono « TATTARATAAAA!!!! » sbraitò il mago con sforzo prima che il demone, ignaro di ciò che stesse accadendo, scoppiasse in mille pezzi dopo essersi deformato fisicamente e aver emanato il suo ultimo sospiro.
La lancetta rossa si spostò ancora, il visore si illuminò e il mago iniziò a pregare per la propria vita e quella del suo MajinBu …

******

« Certo che hanno fatto un bel macello quelli là al torneo, fortuna che ho il mio veicolo nella capsula e quindi è rimasto intatto » borbottò Bulma irritata da tutti quei sassi che era costretta a scavalcare perché ostruivano la strada non permettendo però a Yamcha di darle una mano. Gli amici dietro seguivano l’azzurra senza fiatare: i due cyborg erano restii per carattere a parlare mentre la piccola Marron, in braccio al moro, faceva i saluti alla coraggiosa ma infortunata Videl che era trasportata di peso dal forte Juma sotto richiesta della sua principessa isterica (ovvero Chichi). I signori Brief affiancati dal maestro Muten, Olong e Pual, percorrevano il medesimo percorso chiudendo la fila chiedendosi quanto tempo ci avrebbe impiegato Bulma a trovare uno spiazzo abbastanza grande per far esplodere la Capsula Hoi-Poi. Dopo alcuni minuti di incamminamento utili per allontanarsi dalla zona del torneo, la scienziata trovò lo spazio che cercava e pertanto, dopo aver richiesto a tutti di fargli spazio, spinse il bottoncino dell’oggetto e dopo averlo lanciato a distanza attese che questo emettesse il suo “Poff”, suono che indicava la trasformazione dell’oggetto.
« Su, tutti nel mio aereo! … » incitò Bulma aprendo al contempo il portellone laterale del veicolo giallo canarino « … Si và alla Capsule Corporation adesso! ». Tutti salirono nella nave accomodandosi nei seggiolini in pelle spargendosi un po’ da una parte e un po’ dall’altra: Chichi e la giovane Videl si sedettero nell’ala sinistra del veicolo, i signori Brief si misero nella prima fila dell’ala destra che era in prossimità dell’autista, i due trasformisti e il vecchio Genio si sedettero nella seconda fila destra del veicolo mentre i 17 e 18 si misero nella medesima fila ma dall’altra parte del veicolo. Per motivi di spazio Juma dovette andare nei sedili che raramente venivano utilizzati e che si trovavano nello spazio adibito a bagagliaio mentre Yamcha, essendo ancora marito di Bulma, si sedette a fianco dell’autista.
La pilota si accertò che tutti fossero seduti e accese i propulsori della nave premendo un pulsante « Si parte!!! » esclamò poi per divertimento quando il veicolo iniziò a sollevarsi di quota.
Dall’alto le città erano belle da vedere ma Chichi aveva già nostalgia della tranquillità della sua bella casetta immersa nella campagna. La donna sospirò e Videl si accorse di ciò « C’è qualcosa che non và signora? » chiese sporgendosi un poco in avanti per osservare meglio le espressioni della mora. Chichi poggiò una mano alla guancia destra mentre con il braccio sinistro si legava il bacino « Uff, mi stavo chiedendo cosa stessero facendo Gohan e Goten in questo momento … Sono un po’ in pensiero per loro » borbottò attirando l’attenzione degli amici.
