Alla Prova
Quando
i suo fratelli ripartirono alla volta di Edwinstowe, Kaelee si
trovò a fare il
punto
della situazione e ciò che ne venne fuori non la
tranquillizzò
per niente.
Esaurita la contentezza dell'aver ritrovato due dei suoi quattro
fratelli e di aver condiviso con loro affetto e tutti i pensieri
inespressi di un'intera vita, ciò che restava a Kaelee era
la
preoccupazione derivanti dalle possibili azioni attribuibili agli altri
due fratelli. Pensare che Rudyard si sarebbe limitato a quella
comparsata nella Piazza del Mercato, accontentandosi di aver
ferito superficialmente Gisborne, non era per nulla saggio,
né plausibile.
Che Rudyard fosse un violento e Willard il suo cagnolino
fedele non era una novità per Kaelee, ma la consapevolezza
che
fosse davvero
capace
di fare del male anche ai propri familiari la sconvolse più
di
quanto non avesse fatto il suo desiderio di ucciderlo; lei, infatti,
aveva una ragione per provare tanto odio nei confronti di suo fratello,
dal momento che era sua intenzione strapparla alla serenità
che
aveva conquistato, mentre lui non aveva nessun buon motivo per volerle
fare del male, per quel che lei ne sapeva, ed era proprio questo che
Kaelee non riusciva a digerire.
Aveva un gran
caos nella testa, aumentato dall'essere venuta a sapere che Rudyard
aveva
conosciuto Guy e condiviso con lui chissà quali
atrocità, e il fatto che tutti avessero minimizzato quando
aveva preteso i dettagli, le lasciava intendere che, come minimo,
avevano ammazzato qualcuno
insieme per poi andarsene allegramente a brindare alla faccia dei
familiari dei defunti.
Questi pensieri, animati da una vena di cinismo che difficilmente
prendeva il sopravvento in lei, mettevano inevitabilmente in
discussione ogni cosa a partire dalle sue stesse origini: si chiedeva,
infatti, perché Rudyard fosse
così,
cosa lo avesse spinto ad un atteggiamento volto al male;
perché doveva esserci qualcosa a monte. Da Gisborne e
da ciò che lui le aveva raccontato in merito al proprio
passato,
Kaelee aveva compreso che nessuno nasce buono o cattivo in maniera del
tutto assoluta, ma che, sebbene ognuno fosse dotato di un'indole che
poteva pendere in una delle due direzioni in modo quasi
casuale,
dipendeva molto dal vissuto dei singoli e Gisborne aveva alle spalle
esperienze oggettivamente difficili da affrontare serenamente e con un
atteggiamento positivo nei confronti della vita. Per quel che
riguardava Rudyard, invece, Kaelee non ricordava niente che potesse
giustificare quanto pensava e faceva: non gli era mai stato impedito di
fare nulla e raramente si era preso strigliate dalla madre, la quale
preferiva accanirsi contro gli altri figli e non su di lui, che restava
il preferito anche quando la combinava grossa.
La ragazza non poteva fare a meno di rivivere ciclicamente il momento
in cui suo fratello aveva impugnato la
spada che le apparteneva e gliel'aveva puntata contro con l'intento di
ferirla, forse ucciderla, perché avrebbe preferito vederla
morta
anziché felice; questo la rendeva folle di rabbia.
Continuava anche a
rivivere il momento in cui lei stessa aveva impugnato la
propria spada e l'aveva puntata contro suo fratello con l'intento di
ferirlo, forse ucciderlo, perché avrebbe preferito vederlo
morto
anziché lasciarlo scappare; questo, invece, la rendeva
triste e
la induceva a domandarsi se poi, in fondo, lei e Rudyard fossero
davvero così diversi come pensava.
E in tutto ciò c'era Gisborne, il quale si portava dietro un
passato pesante che continuava
a tornare con prepotenza anche per colpa sua, sebbene i sentimenti di
Kaelee per lui non fossero in
dubbio. Ogni volta che lo guardava, però, non poteva fare a
meno
di
vederlo mentalmente insieme a Rudyard con le spade insanguinate e un
sorriso strafottente sulle labbra prima di tornare alla
realtà vera, quella che Kaelee conosceva, che lo vedeva a
terra, in ginocchio, e con una mano premuta
all'altezza dello stomaco perché Rudyard aveva cercato di
ucciderlo per fare del male a lei. A causa dei contrasti che la
stringevano in una morsa invisibile, ma ferrea, la ragazza aveva deciso
di non condividere con Gisborne i suoi tormenti prima di aver fatto un
po' di chiarezza in se stessa, perché non se la sentiva di
prenderlo da parte e accusarlo di aver banchettato con suo fratello in
nome della crudeltà; tanto più perché
non aveva alcuna certezza che le cose fossero andate così
visto che nessuno pareva volerle raccontare come si erano svolti i
fatti.
Sembrava proprio che per quanto Kaelee rincorresse la
felicità,
questa le sfuggisse continuamente come sabbia tra le dita, destinandola
ad un'infinita serie di scossoni. Eppure la sua indole positiva le
impediva di non vedere del buono in tutta quella vicenda: se era vero
che Rudyard e Willard avevano concretizzato il suo incubo peggiore e
minacciato seriamente la tranquillità di Locksley e della
banda
di Robin attentando alla vita di alcuni di loro, era altrettanto vero
che Kaelee aveva avuto occasione di ricucire gli squarci nel rapporto
con Aric e soprattutto con Dwight. Entrambi le avevano infatti promesso
di scrivere quanto prima e di tenersi con lei e con gli uomini di Robin
Hood in costante contatto, dando all'arciere la propria
disponibilità per qualsiasi cosa. Kaelee non era al corrente
di
ciò che suo fratello maggiore
si
era detto con Robin la notte prima che partisse insieme ad Aric,
sapendo solo che i due avevano parlato a lungo, ma
ebbe la forte sensazione che i suoi fratelli avrebbero svolto a
Edwinstowe un
lavoro
molto simile a quello che Robin e i suoi uomini avevano fatto per
Locksley e dintorni negli anni passati e ne fu molto orgogliosa.
Con Gisborne, nonostante i pensieri che la tormentavano e frasi intere
costrette al silenzio, andava
piuttosto
bene finché una mattina Kate la buttò
letteralmente
giù dal letto.
Aperta campagna,
Locksley.
Dire che l'arrivo di Rudyard e la crudeltà che l'uomo aveva
subito dimostrato di possedere avessero messo in allarme gli uomini di
Robin Hood era un eufemismo, sebbene tendessero a non manifestare la
loro preoccupazione agli abitanti del villaggio e a Kaelee, anche se
non proprio a tutti riusciva di essere moderati nelle reazioni. Quando
Little John era venuto a conoscenza
di com'erano andate le cose, infatti, si era infuriato in prima battuta
perché nessuno aveva pensato di chiamarlo per conciare per
le
feste "quel tale",
come lo aveva definito, e poi perché non
poteva proprio tollerare un simile comportamento nei confronti di "una
ragazza dolce come Kaelee"; anche Allan non era stato per
nulla contento
di quanto era successo a Locksley mentre lui si trovava a Nottingham,
impossibilitato a difendere Kaelee come le aveva promesso offrendole
protezione.
Più di tutti, Gisborne, divorato dall'ansia, aveva parlato a
lungo con Robin e
Archer
su cosa fosse meglio fare
con Rudyard, ma anche con Kaelee e tutti e tre si erano trovati
d'accordo sulla
necessità di addestrarla al combattimento senza
più
essere
troppo
teneri. L'avrebbero comunque protetta, certo, come sempre gli uomini
della banda facevano gli uni con gli altri, ma nell'ipotesi in cui
nessuno di
loro fosse stato con lei nel momento di un'imboscata da parte di
Rudyard o di chiunque altro – la peggiore tra tutte le
ipotesi
che
avevano vagliato –
dovevano essere certi che Kaelee potesse fronteggiarlo almeno quel
tanto che
bastava per fuggire e dare l'allarme. Avevano anche molto riflettuto
sul metodo da usare e su quanto Gisborne fosse disposto a mettere in
gioco,
dal momento che gli allenamenti con lui erano sì serviti a
prepararla, ma non bastavano a salvarle la vita. Dato che
Gisborne non era
intenzionato a rinunciare al privilegio di addestrarla, consapevole che
sarebbe morto di gelosia e invidia, i tre avevano quindi
pensato bene di farle conoscere il miglior spadaccino di Locksley nel
modo
più crudo possibile.
Erano occorsi giorni per preparare il piano, che aveva inoltre
richiesto la collaborazione di molte persone che
facessero coincidere tante piccole cose, ma la parte più
difficile toccava senza ombra di dubbio a Guy.
Sebbene si trattasse di una messa in scena che non prevedeva tragedie e
drammi letali, era necessario che Kaelee ci credesse davvero, senza
dubitare
neanche per un secondo della situazione, affinché il tutto
di
funzionasse come previsto: l'intento era quello di farle capire che
d'ora in poi Gisborne avrebbe
fatto sul serio e sia quest'ultimo che i suoi fratelli erano certi che
dirglielo semplicemente non sarebbe bastato.
