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Autore: Zury Watson    24/04/2015    4 recensioni
Se il finale di stagione non vi ha soddisfatto, siete nel posto giusto.
Le morti che abbiamo visto nella 3x12 e nella 3x13 non si sono mai verificate, Re Riccardo è rimpatriato e ha rimesso in sesto ogni cosa. Nottingham è stata distrutta ma il suo destino è di essere ricostruita. Robin, Archer e Guy amministrano Locksley non smettendo per questo di aiutare chi ha bisogno e in tale contesto si inserisce Kaelee, una giovane donna arrivata da un villaggio vicino.
Capitoli in revisione (Revisionati 1-16)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alla Prova


Alla Prova

Quando i suo fratelli ripartirono alla volta di Edwinstowe, Kaelee si trovò a fare il punto della situazione e ciò che ne venne fuori non la tranquillizzò per niente.
Esaurita la contentezza dell'aver ritrovato due dei suoi quattro fratelli e di aver condiviso con loro affetto e tutti i pensieri inespressi di un'intera vita, ciò che restava a Kaelee era la preoccupazione derivanti dalle possibili azioni attribuibili agli altri due fratelli. Pensare che Rudyard si sarebbe limitato a quella comparsata nella Piazza del Mercato, accontentandosi di aver ferito superficialmente Gisborne, non era per nulla saggio, né plausibile.
Che Rudyard fosse un violento e Willard il suo cagnolino fedele non era una novità per Kaelee, ma la consapevolezza che fosse davvero capace di fare del male anche ai propri familiari la sconvolse più di quanto non avesse fatto il suo desiderio di ucciderlo; lei, infatti, aveva una ragione per provare tanto odio nei confronti di suo fratello, dal momento che era sua intenzione strapparla alla serenità che aveva conquistato, mentre lui non aveva nessun buon motivo per volerle fare del male, per quel che lei ne sapeva, ed era proprio questo che Kaelee non riusciva a digerire. Aveva un gran caos nella testa, aumentato dall'essere venuta a sapere che Rudyard aveva conosciuto Guy e condiviso con lui chissà quali atrocità, e il fatto che tutti avessero minimizzato quando aveva preteso i dettagli, le lasciava intendere che, come minimo, avevano ammazzato qualcuno insieme per poi andarsene allegramente a brindare alla faccia dei familiari dei defunti.
Questi pensieri, animati da una vena di cinismo che difficilmente prendeva il sopravvento in lei, mettevano inevitabilmente in discussione ogni cosa a partire dalle sue stesse origini: si chiedeva, infatti, perché Rudyard fosse così, cosa lo avesse spinto ad un atteggiamento volto al male; perché doveva esserci qualcosa a monte. Da Gisborne e da ciò che lui le aveva raccontato in merito al proprio passato, Kaelee aveva compreso che nessuno nasce buono o cattivo in maniera del tutto assoluta, ma che, sebbene ognuno fosse dotato di un'indole che poteva pendere in una delle due direzioni in modo quasi casuale, dipendeva molto dal vissuto dei singoli e Gisborne aveva alle spalle esperienze oggettivamente difficili da affrontare serenamente e con un atteggiamento positivo nei confronti della vita. Per quel che riguardava Rudyard, invece, Kaelee non ricordava niente che potesse giustificare quanto pensava e faceva: non gli era mai stato impedito di fare nulla e raramente si era preso strigliate dalla madre, la quale preferiva accanirsi contro gli altri figli e non su di lui, che restava il preferito anche quando la combinava grossa.
La ragazza non poteva fare a meno di rivivere ciclicamente il momento in cui suo fratello aveva impugnato la spada che le apparteneva e gliel'aveva puntata contro con l'intento di ferirla, forse ucciderla, perché avrebbe preferito vederla morta anziché felice; questo la rendeva folle di rabbia. Continuava anche a rivivere il momento in cui lei stessa aveva impugnato la propria spada e l'aveva puntata contro suo fratello con l'intento di ferirlo, forse ucciderlo, perché avrebbe preferito vederlo morto anziché lasciarlo scappare; questo, invece, la rendeva triste e la induceva a domandarsi se poi, in fondo, lei e Rudyard fossero davvero così diversi come pensava.
E in tutto ciò c'era Gisborne, il quale si portava dietro un passato pesante che continuava a tornare con prepotenza anche per colpa sua, sebbene i sentimenti di Kaelee per lui non fossero in dubbio. Ogni volta che lo guardava, però, non poteva fare a meno di vederlo mentalmente insieme a Rudyard con le spade insanguinate e un sorriso strafottente sulle labbra prima di tornare alla realtà vera, quella che Kaelee conosceva, che lo vedeva a terra, in ginocchio, e con una mano premuta all'altezza dello stomaco perché Rudyard aveva cercato di ucciderlo per fare del male a lei. A causa dei contrasti che la stringevano in una morsa invisibile, ma ferrea, la ragazza aveva deciso di non condividere con Gisborne i suoi tormenti prima di aver fatto un po' di chiarezza in se stessa, perché non se la sentiva di prenderlo da parte e accusarlo di aver banchettato con suo fratello in nome della crudeltà; tanto più perché non aveva alcuna certezza che le cose fossero andate così visto che nessuno pareva volerle raccontare come si erano svolti i fatti.
Sembrava proprio che per quanto Kaelee rincorresse la felicità, questa le sfuggisse continuamente come sabbia tra le dita, destinandola ad un'infinita serie di scossoni. Eppure la sua indole positiva le impediva di non vedere del buono in tutta quella vicenda: se era vero che Rudyard e Willard avevano concretizzato il suo incubo peggiore e minacciato seriamente la tranquillità di Locksley e della banda di Robin attentando alla vita di alcuni di loro, era altrettanto vero che Kaelee aveva avuto occasione di ricucire gli squarci nel rapporto con Aric e soprattutto con Dwight. Entrambi le avevano infatti promesso di scrivere quanto prima e di tenersi con lei e con gli uomini di Robin Hood in costante contatto, dando all'arciere la propria disponibilità per qualsiasi cosa. Kaelee non era al corrente di ciò che suo fratello maggiore si era detto con Robin la notte prima che partisse insieme ad Aric, sapendo solo che i due avevano parlato a lungo, ma ebbe la forte sensazione che i suoi fratelli avrebbero svolto a Edwinstowe un lavoro molto simile a quello che Robin e i suoi uomini avevano fatto per Locksley e dintorni negli anni passati e ne fu molto orgogliosa.
Con Gisborne, nonostante i pensieri che la tormentavano e frasi intere costrette al silenzio, andava piuttosto bene finché una mattina Kate la buttò letteralmente giù dal letto.

Aperta campagna, Locksley.
Dire che l'arrivo di Rudyard e la crudeltà che l'uomo aveva subito dimostrato di possedere avessero messo in allarme gli uomini di Robin Hood era un eufemismo, sebbene tendessero a non manifestare la loro preoccupazione agli abitanti del villaggio e a Kaelee, anche se non proprio a tutti riusciva di essere moderati nelle reazioni. Quando Little John era venuto a conoscenza di com'erano andate le cose, infatti, si era infuriato in prima battuta perché nessuno aveva pensato di chiamarlo per conciare per le feste "quel tale", come lo aveva definito, e poi perché non poteva proprio tollerare un simile comportamento nei confronti di "una ragazza dolce come Kaelee"; anche Allan non era stato per nulla contento di quanto era successo a Locksley mentre lui si trovava a Nottingham, impossibilitato a difendere Kaelee come le aveva promesso offrendole protezione.
Più di tutti, Gisborne, divorato dall'ansia, aveva parlato a lungo con Robin e Archer su cosa fosse meglio fare con Rudyard, ma anche con Kaelee e tutti e tre si erano trovati d'accordo sulla necessità di addestrarla al combattimento senza più essere troppo teneri. L'avrebbero comunque protetta, certo, come sempre gli uomini della banda facevano gli uni con gli altri, ma nell'ipotesi in cui nessuno di loro fosse stato con lei nel momento di un'imboscata da parte di Rudyard o di chiunque altro – la peggiore tra tutte le ipotesi che avevano vagliato – dovevano essere certi che Kaelee potesse fronteggiarlo almeno quel tanto che bastava per fuggire e dare l'allarme. Avevano anche molto riflettuto sul metodo da usare e su quanto Gisborne fosse disposto a mettere in gioco, dal momento che gli allenamenti con lui erano sì serviti a prepararla, ma non bastavano a salvarle la vita. Dato che Gisborne non era intenzionato a rinunciare al privilegio di addestrarla, consapevole che sarebbe morto di gelosia e invidia, i tre avevano quindi pensato bene di farle conoscere il miglior spadaccino di Locksley nel modo più crudo possibile.
Erano occorsi giorni per preparare il piano, che aveva inoltre richiesto la collaborazione di molte persone che facessero coincidere tante piccole cose, ma la parte più difficile toccava senza ombra di dubbio a Guy.
Sebbene si trattasse di una messa in scena che non prevedeva tragedie e drammi letali, era necessario che Kaelee ci credesse davvero, senza dubitare neanche per un secondo della situazione, affinché il tutto di funzionasse come previsto: l'intento era quello di farle capire che d'ora in poi Gisborne avrebbe fatto sul serio e sia quest'ultimo che i suoi fratelli erano certi che dirglielo semplicemente non sarebbe bastato.