Bulma non si voltò indietro ma osservò lo specchietto retrovisore centrale per scrutare il viso dell’amica, sorrise poi sicura di ciò che diceva « Sono certa che stanno tutti benissimo: non muoiono tanto facilmente, hanno la pellaccia dura e quindi torneranno sani come dei pesci ».
Genio strinse un poco il suo bastone, sistemò gli occhiali da sole e alzò il tono di voce per sovrastare i risolini di Marron che si divertiva a tirare i capelli dello zio « Ma certo, ma perché non sei in pensiero anche per Goku? ».
Chichi ringhiò « Sgrunt, di lui non mi importa. Preferirei che esplodesse la Terra piuttosto che i miei bambini rischiassero così tanto la vita!! » … i presenti lasciarono correre che la donna avesse detto in realtà un grosso contro senso …
Videl alzò gli occhi verso il soffitto del veicolo immaginando il cielo azzurro che era dall’altra parte, intrecciò le dita delle mani tra loro e poggiò entrambi gli arti sul petto, vicino al cuore. Rossa in volto abbassò il viso e mormorò con amore negli occhi parole che colpirono Chichi nel profondo anche se letteralmente non avevano nulla di importante « Anch’io vorrei che Gohan fosse qui … ».
Una folata di vento improvvisa e stranamente interna al veicolo, urla di persone urtate e dopo un momento di spaesamento la situazione fu chiara: Goku alzò il busto e si osservò attorno vedendo fin da subito l’espressione imbufalita di sua moglie sulla quale stava poco composto « Hoibò, ciao Chichi! » la salutò sorridente ottenendo però soltanto un cucco in piena testa.
« Haio, che male … » mugolò Crillin massaggiandosi la testa prima di aprire un occhio « … hai proprio la testa dura, lo sai? » disse a sua moglie poiché l’aveva colpita ma lei, invece di arrabbiarsi come chiunque si aspetterebbe, sorrise melliflua pensando che un bel colpo in testa al compagno non facesse affatto male. Il tappetto alzandosi posò le mani sulle ginocchia ricoperte dai jeans di 17 e, visto che tale azione irritò fortemente il ragazzo, Crillin venne scagliato grazie ad un sonoro cartone nella lamiera laterale del veicolo … il nano si ritrovò per metà nel mezzo e per metà all’esterno. Videl, la carinissima ragazza, urlò in preda all’imbarazzo quando si ritrovò Gohan addosso e nonostante il suo desiderio fosse stato apertamente soddisfatto, proseguì a gridare sentendo le sue mani addosso mentre il piccolo Goten sottolineava la situazione dicendo apertamente “Gohan tocca Videl” … I ragazzi, più impacciati per l’imbarazzo che altro, rossi e nervosi faticarono a liberarsi dell’ingarbuglio.
Il lilla si ritrovò seduto sul morbido ma quando comprese che questo non fosse altro che Pual spiaccicato sul seggiolino, si alzò repentino scusandosi all’infinito. Piccolo e Kaioshin erano precipitati in braccio al signor Juma e silenziosi si osservavano attorno notando che forse lì in mezzo quello messo peggio non era altri che Vegeta: il sayan infatti, caduto per fatalità in mezzo ai signori Brief, soffriva come un cane mentre non riusciva a liberarsi dagli abbracci della donna dai capelli biondi … « Hoo, Vegeta! Che bello abbracciarti! » esultava lei coprendolo di smancerie e il moro, quando toccò il picco della frustrazione (ovvero dopo due secondi), scatenò la sua rabbia facendo udire a tutti ciò che sentiva dentro e nominando chi avrebbe saldato quell’affronto: « IO TI AMMAZZO KAHAROTH!! ».