L'esclamazione «Guy e Robin stanno litigando!»,
da parte di una terrorizzata Kate, era
bastata a far saltare in piedi Kaelee. Fu il modo in cui la donna si
pose a indurre la ragazza a pensare che non si
trattasse di uno dei soliti finti azzuffamenti che di tanto in tanto
animavano il villaggio, il Maniero e le colline nei dintorni di
Locksley, perché in fin dei conti a quelli anche Kate era
abituata ormai, tanto da non temere più che Guy potesse fare
seriamente male a Robin. La ragazza non sapeva davvero cosa pensare, un
po'
perché la sua mente era ancora annebbiata dal sonno
bruscamente
interrotto e un po' perché non era a conoscenza di nessuna
questione per cui Robin e Gisborne dovessero litigare al punto da
spaventare Kate e chissà chi altri. Se tra i due ci fosse
stata
una qualche tensione, sicuramente Gisborne gliene avrebbe parlato,
ritenne Kaelee senza quindi riuscire a capire che direzione stessero
prendendo gli eventi. "È pur vero che io gli sto tenendo
nascoste un sacco di cose ultimamente, ma anche ammesso che abbia
intuito qualcosa, Guy non è tipo da ripicche. Che sia per
Rudyard?", si domandò.
"Forse
è tornato a Locksley questa notte e ha messo in pericolo uno
degli uomini della banda facendo infuriare Robin? Ma perché
Kate
non me l'ha detto subito? E perché
prendersela con Guy? Ma certo... Se lui non si fosse innamorato di me,
forse Robin e gli altri avrebbero permesso a Rudyard di riportarmi a
Edwinstowe, evitando così qualsiasi rischio per loro stessi
e
per il villaggio. Allora perché Robin mi ha accolta, quando
sono arrivata a Locksley, nonostante sapesse della mia fuga? No,
qualcosa non torna, deve esserci un altro motivo per cui
Robin e Guy stanno litigando. Ma quale?", continuò a
chiedersi
Kaelee mentre correva a perdifiato verso la campagna attorno a
Locksley, teatro della lite in corso. Le due vi arrivarono in men che
non si dica, ignorando le persone in strada che commentavano con un
vociare concitato ciò
che
stava presumibilmente accadendo e di cui Kaelee non volle alcuna
anticipazione, preferendo vedere ogni cosa con i propri occhi e
giudicare con la propria testa ed il proprio cuore, senza lasciarsi
condizionare da quella o quell'altra parola. Le
sembrava tutto talmente surreale che per un attimo credette di star
ancora dormendo e di essere alle prese con un sogno in piena
regola, un pessimo sogno per la precisione, eppure quando scorse i due
uomini guardarsi in cagnesco e urlarsi contro parole che ancora non
riusciva ancora a percepire, dovette rendersi conto che
era tutto vero e che il termine litigare era riduttivo se si
considerava che erano entrambi armati di spada e che Guy era
letteralmente irriconoscibile.
«Oh
bene, allora Sir Guy di Gisborne è tornato!»,
commentò
Robin gettando uno sguardo fugace in direzione di lei, o almeno
così le parve, proseguendo una conversazione che doveva
andare
avanti già da un po'. "Ma perché nessuno ha
pensato di
informarmi per tempo?", si chiese mentre si concentrava sui due uomini
ed in particolare sull'espressione di totale ribrezzo che regnava
sovrana sul volto di Robin Hood. L'arciere non aveva guardato in quel
modo nemmeno suo fratello Rudyard, perciò Kaelee
rabbrividì, spaventata.
Per l'occasione Gisborne aveva indossato i vecchi vestiti in pelle,
guanti compresi, sebbene questo avesse rievocato tutti quei ricordi che
lentamente e quotidianamente l'uomo affrontava uno per uno nel suo
percorso di redenzione, e
aveva assunto l'aria più malvagia di cui fosse capace
– in
questo l'aver riportato alla memoria il periodo vissuto accanto a
Vaisey gli era stato molto d'aiuto. Robin gli aveva detto che le
doti
recitative di entrambi dovevano essere spinte ai massimi livelli per
poter mandare Kaelee su tutte le furie, ottenere una reazione e portare
a termine lo scopo che lui e i suoi fratelli si erano prefissati, e
Gisborne non intendeva deludere nessuno, né sprecare
quell'unica
opportunità nonostante le conseguenze che il rapporto tra
lui e
Kaelee avrebbe pagato.
«Sta' zitto, Locksley», rispose.
«e fammi vedere quanto sei bravo a
duellare. Magari ti riesce di battermi una volta tanto! I
cantastorie di tutta l'Inghilterra te ne saranno grati e forse
diventerai davvero famoso», lo provocò con
un'aria
strafottente che gli faceva venire il voltastomaco. Era davvero stato
così per tutti quegli anni?
«Sapevo che era tutta una finta»,
rispose Robin. «Avrei dovuto fidarmi di Kate e
John!».
Un altro punto su cui lui e Robin si erano trovati d'accordo riguardava
l'entità delle provocazioni. Ne avevano parlato molto,
analizzando tutte le possibilità – dall'inventarsi
di sana
pianta eventi di un passato mai esistito, al far intervenire finti
testimoni di Locksley e Nottingham, fino anche al chiamare in causa
ipotetici uomini del vecchio Sir Guy di Gisborne ancora pronti a
servirlo fedelmente nei suoi atti di pura cattiveria – e
valutando ogni conseguenza e reazione da parte di entrambi.
Ciò
che la ragione aveva loro suggerito era di mettere su uno spettacolo
totalmente inventato, ma ciò che l'istinto aveva proposto li
aveva convinti maggiormente, anche se sarebbe stato molto
più
pericoloso ed emotivamente distruttivo per tutti. Quindi Robin e Guy
avevano deciso di tirare in ballo, nel corso dello scontro verbale,
vicende realmente accadute al fine di innescare reazioni più
realistiche e credibili.
Archer aveva sostenuto che stessero giocando con il fuoco e Gisborne
gli aveva dato ragione, ma era rimasto convinto che fosse la scelta
più adeguata.
La spada
di Guy fendette l'aria sibilando minacciosa davanti alla figura di
Robin Hood.
«Sappiamo tutti che non vedi l'ora di
uccidermi per vendicarla», rispose lui, chiudendo intimamente
le porte in
faccia
a quel
subdolo dubbio che stava cercando di fargli credere che forse non era
poi così falso quanto aveva appena affermato in merito a
Robin.
Gisborne sapeva a cosa sarebbe andato incontro e aveva promesso a se
stesso e a Robin di mantenere alta la concentrazione sulla
realtà dei fatti: lui e l'arciere si erano riappacificati,
perdonati a vicenda, e si ritenevano fratelli a tutti gli effetti. Era
fondamentale che Gisborne lo tenesse a mente per non perdersi nella
vecchia parte di sé, sempre pronta ad uscire dall'angolo in
cui l'uomo
la teneva chiusa.
Kaelee
non riusciva a crederci e pensò di essere piombata in un
incubo perfino peggiore di Rudyard che tornava a minacciare lei e tutti
i suoi amici.
Non voleva nemmeno prendere in considerazione le parole che Robin aveva
rivolto a Guy, né quelle che quest'ultimo aveva riservato al
fuorilegge, perché tutto il contesto era davvero assurdo.
Com'era possibile che Gisborne avesse mentito fino a quel punto? Che
avesse finto di pentirsi e le avesse raccontato il suo vissuto solo per
rendere credibile un gioco cui stava giocando da solo? E che senso
aveva mentire se Nottingham era stata fatta saltare in aria e con essa
anche lo Sceriffo e i suoi piani di dominio? Possibile che si fosse
lasciato intenzionalmente ferire da Rudyard per far credere a tutti che
fosse cambiato ed era invece in combutta con lui?
Come sempre le succedeva quando perdeva il controllo di se stessa e di
ciò che accadeva attorno a lei, nella sua mente cominciarono
ad
affollarsi domande e pensieri contrastanti e disordinati.
"La città
è stata ricostruita, Gisborne ha collaborato alla sua
ricostruzione, e uno Sceriffo potrebbe di nuovo
prendere il potere sulla Contea di Nottingham e allearsi, magari, con
lo
Sceriffo di York per contrastare il Re",
pensò Kaelee. "Uno Sceriffo di nome
Gisborne, ad esempio, ed uno di nome Rudyard, che prenderebbe il posto
dell'attuale
Sceriffo di York il quale verrebbe misteriosamente e tragicamente
trovato morto nelle proprie stanze", concluse inorridita, scacciando
con decisione quegli scenari, mentre ancora una volta una parte di
lei sostenne che non era possibile, che qualcosa non
tornava e che mai e poi mai Guy avrebbe ceduto di nuovo alla violenza.
Che motivo aveva? Quale poteva mai essere la causa scatenante? Robin
doveva essersi sbagliato e anche se nessuno, neanche
lei, riusciva a vederla, sicuramente c'era una valida spiegazione al
comportamento di
Gisborne di quel giorno.
Doveva esserci una ragione e Kaelee doveva assolutamente credere che ci
fosse affinché sotto ai suoi piedi non si aprisse
improvvisamente un'enorme voragine che avrebbe presto risucchiato tutte
le sue certezze e messo in discussione ogni sua scelta. Amava Guy e non
poteva accettare che, dopo tutto
ciò
che le aveva raccontato, dopo le sofferenze che aveva patito nel
passaggio da Sir Guy di Gisborne a Guy, si comportasse in quel modo
insensato.
Nel contempo
però, guardandolo, ne ebbe paura, perché chi
aveva
davanti non corrispondeva assolutamente all'uomo che aveva conosciuto
– quello del pranzo a casa di Kate, quello delle
esercitazioni
nella foresta, quello delle cavalcate e dei momenti di assoluta
dolcezza. Vestito in quel modo e con un mezzo sorriso sulle labbra,
Gisborne era
terrificante. "E tremendamente bello", pensò una piccola
parte di lei, totalmente fuori controllo.
Perfino in quella situazione l'attrazione che sentiva per
quell'uomo non trovò ostacoli e le impose di osservare la
meravigliosa cattiveria di cui era capace, come una preda che si
metta a contemplare l'animale che di lì a poco la
ucciderà.