L'esclamazione «Guy e Robin stanno litigando!», da parte di una terrorizzata Kate, era bastata a far saltare in piedi Kaelee. Fu il modo in cui la donna si pose a indurre la ragazza a pensare che non si trattasse di uno dei soliti finti azzuffamenti che di tanto in tanto animavano il villaggio, il Maniero e le colline nei dintorni di Locksley, perché in fin dei conti a quelli anche Kate era abituata ormai, tanto da non temere più che Guy potesse fare seriamente male a Robin. La ragazza non sapeva davvero cosa pensare, un po' perché la sua mente era ancora annebbiata dal sonno bruscamente interrotto e un po' perché non era a conoscenza di nessuna questione per cui Robin e Gisborne dovessero litigare al punto da spaventare Kate e chissà chi altri. Se tra i due ci fosse stata una qualche tensione, sicuramente Gisborne gliene avrebbe parlato, ritenne Kaelee senza quindi riuscire a capire che direzione stessero prendendo gli eventi. "È pur vero che io gli sto tenendo nascoste un sacco di cose ultimamente, ma anche ammesso che abbia intuito qualcosa, Guy non è tipo da ripicche. Che sia per Rudyard?", si domandò. "Forse è tornato a Locksley questa notte e ha messo in pericolo uno degli uomini della banda facendo infuriare Robin? Ma perché Kate non me l'ha detto subito? E perché prendersela con Guy? Ma certo... Se lui non si fosse innamorato di me, forse Robin e gli altri avrebbero permesso a Rudyard di riportarmi a Edwinstowe, evitando così qualsiasi rischio per loro stessi e per il villaggio. Allora perché Robin mi ha accolta, quando sono arrivata a Locksley, nonostante sapesse della mia fuga? No, qualcosa non torna, deve esserci un altro motivo per cui Robin e Guy stanno litigando. Ma quale?", continuò a chiedersi Kaelee mentre correva a perdifiato verso la campagna attorno a Locksley, teatro della lite in corso. Le due vi arrivarono in men che non si dica, ignorando le persone in strada che commentavano con un vociare concitato ciò che stava presumibilmente accadendo e di cui Kaelee non volle alcuna anticipazione, preferendo vedere ogni cosa con i propri occhi e giudicare con la propria testa ed il proprio cuore, senza lasciarsi condizionare da quella o quell'altra parola. Le sembrava tutto talmente surreale che per un attimo credette di star ancora dormendo e di essere alle prese con un sogno in piena regola, un pessimo sogno per la precisione, eppure quando scorse i due uomini guardarsi in cagnesco e urlarsi contro parole che ancora non riusciva ancora a percepire, dovette rendersi conto che era tutto vero e che il termine litigare era riduttivo se si considerava che erano entrambi armati di spada e che Guy era letteralmente irriconoscibile.
«Oh bene, allora Sir Guy di Gisborne è tornato!», commentò Robin gettando uno sguardo fugace in direzione di lei, o almeno così le parve, proseguendo una conversazione che doveva andare avanti già da un po'. "Ma perché nessuno ha pensato di informarmi per tempo?", si chiese mentre si concentrava sui due uomini ed in particolare sull'espressione di totale ribrezzo che regnava sovrana sul volto di Robin Hood. L'arciere non aveva guardato in quel modo nemmeno suo fratello Rudyard, perciò Kaelee rabbrividì, spaventata.

Per l'occasione Gisborne aveva indossato i vecchi vestiti in pelle, guanti compresi, sebbene questo avesse rievocato tutti quei ricordi che lentamente e quotidianamente l'uomo affrontava uno per uno nel suo percorso di redenzione, e aveva assunto l'aria più malvagia di cui fosse capace – in questo l'aver riportato alla memoria il periodo vissuto accanto a Vaisey gli era stato molto d'aiuto. Robin gli aveva detto che le doti recitative di entrambi dovevano essere spinte ai massimi livelli per poter mandare Kaelee su tutte le furie, ottenere una reazione e portare a termine lo scopo che lui e i suoi fratelli si erano prefissati, e Gisborne non intendeva deludere nessuno, né sprecare quell'unica opportunità nonostante le conseguenze che il rapporto tra lui e Kaelee avrebbe pagato.
«Sta' zitto, Locksley», rispose. «e fammi vedere quanto sei bravo a duellare. Magari ti riesce di battermi una volta tanto! I cantastorie di tutta l'Inghilterra te ne saranno grati e forse diventerai davvero famoso», lo provocò con un'aria strafottente che gli faceva venire il voltastomaco. Era davvero stato così per tutti quegli anni?
«Sapevo che era tutta una finta», rispose Robin. «Avrei dovuto fidarmi di Kate e John!».
Un altro punto su cui lui e Robin si erano trovati d'accordo riguardava l'entità delle provocazioni. Ne avevano parlato molto, analizzando tutte le possibilità – dall'inventarsi di sana pianta eventi di un passato mai esistito, al far intervenire finti testimoni di Locksley e Nottingham, fino anche al chiamare in causa ipotetici uomini del vecchio Sir Guy di Gisborne ancora pronti a servirlo fedelmente nei suoi atti di pura cattiveria – e valutando ogni conseguenza e reazione da parte di entrambi. Ciò che la ragione aveva loro suggerito era di mettere su uno spettacolo totalmente inventato, ma ciò che l'istinto aveva proposto li aveva convinti maggiormente, anche se sarebbe stato molto più pericoloso ed emotivamente distruttivo per tutti. Quindi Robin e Guy avevano deciso di tirare in ballo, nel corso dello scontro verbale, vicende realmente accadute al fine di innescare reazioni più realistiche e credibili.
Archer aveva sostenuto che stessero giocando con il fuoco e Gisborne gli aveva dato ragione, ma era rimasto convinto che fosse la scelta più adeguata.
La spada di Guy fendette l'aria sibilando minacciosa davanti alla figura di Robin Hood.
«Sappiamo tutti che non vedi l'ora di uccidermi per vendicarla», rispose lui, chiudendo intimamente le porte in faccia a quel subdolo dubbio che stava cercando di fargli credere che forse non era poi così falso quanto aveva appena affermato in merito a Robin. Gisborne sapeva a cosa sarebbe andato incontro e aveva promesso a se stesso e a Robin di mantenere alta la concentrazione sulla realtà dei fatti: lui e l'arciere si erano riappacificati, perdonati a vicenda, e si ritenevano fratelli a tutti gli effetti. Era fondamentale che Gisborne lo tenesse a mente per non perdersi nella vecchia parte di sé, sempre pronta ad uscire dall'angolo in cui l'uomo la teneva chiusa.