Dopo vari minuti nei quali si ricercò un minimo di ordine, iniziarono a piovere le domande da parte di coloro che erano stati attaccati a tradimento mentre coloro che erano piovuti dal cielo, nessuno escluso eccetto il piccolo Goten, vennero segregati nella coda del mezzo per punizione assieme al namecciano Piccolo e a Kaioshin.
« Diteci cosa diavolo stà accadendo qui! » esordì arrabbiata Chichi perché ancora inferocita per quanto accaduto poco prima mentre nel frattempo Bulma, non vista dal marito che era occupato con altro, osservava un certo individuo utilizzando lo specchietto retrovisore …
Crillin aprì un poco le braccia iniziando a raccontare l’intera vicenda sorvolando le parti che avrebbero dato da penare alla donna: « Un mago di nome Babidi aveva l’obiettivo di risvegliare la sua creatura, il terribile MajinBu, utilizzando l’energia nostra e dei vari individui che hanno attaccato voi al torneo. Siamo stati costretti a batterci contro i suoi scagnozzi ma alla fine abbiamo avuto la meglio … adesso possiamo dire che possiamo stare nuovamente tranquilli, non c’è più nulla da temere! » finita la solfa iniziò a ridacchiare facendo al contempo i giochini con la sua bambina.
« Quindi è tutto finito, giusto? » chiese Genio voltandosi completamente indietro verso i suoi vecchi allievi. Goku annuì dando una forte pacca sulla spalla del figlio che gli stava a fianco « Hehehe, già ». L’anziano maestro corrugò le sopracciglia e si posò una mano sul mento coperto dalla barba bianca, si schiarì la voce prima di parlare « Capisco, ma cosa sono quei segni sulla fronte di Piccolo e Vegeta? » disse notando le “M” presenti sulle fronti dei due alieni. Kaioshin si voltò all’istante verso i due e se su Vegeta non riuscì a notare il segno poiché gli dava perennemente le spalle, si impensierì notando sul namecciano il simbolo nemico. Il dio iniziò a farfugliare perplesso « Ma perché ci sono ancora? Sono forse segni perenni? … ».
Gohan si portò una mano al mento e iniziò a riflettere non notando lo sguardo di Videl che era puntato sempre su di lui … « Humm … Pensavo che sarebbe stato come per Darbula: se veniva ucciso i suoi effetti magici sarebbero scomparsi insieme ad esso e invece … » il Son negò con la testa e portò le mani ai fianchi « … Hoh, funzionerà diversamente, cosa volete che vi dica ».
Trunks annuì con la testa e per un attimo osservò la fronte di Piccolo « Darbula era un demone mentre Babidi un mago dai grandi poteri, la differenza magari consiste soltanto in questo. Il segno rimarrà ma non avrà nessun effetto visto che il mago non riuscirà a manipolare le loro menti, sarà come un tatuaggio ».
Chichi sbuffò stringendo a sé il frugoletto di sette anni « Che storie assurde … L’importante è che il mio bambino stia bene, per il resto vi potere inventare tutte le fandonie che volete. Gohan … » la madre chiamò il figlio che rispose immediatamente al richiamo con un “sì?”, ella proseguì un po’ seccata « … Adesso che Piccolo si è fatto un tatuaggio non azzardarti a fare la stessa cosa, mi sono spiegata? Per gli abiti uguali posso soprassedere ma questo non lo accetterò ». Gohan e il grande mago piccolo si vergognarono nello stesso momento.
« Adesso dove siamo diretti? » domandò il lilla un po’ a tutti.
« Siamo diretti a casa mia … » rispose Bulma senza staccare gli occhi dal suo obiettivo principale anche se di tanto in tanto doveva abbandonarlo osservare la via per la Capsule Corporation « … Purtroppo con il fattaccio avvenuto al torneo abbiamo deciso di andare tutti insieme lì ed attendere il vostro ritorno. Adesso che ci siete però, penso che sia meglio fare una capatina così ci riposeremo tutti ».
Vegeta non mosse un muscolo nonostante si stesse facendo trascinare in un posto in cui non voleva mettere assolutamente piede.