"Allora Sir Guy di Gisborne è tornato!".
Le
parole di
Robin le risuonavano nella mente insieme al resto.
"Sappiamo tutti che non vedi l'ora di uccidermi per vendicarla".
"... non vedi l'ora di uccidermi per vendicarla".
"... uccidermi".
"...per vendicarla".
"Sappiamo tutti che non vedi l'ora di uccidermi per
vendicarla".
"Lady Marian, naturalmente", aggiunse Kaelee mentalmente.
"Avrei dovuto
fidarmi di Kate e John!".
"Sappiamo tutti che non
vedi l'ora di uccidermi per vendicarla".
Le
parole di Gisborne
rimbombavano come campane impazzite in un'eco continua e martellante
che l'avrebbe presto condotta ad un crollo nervoso se non avesse preso
in mano la situazione. Eppure era davvero difficile per lei riprendere
le redini di un cavallo imbizzarrito prima del suo arrivo, scatenato da
un evento che lei non conosceva, specialmente se il vorticare dei
pensieri le impediva di ragionare.
"Uno Sceriffo di nome
Gisborne. Lo Sceriffo di York ucciso di proposito. Rimpiazzato da
Rudyard", pensò. "Guy e Rudyard se ne andranno a braccetto a
seminare terrore e orrore
in tutta Nottinghamshire e Yorkshire, oppure Robin è
impazzito", rifletté torcendosi le mani e perdendo di vista
tutto
ciò
che non fosse Robin e Guy che si offendevano e minacciavano.
Decidere cosa fosse meglio fare andava oltre le sue capacità
intellettive, tattiche e di qualunque altra natura, ma starsene ferma a
guardare non era mai stato nelle sue corde, perciò era certa
di
dover intervenire anche se non aveva minimamente capito cosa fosse
accaduto, cosa stesse accadendo e cosa sarebbe successo di
lì a
poco se nessuno avesse fatto nulla. Forse tentare di calmare i due
uomini per poi farsi spiegare tutto poteva essere una soluzione, eppure
nessuno stava facendo un tentativo di qualsiasi genere.
"Kate sta ferma a guardare", pensò. "Che abbia
paura?", si domandò, guardandosi attorno prima di tornare a
Kate che se ne
restava immobile, con lo sguardo fisso, concentrato, sulle due figure a
qualche metro da entrambe. "Perché non interviene?
Perché
non strilla loro di smettere come farebbe normalmente?", si chiese
Kaelee osservandola con attenzione. Per un attimo
tornò a
valutare l'ipotesi che potesse trattarsi di uno dei soliti giochi che
divertivano tanto Robin e Guy – e se così fosse
stato,
nessuno dei due l'avrebbe passata liscia – ma Kate
sembrava sinceramente terrorizzata, Robin appariva seriamente nauseato
da
quella novità e Guy aveva un'aria spaventosa, non sembrava
in
sé.
Eppure una sorta di sesto senso cercava costantemente di avvertirla in
merito
all'assurdità della faccenda: quante probabilità
c'erano
che Robin e Guy, partendo da uno scontro verbale, arrivassero allo
scontro fisico e che Kate, presente, non cercasse di fermarli o non
desse i numeri?
"Poche", constatò Kaelee. "Ma evidentemente oggi
è il giorno giusto per far accadere l'improbabile".
Nella confusione mentale scoppiavano come lampi considerazioni quali
"Ci sono due grandi assenti che in una situazione realistica non
mancherebbero: Archer e Much. Dove sono?", e ancora "Perché
Kate ha saputo della lite e Much no, visto che hanno deciso di essere
una coppia?", eppure la ragazza decise di avvicinarsi ai due uomini.
Se Kaelee fosse riuscita ad estraniarsi dalle proprie emozioni, avrebbe
scoperto in fretta l'inganno, perché per quanto si fosse
badato ai dettagli, c'era sempre un margine di
errore.
Affinché il piano funzionasse, Much e Archer – che
in una
situazione realistica sarebbero stati al fianco di Robin –
erano
dovuti
restare a Locksley a orchestrare i figuranti del villaggio –
che certamente Kaelee aveva incontrato mentre raggiungeva il luogo
della lite – e ad
assicurarsi che nessuno, ignorando la realtà dei fatti,
desse un
qualche allarme che avrebbe mandato in tilt l'intera popolazione e il
piano architettato dagli ex fuorilegge, ragion per cui Robin e Guy
contavano esclusivamente
sull'emotività di Kaelee. Scatenare in lei emozioni forti al
punto da impedirle di osservare e ragionare era essenziale per la
riuscita del piano e, per il momento, sembrava che Robin e Guy avessero
giocato
un'ottima carta, in quanto a guardare la ragazza si scorgevano senza
fatica confusione e terrore nel suo sguardo.
«Guy!», urlò all'improvviso Kaelee, alle
spalle dell'uomo.
Gisborne, che evitava quanto più possibile di incrociare lo
sguardo della ragazza,
si avvalse di tutta la propria forza di volontà per non
voltarsi e sorriderle come invece desiderava fare. Ciò che
più di ogni altra cosa voleva era
vedere
Kaelee felice e, finché lei lo avesse amato, avrebbe fatto
di
tutto per assicurarle ogni bene, perfino quella sceneggiata. E mentre
Robin gli rivolgeva fugaci occhiate di supporto, invitandolo
silenziosamente a non mollare proprio ora, Gisborne realizzò
che
era il momento di passare all'azione.
«Allontanati, Kaelee! È
pericoloso!», rispose Robin difendendosi da un primo,
velocissimo, colpo sferrato da Guy.
Il duello a cui i due uomini diedero vita risultò
così
credibile che perfino Kate, ad un certo punto, iniziò a
temere
che
Robin e Guy avessero dimenticato l'idea iniziale e si fossero infine
messi a fare gli eroi. Questo perché
entrambi stavano combattendo sul serio e nessuno dei due stava dosando
la propria forza, il che era possibile solo grazie alla fiducia che
nutrivano l'uno per l'altro, così forte da non far loro
temere
che potessero ferirsi a vicenda, fosse anche per sbaglio. Nessuno dei
due si sarebbe permesso di sbagliare, Kate ne era certa
perché
aveva preso parte all'organizzazione di quella farsa e aveva ascoltato
con attenzione le parole che l'arciere e lo spadaccino si erano
rivolti, li aveva sentiti giurarsi lealtà in un modo che non
lasciava alcuno spazio ai dubbi.
Per un attimo Kate fu così presa dallo scontro in atto da
dimenticare il proprio ruolo rischiando di mandare a monte ogni cosa,
così afferrò repentinamente Kaelee per un
braccio quando la ragazza si mosse per avvicinarsi,
costringendola ad arretrare.
«Hai sentito Robin? Non devi avvicinarti a loro!»,
esclamò mettendocela tutta per tradire paura e
disapprovazione.
«Gisborne è pericoloso»,
percisò con odio,
reinterpretando appropriatamente le parole che Robin aveva rivolto poco
prima a Kaelee. La donna era certa che istigare l'amica facendo leva
sull'opinione negativa che aveva avuto su Gisborne avrebbe distratto
Kaelee
da qualsiasi tentativo di riflessione su quanto stava accadendo,
perché era
giovane ed impulsiva, così abituata a non avere nessuno al
proprio
fianco da riuscire a mettere in dubbio, probabilmente, perfino l'amore
che Gisborne le aveva dimostrato di provare per lei e l'amicizia che
Kate stessa le aveva manifestato fin dall'inizio.
Sia Kate che Robin e Guy erano consapevoli di quanto Kaelee non fosse
affatto stupida e proprio in virtù di questo erano arrivati
alla
conclusione che bisognava condurre ogni azione, ogni parola, ogni
singolo gesto sul piano puramente emozionale. Quindi, stringendo con
forza il polso di Kaelee, Kate attese la sua reazione.
"Perché Kate non mi ha fermata subito? Perché ha
lasciato
che avanzassi verso Robin e Guy prima di trattenermi? E
perché Guy non si
è nemmeno
girato quando l'ho
chiamato?", si
domandò ancora Kaelee, tornando mentalmente alla peggiore
tra le
ipotesi che fino a quel momento era stata in grado di formulare, ovvero
ad una possibile alleanza di Gisborne con Rudyard. Le venne da
piangere, ma non cedette.
Animata dalla rabbia per quanto Kate aveva appena detto in merito a
Gisborne e per essere stata tradita proprio da quest'ultimo, si
separò con decisione e forza dall'amica, sguainò
la spada
che ormai portava sempre con
sé –
spada che Archer le aveva restituito dopo che Rudyard l'aveva
abbandonata nella piazza di Locskley – e si
avvicinò ai
duellanti.
«Guy di Gisborne!», tuonò.
«Ti sei forse bevuto il cervello?», chiese
sarcastica,
mossa solo dal proprio instinto, incurante dell'evidente pericolo che
avrebbe corso rivolgendosi con quel tono a Guy se lui fosse tornato
davvero ad essere Sir Guy, come sembrava.
Guy rivolse a Robin uno sguardo colmo di timore, certo che Kaelee non
lo avrebbe notato dalla posizione in cui si trovava,
perché non gli era sfuggito il familiare suono di
una lama
che abbandonava
il fodero e sapeva che quello era esattamente il momento in cui avrebbe
dovuto mettere da parte
l'amore che nutriva per Kaelee; il momento in cui avrebbe dovuto
risvegliare
un'ultima volta la bestia che era in lui; il momento in cui si sarebbe
messo a combattere contro Kaelee per tirare fuori tutto il tormento che
lei
aveva dentro a causa di Rudyard e dello scompiglio che aveva portato a
Locksley e che gli aveva nascosto probabilmente per paura di
mettere in gioco la
loro relazione; il momento in cui l'avrebbe messa di fronte ad
un vero avversario con l'intento di farle capire che d'ora in avanti
lei avrebbe dovuto crescere e maturare sul serio, che avrebbe dovuto
comportarsi da donna e affrontare la vita, anche quella di coppia, da
persona adulta. Tutto
questo lo terrorizzava e sapeva di aver bisogno di un contatto visivo
con suo fratello per potercela fare.