Kaelee non riusciva a crederci e pensò di essere piombata in un incubo perfino peggiore di Rudyard che tornava a minacciare lei e tutti i suoi amici. Non voleva nemmeno prendere in considerazione le parole che Robin aveva rivolto a Guy, né quelle che quest'ultimo aveva riservato al fuorilegge, perché tutto il contesto era davvero assurdo. Com'era possibile che Gisborne avesse mentito fino a quel punto? Che avesse finto di pentirsi e le avesse raccontato il suo vissuto solo per rendere credibile un gioco cui stava giocando da solo? E che senso aveva mentire se Nottingham era stata fatta saltare in aria e con essa anche lo Sceriffo e i suoi piani di dominio? Possibile che si fosse lasciato intenzionalmente ferire da Rudyard per far credere a tutti che fosse cambiato ed era invece in combutta con lui?
Come sempre le succedeva quando perdeva il controllo di se stessa e di ciò che accadeva attorno a lei, nella sua mente cominciarono ad affollarsi domande e pensieri contrastanti e disordinati.
"La città è stata ricostruita, Gisborne ha collaborato alla sua ricostruzione, e uno Sceriffo potrebbe di nuovo prendere il potere sulla Contea di Nottingham e allearsi, magari, con lo Sceriffo di York per contrastare il Re", pensò Kaelee. "Uno Sceriffo di nome Gisborne, ad esempio, ed uno di nome Rudyard, che prenderebbe il posto dell'attuale Sceriffo di York il quale verrebbe misteriosamente e tragicamente trovato morto nelle proprie stanze", concluse inorridita, scacciando con decisione quegli scenari, mentre ancora una volta una parte di lei sostenne che non era possibile, che qualcosa non tornava e che mai e poi mai Guy avrebbe ceduto di nuovo alla violenza. Che motivo aveva? Quale poteva mai essere la causa scatenante? Robin doveva essersi sbagliato e anche se nessuno, neanche lei, riusciva a vederla, sicuramente c'era una valida spiegazione al comportamento di Gisborne di quel giorno.
Doveva esserci una ragione e Kaelee doveva assolutamente credere che ci fosse affinché sotto ai suoi piedi non si aprisse improvvisamente un'enorme voragine che avrebbe presto risucchiato tutte le sue certezze e messo in discussione ogni sua scelta. Amava Guy e non poteva accettare che, dopo tutto ciò che le aveva raccontato, dopo le sofferenze che aveva patito nel passaggio da Sir Guy di Gisborne a Guy, si comportasse in quel modo insensato.
Nel contempo però, guardandolo, ne ebbe paura, perché chi aveva davanti non corrispondeva assolutamente all'uomo che aveva conosciuto – quello del pranzo a casa di Kate, quello delle esercitazioni nella foresta, quello delle cavalcate e dei momenti di assoluta dolcezza. Vestito in quel modo e con un mezzo sorriso sulle labbra, Gisborne era terrificante. "E tremendamente bello", pensò una piccola parte di lei, totalmente fuori controllo.
Perfino in quella situazione l'attrazione che sentiva per quell'uomo non trovò ostacoli e le impose di osservare la meravigliosa cattiveria di cui era capace, come una preda che si metta a contemplare l'animale che di lì a poco la ucciderà.
"Allora Sir Guy di Gisborne è tornato!".
Le parole di Robin le risuonavano nella mente insieme al resto.
"Sappiamo tutti che non vedi l'ora di uccidermi per vendicarla".
"... non vedi l'ora di uccidermi per vendicarla".
"... uccidermi".
"...per vendicarla"
.
"Sappiamo tutti che non vedi l'ora di uccidermi per vendicarla".
"Lady Marian, naturalmente", aggiunse Kaelee mentalmente.
"Avrei dovuto fidarmi di Kate e John!".
"Sappiamo tutti che non vedi l'ora di uccidermi per vendicarla".
Le parole di Gisborne rimbombavano come campane impazzite in un'eco continua e martellante che l'avrebbe presto condotta ad un crollo nervoso se non avesse preso in mano la situazione. Eppure era davvero difficile per lei riprendere le redini di un cavallo imbizzarrito prima del suo arrivo, scatenato da un evento che lei non conosceva, specialmente se il vorticare dei pensieri le impediva di ragionare.
"Uno Sceriffo di nome Gisborne. Lo Sceriffo di York ucciso di proposito. Rimpiazzato da Rudyard", pensò. "Guy e Rudyard se ne andranno a braccetto a seminare terrore e orrore in tutta Nottinghamshire e Yorkshire, oppure Robin è impazzito", rifletté torcendosi le mani e perdendo di vista tutto ciò che non fosse Robin e Guy che si offendevano e minacciavano.
Decidere cosa fosse meglio fare andava oltre le sue capacità intellettive, tattiche e di qualunque altra natura, ma starsene ferma a guardare non era mai stato nelle sue corde, perciò era certa di dover intervenire anche se non aveva minimamente capito cosa fosse accaduto, cosa stesse accadendo e cosa sarebbe successo di lì a poco se nessuno avesse fatto nulla. Forse tentare di calmare i due uomini per poi farsi spiegare tutto poteva essere una soluzione, eppure nessuno stava facendo un tentativo di qualsiasi genere.
"Kate sta ferma a guardare", pensò. "Che abbia paura?", si domandò, guardandosi attorno prima di tornare a Kate che se ne restava immobile, con lo sguardo fisso, concentrato, sulle due figure a qualche metro da entrambe. "Perché non interviene? Perché non strilla loro di smettere come farebbe normalmente?", si chiese Kaelee osservandola con attenzione. Per un attimo tornò a valutare l'ipotesi che potesse trattarsi di uno dei soliti giochi che divertivano tanto Robin e Guy – e se così fosse stato, nessuno dei due l'avrebbe passata liscia – ma Kate sembrava sinceramente terrorizzata, Robin appariva seriamente nauseato da quella novità e Guy aveva un'aria spaventosa, non sembrava in sé.
Eppure una sorta di sesto senso cercava costantemente di avvertirla in merito all'assurdità della faccenda: quante probabilità c'erano che Robin e Guy, partendo da uno scontro verbale, arrivassero allo scontro fisico e che Kate, presente, non cercasse di fermarli o non desse i numeri?
"Poche", constatò Kaelee. "Ma evidentemente oggi è il giorno giusto per far accadere l'improbabile".
Nella confusione mentale scoppiavano come lampi considerazioni quali "Ci sono due grandi assenti che in una situazione realistica non mancherebbero: Archer e Much. Dove sono?", e ancora "Perché Kate ha saputo della lite e Much no, visto che hanno deciso di essere una coppia?", eppure la ragazza decise di avvicinarsi ai due uomini.

Se Kaelee fosse riuscita ad estraniarsi dalle proprie emozioni, avrebbe scoperto in fretta l'inganno, perché per quanto si fosse badato ai dettagli, c'era sempre un margine di errore.
Affinché il piano funzionasse, Much e Archer – che in una situazione realistica sarebbero stati al fianco di Robin – erano dovuti restare a Locksley a orchestrare i figuranti del villaggio – che certamente Kaelee aveva incontrato mentre raggiungeva il luogo della lite – e ad assicurarsi che nessuno, ignorando la realtà dei fatti, desse un qualche allarme che avrebbe mandato in tilt l'intera popolazione e il piano architettato dagli ex fuorilegge, ragion per cui Robin e Guy contavano esclusivamente sull'emotività di Kaelee. Scatenare in lei emozioni forti al punto da impedirle di osservare e ragionare era essenziale per la riuscita del piano e, per il momento, sembrava che Robin e Guy avessero giocato un'ottima carta, in quanto a guardare la ragazza si scorgevano senza fatica confusione e terrore nel suo sguardo.
«Guy!», urlò all'improvviso Kaelee, alle spalle dell'uomo.
Gisborne, che evitava quanto più possibile di incrociare lo sguardo della ragazza, si avvalse di tutta la propria forza di volontà per non voltarsi e sorriderle come invece desiderava fare. Ciò che più di ogni altra cosa voleva era vedere Kaelee felice e, finché lei lo avesse amato, avrebbe fatto di tutto per assicurarle ogni bene, perfino quella sceneggiata. E mentre Robin gli rivolgeva fugaci occhiate di supporto, invitandolo silenziosamente a non mollare proprio ora, Gisborne realizzò che era il momento di passare all'azione.

«Allontanati, Kaelee! È pericoloso!», rispose Robin difendendosi da un primo, velocissimo, colpo sferrato da Guy.
Il duello a cui i due uomini diedero vita risultò così credibile che perfino Kate, ad un certo punto, iniziò a temere che Robin e Guy avessero dimenticato l'idea iniziale e si fossero infine messi a fare gli eroi. Questo perché entrambi stavano combattendo sul serio e nessuno dei due stava dosando la propria forza, il che era possibile solo grazie alla fiducia che nutrivano l'uno per l'altro, così forte da non far loro temere che potessero ferirsi a vicenda, fosse anche per sbaglio. Nessuno dei due si sarebbe permesso di sbagliare, Kate ne era certa perché aveva preso parte all'organizzazione di quella farsa e aveva ascoltato con attenzione le parole che l'arciere e lo spadaccino si erano rivolti, li aveva sentiti giurarsi lealtà in un modo che non lasciava alcuno spazio ai dubbi.
Per un attimo Kate fu così presa dallo scontro in atto da dimenticare il proprio ruolo rischiando di mandare a monte ogni cosa, così afferrò repentinamente Kaelee per un braccio quando la ragazza si mosse per avvicinarsi, costringendola ad arretrare.
«Hai sentito Robin? Non devi avvicinarti a loro!», esclamò mettendocela tutta per tradire paura e disapprovazione. «Gisborne è pericoloso», percisò con odio, reinterpretando appropriatamente le parole che Robin aveva rivolto poco prima a Kaelee. La donna era certa che istigare l'amica facendo leva sull'opinione negativa che aveva avuto su Gisborne avrebbe distratto Kaelee da qualsiasi tentativo di riflessione su quanto stava accadendo, perché
era giovane ed impulsiva, così abituata a non avere nessuno al proprio fianco da riuscire a mettere in dubbio, probabilmente, perfino l'amore che Gisborne le aveva dimostrato di provare per lei e l'amicizia che Kate stessa le aveva manifestato fin dall'inizio.
Sia Kate che Robin e Guy erano consapevoli di quanto Kaelee non fosse affatto stupida e proprio in virtù di questo erano arrivati alla conclusione che bisognava condurre ogni azione, ogni parola, ogni singolo gesto sul piano puramente emozionale. Quindi, stringendo con forza il polso di Kaelee, Kate attese la sua reazione.

"Perché Kate non mi ha fermata subito? Perché ha lasciato che avanzassi verso Robin e Guy prima di trattenermi? E perché Guy non si è nemmeno girato quando l'ho chiamato?", si domandò ancora Kaelee, tornando mentalmente alla peggiore tra le ipotesi che fino a quel momento era stata in grado di formulare, ovvero ad una possibile alleanza di Gisborne con Rudyard. Le venne da piangere, ma non cedette. 
Animata dalla rabbia per quanto Kate aveva appena detto in merito a Gisborne e per essere stata tradita proprio da quest'ultimo, si separò con decisione e forza dall'amica, sguainò la spada che ormai portava sempre con sé – spada che Archer le aveva restituito dopo che Rudyard l'aveva abbandonata nella piazza di Locskley – e si avvicinò ai duellanti.
«Guy di Gisborne!», tuonò. «Ti sei forse bevuto il cervello?», chiese sarcastica, mossa solo dal proprio instinto, incurante dell'evidente pericolo che avrebbe corso rivolgendosi con quel tono a Guy se lui fosse tornato davvero ad essere Sir Guy, come sembrava.