Tutto trascorreva tranquillo, le chiacchiere amichevoli viaggiavano da una parte all’altra della nave e così fu finché qualcosa non ruppe quell’atmosfera leggera: un’aura gigantesca e terribile alle spalle, un forza oscura e carica di negatività pulsava smaniosa, come se non aspettasse altro che anime pure andassero verso di essa.
« Ma chi è?! » esclamò Piccolo agitato e con gli occhi sigillati per carpire meglio da dove provenisse cotale forza ma poi però, quando udì una voce nella sua testa citargli un messaggio specifico, intimò ai suoi compagni a chiudere anche loro gli occhi. Bulma fermò la nave lasciandola sospesa a mezz’aria per vedere anche lei lo spettacolo …
« Ma salve … Mi presento, io sono il grande mago Babidi e se qualcuno ode la mia voce ma si stà chiedendo chi è che parla, non dovrà fare altro che chiudere gli occhi. Allora, stò cercando alcuni individui che mi hanno messo i bastoni tra le ruote e, visto che non mi piace lasciare del debiti in libertà, voglio che queste persone vengano assolutamente da me … » il maghetto, con il corpo completamente integro a sorpresa degli eroi, aprì le braccia e fece apparire come proiezioni le figure di coloro che stava cercando: Goku, Kaioshin, Trunks, Vegeta, Piccolo, Gohan, Crillin e persino il piccolissimo Goten … Chichi stinse con forza il figlio al proprio petto per terrore che il piccolo sparisse da un momento all’altro.
« … Sono piuttosto arrabbiato con questi individui e prima della Terra stessa mi interessano loro. Se verranno a me senza troppe storie eviterò che innocenti diventino inutili vittime prima del tempo grazie alla mia formidabile creatura, il mio MajinBu. Avanti, fagli vedere come farai utilizzando quella città laggiù … » la pulce indicò una città nello sfondo con una mano mentre con l’altra mostrava un individuo dall’aria bonacciona di colore rosa, molto in sovrappeso e vestito in maniera bizzarra.
« E quello lì sarebbe MajinBu? … » sentenziò Yamcha ironico mantenendo però gli occhi chiusi « … E’ davvero ridicolo! » proferì poi vedendo nella sua mente il grassone che portava le mani guantate davanti a sé flettendo poi le gambe eseguendo così delle movenze davvero buffe.
« E’ un gravissimo errore sottovalutarlo così! … » lo ammonì Kaioshin mentre sudava freddo « … La sua potenza è immensa e adesso che è vivo siamo nei guai più grossi … ».
« Ma è davvero così forte? Visto così non sembra » affermò Goku poco convinto proseguendo però a visionare il quadro mentale nel quale l’essere stano, accompagnato dalle esaltazioni del mago, compì un’azione che fece sollevare in aria tutti gli esseri umani della zona lasciandoli galleggiare come se fossero state bolle di sapone.
« Ho una certa fame … » mormorò MajinBu osservando le sue vittime e poi, dopo aver sorriso, fece in modo che la protuberanza che aveva sulla testa si volgesse in direzione di queste « … Massì, li trasformerò in caramelle! ». La punta della sporgenza si illuminò di una luce rosata e il raggio del medesimo colore che venne creato andò a colpire i poveri disgraziati che all’istante si mutarono in caramelline sferiche dai colori e gusti più disparati. MajinBu iniziò a risucchiare l’aria che c’era e così attirò i dolcetti che nel giro di poche frazioni di secondo finirono tutti nella sua bocca che divenne mastodontica e oltremodo capiente. Il masticare quei zuccherini provocò in tutti un senso di rabbia profondo … le vite di quelle povere persone erano state stroncate per sempre.
« E’ un essere terribile, lo dobbiamo fermare subito!! » gridò arrabbiatissimo Gohan mentre il padre aveva perso le sue perplessità riguardo a quel mostro.
Il grassone soffiò con forza sulla città radendola al suolo e pertanto il mago ridacchiò compiaciuto « Hahaha, avete visto? Se le persone che cerco non verranno da me il prima possibile come richiesto, ordinerò al mio MajinBu di radere al suolo ogni città e divorare ogni abitante finché quei soggetti non saranno usciti allo scoperto. Se non sono dei vigliacchi si faranno vedere presto, io li aspetterò! » la comunicazione si chiuse lasciando come ultimo saluto un “Hu-huh” del terribile mostro.

La tranquillità era tutt’altro che arrivata e ben presto la faccenda sarebbe peggiorata ulteriormente …

 

 

 

 

... Continua ...

  
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