Gli costava moltissimo dover rivestire quel ruolo di severa guida, ma
nonostante questo sapeva di doverlo fare per
lei, che gli aveva salvato la vita, che lo aveva rimesso al mondo,
semplicemente amandolo; glielo doveva e aveva promesso a Dwight che si
sarebbe preso cura di lei rendendola indipendente e forte.
Inspirò profondamente, in cerca del coraggio che gli
serviva, e quando si voltò era certo di indossare
un'impenetrabile maschera di cattiveria, tale che riuscì a
far
inorridire Kaelee, il cui sguardo fu come una lama dritta nel
cuore.
«No!», gridò Robin opportunamente.
«Scappa se
non vuoi farti male!».
«Lui
non mi farà del male», mormorò Kaelee,
comunicando
una certezza disarmante sebbene fosse chiaro nei suoi occhi quanto
fosse spaventata e
confusa dalla situazione in corso, e di nuovo Gisborne dovette
concentrarsi sui vecchi ricordi di Sir Guy per risultare credibile, su
tutte le volte che aveva offeso qualcuno soltanto per compiacere lo
Sceriffo, sui pestaggi perpetrati per divertirlo, sulle mani mozzate
affinché non si potesse dire che Vaisey di Nottingham non
avesse
avvisato
con un opportuno quanto crudele esempio.
«Sicura?», le chiese, sperando di stordirla con un
mezzo sorriso maligno che spesso, in passato, certe donne avevano
ritenuto irresistibile. «Vieni qui
allora», aggiunse a voce bassa e roca, volendole apparire
sensuale e letale come gli era capitato di essere un tempo.
Non si era mai rivolto a lei in quel modo e si sentì un
verme
nel doverlo fare, anche se quella tattica parve funzionare
perché Kaelee gli si avvicinò ignorando gli
avvertimenti
di Robin, il quale la invitava a starne fuori e tornare da Kate, che
stava anche lei tentando di richiamarne l'attenzione, senza
però
avvicinarsi. Evidentemente era riuscita a distrarla con
quell'atteggiamento, perciò fu facile far scontrare la
propria lama con quella di Kaelee senza che lei se ne accorgesse, se
non
al momento dell'impatto. Si limitò semplicemente a toccare
la lama per
richiamare l'attenzione della ragazza, ma in verità stava
ancora
cercando
in se stesso il coraggio di affrontare un duello senza imbrogli.
Con la coda dell'occhio Guy vide Robin indietreggiare lentamente
– cosa che mai si sarebbe sognato di fare se quella
situazione si fosse verificata per davvero – ed ebbe
l'assoluta
certezza che da quell'istante in poi avrebbe gestito il tutto da solo,
prendendosi la responsabilità assoluta di qualunque cosa
fosse
successa.
«È così che pensi di
battermi?», domandò per provocarla.
«Non sono qui per questo», gli rispose con un filo
di voce e
spostando lo sguardo sulle sue mani guantate.
«Però hai una spada»,
osservò Guy. «Sono proprio curioso di vedere se
hai il coraggio
di ferirmi», mormorò con voce profonda.
Gisborne teneva gli occhi fissi su di lei e si accorse subito che
Kaelee
aveva il respiro alterato, probabilmente per la tensione accumulata e
per il caos emotivo e mentale che certamente doveva darle tormento,
così attese che la ragazza reagisse, ma dato
che non sembrava intenzionata a parlare o a muovere un passo, Guy
raccolse le forze e decise di
attaccare per primo. Spietato e inarrestabile, così era
necessario che si mostrasse, ed esattamente come aveva fatto con
Robin poco prima, fece sibilare la spada
e poi affondò a pochi centimetri dal fianco della ragazza.
Con lei era tutto più difficile non solo perché
Guy
l'amava, ma anche perché i movimenti di Kaelee erano
imprevedibili anche per lui, che era il suo maestro. Gisborne
era
consapevole della possibilità di
ferirla gravemente, perciò faceva tutto il possibile per
calcolare i colpi con precisione
millimetrica, non mettendoci tutta la determinazione che aveva
impiegato
poco prima con suo fratello, i cui movimenti erano stati concordati a
priori a tavolino. Se era vero che l'obiettivo era essere credibile,
era vero anche che il suo intento non era quello di uccidere
l'avversario, in quanto quel teatrino altro non era, sostanzialmente,
che una delle tante esercitazioni.
Kaelee era evidentemente stata spiazzata dalla velocità e
dalla
potenza di quel
colpo probabilmente inatteso, ma Gisborne aveva la sensazione che la
ragazza non credesse reale ciò che stava vivendo e che, in
qualche modo, il suo cuore stesse cercando di rifiutare ciò
che
stava vivendo, chiedendo alla mente una soluzione più
logica. Fu
difficile non lasciar perdere tutto per stringerla tra le braccia
quando lei lo guardò dritto negli occhi condividendo una
muta
supplica che minacciò di distruggerlo, ma si
obbligò
ugualmente a ricambiare con un'occhiataccia cui lei rispose stringendo
le dita attorno all'elsa della spada. Ottenuta la reazione che voleva,
Gisborne tentò di nuovo di colpirla e lei si
scansò senza
contrattaccare.
«Guy smettila. Non intendo ferirti, lo
sai», disse infine.
Si
sentì un mostro, ma si costrinse ad una risata malvagia.
«Male, molto male», disse. «Se
vuoi essere davvero libera devi imparare ad essere crudele con chi ti
minaccia», aggiunse, non in quello che sarebbe potuto
sembrare un inno alla violenza, ma
una
visione nuda e cruda dell'indipendenza, che suonava come un "Chiunque
vorrà metterti in catene, fosse anche un fratello o l'uomo
che
ami, non meriterà nient'altro che la tua spada".
Gli occhi
sgranati di Kaelee furono per l'uomo l'ennesimo colpo al cuore.
Proprio non capiva perché Gisborne avesse deciso di
ingaggiare un duello con lei, visto che fino a poco prima sembrava
avercela con Robin. Continuava a dirsi che c'era qualcosa di
tremendamente sbagliato in ciò che stava vivendo e aveva il
netto sentore di avere la soluzione sotto al naso, senza
però
riuscire a vederla forse per via delle emozioni in gioco, forse a causa
della confusione mentale. Non capiva quale fosse il reale intento di
Guy e la
situazione
diventava sempre meno chiara: stando alle parole di Kate, Gisborne
stava litigando con Robin, ma in quel momento pareva avercela proprio
con lei mentre le parlava di libertà. Eppure non
comprendeva in che
modo
lui potesse togliergliela dal momento che l'aveva aiutata a realizzarla
insegnandole a maneggiare un'arma e se invece si riferiva a Rudyard,
perché prendersela così con lei e con Robin?
C'era
qualcosa di completamente illogico, in ciò che stava
accadendo,
ma Kaelee non riusciva a identificare l'errore e, coinvolta com'era da
quell'uomo, non risuciva a non pensare all'amore che provava per lui
perfino mentre la guardava quasi con odio e la invitava a
combattere contro di lui, come avevano fatto soltanto durante
l'addestramento.
"E se si trattasse di una lezione a sorpresa? Se Gisborne volesse
dimostrarmi qualcosa in un modo contorto che gli rinfaccerò
per tutta la vita?", si domandò, stretta nel dubbio che
fossero tutti d'accordo. "Ma perché dovrebbero essersi
accordati
se sarebbe soltanto bastato parlarne, qualunque cosa passi nella
testa di Gisborne?".
«In che modo tu saresti per me una
minaccia?», domandò infine, abbassando l'arma,
rifiutandosi di combattere, perché le girava la testa e
più tempo passava, meno capiva.
Per tutta
risposta Guy la costrinse a evitare l'ennesimo affondo.
«Ti
basta come esempio?», chiese ironico.
Intanto, alle sue orecchie, arrivavano distinte e preoccupanti le
preghiere di Kate e Robin, i quali invitavano Gisborne a non
prendersela con lei e premevano affinché lei scappasse in
quanto
Guy era pericoloso.
"Di nuovo con questa storia", si disse Kaelee. "Se ne accorgono adesso
che è pericoloso? Eppure Robin non si è mai
mostrato
contrario alle mie esercitazioni con Guy, che avrebbe potuto uccidermi
in qualsiasi momento visto che porta sempre con sé la
spada.
Ha ucciso un sacco di gente, ma non ha mai cercato di farmi del male in
alcun modo, quindi perché insistono a dire che è
pericoloso? Solo perché mi punta contro un'arma, che non
è
detto userà sul serio per uccidermi? E se invece lo facesse?
Se
invece fosse d'accordo con Rudyard e volesse prendermi in ostaggio per
portarmi da lui e farmi chissà che cosa in compagnia di mio
fratello? E se avessero ragione Robin e Kate?".
«Tu
non sei l'uomo di cui mi sono innamorata»,
mormorò infine, spaventata lei stessa da ciò che
era appena uscito dalla sue labbra.