Guy rivolse a Robin uno sguardo colmo di timore, certo che Kaelee non lo avrebbe notato dalla posizione in cui si trovava, perché non gli era sfuggito il familiare suono di una lama che abbandonava il fodero e sapeva che quello era esattamente il momento in cui avrebbe dovuto mettere da parte l'amore che nutriva per Kaelee; il momento in cui avrebbe dovuto risvegliare un'ultima volta la bestia che era in lui; il momento in cui si sarebbe messo a combattere contro Kaelee per tirare fuori tutto il tormento che lei aveva dentro a causa di Rudyard e dello scompiglio che aveva portato a Locksley e che gli aveva nascosto probabilmente per paura di mettere in gioco la loro relazione; il momento in cui l'avrebbe messa di fronte ad un vero avversario con l'intento di farle capire che d'ora in avanti lei avrebbe dovuto crescere e maturare sul serio, che avrebbe dovuto comportarsi da donna e affrontare la vita, anche quella di coppia, da persona adulta. Tutto questo lo terrorizzava e sapeva di aver bisogno di un contatto visivo con suo fratello per potercela fare.
Gli costava moltissimo dover rivestire quel ruolo di severa guida, ma nonostante questo sapeva di doverlo fare per lei, che gli aveva salvato la vita, che lo aveva rimesso al mondo, semplicemente amandolo; glielo doveva e aveva promesso a Dwight che si sarebbe preso cura di lei rendendola indipendente e forte.
Inspirò profondamente, in cerca del coraggio che gli serviva, e quando si voltò era certo di indossare un'impenetrabile maschera di cattiveria, tale che riuscì a far inorridire Kaelee, il cui sguardo fu come una lama dritta nel cuore.
«No!», gridò Robin opportunamente. «Scappa se non vuoi farti male!».
«Lui non mi farà del male», mormorò Kaelee, comunicando una certezza disarmante sebbene fosse chiaro nei suoi occhi quanto fosse spaventata e confusa dalla situazione in corso, e di nuovo Gisborne dovette concentrarsi sui vecchi ricordi di Sir Guy per risultare credibile, su tutte le volte che aveva offeso qualcuno soltanto per compiacere lo Sceriffo, sui pestaggi perpetrati per divertirlo, sulle mani mozzate affinché non si potesse dire che Vaisey di Nottingham non avesse avvisato con un opportuno quanto crudele esempio.
«Sicura?», le chiese, sperando di stordirla con un mezzo sorriso maligno che spesso, in passato, certe donne avevano ritenuto irresistibile. «Vieni qui allora», aggiunse a voce bassa e roca, volendole apparire sensuale e letale come gli era capitato di essere un tempo.
Non si era mai rivolto a lei in quel modo e si sentì un verme nel doverlo fare, anche se quella tattica parve funzionare perché Kaelee gli si avvicinò ignorando gli avvertimenti di Robin, il quale la invitava a starne fuori e tornare da Kate, che stava anche lei tentando di richiamarne l'attenzione, senza però avvicinarsi. Evidentemente era riuscita a distrarla con quell'atteggiamento, perciò fu facile far scontrare la propria lama con quella di Kaelee senza che lei se ne accorgesse, se non al momento dell'impatto. Si limitò semplicemente a toccare la lama per richiamare l'attenzione della ragazza, ma in verità stava ancora cercando in se stesso il coraggio di affrontare un duello senza imbrogli.
Con la coda dell'occhio Guy vide Robin indietreggiare lentamente – cosa che mai si sarebbe sognato di fare se quella situazione si fosse verificata per davvero – ed ebbe l'assoluta certezza che da quell'istante in poi avrebbe gestito il tutto da solo, prendendosi la responsabilità assoluta di qualunque cosa fosse successa.
«È così che pensi di battermi?», domandò per provocarla.
«Non sono qui per questo», gli rispose con un filo di voce e spostando lo sguardo sulle sue mani guantate.
«Però hai una spada», osservò Guy. «Sono proprio curioso di vedere se hai il coraggio di ferirmi», mormorò con voce profonda.
Gisborne teneva gli occhi fissi su di lei e si accorse subito che Kaelee aveva il respiro alterato, probabilmente per la tensione accumulata e per il caos emotivo e mentale che certamente doveva darle tormento, così attese che la ragazza reagisse, ma dato che non sembrava intenzionata a parlare o a muovere un passo, Guy raccolse le forze e decise di attaccare per primo. Spietato e inarrestabile, così era necessario che si mostrasse, ed esattamente come aveva fatto con Robin poco prima, fece sibilare la spada e poi affondò a pochi centimetri dal fianco della ragazza.
Con lei era tutto più difficile non solo perché Guy l'amava, ma anche perché i movimenti di Kaelee erano imprevedibili anche per lui, che era il suo maestro. Gisborne era consapevole della possibilità di ferirla gravemente, perciò faceva tutto il possibile per calcolare i colpi con precisione millimetrica, non mettendoci tutta la determinazione che aveva impiegato poco prima con suo fratello, i cui movimenti erano stati concordati a priori a tavolino. Se era vero che l'obiettivo era essere credibile, era vero anche che il suo intento non era quello di uccidere l'avversario, in quanto quel teatrino altro non era, sostanzialmente, che una delle tante esercitazioni.
Kaelee era evidentemente stata spiazzata dalla velocità e dalla potenza di quel colpo probabilmente inatteso, ma Gisborne aveva la sensazione che la ragazza non credesse reale ciò che stava vivendo e che, in qualche modo, il suo cuore stesse cercando di rifiutare ciò che stava vivendo, chiedendo alla mente una soluzione più logica. Fu difficile non lasciar perdere tutto per stringerla tra le braccia quando lei lo guardò dritto negli occhi condividendo una muta supplica che minacciò di distruggerlo, ma si obbligò ugualmente a ricambiare con un'occhiataccia cui lei rispose stringendo le dita attorno all'elsa della spada. Ottenuta la reazione che voleva, Gisborne tentò di nuovo di colpirla e lei si scansò senza contrattaccare.
«Guy smettila. Non intendo ferirti, lo sai», disse infine.
Si sentì un mostro, ma si costrinse ad una risata malvagia. «Male, molto male», disse. «Se vuoi essere davvero libera devi imparare ad essere crudele con chi ti minaccia», aggiunse, non in quello che sarebbe potuto sembrare un inno alla violenza, ma una visione nuda e cruda dell'indipendenza, che suonava come un "Chiunque vorrà metterti in catene, fosse anche un fratello o l'uomo che ami, non meriterà nient'altro che la tua spada".
Gli occhi sgranati di Kaelee furono per l'uomo l'ennesimo colpo al cuore.

Proprio non capiva perché Gisborne avesse deciso di ingaggiare un duello con lei, visto che fino a poco prima sembrava avercela con Robin. Continuava a dirsi che c'era qualcosa di tremendamente sbagliato in ciò che stava vivendo e aveva il netto sentore di avere la soluzione sotto al naso, senza però riuscire a vederla forse per via delle emozioni in gioco, forse a causa della confusione mentale. Non capiva quale fosse il reale intento di Guy e la situazione diventava sempre meno chiara: stando alle parole di Kate, Gisborne stava litigando con Robin, ma in quel momento pareva avercela proprio con lei mentre le parlava di libertà. Eppure non comprendeva in che modo lui potesse togliergliela dal momento che l'aveva aiutata a realizzarla insegnandole a maneggiare un'arma e se invece si riferiva a Rudyard, perché prendersela così con lei e con Robin? C'era qualcosa di completamente illogico, in ciò che stava accadendo, ma Kaelee non riusciva a identificare l'errore e, coinvolta com'era da quell'uomo, non risuciva a non pensare all'amore che provava per lui perfino mentre la guardava quasi con odio e la invitava a combattere contro di lui, come avevano fatto soltanto durante l'addestramento.
"E se si trattasse di una lezione a sorpresa? Se Gisborne volesse dimostrarmi qualcosa in un modo contorto che gli rinfaccerò per tutta la vita?", si domandò, stretta nel dubbio che fossero tutti d'accordo. "Ma perché dovrebbero essersi accordati se sarebbe soltanto bastato parlarne, qualunque cosa passi nella testa di Gisborne?".
«In che modo tu saresti per me una minaccia?», domandò infine, abbassando l'arma, rifiutandosi di combattere, perché le girava la testa e più tempo passava, meno capiva.
Per tutta risposta Guy la costrinse a evitare l'ennesimo affondo.
«Ti basta come esempio?», chiese ironico.
Intanto, alle sue orecchie, arrivavano distinte e preoccupanti le preghiere di Kate e Robin, i quali invitavano Gisborne a non prendersela con lei e premevano affinché lei scappasse in quanto Guy era pericoloso.
"Di nuovo con questa storia", si disse Kaelee. "Se ne accorgono adesso che è pericoloso? Eppure Robin non si è mai mostrato contrario alle mie esercitazioni con Guy, che avrebbe potuto uccidermi in qualsiasi momento visto che porta sempre con sé la spada. Ha ucciso un sacco di gente, ma non ha mai cercato di farmi del male in alcun modo, quindi perché insistono a dire che è pericoloso? Solo perché mi punta contro un'arma, che non è detto userà sul serio per uccidermi? E se invece lo facesse? Se invece fosse d'accordo con Rudyard e volesse prendermi in ostaggio per portarmi da lui e farmi chissà che cosa in compagnia di mio fratello? E se avessero ragione Robin e Kate?".
«Tu non sei l'uomo di cui mi sono innamorata», mormorò infine, spaventata lei stessa da ciò che era appena uscito dalla sue labbra.
Sentì di nuovo quel dolore misto a rabbia che la indusse a tendere l'arma e accettare di combattere contro quell'uomo tornato dal passato a tormentare il Guy che lei amava e che la amava. Decise di reagire: se Guy voleva violenza, lei gli avrebbe dato violenza sebbene proprio lui le avesse detto, non molto tempo prima, che alla violenza non bisognava rispondere con altra violenza. Se era riuscita a contenersi in presenza di Rudyard era solo grazie a Gisborne e alle parole che le aveva sussurrato all'orecchio, alla gentilezza con cui le aveva avvolto la mano con la propria, alla decisione con cui le aveva cinto i fianchi per trattenerla, ma ora che proprio lui era dalla parte opposta e la incitava a duellare, Kaelee non trovava la forza di essere lucida, deporre l'arma e affrontare l'uomo verbalmente, giocando d'astuzia alla maniera di Robin Hood.
"Ma io non sono Robin Hood", si disse. "Io non sono altro che una ragazza di campagna costretta ad affrontare una situazione più grande di lei".
Tutto ciò che era in grado di fare in quel frangente era sperare che Gisborne tornasse ad essere la persona che aveva incontrato al suo arrivo a Locksley, perché ciò che stava vedendo non le piaceva affatto e sapeva che non avrebbe mai potuto amare davvero un uomo come lui. Nonostante avesse accettato il Sir Guy di Gisborne del passato come parte dell'uomo che le aveva rubato il cuore e l'anima, e nonostante avrebbe continuato ugualmente a provare quel sentimento per lui anche se il Guy che amava fosse stato messo di nuovo in ombra dal vecchio Sir Guy, Kaelee sapeva che non sarebbe riuscita ad esprimerlo al meglio, se obbligata a interagire con una persona animata da cattiveria. Gisborne le aveva parlato di Lady Marian come la prima persona che avesse visto in lui qualcosa di buono, delle qualità nascoste sotto strati di malvagità e violenza, e Kaelee provava molta ammirazione per quella donna, che doveva certamente aver avuto una personalità forte. "Io sarei stata in grado, al suo posto, di non vedere in Guy solo odio?", si domandò in preda a dubbi e incertezze.
In tutto ciò un'altra cosa Kaelee sapeva senza margine di errore: non era all'altezza del suo avversario, ma era determinata a fare del proprio meglio nella speranza che prima o poi lui si arrendesse e rinsavisse.

I due si misero a combattere e Kaelee smise momentaneamente di pensare a qualcosa che non coincidesse con i movimenti di Gisborne: se lui tendeva un muscolo, lei doveva rendersene conto per tempo; se lui affilava lo sguardo, lei doveva intuirne le motivazioni; se lui faceva sibilare la lama nello spazio che li divideva, lei doveva prevederne la direzione.
Lottò a lungo e si stancò moltissimo nel tentativo di contrastare i colpi inferti da Gisborne in tutta la sua maestria, potenza, abilità, con cui per la prima volta lei aveva a che fare davvero. Non riuscì quasi mai a completare un affondo, trovandosi sempre la spada dell'uomo contro la propria e Kaelee si rese conto che Guy era un nemico impossibile da battere partendo dalle condizioni in cui si trovava lei. Per questo motivo si sentì una stupida e capì definitivamente perché Guy si era quasi messo a ridere quando era venuto a sapere dell'avventura nella foresta di Sherwood e della sicurezza ostentata da Kaelee dinanzi al proprio nemico.
"Sono davvero una stupida visto che non sono nemmeno in grado di intimorire Guy", si disse, vicina al limite sia fisico che emotivo.
«Perché?!», urlò disperata, con le lacrime che minacciavano di velarle la vista e compromettere il duello.

Gisborne, che aveva fatto tutto quanto era in suo potere per non dosare la forza rispondendo all'istinto di protezione che nutriva per la ragazza e che aveva duellato spingendo al massimo le sue conoscenze ed abilità, mostrando così alla ragazza una parte di sé che lei ancora non conosceva per esperienza diretta, immaginava che da un momento all'altro Kaelee sarebbe crollata, sopraffatta dallo sforzo. Sul viso di lei, infatti, la fatica era evidente, ma Gisborne non immaginava che lo scontro potesse prendere una nuova piega e che, anziché cedere fisicamente, Kaelee avrebbe ceduto sul piano psicologico. Evidentemente la ragazza era troppo giovane per far fronte ad un contesto così pesante ed angosciante, evidentemente lui e Robin l'avevano caricata eccessivamente nel timore che potesse scoprire i loro intenti prima del tempo.
La semplice domanda, urlata in quel modo, fu come uno schiaffo per Gisborne che si sentì immediatamente in colpa mentre veniva sopraffatto dal dolore, perciò decise che poteva bastare e che era tempo che Kaelee sapesse la verità su tutta la faccenda, anche se Guy iniziava a temere ciò che sarebbe successo da lì a qualche minuto. 
"Come reagirà sapendo di essere stata presa in giro da tutti? Sicuramente il senso di tradimento le brucerà nel petto, ma cos'altro? No, non dovrei pensarci, ma non posso farne a meno e dunque mi chiedo: che cosa sarà di noi quando le dirò che l'idea è stata mia? Non vorrà più guardarmi in faccia e in tal caso dovrò farmi forza perché è per il suo bene che ho voluto tutto questo, per garantirle che non avrei più barato durante l'addestramento. E se lei non volesse più avermi come maestro? Avrò fatto tutto questo inutilmente?", si domandò Gisborne, preda di se stesso e di tutta l'insicurezza che aveva cercato per una vita intera di mascherare dietro atteggiamenti da cattivo, seguendo gli scellerati consigli di Vaisey di Nottingham, il quale gli aveva assicurato di considerarlo al pari di un figlio. Che padre snaturato era allora quello Sceriffo se aveva spinto suo figlio nel baratro della violenza.
Sebbene desiderasse poter guardare Robin negli occhi e in essi cercare tutte le risposte, Guy sapeva di doversela vedere da sé, perciò prese una decisione e la portò a compimento immediatamente. Senza preavviso, l'uomo sferrò un ultimo affondo con l'intento di mandare a terra entrambi: si scagliò su di lei con la ferocia che nutriva verso se stesso, brandendo la spada con sicurezza, e, soltanto un istante prima di stroncare la vita di Kaelee, le piombò addosso senza ferirla, piantando la spada nel terreno anziché nel cuore della giovane e restando sopra di lei.

Fu un attimo, solo un piccolo, insignificante ed eterno attimo in cui Kaelee pensò a tutto ciò che aveva fatto per sfuggire alla prepotenza che era stata costretta a subire a Edwinstowe. A stento l'aveva visto spostarsi quell'uomo che non riconosceva più, a fatica aveva realizzato che nel giro di qualche secondo sarebbe morta per mano di lui come era già accaduto a Lady Marian e a Isabella Thornton, ma riuscì a chiudere gli occhi attendendo il dolore che avrebbe provato quando la lama le avesse trafitto la carne.
Attese una manciata di secondi senza che il lancinante dolore arrivasse, sostituito da una vertigine improvvisa e da una perdita di equilibrio che l'aveva fatta rovinare a terra. Trovò due occhi chiari a fissarla, quando riaprì i suoi, un paio di meravigliosi occhi color del cielo che Kaelee conosceva così bene e che la confusero ancora di più.
"Cosa ci faccio per terra con Guy a bloccarmi? Oh, questo sguardo... Tanto intenso e bello sul viso arrossato per la fatica!", pensò dimenticando momentaneamente ogni cosa.
«Per mostrarti con chi avrai a che fare durante i prossimi allenamenti», sussurrò l'uomo, che sembrava essere di nuovo quello che amava.
Kaelee si prese del tempo per riflettere su quelle parole, non comprendendone immediatamente il significato sebbene, si accorse, rispecchiassero una delle tante ipotesi confuse che aveva vagliato. Man mano che i tasselli si incastravano ognuno al proprio posto – Robin e Kate compresi – si sentì sempre più presa in giro in un modo così subdolo che le lacrime pronte a scendere cambiarono idea e la rabbia montò dal profondo del suo animo come quando aveva visto Rudyard fare lo sbruffone a Locksley. Guardò Gisborne stralunata, arrabbiata, ferita, e infine gli diede una ginocchiata nello stomaco per toglierselo di dosso, non volendo restare un minuto di più in compagnia di quell'essere infimo.
Kaelee non poteva credere che lui e Robin si fossero davvero divertiti così alle sue spalle.
Vide Gisborne sgranare gli occhi e gemere in reazione al colpo, prima di spostarsi tossendo e consentendole di alzarsi. Non si sentì per niente in colpa nel vederlo piegato in ginocchio, nemmeno quando realizzò di aver centrato esattamente il punto in cui Rudyard lo aveva ferito, perché era troppo arrabbiata per provare un sentimento diverso e lo era troppo anche per fuggire via come l'istinto stava cercando di suggerirle. Sarebbe stato troppo facile togliersi di torno e lasciare che il tempo ponesse rimedio e placasse gli animi, perciò quella volta sarebbe rimasta e si sarebbe vendicata.
Dalla sua posizione, ma soprattutto grazie al nuovo punto di vista che si era guadagnata in seguito alla rivelazione di Gisborne, poté vedere Robin teso nella sua direzione, pronto ad intervenire, avendo così conferma che era complice. Ciò che più di ogni altra cosa Kaelee non riusciva proprio a capire era perché semplicemente non avessero provato a parlargliene, perché non avessero tentato di convincerla che Gisborne avrebbe cambiato approccio durante le esercitazioni.
Quando l'uomo si alzò e fece per parlare, lei sollevò la mano per mollargli un sonoro ceffone e anche se Guy non si difese, né si spostò di un millimetro, non riuscì sentirsi in colpa, né soddisfatta.
«Sei perfido», sibilò, fuori di sé. Sarebbe stata disposta a tutto pur di restituire a Gisborne la pace che si era guadagnato a fatica, ma dopo aver compreso che tutti l'avevano imbrogliata l'unica cosa che desiderava era odiarlo con tutta se stessa e anche se sapeva in partenza che non ci sarebbe riuscita, ci avrebbe provato.
«Non mi avresti creduto se te l'avessi semplicemente detto senza dimostrartelo», commentò lui abbassando lo sguardo.
Volò un altro schiaffo.
Le lacrime alla fine ci ripensarono di nuovo e le bagnarono il viso, sebbene l'espressione arrabbiata non l'avesse ancora abbandonata. "Come ha potuto farmi questo?", si domandò, con le mani che le tremavano violentemente per la rabbia.
«Certo», commentò con un'ironia che solitamente non le apparteneva. «Perché quando mi hai detto di non essere più un assassino io non ti ho creduto, vero? Quando mi hai detto di aver lasciato andare il ricordo di Lady Marian io non ti ho creduto, non è così?», chiese retorica alzando la voce. Era profondamente ferita e non riusciva più a controllare pensieri ed emozioni che sgorgarono, quindi, impetuosi e taglienti. «Io ti ho sempre creduto!», urlò. «Perfino quando fingevi di insegnarmi a combattere io ti ho creduto, passando per una sciocca ignorante!». Nonostante i propositi di vendetta, ormai singhiozzava e per questo decise che non era il caso di restare lì a farsi umiliare ancora; quindi recuperò la propria spada, la fece scivolare nel fodero e si voltò per andarsene nonostante gli occhi lucidi di Gisborne. Appena il suo sguardo finì sulla figura di Kate, Kaelee si sentì nuovamente tradita e si bloccò consentendo a Gisborne di afferrarla per un polso, gesto che stuzzicò di nuovo tutta la furia che provava verso quelli che aveva considerato suoi amici.
«Non mi toccare!», ruggì senza che lui muovesse un solo muscolo. «Lasciami andare!», continuò, senza riuscire a smettere di piangere.
«Non posso», sussurrò lui con voce tremante.