Sentì di nuovo quel dolore misto a rabbia che la indusse a
tendere l'arma e accettare di combattere contro quell'uomo tornato
dal passato a tormentare il Guy che lei amava e che la amava. Decise di
reagire: se Guy voleva violenza, lei gli avrebbe
dato violenza sebbene proprio lui le avesse detto, non molto tempo
prima, che alla violenza non
bisognava rispondere con altra violenza. Se era riuscita a contenersi
in presenza di Rudyard era solo grazie a Gisborne e alle parole che le
aveva sussurrato all'orecchio, alla gentilezza con cui le aveva avvolto
la mano con la propria, alla decisione con cui le aveva cinto i fianchi
per trattenerla, ma ora che proprio lui
era dalla parte opposta e la incitava a duellare, Kaelee non trovava la
forza di essere lucida,
deporre l'arma e affrontare l'uomo verbalmente, giocando d'astuzia alla
maniera di Robin Hood.
"Ma io non sono Robin Hood", si disse. "Io non sono altro che una
ragazza di campagna costretta ad affrontare una situazione
più
grande di lei".
Tutto ciò che era in grado di fare in quel frangente era
sperare che Gisborne
tornasse ad essere
la persona che aveva incontrato al suo arrivo a Locksley,
perché ciò che stava vedendo non le
piaceva
affatto e sapeva che non avrebbe mai potuto amare davvero un uomo come
lui. Nonostante avesse accettato il Sir Guy di Gisborne del passato
come parte dell'uomo che le aveva rubato il cuore e l'anima, e
nonostante avrebbe continuato ugualmente a provare quel sentimento per
lui anche se il Guy che amava fosse stato messo di nuovo in ombra dal
vecchio Sir Guy, Kaelee sapeva che non
sarebbe riuscita ad esprimerlo al meglio, se obbligata a interagire con
una
persona animata da cattiveria. Gisborne le aveva parlato di Lady Marian
come la prima persona che avesse visto in lui qualcosa di buono, delle
qualità nascoste sotto strati di malvagità e
violenza, e
Kaelee provava molta ammirazione per quella donna, che doveva
certamente
aver avuto una personalità forte. "Io sarei stata in grado,
al
suo
posto, di non vedere in Guy solo odio?", si domandò in preda
a
dubbi e incertezze.
In tutto ciò un'altra cosa Kaelee sapeva senza margine di
errore: non era all'altezza del suo avversario, ma era
determinata a fare del proprio meglio nella speranza che prima o poi
lui si arrendesse e rinsavisse.
I due si misero a combattere e Kaelee smise momentaneamente di pensare
a qualcosa che non coincidesse con i movimenti di Gisborne: se lui
tendeva un muscolo, lei doveva rendersene conto per tempo; se lui
affilava lo sguardo, lei doveva intuirne le motivazioni; se lui faceva
sibilare la lama nello spazio che li divideva, lei doveva prevederne la
direzione.
Lottò a lungo e si stancò moltissimo nel
tentativo di
contrastare i colpi inferti da Gisborne in tutta la sua maestria,
potenza,
abilità, con cui per la prima volta lei aveva a che fare
davvero. Non riuscì quasi mai a completare un
affondo,
trovandosi sempre la spada dell'uomo contro la propria e Kaelee si rese
conto che Guy era un nemico impossibile da battere partendo dalle
condizioni in cui
si trovava lei. Per questo motivo si sentì una stupida e
capì definitivamente
perché
Guy si era quasi messo a ridere quando era venuto a sapere
dell'avventura nella foresta di Sherwood e della sicurezza ostentata da
Kaelee dinanzi al proprio nemico.
"Sono davvero una stupida visto che
non sono nemmeno in grado di intimorire Guy", si disse, vicina al
limite sia fisico che emotivo.
«Perché?!», urlò
disperata, con le lacrime che minacciavano di velarle la vista e
compromettere il duello.
Gisborne, che aveva fatto tutto quanto era in suo potere per non dosare
la forza rispondendo all'istinto di protezione che nutriva per la
ragazza e
che aveva duellato spingendo al massimo le sue conoscenze ed
abilità, mostrando così alla ragazza una parte di
sé che lei
ancora non conosceva per esperienza diretta, immaginava che da un
momento all'altro Kaelee
sarebbe crollata, sopraffatta dallo sforzo. Sul viso di lei, infatti,
la fatica era evidente, ma Gisborne non immaginava che lo scontro
potesse prendere una nuova piega e che, anziché cedere
fisicamente, Kaelee avrebbe ceduto sul piano psicologico. Evidentemente
la ragazza era troppo giovane per far fronte ad un contesto
così pesante ed angosciante, evidentemente lui e Robin
l'avevano caricata eccessivamente nel timore che potesse scoprire i
loro
intenti prima del tempo.
La semplice domanda, urlata in quel modo, fu come uno schiaffo per
Gisborne che si sentì immediatamente in colpa mentre veniva
sopraffatto dal dolore, perciò
decise che poteva bastare e che era tempo che Kaelee sapesse la
verità su tutta la faccenda, anche se Guy iniziava a temere
ciò che sarebbe successo da lì a qualche
minuto.
"Come reagirà sapendo di essere stata presa in giro da
tutti? Sicuramente il senso di tradimento le brucerà nel
petto, ma cos'altro? No, non dovrei pensarci, ma non posso farne a meno
e dunque mi chiedo: che cosa sarà di noi quando le
dirò che l'idea è stata mia? Non vorrà
più guardarmi in faccia e in tal caso dovrò farmi
forza perché è per il suo bene che ho voluto
tutto questo, per garantirle che non avrei più barato
durante l'addestramento. E se lei non volesse più avermi
come maestro? Avrò fatto tutto questo inutilmente?", si
domandò Gisborne, preda di se stesso e di tutta
l'insicurezza che aveva cercato per una vita intera di mascherare
dietro atteggiamenti da cattivo, seguendo gli scellerati consigli di
Vaisey di Nottingham, il quale gli aveva assicurato di considerarlo al
pari di un figlio. Che padre snaturato era allora quello Sceriffo se
aveva spinto suo figlio nel baratro della violenza.
Sebbene desiderasse poter guardare Robin negli occhi e in essi cercare
tutte le risposte, Guy sapeva di doversela vedere da sé,
perciò prese una decisione e la portò a
compimento immediatamente. Senza preavviso, l'uomo sferrò un
ultimo affondo con l'intento di mandare a terra entrambi: si
scagliò su di lei con la ferocia che nutriva verso se
stesso, brandendo la spada con sicurezza, e, soltanto un istante prima
di stroncare la vita di Kaelee, le piombò addosso
senza ferirla, piantando la spada nel terreno anziché nel
cuore della giovane e restando sopra di lei.
Fu un attimo, solo un piccolo, insignificante ed eterno attimo in cui
Kaelee pensò a tutto ciò che aveva fatto per
sfuggire alla prepotenza che era stata costretta a subire a Edwinstowe.
A stento l'aveva visto spostarsi quell'uomo che non riconosceva
più, a fatica aveva realizzato che nel giro di qualche
secondo sarebbe morta per mano di lui come era già accaduto
a Lady Marian e a Isabella Thornton, ma riuscì a chiudere
gli occhi attendendo il dolore che avrebbe provato quando la lama le
avesse trafitto la carne.
Attese una manciata di secondi senza che il lancinante dolore
arrivasse, sostituito da una vertigine improvvisa e da una perdita di
equilibrio che l'aveva fatta rovinare a terra. Trovò due
occhi chiari a fissarla, quando riaprì i suoi, un paio di
meravigliosi occhi color del cielo che Kaelee conosceva così
bene e che la confusero ancora di più.
"Cosa ci faccio per terra con Guy a bloccarmi? Oh, questo sguardo...
Tanto intenso e bello sul viso arrossato per la fatica!",
pensò dimenticando momentaneamente ogni cosa.
«Per mostrarti con chi avrai a che fare durante i
prossimi allenamenti», sussurrò l'uomo, che
sembrava essere di nuovo quello che amava.
Kaelee si prese del tempo per riflettere su quelle parole, non
comprendendone immediatamente il significato sebbene, si accorse,
rispecchiassero una delle tante ipotesi confuse che aveva vagliato. Man
mano che i tasselli si incastravano ognuno al proprio posto –
Robin e Kate compresi – si sentì sempre
più presa in giro in un modo così
subdolo
che le lacrime pronte a scendere cambiarono idea e la rabbia
montò dal profondo del suo animo come quando aveva visto
Rudyard fare lo sbruffone a Locksley. Guardò Gisborne
stralunata, arrabbiata, ferita, e infine gli diede una ginocchiata
nello
stomaco per toglierselo di dosso, non volendo restare un minuto di
più in compagnia di quell'essere infimo.
Kaelee non poteva credere che lui e Robin si fossero davvero divertiti
così alle sue spalle.
Vide Gisborne sgranare gli occhi e gemere in reazione al colpo, prima
di spostarsi tossendo e consentendole di alzarsi. Non si
sentì per niente in colpa nel vederlo piegato in ginocchio,
nemmeno quando realizzò di aver centrato esattamente il
punto in cui Rudyard lo aveva ferito, perché era troppo
arrabbiata per provare un sentimento diverso e lo era troppo anche per
fuggire via come l'istinto stava cercando di suggerirle. Sarebbe stato
troppo facile togliersi di torno e lasciare che il tempo ponesse
rimedio e placasse gli animi, perciò quella volta sarebbe
rimasta e si sarebbe vendicata.
Dalla sua posizione, ma soprattutto grazie al nuovo punto di vista che
si era guadagnata in seguito alla rivelazione di Gisborne,
poté vedere Robin teso nella sua direzione, pronto ad
intervenire, avendo così conferma che era complice.
Ciò che più di ogni altra cosa Kaelee non
riusciva proprio a capire era perché semplicemente non
avessero provato a parlargliene, perché non avessero tentato
di convincerla che Gisborne avrebbe cambiato approccio durante le
esercitazioni.
Quando l'uomo si alzò e fece per parlare, lei
sollevò la mano per mollargli un sonoro ceffone e anche se
Guy non si difese, né si spostò di un millimetro,
non riuscì sentirsi in colpa, né soddisfatta.
«Sei
perfido», sibilò, fuori di sé. Sarebbe
stata
disposta a tutto pur di restituire a Gisborne la pace che si era
guadagnato a fatica, ma dopo aver compreso che tutti l'avevano
imbrogliata l'unica cosa che desiderava era odiarlo con tutta se
stessa e anche se sapeva in partenza che non ci sarebbe
riuscita, ci avrebbe
provato.
«Non mi avresti creduto se te l'avessi
semplicemente detto senza dimostrartelo», commentò
lui abbassando lo sguardo.
Volò
un altro schiaffo.
Le lacrime alla fine ci ripensarono di nuovo e le bagnarono il viso,
sebbene l'espressione arrabbiata non l'avesse ancora abbandonata. "Come
ha potuto farmi questo?", si domandò, con le mani che le
tremavano violentemente per la rabbia.
«Certo», commentò con
un'ironia che solitamente non le apparteneva.
«Perché
quando mi hai detto di non essere più un assassino io non ti
ho
creduto, vero? Quando mi hai detto di aver lasciato andare il ricordo
di Lady Marian io non ti ho creduto, non è
così?», chiese retorica alzando la voce. Era
profondamente ferita e non riusciva
più a controllare pensieri ed emozioni che sgorgarono,
quindi, impetuosi e taglienti. «Io ti ho
sempre creduto!»,
urlò. «Perfino
quando fingevi di insegnarmi a combattere io ti ho creduto, passando
per
una sciocca ignorante!». Nonostante i propositi di vendetta,
ormai singhiozzava e per questo
decise
che non era il caso di restare lì a farsi umiliare ancora;
quindi recuperò la propria spada, la fece scivolare nel
fodero e si voltò per andarsene nonostante gli occhi lucidi
di Gisborne. Appena il suo sguardo finì sulla figura di
Kate, Kaelee si sentì nuovamente tradita e si
bloccò consentendo a Gisborne di afferrarla per un polso,
gesto che stuzzicò di nuovo tutta la furia che provava verso
quelli che aveva considerato suoi amici.
«Non mi toccare!», ruggì senza che lui
muovesse un solo muscolo. «Lasciami andare!»,
continuò, senza riuscire a smettere di piangere.
«Non posso», sussurrò lui con voce
tremante.
Più Kaelee cercava di divincolarsi, pestando i
piedi, agitandosi e urlandogli di lasciarla andare, più la
sua stretta attorno al polso sottile si
rafforzava, perché se l'avesse lasciata andare non avrebbe
avuto
più
alcuna opportunità di recuperare con lei, la quale,
guardandolo dritto negli occhi, gli disse che
esattamente
come aveva avuto la forza di mettere in scena quella pagliacciata,
poteva allo stesso modo mollare la presa su di lei e lasciare
che se ne tornasse a casa.
Gisborne scosse il capo, spaventato da ciò che aveva appena
detto.
Si chiese intimamente cosa Kaelee intendesse con "tornare a casa" e
temeva che "casa"
equivalesse a Edwinstowe e non all'abitazione che condivideva con Kate:
il solo pensiero bastava a causargli un tale dolore che era quasi
impossibile trattenere le lacrime.
Robin, che osservava a debita distanza la scena, pronto a intervenire
se Kaelee avesse reagito con eccessiva violenza, ma disposto a lasciare
che sfogasse almeno in parte la rabbia che provava, non aveva mai visto
Gisborne cedere dinanzi a nessuno che non fosse
lui stesso o Archer e capì che, se era pronto a mostrare il
suo
lato più umano a Kaelee, allora doveva amarla davvero molto.
Quindi si rasserenò, perché se era stato l'amore
a
muovere quelle circostanze, certamente nulla di ciò che era
avvenuto sarebbe stato vano.
Kate, anch'essa rimasta ad osservare, era sconvolta dall'atteggiamento
di Kaelee e si preoccupava della propria posizione. Non avrebbe mai
immaginato che la dolce ragazza che condivideva con lei non solo
l'abitazione, i pasti ed una camera da letto, ma anche un pezzo di
vita, potesse schiaffeggiare l'uomo che amava tanto intensamente, come
più volte le aveva confidato nelle conversazioni che avevano
prima di dormire. La donna considerava Kaelee
un'amica importante, una sorella, una persona a lei indispensabile, e
aveva imparato ad apprezzare anche Gisborne,
perciò era immensamente dispiaciuta per la piega che gli
eventi
avevano preso; se aveva accettato di far parte della commedia
era solo per il bene di Kaelee, ma stando così le cose non
credeva più che quanto era accaduto potesse far bene alla
sua
amica e cominciava a credere che lei non avrebbe più voluto
condividere la stanza e la casa e che piuttosto avrebbe preferito
dormire
all'aperto o magari chiedere asilo ad Allan. Kate sapeva che se la
ragazza avesse preso una simile decisione
avrebbe distrutto il cuore di Guy in un attimo, perché Allan
non aveva rinunciato del tutto alla ragazza attendendo, in
cuor suo, un passo falso da parte di Gisborne. Allan si era messo in
un angolo solo momentaneamente: non che desiderasse
l'infelicità
di
Kaelee, ma sarebbe bastato un nonnulla a riaccendere la sua speranza di
poterla conquistare, Kate ne era più che certa.
Sorprendendo i presenti, Kaelee sfoderò nuovamente
la lama e
la puntò
alla gola di Guy. Poté quasi sentire i respiri mozzati di
Robin e Kate, certamente impietriti dinanzi ad una tale presa di
posizione, e anziché ripensarci, si lasciò
invadere dalla soddisfazione, dal senso di potere che quel gesto le
instillava.
"Vuole mettermi alla prova? E sia", si disse provando
nuovamente quel desiderio di vendetta mentre Gisborne non osava
muoversi e tradiva sgomento con lo sguardo.
«Volevi sapere se ho il coraggio di
ferirti», disse. «non provocarmi
ulteriormente, ti dico, o lo scoprirai in fretta a tuo
discapito». Ad ogni
parola la voce
minacciava di rompersi a causa del pianto che la scuoteva
dall'interno e la mano che reggeva la spada tremava di tanto in tanto,
ma la giovane donna non voleva darla vinta a quei traditori.
«Lasciami andare», ripeté, furiosa come
solo un'anima ferita sapeva essere.
Quando Gisborne
chiuse gli occhi, Kaelee credette che avrebbe mollato la presa sul suo
polso dolorante, ma si sbagliava, perché quelle dita non
accennavano ad allentarsi mentre un luccichìo abbelliva il
volto dell'uomo. Il suo cuore vacillò dinanzi alle lacrime
di lui, senza però cedere alla tenerezza che le impose di
ricordare tutte le cicatrici che Guy si portava
addosso, il suo passato,
tutti i baci che si erano scambiati e le carezze e le parole d'amore.
Come se soltanto in quel momento riuscisse a vederla, Kaelee non
riuscì a credere che la mano che teneva quella spada premuta
sulla gola di lui, minacciando di lasciare l'ennesimo segno sulla
pelle, le appartenesse, eppure non riusciva ad allontanarla. Una parte
di lei desiderava mettere fine ad ogni cosa, abbassare l'arma
e attendere che lui la liberasse; un'altra parte, assetata di vendetta,
le imponeva di ferirlo
fisicamente e non.
«Mi
hai invitata ad essere crudele con chiunque minacci la mia
libertà», continuò, riprendendo di
nuovo
le parole
che lui le aveva rivolto poco prima. «Tu
mi stai negando la libertà di andarmene, quindi sei per me
una
minaccia», concluse cercando di tenere un atteggiamento duro,
sperando che l'ostentata risolutezza potesse scoraggiarlo e indurlo a
liberarla. Era tremendamente umiliante per lei restare lì,
sotto gli occhi di chi non aveva fatto altro che ingannarla, e piangere
dinanzi a loro, comportarsi da sciocca dinanzi a loro –
perché razionalmente Kaelee sapeva che cercare vendetta non
le avrebbe arrecato alcuna soddisfazione. La presa di lui,
però, si
fece ancora più ferrea, quasi che non esistessero parole
capace di scalfirlo in quel momento, e questo alimentò a
dismisura la rabbia di Kaelee, la quale scoprì di
avere perfino una vena sadica quando, senza
rifletterci
su, mosse la lama sotto al mento di lui e poi sulla guancia come se lo
stesse accarezzando; infine la spostò sul proprio
avambraccio e
minacciò di ferirsi se lui non l'avesse lasciata libera di
andarsene: era pronta a tutto semplicemente perché Gisborne
aveva messo in dubbio la sua determinazione, semplicemente
perché voleva vendicarsi di quello scherzo di pessimo gusto.
«No», disse Guy spaventato.
«Non dici sul serio», soffiò,
senza fiato.
Per tutta risposta lei
premette leggermente la lama sulla pelle scoperta, senza ancora
lacerarla, ma
molto vicina a farlo, non temendo affatto il dolore che avrebbe provato.
«No!», esclamò di nuovo, sollevando la
mano libera. «Aspetta, dammi un'alternativa»,
supplicò.
Gli
rivolse un sorriso amaro che aveva il sapore della delusione e della
derisione.