Più Kaelee cercava di divincolarsi, pestando i piedi, agitandosi e urlandogli di lasciarla andare, più la sua stretta attorno al polso sottile si rafforzava, perché se l'avesse lasciata andare non avrebbe avuto più alcuna opportunità di recuperare con lei, la quale, guardandolo dritto negli occhi, gli disse che esattamente come aveva avuto la forza di mettere in scena quella pagliacciata, poteva allo stesso modo mollare la presa su di lei e lasciare che se ne tornasse a casa.
Gisborne scosse il capo, spaventato da ciò che aveva appena detto. Si chiese intimamente cosa Kaelee intendesse con "tornare a casa" e temeva che "casa" equivalesse a Edwinstowe e non all'abitazione che condivideva con Kate: il solo pensiero bastava a causargli un tale dolore che era quasi impossibile trattenere le lacrime.

Robin, che osservava a debita distanza la scena, pronto a intervenire se Kaelee avesse reagito con eccessiva violenza, ma disposto a lasciare che sfogasse almeno in parte la rabbia che provava, non aveva mai visto Gisborne cedere dinanzi a nessuno che non fosse lui stesso o Archer e capì che, se era pronto a mostrare il suo lato più umano a Kaelee, allora doveva amarla davvero molto. Quindi si rasserenò, perché se era stato l'amore a muovere quelle circostanze, certamente nulla di ciò che era avvenuto sarebbe stato vano.

Kate, anch'essa rimasta ad osservare, era sconvolta dall'atteggiamento di Kaelee e si preoccupava della propria posizione. Non avrebbe mai immaginato che la dolce ragazza che condivideva con lei non solo l'abitazione, i pasti ed una camera da letto, ma anche un pezzo di vita, potesse schiaffeggiare l'uomo che amava tanto intensamente, come più volte le aveva confidato nelle conversazioni che avevano prima di dormire. La donna considerava Kaelee un'amica importante, una sorella, una persona a lei indispensabile, e aveva imparato ad apprezzare anche Gisborne, perciò era immensamente dispiaciuta per la piega che gli eventi avevano preso; se aveva accettato di far parte della commedia era solo per il bene di Kaelee, ma stando così le cose non credeva più che quanto era accaduto potesse far bene alla sua amica e cominciava a credere che lei non avrebbe più voluto condividere la stanza e la casa e che piuttosto avrebbe preferito dormire all'aperto o magari chiedere asilo ad Allan. Kate sapeva che se la ragazza avesse preso una simile decisione avrebbe distrutto il cuore di Guy in un attimo, perché Allan non aveva rinunciato del tutto alla ragazza attendendo, in cuor suo, un passo falso da parte di Gisborne. Allan si era messo in un angolo solo momentaneamente: non che desiderasse l'infelicità di Kaelee, ma sarebbe bastato un nonnulla a riaccendere la sua speranza di poterla conquistare, Kate ne era più che certa.

Sorprendendo i presenti,  Kaelee sfoderò nuovamente la lama e la puntò alla gola di Guy. Poté quasi sentire i respiri mozzati di Robin e Kate, certamente impietriti dinanzi ad una tale presa di posizione, e anziché ripensarci, si lasciò invadere dalla soddisfazione, dal senso di potere che quel gesto le instillava.
"Vuole mettermi alla prova? E sia", si disse provando nuovamente quel desiderio di vendetta mentre Gisborne non osava muoversi e tradiva sgomento con lo sguardo.
«Volevi sapere se ho il coraggio di ferirti», disse. «non provocarmi ulteriormente, ti dico, o lo scoprirai in fretta a tuo discapito». Ad ogni parola la voce minacciava di rompersi a causa del pianto che la scuoteva dall'interno e la mano che reggeva la spada tremava di tanto in tanto, ma la giovane donna non voleva darla vinta a quei traditori. «Lasciami andare», ripeté, furiosa come solo un'anima ferita sapeva essere.
Quando Gisborne chiuse gli occhi, Kaelee credette che avrebbe mollato la presa sul suo polso dolorante, ma si sbagliava, perché quelle dita non accennavano ad allentarsi mentre un luccichìo abbelliva il volto dell'uomo. Il suo cuore vacillò dinanzi alle lacrime di lui, senza però cedere alla tenerezza che le impose di ricordare tutte le cicatrici che Guy si portava addosso, il suo passato, tutti i baci che si erano scambiati e le carezze e le parole d'amore. Come se soltanto in quel momento riuscisse a vederla, Kaelee non riuscì a credere che la mano che teneva quella spada premuta sulla gola di lui, minacciando di lasciare l'ennesimo segno sulla pelle, le appartenesse, eppure non riusciva ad allontanarla. Una parte di lei desiderava mettere fine ad ogni cosa, abbassare l'arma e attendere che lui la liberasse; un'altra parte, assetata di vendetta, le imponeva di ferirlo fisicamente e non.
«Mi hai invitata ad essere crudele con chiunque minacci la mia libertà», continuò, riprendendo di nuovo le parole che lui le aveva rivolto poco prima. «Tu mi stai negando la libertà di andarmene, quindi sei per me una minaccia», concluse cercando di tenere un atteggiamento duro, sperando che l'ostentata risolutezza potesse scoraggiarlo e indurlo a liberarla. Era tremendamente umiliante per lei restare lì, sotto gli occhi di chi non aveva fatto altro che ingannarla, e piangere dinanzi a loro, comportarsi da sciocca dinanzi a loro – perché razionalmente Kaelee sapeva che cercare vendetta non le avrebbe arrecato alcuna soddisfazione. La presa di lui, però, si fece ancora più ferrea, quasi che non esistessero parole capace di scalfirlo in quel momento, e questo alimentò a dismisura la rabbia di Kaelee, la quale scoprì di avere perfino una vena sadica quando, senza rifletterci su, mosse la lama sotto al mento di lui e poi sulla guancia come se lo stesse accarezzando; infine la spostò sul proprio avambraccio e minacciò di ferirsi se lui non l'avesse lasciata libera di andarsene: era pronta a tutto semplicemente perché Gisborne aveva messo in dubbio la sua determinazione, semplicemente perché voleva vendicarsi di quello scherzo di pessimo gusto.
«No», disse Guy spaventato. «Non dici sul serio», soffiò, senza fiato.
Per tutta risposta lei premette leggermente la lama sulla pelle scoperta, senza ancora lacerarla, ma molto vicina a farlo, non temendo affatto il dolore che avrebbe provato.
«No!», esclamò di nuovo, sollevando la mano libera. «Aspetta, dammi un'alternativa», supplicò.
Gli rivolse un sorriso amaro che aveva il sapore della delusione e della derisione.
«E cos'altro vuoi? Prima vuoi una donna che sappia tenerti testa, poi la vuoi arrendevole. Dovresti fare chiarezza in te stesso prima di pretendere qualcosa dagli altri», disse con cattiveria.
Vide qualcosa cambiare sul volto di Gisborne e capì che qualcosa stava per succedere, anche se non riuscì a comprendere cosa prima che lui, senza preavviso, portasse la mano libera sulla lama con cui lei stava minacciando di ferirsi. Le si mozzò il respiro quando vide le dita stringersi attorno all'arma e fare pressione per strappargliela di mano. Una piccolissima parte della mente di Kaelee tenne conto dello spesso strato del guanto in pelle che Gisborne indossava e che certamente lo aveva protetto da un taglio profondo e doloroso, ma il resto del suo corpo non ci fece caso e reagì come se Guy avesse afferrato la lama a mani nude. Quel gesto la distrasse al punto da farle allentare la presa sull'elsa e permettere a Guy di appropriarsi della spada e gettarla lontano da loro, salvandola con ogni probabilità da una situazione che stava degenerando.
Sebbene fosse nel panico, Kaelee scorse con la coda dell'occhio Robin e Kate che si avvicinarono di corsa e recuperavano l'uno l'arma di Gisborne e l'altra quella che lei aveva brandito fino a qualche secondo prima.
«Vorrei potervi lasciare soli senza dovermi preoccupare che vi sbraniate a vicenda», disse l'arciere che, ottenuta risposta affermativa da entrambi, si allontanò insieme a Kate.
La ragazza era ancora ferma mentalmente al momento in cui le dita di Guy avevano stretto la spada e, ingabbiata nella morsa della collera e dello sconcerto, iniziò a colpire Gisborne con la mano che fino a poco prima aveva tenuto l'arma. Non erano colpi seri, tant'è che poco dopo fu di nuovo in lacrime e anziché schiaffeggiarlo finì per accarezzargli la guancia su cui aveva posato la lama qualche minuto prima, preda di quel crollo emotivo che da tanto minacciava ormai di prendere il sopravvento.
«Fammi vedere», gli disse tra i singhiozzi.
Lui scosse il capo e lei gli pestò un piede, stizzita.
«Non mi sono fatto nulla», mormorò.
«Fammela vedere lo stesso, testone!», strillò senza contegno. Ormai era crollata e riteneva che non avesse più alcun senso continuare a litigare; lo avrebbero fatto di nuovo, più tardi, nei giorni successivi, avrebbero discusso e forse non si sarebbero più guardati in faccia per qualche tempo, ma in quel momento Kaelee non ne poteva più di tutta quella cattiveria. Si era ripromessa di odiarlo, non molte decine di minuti addietro, eppure nemmeno in quel frangente, si rese conto, riusciva davvero a smettere di amarlo con tutta se stessa sebbene questo non le impedisse comunque di prenderlo a pugni, visto che Guy se l'era proprio meritato.
«Promettimi di non scappare», soffiò lui, trattenendo le lacrime.
«Promesso», assicurò.
Quando Gisborne si tolse il guanto tirandolo via con i denti, risultando indicibilmente sensuale, Kaelee pregò affinché i sensi non le venissero meno dinanzi ad una simile visione, considerato il suo stato emotivo; poi si diede dell'idiota per aver formulato simili pensieri dopo tutto quello che era accaduto quella mattina, anche se non riuscì a smettere di sbattere le palpebre velocemente in risposta a quel gesto. Era così confusa che se anche avesse voluto scappare venendo meno alla promessa appena fatta, appena lui allentò la presa sul suo polso, non ci sarebbe comunque riuscita, tant'è che le occorse un minuto buono prima di poter mettere in ordine un paio di frasi che galleggiavano senza un senso nella sua mente. Si rese conto anche di avere il polso indolenzito a causa delle stretta di lui, ma, anziché esserne irritata, qualcosa in lei la spingeva a guardare i segni rossi da un'altra angolazione; un'angolazione molto pericolosa in effetti, tanto che in pochi attimi la sua mente fu invasa dall'immagine di Guy che duellava con lei con la forza di un animale e pensò che l'uomo avrebbe potuto sfruttare quella stessa forza in altre occasioni molto più piacevoli. Come quando l'aveva atterrata poco prima, per esempio.
«Maledizione!», urlò all'improvviso, completamente fuori di testa.
I suoi pensieri erano incontrollabili e questo la faceva infuriare oltre ogni dire, perché non avrebbe dovuto pensare a Guy in quei termini dopo quanto era accaduto e avrebbe dovuto, anzi, prenderlo a calci, gridargli contro rabbia e dolore anziché desiderarlo. Guardarlo negli occhi mentre sul viso gli si dipingeva un'aria stranita, non era di alcun aiuto. Lo trovò, infatti, bellissimo fasciato dall'intricata trama di quella tenebrosa casacca che non gli aveva mai visto addosso, ma che lui le aveva mostrato una mattina; pensò che fosse bellissimo anche nella sua crudeltà più nera e ritenne, per questo, di essere una sciocca ragazzina alle prese con una cotta di proporzioni epiche che l'avrebbe condotta alla rovina, ma la cosa che la rendeva ancor più stupida era l'assoluta mancanza di volontà di porvi rimedio; al punto che se Guy avesse tentato di prenderla in quel preciso posto e istante, lei non si sarebbe ribellata, e non avrebbe considerato lui un bruto, un approfittatore, ma un amante perfetto.
«Cosa c'è?», le domandò Guy in un sussurro, distraendola.
"Questa voce, la sua voce. Il modo in cui mi ha detto "Vieni qui allora", con questa voce", pensò Kaelee.
"Vieni qui allora".
Era un invito irresistibile, come se glielo stesse sussurrando dall'interno.
"Vieni qui allora".
Il tono caldo e sensuale, lo sguardo terribilmente magnetico, tale che Kaelee si avvicinò a lui come la voce nella sua mente le ordinava.
"Vieni qui allora".
Si sollevò sulle punte, portò una mano tra i capelli di Guy e li strinse tra le dita.
«Kaelee...», mormorò lui, forse destabilizzato dal suo atteggiamento, prendendo a guardarla in un modo strano e nuovo, come se per la prima volta fosse riuscita a intimorirlo.
Decise di non rispondergli e di non fermarsi, troppo soddisfatta dalla piega che gli eventi stavano prendendo. Senza preavviso aggredì le sue labbra, lasciandosi guidare da tutte le emozioni che le scoppiavano nel petto: amore, rabbia e passione.

In prima battuta Gisborne subì il bacio, ancora stordito dalla luce di desiderio che le aveva visto negli occhi prima che lei monopolizzasse le sue labbra, ma quando reagì per Kaelee non ci fu più via di fuga. La strinse a sé con entrambe le braccia e si privò del guanto rimasto soltanto per poter beneficiare del calore di lei. Per la prima volta da quando aveva capito di amarla, Guy si lasciò andare completamente, abbandonando ogni pensiero, e per la prima volta cercò con insistenza la pelle della ragazza perché voleva percepirla sotto le dita, accarezzarla, sentirsela addosso, amarla totalmente e senza impedimenti, senza il solito campanello d'allarme che lo avrebbe frenato ad un passo dal confine tra ciò che lui riteneva lecito e ciò che invece considerava illecito. La passione improvvisa di Kaelee scatenò in lui un desiderio irrefrenabile misto al bisogno di risanare ogni astio, di dimenticare quel litigio e lasciarsi alle spalle quanto era appena accaduto per sua stessa volontà.

La ragazza si sentì invadere da un insolito senso di vittoria, come se il fatto che Guy volesse spogliarla fosse per lei una conquista.
Le sue mani imitarono quelle di lui e lasciarono i capelli solo per raggiungere le molteplici fibbie che contenevano un corpo perfetto e nonostante una serie infinita di lacci e cuciture che le impedivano di raggiungere lo scopo in tempi brevi, in particolar modo perché non poteva vederli impegnata com'era, Kaelee non smise un attimo di baciare Guy. Anche se un po' in ritardo capì che per privarlo dell'indumento avrebbe dovuto prima slacciargli la cintura, a cui era appeso il fodero per la spada che Robin e Kate avevano sequestrato insieme alla sua, ma trovato ciò che cercava, gliela strappò di dosso con uno scatto repentino e deciso, manifestando apertamente l'improvvisa voglia di amarlo.

Gisborne la lasciò fare e, quando la ragazza liberò tutti gli impedimenti, fece in modo che gli sfilasse di dosso quel primo strato lasciandolo con addosso la solita blusa nera che Kaelee ben conosceva. Immediatamente dopo, le braccia dell'uomo si avvinghiarono attorno al suo busto esile e mentre le mani di lei si spostavano sul suo petto per sciogliere il leggero nodo che ancorava i due lembi della scollatura, lui insisteva sulle spalle, sulla nuca, tra i capelli e poi giù, di nuovo, fino alla vita in una serie di carezze che facevano vibrare tanto lei quanto lui stesso. Aveva il respiro corto: baciare Kaelee gli toglieva il fiato più di una corsa sfrenata, così, per evitare di dover poi interrompere il bacio bruscamente, decise di lasciare momentaneamente la bocca della ragazza per raggiungere il collo sottile e cospargerlo di piccoli baci infuocati. Il sospiro che sfuggì alle labbra di Kaelee e il suo piegare istintivamente la testa di lato per facilitargli il compito e mostrargli quanto la cosa la appagasse, lo invitatono a non fermarsi come invece una parte di lui sapeva che avrebbe dovuto fare dal momento che si trovavano in aperta campagna, alla luce del giorno.