«E
cos'altro vuoi? Prima vuoi una donna che sappia tenerti testa, poi la
vuoi arrendevole. Dovresti fare chiarezza in te stesso prima di
pretendere qualcosa dagli altri», disse con cattiveria.
Vide qualcosa cambiare sul volto di Gisborne e
capì che qualcosa stava per succedere, anche se non
riuscì a comprendere cosa prima che lui, senza preavviso,
portasse la mano libera sulla lama con cui lei stava minacciando di
ferirsi. Le si mozzò il respiro quando vide le dita
stringersi attorno all'arma e fare pressione per strappargliela di
mano. Una piccolissima parte della mente di Kaelee tenne conto dello
spesso strato del guanto in pelle che Gisborne
indossava e che certamente lo aveva protetto da un taglio
profondo e doloroso, ma il resto del suo corpo non ci fece caso e
reagì come
se
Guy avesse afferrato la lama a mani nude. Quel gesto la
distrasse al punto da farle allentare la presa sull'elsa e permettere a
Guy di appropriarsi
della spada e gettarla lontano da loro, salvandola con ogni
probabilità da una situazione che stava degenerando.
Sebbene fosse nel panico, Kaelee scorse con la coda dell'occhio Robin e
Kate che si avvicinarono di corsa e recuperavano l'uno l'arma di
Gisborne e l'altra quella che lei aveva brandito fino a qualche secondo
prima.
«Vorrei potervi lasciare soli senza dovermi preoccupare che
vi sbraniate a vicenda», disse l'arciere che, ottenuta
risposta affermativa da entrambi, si allontanò insieme a
Kate.
La ragazza era ancora ferma mentalmente al momento in cui le dita di
Guy
avevano stretto la spada e, ingabbiata nella morsa della collera e
dello
sconcerto,
iniziò a
colpire Gisborne con la mano che fino a poco prima aveva tenuto l'arma.
Non erano colpi seri, tant'è che poco dopo fu
di nuovo in lacrime e anziché schiaffeggiarlo
finì per
accarezzargli la guancia su cui aveva posato la lama qualche minuto
prima, preda di quel crollo emotivo che da tanto minacciava ormai di
prendere il sopravvento.
«Fammi vedere», gli disse tra i
singhiozzi.
Lui scosse il capo e lei gli pestò un piede, stizzita.
«Non mi sono fatto nulla»,
mormorò.
«Fammela
vedere lo stesso, testone!», strillò senza
contegno. Ormai era
crollata e riteneva che non avesse più alcun senso
continuare a litigare; lo avrebbero fatto di nuovo, più
tardi, nei giorni successivi,
avrebbero discusso e forse non si sarebbero più guardati in
faccia per qualche tempo, ma in quel momento Kaelee non
ne
poteva più di tutta quella cattiveria. Si era ripromessa di
odiarlo, non molte decine di minuti addietro, eppure nemmeno in quel
frangente, si rese conto,
riusciva davvero a smettere di amarlo con tutta se stessa sebbene
questo non le
impedisse comunque di prenderlo a pugni, visto che Guy se l'era proprio
meritato.
«Promettimi di non scappare», soffiò
lui, trattenendo le lacrime.
«Promesso», assicurò.
Quando Gisborne
si tolse il guanto tirandolo via con i denti, risultando
indicibilmente sensuale, Kaelee pregò affinché i
sensi non le venissero meno dinanzi ad una simile visione, considerato
il suo stato emotivo; poi si diede dell'idiota per aver formulato
simili pensieri dopo tutto quello che era accaduto quella mattina,
anche
se non riuscì a smettere di sbattere le palpebre velocemente
in
risposta
a quel gesto. Era così confusa che se anche avesse voluto
scappare venendo meno alla promessa appena fatta, appena lui
allentò la
presa sul suo polso, non ci sarebbe comunque riuscita,
tant'è che le occorse un minuto buono prima di poter mettere
in ordine un paio di frasi che galleggiavano senza un senso nella sua
mente. Si rese conto anche di avere
il polso indolenzito a causa delle stretta di lui, ma,
anziché esserne irritata, qualcosa in lei
la spingeva a guardare i segni rossi da un'altra angolazione;
un'angolazione molto pericolosa in effetti, tanto che in pochi attimi
la sua mente fu invasa dall'immagine di Guy che duellava con lei con
la forza di un animale e pensò che l'uomo avrebbe potuto
sfruttare quella stessa forza in altre occasioni molto più
piacevoli. Come quando l'aveva atterrata poco prima, per esempio.
«Maledizione!», urlò
all'improvviso, completamente fuori di testa.
I suoi pensieri erano incontrollabili e questo la faceva infuriare
oltre ogni dire, perché non avrebbe dovuto pensare a Guy in
quei
termini dopo quanto era accaduto e avrebbe dovuto, anzi, prenderlo a
calci, gridargli contro rabbia e dolore anziché desiderarlo.
Guardarlo negli occhi mentre sul viso gli si dipingeva un'aria
stranita, non era di alcun aiuto. Lo trovò, infatti,
bellissimo
fasciato dall'intricata trama di quella
tenebrosa casacca che non gli aveva mai visto addosso, ma che lui le
aveva mostrato una mattina; pensò che fosse bellissimo anche
nella
sua
crudeltà più nera e ritenne, per questo, di
essere
una
sciocca
ragazzina alle prese con una cotta di proporzioni epiche che l'avrebbe
condotta
alla rovina, ma la cosa che la rendeva ancor più stupida era
l'assoluta mancanza di volontà di porvi rimedio; al punto
che se
Guy
avesse tentato di prenderla in quel preciso posto e istante, lei non si
sarebbe
ribellata, e non avrebbe considerato lui un bruto, un approfittatore,
ma un amante perfetto.
«Cosa c'è?»,
le domandò Guy in un sussurro, distraendola.
"Questa voce, la sua voce. Il modo in cui mi ha detto "Vieni
qui allora", con questa voce", pensò Kaelee.
"Vieni qui allora".
Era un invito irresistibile, come se glielo stesse sussurrando
dall'interno.
"Vieni qui allora".
Il tono caldo e sensuale, lo sguardo terribilmente magnetico, tale che
Kaelee si avvicinò a lui come la voce nella sua mente le
ordinava.
"Vieni qui allora".
Si sollevò sulle punte, portò una mano
tra i capelli di Guy e li strinse tra le dita.
«Kaelee...»,
mormorò lui, forse destabilizzato dal suo atteggiamento,
prendendo a guardarla in un modo strano e nuovo, come se per la prima
volta fosse riuscita a intimorirlo.
Decise di non rispondergli e di non fermarsi, troppo soddisfatta dalla
piega che gli eventi stavano prendendo. Senza preavviso
aggredì le sue
labbra, lasciandosi guidare da tutte le emozioni che le scoppiavano nel
petto: amore, rabbia e passione.
In prima battuta Gisborne subì il bacio, ancora stordito
dalla
luce di desiderio che le aveva visto negli occhi prima che lei
monopolizzasse le sue labbra, ma quando
reagì
per Kaelee non ci fu più via di fuga. La strinse a
sé con
entrambe le braccia e si privò del guanto rimasto soltanto
per
poter beneficiare del calore di lei. Per la prima volta da quando aveva
capito di amarla, Guy si lasciò andare completamente,
abbandonando ogni pensiero, e per la prima volta cercò con
insistenza la pelle della ragazza perché voleva percepirla
sotto
le dita,
accarezzarla, sentirsela addosso, amarla totalmente e senza
impedimenti, senza il solito campanello d'allarme che lo avrebbe
frenato ad un passo dal confine tra ciò che lui riteneva
lecito
e ciò che invece considerava illecito. La passione
improvvisa di Kaelee
scatenò in lui un desiderio irrefrenabile misto al bisogno
di
risanare ogni astio, di dimenticare quel litigio e lasciarsi alle
spalle quanto era appena accaduto per sua stessa volontà.
La ragazza si sentì invadere da un insolito senso di
vittoria, come se il fatto che Guy volesse spogliarla fosse per lei una
conquista.
Le sue mani imitarono quelle di lui e lasciarono i capelli solo per
raggiungere le molteplici fibbie che contenevano un corpo perfetto e
nonostante una serie infinita di lacci e cuciture che le impedivano di
raggiungere lo scopo in tempi brevi, in particolar modo
perché
non poteva vederli impegnata com'era, Kaelee non smise un attimo di
baciare Guy.
Anche se un po' in ritardo capì che per privarlo
dell'indumento
avrebbe dovuto prima slacciargli la cintura, a cui era appeso il fodero
per la spada che Robin e Kate avevano sequestrato insieme alla sua, ma
trovato
ciò
che cercava, gliela strappò di dosso con uno scatto
repentino e deciso,
manifestando apertamente l'improvvisa voglia di amarlo.
Gisborne la lasciò fare e, quando la ragazza
liberò
tutti gli
impedimenti, fece in modo che gli sfilasse di dosso quel primo
strato lasciandolo con addosso la solita blusa nera che
Kaelee
ben conosceva. Immediatamente dopo, le braccia dell'uomo si
avvinghiarono
attorno al suo busto esile e mentre le mani di lei si
spostavano sul suo petto per sciogliere il leggero
nodo che ancorava i due lembi della scollatura, lui insisteva
sulle spalle, sulla nuca,
tra i capelli e poi giù, di nuovo, fino alla vita in una
serie
di
carezze
che facevano vibrare tanto lei quanto lui stesso. Aveva il respiro
corto: baciare Kaelee gli toglieva il fiato
più di una corsa sfrenata, così, per evitare di
dover poi
interrompere il bacio bruscamente, decise di lasciare momentaneamente
la bocca della ragazza per raggiungere il collo sottile e cospargerlo
di piccoli baci infuocati. Il sospiro che
sfuggì alle
labbra di Kaelee e il suo piegare istintivamente la testa di lato per
facilitargli il
compito e mostrargli quanto la cosa la appagasse, lo invitatono a non
fermarsi come invece una parte di lui sapeva che avrebbe dovuto fare
dal momento che si trovavano in aperta campagna, alla luce del giorno.