Considerato che quel giorno Guy non era intenzionato a ostacolarla, Kaelee decise di osare: le sue dita raggiunsero la vita ampia di lui per poi infilarsi, spudorate, al di sotto del tessuto cercando il contatto con la pelle nuda del petto e godendo di quel calore che avrebbe voluto sentire su una porzione più ampia del proprio corpo, quando, del tutto inaspettatamente, si rese conto che il terreno spariva da sotto i suoi piedi e che ciò che riusciva a vedere oltre i capelli neri di Gisborne, ancora impegnato ad incendiarle il collo, si stava inclinando. Poco dopo comprese che non era il mondo a muoversi, ma lei, che si ritrovò con la schiena tra i fili d'erba, sovrastata dall'imponente figura dell'uomo.
Per un attimo incontrò lo sguardo di Guy: non c'era traccia dell'ostilità di prima, ma quei frammenti di cielo bruciavano intensi ed erano lo specchio di tutte le sensazioni di cui lei stessa era preda. Una voce molto lontana tentava di avvisarla sulle conseguenze di quella situazione, ma era così debole in mezzo alla tempesta, che Kaelee non riusciva nemmeno a sentirla davvero; e poi, comunque, non voleva ascoltarla. Si aggrappò quindi ai fianchi di lui, non per respingerlo ma per trattenerlo.

Incastrato nel caramello che erano gli occhi di lei, Gisborne portò una mano sulla gamba della ragazza, incurante di ogni altra cosa, oltrepassò l'abito e le accarezzò la pelle fin sopra al ginocchio, che istintivamente si sollevò all'altezza della sua vita. Approvò così tanto quell'iniziativa che continuò ad avanzare con le dita raggiungendo la coscia tonda e compatta della ragazza. La vide avvampare, la sentì premere con forza le dita sulla pelle, e in un primo momento se ne beò desiderando vederla arrossire ancora, volendo sentirla sospirare sotto di lui e a causa delle sue carezze impertinenti. Poi, però, il solito allarme scattò e appena Guy si rese conto della direzione che avevano presi gli eventi si fermò nonostante il desiderio.
Lentamente le fiamme che lambivano ogni parte del suo corpo si fecero più quiete e le carezze divennero dolci e rassicuranti, come il sorriso che le rivolse. Impiegò un po' a riaversi completamente, perché quella volta aveva quasi oltrepassato ogni limite, ma alla fine riuscì a dominare i propri istinti ricordando che non era così che desiderava fosse la prima volta con lei. Ciononostante lasciò la mano esattamente dov'era.

Con il cuore che martellava dolorosamente nel petto, Kaelee sospirò e si abbandonò completamente a quella posizione, esausta più per la potenza delle emozioni provate che per un reale sforzo fisico. Si prese un paio di minuti di completo silenzio e totale immobilità per placare il fuoco che ancora sentiva dentro e per riuscire a capire se essere grata a Gisborne per essersi fermato, oppure se prenderlo a schiaffi fino all'indomani per lo stesso motivo. Una parte di lei sicuramente aveva apprezzato il gesto, immaginando che con la mente tanto sconvolta non avrebbe di sicuro potuto gustarsi pienamente un momento così intimo; un'altra parte di lei, però, avrebbe voluto andare fino in fondo, annegare in quell'atto e dimenticare tutto il resto, così non sapendo decidere cosa fosse più giusto, alla fine si disse che non era necessario decidere nulla.
Sentì e vide Guy scivolarle di lato, risistemarle il vestito e perdersi a guardarla. La prima sensazione che provò fu l'assenza del corpo di lui sul proprio e non fu piacevole, ma preferì tacere, presa da altri pensieri.
«Non so cosa mi sia preso», sussurrò timidamente.
Il venticello fresco che le sfiorava il viso solleticandola con l'erba la aiutava a mettere a fuoco i pensieri sconnessi che le galleggiavano nella mente e il risultato era imbarazzante.
«Non lo sai?», mormorò Guy sorridendole dolce.
Anche lei si mise su un fianco, di fronte a lui.
«Intendo dire che invece di...», la parola giusta era "desiderarti", ma non ebbe il coraggio di esprimerla a voce alta. «...baciarti, avrei dovuto pestarti per bene», rispose abbassando lo sguardo per paura che lui le leggesse troppe cose negli occhi. Un istante più tardi si disse che effettivamente non c'era molto da nascondere: il modo in cui si era comportata con lui era più eloquente che mai. Gli aveva praticamente fatto capire di essere disponibile e se ne vergognava così tanto che avrebbe voluto sparire.
Lo sentì sospirare e un brivido le attraversò la schiena.
«Hai ragione», disse. «Puoi perdonarmi se ti dico che ho gradito maggiormente i tuoi baci degli schiaffi?», chiese in un sussurro.
In quel momento fu come se Kaelee si fosse risvegliata improvvisamente da un sogno, di nuovo: ricordò di averlo colpito più di una volta in viso e immediatamente si scusò con lui per averlo fatto, pentendosene amaramente, e, come spesso le accadeva quando andava in panico, non poté fare a meno di parlare a briglia sciolta, così gli disse che non avrebbe mai voluto farlo e che detestava la violenza ed i litigi, non sopportava dover alzare la voce e difendersi a quel modo dalle persone che amava, che tutto quel discutere le ricordava la famiglia da cui si era allontanata, che il solo pensiero di dargli uno schiaffo non l'avrebbe mai sfiorata se non fosse stata tanto infuriata con lui.
«Shhh», fece lui. «Non importa, me la sono cercata», mormorò mettendosi a sedere.
Kaelee lo imitò; lo sguardo le cadde sulle proprie gambe e il ricordo delle carezze infuocate di Guy le sconvolse di nuovo la mente. "Possibile che non riesca proprio a controllarmi?", si chiese e quando un "Sì, è possibile", nacque spontaneo da qualche parte dentro di lei, Kaelee seppe che avrebbe dovuto farci i conti più o meno per tutta la vita.
Non aveva più voglia di pensare, ragionare, riflettere, quindi si alzò, si portò di fronte a lui e si sistemò cavalcioni sulle sue gambe; lo guardò intensamente negli occhi mentre gli prendeva le mani per condurle nuovamente su di sé, oltre l'abito, volendo sentire ancora quel calore, quella sensazione di benessere.

Sebbene avesse creduto di amare una donna, in passato, Gisborne dovette rendersi conto che avere una relazione corrisposta era tutta un'altra cosa che amare unidirezionalmente qualcuno. Interpretare i gesti della donna che amava era una sfida continua che però non riusciva a sfiancarlo o ad annoiarlo, tanto che non si sentì davvero minacciato quando vide Kaelee alzarsi sebbene una parte di lui avesse preso in considerazione che lei potesse andarsene e lasciarlo lì, da solo, con i suoi sensi di colpa.
Quando la vide scendere sulle proprie gambe Guy non aveva idea delle intenzioni di Kaelee, tuttavia non si oppose e appena comprese l'intento della ragazza, appena riuscì a interpretare le parole mute incastrate negli occhi di lei, mosse delicatamente le dita sulla sua pelle accarezzandola senza fretta.
In cambio ricevette un bacio sulla guancia che gli fece socchiudere gli occhi e battere il cuore mentre la consapevolezza di essere un uomo immensamente fortunato si faceva strada in lui, in quanto Kaelee lo amava con una purezza che non credeva potesse esistere su quella terra.
Non avrebbero fatto l'amore quel giorno, ma nessuno avrebbe impedito loro di regalarsi un po' di attenzioni.






N.B.
Il capitolo è stato rieditato in data 17/12/2015.
Il lavoro non ha comportato modifiche a livello di trama ed è invece consistito nella revisione della forma e nell'aggiunta di qualche dettaglio e informazione.


N.d.A.

Ammetto candidamente che non avevo la minima idea di come sarebbe andata a finire e ammetto anche che assistere alla loro lite è stata un'esperienza poco piacevole, sebbene necessaria visto che questa scena ha preteso di essere scritta. Non so fino a che punto, nella vita reale, due persone alle prese con una simile discussione finirebbero per baciarsi e desiderarsi come Guy e Kaelee, ma la sola idea di farla allontanare e lasciare da solo Guy mi creava non pochi problemi.
Mi auguro di non aver esagerato con la fantasia e di essere stata credibile nelle dinamiche.
In ultimo voglio precisare, per chi legge la fanfiction come un'originale, che in un episodio della serie tv Gisborne si è davvero tolto il guanto in pelle con i denti e la cosa mi è piaciuta così tanto che ho pensato di riproporla, vista la situazione. In quanto a "l'intricata trama di quella tenebrosa casacca", il riferimento è all'abbigliamento di Gisborne nella terza stagione (vedi foto), prima di uscire dalle grazie dello Sceriffo e del Principe.

Come sempre vi ringrazio per il vostro tempo e vi sono grata per le eventuali recensioni.
Alla prossima!

   
 
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