Considerato che quel giorno Guy non era intenzionato a ostacolarla,
Kaelee decise di osare: le sue
dita raggiunsero la vita ampia di lui per poi infilarsi, spudorate,
al di sotto del tessuto cercando il contatto con la pelle nuda del
petto e godendo di quel calore che avrebbe voluto sentire su una
porzione più ampia del proprio corpo, quando, del
tutto inaspettatamente, si rese conto che il terreno spariva da sotto i
suoi piedi e che ciò che riusciva a vedere oltre i capelli
neri
di Gisborne, ancora impegnato ad incendiarle il collo, si stava
inclinando.
Poco dopo comprese che non era il mondo a muoversi, ma lei, che si
ritrovò con la schiena tra i fili d'erba, sovrastata
dall'imponente figura dell'uomo.
Per un attimo incontrò lo sguardo di Guy: non c'era traccia
dell'ostilità di prima, ma quei frammenti di cielo
bruciavano
intensi ed erano lo specchio di tutte le sensazioni di cui lei stessa
era preda. Una voce molto lontana tentava di avvisarla sulle
conseguenze di quella situazione, ma era così debole in
mezzo
alla tempesta, che Kaelee non riusciva nemmeno a sentirla davvero; e
poi, comunque, non
voleva ascoltarla. Si aggrappò quindi ai fianchi di lui,
non
per respingerlo ma per trattenerlo.
Incastrato nel caramello che erano gli occhi di lei, Gisborne
portò una mano sulla gamba della ragazza, incurante di ogni
altra cosa,
oltrepassò
l'abito e le accarezzò la pelle fin sopra al ginocchio, che
istintivamente si sollevò all'altezza della sua vita.
Approvò così tanto quell'iniziativa che
continuò
ad avanzare con le dita raggiungendo la coscia tonda e compatta della
ragazza. La vide avvampare, la sentì premere con forza le
dita
sulla pelle, e in un primo momento se ne beò desiderando
vederla
arrossire ancora, volendo sentirla sospirare sotto di lui e a causa
delle sue carezze impertinenti.
Poi, però, il solito allarme scattò e appena Guy
si rese
conto della direzione che avevano presi gli eventi si fermò
nonostante il desiderio.
Lentamente le fiamme che lambivano ogni parte del suo corpo si fecero
più quiete
e le carezze divennero dolci e rassicuranti, come il sorriso che le
rivolse. Impiegò un po' a
riaversi completamente, perché quella volta aveva quasi
oltrepassato ogni limite, ma alla fine riuscì a dominare i
propri istinti
ricordando che non era così che desiderava fosse
la prima
volta con lei. Ciononostante lasciò la mano esattamente
dov'era.
Con il cuore che martellava dolorosamente nel petto, Kaelee
sospirò e si abbandonò completamente a
quella
posizione, esausta più per la potenza delle emozioni provate
che
per un reale sforzo fisico. Si prese un paio di minuti di completo
silenzio e totale immobilità per placare il fuoco che ancora
sentiva dentro e per riuscire a capire se essere grata a Gisborne per
essersi
fermato, oppure se prenderlo a schiaffi fino
all'indomani per lo stesso motivo. Una parte di lei sicuramente aveva
apprezzato il gesto, immaginando che con la mente tanto sconvolta non
avrebbe di sicuro potuto gustarsi pienamente un momento così
intimo; un'altra parte di lei, però, avrebbe voluto andare
fino in
fondo, annegare in quell'atto e dimenticare tutto il resto,
così non sapendo
decidere cosa fosse più giusto, alla fine si disse che non
era
necessario decidere nulla.
Sentì e vide Guy scivolarle di lato, risistemarle il vestito
e
perdersi a guardarla. La prima sensazione che provò fu
l'assenza
del corpo di lui sul proprio e non fu piacevole, ma preferì
tacere, presa da altri pensieri.
«Non so cosa mi sia preso»,
sussurrò timidamente.
Il venticello fresco che le sfiorava il viso solleticandola con l'erba
la aiutava a mettere a fuoco i pensieri sconnessi che le galleggiavano
nella mente e il risultato era imbarazzante.
«Non lo sai?», mormorò Guy
sorridendole dolce.
Anche lei
si mise su un fianco, di fronte a lui.
«Intendo
dire che invece di...», la parola giusta era "desiderarti",
ma
non ebbe il coraggio di esprimerla a voce alta. «...baciarti,
avrei dovuto pestarti per bene», rispose abbassando lo
sguardo
per paura che lui le leggesse troppe cose negli occhi. Un istante
più tardi si disse che effettivamente non c'era molto
da nascondere: il modo in cui si era comportata con lui era
più eloquente che mai. Gli aveva
praticamente fatto capire di essere disponibile e se ne vergognava
così tanto che avrebbe voluto sparire.
Lo sentì sospirare e un brivido le attraversò la
schiena.
«Hai ragione», disse. «Puoi
perdonarmi se ti dico che ho gradito maggiormente i tuoi baci degli
schiaffi?», chiese in un sussurro.
In quel momento fu come se Kaelee si fosse risvegliata improvvisamente
da
un sogno, di nuovo: ricordò di averlo colpito più
di una
volta
in viso
e immediatamente si scusò con lui per averlo fatto,
pentendosene
amaramente, e, come spesso le accadeva quando andava in panico, non
poté fare a meno di parlare a briglia sciolta,
così gli
disse che non avrebbe mai voluto farlo e che detestava la violenza ed i
litigi, non sopportava dover alzare la voce e difendersi a quel modo
dalle persone che amava, che tutto quel discutere le ricordava la
famiglia da cui si era allontanata, che il solo pensiero di dargli uno
schiaffo non l'avrebbe mai sfiorata se non fosse stata tanto infuriata
con lui.
«Shhh», fece lui. «Non importa, me la
sono cercata»,
mormorò mettendosi a sedere.
Kaelee lo imitò; lo sguardo le cadde sulle proprie gambe e
il
ricordo delle carezze infuocate di Guy le sconvolse di nuovo la mente.
"Possibile che non riesca proprio a controllarmi?", si chiese e quando
un
"Sì, è possibile", nacque spontaneo da qualche
parte
dentro di lei, Kaelee seppe che avrebbe dovuto farci i conti
più
o meno per tutta la vita.
Non aveva più voglia di
pensare, ragionare, riflettere, quindi si alzò, si
portò di fronte a lui e si sistemò
cavalcioni
sulle sue gambe; lo guardò intensamente negli occhi mentre
gli
prendeva le mani per condurle nuovamente su di sé, oltre
l'abito, volendo sentire ancora quel calore, quella sensazione di
benessere.
Sebbene avesse creduto di amare una donna, in passato, Gisborne dovette
rendersi conto che avere una relazione corrisposta era tutta un'altra
cosa che amare unidirezionalmente qualcuno. Interpretare i gesti della
donna che amava era una sfida continua che però non riusciva
a
sfiancarlo o ad annoiarlo, tanto che non si sentì davvero
minacciato quando vide Kaelee alzarsi sebbene una parte di lui avesse
preso in considerazione che lei potesse andarsene e lasciarlo
lì, da solo, con i suoi sensi di colpa.
Quando la vide scendere sulle proprie gambe Guy non aveva idea delle
intenzioni di Kaelee, tuttavia non si oppose e appena comprese
l'intento della ragazza, appena riuscì
a interpretare le parole mute incastrate negli occhi di lei,
mosse
delicatamente le dita sulla sua pelle accarezzandola senza fretta.
In cambio ricevette un bacio sulla guancia che gli fece socchiudere gli
occhi e battere il cuore mentre la consapevolezza di essere un uomo
immensamente fortunato si faceva strada in lui, in quanto Kaelee lo
amava con una purezza che non credeva
potesse esistere su quella terra.
Non avrebbero fatto l'amore quel giorno, ma nessuno avrebbe impedito
loro di regalarsi un po' di attenzioni.
Il capitolo è stato rieditato in
data 17/12/2015.
Il lavoro non ha comportato modifiche a livello di trama ed
è invece consistito nella revisione della forma e
nell'aggiunta di qualche dettaglio e informazione.
N.d.A.
Ammetto candidamente che non avevo la minima idea di come
sarebbe
andata a finire e ammetto anche che assistere alla loro lite
è
stata un'esperienza poco piacevole, sebbene necessaria visto che questa
scena ha preteso di essere scritta. Non so fino a che punto, nella vita
reale, due persone alle prese con una simile discussione finirebbero
per
baciarsi e desiderarsi come Guy e Kaelee, ma la sola idea di farla
allontanare e
lasciare da solo Guy mi creava non pochi problemi.
Mi auguro di non aver esagerato con la fantasia e di essere stata
credibile nelle dinamiche.
In ultimo voglio precisare, per chi legge la fanfiction come
un'originale, che in un episodio della serie tv Gisborne si
è davvero tolto il guanto in pelle con i denti e la cosa mi
è piaciuta così tanto che ho pensato di
riproporla, vista la situazione. In quanto a "l'intricata trama di
quella tenebrosa casacca", il riferimento è
all'abbigliamento di Gisborne nella terza stagione (vedi foto), prima di
uscire dalle grazie dello Sceriffo e del Principe.
Come sempre vi ringrazio per il vostro tempo e vi sono grata per le
eventuali recensioni.
Alla prossima!